ALLEANZA PESCA: QUANDO LA RICERCA PARLA A VANVERA DI PESCA (E CONTRADDICE SE STESSA)

Sarebbe importante che la Regione Marche cominciasse a pensare a un piano di smantellamento della flotta, di riconversione verso altre attività pienamente eco-sostenibili come allevamento di cozze e ostriche, proteggendo in questo modo il nostro mare ma anche il futuro dell’economia blu delle nostre coste”. Questa è la conclusione della lettera inviata dal Prof. Danovaro al Corriere Adriatico, un de profundis del comparto draghe idrauliche accusate di provocare gravi impatti sull’ambiente marino. 

Con questa lettera, zeppa di informazioni assolutamente erronee sullo stato dell’arte di uno dei comparti più fiorenti della pesca italiana, tanto da trovarsi oggi alle prese con problemi di sovraproduzione e di conseguente caduta dei prezzi sul mercato italiano ed estero, il Prof. Danovaro contraddice (e sembra ignorare) anni ed anni di rapporti, documenti, monitoraggi ed analisi effettuate dal CNR e da diverse Università sul comparto molluschi della pesca italiana, che effettuano il monitoraggio ufficiale delle vongole per conto della Direzione generale della pesca marittima e dell’acquacoltura del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, nel quadro del “Piano Nazionale Raccolta Dati Alieutici” previsto dalla PCP (Politica Comune della Pesca) e realizzato grazie al sostegno del FEAMP, con la regia della DG Mare della Commissione europea.

Una attività di ricerca applicata e di monitoraggio che va avanti da decenni, sui cui risultati regolarmente trasmessi a Bruxelles è stato basato il Piano di gestione nazionale per le attività di pesca con il sistema draghe idrauliche e rastrelli da natante” [ex art. 2, par. 1, lett. b) del Regolamento (CE) n. 1967/2006] ed il Piano nazionale di gestione dei rigetti degli stock della vongola” [ex artt. 15 e 18 del Regolamento (UE) n. 1380/2013], proposti alla CE dalla Direzione generale della pesca del MIPAAF ed approvati entrambi nel 2019; MIPAAF che con il “Tavolo molluschi” interloquisce periodicamente con il sistema dei Consorzi di Gestione dei Molluschi (COGEMO), promossi dalle associazioni nazionali della pesca ed istituiti su base compartimentale. Questi rappresentano oggi la punta avanzata del sistema di gestione della pesca italiana, con forme di autogestione che comprendono la rotazione delle aree di semina, di pesca, i quantitativi giornalieri massimi per barca, i periodi di fermo ed altro ancora. La sostenibilità di questa attività produttiva è stata anche recentemente certificata dalla MSC (Marine StewardshipCouncil) alla Organizzazione di Produttori Bivalvia Veneto, attraverso l’applicazione di rigidi protocolli di ammissione e verifica periodica.

Ignorando evidentemente tutto ciò il Prof. Danovaro, dando notizia di uno studio scientifico non meglio specificato, lamenta gravi impatti delle draghe sull’ambiente marino, tra cui il deposito di limo e argille sulle rocce che impedirebbe l’insediamento delle cozze, incluso il famoso mosciolo di Portonovo, prestigioso presidio di Slow Food”.

Le associazioni della pesca dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, che hanno promosso la costituzione dei COGEMO e che rappresentano le tante cooperative ed OP del comparto, ignoranoquali siano i motivi che hanno spinto il Prof. Danovaro a scrivereal Corriere Adriatico, ma non possono che stigmatizzare come i contenuti della sua lettera, oltre a gettare un’ombra sul futuro di centinaia di imprese e migliaia di lavoratori, costituiscano un raro esempio di disinformazione che in un sol colpo contraddicono il lavoro di tanti suoi colleghi, evidentemente più qualificati di lui sulla gestione della pesca dei molluschi bivalvi, negano gli sforzi di gestione pluridecennale effettuati con successo dall’Italia (basti pensare all’approvazione dei Piani di gestione da parte della Commissione europea, come ricordavamo poc’anzi), mortificano la collaborazione efficace sviluppata in tanti anni tra tutti gli stakeholder pubblici e privati interessati, e compromettono soprattutto la credibilità della ricerca scientifica agli occhi dei pescatori  oltre che a quelli dei consumatori e dei cittadini in generale  che da anni collaborano con vari Istituti fornendo dati ed ospitando osservatori a bordo delle loro imbarcazioni. 

Un vero record (negativo) da guinness dei primati, che ironicamente ci auguriamo venga riconosciuto come tale a tutti i livelli.