FAUNA SELVATICA, E’ EMERGENZA. BELLANOVA: STIAMO LAVORANDO. GALLINELLA: MINISTRI CI DIANO UNA MANO. PIEMONTE: PIANO TAVOLO NAZIONALE. LOMBARDIA: GOVERNO RICONOSCA SELECONTROLLORI. VENETO CHEDE DA TEMPO INTERVENTI. I NUMERI DELLA CIA

Ancora una volta si parla dell’emergenza cinghiali. Una questione che è all’ordine del giorno – per chi lavora la terra – ormai da anni. In occasione della mobilitazione organizzata dalla Coldiretti a piazza Montecitorio a Roma, il ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova ha spiegato che i coltivatori saranno risarciti, ma non ci fermiamo qui. “Ho scritto al ministro dell’Ambiente Sergio Costa due giorni fa e mi ha già risposto, si continua a lavorare per passare per la modifica della legge 157/92”, spiega il ministro dal palco definendo la questione “un tema fondamentale sul quale noi dobbiamo lavorare”. “Abbiamo sbloccato il 24 ottobre il decreto per il riconoscimento dei benefici per i danni subiti, e lo abbiamo fatto acquisendo finalmente tutti i pareri, compreso quello della Conferenza Stato-Regioni”. spiega ancora. “Adesso dobbiamo continuare a lavorare per cercare di dare una soluzione piu strutturale a questo problema”. “Dobbiamo farci fino in fondo carico di quello che sta ricadendo sul settore agricolo”, conclude auspicando di lavorare in spirito unitario con Regioni e agricoltura per dare passo passo soluzione a tante criticità che ci sono”.

Secondo la Coldiretti oltre otto italiani su 10 (81%) pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero. E’ quanto emerge dal primo Dossier Coldiretti/Ixe’ sull’emergenza animali selvatici in Italia, presentato in occasione del blitz in Piazza Montecitorio migliaia di agricoltori, allevatori, pastori insieme al presidente della Coldiretti Ettore Prandini oltre a cittadini e rappresentanti delle istituzioni e dell’ambientalismo. Un allarme condiviso dall’Autorità per la sicurezza alimentare Europea (Efsa) che ha appena lanciato un appello urgente agli Stati dell’Unione Europea chiedendo misure straordinarie per evitare l’accesso dei cinghiali al cibo e realizzare una riduzione del numero di capi per limitare il rischio di diffusione di malattie come la peste suina africana. Un allarme reale anche in Italia dove i cinghiali sempre più spesso razzolano tra i rifiuti delle città.La fauna selvatica rappresenta in generale – spiega l’indagine Coldiretti-Ixé – un problema per la stragrande maggioranza dei cittadini (90%). Nel mirino finisce soprattutto la presenza eccessiva di cinghiali, che il 69% degli italiani ritiene che siano troppo numerosi mentre c’è addirittura un 58% che li considera una vera e propria minaccia per la popolazione, oltre che un serio problema per le coltivazioni e per l’equilibrio ambientale come pensa il 75% degli intervistati che si sono formati un’opinione.

FAUNA SELVATICA, GALLINELLA (M5S): TEMA NOTO DA ANNI MA SOLUZIONE ANCORA NON C’È: I MINISTRI CI DIANO UNA MANO

È già dalla scorsa legislatura che si parla di questo tema. Da Presidente di Commissione sono stato il primo a portare nel dibattito pubblico tale questione, ma l’unico risultato – oltre a quello di mandare in stallo l’esame di un provvedimento che inserisce una piccola modifica alla 157/92 – sono stati attacchi alla mia persona sia da destra che da sinistra, e non mi riferisco certo ai partiti.

Mi appello quindi, in primo luogo, ai ministri Costa e Bellanova, su cui ricadono le competenze politiche della materia, ma allo stesso tempo mi appello alle #Regioni, in capo alle quali si trova la gestione e il controllo della fauna selvatica, affinché non si nascondano ma mettano sul piatto le loro risorse, economiche e non. Il problema esiste e va risolto, per il bene dell’agricoltura. Dal nostro canto, come Parlamento, rimetteremo all’ordine del giorno la discussione sul tema attraverso l’esame in Commissione di atti di indirizzo che ci permettano di approfondire la questione e trovare, ove possibile, soluzioni alternative o ancora meglio preventive dei danni da fauna selvatica sull’agricoltura. Certo è che se la “fauna è patrimonio dello Stato” deve essere lo Stato a gestire e risolvere la questione”. Lo scrive su Facebook il portavoce del MoVimento 5 Stelle alla Camera Filippo Gallinella, presidente della commissione Agricoltura.

FAUNA SELVATICA: LA REGIONE PIEMONTE PROPONE UN TAVOLO NAZIONALE

“La Regione Piemonte è a fianco degli agricoltori, allevatori e pastori piemontesi che sono oggi in piazza Montecitorio a Roma, su iniziativa della Coldiretti, per denunciare il problema dell’invasione dei cinghiali e della fauna selvatica, causa di distruzione dei raccolti agricoli, attacco agli animali al pascolo e incidenti stradali in campagna e nei centri abitati. Un’emergenza nella nostra regione e a livello nazionale”.

Lo dichiarano il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, insieme al vicepresidente e assessore alle Foreste, Fabio Carosso e all’assessore all’Agricoltura, Marco Protopapa.

“Dopo l’insediamento della nostra Giunta – spiegano – abbiamo da subito affrontato seriamente il problema del contenimento degli ungulati, con una delibera che prevede, per situazioni straordinarie, lo snellimento delle procedure riguardanti le tecniche e i mezzi per il controllo dei cinghiali, con l’ausilio dei cani limieri.

Abbiamo poi promosso degli  incontri con i Prefetti delle province piemontesi, che sono le massime autorità in materia di sicurezza e ordine pubblico, per valutare l’entità del fenomeno ungulati ed allo stesso tempo individuare procedure operative in stato di emergenza”.

A seguito delle riunioni con i rappresentati delle amministrazioni provinciali, sono state proposte una serie di interventi per rendere più efficace la caccia di selezione, mentre si sta anche concretizzando un tavolo di lavoro tecnico composto dalle Province e dai tecnici degli Ambiti territoriali di caccia e Comprensori alpini. Sul fronte invece della cosiddetta caccia programmata, si sta valutando l’adozione di specifici protocolli di attivazione in aree critiche.
Con le Prefetture e le Province, si è inoltre deciso di procedere ad un monitoraggio per l’esatta localizzazione dei sinistri stradali da fauna selvatica, che prevede anche il coinvolgimento delle forze dell’ordine, per verificare il numero di incidenti con relativa mappatura.
A breve verrà convocato anche un incontro da parte del prefetto di Torino con l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, per armonizzare le procedure autorizzative in questa specifica situazione d’emergenza.

Infine è in corso di presentazione alla Commissione politiche agricole della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, la proposta di modifica dell’articolo 19 della Legge 157/92 per consentire l’ampliamento dei soggetti autorizzati alle azioni di controllo, che andrebbero così a supportare il personale faunistico venatorio già attivo sul territorio.

“Insomma – concludono il presidente Cirio e gli assessori Carosso e Protopapa – il problema è molto sentito in Piemonte, dove abbiamo intrapreso tutto quanto consentito dalle leggi nazionali. La realtà è che servono dei cambiamenti di normativa a livello centrale. In questo senso, come Regione, siamo disponibili a farci promotori di un tavolo nazionale da convocare urgentemente, dove, nel rispetto di tutti, si trovino le soluzioni più efficaci per il contenimento della fauna selvatica”.

FAUNA SELVATICA, ROLFI: GRAZIE A REGIONE 4.252 ABBATTIMENTI DI CINGHIALE. GOVERNO RICONOSCA SELECONTROLLORI

Nel 2019 in Lombardia sono stati abbattuti 4.252 cinghiali grazie alle azioni programmate dalla Regione: 952 tramite i piani di controllo, 2.380 tramite la caccia di selezione e 920 attraverso la caccia collettiva. Nel 2018 gli abbattimenti totali nella nostra regione erano stati circa 2.000.
Sono i numeri resi noti dall’assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi della Regione Lombardia Fabio
Rolfi, intervenuto questa mattina, a Roma, durante la manifestazione organizzata da Coldiretti in piazza Montecitorio, sul tema della fauna selvatica.

PROLIFERAZIONE INCONTROLLATA UNA SCIAGURA – “Il proliferare incontrollato di cinghiali, caprioli, cervi, nutrie, lepri, daini e di tutta la fauna selvatica – ha sottolineato l’assessore lombardo – e’ una sciagura per l’agricoltura lombarda e per la sicurezza delle persone”.

I NUMERI DEL 2018 – “Nel 2018 – ha ricordato Rolfi – sono stati 803 gli incidenti stradali causati da questi animali nella nostra regione. Abbiamo dovuto rimborsare gli agricoltori per 1,2 milioni di euro a causa dei danni da fauna selvatica”. “La Regione – ha aggiunto – e’ intervenuta in maniera massiccia con piani di controllo provinciale e con la caccia di selezione.
Abbiamo raddoppiato gli abbattimenti rispetto al 2018”.

GOVERNO AGISCA IN MODO CHIARO – “Il Governo ora deve agire in modo concreto, non ideologico” ha dichiarato Fabio Rolfi, che si e’ detto contrario all’istituzione della figura degli ausiliari per il controllo faunistico.

RISULTATI POSSIBILI GRAZIE AI CACCIATORI – “Questi risultati sono stati ottenuti grazie ai cacciatori – ha rimarcato l’assessore Rolfi -, sfruttando ogni possibilita’ che legge consente e usufruendo dell’impegno volontario di chi esercita l’attivita’ venatoria”. “Ora e’ tempo – ha auspicato – che il Governo semplifichi le procedure e riconosca la figura dei selecontrollori, ossia dei cacciatori gia’ formati che possono attuare i piani di controllo in maniera volontaria”.
“La politica – ha concluso l’assessore Rolfi – deve abbandonare ogni ideologia sull’utilizzo della caccia che e’ una attivita’ di presidio dell’ambiente, per mantenere l’equilibrio dell’ecosistema”.

DATI ABBATTIMENTI CINGHIALI NEL 2019

Dati suddivisi per provincia con numeri di capi abbattuti con piani di controllo, caccia di selezione e caccia collettiva e totale per ogni territorio provinciale.

A Bergamo       240 capi abbattuti con piani di controllo, 21 con la caccia di selezione e 221 con quella collettiva per un totale di 482.

Brescia ha registrato 160 abbattimenti con la caccia di selezione e 233 con quella collettiva, per un totale di 393.
A Como 140 sono stati i capi abbattuti con i piani di controllo, 1.355 con la caccia di selezione e 8 con quella collettiva per un totale di 1503.

Varese ha segnato 24 abbattimenti con i piani di controllo, 362 con la caccia di selezione e 55 con quella di controllo con una riduzione della popolazione dei cinghiali di 441 unita’.

A Cremona       sono stati 75 gli abbattimenti con piani di controllo mentre la caccia di selezione e di controllo non sono consentite. Gli abbattimenti totali sono quindi 75.

Lecco ha segnato 10 abbattimenti coi piani di controllo, 207 con la caccia collettiva mentre quella collettiva sara’ attuabile dal 15 dicembre. Il totale degli abbattimenti e’, quindi, di 217.

A Milano 10 sono stati gli abbattimenti nel Comune di San Colombano al Lambro, la caccia di selezione e’ in fase di avvio e non esiste quella collettiva. Abbattuti, quindi, 10 capi.

Lodi ha registrato 3 abbattimenti coi piani di controllo, la caccia di selezione e’ in fase di avvio mentre quella collettiva non e’ consentita. Sono 3, quindi, i cinghiali abbattuti.

A Pavia i piani di controllo hanno portato all’abbattimento di 121 capi, la caccia collettiva di altri 275 e la caccia
collettiva di ulteriori 403 per un totale di 799.

Sondrio ha abbattuto 329 capi con i piani di controllo. Numero che equivale al totale non essendo consentite ne’ la caccia di selezione ne’ quella collettiva.
Il totale della Lombardia e’, quindi, di 952 capi abbattuti coi piani di controllo, 2.380 con la caccia di selezione e 920 con quella collettiva. Per un totale generale di 4.252 abbattimenti.

DATI SINISTRI STRADALI CAUSATI DA FAUNA NEL 2018

Bergamo 68
Brescia 54
Como 67
Cremona 35
Lecco 13
Lodi 6
Milano 16
Mantova 46
Pavia 160
Sondrio 131
Varese 206

Totale Lombardia 803

INDENNIZZI CONCESSI DA REGIONE PER DANNI DA FAUNA NEL 2018

Bergamo 142.625,51 euro
Brescia 85.731,42 euro
Como 73.687,33 euro
Cremona 220.444,61 euro
Lecco 75.814,55 euro
Lodi 2.941,00 euro
Mantova 267.709,51 euro
Milano 82.882,00 euro
Monza Brianza 19.669,16 euro
Pavia 132.915,00 euro
Varese 83.648,54 euro

Totale Lombardia 1.188.000 euro.

Era già stato scritto:

FAUNA SELVATICA, ASSESSORE AGRICOLTURA LOMBARDIA SCRIVE AI PARLAMENTARI LOMBARDI: URGENTE CAMBIARE SUBITO NORME NAZIONALI

Sull’argomento aveva più volte sollecitato interventi l’assessore all’Agricoltura della regione Veneto:

FAUNA SELVATICA PAN IN COMMISSIONE POLITICHE AGRICOLE SOLLECITA RIFORMA LEGGE NAZIONALE

L’assessore regionale all’Agricoltura Giuseppe Pan, a nome della Regione Veneto,  ha presentato alla Commissione politiche agricole della Conferenza delle Regioni la richiesta di modificare la legge nazionale 157 che dal 1992 regola la fauna selvatica. “I danni causati alle attività agricole, ma anche alla pubblica incolumità, da specie nocive come cinghiali, ungulati, cormorani sono purtroppo esperienza ormai comune, non solo in Veneto ma  anche in molte altre regioni –ha premesso Pan –   Appare pertanto sempre più urgente modificare la legge nazionale che regola la fauna selvatica e passare dal concetto di protezione assoluta ad un approccio dinamico di gestione controllata. Non si tratta di dare il via libera alla caccia tout- court, ma di dare il via, con l’ausilio dell’Ispra e del ministero, a piani di gestione controllata delle specie più nocive, lupi compresi”.

Sullo sfondo – nella richiesta della Regione Veneto di modificare la legge 157 varata 27 ani fa – ci sono le difficoltà del processo di regionalizzazione del personale provinciale dedicato alle attività di controllo e vigilanza in materia di caccia e pesca eil progressivo depotenziamento, innescato dalla riforma del Rio, dell’attività gestionale svolta dai corpi di polizia provinciale. Situazione che sta causando anche conflitti di attribuzione di competenze davanti alla Corte Costituzionale con ricadute negative sulla capacità di controllo della fauna selvatica, in particolare cinghiali, ma anche nutrie, volpi e corvidi.

“Da parte dei colleghi delle altre Regioni – aggiunge Pan – ho trovato attenzione e disponibilità. Come promesso alle nostre categorie economiche, ho voluto coinvolgere le altre Regioni al massimo livello, per far sentire la nostra voce il più possibile in maniera unitaria e porre al governo di fronte alla necessità di affrontare il problema delle proliferazioni fuori controllo di animali nocivi per l’ambiente e le attività dell’uomo”.

La proposta di modifica legislativa della legge 157/1992,  elaborata dalla Regione Veneto in sintonia con le associazioni di categoria del mondo agricolo, ultima in ordine di tempo la Cia,  punta a  sostituire il concetto di “protezione” con quello di gestione, a superare la frammentazione tra diversi ministeri in materia faunistico-venatoria e a distinguere le attività di gestione della fauna selvatica da quelle dell’attività venatoria. La proposta punta inoltre al risarcimento integrale dei danni diretti e indiretti causati da grandi predatori, ungulati e rapaci e l’istituzione di una filiera delle attività di controllo della selvaggina, dai centri di raccolta dei capi uccisi a quelli di lavorazione delle carni e possibile commercializzazione.

Ormai anche i dati numerici mostrano l’evidenza e la gravità del problema dell’aumento incontrollato di fauna selvatica nel nostro Paese: per fare un esempio, sono più che raddoppiati negli ultimi anni, salendo a ben due milioni di esemplari, i cinghiali in Italia. La stima è stata evidenziata da Coldiretti, che nella mattinata di oggi, giovedì 7 novembre 2019, ha radunato in piazza a Roma, davanti a Montecitorio, numerosi agricoltori e allevatori, oltre a più di 400 Sindaci in rappresentanza dei Comuni italiani nei quali l’emergenza cinghiali e invadenza di animali selvatici è divenuta un vero e proprio problema sociale, che interessa tutti i cittadini, non solo chi lavora nei campi.

Alla manifestazione ha aderito anche A.I.A. ed il Sistema allevatoriale, con una delegazione guidata dal presidente dell’Associazione Italiana Allevatori, Roberto Nocentini, dal direttore generale Roberto Maddé e da numerosi Presidenti e dirigenti delle associate territoriali e di razza.

Sul palco del “sit in “ pacifico, con il presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini, il segretario generale Vincenzo Gesmundo ed i membri di Giunta, si sono alternati numerosi esponenti politici e di Governo, oltre ad Amministratori locali e rappresentanti delle associazioni di cittadini e consumatori che hanno aderito all’iniziativa.

“I problemi causati dal proliferare incontrollato di cinghiali ed altri animali selvatici – afferma il presidente A.I.A. Roberto Nocentini – che stiamo denunciando da molto tempo, sono ormai troppo evidenti e oltre che noi allevatori coinvolgono la cittadinanza, visti anche gli incidenti con feriti e vittime umane, tredici solo quest’anno, tra gli automobilisti non solo delle strade rurali. Siamo qui per testimoniare assieme a Coldiretti che è ora di avere risposte chiare e definitive da parte della politica e delle Amministrazioni coinvolte”.

“La questione cinghiali e danni da parte di diverse specie di fauna selvatica – aggiunge il direttore generale A.I.A. Roberto Maddé – è complessa ed articolata. Ci sono aspetti legati a modifiche o corretta applicazione di normative ormai datate e forse non più adeguate alla reale situazione attuale nel nostro Paese; mi riferisco alla legge 157 del 1992, che regola la gestione della fauna selvatica, ma la materia ormai non può esser lasciata ad una programmazione improvvisata o solo al buon senso. Gli allevatori concordano sul fatto che la situazione non sia più sostenibile e non è un problema esclusivamente di risarcimenti di danni: per continuare a far impresa zootecnica c’è bisogno di lavorare con serenità e in maniera il più possibile omogenea su tutto il territorio nazionale, non possono esserci aree da considerare marginali o penalizzate”.

CINGHIALI, CONFAGRICOLTURA: FRONTEGGIARE L’EMERGENZA, ASSICURARE SALUTE, SICUREZZA E BIODIVERSITA’

Una crescita fuori controllo dei cinghiali per oltre il 400% in trent’anni: è questo il risultato della non gestione delle popolazioni faunistiche. La sovrappopolazione degli ungulati continua ad essere un problema enorme per gli agricoltori, per la fauna minore, per il territorio, per l’ambiente, per la sicurezza anche dei cittadini. Lo sottolinea Confagricoltura che sollecita interventi risolutivi.

Tanti i titoli di giornali quando ci sono gli incidenti mortali, quando gli agricoltori protestano per i danni subiti, quando la biodiversità, la salute, la sicurezza sono in pericolo – osserva Confagricoltura – poi, nessuna azione concreta. “Una cosa è certa: il problema esiste e va affrontato e risolto. Chi dovrebbe agire, oltre ad essere inerte, si nasconde colpevolmente”.

Abbiamo una normativa superata – evidenzia Confagricoltura – che affida la gestione della selvaggina al mondo venatorio, che ha ormai messo in evidenza tutti i suoi limiti. Estraniare gli agricoltori, che ospitano la selvaggina sui loro territori, dalla sua gestione, si è rivelato un errore grandissimo.

Le tante inerzie derivanti da una legislazione che demanda alle Regioni, spesso inattive, il compito di governare la materia e di intervenire e correggere le storture, hanno prodotto una situazione inaccettabile, denunciata anche dal Tribunale di Palermo che – a seguito di aggressioni di cinghiali a cittadini – ha sottolineato la responsabilità delle amministrazioni pubbliche nel caso non siano stati adottati piani mirati di contenimento.

Confagricoltura esorta ad uscire dalla sterile fase della contrapposizione tra mondo venatorio e mondo ambientalista, acquisendo tutti la consapevolezza che il problema della gestione della fauna va affrontato anche con misure che prevedano il riequilibrio delle presenze faunistiche sul territorio.

L’Organizzazione degli agricoltori chiede il monitoraggio obbligatorio su scala regionale e nazionale delle popolazioni di ungulati e l’avvio di azioni straordinarie di prelievo, superando tutte quelle previsioni normative che limitano gli interventi. Siamo di fronte a una vera e propria emergenza che richiede la collaborazione di tutti gli attori, agricoltori, cacciatori, selettori, e se serve anche delle forze dell’ordine e dell’esercito per dare una risposta immediata.

Occorre infine prevedere – conclude Confagricoltura – adeguati indennizzi per i danni diretti e indiretti che subiscono le aziende agricole e snellire le procedure per valutazione dei danni e del conseguente tempestivo ristoro.

La Cia aveva affrontato da tempo il problema:

FAUNA SELVATICA, ECCO LE PROPOSTE DI RIFORMA DELLA CIA E I NUMERI DEL PROBLEMA

Una riforma radicale della legge sulla fauna selvatica per affrontare concretamente un problema ormai fuori controllo, tra danni milionari ad agricoltura e ambiente, rischio malattie, incidenti stradali sempre più frequenti e minacce alla sicurezza dei cittadini anche nelle aree urbane. L’ha chiesta oggi Cia-Agricoltori Italiani, presentando a Camera e Senato una proposta di modifica della legge 157/92 che regola la materia.

Sette punti chiave per invertire la rotta sulla questione degli animali selvatici (ungulati, storni, nutrie), diventata insostenibile in tutto il territorio nazionale, aggiornando una legislazione obsoleta e totalmente carente sia sul piano economico che su quello ambientale.

1. Sostituire il concetto di “protezione” con quello di “gestione” – Secondo Cia, la finalità di fondo, indicata già nel titolo della legge, deve essere modificata passando dal principio di protezione a quello di gestione della fauna selvatica. Se la legge del 1992 si focalizzava sulla conservazione della fauna, in quegli anni a rischio di estinzione per molte specie caratteristiche dei nostri territori, oggi la situazione si è ribaltata, con alcune specie in sovrannumero o addirittura infestanti. L’esempio più lampante riguarda i cinghiali, responsabili dell’80% dei danni all’agricoltura: si è passati da una popolazione di 50 mila capi in Italia nel 1980, ai 900 mila nel 2010 fino ad arrivare a quasi 2 milioni nel 2019. E’ del tutto evidente, quindi, che bisogna tornare a carichi sostenibili delle specie animali, in equilibrio tra loro e compatibili con le caratteristiche ambientali, ma anche produttive e turistiche, dei diversi territori.

2. Ricostituire il Comitato tecnico faunistico venatorio, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri – L’attuale legge divide le competenze in diversi ministeri; occorre riportare alcune competenze di fondo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri e, di fatto, ricostituire il Comitato tecnico faunistico e venatorio, partecipato dal Mipaaft e dal Ministero dell’Ambiente, dalle Regioni, dalle organizzazioni interessate e da istituzioni scientifiche come l’Ispra.

3. Distinguere le attività di gestione della fauna selvatica da quelle dell’attività venatoria – E’ necessario intervenire radicalmente nella governance dei territori, garantendo l’effettiva partecipazione del mondo agricolo a tutela delle proprie attività. Le procedure di programmazione faunistica e delle attività venatorie devono essere semplificate e armonizzate con le Direttive europee e, allo stesso tempo, vanno ridisegnati e ridefiniti i compiti degli Ambiti territoriali di gestione faunistica e venatoria (al posto degli Ambiti territoriali di caccia).

4. Le attività di controllo della fauna selvatica non possono essere delegate all’attività venatoria – Per Cia, piuttosto, deve essere prevista o rafforzata la possibilità di istituire personale ausiliario, adeguatamente preparato e munito di licenza di caccia, per essere impiegato dalle autorità competenti in convenzione, mettendo in campo anche strumenti di emergenza e di pronto intervento.

5. Deve essere rafforzata l’autotutela degli agricoltori – Sui propri terreni, i produttori devono poter essere autorizzati ad agire in autotutela, con metodi ecologici, interventi preventivi o anche mediante abbattimento.

6. Risarcimento totale del danno – La crescita dell’incidenza dei danni da fauna selvatica è esponenziale. Ad oggi, i danni diretti al settore agricolo accertati dalle Regioni corrispondono a 50-60 milioni di euro l’anno. Secondo Cia, gli agricoltori hanno diritto al risarcimento integrale della perdita subita a causa di animali di proprietà dello Stato, comprensivo dei danni diretti e indiretti alle attività imprenditoriali. Bisogna superare la logica del “de minimis”; mentre criteri, procedure e tempi devono essere omogeni sul territorio, con la gestione affidata alle Regioni.

7. Tracciabilità della filiera venatoria – Ai fini della sicurezza e della salute pubblica, occorre assicurare un efficace controllo e un’adeguata tracciabilità della filiera venatoria, partendo dalla presenza di centri di raccolta, sosta e lavorazione della selvaggina, idonei e autorizzati, in tutte gli areali di caccia.

Cia-Agricoltori Italiani lancia la sua proposta di riforma della legge 157/92 e si rende protagonista, negli stessi giorni, di una mobilitazione generale in tutte le regioni sul tema della fauna selvatica -spiega il presidente nazionale Dino Scanavino-. La presenza eccessiva, soprattutto di ungulati, sta rendendo impossibile in molte aree l’attività agricola con crescenti fenomeni di abbandono ed effetti negativi sulla tenuta idrogeologica dei territori. Per questo sollecitiamo le istituzioni ad agire tempestivamente, utilizzando il nostro progetto di riforma come base di discussione, per arrivare a una nuova normativa sul tema più moderna ed efficace”.