Albo nazionale degli agromeccanici: Cai Agromec plaude all’accelerazione della politica

All’indomani dell’audizione di Cai Agromec e delle rappresentanze agricole in Comagri, avvenuta la scorsa settimana, continua a rimanere di stretta attualità il tema dell’albo nazionale degli agromeccanici e l’inquadramento giuridico dell’imprenditore agromeccanico, al fine di arrivare alla equiparazione con l’imprenditore agricolo professionale.

Alla proposta di legge depositata alla Camera dei Deputati, che vede come primo firmatario l’onorevole Davide Bergamini della Lega, si è aggiunta infatti una risoluzione sullo stesso tema, depositata dall’onorevole Stefano Vaccari del Partito Democratico, che evidenzia le criticità e i limiti dell’attuale normativa. Entrambi i documenti richiamano l’importanza del ruolo dell’agromeccanico e spingono verso un albo nazionale.

«Accogliamo con grande soddisfazione – commenta Gianni Dalla Bernardina, presidente di Cai Agromec – l’impegno bipartisan, da parte dei componenti della Commissione Agricoltura, per arrivare a istituire un albo nazionale degli agromeccanici e confidiamo in una approvazione quanto prima. Si tratta del resto di un’urgenza ormai non più procrastinabile, in un contesto come quello nazionale dove le lavorazioni in conto terzi nel settore primario hanno una quota media dell’80%, con punte che per alcune colture arrivano fino al 95%. Un albo nazionale, sulla scia di alcune esperienze già attive in taluni ambiti regionali, sarebbe da un lato una garanzia per l’agricoltore e per la qualità delle lavorazioni, dall’altro, fungerebbe da importante deterrente contro pratiche sleali se verrà valorizzata l’inclusione di tutte le imprese esercenti attività agromeccanica».

«Ora – conclude Dalla Bernardina – manca l’accelerazione per compiere il cosiddetto ultimo chilometro, per tagliare un traguardo che il nostro settore e tutto il mondo agricolo attendono da anni».




Agricoltura. Caretta (FdI), Ue lavori su trasparenza dei prezzi

“La proposta del ministro Lollobrigida per l’istituzione di un osservatorio dei prezzi sui prodotti agricoli è la risposta giusta alla richiesta degli agricoltori di vedersi assicurato un prezzo giusto per il frutto del proprio lavoro. Quando un cittadino acquista un bene ha diritto a sapere a chi vanno i suoi soldi ed è doveroso che si faccia la massima chiarezza su come nella filiera vengono ripartiti i prezzi dei beni. Il governo Meloni dimostra anche in questa occasione di essere in prima fila nel contrasto alle pratiche sleali e nell’assicurare la necessaria trasparenza sul costo del cibo che mettiamo in tavola”.


E’ quanto dichiara l’on. Maria Cristina Caretta, deputata di Fratelli d’Italia



Agricoltura. Sottosegretario La Pietra, osservatorio prezzi sarà strumento di trasparenza

“Quanto del prezzo di un prodotto agricolo finisce realmente nelle tasche degli agricoltori? La proposta che abbiamo fatto al Consiglio europeo per l’istituzione di un osservatorio dei prezzi, intende contrastare le pratiche sleali e fare chiarezza su come nelle filiere si redistribuiscono costi e guadagni. Agricoltori e cittadini che acquistano i beni meritano il massimo della trasparenza e il governo Meloni lavora in Italia e in Europa con questo preciso obiettivo”. E’ quanto dichiara il sottosegretario al Masaf, senatore Patrizio La Pietra



Copagri: al Vinitaly 2024 con la grande qualità e biodiversità della vitivinicoltura biologica e tradizionale

Con una produzione di oltre 3 milioni di ettolitri, derivante dalla coltivazione di oltre 133mila ettari, il vigneto da vino biologico italiano presenta valori di superficie molto eterogenei, che vanno dai poco più di 100 ettari di Valle d’Aosta e Liguria ai quasi 37mila ettari della Sicilia, ma caratteristiche qualitative decisamente più omogenee ed elevate, con produzioni spalmate lungo tutta la Penisola che si concentrano principalmente in Sicilia, Toscana, Puglia, Veneto, Marche ed Emilia-Romagna.

Muove da queste premesse la partecipazione della Copagri alla 56^ edizione del Salone internazionale dei vini e distillati Vinitaly, in programma dal 14 al 17 aprile 2024 negli spazi dell’ente fieristico Veronafiere, dove la Confederazione Produttori Agricoli, nell’ambito di uno spazio espositivo rinnovato e ampliato situato nel padiglione 7, stand E11-F10, metterà in risalto le eccellenze della vitivinicoltura biologica nazionale, con particolare riferimento alle produzioni provenienti da Puglia, Calabria, Abruzzo, Toscana e Lombardia.

Non mancheranno, ovviamente, numerosi esempi della elevatissima qualità della vitivinicoltura tradizionale; nello spazio della Copagri, infatti, troverà posto anche un’ampia selezione delle produzioni di numerose cantine associate provenienti da tutto il Paese, a testimoniare la varietà e biodiversità dei territori vitivinicoli italiani, con particolare riferimento a quelli di Veneto, Campania, Marche, Sicilia e Sardegna.

“Parliamo di uno dei settori di punta dell’agroalimentare nazionale, una filiera d’eccellenza che continua a trainare l’agroalimentare del Paese, nelle esportazioni, nei consumi e in tutti i numeri legati all’indotto; un comparto che vale oltre 31 miliardi di euro, oltre la metà dei quali derivanti dalla parte produttiva, e che grazie a più di 500mila aziende impegna quasi 900milaoccupati, per un totale di circa 7,4 miliardi di euro di esportazioni”, ricorda il presidente della Copagri Tommaso Battista, informando che la Confederazione sta lavorando a un ricco e variegato programma di iniziative per animare la kermesse veronese.

Nei quattro giorni di fiera, la parte del leone la faranno i numerosi wine tasting quotidiani, che daranno modo ai buyer stranieri, agli appassionati e ai semplici visitatori di toccare con mano l’elevata qualità delle produzioni tradizionali e biologiche che fanno grande la vitivinicoltura italiana nel mondo; oltre alle degustazioni dei prodotti delle aziende associate, sono inoltre previsti momenti di confronto e approfondimento su diverse tematiche di grande attualità e interesse per il comparto vitivinicolo nazionale, oltre a un esclusivo organic showcooking realizzato da un noto chef stellato.




Slow Food Italia: Archiviate le proteste, i veri problemi dei contadini sono rimasti sul tavolo

«Le proteste dei trattori hanno perso la foga iniziale. Riaffiorano qua e là, dando l’idea di essere generate ad hoc, ma i problemi veri, quelli che hanno radici profonde, restano. La risposta non è nelle soluzioni proposte dalla politica italiana e dall’Europa, entrambe funzionali alle prossime elezioni più che al futuro dell’agricoltura – afferma Serena Milano, direttrice di Slow Food Italia -. Il tema è complesso, ma un dato è certo: l’abolizione delle limitazioni sull’uso dei pesticidi e dell’obbligo di lasciare una piccola parte dei terreni a riposo non sono la strada giusta. Serve una strategia complessiva, che prenda in considerazione tutti gli aspetti relativi alla produzione di cibo: la situazione economica e sociale della maggioranza dei contadini (di piccole e medie dimensioni), la fertilità del suolo, la salubrità dell’acqua e dell’aria, la salute dei consumatori e la crisi climatica. Il nemico non è il Green Deal, ma una politica miope che finanzia gli agricoltori sulla base della quantità di ettari coltivati, sostenendo un modello intensivo che compromette il suolo e non sopravvive senza sovvenzioni pubbliche».

 

Un’altra agricoltura è possibile, e lo testimoniano moltissimi contadini che in ogni parte della nostra penisola, soprattutto nelle aree interne, producono cibi che rappresentano il loro territorio nel rispetto della terra, dell’ecosistema e della nostra salute. Contadini che magari non possono scendere in piazza per protestare, perché i campi e gli animali hanno bisogno di cure quotidiane e nelle aziende di piccole dimensioni e a conduzione familiare difficilmente si possono affidare ad altri, ma che non per questo non manifestano il loro pensiero. Slow Food Italia vuole dare voce a loro.

 

Perché chi fa il biologico deve pagare le certificazioni  e chi usa la chimica no?

«All’Europa chiederei la messa al bando dei pesticidi – dice Giuseppe Salieri, contadino nell’appennino Tosco Romagnolo, a San Godenzo (Fi) -, perché certe decisioni bisogna prenderle e siamo già in ritardo. Si potrà dire di aver vinto una piccola battaglia in agricoltura quando il cibo biologico avrà lo stesso prezzo del cibo non biologico. Il biologico deve essere per tutti, perché tutti abbiamo diritto a un cibo buono e sano. I pesticidi e i concimi di sintesi non hanno più senso di esistere, lo sappiamo tutti che impoveriscono il terreno e fanno male: non c’è bisogno di regolamentarli, non dobbiamo più usarli. L’agricoltura va avanti lo stesso: è andata avanti per millenni. Ora abbiamo anche tecnologia e scienza che ci possono aiutare. Perché chi fa il biologico deve dimostrarlo pagando enti certificatori, mentre chi usa la chimica non ha vincoli? Noi usiamo il nostro letame, facciamo le rotazioni, ci autoproduciamo il più possibile i semi: noi cerchiamo la qualità e la purezza e non la quantità».

 

Il prezzo minimo deve essere garantito, in base ai costi di produzione

«La protesta è nata in maniera spontanea, sull’onda di quello che è accaduto nel nord Europa – spiega Joseph Silvestri, allevatore di prima generazione della Fattoria La Marchigiana di Agugliano (An) -, ma le motivazioni sono diverse e complesse. Serve un dialogo con il governo e con tutte le associazioni di categoria». Nella sua azienda a conduzione familiare, Joseph si prende cura di nove razze, tra cui la Marchigiana, promuove un’agricoltura rispettosa del suolo e della sua fertilità, e produce cereali e foraggi per l’alimentazione dei propri animali. «I punti cardine su cui chiediamo di intervenire – spiega Joseph – sono chiari: un prezzo minimo garantito di annata in annata in base ai costi di produzione e azioni concrete che tutelino le nostre produzioni rispetto all’import estero, che non viene sottoposto alle medesime regole nazionali».

 

Vogliamo prati, siepi, biodiversità per le nostre api

Floriano Turco, apicoltore che ad Elva (Cn), nella Valle Maira, porta avanti l’azienda certificata biologica più alta d’Italia, sfidando le avversità che comporta l’ambiente montano per realizzare mieli che restituiscono le essenze delle praterie alpine.

«Il nostro è un mestiere sempre più difficile. Oltre agli adempimenti burocratici a cui siamo soggetti, che aumentano per chi come me fa biologico, e all’incognita del meteo, ci sono due grandi minacce, entrambe risolvibili con applicazione e lungimiranza politica. La prima riguarda il miele estero (extra Unione in particolare) che sta invadendo il nostro Paese, proveniente da nazioni che spesso non brillano per trasparenza e sicurezza alimentare e hanno regole di produzione diverse dalle nostre. Ma il malessere più grande è la scomparsa della biodiversità. Tra monocultura, cementificazione e pesticidi, la vita delle api è messa a forte rischio. Questo non vuol dire solo non avere più miele: tre colture alimentari su quattro dipendono per resa e qualità dall’impollinazione. Quindi basta pesticidi e più aree adibite a prato e siepi».

 

Un prodotto, oltre a essere buono, può far vivere bene una comunità

Il grano è stato uno dei temi più caldi al centro delle proteste, e nelle ultime settimane i prezzi, soprattutto di quello duro, sono scesi di nuovo vertiginosamente a causa del crollo delle quotazioni dei cereali. «Il nostro problema è la misurazione del valore – dichiara Michele Sica della Cooperativa Sociale Terra di Resilienza-Monte Frumentario. Bisogna misurare la ricaduta sulla società di un determinato prodotto. Un pane, oltre a essere buono, può far vivere meglio una comunità: chi lo produce e chi lo consuma. E questa esternalità positiva è quantificabile, così come sono misurabili i costi ambientali e salutistici di modelli produttivi oggi non più sostenibili. Le food policies europee devono sostenere o penalizzare chi produce in base al modello impiegato».

 

L’olivicoltura intensiva non può essere il futuro

Secondo Giuseppe Pandolfi, olivicoltore a Vinci (Fi), sono scese in strada poche persone con grandi trattori: «L’agricoltura italiana è fatta di piccole aziende mentre quelle industriali e di grandi dimensioni sono, per ora, nettamente minoritarie, anche se continuano a essere le più ascoltate dalla politica, prigioniera di un modello culturale che collega l’innovazione alla meccanizzazione e alla chimica. Nel settore olivicolo i bandi finanziano impianti di irrigazione invece di sostenere un’agricoltura che usa meno acqua e mantiene vivo il terreno. Gli uliveti intensivi necessitano del triplo di acqua rispetto alle colture tradizionali ad albero, dove la chioma copre il terreno. Lo dimostra la Spagna, dove per il caldo e la mancanza di acqua la produzione è precipitata. Quel sistema è distruttivo, del territorio, del paesaggio, del suolo… Sono cadute nel vuoto due richieste che hanno fatto capolino nella protesta per essere subito messe a tacere. La richiesta di un  giusto prezzo, o prezzo minimo, archiviata perché tocca i rapporti di potere con la grande distribuzione e l’intermediazione finanziaria. Ora è tutto squilibrato a favore della grande distribuzione e il cibo è trattato come una merce, una commodity. E la richiesta del principio di reciprocità: i prodotti importati devono rispettare gli stessi requisiti di quelli italiani. All’Ue chiederei di capovolgere la logica alla base dei finanziamenti pubblici all’agricoltura. Si dovrebbe integrare il reddito di chi pratica un’agricoltura virtuosa, vincolandoli al raggiungimento di alcuni obiettivi in termini di eliminazione dei pesticidi di sintesi e mantenimento della biodiversità».

 

Terreni a riposo e rotazioni =  maggiore produttività

Un altro punto dibattuto riguarda la  cancellazione dell’obbligo (per chi ha più di 10 ettari di seminativi) di lasciare a riposo il 4% dei terreni  per accedere ai contributi comunitari, riposo previsto naturalmente da chi lavora in biologico. «Non è vero – sottolinea Marco Loconte, agricoltore nell’entroterra di Genova – che i terreni lasciati a riposo sono improduttivi, perché  le rotazioni garantiscono una maggiore produttività dei terreni, permettono di mantenere il suolo in salute, rigenerandolo senza prodotti di sintesi. A differenza delle monocolture, avere un sistema agricolo variegato con prati e filari favorisce l’avifauna e l’entomofauna, e sono proprio gli uccelli e gli insetti i migliori antiparassitari».

 

Una ricerca scientifica indipendente, al servizio di chi produce cibo buono, pulito e giusto

Gianluca Colombo, viticoltore in Langa, ha le idee chiare su un aspetto spesso trascurato: la ricerca scientifica. «Le misure finora messe in campo riguardano principalmente le sovvenzioni economiche, ma sarebbe più opportuno dare vantaggi competitivi alle aziende sostenibili. Occorre investire su una ricerca indipendente, per trovare soluzioni che rendano l’agricoltura rispettosa del suolo più competitiva in termini di costi di produzione. Non possiamo lasciare la ricerca in mano alle multinazionali».

Dobbiamo  investire su un’agricoltura capace di far fronte alla crisi climatica, alla carenza di acqua, attenta al benessere animale che produca cibo buono, pulito e giusto.




Agricoltura. Tubetti (FdI): Il vino genera ricchezza, bene conferenza con nazioni produttrici in Italia

“Come italiani non possiamo che essere orgogliosi del nostro vino, un’eccellenza in cui confluiscono l’ingegno, l’innovazione, il rispetto della terra. Le famiglie di vignaioli italiani sono dunque motivo d’orgoglio nazionale. Per questo, è molto positiva l’iniziativa di una conferenza annunciata oggi dal ministro Lollobrigida, che porterà quest’anno, in occasione del centenario dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv), 28 nazioni produttrici di vino prima in Franciacorta e poi al Vinitaly. Sarà occasione per far conoscere e promuovere le produzioni italiane. Il vino, oltre a essere simbolo di cultura e identità, dà lavoro e genera ricchezza”.
Lo dichiara in una nota la senatrice di Fratelli d’Italia Francesca Tubetti.



Agricoltura, Cerreto (FdI): la richiesta di Lollobrigida a UE per osservatorio su prezzi è idea vincente

“La richiesta del ministro Lollobrigida, avanzata in Consiglio europeo, di creare un osservatorio sui prezzi, rappresenta un’ idea fondamentale che può contribuire e non poco, in maniera rivoluzionaria e trasparente, ad individuare non solo attività di pratiche sleali ma anche di andare a verificare la ricaduta della redistribuzione della ricchezza sulle singole fasi della filiera che molto spesso risulta non sufficiente soprattutto nei confronti di chi produce, ossia dell’ agricoltore. È fondamentale per noi il fermo contrasto al prezzo ingiusto ed i controlli che in Italia si effettuano sono serratissimi e si sta elaborando una strategia che eviti che paesi che non rispettano i

 diritti dell’ambiente, non rispettano i diritti dei lavoratori, non rispettano le stesse norme, possano importare in Italia a prezzi che i nostri agricoltori non possono sostenere perché hanno più regole che giustamente le rispettano.” Lo ha dichiarato il capogruppo in Commissione Agricoltura per Fratelli d’Italia on. Marco Cerreto



Salute: Coldiretti/Noto Sondaggi, per 73% italiani contadini al top su sicurezza cibo

Quasi tre italiani su quattro 73% ritengono che acquistare direttamente dall’agricoltore sia il modo migliore per avere la garanzia della sicurezza di quanto portano in tavola tra tutte le forme di distribuzione, dal supermercato al web. Ad affermarlo è un’indagine di Coldiretti e Noto Sondaggi 2024 che fotografa le nuove tendenze di consumo degli italiani, anche alla luce gli ultimi sequestri effettuati dai Nas, come quello in Puglia dove sono stati scoperti prodotti ortofrutticoli stranieri spacciati per italiani e in cattivo stato di conservazione.

Al secondo posto si piazzano i mercati contadini rionali – rileva Coldiretti -, che garantiscono la sicurezza del cibo per il 69% degli intervistati e precedono i negozi di vicinato (56%) e i supermercati e ipermercati (48%). Fanalino di coda, il web, con appena il 19% degli italiani che si fida del cibo acquistato su internet.

Il risultato è che il 46% dei cittadini acquista prodotto alimentari direttamente nelle aziende agricole o negli agriturismi, mentre se si considerano gli acquisti nei farmers market la percentuale sale al 64%, secondo l’indagine di Coldiretti/Noto Sondaggi.

Proprio la disponibilità di un mercato contadino di prossimità è desiderata dall’86% degli italiani, con una percentuale che sale al 93% nelle regioni del Centro. L’Italia – ricorda la Coldiretti – vanta la più estesa rete organizzata di mercati contadini con 15mila agricoltori coinvolti in circa 1.200 farmers market di Campagna Amica.

Un’offerta sostenuta dai primati qualitativi e di sicurezza conquistati dell’agroalimentare nazionale che secondo la Coldiretti è la più green d’Europa con 5450 specialità ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni censite dalle Regioni, 325 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, la leadership nel biologico con circa 86mila aziende agricole biologiche e una percentuale di appena lo 0,6% di prodotti agroalimentari nazionali con residui chimici irregolari, oltre 10 volte in meno dei prodotti di importazione, il cui tasso di non conformità in media è pari a 6,5% secondo elaborazioni su dati Efsa.

 




Serpillo (Uci) esprime soddisfazione per l’approvata revisione mirata della Pac per sostenere gli Agricoltori Italiani

Un anno e due mesi e mezzo dopo lentrata in vigore della PAC e del PSP (Piano Strategico Pac), la Commissione Europea ha presentato, a metà marzo, la sua proposta di regolamento per semplificare la PAC. Il Presidente dell’Unione Coltivatori Italiani (UCI), Mario Serpillo, accoglie con favore l’approvazione della revisione mirata della Politica Agricola Comune (PAC) da parte dei rappresentanti degli Stati membri nel Comitato Speciale per l’Agricoltura.

“In un momento in cui gli agricoltori si trovano di fronte a molteplici sfide, è fondamentale rispondere prontamente alle loro preoccupazioni”, ha dichiarato Serpillo. “La revisione della PAC, che mira a semplificare le procedure, ridurre gli oneri amministrativi e fornire maggiore flessibilità, rappresenta un passo nella giusta direzione per sostenere il settore agricolo, che è il pilastro della nostra economia e l’artefice della nostra sussistenza agroalimentare.”

Serpillo ha sottolineato l’importanza di supportare gli agricoltori, compresi i giovani che desiderano tornare al lavoro agricolo. “È essenziale incentivare i giovani agricoltori e quelli che vorrebbero intraprendere questo percorso attraverso politiche mirate ed efficaci”, ha affermato. “Lintroduzione di variazioni e flessibilità di alcune buone condizioni agronomiche ed ambientali (BCAA), tra le quali le più significative attivabili per il prossimo periodo e solo dopo l’approvazione finale: fra queste l’eliminazione dell’obbligo di lasciare i terreni a riposo con eventuale introduzione di un ecoschema specifico, l’allentamento dei requisiti in materia di rotazione con l’eventuale introduzione anche della diversificazione.”

Il Presidente dell’UCI ha infine elogiato l’impegno delle istituzioni europee nell’affrontare rapidamente le sfide attuali degli agricoltori. “Questa rapida risposta dimostra l’attenzione e l’importanza attribuita al settore agricolo nell’Unione Europea”, ha concluso Serpillo.




Confagricoltura Lazio, scenari e prospettive del settore. VIDEOINTERVISTE: Giansanti, Carloni, Parenti

Si è svolto oggi, organizzato da Confagricoltura Lazio, l’incontro dal titolo “Verso l’agricoltura – Per una Agricoltura matura, più evoluta e competitiva”. L’evento è stato occasione per affrontare una serie di temi di particolare attualità per il comparto: da credito e finanza agevolata alla consulenza agricola, dalle energie rinnovabili alla formazione e ricerca passando per le buone pratiche agricole e la gestione dei raccolti.

Di seguito gli interventi:

Agricoltura, Giansanti: nel Lazio serve piano strategico per rendere imprenditori sempre più produttivi. VIDEOINTERVISTA

Agricoltura, Carloni: inquadrare le priorità e far fronte a criticità per garantire competitività settore. VIDEOINTERVISTA

Agricoltura, Parenti (Confagricoltura Lazio): riuniti tutti gli attori per sviluppo territorio. VIDEOINTERVISTA

 

 

 

 

 




Agricoltura, Giansanti: nel Lazio serve piano strategico per rendere imprenditori sempre più produttivi. VIDEOINTERVISTA

“Oggi abbiamo avuto l’incontro con l’assessore Righini della Regione Lazio, una regione importante. Io sono un agricoltore laziale, mi sembrava doveroso e importante confrontarmi con l’assessore”.

Così ad AGRICOLAE Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura a margine dell’incontro “Verso l’Agricoltura”, tenutosi stamane presso la sede nazionale.

“Oggi noi abbiamo presentato la nostra idea, la nostra visione di agricoltura che è un’agricoltura che sempre più deve essere performante, produttiva, in grado di vincere le sfide del Mercato. Stiamo vivendo una stagione particolare gli effetti del cambiamento climatico, gli effetti delle guerre e oggi la crisi vissuta sotto il punto di vista economico delle imprese è una crisi unica.

Ci vogliono misure di intervento immediate. La PAC non può essere la politica dei sussidi e né può essere la politica di ultima assistenza agli agricoltori. La PAC deve invece dare una politica, una visione, un indirizzo agli agricoltori per riportarli sul Mercato, incentivarli in quello che ovviamente serve per stare nel Mercato. Dall’altro la strategia regionale diventa fondamentale sulle misure di accompagnamento per rendere gli agricoltori sempre più produttivi, andando a definire delle priorità. Una regione come il Lazio oggi ha tra l’altro delle straordinarie occasioni: la grande città di Roma come mercato, ma anche tutto il sistema della logistica, se pensiamo ai porti e agli aeroporti presenti alla nostra regione, noi oggi abbiamo un accesso sui mercati internazionali importante.

Per far questo ci vuole un piano strategico che mi auguro e spero venga promosso dalla Regione Lazio per per la nostra agricoltura, per un’agricoltura importante come quella della Regione Lazio e poi a questo a corredo ci saranno la necessità di integrare tante misure grazie anche a quelle che saranno le azioni del Governo nazionale: se pensiamo alla moratoria del debito che si potrà permettere ovviamente dalla metà di aprile, grazie al temporary framework ottenuto nel dibattito europeo rispetto alle tante altre misure.”




Agricoltura, Carloni: inquadrare le priorità e far fronte a criticità per garantire competitività settore. VIDEOINTERVISTA

“Le sfide sono diverse.” – è consapevole del momento particolare che sta attraversando il mondo agricolo l’On. Mirco Carloni, Presidente della XIII Commissione Agricoltura alla Camera e ad Agricolae parla a margine dell’incontro “Verso l’Agricoltura” tenutosi stamane a Roma nella sede di Confagricoltura – “Dobbiamo riuscire a inquadrare quelle che sono le priorità, cercando anche di ridurre gli impatti negativi che diversi fattori esogeni dell’agricoltura stanno provocando sul reddito e anche sulla competitività dei nostri prodotti.


Il Lazio, che è una regione straordinaria da questo punto di vista, certamente ha bisogno di fare una strategia sulla propria politica agricola, ma è necessario su questa insistere con tutta la forza che ci può essere in questo momento per spostare l’attenzione da un approccio ideologico ambientalista, che molto spesso mette in difficoltà i nostri imprenditori. Le visioni che vogliono le trattrici elettriche o il riposo dei terreni piuttosto che fattori di misurazione del benessere dei terreni o del benessere animale, molto spesso sono soltanto fatti burocratici che aggravano i bilanci delle nostre aziende, non li rendono competitivi, mentre l’Europa stessa non riesce a controllare le merci che arrivano non si sa da dove e che abbattono e vanno ben sotto i costi di produzione.

Quindi su questo noi ci siamo fatti carico, con diverse misure legislative, di introdurre dei costi di produzione fissati, di incentivare il ricambio generazionale, di fare anche un intervento sulla norma 157 per ridurre l’impatto dei selvatici perché l’agricoltore oggi è in balia di troppi fattori che lo rendono vulnerabile rispetto alla competitività.”




Agricoltura. Lollobrigida: Chiesto osservatorio trasparenza prezzi, in Italia controlli serrati

“Abbiamo chiesto di creare un osservatorio sulla trasparenza dei prezzi, sia all’interno delle filiere, cioè dal produttore fino al distributore, arrivando alla persona che consuma e acquista. Dobbiamo valutare se qualcuno approfitta della sua posizione dominante, mettendo in difficoltà ovviamente l’elemento più debole che 9 volte su 10 è il produttore agricolo, a cui deve essere riconosciuto il giusto prezzo, che non può scendere sotto i costi di produzione, ma deve essere riconosciuto il giusto valore”. Lo ha dichiarato il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, intervistato su Radio24 all’indomani del Consiglio Agrifish a Bruxelles, sottolineando come questo sia stato “un altro elemento su cui ci siamo concentrati fin dall’inizio”.

Il Ministro ha sottolineato l’elemento del “contrasto fermo, che noi in Italia facciamo con controlli serratissimi”, ringraziando tutte le forze che stanno “elaborando, all’interno della Cabina di Regia che abbiamo creato, una strategia che eviti che paesi che non rispettano i diritti dell’ambiente, non rispettano i diritti dei lavoratori, non rispettano le stesse norme, possano importare in Italia a prezzi che i nostri agricoltori non possono sostenere perché hanno decine di regole in più e giustamente le rispettano”.




Agricoltura. Lollobrigida: Per noi agricoltore è centro sviluppo economico, si torna a ragionare

“Con il contributo decisivo dell’Italia si sta tornando a ragionare pragmaticamente, seguendo la logica della difesa della ricchezza della nostra Unione europea, intesa come la immaginarono i padri fondatori dell’Europa nel 1957, con la produzione che doveva garantire più ricchezza e prosperità ai popoli europei insieme alla pace. Purtroppo abbiamo la guerra alle porte e dall’altra parte abbiamo visto impoverire alcuni settori strategici, come quello dell’agricoltura, che nel tempo sono stati subordinati a scelte ideologiche che non avevano alcun senso. E allora siamo entrati 18 mesi fa in Unione europea con un governo guidato da Giorgia Meloni che ha cambiato l’approccio alle vicende, dicendo che per noi l’agricoltore era il centro dello sviluppo dell’economia europea, ne garantiva l’approvvigionamento alimentare, garantiva la qualità e garantiva l’ambiente. Era il primo ambientalista. Per questo abbiamo chiesto dall’inizio la revisione dell’impostazione e un cambio di rotta decisivo”. Così il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, intervistato da Radio24 all’indomani del Consiglio Agrifish a Bruxelles.




Boschi, accordo tra LUMSA e il Cufa dei Carabinieri forestali per lo sviluppo di progetti comuni nel contrato agli incendi

Il Rettore  Prof. Francesco Bonini  e il Comandante del CUFA Gen. CA Andrea Rispoli, hanno siglato in data 25 marzo 2024, presso la sede del Comando dei Carabinieri forestali in  Via G. Carducci n.5 in Roma,  una Convenzione  triennale che apre alla collaborazione nella ricerca delle motivazioni che sottintendono alla recrudescenza del fenomeno degli incendi boschivi nelle aree rurali e montane italiane. In particolare sarà istituito un Comitato di Coordinamento per l’attuazione della presente Convenzione composto da rappresentanti dell’Università e da Ufficiali della specialità forestale dell’Arma.

L’accordo prevede  lo sviluppo di studi e progetti di ricerca condivisi, finalizzati ad analizzare ed approfondire le matrici socio economiche che sottintendono all’insorgenza degli incendi boschivi nel territorio italiano, con particolare riferimento alle aree rurali e montane.

Il ruolo di referente della LUMSA sarà affidato al Prof. Antonio Ciaschi , mentre per il CUFA il referente è stato individuato  nel Ten. Col. Renato Sciunnach ,attuale Comandante del Nucleo informativo antincendio boschivo,  struttura info-investigativa ad alta specializzazione dell’Arma dei Carabinieri

“L’accordo siglato oggi si inserisce in un rapporto di storica collaborazione che lega le due istituzioni e ribadisce ancora una volta il ruolo della ricerca al servizio del Paese, in un settore che desta grave allarme sociale.” Ha voluto sottolineare il Rettore Bonini

“Il protocollo per il quale siamo convenuti si  inserisce in tematiche in evoluzione costante – precisa Il Generale CA Rispoli  – ed è pertanto di assoluta rilevanza il confronto tecnico-scientifico basato sulle scienze sociali che si avvia con la stipula dell’accordo”.