ECOMONDO, CONFAGRICOLTURA: DA FORESTE E DAI CAMPI BIOMATERIALI PER L’ARCHITETTURA, SENZA PRODURRE RIFIUTI

Dalla natura all’architettura senza produrre rifiuti, ponendo l’uomo al centro di un processo industriale il più possibile sostenibile. E’ questo il principio intorno al quale ruota la bioarchitettura, a cui è dedicato il convegno organizzato oggi a Rimini, da Confagricoltura insieme a Università della Tuscia, Ecomondo, “Agricoltura e foreste per la bioarchitettura”.

“Una risposta concreta – ha detto il presidente della Federazione nazionale risorse boschive e colture legnose di Confagricoltura Giulio Rocca – all’esigenza di progettare spazi abitativi che siano in grado di rispondere alla sfida del cambiamento climatico e della decarbonizzazione, attraverso l’adozione di soluzioni costruttive sempre più efficienti in termini energetici, assicurando nello stesso tempo una maggiore attenzione alla salute delle persone e dell’ambiente. In tale ambito l’agricoltura e la silvicoltura giocano un ruolo importante per la produzione di biomateriali per l’architettura, l’efficientamento energetico, la progettazione degli spazi urbani. Il tutto in un’ottica di economia circolare che parte dai boschi e dalle aree coltivate per arrivare negli edifici, per poi essere reinseriti nel ciclo naturale a fine vita, concorrendo così alla riduzione del carico di rifiuti”.

Ad ogni produzione agricola primaria è associato un notevole quantitativo di residuo di lavorazione, per lo più inutilizzato o scarsamente valorizzato. L’enorme potenzialità di tutto quello che “resta sul campo” può realmente essere messa a sistema, sviluppando soluzioni concrete e attuabili nell’ottica di far diventare i sottoprodotti dell’agricoltura una risorsa e un giacimento di energia pulita a favore delle comunità, in termini socio-economici e di sviluppo sostenibile.

Un esempio è il reimpiego degli scarti del riso, un processo produttivo portato avanti da RiceHouse, società nata a Biella nel 2016.

“Tutti gli scarti della coltivazione, come la paglia e l’argilla, e della lavorazione del risone, come la lolla, l’acqua di cottura e le ceneri, vengono recuperati ed utilizzati per la produzione di materiali edili: intonaci, massetti, isolanti, pannelli, finiture – ha spiegato l’architetto Tiziana Monterisi -. Materiali naturali al 100% che hanno numerosi vantaggi legati essenzialmente all’elevato isolamento termico, alle eccellenti prestazioni acustiche, alla efficace traspirabilità e all’ottima capacità di regolamentazione dell’umidità interna. Materiali sani, durevoli, estremamente ecologici in grado di ridurre e sequestrare notevoli quantitativi di CO2 dall’ambiente nell’intero ciclo di vita, e del tutto riciclabili attraverso il compostaggio”.

Un materiale per la bioedilizia, che più di altri, sta suscitando interesse è la fibra prodotta dalla coltivazione di canapa sativa. Ricavata dallo stelo della pianta opportunamente lavorato, viene abbinata ad un materiale antico da sempre utilizzato nelle costruzioni: la calce. Un esempio di questo impiego arriva da Teramo, dove nel 2012 è nata Edilcanapa, che offre un’ampia gamma di prodotti destinati alla bioedilizia: intonaci, blocchi, stucchi e massetti naturali al 100%, termoisolanti, deumidificanti, fonoassorbenti, permeabili al vapore acqueo, ma al contempo resistenti al gelo, al fuoco, ad insetti e roditori. “Il risultato – ha detto la titolare Mariaelena Alessandrini – è un’abitazione confortevole in ogni periodo dell’anno ed in qualunque momento della giornata, perché questi materiali riescono a mantenere una temperatura costante, grazie all’equilibrio dell’interscambio termico tra interno ed esterno e a ridurre i consumi energetici, contenendo le aree di utilizzo degli impianti termici”.

Può avere interessanti utilizzi nella bioarchitettura anche il sughero. Dino Finizio di Biosughero ha ricordato come, con esso, si possano realizzare “isolanti termoacustici prestanti e naturali, rivestimenti traspiranti, pavimenti caldi e silenziosi, per una casa più salubre, più confortevole e meno energivora