DPCM, PER GARANTIRE BENI ALIMENTARI SI DOVRA FARE LA FILA IN PREFETTURA. LATTINE E BOTTIGLIE ESCLUSE DA LISTA. GOVERNO AL LAVORO

Mentre Palazzo Chigi è al lavoro con imprese e sindacati per ‘correggere’ la lista ATECO, stanno arrivando a centinaia le richieste alla Prefettura da parte delle aziende interessate dal punto D dell’articolo uno del nuovo DPCM della presidenza del Consiglio. Ovvero quello che prevede la possibilità per le aziende di non interrompere la produzione previa autorizzazione della prefettura e indicazione della destinazione del materiale. Che deve servire a garantire i beni di prima necessità.

Tra coloro che devono inviare la richiesta in prefettura anche i produttori di bande di latta e bottiglie di vetro, con cui vengono distribuite e vendute circa il 90 per cento delle conserve alimentari, dai pomodori al tonno, ai fagioli al mais. E così via. Vale a dire quei beni di prima necessità che vengono presi d’assalto ai supermercati.

In sostanza, la filiera di beni alimentari di prima necessità dovrà fare la fila per poter garantire la produzione.

“Nessuno vuole fermare l’industria che sostiene il Paese che non può e non deve fermarsi, c’è stato tavolo che ha definito le attività essenziali ma poi le attività sono raddoppiate” ha detto la segretaria generale della Fiom, Francesca Re David che ad Agorà su Rai 3 ha sottolineato che “per quanto riguarda l’industria metalmeccanica c’è anche la produzione delle giostre”.

E ha precisato poi come “le richieste alla prefettura in questi giorni stanno arrivando a centinaia”.

Per adesso domani in Lombardia e Lazio c’è lo sciopero.

Era già stato scritto:

DPCM, MANCANO LATTINE E BOTTIGLIE PER BENI ALIMENTARI. TEMPI PIU LUNGHI E PIU BUROCRAZIA PER GARANTIRE SCAFFALI PIENI. ECCO IL TESTO. LA LISTA SI E’ FATTA, DA IERI, PIU CORTA. E PER PRODOTTI NECESSARI A PRODUZIONE ALIMENTARE CI VORRA OK PREFETTURA

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Un giorno di discussione intensa a Palazzo Chigi – dopo l’annuncio su facebook da parte del presidente del Consiglio Giuseppe Conte – per trovare la quadra sul testo del DPCM che restringe le misure per le linee produttive delle imprese italiane.

Oggetto di scontro la lista dei settori dalla comprovata necessità per il Paese, contenuti nella lista ATECO.

Agroalimentare e sanità – come insegnano tutte le guerre – sono i due asset a cui è impossibile rinunciare e il cui approvigionamento bisogna garantire nei tempi e nei modi.

Rispetto alla lista su cui stava lavorando Palazzo Chigi – pubblicata da AGRICOLAE nella serata di ieri – Speranza e Conte –  si apprende – avrebbero insistito per un ulteriore stretta, non troppo condivisa dal ministro dell’Economia Gualtieri. Sono stati così eliminati i codici ATECO relativi alle bottiglie in vetro e alle bande di alluminio per le lattine. Due settori dai quali dipendono il 90 per cento della produzione dei pelati in scatola ma anche tonno, fagioli, mais e tutti quei prodotti in scatola che costituiscono un bene necessario.

La soluzione trovata – al punto D dell’articolo uno – sarebbe quella di dare la possibilità alle aziende interessate di continuare la produzione previa comunicazione alla prefettura, indicandone la destinazione.

Una ‘quadra’ che sembra non essere proprio in linea con la necessità di garantire i beni di prima necessità sugli scaffali senza ritardi, lungaggini e aumenti di burocrazia. Soprattutto in un contesto che vede le aziende lavorare spesso a ranghi ridotti e le persone assaltare i supermercati.

Considerando anche che la psicosi da scaffale vuoto è sempre dietro l’angolo.