RIBOLLA GIALLA, CONFAGRICOLTURA FVG: NUOVO RISCHIO PER NOSTRI VITIGNI

«Dopo un percorso condiviso tra gli operatori della filiera sulla regolamentazione relativa alla coltivazione e vinificazione della Ribolla gialla, da alcuni mesi il meccanismo si è inceppato. Ma la questione è urgente e vogliamo sollecitare sul tema la parte della filiera che non condivide la nostra stessa preoccupazione», dice un allarmato Roberto Felluga, presidente della sezione economica regionale viticoltura di Confagricoltura.«Nelle riunioni del Tavolo verde tenutesi a inizio d’anno, anche su proposta di Confagricoltura Fvg, molti passi avanti erano stati fatti sulle azioni da svolgere per valorizzare la qualità produttiva e tutelare il nostro storico vitigno autoctono, oltre a quanto già avvenuto nei confronti del Trentino e del Veneto. Ma le azioni di tutela devono proseguire in maniera convinta. Tanto più che – prosegue un determinato Felluga -, con le attuali superfici produttive che ammontano a circa 400 ettari, i Consorzi di tutela e le organizzazioni professionali possono ancora gestire un percorso che deve portare alla conclusione di una Ribolla gialla solo del Friuli VG. Ma, i vivaisti ci informano che sono state vendute barbatelle per impiantare ulteriori 800 ettari nella parte occidentale del Fvg, al confine con il Veneto e ciò potrebbe comportare un pericoloso spostamento del peso decisionale sulla tutela del vitigno. Non ci sono ferie o vendemmia che tengano – conclude Felluga -: è necessario che la filiera si riconvochi subito e prenda delle decisioni puntuali o, altrimenti, la perdita della Ribolla sarà un’altra sconfitta cocente per il nostro comparto».




CETA, CONFAGRICOLTURA FVG: CONFIDIAMO IN RATIFICA A BREVE PER NUOVE OPPORTUNITÀ MADE IN ITALY

«L’accordo di libero scambio tra l’Europa e il Canada (Ceta) spalanca reali e interessanti opportunità commerciali alle aziende agroalimentari regionali e italiane e consente a migliaia di produttori di latte, vino, ortofrutta, carne e altre eccellenze, attraverso strutture aggregate, di creare un importante valore aggiunto alle loro produzioni proprio grazie alle vendite sul mercato canadese». Lo dice Claudio Cressati, presidente di Confagricoltura Fvg che sottolinea il buon andamento dell’export regionale confermato dai dati diffusi in questi giorni: + 6,3% che è di molto superiore alla media nazionale (+ 1, 2%). «Per questo è importante che, nei prossimi giorni, il Parlamento italiano ratifichi l’accordo già siglato a livello europeo. E non è una richiesta della sola Confagricoltura, ma di tutta Agrinsieme (che rappresenta oltre i 2/3 delle aziende agricole italiane, il 60 per cento del valore della produzione agricola e più del 30 per cento del valore del nostro agroalimentare italiano) e, tra l’altro, pure del Consorzio del prosciutto di San Daniele Dop. Con il calo dei consumi interni – spiega Cressati – l’apertura di nuovi mercati rappresenta una priorità imprescindibile per il nostro agroalimentare. È impensabile difendere l’agricoltura regionale e italiana arroccandosi nei confini nazionali o europei, con posizioni di chiusura o di protezionismo. Le nostre aziende fanno reddito anche e soprattutto quando riescono a commercializzare le proprie eccellenze in Paesi che hanno un numero di abitanti in crescita (Cina e Sud-est asiatico) o un grande potere di acquisto, come appunto il Canada, Paese che vanta uno dei redditi pro capite più alti al mondo. L’accordo che l’Europa ha siglato, dopo ben 7 anni di negoziato, non ha visto alcun cedimento da parte dell’Ue sulle nostre regole di sicurezza alimentare», precisa Cressati.Analizzando poi i singoli comparti, va sottolineato che per il vino italiano, presente sul mercato canadese al pari di quello francese e americano, è prevista l’eliminazione completa delle tariffe, la tutela di tutte le nostre denominazioni e un generale miglioramento delle attuali condizioni esistenti.

Per il settore lattiero-caseario, già oggi l’Italia è al primo posto per le esportazioni in Canada e con il Ceta può arrivare a raddoppiare le proprie vendite. Non solo, ben 11 formaggi Dop (e altri 30 prodotti Dop, prosciutto di San Daniele compreso) hanno ottenuto una tutela che prima (e fuori) dell’accordo non esisteva e non potrebbe esistere: il numero di denominazioni d’origine (Dop e Igp) che il Ceta riconosce all’Italia ai fini della protezione è pari al totale delle indicazioni geografiche europee che la Commissione ha proposto alla comunità mondiale per la relativa tutela, nel corso dei negoziati del “Doha Round”.




FRIULFRUCT: RACCOLTA DI MELE RAGGIUNGE 110MILA QUINTALI

Il raccolto di mele di Friulfruct, la più grande cooperativa frutticola regionale, con una trentina di soci e 230 ettari coltivati a melo, sarà di circa 110.000 quintali. L’impresa aderente a Confcooperative, con sede a Spilimbergo, nel 2017 si accinge, peraltro, a crescere ulteriormente: «Tra quest’anno e il prossimo saranno complessivamente piantati più di nuovi 100 ettari di meleto: una superficie che andrà a saturare la capacità di conferimento della nostra cooperativa, a circa 160-170 mila quintali, forse anche 200 mila quintali», annuncia il presidente, Livio Salvador.Per quanto attiene alla campagna 2017, l’aspettativa è dunque positiva: «Quest’anno l’epoca di maturazione è un po’ più avanzata del solito. Dunque, abbiamo iniziato la raccolta delle varietà rosse Gala poco prima di Ferragosto, ora si prosegue con le altre varietà per terminare con la Pink Lady che viene raccolta per ultima», dice il direttore della cooperativa, Armando Paoli. «La qualità è mediamente buona; il freddo primaverile non ha creato grossi problemi e la produzione è prossima al 100 per cento. Anche i danni da grandine sono stati contenuti al minimo perché l’intera superficie coltivata dai soci è protetta da reti. Questo ci induce a prevedere una campagna 2017 complessivamente positiva pure sul piano economico, perché nel resto d’Europa la produzione è prevista in calo (anche il 30 per cento in meno in certe zone), a causa degli eventi atmosferici: manca molto prodotto sia in Trentino e nel Cuneese così come in Germania ed Europa orientale».

Nel corso degli anni Friulfruct ha puntato molto sul legame con il territorio – il 100 per cento delle mele conferite è coltivato in Friuli VG – e sulla qualità: «L’orientamento strategico di Friulfruct – aggiunge ancora Salvador – è rivolto all’accesso ai mercati esteri, ovvero all’attenzione massima per la valorizzazione della produzione che trova nella cooperazione agroalimentare il suo naturale punto di aggregazione. Il mercato della mela è alla ricerca di nuove varietà e, dunque, le imprese devono sempre investire in ricerca, innovazione e rinnovo degli impianti. Non a caso, per valorizzare ulteriormente il prodotto abbiamo scelto di certificare le nostre produzioni con il marchio regionale di qualità Aqua».

La cooperativa Friulfruct ricopre un ruolo trainante per la melicoltura regionale: oggetto di un’importante iniziativa di rilancio alcuni anni fa, sostenuta da Confcooperative Fvg, ha oggi raggiunto una dimensione tale che le consente di essere presente, in maniera credibile, sia sul mercato export che su quello nazionale, rapportandosi efficacemente con la Gdo. Tra i principali mercati in cui sono presenti le mele friulane vi sono quelli del Medio Oriente, del Nord ed Est Europa.




VINO, CALICI DI STELLE REGIONE PER REGIONE. IL PUNTO DEI PRESIDENTI MTV

È stata una bellissima edizione, che testimonia per l’ennesima volta il grande valore promozionale ma anche aggregativo dell’associazione che mi onoro di rappresentare, la più grande del panorama enologico regionale. Un grande ringraziamento va a tutto il direttivo di Mtv Abruzzo, alle cantine associate e a tutti coloro che hanno dato il loro contributo per la riuscita della manifestazione”.
FRIULI VENEZIA GIULIA – Elda Felluga

“La nostra associazione ha organizzato l’evento a Grado (Go) in forte sinergia con l’amministrazione comunale, associazioni di ristoratori e culturali locali. Questa intensa collaborazione è riuscita persino a superare gli imprevisti del maltempo che ha colpito il Friuli Venezia Giulia giovedì pomeriggio. Numerosi i turisti e appassionati che hanno partecipato alle due serate, scoprendo eccellenti vini della nostra regione e alcune delle pietanze tipiche di Grado”.
LOMBARDIA – Caterina Brazzola

“In Lombardia abbiamo vissuto serate di degustazioni importanti e partecipate, anche con banchi di assaggio di oltre 50 etichette. Percepiamo il crescente interesse a conoscere il buon bere, a conoscere personalmente i vignaioli, a stringerne le mani per dirsi arrivederci in cantina, il tutto in un’atmosfera particolare. Sicuramente, anche in questa occasione, abbiamo creato “emozioni” – con il volo dei palloncini bianchi mentre si alzavano i calici al cielo nella raffinata cornice di Certosa Cantù a Casteggio, o mentre si accendevano gli scintillini vicino ad ogni calice nella movida milanese che animava il Naviglio antistante al Bellariva Restaurant a Milano. Salutiamo il Calici di Stelle estivo con un arrivederci e già un invito al Calici di Stelle HalloWine del 31 ottobre”.
PUGLIA – Sebastiano De Corato

“Siamo molto contenti di essere stati quest’anno a Taranto, culla della civiltà della Magna Grecia. Quasi 70 cantine suddivise in 3 percorsi di degustazione dedicati ai nostri vitigni autoctoni – Nero di Troia, Primitivo, Negroamaro – hanno condotto gli enoappassionati in viaggio lungo tutta quanta la Puglia. In abbinamento un ricco programma culturale e di spettacoli che ha mostrato ai visitatori un’inedita Taranto grazie all’apertura straordinaria del Castello Aragonese, al Museo Archeologico Nazionale Taranto MarTA e a due itinerari ad hoc”.
SICILIA – Elio Savoca

“Tutta la Sicilia è costellata di iniziative di grande successo nelle tante cantine che hanno partecipato a Calici di Stelle. Migliaia di enoturisti e appassionati hanno ad esempio affollato le Cantine dall’Etna a Trapani, da Pachino a Gangi, da Piazza Armerina a Castelbuono, da Marsala a Messina. L’aspetto straordinario è l’entusiasmo dei partecipanti per il racconto delle specificità dei territori e dei loro vini, molto più come espressione di cultura e qualità che non come occasione di grandi bevute”.
SARDEGNA – Valentina Argiolas

“Cagliari ha risposto con grande partecipazione all’evento. Segno che quando si fa squadra tra cantine i risultati possono essere eccezionali. Siamo felici di avere trasformato Calici di Stelle in un evento regionale itinerante, la prossima edizione si sposta nel Nord dell’isola, nel territorio di Arzachena, dove speriamo di coinvolgere un numero sempre maggiore di cantine e di rafforzare la collaborazione, così che la nostra offerta enoturistica diventi un’attrattiva sempre più interessante agli occhi del turista internazionale”.
TOSCANA – Violante Gardini

“L’obiettivo – raggiunto – era quello di far vivere un momento unico dell’estate, per consentire ai visitatori di riappropriarsi della natura attraverso i calici di vino. Per questo abbiamo aperto oltre che le porte delle cantine, anche i cancelli delle nostre bellissime campagne. Un concetto di convivialità che da sempre si respira nei vigneti, tradizionalmente con le veglie e le cene al sacco, abbinato a osservazione delle stelle, musica e spettacoli”.




CONFCOOPERATIVE FVG: MODELLO COOPERATIVO RESISTE MEGLIO A CRISI

 

In Friuli VG l’occupazione cooperativa – ottenuta dal numero dei lavoratori dipendenti e soci lavoratori della cooperative aderenti a Confcooperative Fvg – è passata dal 18.912 addetti del 2012 ai 20.751 del 2015. Una crescita del 9,7 per cento. Nello stesso periodo l’occupazione complessiva a livello regionale è scesa da 501 mila a 496 mila unità (-1 per cento). Lo rende noto Confcooperative Fvg a seguito della pubblicazione del rapporto “L’occupazione nelle cooperative italiane 2012-2015”, elaborato dall’Ufficio studi dell’organizzazione. “Il mondo cooperativo si conferma come un’importante risorsa in termini anticiclici, soprattutto per la sua naturale vocazione a favorire la crescita occupazionale, a radicarsi sul territorio e sviluppare una positiva ricaduta sul tessuto sociale che va oltre il dato prettamente numerico”, commenta Giuseppe Graffi Brunoro, presidente regionale di Confcooperative. La medesima dinamica occupazionale emerge anche a livello nazionale dove, in particolare, dai dati del Registro Asia dell’Istat, l’occupazione nelle cooperative italiane nei macro settori dell’industria, delle costruzioni e dei servizi (sono esclusi dal Registro i settori dell’agricoltura e della P.A.) è salita, nel complesso, da 1.154.913 addetti nel 2012 a 1.192.029 nel 2015 (37.116 addetti in più, pari al +3,2 per cento nel 2015 rispetto al 2012).

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Di contro, nello stesso periodo, il sistema delle imprese italiane attive nei macro settori in esame, ha registrato una contrazione degli addetti da 17.339.741 unità a 16.801.841 (537.900 addetti in meno, pari al ‐3,1 per cento nel 2015 rispetto al 2012). Il movimento cooperativo ha rappresentato, dunque, un bacino prezioso di nuove opportunità di lavoro, in un periodo di crisi del mercato occupazionale. Si tratta, tra l’altro, di nuovi posti di lavoro stabili. Infatti, nella cooperazione è aumentata, soprattutto, l’occupazione dipendente, che ha registrato un incremento pari al +6,1 per cento nel periodo di indagine. “Il dato disponibile mostra una crescita, pur tenendo conto della crisi di importanti imprese cooperative nel corso dell’ultimo quadriennio», rileva Nicola Galluà, segretario generale di Confcooperative Fvg: “All’importante crescita nel settore dei servizi alla persona e alle imprese – che rappresenta una tendenza strutturale di lungo periodo -, si aggiunge sempre di più la nascita di piccole cooperative da parte di giovani e professionisti, tra cui molte donne, che oggi rappresentano il 40 per cento dei soci di cooperative”.




ASSEMBLEA CONFAGRICOLTURA FVG: BUROCRAZIA SOFFOCA LE AZIENDE

«La prima emergenza dell’agricoltura del Friuli VG è e resta quella burocratica. La questione rimane in evidenza anche alla recente discussione sulla vicenda della Politica agricola comune dove, ancora un volta, l’Italia non è riuscita a velocizzare il suo funzionamento amministrativo con gravi ripercussioni sulle imprese agricole e la loro competitività di mercato. Infatti, molto spesso, le nostre aziende fanno attività con il freno tirato rispetto a quelle dei partner europei che riescono a muoversi più velocemente». È una delle questioni sollevate dal presidente di Confagricoltura Fvg, Claudio Cressati, durante i partecipati lavori dell’assemblea annuale dell’organizzazione, svoltasi a Manzano.

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«I ritardi di pagamento dell’Agea sono scandalosi – ha proseguito Cressati –. Per ben due volte abbiamo diffidato ufficialmente l’Agenzia poiché il suo malfunzionamento è inaccettabile. Le difficoltà del funzionamento del Psr del Fvg, inoltre, restano tutte sul tappeto, come avevamo previsto. Non può essere la regola, questa, dei rapporti tra Amministrazioni pubbliche e aziende agricole. Sarebbe bene prendere a esempio, invece, il buon funzionamento del Fondo di Rotazione. Tra le note positive segnaliamo quanto avvenuto nelle ultime stagioni vitivinicole. Chiaro il riferimento al buon andamento del Prosecco e alla creazione delle Doc Friuli e Pinot grigio delle Venezie, figlie di una bella unità d’intenti tra gli operatori di tutta la filiera, sia in Friuli VG che in Veneto», ha concluso il presidente Cressati.

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«Il Pil agricolo e l’export sono in aumento, ma c’è ancora spazio per crescere – ha sottolineato l’assessore regionale alle Risorse agricole, Cristiano Shaurli -. Sono state fatte delle scelte precise per la crescita del biologico aggiungendo pure delle ulteriori risorse regionali e si è visto, così, crescere il settore del 150 per cento. Decisamente, abbiamo un Psr molto complesso – ha ammesso Shaurli -. Dobbiamo, perciò, essere più veloci, semplici e prendere decisioni atte a semplificare i bandi e investire maggiori risorse sulle Misure più gradite agli agricoltori. Nel settore lattiero-caseario è necessario puntare sull’aumento del valore aggiunto delle nostre trasformazioni (Montasio Dop in primis)», è il punto di vista di Shaurli.

Ai lavori assembleari hanno partecipato anche Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura nazionale e Giordano Emo Capodilista, membro della Giunta esecutiva di Confagricoltura.

 




OGGI ASSEMBLEA ANNUALE CONFAGRICOLTURA FVG

Si terrà martedì 4 luglio 2017, alle ore 11.00, a Villa Romano di Case di Manzano (via San Tommaso 8), l’Assemblea annuale dei delegati di Confagricoltura Fvg.
Ampio spazio sarà dedicato ai temi caldi del momento che coinvolgono il comparto agricolo regionale (stato di avanzamento del Psr, ritardo pagamenti Agea e polizze assicurative, crisi della zootecnia, novità sulle denominazioni dei vini, tutela della Ribolla gialla…) con i quali si confronteranno, oltre al presidente regionale, Claudio Cressati, anche il neo presidente nazionale Massimiliano Giansanti, Giordano Emo Capodilista (membro della Giunta esecutiva di Confagricoltura) e Cristiano Shaurli, assessore regionale alle Risorse agricole e forestali.  




SICCITÀ, CONFAGRICOLTURA FVG: AGRICOLTURA IN PRIMA LINEA LOTTA A CAMBIAMENTI CLIMATICI

 “L’ondata di caldo e siccità di queste ultime settimane è un fenomeno eccezionale, ma non stupisce visto che, da tempo, siamo entrati in un quadro climatico che rischia di modificare profondamente l’attività agricola che già si confronta con questi fenomeni estremi e, soprattutto, con due questioni fondamentali: siccità e alluvioni». Lo dice il presidente di Confagricoltura Fvg, Claudio Cressati, che ribadisce come i cambiamenti climatici in atto abbiano hanno avuto notevoli conseguenze. Un recente studio dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, ad esempio, stima che gli eventi legati alle condizioni climatiche estreme nei Paesi aderenti all’Agenzia hanno determinato una perdita economica di 400 miliardi di euro negli ultimi trent’anni. I segni della siccità che sta colpendo molte regioni italiane, Fvg compreso, sono evidenti. Secondo i dati elaborati nei primi cinque mesi del 2017, si sono registrati aumenti delle temperature medie minime e massime nell’ordine di oltre un grado. Le precipitazioni sono calate del 30-33 per cento e l’evapotraspirazione (la grandezza che misura quanta acqua passa allo stato di vapore dal terreno) è aumentata tra l’8 e il 16 per cento rispetto alla media stagionale. Perciò, bene ha fatto la Regione Fvg a dichiarare lo stato di emergenza idrica.

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«In tale contesto – continua Cressati – le imprese agricole sono le prime a subire pesanti conseguenze, ma si sono confrontate con i problemi che il cambiamento climatico ha indotto in questi ultimi anni e stanno dando un contributo ad affrontare questa sfida globale. Il settore agricolo è una delle attività produttive più vulnerabili ai cambiamenti climatici, con le relative problematiche di quantità e qualità delle produzioni ed effetti sui redditi agricoli. Ma nonostante questo, l’agricoltura rappresenta uno dei principali strumenti per contrastare fattori di rischio come il dissesto idrogeologico, l’erosione, il consumo del suolo, gli incendi. Pertanto, nell’ambito della strategia regionale e nazionale sui cambiamenti climatici – aggiunge il presidente di Confagricoltura Fvg – deve essere riconosciuto all’agricoltura un ruolo di primo piano, prevedendo opportune misure atte a ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici sulle produzioni e a stimolare gli investimenti in agricoltura in genere nonché sistemi irrigui più efficienti».

Nell’immediato, a parere dell’Organizzazione degli imprenditori agricoli, occorre attivare tutte quelle iniziative che permettano di affrontare l’emergenza idrica a partire da un coordinamento di tutti i soggetti coinvolti: la crisi idrica non è solo un problema del settore agricolo, cui spetta la priorità d’utilizzo dopo l’uso umano, ma interessa molteplici funzioni economiche del territorio, dal turismo al settore industriale ed energetico.

 




CONFCOOPERATIVE FVG: COLLABORAZIONE SCUOLA E IMPRESA PREMIATA A BRUXELLES

Un modello a livello europeo degno di essere premiato dal Comitato delle Regioni, il prossimo 8 giugno, in occasione del Reves Excellence Award 2017. È così che l’iniziativa di Confcooperative Fvg per la realizzazione di simulazioni d’impresa – “Associazioni cooperative scolastiche” – nelle scuole superiori del Fvg, approda a Bruxelles. Lo farà nell’ambito di un importante evento che riconosce i migliori esempi di collaborazione tra scuola e imprese, al quale parteciperà una qualificata delegazione di Confcooperative Fvg, guidata dal segretario generale, Nicola Galluà.

Il progetto del Fvg sarà uno dei 16 premiati in tutta Europa (l’unico italiano), un vero riconoscimento di prestigio, dunque, concesso dal Comitato delle Regioni, che riunisce 350 regioni e città dei 20 Paesi membri dell’Ue. Il premio europeo, promosso proprio dal Comitato delle Regioni, si pone l’obiettivo di evidenziare i migliori esempi di partnership tra le autorità pubbliche locali e le reti imprenditoriali, in particolare quelle dell’economia sociale che ha, nella cooperazione, uno dei propri migliori esempi.

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«A partire dall’anno scolastico 2004/2005, sono state realizzate 54 cooperative scolastiche. Uno sforzo organizzativo enorme reso possibile dall’investimento fatto, negli anni, nel nostro ufficio di Educazione cooperativa, che ha permesso di coinvolgere in questa attività 10 scuole e circa 2.500 studenti», spiega Galluà.

«Il riconoscimento europeo è sicuramente prestigioso e ci sprona a fare sempre di più: accanto alle simulazioni d’impresa svolgiamo un’ampia serie di attività in partnership con i numerosi istituti scolastici con i quali collaboriamo sull’intero territorio regionale e, ogni anno, raggiungiamo alcune migliaia di studenti, portando loro esempi concreti di come si può fare impresa e produrre valore per le proprie comunità. Coniugare questi due principi è uno dei plus del movimento cooperativo», sottolinea Flavio Sialino, vicepresidente regionale di Confcooperative con delega alle politiche comunitarie.




CONFCOOPERATIVE FVG: NEL 2016 MIGLIORANO FATTURATI E OCCUPAZIONE COOPERATIVE

Sempre più giovani e donne al vertice Giovedì 11 maggio in assemblea, a Udine Il 2016, in Fvg, segna una lieve ripresa dell’occupazione cooperativa e dei fatturati. Infatti, gli addetti sono aumentati del 4,2 per cento rispetto all’anno precedente (+829 occupati) e il fatturato aggregato dell’8,8 per cento (+80 milioni di euro) raggiungendo i 998 milioni di euro, con un numero di cooperative pari a 635 e una componente associativa che supera i 124mila soci. Sono 16, invece, le nuove imprese cooperative nate nel 2016. Cresce pure il ruolo dei giovani nella governance delle cooperative. Sono ben 295 gli amministratori con meno di 40 anni nelle imprese aderenti: tra questi, 109 sono donne (il 37 per cento), come sono donne pure 120 presidenti di cooperativa. Sono questi i dati salienti elaborati da Confcooperative Fvg in occasione della sua assemblea annuale che si terrà a Udine giovedì 11 maggio, alle ore 15.00, presso la Sala convegni di CrediFriuli (viale Giovanni Paolo II, 23).

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Ad aprire l’appuntamento che approfondirà il tema de: “Un nuovo paradigma per le politiche sociali: politiche attive del lavoro, welfare aziendale, servizi di prossimità”, saranno il presidente di Confcooperative Fvg, Giuseppe Graffi Brunoro e il segretario generale, Nicola Galluà. «» Sono poi previsti gli interventi della presidente della Regione Fvg, Debora Serracchiani; di Michele Odorizzi, presidente di CooperazioneSalute; del Direttore Centrale della regione, Nicola Manfren e del sindacalista Cisl, Alberto Monticco. Dopo la presentazione di alcune buone esperienze cooperative regionali nell’ambito del welfare e dei servizi di prossimità, le conclusioni dei lavori saranno affidate al presidente nazionale di Confcooperative, Maurizio Gardini.




CONFAGRICOLTURA FVG, ROBERTO FELLUGA RICONFERMATO PRESIDENTE SEZIONE VINO

Roberto Felluga, conosciutissimo viticoltore di Capriva del Friuli, è stato riconfermato alla presidenza della Sezione economica regionale viticoltura di Confagricoltura Fvg. Alla vice presidenza sono stati chiamati il pordenonese Michelangelo Tombacco e il giovane Michele Pace Perusini, di Corno di Rosazzo. Felluga, in quanto delegato regionale, parteciperà pure ai lavori della Federazione nazionale viticoltura di Confagricoltura.

«Nei mesi corsi – spiega – nel settore vitivinicolo del Fvg si sono realizzate importanti convergenze che hanno portato all’ottimo avvio della Doc Friuli VG, della Doc interregionale del Pinot grigio e la “riforma” delle Igt. Si tratta, ora, di migliorare la programmazione di tutto il settore superando, per quanto possibile, i particolarismi e continuando pure a valorizzare le esperienze storiche. Serve, dunque, procedere speditamente sulla costituzione del Consorzio unico delle Doc regionali e ragionare sulla promozione vinicola con obiettivi di efficacia e di opportunità.

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Va bene insistere sui Paesi emergenti (Russia, Cina e altri), ma dobbiamo soprattutto presidiare e consolidare in modo più deciso e continuativo i mercati nei Paesi più evoluti e vicini dove il “Made in Italy” e, quindi, i vini, la cucina e la cultura della nostra Penisola hanno già un posto di primo piano: Europa in primis. Infine – aggiunge Felluga – auspico una convinta presa di coscienza dei produttori e della filiera sulla proposta e sulla gestione di una viticoltura sempre più ecosostenibile che fa bene ai produttori, ai consumatori e all’ambiente».

«Lavoreremo a un patto fra collina e pianura – conclude Pace Perusini – per predisporre un disciplinare specifico per la nuova Doc della Ribolla gialla. Un’iniziativa che potrebbe contribuire  a mantenere alto lo standard qualitativo del vitigno e l’esclusività produttiva regionale del nostro importante e illustre autoctono».




INDAGINE: AUTOCTONI I VINI BIANCHI PREFERITI DALL’ALTA RISTORAZIONE

È il vitigno autoctono il primo criterio di scelta per l’alta ristorazione: vale il doppio (67%) rispetto a denominazioni (32%), grandi brand (38%) e biologico (29%). E le sue etichette rappresentano la metà delle proposte in carta. È quanto emerge da un’indagine sulla presenza dei vini bianchi autoctoni nella ristorazione italiana segnalata dalle principali guide, realizzata da Nomisma-Wine monitor per l’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt) e presentata oggi a Vinitaly.

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LA TERRITORIALITA’

L’indagine rileva tutta la varietà del vigneto Italia in un solo dato. I 10 vitigni principali del Paese valgono il 40% dell’intera produzione italiana, pochissimo rispetto al resto del mondo. In Francia la top 10 rappresenta il 72%, in Spagna il 75,5%, negli Usa l’81,5%, in Australia l’88,2% e in Nuova Zelanda il 98%. Una varietà che si sta rivelando sempre più un valore aggiunto per i ristoratori (220 gli intervistati tra sommelier, titolari e cuochi): su 126 etichette di vini bianchi in carta, sono 64 le etichette di autoctoni, un dato che sale a 106 (50% del totale) nei ristoranti di fascia alta, a riprova del fatto che l’interesse cresce in maniera direttamente proporzionale alla qualità del ristorante. Qui, tra le regioni più rappresentate in carta, vince nettamente il Friuli Venezia Giulia (40%), seguita da Alto Adige (15%), Sicilia (9%) e Marche (7%). Poi Abruzzo, Trentino, Veneto, Campania, Piemonte e Valle D’Aosta. “Una classifica – ha detto il responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini – che non riflette la forza sui mercati ma che premia i vini che vincono sul piano dell’identità e della qualità. Marche, Campania, Trentino e Alto Adige per esempio, sono tutte regioni con un peso inferiore al 3% del totale della produzione enologica nazionale di vino bianco ma sono grandi potenze sul mercato dell’eccellenza”.

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I VINI 

Underachiever (che potrebbero fare di più), emergenti, immancabili e onnipresenti. Sono le 4 categorie riassunte in una matrice che incrocia il tasso di penetrazione nelle wine list con il potenziale produttivo in termini di superficie. Tra gli underachiever troviamo 4 tra i più diffusi vitigni autoctoni: il Glera (Prosecco), il Garganega (Soave), il Catarratto e il Trebbiano. Tra gli emergenti, alcune nicchie: Pignoletto, Passerina e Pecorino, mentre sono ‘immancabili’ nei ristoranti Falanghina, Fiano, Vermentino, Friulano, Traminer e un altro marchigiano, il Verdicchio. Onnipresente è infine il Moscato, nella maggioranza dei casi inteso nella sua interpretazione di vino dolce. In carta l’autoctono più presente (con esclusione della regione di appartenenza del ristorante) è il Traminer (Trentino e Alto Adige), presente nell’84% dei casi, prima di Moscato (78%), Tocai Friulano (74%), Vermentino (73%), Fiano (69%) e Verdicchio disponibile in 65 locali su 100. Seguono Falanghina, Trebbiano, Catarratto, Garganega, Pecorino (46%), Glera, Passerina (35%) e Pignoletto. Per il direttore Imt, Alberto Mazzoni: “Il Verdicchio è ben presente nei ristoranti italiani di qualità e ancor più lo è in quelli di fascia alta (83%). Ma non basta, il posizionamento nella ristorazione non è lo stesso di quello riscontrato nelle guide o tra i consumatori dove vantiamo 2 primati. È importante riuscire a crescere in questo segmento dell’on-trade, perché rappresenta un canale fondamentale per un’affermazione più remunerativa del prodotto sul mercato”.

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VERDICCHIO E MARCHIGIANI

Verdicchio, Pecorino e Passerina compaiono in 7 ristoranti su 10, con il Verdicchio che detiene una rappresentanza del 65%, seguito dal Pecorino (46%) e dalla Passerina (35%). Le percentuali crescono se si prende in considerazione la fascia alta dei ristoranti segnalati dalle guide: qui il Verdicchio sale all’83% e l’85% delle carte vini detengono almeno un prodotto marchigiano, con una media di circa 6 etichette. La crescita dei bianchi della regione è sostanziata dai numeri: nella fascia alta i ristoratori dichiarano di averne aumentato le vendite, contro il 13% che registra una diminuzione. Ancora meglio il trend del Verdicchio che ha incrementato le vendite per il 31% del campione e diminuito per l’11%. Per il futuro, gli acquisti tra gli ‘user’ cresceranno nel 17% dei casi (del 20% nella fascia alta) mentre diminuiranno per il 4%. Tra le caratteristiche più apprezzate, quelle organolettiche al 51%, il prezzo (49%) e la versatilità nell’abbinamento, al 49% (60% nella fascia alta).




FRIULI, COPAGRI: CHIAREZZA SU TERRENI SOTTOPOSTI AD ESPROPRI

Stagione della semina a rischio per oltre trecento aziende agricole della Bassa friulana, i cui terreni dovrebbero essere espropriati per i lavori di realizzazione della terza corsia della A4 (tratto Palmanova-Latisana). Dovrebbero, perché ad oggi ancora una volta è l’incertezza e la non trasparenza a dettare le regole. “Era stato assicurato che a gennaio 2017 sarebbe stato liquidato agli imprenditori quanto dovuto, interessi compresi. 

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Da allora silenzio assoluto: nessuno, né Regione né Autovie Venete si sono fatte sentire” evidenzia con rammarico Valentino Targato, presidente di Copagri del Fvg. Anche se Autovie Venete ha fatto sapere che la prossima settimana dovrebbero iniziare gli incontri con le persone interessate, ad oggi vi sono ancora molte preoccupazioni circa gli indennizzi dovuti e l’eventuale utilizzo da parte dei produttori dei loro terreni per la semina. “Noi non ci opponiamo all’opera ma chiediamo chiarezza: i tempi di semina son stretti e gli imprenditori attendono con ansia. Cosa dobbiamo fare? Possiamo entrare nei nostri terreni, perché sono ancora nostri seppur vincolati all’opera, per lavorarli, seminarli e poi raccogliere la produzione?” prosegue Targato. “Il 2017 è un anno di transizione o è un anno perduto per la produzione? Chi pagherà i mancati raccolti e i conseguenti mancati guadagni? Noi abbiamo bisogno di risposte, ed in un momento storico come quello che stiamo vivendo non possiamo permetterci di abbandonare più di 150 ettari di campi seminabili rinunciando all’attività nella speranza che questo colpo non si ripercuota su tutta l’economia della bassa friulana. Come Organizzazione dobbiamo essere il tramite attraverso cui le istituzioni forniscano risposte.”




VINO, A DICEMBRE PARTE ‘RIVE’, LA RASSEGNA INTERNAZIONALE DI PORDENONEFIERE

Il futuro della viticoltura italiana si gioca nell’applicazione concreta dei risultati della ricerca scientifica, che ci consente di reagire ai rischi dei mutamenti climatici e, nel contempo, di dare garanzie al consumatore sulla salubrità dei prodotti alimentari”. Così afferma Attilio Scienza, Professore ordinario presso l’Università degli studi di Milano e uno dei massimi esperti al mondo di viticoltura, intervenendo a Roma alla presentazione di RIVE, la Rassegna Internazionale di Viticoltura ed Enologia che si terrà presso la Fiera di Pordenone dal 12 al 14 dicembre in contemporanea con Enotrend, un ricco programma di workshop e convegni. Rive ed Enotrend sono coordinate da un prestigioso Comitato Scientifico, di cui Scienza è Presidente.

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L’Innovazione genetica e la viticoltura di precisione – spiega Scienzasaranno tra i temi al centro della manifestazione. L’applicazione concreta della ricerca scientifica diventa così chiave di volta per riuscire a dare alla viticoltura italiana un nuovo futuro, che non sia rappresentato da vini da pochi centesimi alla bottiglia”. La ricetta, continua il Professore, è “partire da una corretta interpretazione della tradizione, concentrando l’attenzione su due nodi cruciali della filiera vitivinicola: le conseguenze del cambiamento climatico e le attese del consumatore. Per esempio – continua Scienza il miglioramento della vite, grazie alla decriptazione del genoma, ha aperto una nuova era per l’ottenimento di vitigni resistenti alle malattie crittogamiche”.

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È proprio su questa visione, rispettosa della tradizione e fiduciosa nell’innovazione scientifica, che si è mossa Pordenone Fiere SpA nell’organizzazione della manifestazione, con l’obiettivo di contribuire al cambiamento di paradigma necessario per far crescere la competitività della viticoltura e dell’enologia italiana. “RIVE – commenta Scienzasarà l’intermediario ideale tra i due estremi: da una parte le proposte del mondo della ricerca, dall’altra le aspettative del mondo operativo”.

La manifestazione, internazionale e capace di intercettare tutta la sapienza e scienza italiane nel settore vitivinicolo, offre alle aziende dell’intera filiera del vino, dal campo alla cantina, importanti possibilità di sviluppo e rappresenta una strategica occasione di supporto per l’industria di settore del Friuli Venezia Giulia e di tutta Italia.

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RIVE – commenta Pietro Piccinetti, Amministratore Delegato di Pordenone Fiere – è un evento verticale, che parte dalla pianta della vite, la barbatella, e dalla sua coltivazione, passando da macchinari, prodotti chimici, attrezzature per arrivare fino in cantina, attraverso presse, vinificatori, tini, botti, lieviti e altri prodotti per la fermentazione, l’imbottigliamento e l’etichettatura. Questa manifestazione – continua Piccinettiè un progetto unico, che riunisce tutta la filiera di produzione in un solo evento, come succede in Francia per VINITECH o SITEVI. Si tratta di un appuntamento del tutto diverso dagli altri eventi di settore che si tengono in Italia e si propone di colmare un vuoto fieristico, realizzando la prima vera fiera verticale sulla coltivazione della vite e la produzione del vino.

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Il MADE IN ITALY del vino è un settore centrale per l’economia del Friuli Venezia Giulia e dell’Italia intera.

L’Italia è il primo Paese produttore di vino nel mondo ed occupa la seconda posizione come esportatore per volume e per valore (2016). Il settore vitinicolo occupa 1 milione 300 mila addetti, e conta 1807 imprese industriali. A queste vanno aggiunte 50mila aziende vinificatrici, per un totale in Italia di circa 640 mila ettari di superficie vitata (dati Ismea). I più coltivati tra i vitigni sono San Giovese, Trebbiano, Montepulciano, Glera, Pinot Grigio e Merlot. La produzione nazionale totale del 2016 ammonta a circa 50 milioni di ettolitri, di cui quasi 21 milioni destinati all’export, per un valore di 5,6 miliardi di Euro. Sul totale esportato, ben 14,1 milioni di ettolitri sono di vino a denominazione (DOP o IGP), con il Prosecco nettamente in testa con 2 milioni 648 mila 370 ettolitri.

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Oltre che nella produzione di vino, l’Italia spicca nel vivaismo viticolo. Il nostro Paese è il primo produttore nel mondo di barbatelle. Nel 2016, in Italia, sono state prodotte 169 milioni 586 mila 964 barbatelle, per un valore complessivo di 237.411.801 milioni di euro, Glera e Pinot Grigio in testa.

Si trova in Italia, in provincia di Pordenone, il più grande vivaio di barbatelle del mondo, i Vivai Rauscedo.

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La prima edizione di RIVE e l’attenzione che da subito ha riscosso confermano la dinamicità di Pordenone Fiere e la centralità del settore vitivinicolo regionale – commenta l’Assessore regionale alle risorse agricole e forestali del Friuli Venezia Giulia Cristiano Shaurli – Un settore che certo eccelle per la qualità delle produzioni, ma che troppo spesso dimentichiamo essere punto di riferimento nazionale e non solo per l’intera filiera lunga del vitivinicolo: dal vivaismo, di cui come Friuli Venezia Giulia siamo leader mondiali per la produzione di barbatelle, alla tecnologia di cantina, fino alla ricerca e all’innovazione agronomica, genetica e tecnica, comunque figlia del grande investimento fatto sulla formazione superiore ed universitaria. Tali settori – conclude l’Assessore –  hanno reso il Friuli Venezia Giulia e il Nord Est un vero laboratorio di innovazione a cui molti guardano e che in meno di due anni ha visto il riconoscimento della Doc Friuli, attesa da 40 anni, e della Doc Interregionale delle Venezie”.




AVVIO NUOVO SERVIZIO REGIONALE. ARCHIVIO IN FASE DI AGGIORNAMENTO

Parte da oggi il nuovo servizio regionale di AGRICOLAE. L’obiettivo è quello di portare all’attenzione nazionale le questioni di interesse locale e territoriale. Al contempo diffondere l’informazione capillarmente presso gli enti locali. È in corso di aggiornamento l’archivio storico delle notizie presente sul sito web dell’agenzia di stampa al quale accedere tramite la cartina interattiva dell’Italia