Dal terremoto al Covid, ogni occasione per la Cia è buona per fare un sito. 4 in 6 anni per oltre 1/2 milione euro. Ma i primi tre non esistono o non funzionano

La Cia guidata da Dino Scanavino, e da Claudia Merlino, punta, da anni, sulla caciotta on line. E i due ci riprovano, per la quarta volta, a fare una piattaforma con cui vendere il made in Italy sul web. Per una spesa complessiva negli anni di oltre mezzo milione di euro. Solo che poi la ‘caciotta’ non si trova, e neppure i siti.

A fronte del fatto che tutti i siti e-commerce Cia precedenti, nel giro di pochi mesi, sono finiti nel dimenticatoio o funzionano a stento, ci sarebbe maretta – da quanto apprende AGRICOLAE – all’interno della Confederazione italiana agricoltori negli ultimi mesi della presidenza di Dino Scanavino. Soprattutto dopo quest’ultimo sito costato 350mila euro e finanziato da JpMorgan.

Laspesaincampagna costò più di 100 mila euro: era gestito da un service in esterno.
Agricommy naufragò appena partito (sebbene ci sia ancora tanto materiale stampa presente, quello sì, sul web) dopo che il ministero delle Politiche agricole aveva inserito nella legge di Bilancio un credito d’imposta a favore degli investimenti in e commerce.
“I prodotti dell’Appenino” gestito da Ufoody di Modena, costò circa 150mila euro e fu realizzato grazie al contributo di JpMorgan.
“Dalcampoallatavola” ancora una volta è stato finanziato da JpMorgan (con 350mila euro) per replicare l’esperienza dei prodotti dell’Appennino su scala nazionale.
Il primo progetto – messo a punto ad appena un anno dalla nomina di Scanavino a presidente Cia, – era denominato www.laspesaincampagna.it e fu presentato nel 2015 all’Expo.
Il portale esiste ancora. Ma se si cerca del guanciale ad Amatrice, nel raggio di cento chilometri, il sito non trova nulla.
Se si cerca dell’olio d’oliva a Foggia, nel raggio di chilometri, il sito non trova nulla.
Se si cerca del Pecorino a Macomer, a Nuoro, il sito non trova nulla nel raggio di 50 chilometri.
Se si cerca del Prosciutto a Parma, nel raggio di 20 chilometri o finanche di 50 chilometri, il sito non trova nulla.
E ancora, se si cerca del Prosciutto a Udine, in provincia di San Daniele del Friuli, dove si produce il Prosciutto di San Daniele, il sito non trova nulla.
E se si cerca del Parmigiano in provincia di Bologna, nel raggio di 20 o addirittura 50 chilometri, il sito non trova nulla.
Se si cerca invece del Parmigiano in provincia di Modena, Reggio Emilia o Parma – nel raggio di 50 chilometri – il sito trova le stesse e uniche tre aziende in tutti e tre i casi.
E – strano ma vero – se si cerca del Grana Padano nel raggio di 50 chilometri da Mantova, nisba. Come nulla se si cerca del Grana Padano nel raggio di 50 chilometri a Ferrara.
E, nel caso in cui, nel raggio di chilometri, si riuscisse a trovare dell’olio d’oliva in Puglia, al momento dell’acquisto niente paura: non sarà possibile procedere.
il secondo progetto denominato Agricommy fu presentato a dicembre 2016, appena un anno dopo.
Di Agricommy si sono perse le tracce. Se si va a digitare il link all’epoca menzionato nelle note stampa della Cia, Amazon chiede se “abbiamo bisogno di aiuto” perché non trova nulla.
Il terzo progetto denominato “I prodotti dell’Appennino” fu invece presentato a settembre 2018 finanziato dalla J.P. Morgan per aiutare le piccole imprese colpite dal terremoto. Anche di questo su internet non vi è più traccia, al di là delle note stampa.
Seguendo un tutorial Cia del 2018, digitando la dicitura ‘i prodotti dell’Appennino’ su Amazon, si trovano in tutto 4 prodotti. Tre di questi fanno capo alla stessa azienda.
Qui di seguito il tutorial Cia:
https://www.youtube.com/watch?v=dBIgONoEQpk
Il quarto è “Dal campo alla tavola” ancora finanziato da J.P. Morgan in occasione della ripartenza dal Covid e presentato a luglio 2020.
Insomma, finora ogni occasione – da Expo, al terremoto fino al Covid – sembra essere stata buona per fare un sito da centinaia di migliaia di euro destinato poi però a sparire, poco dopo, nel gorgo del web o a non riconoscere il Made in Italy Dop e Igp negli stessi luoghi dove viene prodotta quella stessa denominazione.
Grande lavoro e opportunità per i programmatori che lavorano con i siti online. Ma forse non così tanto per i soci che pagano la quota Cia con il lavoro della loro terra.
Fra pochi mesi Dino Scanavino lascerà la presidenza della Cia, dato che la direzione ha detto chiaramente “Niet” a ogni possibile eventuale modifica dello statuto che potesse consentire il terzo mandato all’attuale presidente.
Se la Cia ricevette in eredità da Giuseppe Politi l’ideazione di Agrinsieme, che mise a sistema le tre organizzazioni agricole con il mondo della cooperazione agroalimentare, la Cia che lascerà Scanavino avrà in eredità un sito. Anzi quattro.
AGRICOLAE ha chiesto delucidazioni alla Cia, ma non ha ricevuto alcuna risposta.
L’inchiesta prosegue…
https://agricolae.eu/scanavino-presenta-a-garavaglia-le-commerce-jpmorgan-ma-il-supersito-da-350mila-euro-confonde-il-parmigiano-con-linsalata-e-il-pecorino-con-il-pesto/https://agricolae.eu/dal-terremoto-al-covid-ogni-occasione-per-la-cia-e-buona-per-fare-un-sito-4-in-6-anni-per-oltre-1-2-milione-euro-ma-i-primi-tre-non-esistono-o-non-funzionano/
Era già stato scritto:
28/08/2015 10:43

Expo, Cia: più valore ad agricoltura per mercato migliore. Al via Laspesaincampagna e-commerce

Dare più valore all’agricoltura per costruire un mercato agroalimentare migliore assicurando più reddito a chi coltiva e minori costi ai consumatori. Il “caso” dei prezzi agricoli peraltro è oggi al centro del dibattito poiché è da esso che si originano i fenomeni criminali legati al lavoro nero e al caporalato. Senza un’alleanza produttori-consumatori per la comprensione del valore agricolo difficilmente si potrà sconfiggere questa piaga. E proprio per questo in questi giorni la Cia rilancia la proposta dell’etichetta etica. Si tratta di un protocollo volontario attraverso il quale il produttore certifica che la coltivazione è stata fatta nel rispetto delle leggi, che le retribuzioni sono state corrisposte secondo contratto e che quel prodotto oltre ad essere di qualità, di origine certa e magari ottenuto da coltivazione biologica è anche “buono da pensare”, cioè eticamente corretto. La sostenibilità per Cia è certo quella ambientale, ma è anche quella sociale ed etica. Ma per informare il consumatore è necessario che sia dichiarato il prezzo all’origine in modo che si capisca che produrre sottocosto significa infrangere le leggi e comprare sottocosto significa accettare l’idea che si possa ricorrere al lavoro nero. “E’ un nostro primario obbiettivo -dichiara Dino Scanavino presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori- quello di operare per incrementare il reddito delle imprese agricole. La nostra idea di agricoltura sostenibile si coniuga attraverso la sostenibilità economica, ambientale ed etica. Ma per far questo è necessario che i prezzi all’origine dei prodotti siano remunerativi per chi coltiva nel rispetto delle regole. Noi come Cia -sostiene ancora Scanavino- non ci fermiamo però alla mera affermazione di principio, vogliamo proporre delle soluzioni che stanno nell’accorciamento e nel miglioramento delle filiere, nella valorizzazione del ruolo delle Organizzazioni interprofessionali e dunque degli accordi interprofessionali convinti come siamo che dare più valore all’agricoltura significa costruire un mercato migliore. Purtroppo in Italia su questo versante scontiamo una frammentazione che fa lievitare i costi e un ritardo rispetto all’Europa sugli accordi interprofessionali e sul miglioramento delle filiere che si traduce in minor reddito per chi coltiva e maggior costo per chi consuma. Dall’Expo che si occupa di nutrire il pianeta noi lanciamo la nostra proposta per assicurare un futuro dignitoso all’agricoltura”. Per questo la quarta giornata di Cia in Expo è incentrata su un tema d’importanza decisiva: “Strategie di successo per un’agricoltura che guarda ai mercati”. Il dibattito della giornata che si apre alle 10 e 30 all’Auditorium di palazzo Italia (Padiglione Italia) con una relazione introduttiva del vicepresidente di Cia Antonio Dosi proprio sui temi legati all’efficienza delle filiere e al ruolo dell’interprofessionalità. In sostanza si tratta di mettere a fuoco il fatto che le diseconomie della filiera dovute alla frammentazione ed agli eccessivi costi di transazione rappresentano il più importante fattore della perdita di competitività del sistema agroalimentare italiano. La frammentazione non è da imputare solo alla fase agricola ed alla ridotta maglia poderale delle aziende agricole, ma a tutte le fasi della filiera: dalle cooperative alle industrie alimentari, fino alle Centrali Italiane della Grande distribuzione. La mancata regolazione della filiera, inoltre, comporta una distribuzione del valore aggiunto particolarmente svantaggiosa per le imprese agricole, ma che ha effetti pesanti anche sul consumatore finale. In più in Italia non vi è -al contrario di quanto avviene nel resto d’Europa- attenzione al valore delle Organizzazioni Interprofessionali soprattutto a fronte del ruolo sempre più decisivo della grande distribuzione nel mercato agroalimentare. Per approfondire questi aspetti la Cia promuove dunque una tavola rotonda che si propone di mettere a confronto le diverse esperienze europee e di indicare una nuova strategia per l’Italia capace di ammortizzare le diseconomie del mercato. Alla tavola rotonda che ha per tema “Interprofessione: importante strumento di partnership nelle filiere agroalimentari. Cosa serve perché diventi reale soggetto di governo ed equilibrio dei mercati” partecipano -coordinati da Letizia Martirano direttrice di Agrapress, Bruno Buffaria della Commissione europea, Capo unità “Aspetti generali dei mercati agricoli”, Luca Bianchi -Capo Dipartimento delle politiche competitive, della qualità agroalimentare, ippiche e della pesca (tbc) del Mipaf – Pedro Baratro Triguero – Presidente OI OLIO spagnola “Interprofesional del aceite de oliva” -Bruno Dupont – Presidente OI ortofrutticoli freschi Francia Interfel – Thierry Roquefueil -Presidente OI latte Francia CNIEL- e Nazario Battelli – Presidente OI “Ortofrutta Italia”. Sarà Dino Scanavino -Presidente di Cia- a trarre le conclusioni e a formulare la proposta operativa che la Confederazione Italiana Agricoltori intende portare su tutti i tavoli per migliorare la redditività della produzione agricola in rapporto ai mercati.
Ma nel corso di questa giornata di Cia in Expo si guarderà anche ai nuovi mercati, ed in particolare alla vendita diretta da parte delle aziende. Con l’utilizzo anche delle nuove tecnologie. Debutta anche il nuovo strumento di e-commerce che “Spesa in campagna” ha messo a punto e che consente al consumatore, collegandosi al sito www.laspesaincampagna di ordinare direttamente dal campo alla tavola anche i “freschi e freschissimi”. Oggi pomeriggio ad Expo debutta infatti ”la spesa agricola 2.0”. Accade nel corso dell’assemblea aperta dell’associazione La Spesa in Campagna -la rete degli agricoltori di Cia che vendono direttamente- che sarà aperta dalla relazione di Matteo Antonelli, presidente dell’Associazione. Toccherà invece al direttore di Spesa in Campagna Tommaso Buffa illustrare il progetto innovativo di e-commerce legato al portale www.laspesaincampagna.it. Da questo nasce “la spesa agricola 2.0”. Nel corso dell’assemblea interverranno Davide Pati, Associazione “Libera” che illustrerà l’esperienza sull’e-commerce del portale dei prodotti di Libera Terra, l’avvocato Donato Nitti che farà una relazione sul “Contratto di rete per la vetrina del territorio” mentre Beatrice Tortora e Roberto Barbi esporranno due casi di successo: l’esperienza di Spesa in Campagna a Pescara e la Bottega di Spesa in Campagna a Siena. Ancora Dino Scanavino -presidente di Cia- che farà le conclusioni del dibattito nota “Spesa in Campagna è la dimostrazione di come si possa assicurare reddito agli agricoltori migliorando l’efficienza del mercato. La vendita diretta è per noi un’importante risorsa, l’aver saputo utilizzare la meglio gli strumenti della tecnologia sviluppando un importante settore di e-commerce dimostrerà come l’agricoltura quando coniuga sostenibilità, qualità e innovazione è in grado di produrre grande valore.

21/09/2018 11:51

Sisma, Cia: prodotti Appennino on line con Jp Morgan chase foundation

Sbarcano sul web “I Prodotti dell’Appennino”. Cia-Agricoltori Italiani, con il supporto di JPMorgan Chase Foundation, presenta a Terra Madre Salone del Gusto il progetto che promuove la vendita delle prelibatezze enogastronomiche delle aziende agricole del Centro Italia colpite dal sisma.

Da Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria direttamente sulle piattaforme Ufoody e Amazon (categoria Made in Italy – Gourmet), conserve, olio e vino, formaggi e salumi, golosità e pasta, frutto del lavoro agricolo nelle terre ferite dal terremoto nel 2016-2017. Una selezione di quasi 100 tipicità a marchio “I Prodotti dell’Appennino”, messe in vetrina e già in fase di vendita per più del 50% delle aziende aderenti, con acquisti, su Ufoody (73%), che arrivano soprattutto da Lombardia (18,67%), Piemonte e Emilia-Romagna (16%), ma anche dallo stesso cuore della penisola, Abruzzo e Marche (10,67%), che raccontano la storia di una rinascita, faticosa, ma più consapevole e determinata.

Dal 2015 al 2017 -come emerge da un’analisi dell’Ufficio Studi Cia su dati Istat- a risentire di più delle conseguenze del sisma è stata l’Umbria, il cui valore della produzione agricola è sceso del 15% con un fatturato che in tre anni è passato da quasi 845 milioni di euro a 715 milioni, perdendo il 14% del valore aggiunto agricolo. Segue la regione Marche con un -6% del valore della produzione agricola (1,1 miliardi di euro nel 2017 a fronte di 1,2 miliardi del 2015) e un -4% del valore aggiunto agricolo. Il terremoto ha inciso principalmente sulla zootecnica (carne ovicaprina -16% nel Lazio; carne bovina -6% nelle Marche) e nel comparto lattiero-caseario (latte ovicaprino -32% nel Lazio; -17% nelle Marche; 13% in Umbria). In Abruzzo è diminuita la produzione di olio (-12%), ma è andata meglio la vitivinicoltura (+30%), l’allevamento di carne suina (+23%) e la coltivazione delle patate (+23%). L’Umbria ha avuto il calo più consistente nella cerealicoltura (-46%), ma ha contato nel 2017 un incremento del 22% nella produzione di carne suina.

L’agricoltura del Centro Italia si è dunque tenuta in piedi, nonostante le enormi difficoltà, grazie soprattutto al grande lavoro degli agricoltori e alla solidarietà di tutti.Il progetto “I Prodotti dell’Appennino” si inserisce in questo scenario quale acceleratore economico per le aziende agricole, incentivando il rilancio delle attività imprenditoriali con la promozione e la vendita dei loro prodotti.

“A tre anni dal sisma, molto hanno fatto gli agricoltori con il consueto spirito di sacrificio che li contraddistingue. La produttività del Centro Italia ha però bisogno di un contributo più orientato a un salto di qualità, anche in grado di rigenerare l’appeal agrituristico dell’Appennino -ha commentato il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino-. L’iniziativa con JPMorgan Chase Foundation arriva a supportare e agevolare questo processo, puntando sulle eccellenze del territorio, riconosciute in tutta Italia per autenticità e genuinità”.

Francesco Cardinali, Senior Country Officer di J.P. Morgan in Italia ha aggiunto:“Dopo aver sostenuto le operazioni di immediato soccorso alla popolazione colpita dal sisma del 2016, oggi J.P.Morgan è orgogliosa di poter aiutare anche le imprese del settore agroalimentare del Centro Italia, motore fondamentale dell’economia locale. Siamo convinti che imprese agroalimentari più forti e capaci di cogliere le opportunità offerte dalle piattaforme di commercio online possano dare un impulso positivo all’occupazione e contribuire alla rivitalizzazione e alla crescita economica duratura e sosteniblie di queste comunità. Nel segno di un impegno centenario nei confronti del Paese e delle sue imprese, auguriamo ai beneficiari del progetto ogni successo nel portare le tipicità delle eccellenze italiane in mercati sempre più ampi

21/12/2016 13:18

Consumi, Cia: sbarca sul web Agricommy, e-commerce degli agricoltori

Con “Agricommy” arriva la spesa agricola 2.0: dal produttore al consumatore passando per il web. In vetrina, per la prima volta, le eccellenze degli agricoltori italiani che attraverso Amazon arriveranno nelle case dei consumatori in poche ore, con un semplice click.
Chi vorrà acquistare qualsiasi prodotto agricolo e agroalimentare, o confezioni di diversi prodotti, a “filiera corta web” non dovrà fare altro che collegarsi su http://amzn.to/2h85t52 dove troverà tutte le offerte del giorno. Acquisti sicuri online e una logistica capace di distribuire i prodotti in tempi record.
“La sfida che colgono Agricommy e Amazon -spiega la Cia- è infatti quella di arrivare a garantire un’altra modalità affidabile di distribuzione per una vasta platea di piccoli e medi imprenditori agricoli ma anche per far emergere le tante agricolture del nostro Paese inserendole dentro un marchio distintivo unico.
Ma oltre al valore tecnologico e a quello commerciale l’operazione, della “spesa agricola 2.0” ha anche un valore per così dire informativo. Consente al consumatore di conoscere origine dei prodotti, storia e valori del produttori, ma anche di riabituarsi ai “prodotti di stagione” e a riconoscere i vari marchi di qualità, dal biologico alla Dop”. Del resto Agricommy è una sorta di work in progress come si addice a internet perché accanto alla vendita on line dei prodotti verrà sviluppato anche una sorta di “personal shopper” che guiderà gli utenti internet a fare il miglior acquisto in campagna al momento giusto in rapporto alle proprie esigenze e ai propri desideri di consumo.
E’ il “vantaggio fiduciario” che offre agli agricoltori la vendita diretta che ora viene aumentato dalla possibilità di rivolgersi alla platea degli internauti.
Un pubblico in crescita esponenziale. Secondo le rilevazioni dell’Osservatorio sull’e-commerce del Politecnico di Milano gli italiani che fanno spesa on line di prodotti agroalimentari sono ormai più di 5 milioni con una crescita stimata di circa il 23% all’anno. Chi compra on line alimenti e prodotti agricoli ha una particolarità: ha una frequenza di acquisto più alta degli altri, per il 77% dei casi passa più tempo a documentarsi sul prodotto. Ma non è tutto. Perché gli agri-shopper on line sono le fasce di popolazione più attiva: hanno un titolo d’istruzione superiore (75%) e sono concentrati nella fascia di età 18-35 (65 di quelli che acquistano on line).
Attraverso Agricommy per le aziende agricole si aprono altre due opportunità: la prima è quella dell’export visto che sono in costante aumento le richieste di prodotti italiani attraverso l’e-commerce, la seconda quella multicanalità, una particolarità tutta italiana. Nell’ultimo anno infatti si è assistito ad un boom degli acquisti fatti attraverso smartphone ed Agricommy è concepito per girare su tutte le piattaforme.
Mettendo insieme la qualità garantita dagli agricoltori Cia -gli agricoltori custodi della biodiversità- con i vantaggi dell’innovazione tecnologica.