Vino, consiglio Uiv: no a ricorso indiscriminato a espianti

“La viticoltura porta vita. Salvare il vigneto significa ripopolare le zone: togliere il vigneto significa tornare all’abbandono, le aree interne del Paese ne sono un esempio vivente. Chiediamo quindi che un eventuale piano di abbandono dei vigneti possa essere considerato a condizione che siano esclusi i vigneti delle aree collinari e montane, così come quelli che hanno già beneficiato di aiuti alla ristrutturazione e riconversione”. Così il presidente Lamberto Frescobaldi, oggi al Consiglio nazionale di Unione italiana (Uiv) ospitato nello stabilimento del Gruppo Crealis, che ha affrontato il tema delle estirpazioni per far fronte all’aumento delle giacenze. “I premi per gli espianti garantiti dall’Europa una quindicina di anni fa – ha proseguito Frescobaldi –, oltre ad essere costati circa 3 miliardi di euro e ad aver dato una risposta solo temporanea al problema della sovrapproduzione, hanno favorito un progressivo spostamento delle vigne in pianura, passata in poco più di 20 anni dal 30% al 50% del totale coltivato a vite in Italia”. L’associazione di settore che rappresenta più di 150.000 viticoltori, secondo la posizione condivisa dal Consiglio, è contraria a utilizzare i fondi Pns per finanziare eventuali nuove sovvenzioni all’abbandono del vigneto e richiede in ogni caso di considerare il tema solo dopo che il ministero competente avrà elaborato un piano specifico.

Il Consiglio nazionale, che è iniziato ieri con una cena alla presenza, tra gli altri, del presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, e che oggi ha concluso i lavori con il messaggio di saluto del ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, ha poi fatto il punto sull’attualità del comparto, dall’Ocm promozione ai dealcolati e al tema vino e salute, a partire dalla discussione a Bruxelles sull’introduzione in Belgio di nuovi health warning, fino alle attività di Wine in Moderation (Wim) per la promozione di un consumo consapevole.




Centenario Oiv, l’Accademia Italiana della Vite e del Vino ha promosso unico evento in Italia per celebrare l’ente internazionale

«Aumento incontrollato della produzione e del commercio di bevande adulterate che venivano chiamate vino, mancanza di una definizione comune di vino che consentisse un contrasto unificato delle frodi, colpevolizzazione del vino durante il decennio del proibizionismo e mancanza di un organismo internazionale di confronto e di studio delle varie problematiche tecnico-scientifiche della filiera vitivinicola». Sono questi gli argomenti che cento anni fa spinsero Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Grecia a far nascere l’Organizzazione internazionale della vite e del vino (Oiv).

Lo ha ricordato questa mattina, martedì 23 aprile, Luigi Moio, presidente dell’Oiv, all’incontro, unico momento in Italia, che l’Accademia italiana della Vite e del Vino (Aivv) ha promosso in sinergia con l’Accademia dei Georgofili a Firenze. Il presidente Moio ha poi ricordato sottolineandolo che Oiv «è una organizzazione intergovernativa a carattere tecnico-scientifico che comprende ben 50 Stati membri e rappresenta l’87% della produzione mondiale di vino e il 71% del consumo mondiale».

Nel 1924, alla base della nascita dell’Organizzazione c’era la voglia di «stimolare gli studi scientifici finalizzati a far conoscere ed apprezzare il valore positivo di un consumo moderato del vino» oltre a «esaminare le normative adottate nei vari Paesi, allo scopo di predisporre una definizione comune di vino, tutt’oggi valida, ed incoraggiare lo sviluppo e l’adozione di procedure analitiche rivolte a garantire la purezza, la genuinità e l’integrità del vino». E infine «istituire un Ufficio Internazionale del Vino per concepire raccomandazioni su basi scientifiche agli Stati membri allo scopo di facilitare un’armonizzazione delle loro politiche vitivinicole per agevolare gli scambi internazionali» ha rimarcato Moio.

Nel porgere i saluti di benvenuto ai partecipanti, il Presidente dei Georgofili Massimo Vincenzini ha sottolineato come non ci sia luogo più adatto dell’Accademia dei Georgofili per celebrare i cento anni dell’OIV: “I Georgofili esistono da oltre 270 anni e si sono sempre interessati alla viticoltura e alla trasformazione dell’uva in vino, fin dalla loro fondazione, come è testimoniato da vari documenti custoditi nel nostro archivio storico. Siamo dunque molto lieti di ospitare l’OIV per celebrare insieme il compleanno di questa importante organizzazione, che tanto ha fatto per il progresso scientifico di viticoltura ed enologia”.

Durante la mattinata sono stati consegnati dal Presidente di Oiv, Luigi Moio, il bicchiere, la bottiglia e la spilla celebrativa del centenario di Oiv al Presidente dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino, Rosario Di Lorenzo, al Presidente dell’Accademia dei Georgofili, Massimo Vincenzini e al Presidente di Masi, Sandro Boscaini, in qualità di Accademico di Aivv e sostenitore di Oiv per il programma di borse di studio per la formazione dei giovani professionisti del settore. “Un onore poter ricevere questo riconoscimento che premia lo sforzo e il lavoro anche dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino in questo sessanta anni di storia che ricorrono proprio nel 2024 – ha commentato il Presidente di Aivv, Rosario Di Lorenzo – questa giornata rappresenta l’importanza oggi più che mai di fare sistema nel mondo del vino italiano e mondiale”.

“Sono estremamente onorato di essere presente alla celebrazione per i 100 anni di Oiv in veste di accademico e in qualità di Presidente della sesta azienda membro del suo ‘Consortium’, composto da importanti realtà vitivinicole che sostengono l’organizzazione in materia di Ricerca e Sviluppo. Masi è infatti l’unica a rappresentare l’Italia in questo prestigioso gruppo. Il riconoscimento ricevuto oggi è un tributo alla nostra azienda e all’impegno di oltre quattro decenni del nostro Gruppo Tecnico che, attraverso la presenza consolidata nei più importanti contesti scientifici internazionali e il suo storico Seminario in occasione di Vinitaly, porta un contributo costante alla conoscenza del mondo del vino, delle uve autoctone e delle espressioni enologiche del nostro Paese” ha dichiarato Sandro Boscaini, Presidente di Masi Agricola.

Nella giornata poi hanno preso la parola alcuni tra i più luminari esperti del settore. Tra questi anche Mario Fregoni, presidente onorario Oiv, che ha tenuto a precisare come «all’inizio del 1900 esistessero 10 milioni di ettari di vite, diffusi soprattutto in Europa. Spagna, Italia e Francia erano i tre grandi Paesi viticoli». Ma in quegli anni, oltre ai problemi, anche sociali, causati della Prima guerra mondiale, la viticoltura dovette fare i conti con «l’arrivo della fillossera dall’America settentrionale, che distrusse quasi 3 milioni di ettari dei vigneti europei. Sempre nella seconda metà del 1800 giunsero in Europa dall’America altri due flagelli fungini, l’oidio e la peronospora», ha ricordato Fregoni.

All’incontro che si è tenuto presso l’Accademia dei Georgofili, Enrico Battiston, capo Unità Viticoltura di Oiv, ha messo in luce il lavoro fatto dall’Organizzazione per l’impatto del cambiamento climatico sulla vitivinicoltura internazionale e lo sviluppo sostenibile del sistema vitivinicoli. In particolare, ha detto Battiston, «più di vent’anni fa, l’Oiv avviò un percorso di riflessione che ha portato all’elaborazione di diverse risoluzioni, a partire dalla definizione di sostenibilità fino all’analisi degli aspetti ambientali, sociali, economici e culturali associati ai principi generali della sostenibilità». Ha portato avanti «un percorso normativo e di armonizzazione realizzato anche grazie alla creazione di un gruppo di esperti dedicato, il gruppo Clima poi divenuto Enviro ed infine Sustain». E questo gruppo ha in discussione «tre bozze di risoluzione riguardanti la definizione della viticoltura di montagna e in forte pendenza, la definizione dei principi dell’agroecologia e la più complessa definizione di resilienza per il settore vitivinicolo».

Sempre per quanto riguarda il ruolo dell’Oiv, Vittorino Novello vicepresidente della Commissione Viticoltura Oiv, ha detto che negli anni «con il progredire delle conoscenze e l’incremento delle problematiche vitivinicole, si è reso necessario affrontare i problemi in modalità maggiormente interdisciplinare e trasversale». E «La Commissione viticoltura ha approvato 171 risoluzioni, di cui 57 sulle tecniche viticole, 42 su argomenti ambientali, 32 su prodotti non fermentati e 40 sulle varietà di vite».

Oiv, tuttavia, non si occupa oggi soltanto di pratiche, ma fornisce anche contributi fondamentali di Economia e Diritto grazie al lavoro della Commissione III. E questo lo ha fatto presente Antonio Seccia segretario scientifico. «La Commissione Economia e Diritto è articolata in 5 gruppi di esperti. Si tratta di Diritto e informazioni ai consumatori, Analisi economica, mercati e consumo, bevande spiritose vitivinicole, Cultura, formazione e patrimonio e statistica». E, dal «1928 al 2023 la Commissione ha adottato 263 risoluzioni, riferite in particolare a tematiche quali l’etichettatura dei vini e delle bevande a base di vino, la protezione del consumatore, il consumo responsabile, la tracciabilità dei prodotti, gli aspetti normativi della dealcolazione, la definizione delle bevande spiritose di origine vitivinicola, l’armonizzazione dei programmi di formazione nel settore vitivinicolo».

Il contributo dell’Italia alla crescita dell’Oiv è stato importante in quanto, ha evidenziato Damiano Li Vecchi capo delegazione italiana Oiv, direzione generale del Masaf, «ha consentito di contribuire in modo incisivo allo sviluppo lavori importanti, alcuni fondamentali, per il perseguimento degli stessi obiettivi dell’Oiv e che, nel futuro, contribuiranno al raggiungimento delle ulteriori sfide che la attendono».




A Firenze l’OIV festeggia i cento anni dalla fondazione. Martedì 23 aprile all’Accademia dei Georgofili si riunisce il mondo dell’enologia e del vino

L’OIV (Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino) sceglie Firenze per festeggiare i 100 anni di vita. E lo fa con un evento unico in Italia, un incontro organizzato dall’Accademia Italiana della Vite e del Vino (Aivv) che si terrà martedì 23 aprile all’Accademia dei Georgofili. Titolo dell’iniziativa, che inizierà dalle ore 10 per concludersi nel pomeriggio, è “Un secolo di confronto scientifico internazionale per il progresso della vigna e del vino nel mondo”.

Come spiega il presidente dell’Accademia, Rosario Di Lorenzo, «abbiamo promosso questa iniziativa con l’Accademia dei Georgofili a scopo divulgativo. Il convegno vuole essere un omaggio alla storia dell’Oiv, nata il 29 novembre 1924 per volontà dell’Italia e di altri sette Paesi nel dare una risposta significativa ed armonizzata alla crisi del mondo vitivinicolo di allora». E, continua Di Lorenzo «nel corso di un secolo, la delegazione italiana ha dato un contributo fondamentale alla crescita dell’Organizzazione, partecipando attivamente alla creazione di norme e standard rilevanti nel settore della viticoltura e dell’enologia, oltre a ricoprire diverse cariche istituzionali al suo interno».

All’incontro saranno presenti, tra gli altri, Massimo Vincenzini, presidente Accademia dei Georgofili e Federico Castellucci, direttore generale onorario Oiv oltre a Luigi Moio presidente Oiv e Eugenio Pomarici dell’Università di Padova cui sono affidate la moderazione e le conclusioni dei lavori.

In allegato il programma della giornata.

Per la partecipazione è gradita la registrazione. Prevista la possibilità di seguire la giornata anche in diretta streaming (sempre registrandosi dal seguente form). https://forms.gle/b2ueLx1w2KjjRpaaA

Firenze, 19 aprile 2024 C.s. 05

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L’Accademia Italiana della Vite e del Vino tra i propri membri annovera docenti universitari, il meglio dei ricercatori italiani in campo vitivinicolo, i titolari delle maggiori imprese del settore e gran parte di coloro che, sotto diversi aspetti, contribuiscono alla esaltazione nell’ambito sociale, artistico e letterario delle denominazioni e dei vini di alta qualità. L’Accademia è collegata al Ministero dei Beni Culturali ed al Ministero dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e delle Foreste. L’attività si svolge in “tornate” a carattere itinerante con eventi organizzati insieme a visite conoscitive di specifiche realtà produttive. Questo ne consente la divulgazione e valorizzazione in Italia e all’estero.




Vino, Caretta (Fdi): bene Lollobrigida contro Health Warning

“Il parere circostanziato emesso dall’Italia, su impulso del Ministro Lollobrigida, contro l’imposizione delle avvertenze sanitarie sulle bevande alcoliche, voluta dal Belgio, è un segnale importante e coerente con la posizione che Fratelli d’Italia ed il Governo Meloni hanno sempre sostenuto. Occorre promuovere un consumo responsabile, ma senza paraocchi ideologici. Questo vuol dire evitare barriere alla libera circolazione delle merci. Come maggioranza e come Governo abbiamo un solo interesse: avere un’Europa che rispetta le regole e che non utilizza le leggi del singolo Paese membro per danneggiare gli altri membri dell’Unione. Saremo sempre vicini al comparto vitivinicolo contro queste opere di disinformazione.”

Così in una nota l’On. Maria Cristina Caretta di Fratelli d’Italia, Vicepresidente della Commissione agricoltura a Montecitorio.




Vinitaly 2024, Sistema Italia compatto nel ribadire valore economico, sociale, ambientale e culturale del patrimonio enologico Made in Italy

Oltre i numeri, il bilancio del 56° Vinitaly, che si è concluso ieri sera a Veronafiere, ha ribadito la determinazione del ‘Sistema Italia’ a difendere i valori più alti e identitari che questo comparto rappresenta per tutto l’agroalimentare italiano.  A cominciare dalla presenza del Presidente della Camera, Lorenzo Fontana, per proseguire con una importante partecipazione del governo coordinata dal dicastero dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, guidato dal ministro Francesco Lollobrigida, che ha visto intervenire la Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, il vice premier e ministro degli Affari esteri e del commercio internazionale, Antonio Tajani, i ministri del Made in Italy, Adolfo Urso, della Cultura, Gennaro Sangiuliano, del Turismo, Daniela Santanchè e dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara.

La ricerca di Vinitaly-Unione Italiana Vini e Prometeia che abbiamo presentato proprio nel giorno inaugurale, aveva ed ha l’obiettivo di accendere un faro sul grande valore trasversale che il vino ha per il nostro Paese e per questo ringrazio il Masaf e il ministro Lollobrigida per aver contribuito, anche dal punto di vista espositivo e della comunicazione, a sottolineare l’impatto socioeconomico del settore enologico”, commenta il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo.

I dati dello studio sul vino in Italia hanno evidenziato una produzione annua di 45,2 miliardi di euro (tra impatto diretto, indiretto e indotto), 303 mila occupati e un valore aggiunto di 17,4 miliardi di euro pari all’1,1% del Pil (lo sport, secondo stime dell’Istituto Credito sportivo vale l’1,3%). Senza il vino, si evince dall’analisi, il saldo commerciale del settore agroalimentare scenderebbe del 58% (da +12,3 a +5,1 miliardi di euro nel 2023). All’impatto economico complessivo della filiera contribuisce in modo sostanziale il turismo enologico che, se alimenta “al margine” l’economia turistica delle grandi città, può diventare fondamentale (anche al di là degli effetti strettamente economici) per molti piccoli centri e comunità rurali a vocazione vitivinicola. Nelle rilevazioni dell’Associazione Città del Vino, il turismo enologico coinvolge annualmente circa 15 milioni di persone (fra viaggiatori ed escursionisti) con budget giornalieri (124 euro) superiori del 13% a quelli del turista medio, per una spesa complessiva di 2,6 miliardi di euro.

Non a caso, quest’anno il Masaf ha proposto agli operatori presenti a Vinitaly (97 mila di cui 30.070 esteri da 140 Nazioni, pari al 31% del totale) un nuovo spazio realizzato in collaborazione con il Ministero della Cultura, con un’esperienza immersiva tra installazioni multimediali, scritti antichi e opere d’arte. La mostra “Vino tra mito e cultura” ha ospitato prodotti artistici provenienti sia dal Museo del Vino di Torgiano della Fondazione Lungarotti sia da diversi musei italiani, quest’ultimi grazie al contributo di Generali, ma anche documenti storici. Tra i capolavori presenti, è stato possibile ammirare “Le nozze di Cana” del Garofalo, “Bacco” di Annibale Carracci, “La vendemmia (allegoria dell’Autunno)” di Francesco Celebrano, “Baccanale” di Pablo Picasso, la “Statua di Satiro” in marmo del I secolo a.C., anfore vinarie in argilla dal IV secolo a.C. al IV secolo d.C. e molto altro ancora. Insieme alla mostra, i visitatori possono sperimentare l’arena immersiva “Divina”, un viaggio affascinante tra immagini al microscopio e visualizzazioni creative per una video esperienza sul territorio e sul vino dell’Italia.




Vino, decreto belga. Federvini: azione del Governo tempestiva e puntuale

Federvini accoglie con favore la tempestiva azione del Governo, annunciata ieri dal Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che attraverso un parere circostanziato trasmesso alla Commissione europea ha espresso rilievi critici sui contenuti del decreto belga che vorrebbe imporre avvertenze sanitarie da adottarsi in tutte le forme di pubblicità delle bevande alcoliche.

Nel ribadire il sostegno alla promozione di un consumo responsabile e la necessità di tutelare i minori – impegno profondamente  condiviso da Federvini – il Governo ha reso noto di aver evidenziato alla Commissione europea alcune sostanziali criticità quali l’incertezza circa il contenuto del messaggio informativo sanitario che dovrà essere definito, l’ampiezza non circoscritta del termine ‘pubblicità’ e il rischio che si producano potenziali limiti alla libera circolazione delle merci con conseguenze ignote per le imprese del settore.

Rimaniamo fermamente convinti che i consumatori meritino di essere correttamente informati e che sia necessario maggiore impegno nell’educazione per contrastare ogni forma di abuso di alcol. Ciò deve però avvenire nell’ambito di un corpus giuridico omogeneo a livello europeo. Permettere agli stati membri di procedere in ordine sparso non solo è contrario ai principi del mercato unico ma in ultima analisi riteniamo non vada negli interessi dei consumatori europei che finirebbero per essere destinatari di messaggi disomogenei e potenzialmente contraddittori” ha affermato la Presidente di Federvini Micaela Pallini.

L’attenzione delle Istituzioni italiane al mantenimento di un quadro regolamentare armonico nel territorio dell’Unione europea rappresenta un fattore essenziale per la competitività dei comparti produttivi rappresentati da Federvini, oltre che per la corretta informazione dei consumatori.

Il parere circostanziato che il Governo ha depositato ieri è un atto che conferma ancora una volta l’attenzione e la sensibilità delle nostre Istituzioni allo sviluppo di un settore che ricopre un ruolo strategico per l’economia nazionale. Federvini accoglie positivamente quest’iniziativa che va nella direzione di contrastare un provvedimento come quello belga che rischia di minare l’uniformità del quadro normativo europeo e di determinare un impatto deleterio per gli operatori d’impresa” ha commentato la Presidente di Federvini Micaela Pallini.

Si attende ora l’avvio della fase cruciale di confronto istituzionale che vedrà in sede comunitaria la replica del Belgio ai rilievi formulati dall’Italia.




Vinitaly: Coldiretti/Consorzio Birra Italiana, birraturismo per 1 viaggiatore su 5

Non solo vino, il turismo esperienziale cresce nel settore della birra con quasi un viaggiatore su cinque che ha visitato un birrificio o ha partecipato a un evento legato alla birra nell’ultimo anno. E’ quanto emerge da una indagine del Consorzio Birra Italiana sul fenomeno del brassiturismo diffusa con Coldiretti in occasione del Vinitaly, con un padiglione quest’anno dedicato tutto alla birra artigianale. L’attività preferita è l’abbinamento col cibo con il 65% degli intervistati che considera fondamentale l’abbinamento tra la birra prodotta all’interno dell’azienda e i piatti del luogo. A fare da traino al fenomeno sono le artigianali realizzate con l’utilizzo di ingredienti particolari, non pastorizzate né microfiltrate per esaltare la naturalità di un prodotto apprezzato da tutte le fasce di età, con i giovani che sempre più cercano la degustazione di qualità più che di quantità. Non a caso due boccali su tre sono riempiti con produzioni nazionali, secondo il Consorzio della birra italiana, nato con l’appoggio di Coldiretti per rappresentare il meglio delle produzioni artigianali della penisola.

Un patrimonio che va tutelato partendo proprio dalle materie prime che offrono i territori – spiegano il Consorzio Birra e Coldiretti – come i grani Biancolilla, Timilia, Saraolla, Risciola, Senatore Cappelli, Perciasciacci e Russello che sono solo alcune delle varietà di cereali coltivate in Italia ed utilizzate per produrre birra o come le differenti varietà di luppolo che donano profumi e sentori diversi alla birra a seconda del luogo di coltivazione, dal sentore floreale a quello erbaceo piuttosto che l’aroma di frutta tropicale. Ad arricchire le produzioni Italiane troviamo poi la ricchezza del nostro territorio: carrube, scorze di mandarino di Ciaculli o limone di Sorrento, fichi del Cilento, mirto di Sardegna, Pompia sarda, castagne degli Appennini, canapa ed altri ingredienti che gli artigiani della birra nazionale hanno scelto per realizzare prodotti a km zero.

“Il nostro obiettivo è sostenere la crescita dell’interesse per il turismo brassicolo accompagnando le aziende verso una sempre maggiore qualificazione dell’offerta, a partire da quella esperienziale – sottolinea Teo Musso, presidente del Consorzio Birra Italiana -. Ma stiamo anche lavorando al lancio di Birrifici Aperti, un grande evento nazionale di promozione dei birrifici da filiera agricola italiana, oltre al progetto di creare almeno una strada della birra in ogni regione d’Italia”.

“Il turismo legato alla birra – spiega Dominga Cotarella, presidente di Terranostra – è un fenomeno in grande crescita che mira a valorizzare una produzione agricola in espansione nel nostro Paese. Unire il piacere di sperimentare nuovi birrifici, con l’esperienza di ospitalità contadina dei nostri agriturismi, credo sia una miscela vincente che nel tempo può essere rafforzata con diverse attività congiunte su cui stiamo lavorando insieme al Consorzio anche finalizzate alla promozione dei prodotti del territorio”.

La filiera della birra artigianale italiana conta 1182 attività produttive in tutto il territorio nazionale che, dal campo alla tavola, danno lavoro a circa 93.000 addetti, per una bevanda i cui consumi sono destinati quest’anno a superare il record storico di circa 38 litri pro capite per un totale – rilevano il Consorzio Birra e Coldiretti – di 2,2 miliardi di litri generando un volume di fatturato che, considerando tutte le produzioni, vale 9,5 miliardi di euro.

La scelta della birra come bevanda è diventato negli anni sempre più raffinato e consapevole con specialità altamente distintive e varietà particolari. Si tratta di produzioni molto spesso realizzate da giovani con profonde innovazioni come la certificazione d’origine a chilometro zero, il legame diretto con le aziende agricole, la produzione di specialità altamente distintive o forme distributive innovative come i “brewpub” o l’apertura di banchi presso i mercati degli agricoltori di Campagna Amica.

Si stanno creando anche nuove figure professionali – concludono il Consorzio Birra e Coldiretti – come il “degustatore professionale di birra” che conosce i fondamentali storici dei vari stili di birre ed è capace di interpretarne, tramite tecniche di osservazione e degustazione, i caratteri principali di stile, gusto, composizione, colore, corpo, sentori a naso e palato e individuarne gli eventuali difetti, oltre a suggerire gli abbinamenti ideali a tavola.

 




Federvini plaude all’attenzione del Ministro Lollobrigida per la vicinanza al settore. “Eccellente il lavoro del Governo”

“Ringraziamo il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida per l’attenzione e la vicinanza al settore delle bevande alcoliche e, in particolare, a quello dei vini. Grazie all’eccellente lavoro del Governo, l’Italia è stato il primo Paese a produrre un parere circostanziato al dossier degli health warnings irlandesi fino al caso del decreto belga sulla pubblicità delle bevande alcoliche. Così come ricordiamo l’impegno del Governo sull’etichettatura dei vini e dei prodotti vitivinicoli aromatizzati che ha consentito una transizione graduale al nuovo sistema delle informazioni nutrizionali e lista degli ingredienti. La presenza delle Istituzioni al Vinitaly, in questi giorni, conferma la sensibilità del Governo rispetto alle nostre tematiche e ai dossiers che abbiamo sui tavoli europei” afferma la Presidente di Federvini Micaela Pallini.

“Rispetto ai vini dealcolati, stiamo assistendo alla nascita di una domanda dall’estero, crescente, in particolare da parte di un nuovo segmento, quello dei giovani, che sembrano guardare con curiosità queste categorie di prodotti. Secondo Federvini, è importante mettere le Aziende nelle condizioni di intercettare e soddisfare le scelte dei consumatori producendo in Italia i dealcolati. La Federazione plaude all’apertura del Ministro Lollobrigida che ha mostrato la volontà di portare avanti un dialogo per favorire regole chiare che permettano di affrontare il cambiamento” conclude la Presidente Pallini.

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Federvini al Vinitaly: al via una nuova edizione del progetto “No Binge – Comunicare il consumo responsabile”

In contemporanea con la 56esima edizione del Vinitaly, Federvini, la Federazione confindustriale che rappresenta i principali produttori di vini, vini aromatizzati, spiriti e aceti, ha lanciato oggi presso l’Università degli Studi di Verona la nuova edizione di “No Binge – Comunicare il consumo responsabile”, il progetto finalizzato a prevenire l’abuso di bevande alcoliche da parte dei giovani.

 

Si tratta della seconda edizione del progetto che Federvini ha condotto con successo a partire dal 2022 coinvolgendo i docenti e centinaia di allievi dell’Università La Sapienza di Roma e successivamente dell’Università Luigi Vanvitelli di Napoli Capua.

 

Quest’anno saranno coinvolti docenti e studenti dei corsi di laurea magistrale in comunicazione e marketing dell’Ateneo veronese, chiamati a elaborare campagne di comunicazione in grado di promuovere la cultura del consumo responsabile di vini e spirits rivolte ai giovani adulti.

 

Un esercizio sfidante che Federvini ha proposto oggi agli studenti veronesi che, al termine di un percorso introduttivo di formazione sul tema alcol e salute, dovranno declinare con un lavoro di squadra mettendo alla prova capacità, competenze e creatività sotto la guida dei propri docenti.

 

“Siamo orgogliosi di lanciare questo nuovo percorso con i ragazzi dell’Università di Verona, dai quali ci aspettiamo proposte innovative per comunicare un messaggio di grande importanza sociale contro l’abuso di bevande alcoliche. Dopo le prime edizioni del progetto ‘No Binge’, accolte molto favorevolmente a Roma e Napoli, e dopo questa edizione che lanciamo in un luogo e in una data di alto valore simbolico per la produzione di vini italiani, siamo decisi a estendere il progetto a realtà accademiche del nostro Paese” ha commentato Chiara Soldati,Presidente del Centro di studio ed intervento per gli aspetti social del consumo delle bevande alcoliche (CASA) di Federvini.

 




Vino, consumi e mercati. Il confronto con Ismea e i Consorzi nello stand di Confagricoltura a Vinitaly

Un grande hub di confronto tra imprenditori, docenti universitari ed esperti del comparto vitivinicolo nazionale: è la fisionomia dello spazio di Confagricoltura alla 56esima edizione di Vinitaly, in corso a Verona. Non solo degustazioni con i sommelier e grande attenzione ai territori, con le Unioni provinciali partecipanti, ma incontri di approfondimento che riguardano il settore vino, alle prese con l’andamento altalenante del mercato e il clima che impatta fortemente sulla produzione del vigneto Italia (e non solo).

 

Di grande interesse il talk sui vini bianchi e rossi alle prese con tendenze di consumo, che ha raccolto le voci di alcuni Consorzi di riferimento, precedute da un’analisi di Ismea presentata da Tiziana Sarnari: “E’ evidente il cambiamento in atto nella produzione e nelle preferenze dei consumatori, che si accompagna a una tendenza generale positiva per i vini bianchi e rosati, che arrivano al 50% delle scelte, e una diminuzione dei vini rossi, fermi al 38%”.

 

Francesco Mazzei, presidente di Avito, che raggruppa tutti i 22 consorzi della Toscana e 58 denominazioni, conferma la fotografia generale e spiega alcune peculiarità per la regione, soffermandosi su alcune denominazioni: “La Maremma chiude con un segno positivo proprio perché trainata dal Vermentino, che abbiamo saputo valorizzare”.

 

Michelangelo Tombacco, vicepresidente della Doc Friuli, segnala che lo straordinario andamento dei vini spumanti ha cambiato anche la visione degli stessi imprenditori vitivinicoli: “I consumatori apprezzano vini più leggeri, più freschi. La nostra regione, nell’ambito dei bianchi, è conosciuta soprattutto per Prosecco e Pinot Grigio delle Venezie, ma la collina continua a fare vini importanti, come il Ribolla, che il mercato apprezza”.

 

Dalle Marche il presidente dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, Michele Bernetti, conferma che il grande lavoro svolto in questi anni sta premiando la denominazione Castelli di Jesi, che, pur avendo una superficie nel complesso limitata, ha acquisito valore. “Per la prima volta, inoltre, i bianchi strutturati hanno acquisito un pregio analogo a quello dei grandi rossi nella percezione del pubblico. Lavoriamo anche in questa direzione”.

 

Per quanto riguarda i rossi, Christian Marchesini, presidente del Consorzio Tutela Vini Valpolicella, sottolinea la forza della denominazione: “La Valpolicella rappresenta appena l’8% del Veneto, ma è trainante. Sebbene abbiamo chiuso il 2023 in netto calo rispetto all’anno precedente, in questi ultimi due anni è aumentato il valore medio della dop, premiando il lavoro dei produttori. Nel 2024 partiamo in difficoltà, ma siamo fiduciosi perché ci sono segnali di una leggera ripresa”.

 

“Con l’attuale campagna abbiamo toccato il punto più basso in volumi, dal dopoguerra, con 38 milioni di ettolitri – ribadisce Federico Castellucci, presidente della Federazione Vino di Confagricoltura – I rossi hanno perso l’8% di esportazione, pertanto gli investimenti sull’export si confermano una scelta irrinunciabile per stimolare la domanda, cercando di promuovere modelli di consumo anche innovativi”.

 

“Questi momenti di confronto organizzati da Confagricoltura si confermano di grande valore  – ha chiuso la componente di Giunta Giovanna Parmigiani – perché stimolano la riflessione e offrono spunti per delineare le strategie di valorizzazione del comparto e del settore primario in generale”.

 

 




Vinitaly, Rota (Fai Cisl): valorizzare e garantire lavoro dipendente per dare slancio al settore vitivinicolo. VIDEOINTERVISTA

“Il rapporto Empatia del Censis ci consegna sempre di più un consumo responsabile del vino e affiancato ad una crescita importante, qualitativa, di sostenibilità ambientale. Per dare investimenti estremamente qualificanti a questo settore e per qualificarlo nonostante sia in continuo cambiamento e e evoluzione, bisogna valorizzare e mettere al centro il ruolo del lavoro dipendente, sia nella sicurezza sui luoghi di lavoro, ma anche dal punto di vista contrattuale, per cui con contratti nazionali adeguati, con contratti provinciali che riconoscono il giusto salario e i lavoratori dipendenti. Dobbiamo rendere circolare e sostenibile per tutti questo settore che è un asset strategico per tutto il Paese”.

Così ad AGRICOLAE Onofrio Rota, segretario Fai Cisl, a margine del convegno “Il consumo di vino per generazioni. Analogie e differenze nei modelli di consumo per età”, organizzato dall’Osservatorio Enpaia-Censis a Vinitaly.




Vinitaly, Piazza: Enpaia contribuisce a rilanciare i campioni del Made in Italy dell’agroalimentare italiano. VIDEOINTERVISTA

“La nostra attenzione al settore, che per noi è quello di riferimento, è al massimo grado e perché riteniamo che con le nostre disponibilità al finanziamento possiamo certamente contribuire non solo al mondo vitivinicolo, ma anche ad altri comparti, per rilanciare i campioni del Made in Italy agroalimentare italiano e dare un futuro sicuramente anche alle attività di Enpaia. Oggi i dati sono molto confortanti per il vino perché notiamo un aumento del consumo significativo del vino da parte dei giovani”.

Così ad AGRICOLAE Giorgio Piazza, presidente Enpaia, a margine del convegno “Il consumo di vino per generazioni. Analogie e differenze nei modelli di consumo per età”, organizzato dall’Osservatorio Enpaia-Censis a Vinitaly.

“Una classe di età che è stata considerata è tra i 18 e i 34 anni, con un incremento del 5,7% che ci fa ben sperare. Ma soprattutto il dato significativo deriva dall’aspetto che i giovani, anche se vengono considerati poco attenti ai temi della qualità e della sostenibilità, sono molto attenti alle origini dei vini, alla loro qualità e non fanno di una condizione necessaria il prezzo, ma tengono molto di più alla vicenda della qualità, un dato molto positivo che è emerso dalla dallo studio del rapporto Censis”.




Vinitaly, Centinaio: vino italiano prodotto di alta qualità legato a territorio. Consumo moderato non fa male a salute.VIDEOINTERVISTA

“E ancora una volta il consumatore sta scegliendo il top. Noi abbiamo sempre detto che il prodotto italiano è un prodotto di qualità. Abbiamo sempre detto che il prodotto italiano è un prodotto che rappresenta i territori, che rappresenta quel made in Italy di cui siamo orgogliosi. Però lo dicevamo noi, allora la cosa sulla quale dobbiamo lavorare è il fatto che debbano cominciare a dirlo i consumatori e soprattutto i giovani consumatori. Il fatto che ci siano sempre più giovani che sono interessati al settore del vino e soprattutto al prodotto di qualità e al prodotto legato al territorio, penso che sia l’obiettivo al quale dobbiamo lavorare tutti.”

Così ad AGRICOLAE il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio, responsabile del dipartimento Agricoltura e Turismo della Lega.

“C’è una parte di comunità scientifica e soprattutto di opinione pubblica e magari anche un po’ di colleghi giornalisti che continuano a far passare il messaggio che il vino fa male ed è un prodotto che in alcuni casi fa venire il cancro o cose del genere. Non c’è una ricerca scientifica di altissimo livello, a livello internazionale, che lo confermi.

Di conseguenza il lavoro che tutti dobbiamo fare è far sì che passi il messaggio che il consumo moderato di questo prodotto non fa male alla salute.

É logico che se eccediamo fa male anche bere una bevanda gasata analcolica . L’importante è sempre rimanere nella moderazione e quindi il lavoro che dobbiamo fare deve andare in quella direzione anche con i giovani.“




Vino (Uiv): un milione di nuovi consumatori italiani interessati a dealcolati. Ma non si possono produrre

“In Italia il 36% dei consumatori è interessato a consumare bevande dealcolate; negli Stati Uniti, incubatore di tendenze specie tra i giovani, il mercato Nolo (no e low alcohol) vale già un miliardo di dollari. Ma l’Italia in questo caso gioca un ruolo residuale, perché – contrariamente a quanto già succede da due anni tra i colleghi nell’Ue – non è ancora possibile per le imprese elaborare il prodotto negli stabilimenti vitivinicoli e non sono state fornite indicazioni agli operatori sul regime fiscale. In estrema sintesi, il prodotto può circolare anche in Italia (come in tutta l’UE), ma i produttori italiani non possono produrlo”. Così oggi a Vinitaly il segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti, ha aperto i lavori della tavola rotonda Dealcolati & Co – Le nuove frontiere del vino, realizzata in collaborazione con Vinitaly.

Al tavolo, assieme alle testimonianze di 7 imprese (Argea, Doppio Passo, Hofstatter, Mionetto, Schenk, Varvaglione, Zonin) costrette a dealcolare all’estero, anche gli analisti di Swg e dell’Osservatorio del vino Uiv-Vinitaly, per fare il punto su un segmento ritenuto complementare – anche nel Belpaese – ai consumi di vino tradizionale. Lo testimonia l’indagine realizzata da Swg su un campione rappresentativo di italiani; “Questi prodotti – ha detto l’analista Swg, Riccardo Grassi – interessano prima di tutto un potenziale di 1 milione di non bevitori di alcolici, oltre a una platea di consumatori di vino o altre bevande (14 milioni) che li ritiene una alternativa di consumo in situazioni specifiche, come mettersi alla guida”. Una tipologia che potrebbe essere un nuovo alleato anche per il vigneto Italia: “Sentiamo sempre più spesso parlare di espianti finanziati – ha aggiunto Castelletti – ma le imprese, che negli ultimi anni hanno ristrutturato metà del proprio vigneto (310 mila ettari) con erogazioni pubbliche pari a 2,6 miliardi di euro, vogliono continuare a svolgere il proprio lavoro, magari riducendo le rese, puntando ancora di più sulla qualità e – perché no – potendo contare su un nuovo asset di mercato come quello dei Nolo che interesserebbe aree produttive più in difficoltà”. Secondo Swg, la quota di attenzione verso i vini dealcolati (21%) è più alta nelle fasce più giovani (28% da 18 a 34 anni), il target a maggior contrazione dei consumi di vino che nel 79% dei casi dichiara “importante” se non “molto importante” o “fondamentale” poter ridurre i problemi legati all’abuso di alcol mettendo a disposizione dei consumatori prodotti a zero o bassa gradazione.

Forte interesse anche da parte dei giovani di Uiv. Secondo il presidente di Agivi, Marzia Varvaglione: “La generazione Z sta dimostrando grande attenzione verso una tipologia in grado di rispondere a un pubblico sober curious sempre più numeroso, negli Stati Uniti e nel mondo. L’Italia deve essere in grado di capire prima di tutto sul piano culturale che un prodotto non sostituisce l’altro e insistere su una sperimentazione che può riservare risultati molto interessanti”.

Secondo il focus dell’Osservatorio Uiv, il calo dei consumi di vino tricolore negli Usa (-13% le importazioni a volume nel 2023) è dettato in primis dall’onda cosiddetta salutista delle giovani generazioni, oltre che dalla forte competizione di nuove bevande low alcohol e da una questione demografica che vede la popolazione di bianchi diminuire in favore di altre etnie, a partire dagli ispanici, culturalmente meno orientati ai consumi tradizionali di vino. “I vini low alcohol – ha detto il responsabile dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly, Carlo Flamini – negli ultimi anni sono stati protagonisti di una cavalcata che li ha portati a essere una scelta non più secondaria nell’evoluzione del gusto degli americani, e oggi valgono circa 1 miliardo di dollari. A ciò si aggiungeranno sempre più altre tipologie attente alla propria dieta per un target prevalentemente giovane: i vini low sugar, per esempio, hanno registrato crescite astronomiche nel giro di un quinquennio: da 10 milioni di dollari del 2019 ai 270 dell’anno appena chiuso”. I no alcohol sono ancora una nicchia (62 milioni di dollari val valore cresciuto di sette volte negli ultimi quattro anni), ma le vendite di vini senz’alcol provenienti dall’Italia hanno sovraperformato il mercato nel 2023, sia a volume (+33% contro +8%), sia a valore (+39% contro +24%). Il prezzo medio di un alcohol-free wine è leggermente superiore a quello di un vino tradizionale: 12.46 dollari al litro contro 11.96 nel 2023.

 

 

 

 

 




Vinitaly, Castelletti (Uiv): sul dealcolato dare opportunità ad imprese italiane. Dal Masaf posizione ideologica. VIDEOINTERVISTA

“La posizione di UIV è abbastanza semplice: dare l’opportunità alle imprese italiane di offrire prodotti, alcol o alcol anche nel nostro paese, senza dover ricorrere ad altri come la Francia, la Spagna o la o la Germania con ingenti costi di spostamento della merce e chiaramente costi di produzione notevoli”.

Così ad AGRICOLAE Paolo Castelletti, segretario generale UIV, a margine del convegno a VInitaly “Dealcolati & Co – Le nuove frontiere del vino”, una panoramica quali-quantitativa sui potenziali consumatori italiani e il focus sul mercato Usa dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly per mettere a fuoco le potenzialità di questo mercato.

“Quello che chiediamo alle istituzioni è poter fare questi prodotti anche in Italia, ci stiamo muovendo sul doppio fronte sia  con il Masaf che con il ministro Lollobrigida, proprio perché probabilmente l’approccio del ministero è molto ideologico. Serve molto pragmatismo in un momento così, con l’Agenzia delle dogane, proprio ieri, abbiamo fatto un forum, nel quale abbiamo chiesto una via, dal punto di vista amministrativo, più semplificata per questa tipologia di prodotti. Vogliamo un iter non troppo lungo, quello che farà il Ministero non lo sappiamo.

Uiv non ha una posizione contraria a priori sul tema espianti, vorremmo che fosse valutato un po’ alla francese, quindi verificare, laddove ci sono eventuali problematiche di eccesso di di vigneto, quindi non estendere un’apertura tout court, salvaguardando assolutamente le aree collinari e le aree pedemontane e soprattutto non incoraggiare l’stirpo con contributo a chi ha preso dei contributi per la ristrutturazione e la riconversione dei nostri vigneti.

Serve un riposizionamento dei nostri prodotti, capire i motivi per i quali ad esempio i vini rossi oggi hanno una difficoltà enorme sul mercato ed eventualmente riconvertire parte di quei territori, magari a bianchi che hanno più appeal sul mercato e non certo estirpare vigneti”.

Vino (Uiv): un milione di nuovi consumatori italiani interessati a dealcolati. Ma non si possono produrre