Inchieste28/04/2020 14:38

Covid19, Rice University il 18 dicembre: Bill Gates ci ha chiesto metodo tracciatura vaccinati. Ecco la tecno marchiatura sulla pelle. “Ma dati al sicuro”

yes
image_pdfimage_print

Fino a poco tempo fa il tatuaggio sulla pelle fluorescente si usava per entrare e uscire dalle discoteche. Ora lo si pensa - in versione tecnologica e simile a un codice a barre - per potersi proteggere dalle pandemie.

Se il mondo intero é al lavoro per il vaccino qualcuno sta lavorando - da tempo - anche per 'tracciare' e identificare coloro che sono vaccinati perché - come aveva spiegato poche settimane fa il magnate filantropo Bill Gates in un'intervista a Ted - solo chi è vaccinato potrà in futuro spostarsi da un Paese all'altro.

Ma l'idea di un metodo di identificazione della popolazione vaccinata è da tempo un'idea considerata vincente da Bill Gates per vivere in un pianeta sicuro da pandemie. Già il 18 dicembre 2019, ben prima della pandemia da Covid, si era messo a punto un modello di vaccinazione in grado di tatuare dei chip dentro la cute, grazie a Kevin McHugh - assistente professore di bioingegneria alla Rice University - e con l’aiuto del suo team ai tempi del Massachusetts Institute of Technology.

“I Microaghi da 1,5 millimetri che contengono il vaccino e punti quantici fluorescenti vengono applicati da un cerotto” spiega sul proprio sito la Rice University. “Gli aghi si dissolvono sotto la pelle, lasciando i punti quantici incapsulati al suo interno, così da poter essere letti per identificare il vaccino che è stato somministrato” informa l’università americana.

Una specie di marchiatura.

https://news.rice.edu/2019/12/18/quantum-dot-tattoos-hold-vaccination-record/

I microaghi, che dunque incorporano anche informazioni mediche fluorescenti, dissolvendosi sotto pelle in circa due minuti rilasciano una traccia simile ad un tatuaggio con codice a barre ma in questo caso, invece dell’inchiostro, troviamo punti quantici a base di rame incorporati in capsule biocompatibili.

Si va così a formare una cartella clinica invisibile ma che può venir letta e interpretata solo attraverso uno smartphone personalizzato.

Il progetto, apparso anche sulla copertina di Science Translational Medicine, si rivolge a 1,5 milioni di morti prevenibili derivanti da una mancanza di vaccinazioni, principalmente nei paesi in via di sviluppo.

L'idea di tracciare chi è vaccinato è della Bill e Melinda Gates Foundation, come scrive McHugh e come riporta la stessa Rice University:

La Bill and Melinda Gates Foundation è venuta da noi e ha detto: “Ehi, abbiamo un vero problema: sapere chi è vaccinato", ha affermato McHugh, che è stato reclutato alla Rice University con finanziamenti del Cancer Prevention and Research Institute del Texas.

Gates ha annunciato qualche giorno fa di essere pronto a pagare il vaccino per tutto il mondo.

“I genitori spesso non conoscono la storia delle vaccinazioni dei loro figli, quindi la nostra idea era di inserire questi dati all’interno della persona, così da poter poi scansionare l'area per vedere quali vaccini sono stati somministrati e somministrare solo quelli ancora necessari” dichiara il professore.

"Ci sono due aspetti in questa tecnologia” avverte McHugh. “In primo luogo non si somministrano vaccini non necessari, il che ha ricadute positive sui costi sanitari. Ma ancora meglio, con questo vaccino non lasciamo le persone sottoimmunizzate e a rischio di contrarre una malattia infettiva”.

McHugh spiega inoltre che il team ha lavorato con un bioeticista per assicurarsi che i dati dei pazienti rimangano protetti: "Ha detto che siamo su un solido terreno etico ed in più il cerotto trasmette unicamente le informazioni sul vaccino ricevuto. Non dice nient'altro sulla persona e i dati dovrebbero essere leggibili per soli cinque anni” conclude.

Per saperne di più:

CORONAVIRUS, GATES: ISOLAMENTO E TAMPONI FAI DA TE. POI TRACCIARE CON ID CHI E’ VACCINATO, GLI UNICI CHE POTRANNO SPOSTARSI

"Credo che sia un episodio senza precedenti, davvero sconcertante per tutti. Con il lockdown che ancora non si sa fino a quanto durerà con la preoccupazione per tutte le persone che ci sono care. Stiamo facendo grandi cose con la Fondazione, in videoconferenza, ma la situazione è spaventosa per tutti". Così Bill Gates, della Gates Foundation che sta finanziando il vaccino messo a punto dall'azienda Inovio che dopo il via libera della FdA è entrato nella fase della sperimentazione, in una lunga intervista a Ted in merito all'emergenza Coronavirus.

"Speravo che quanto accaduto con la Zika, l'Ebola, la Sars e il Mers ci avrebbe ricordato, soprattutto in un mondo in cui le persone si muovono così tanto, si rischia di avere un effetto devastante. E nel discorso che feci tempo spiegavo come non fossimo pronti per la prossima pandemia. In realtà ci sono progressi nella scienza che permettono, se si investono risorse, di contrastare le epidemie. Ma è stato fatto molto poco purtroppo".

Qualche cosa, spiega Gates, è stato fatto dalla Cepi, the Coalition for epidemic prepardness innovation fondata dalla Bill Gates Foundation e "ben venga il lavoro fatto dai governi ora per trovare il vaccino ma nell'ambito della diagnostica degli antibiotici e degli antivirali non è stato fatto nulla di quanto era stato fatto emergere nelle simulazioni. E ora abbiamo un virus respiratorio che è andato molto oltre rispetto a quanto avevo preventivato", continua ancora.

E Gates affonda: "é terribile dirlo, ma se il virus avesse un tasso di mortalità ancora più alto, come il vaiolo, potrebbe uccidere il 30 per cento delle persone. In realtà la maggior parte delle persone che si ammalano di Covid sono in grado di sopravvivere perché questo virus è molto più contagioso della Sars o della Mers ma non è mortale come loro. Eppure la lotta che ci troviamo a dover fare per combatterlo è davvero senza precedenti.

"Il problema, spiega ancora Gates, che i sintomi dati dal Covid 19 sono così lievi da permettere ai contagiati di svolgere le normali attività infettando altre persone. Rispetto al 1918 le persone si muovono molto di più rispetto ad ora. E tutto questo ci si ritorce contro".

Secondo Bill Gates  - che precisa che il campanello d'allarme era suonato il 23 gennaio - "è una super super priorità il poter fare i test a tutti. La buona notizia è che la Cina è riuscita a contenere l'epidemia attraverso azioni estreme relative alla chiusura. Ma questo avrebbe dovuto metterci in allarme".

"Andiamo ora avanti con i test, le terapie e i vaccini", prosegue ancora.

"Credo che la cosa più importante ora su cui discutere sia il fatto che ancora non siamo in grado di fare i test alle persone più bisognose. Questo vuol dire che abbiamo oepratori sanitari che non riescono a fare il tampone e quindi non sanno se devono entrare o uscire. Eppure abbiamo un sacco di test che vengono fatti a persone che non sono sintomatiche. Questo ha bisogno di un'organizzazione migliore che segua delle priorità".

La seconda questione - riferita agli Stati Uniti - "è che in alcune parti ci sono state misure molto drastiche, mentre in altre parti no. Sebbene sia molto difficile far capire alle persone l'importanza delle misure prese anche a danno dell'economia, prima si prendono e prima si torna alla normalità".

"Oggi è tutto piuttosto caotico, prosegue ancora. "Ci dovrà essere un sito web - e se il governo federale non lo farà si dovrà fare a livello locale - dove ogni persona potrà inserire la propria situazione e sintomi. E in base a questi dati saranno stabilite delle priorità ed eventualmente andare in centri attrezzati mobili dove poter fare il tampone fai da te e consegnarlo. Oppure dovrà essere inviato a casa e rispedito per avere il risultato". La Corea non ha dovuto chiudere tutto a lungo perché ha fatto un ottimo lavoro con i test organizzandosi per tempo.

Obiettivo è quello di arrivare al punto in cui soltanto una piccolissima parte della popolazione è infetta. In Cina era stata infettata solo lo 0,01 per cento della popolazione. Altrimenti il sistema sanitario andrà in sovraccarico.

"Diventa difficile dire, a fronte dei numerosi decessi, continuare a dire alle persone che è più importante l'economia e di continuare a fare le proprie attività. Non conosco nessun paese ricco che ha scelto di usare questo approccio", insiste.

"E' anche vero che in questo modo si arriverebbe, dopo un periodo di alcuni anni, a quelle che viene chiamata 'immunità di gregge'. Ma questa non ha senso fino a che non viene infettata più della metà della popolazione. E quindi il sistema sanitario andrebbe in sovraccarico e il tasso di mortalità sarebbe, invece dell'un per cento, del tre o del quattro per cento. Questo è molto irresponsabile. Quello di cui abbiamo bisogno è l'arresto estremo, in modo che in sei o dieci settimane, se le cose andranno bene, si potrà iniziare ad aprire nuovamente il paese.

Uno stato che deciderà di ignorare la malattia è destinato a diventare uno stato Paria.

Isolamento è la parola chiave".

"Non sappiamo quanto sia stagionale ma c'è una ragionevole possibilità che la forza dell'infezione si possa ridurre. Ma c'è a maggior ragione bisogno di fare i tamponi. Quando un'infezione esponenziale è sopra l'un per cento cresce rapidamente, quando è sotto l'un per cento si restringono invece velocemente. Come è accaduto in Cina".

"Quindi due i fondamentali da seguire: l'isolamento e i test".

E le cose sono più complicate nei paesi in via di sviluppo e poveri. Dove la gente vive a stretto contatto e nelle baraccopoli. "Saranno i paesi ricchi a sviluppare il vaccino e a minimizzare i danni in quei paesi".

Alla fine quello che dovremo avere sono i certificati di chi è una persona guarita, chi è vaccinato. A meno che non si voglia che le persone non si spostino più in giro per il mondo e non vadano più in paesi dove il virus non è sotto controllo.

Sono molto preoccupato che ci sarà un numero enormi di morti nei paesi più poveri perché i sistemi sanitari non sono in grado di far fronte all'emergenza. Questo vorrà dire che se il sistema sanitario andrà in sovraccarico i decessi non saranno più attribuibili solo al Covid".

I governi hanno fatto molto poco, secondo Gates a fronte di investimenti di decine di miliardi di euro si possono evitare danni economici al Paese - oltre che sanitari - di cifre dieci volte più grandi: "possiamo capire quali farmaci antivirali funzionano entro due o tre settimane e possiamo fare un vaccino, se saremo pronti, entro i sei mesi. Fra tre anni guarderemo indietro e fare in modo che quanto accaduto non si ripeta".

image_pdfimage_print