Franco Verrascina: l’agricoltura tra bilancio di un anno e il futuro

verrascina_63E’ giusto avere una visione delle cose condita dal giusto ottimismo, ma da altrettanto sano realismo. Il bilancio di fine 2013 ci vede ancora in “trincea”, sia come settore produttivo che come Paese, ma ci lascia anche la possibilità di guardare al futuro in modo costruttivo.

Cominciamo dalla riforma della Politica Agricola Comune. Positiva, perché vi si è giunti dopo un negoziato tutt’altro che facile e momenti nei quali si è perfino rasentato il fallimento. Non è la migliore riforma, ma se torniamo ai “nastri di partenza”, la prima proposta messa sul tavolo dalla Commissione europea sarebbe stata ben più penalizzante.

I dati sono noti. Per quanto ogni “taglio” rappresenti un passo indietro, se non una vera e propria sconfitta, era comunque preventivabile che la PAC fosse in parte ridimensionata “sotto il fuoco” di Paesi che mirano alla riduzione del suo budget e, oltre, del bilancio di spesa dell’Unione Europea.

La convergenza esterna offre nuove possibilità ad alcuni Paesi e minori ad altri. L’Italia ha perso sul fronte del primo pilastro ed ha acquisito un lieve aumento delle risorse per lo sviluppo rurale. Ma ciò detto, la riforma è fatta e sull’accordo finale dobbiamo riconoscere il nuovo fondamentale ruolo del Parlamento Europeo, e della sua Commissione agricoltura, che ha conferito al negoziato ed in generale al livello decisionale comunitario vera democrazia, dando voce all’Europa dei cittadini e non solo a quella degli Stati.

Con il proverbiale ingegno italiano sono certo che, ora che anche da noi è partita la fase della discussione e delle decisioni sull’applicazione, riusciremo a far fruttare al meglio le disponibilità, concentrando l’attenzione su coloro che vivono di agricoltura. E ciò vuol dire anche un’agricoltura più professionalizzata, qualificata, moderna alla quale noi possiamo coniugare la storia, la cultura, le tradizioni del made in Italy, consolidare e sviluppare contenuti e immagine del nostro agroalimentare nel mondo.

Poi, però, c’è la “trincea”, dalla quale si stenta ad uscire per aggredire la crisi e volgere verso la crescita. Il Governo in carica si sta impegnando, ma è evidente la mole di problemi e di lavoro che lo attende. Serve uno scatto coraggioso per rompere “l’incantesimo” dei vincoli di bilancio troppo stringenti imposti da un’Europa evidentemente lontana dall’unione politica, per creare basi solide dalle quali ripartire.

Le priorità generali sono due: riduzione sostanziale della pressione fiscale e una spending review forte, in grado di scandagliare e intervenire sulla spesa pubblica improduttiva, anche su quella che è moltiplicata nel “labirinto” delle amministrazioni periferiche e degli apparati dai quali si fanno affiancare. Solo con una grande operazione su queste priorità è possibile innescare effetti virtuosi sulla disponibilità di reddito per le famiglie, sul potere d’acquisto, sui consumi, sulla produttività.

Il sistema agroalimentare lo dimostra. In Italia stenta, a causa di insostenibili oneri tributari e di gestione e per il crollo dei consumi, fuori veleggia verso l’abbattimento del record di fatturato annuo dell’export. Non solo, mentre in tutti i segmenti produttivi l’occupazione cala, l’agricoltura regge, quando non cresce. Fatti che meriterebbero costante considerazione politico istituzionale ed una conseguente organica politica agraria nazionale. Perché la PAC è fonte di sviluppo se bene utilizzata ed integrata da scelte nazionali nell’ambito della politica economica del Paese.

Dal bilancio del 2013 al futuro, ci attende un anno importante per preparare al meglio l’Expo 2015. La macchina organizzativa è già partita, l’agroalimentare deve trovare adeguato spazio e ruolo, come suggerisce il tema dell’evento “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Siamo difronte ad una formidabile opportunità per il settore, a condizione che non ci si fermi alla pure importante vetrina per ribadire il valore del made in Italy presso i tradizionali e i nuovi interlocutori commerciali. Bisogna agire da “Expo Italia” e portare i visitatori laddove la nostra produzione agroalimentare nasce, si caratterizza per sicurezza e qualità e deve muovere in quantità crescente verso i mercati. E’ agricoltura dentro un bacino spettacolare che coniuga territorio, risorse naturali, turismo, artigianato, cultura, tipicità. Sono tante, diverse realtà tutte italiane, percorsi che vanno resi visibili e tangibili.

L’Expo è anche una grande occasione per la politica, per le istituzioni, per dimostrare coerenza ed efficacia rispetto ad un patrimonio inestimabile come l’agricoltura e l’agroalimentare made in Italy, che se accompagnato nella giusta direzione contribuirà a far voltare pagina al Paese, verso un futuro di progresso e sviluppo e ritemprandolo nel cuore, un territorio, oggi reso troppo fragile.

 

Franco Verrascina

Presidente nazionale COPAGRI