2016-2017, Tiozzo (Federcoopesca): maggiore attenzione a settore, uscire da atteggiamento conservatore e riprendere riforme. L’anno del feamp

Alla fine dell’anno è naturale che si tracci un primo bilancio di ciò che si è fatto per vedere se, rispetto alla tabellina di marcia che ci siamo dati, gli obbiettivi sono stati raggiunti in maniera soddisfacente o meno. Paolo Tiozzo, presidente di Federcoopesca, tira le somme con AGRICOLAE sul passato e sul futuro:

“Conseguentemente, ma altrettanto naturalmente, lo sguardo non può che correre all’anno nuovo che sta per bussare alle porte. Anno nuovo con nuovi obbiettivi, nuove sfide ma anche con “gli avanzi” dell’anno prima”.

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“Sono tempi, questi, spiega Tiozzo, che hanno visto aumentare le nostre responsabilità verso le cooperative associate, anch’esse alle prese con le crescenti difficoltà quotidiane; cooperative, imprese, pescatori hanno bisogno di un aiuto sempre più qualificato, affidabile, credibile, presente! Cooperative alle quali però non puoi chiedere di più di quello che già danno (ovviamente in termini economici) per sostenere l’attività di promozione, tutela e rappresentanza che caratterizza il patto associativo che le lega alla nostra organizzazione.

Il nostro impegno quotidiano, il nostro obbiettivo è di riuscire a dare di più senza chiedere di più; abbiamo impiegato questi mesi per migliorare le performance della federazione, anche attraverso il complesso percorso dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, un progetto che ha l’ambizione di dare alla cooperazione, non solo della pesca, una voce unica nel panorama nazionale della rappresentanza mutualistica; operazione ambiziosa che nessuno ha mai realmente praticato finora ma che noi intendiamo perseguire per il bene e l’interesse delle nostre cooperative e dei nostri cooperatori”.

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Cosa è successo nel 2016?

“Rilanciare il settore ittico italiano, assicurando il giusto equilibrio tra la difesa dei livelli occupazionali e quella degli stock, supportare ed assistere gli operatori coinvolgendoli maggiormente nelle scelte di gestione: questo è stato il primo obiettivo della Federcoopesca per il 2016.

È esattamente in questo ambito che, prosegue Tiozzo, ad esempio, va inserita la più importante iniziativa internazionale che ha caratterizzato il 2016: la conferenza di Catania del febbraio scorso voluta dalla Commissione Ue per analizzare lo stato di salute del Mediterraneo e provare a delineare assieme ai portatori d’interesse europei la strategia per assicurare un futuro alla pesca ma, soprattutto, ai pescatori.

Questo è un argomento assai complicato perché, come spesso accade, le nostre visioni, le visioni del mondo della pesca, sono costrette ad accettare dei costosi compromessi al tavolo della sostenibilità. Essa deve essere declinata nelle sue tre dimensioni biologica, economica e sociale; così è scritto oramai dappertutto”.

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“A noi però sembra sempre che la componente che prevale sulle altre due sia quella biologica, all’insegna di un approccio conservativo e precauzionale che permea ogni decisione politica e di gestione e che spesso si traduce in limitazioni per le nostre marinerie. Un esempio su tutti gli altri: la recente raccomandazioni ICCAT adottata a Faro in Portogallo sul pescespada, tesa al raggiungimento di un obiettivo da tutti condiviso (la tutela e la riproducibilità dello stock) sulla base però di informazioni per buona parte incerte”, prosegue ancora il presidente di Federcoopesca. “Per non parlare della CGPM e delle sue recenti raccomandazioni, a cominciare da quella sul pesceazzurro in Adriatico che introduce un altro TAC (Totale Ammissibile di Cattura) che, assieme a quello sul Tonno Rosso (Blufin Tuna) e quello fresco fresco sul pescespada, porta a 4 il numero delle specie mediterranee sottoposte a limiti di cattura (tonno rosso, pescespada, acciughe e sardine”).

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C’è però, limite che viene e limite che va…

“In quest’ottica si pone il lungo lavoro che ha portato al via libera definitivo di Bruxelles in materia di riduzione della taglia minima commerciale per la vongola, frutto di un efficace lavoro di squadra, che ha visto fin dall’inizio la cooperazione sulla sedia del regista.

Non si tratta solo di questione di qualche millimetro in meno – dice ancora Tiozzo, (dal 1 gennaio 2017 la taglia minima passa da 25 a 22 millimetri), fondamentale comunque per togliere quei paletti che di fatto rendevano proibitiva nel quotidiano l’attività dei pescatori, ma del rinnovato dialogo tra ricerca, associazioni di categoria, politica nazionale e comunitaria che ha portato all’adozione da parte del mipaaf lo scorso 27 dicembre del nuovo piano di gestione sperimentale per i prossimi tre anni”.

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Dialogo europeo…

In Europa il gioco si fa sempre più difficile; ottieni risultati se ti organizzi, perdi posizioni se improvvisi…

Nel caso delle vongole, ci siamo organizzati e abbiamo ottenuto ciò che cercavamo. Magari qualcuno dirà che poteva e doveva andare meglio ma chi crede che chiedere a Bruxelles sia gratis sbaglia!

Mi riferisco alle misure tecniche di riduzione dello sforzo di pesca e di controllo che l’Italia si è impegnata ad adottare come contropartita per abbassare la taglia minima (4 giorni di pesca a settimana, riduzione di un terzo del quantitativo massimo catturabile giornalmente, passando da 600 a 400 chilogrammi, controllo sull’attività di pesca e sulle aree di nursery che ogni consorzio molluschi dovrà individuare). Niente è gratis, dicevo, ma al tempo stesso occorre rendersi conto che il sistema è in forte evoluzione e se non vogliamo essere sopraffatti dal nuovo dobbiamo contribuire attivamente a costruirlo sperando che così sia più aderente alle nostre aspettative.

Per questo voglio spendere due parole sul ruolo e sul significato del Medac (Consiglio Consultivo per il Mediterraneo) che in questo 2016 ha svolto un lavoro molto importante nell’interpretazione e costruzione di soluzioni innovative e sostenibili nel quadro della PCP (Politica Comune della Pesca)”, dice ancora Tiozzo.

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“Ricordiamo infatti che sono tutt’ora in corso i lavori per arrivare a proporre alla DGMARE soluzioni praticabili per i cosiddetti Piani di Gestione a Lungo Termine (LTMP – Long Term Managment Plan) introdotti dalla nuova PCP; essi serviranno a fornire misure di gestione per ottenere entro il 2020 il tasso di sfruttamento del Massimo Rendimento SostenibileMSY, così come prevede l’art. 2, paragrafo 2, del Regolamento (UE) n° 1380 del 2013.

Nel frattempo sono stati messi a punto – precisa ancora il numero uno di Federcoopesca – tre pareri che hanno dato vita ad altrettanti atti delegati da parte della Commissione europea: il primo in materia di rigetti per pesce azzurro (acciuga, sardina, sgombro e suro), poi quello sulle vongola (citato prima) e infine l’ultimo adottato a Cipro nel giugno scorso sulle cosiddette “specie che caratterizzano l’attività di pesca” (triglia, nasello, sogliola e gambero rosa o bianco).

Molto altro lavoro c’è all’orizzonte e il programma 2017 è già denso di impegni a cominciare dalla imminente conferenza interministeriale che la Commissione europea ha deciso di organizzare a Malta per fine marzo per proseguire il lavoro iniziato a Catania a febbraio e tentare di giungere con i Paesi mediterranei non europei alla sottoscrizione di un impegno comune per la difesa degli stock e della pesca, lottando contro tutte le forme di illegalità che minacciano la sostenibilità di questo settore. Peraltro in quell’occasione avrò il piacere e l’onore di partecipare ad una tavola rotonda che il Commissario Vella sta organizzando direttamente con i pescatori ed io, prima di essere da poco più di 2 anni il presidente di Federcoopesca, faccio il pescatore da sempre.

Molte volte in questi mesi abbiamo detto che il Medac è importante: lo voglio ripetere ancora, soprattutto adesso a pochi mesi dal rinnovo delle sue cariche augurando all’amico Giampaolo Buonfiglio di mantenerne salda la presidenza.

Noi lo sosteniamo e continueremo a farlo, nell’interesse della pesca italiana”.

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Confini nazionali…

“Grande impegno è stato poi profuso sul piano della legislazione interna, con alcuni risultati importanti e altri, purtroppo, non aderenti alle aspettative dei nostri pescatori.

Tra le delusioni bisogna senz’altro annoverare quella legata al cd “testo unificato in materia di pesca” che, in parallelo con il collegato agricolo, avrebbe dovuto consentire di trovare soluzioni a problemi che si trascinano da tempo.

Per limitarsi alla principali:

  • definizione della vecchia vicenda dei canoni demaniali per acquacoltura
  • tutele sociali per i lavoratori della pesca
  • limiti di operatività delle imbarcazioni (distanza dalla costa)
  • ripristino della commissione consultiva centrale
  • misure di semplificazione amministrativa, fiscale e tributaria
  • revisione delle norme sulla pesca sportiva e ricreativa, a cominciare dagli attrezzi consentiti

La mancanza di risorse finanziarie ma, soprattutto, di una ferma volontà politica da parte delle Istituzioni ha fatto sì che il progetto naufragasse ben presto schiantandosi contro gli scogli della Ragioneria generale dello Stato. A nulla sono valse, almeno per ora le lamentele del settore.

Altra parziale delusione l’abbiamo vissuta in occasione della recente riscrittura del sistema sanzionatorio effettuata con il cd. collegato agricolo.

Con la legge 154 dell’estate scorsa sono state introdotte importanti novità, alcune apprezzate (come la depenalizzazione di alcune fattispecie di reato meno gravi), ed altre oggetto di forti rimostranze da parte delle varie marinerie, soprattutto in materia di sanzioni per catture non consentite di alcune specie appartenenti a stock ittici sottoposti ai piani internazionali di ricostituzione (tonno e, d’ora in poi, anche pescespada)”.

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“Questa depenalizzazione, in chiaroscuro, approvata dal Parlamento con il collegato agricolo ha svolto la funzione del detonatore in un ordigno esplosivo” dice Tiozzo. “È piovuta con il suo carico intimidatorio su un tessuto già malandato ed ha contribuito a far deflagrare la protesta delle marinerie che hanno dato vita ad un autunno molto caldo, non solo per le temperature insolitamente elevate.

Un autunno che ci ha visto dichiarare lo scorso 10 novembre, come Alleanza delle Cooperative Italiane, lo stato di agitazione che tutt’ora prosegue e per il quale siamo in attesa di capire cosa intenderà fare il nuovo Governo Gentiloni/Martina. Intanto abbiamo colto con favore la notizia della riconferma dell’on. Castiglione nel ruolo di Sottosegretario. Ora ci attendiamo un deciso cambio di passo, sfruttando anche le professionalità della Direzione generale.

Non ci auguriamo discontinuità nella pesca in un Governo di sostanziale continuità con il precedente gabinetto Renzi.

Un fatto però è certo: quello che vorremmo, e che chiederemo, dal nostro rappresentante di Governo, non appena ne avremo l’occasione, è di dare un segnale di maggiore attenzione al settore; non solo nelle politiche di bilancio ma in generale nella gestione della strategia di questo settore. Occorre capire meglio qual è la rotta che si intende seguire ed occorre ancor di più capire che il tempo di approcci solitari e poco inclusivi è terminato agli inizi di dicembre”…

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“Ma questo è stato anche l’anno dell’avvio effettivo del FEAMP, anche se con un po’ di fatica in più di quanta ne immaginassimo. Anche perché avevamo tutti la speranza che avremmo presto dimenticato le performance opache del FEP.

Tutto il primo semestre è stato speso per mettere a punto la “macchina amministrativa”: accordo Stato Regioni, accordo fra Regioni (con il difficile negoziato fra nord, alla ricerca di maggiori risorse per la caduta del muro fra obbiettivo convergenza e fuori convergenza, e sud, indisponibile a cedere più di tanto alle regioni del cd “fuori obbiettivo”), e poi adozione dei criteri di selezione e di ammissibilità (non senza polemiche e discussioni, sopratutto sull’arresto definitivo e temporaneo), per proseguire con i dettagli operativi che regolano i rapporti fra Mipaaf (Autorità di Gestione), Regioni (Organismi Intermedi) e Autorità di Controllo e Certificazione”, spiega ancora Tiozzo.

“Mentre accadeva tutto questo, Federcoopesca ad ogni livello si è impegnata nella realizzazione di incontri di approfondimento per garantire alle marinerie le conoscenze e le informazioni necessarie per utilizzare al meglio le opportunità offerte dal fondo ed intraprendere percorsi di crescita e sviluppo”.

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“Uno dei banchi di prova che ci ha visto maggiormente impegnati è stato quello dei gruppi di azione locale della pesca (FLAG); abbiamo sostenuto con forza la loro nascita, supportando la costituzione di molti di essi, fino a far parte integrante della compagine associativa, con l’obiettivo di realizzare programmi più a lungo termine rispetto al FEP (ricordiamo che i GAC sono partiti nell’ultima fase della programmazione), dando vita a progetti partecipativi tra enti pubblici e operatori locali privati, in grado di favorire uno sviluppo sostenibile dell’attività di pesca, migliorare la filiera e generare occupazione per il territorio, puntando sulla Blue Economy e rafforzando il ruolo degli operatori nei processi decisionali.

… e nel frattempo è arrivata la stagione della legge di bilancio che ci ha visto presenti fin da subito per proporre al Governo ed alle forze politiche soluzioni ai vari problemi sul tappeto.

Strozzata dai postumi referendari, la manovra è stata sostanzialmente fatta da un solo ramo del Parlamento (la Camera), dimostrando che il bicameralismo perfetto non è sempre l’unica ragione della lentezza della politica”.

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“Essa contiene due norme di rilievo per il settore della pesca. Si tratta in particolare di misure di sostegno al reddito degli imbarcati su navi da pesca:

  1. Al comma 244 dell’articolo 1, viene istituito presso l’INPS il Fondo di solidarietà per il settore della pesca (FOSPE). Tale Fondo (da non confondersi con il Fondo di solidarietà nazionale della pesca e dell’acquacoltura di cui al d.lgs. 154/2004, relativo ad interventi di prevenzione per far fronte ai danni subiti dalle imprese a causa di calamità naturali, avversità meteorologiche e meteomarine eccezionali), ha l’obiettivo di garantire la continuità del reddito degli operatori della pesca, erogando a regime prestazioni ai dipendenti e comunque a tutti gli imbarcati delle imprese di pesca nonché a quelli delle cooperative di pesca, compresi i soci lavoratori e i soci delle cooperative della piccola pesca di cui alla legge 13 marzo 1958, n. 250. Il Fondo interverrà nel caso di arresti temporanei obbligatori decisi dalle Autorità pubbliche  e nel caso di sospensioni temporanee dell’attività di pesca per condizioni meteorologiche avverse o per ogni altra causa, organizzativa o ambientale, non imputabile al datore di lavoro, prevista dagli accordi e contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali e imprenditoriali del settore comparativamente più rappresentative a livello nazionale.

Il FOSPE sarà alimentato da una dotazione iniziale di 1 milione di euro a carico del bilancio dello Stato e poi da contribuzione ordinaria, ripartita tra datori di lavoro e lavoratori (2/3 e 1/3), con aliquota contributiva massima pari a due terzi dell’aliquota prevista per l’agricoltura dalla CISOA”.

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“Questa norma, come potete vedere, aumenta la nostra responsabilità in materia di relazioni industriali e sindacali dando centralità agli accordi con le organizzazioni dei lavoratori da cui discenderà la concreta attivazione del fondo e le principali regole di funzionamento, fatti salvi i limiti di legge e le prerogative assegnate ai Ministeri competenti e all’INPS. Positivo anche l’avvio pressoché immediato dei lavori di implementazione del fondo; abbiamo già avuto una prima riunione con l’on. Rostellato, prima firmataria dell’emendamento istitutivo, e subito dopo l’Epifania avremo un secondo incontro presso il Ministero del Lavoro per la messa a punto dello strumento. Abbiamo apprezzato lo sforzo di dotare il settore di un ammortizzatore ad hoc ma temiamo che per farlo funzionare concretamente le risorse che il settore solidalmente investirà non basteranno. E a quel punto chiederemo al Governo di sedersi a quel tavolo che da mesi andiamo chiedendo ma che ancora non ci è stato concesso.

  1. Altra misura per la pesca la troviamo al comma 346 del medesimo articolo 1: per l’anno 2017 viene riconosciuta un’indennità giornaliera onnicomprensiva pari a 30 euro, volta al sostegno del reddito dei lavoratori dipendenti dalle imprese di pesca in caso di sospensione dell’attività connessa al fermo biologico. L’intervento è limitato ad una cifra totale di 11 milioni di euro.

Ricordo, per completare l’analisi critica di questi due strumenti, che il settore assorbe annualmente oltre ben oltre i 30 milioni di euro per gli ammortizzatori sociali, tanto è vero che già il 2016 si sta concludendo con seri problemi di copertura per la CIGS che nella manovra dello scorso anno racimolò solo 18 milioni! Molto più degli 11 del comma 346 e di quelli che il FOSPE riuscirà a recuperare”.

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“A margine dell’approvazione del testo alla Camera, sono stati poi approvati anche alcuni ordini del giorno di forte interesse per il settore che impegnano il Governo:

  • ad individuare ulteriori e apposite risorse finanziarie per il programma nazionale triennale della pesca e dell’acquacoltura 2017-2019 (firmato dal Ministro Martina poco prima di Natale, ne abbiamo da subito apprezzato i contenuti innovativi e coerenti con il nuovo quadro di riferimento ma, ancora una volta, non possiamo non denunciare che servono più risorse rispetto ai circa 3 milioni di euro stanziati);
  • a valutare un congruo incremento delle risorse per la CIG Pesca con riferimento alla copertura delle domande 2016;
  • a prevedere adeguate risorse per la realizzazione di attività di ricerca per diminuire le catture accessorie;
  • a valutare una modifica della legge Fornero che escluda, per la pesca, il ticket di licenziamento in taluni specifici casi quali ad esempio lo sbarco immediato a seguito di malattia o infortunio (per non parlare, aggiungo io, della vecchia battaglia del riconoscimento al lavoro del pescatore della qualifica di lavoro usurante, tema sul quale vorremmo anche qui un maggior impegno da parte del Governo, del Ministero del Lavoro e anche del Mipaaf).

Vediamo di riprendere il cammino con il nuovo governo; la rotta è segnata e le idee e le proposte sono note!”

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“Da ultimo un’importante notazione sulle relazioni industriali e sul credito.

Quanto al primo punto, il 2016 è stato infatti caratterizzato anche da un difficile quanto delicato negoziato per rinnovare il contratto nazionale della pesca cooperativa, scaduto nel 2013. L’obbiettivo è quello di interpretare nella maniera più corretta la legge 142/2001 valorizzando il ruolo dei pescatori in un’ottica di salvaguardia del proprio reddito e di quello delle rispettive cooperative. Ecco qui un altro “avanzo” che ci ritroveremo il prossimo anno”, prosegue ancora Tiozzo.

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“Infine due parole su un’importante iniziativa di capitalizzazione e ristrutturazione effettuata nel campo dell’accesso al credito: mi riferisco all’operazione di fusione per incorporazione di Fidipesca Italia in Cooperfidi Italia.

Per rilanciare l’economia ittica e fornire strumenti in grado di sostenere nei momenti di difficoltà le imprese, spesso di piccole dimensioni e sottocapitalizzate, abbiamo ritenuto necessario concentrare i nostri sforzi per facilitare l’accesso al credito e garantire adeguate coperture assicurative. Per questo, nel mese di maggio 2016 Federcoopesca, assieme alle altre componenti dell’ACI, si è fatta promotrice presso i propri associati, soci di Fidipesca Italia, dell’operazione di fusione per incorporazione della stessa con Cooperfidi Italia”.

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“La congiuntura economica sfavorevole degli ultimi anni, la riduzione dei flussi creditizi, nonostante gli sforzi fatti dalla BCE per tenere i tassi di interesse bassi come non mai, e la revisione in corso del rapporto tra imprese e settore del credito, hanno determinato una progressiva razionalizzazione del numero delle banche e degli intermediari finanziari operanti.

In questo contesto si è ritenuto che la fusione di Fidipesca Italia in Cooperfidi Italia potesse rappresentare la risposta della cooperazione al nuovo scenario di mercato per offrire al settore della pesca un rafforzato sistema di garanzie rispetto a quanto richiesto dalle banche e che Cooperfidi potesse rappresentare il confidi nazionale di riferimento della cooperazione anche nella pesca, radicandosi sempre più sul territorio nazionale”.

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“L’operazione ha permesso a Cooperfidi di avere un posizionamento nuovo ma coerente con il suo scopo aziendale al servizio dell’economia cooperativa, inserendo la filiera ittica al centro del proprio core business, con l’ingresso degli oltre 150 soci di Fidipesca Italia e l’acquisizione di un patrimonio di circa 20 milioni di euro, costruito nel corso di oltre 20 anni di vita.

Un cambiamento importante sostenuto dall’ACI con la consapevolezza che la crescita e lo sviluppo del comparto ittico possano avvenire anche grazie all’aggregazione di queste due strutture. Il settore infatti necessita di nuovi spunti per il rilancio che in parte sono presenti nel Programma Operativo del nuovo Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAMP) e che necessitano però anche di strumenti utili al fine di intercettare e canalizzare le risorse”.

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“Abbiamo ritenuto che Cooperfidi, in quanto soggetto vigilato dalla Banca d’Italia, possa gestire in modo ancor più efficace le rilevanti risorse patrimoniali di cui disponeva Fidipesca; tale operazione consentirà di promuovere con ancor più convinzione, grazie anche al concorso delle associazioni di categoria del settore, l’attività di garanzia a favore delle cooperative della pesca candidandosi anche alla gestione di alcune misure del citato fondo europeo per la pesca (FEAMP) al fine di agevolare la richiesta di liquidità delle nostre imprese. Tutto ciò sarà poi accompagnato da un’assidua attività di animazione economica nei confronti dei territori per far crescere l’imprenditorialità in ogni settore dell’economia Blu (dalla pesca all’acquacoltura, dalla trasformazione del pescato alla sua vendita, con un occhio al cluster turistico, gastronomico e dei servizi alla nautica ed alle attività marinare) e, di conseguenza, il numero delle nostre imprese nel libro soci di Cooperfidi”, conclude Tiozzo.

Buon 2017 a tutti ma, sopratutto, buon vento!