Psa, interrogazione Centinaio (Lega): su strategia abbattimento e indennizzi imprese

Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-01085

presentata da

GIAN MARCO CENTINAIO
giovedì 18 aprile 2024, seduta n.181

CENTINAIO, BERGESIO – Al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. – Premesso che:

nella provincia di Pavia continua a registrarsi la presenza di cinghiali positivi al virus della peste suina africana, nonostante gli sforzi fino ad oggi compiuti per contrastare sull’intero territorio la diffusione della malattia;

nell’area di Ponte Nizza e in Oltrepò, che già nella scorsa estate avevano fatto registrare segnali allarmanti in termini di diffusione dei contagi, sono stati infatti individuati diversi casi infetti, che devono essere necessariamente affrontati con misure risolute;

la diffusione del virus è infatti preoccupante e rischia di coinvolgere via via tutti i territori limitrofi, arrivando ad espandersi anche nelle province di Lodi e Milano;

già in passato gli interroganti hanno più volte denunciato con atti di sindacato ispettivo la criticità della situazione, richiamando l’attenzione delle istituzioni sulla necessità di adottare misure straordinarie ed urgenti per contrastare la diffusione del virus;

il commissario straordinario alla peste suina africana, in base a quanto stabilito dall’articolo 29 del decreto-legge 22 giugno 2023, n. 75, al fine di contrastare la diffusione della malattia, ha adottato il piano straordinario delle catture, abbattimento e smaltimento dei cinghiali (Sus scrofa) e azioni strategiche per l’elaborazione dei piani di eradicazione nelle zone di restrizione da peste suina africana per gli anni 2023-2028;

è ormai urgente attivare in maniera incisiva tutte le azioni di contrasto alla diffusione del virus nelle aree colpite, a cominciare da quella del pavese, e in quelle a rischio, anche con l’obiettivo di riequilibrare la presenza di cinghiali sul territorio, come fatto efficacemente in altri Paesi;

la probabilità che la peste suina africana arrivi ad interessare i più importanti distretti agroalimentari italiani è concreta e mette a rischio l’intera filiera della carne fresca e lavorata, che rappresenta una parte fondamentale dell’economia del territorio,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo, sulla base degli indirizzi del piano delle catture, voglia mettere in atto tutte le azioni necessarie all’attivazione di una strategia di abbattimento strutturata e più incisiva;

quali interventi intenda mettere in atto al fine di implementare le misure di indennizzo alle imprese agricole per le perdite di reddito subite per via dell’applicazione delle misure sanitarie di prevenzione, eradicazione e contenimento della peste suina africana.

(3-01085)




Apicoltura, interrogazione Bergamini (Lega Camera): su misure a tutela settore made in Italy

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-02284

presentato da

BERGAMINI Davide

testo di

Mercoledì 17 aprile 2024, seduta n. 281

DAVIDE BERGAMINI, MOLINARI, CARLONI, BRUZZONE e PIERRO. — Al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

una delle problematiche urgenti e inderogabili dell’apicoltura produttiva italiana è quella di mercato;

l’Italia è costretta ad importare dall’estero circa la stessa quantità di miele che autoproduce perché i produttori non riescono a soddisfare le richieste di mercato in termini di quantità. Il mercato del miele in UE è estremamente soggetto a variazioni e speculazioni sui prezzi a causa dei mieli di scarsa qualità, spesso adulterati, importati da Paesi terzi extra UE, in primis dalla Cina;

un’indagine della Commissione Ue ha riscontrato che il 46 per cento dei campioni di miele importato non è conforme alle regole comunitarie, cosiddette «Direttiva Miele», con l’impiego di sciroppi zuccherini per adulterare il prodotto, aumentarne le quantità e abbassarne il prezzo e l’uso di additivi e coloranti. Il numero maggiore di partite sospette provenivano dalla Cina (74 per cento), e dalla Turchia (93 per cento);

nel 2023 sono arrivati in Italia oltre 25 milioni di chili di miele straniero a fronte di una produzione nazionale stimata in 22, la quale ha risentito degli effetti del clima. Il prezzo medio del prodotto importato dai Paesi extra Ue è stato di 2,14 euro al chilo;

mentre in tutto il mondo diminuisce la produzione di miele a causa della forte diminuzione delle api, dovuta anche ai cambiamenti climatici, quella cinese aumenta di anno in anno, questo perché il miele viene prodotto adulterando e miscelando sciroppo di zucchero con il miele naturale rendendolo simile al miele naturale;

un dumping insostenibile ai danni dei 75 mila apicoltori nazionali, con 1,6 milioni di alveari, al quale si aggiungono i danni causati dal maltempo e dalla siccità, che ha penalizzato le fioriture, e il caldo anomalo con le api «ingannate» e spinte ad uscire dagli alveari senza però trovare i fiori; i produttori per non subire perdite consistenti sono costretti ad intervenire con alimentazione zuccherina;

oltre al clima e al diffondersi dei calabroni alieni predatori delle api, come la Vespa velutina e la Vespa orientalis, gli apicoltori hanno dovuto far fronte anche all’esplosione dei costi come quelli per i vasetti di vetro, delle etichette, dei cartoni fino al gasolio –:

quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere a fronte della concorrenza sleale del miele extra Ue, in particolare quello cinese, non salubre né conforme agli standard qualitativi e di sicurezza alimentare, al fine di proteggere il settore apistico made in Italy, simbolo di tipicità e biodiversità, nonché salvaguardare la salute dei consumatori.
(5-02284)




Foreste, interrogazione Tassinari (FI Camera): su sblocco prodotti per contrasto a diffusione bostrico tipografico

Atto Camera

Interrogazione a risposta orale 3-01155

presentato da

TASSINARI Rosaria

testo di

Mercoledì 17 aprile 2024, seduta n. 281

TASSINARI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

il bostrico tipografo (Ips typographus), è un coleottero lignivoro che scava gallerie nella corteccia delle conifere ed è il più importante parassita forestale d’Europa. Attacca il legno fresco di conifere forestali e predilige, tra i suoi bersagli, l’abete rosso, anche se può potenzialmente interessare anche pini e larici. Ai sensi della nuova normativa fitosanitaria dell’Unione europea, di cui al regolamento (UE) 2016/2031 e al regolamento (UE) 2019/2072, è individuato come organismo nocivo;

in Italia il bostrico è un organismo oramai endemico, la cui diffusione cresce considerevolmente con l’aumentare del numero di piante indebolite, a causa ad esempio del cambiamento climatico, del forte impatto antropico o di un evento traumatico (qual è stato la tempesta Vaia). Sta provocando pesantissime ripercussioni ambientali, economiche e paesaggistiche;

nella legge di bilancio del 2022 sono state previste misure per il contenimento del bostrico nei territori alpini, con lo stanziamento di 6 milioni di euro (3 milioni annui per il biennio 2022-2023) per l’istituzione di un fondo finalizzato all’adozione di misure di tutela del territorio e per la prevenzione delle infestazioni per le zone colpite. Alle procedure di contrasto si applicano le misure di accelerazione e semplificazione previste dal decreto-legge n. 77 del 2021;

per contrastare la diffusione del bostrico è stata intrapresa nel 2022-2023 una sperimentazione denominata push and pull (respingo e catturo). Proposta per la prima volta nel 2020 dall’università agraria di Padova, in collaborazione con la regione Friuli-Venezia Giulia, questa sperimentazione prevede l’impiego di repellenti semiochimici a base alcolica prodotti in Canada;

risulta all’interrogante che i prodotti necessari per le attività 2024 siano ancora in fase di sdoganamento nonostante la primavera già avanzata, e che in particolare si attende il via della competente direzione generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione del Ministero della salute –:

se i Ministri interrogati non intendano intervenire per accelerare le procedure di sblocco dei prodotti descritti in premessa, anche in considerazione del fatto che detti prodotti hanno specifiche di conservazione molto stringenti, le quali impongono tempi rapidi di utilizzo.
(3-01155)




Agrivoltaico, interrogazione Scutellà (M5S Camera): su tempi erogazione contributo

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-02279

presentato da

SCUTELLÀ Elisa

testo di

Mercoledì 17 aprile 2024, seduta n. 281

SCUTELLÀ e CARAMIELLO. — Al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

gli operatori del settore agricolo, zootecnico e agroindustriale hanno presentato domanda per ottenere i benefici previsti dalla misura relativa al contributo in conto capitale per la realizzazione di impianti fotovoltaici da installare su edifici ad uso produttivo, da finanziare nell’ambito del PNRR, Missione 2, componente 1, Investimento 2.2 «Parco Agrisolare»;

gli operatori del settore agricolo, zootecnico ed agroindustriale, per quanto risulta all’interrogante, hanno correttamente ultimati i lavori e comunicato al Gse la richiesta di pagamento della parte in conto capitale dal mese di ottobre 2023;

l’articolo 10 del decreto del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste n. 211444 del 19 aprile 2023, rubricato «Decreto ministeriale recante interventi per la realizzazione di impianti fotovoltaici da installare su edifici a uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale, da finanziare nell’ambito del PNRR, Missione 2, componente 1, investimento 2.2 Parco Agrisolare», disciplina le modalità di erogazione del contributo;

in particolare, l’articolo 10, comma 1, del decreto del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste n. 211444 del 19 aprile 2023, stabilisce che il provvedimento di concessione del contributo è emanato entro 30 giorni dall’approvazione della domanda;

ed ancora, in particolare, l’articolo 10, comma 6, del decreto del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste n. 211444 del 19 aprile 2023, definisce in 90 giorni, decorrenti dall’acquisizione della documentazione completa, il termine entro il quale deve avvenire l’erogazione del contributo in unica soluzione a saldo;

pertanto, il contratto stipulato fra gli operatori ed il Gse prevede, in capo quest’ultimo, l’impegno di erogare la quota dell’investimento in conto capitale entro 90 giorni dalla domanda di pagamento approvata dallo stesso Gse;

ad oggi, a distanza di oltre sei mesi, gli operatori del settore agricolo, zootecnico ed agroindustriale non hanno ottenuto il contributo previsto ed approvato, ritrovandosi in enorme difficoltà finanziarie, anche e soprattutto in considerazione del ricorso a necessarie forme di finanziamento per ottenere liquidità e realizzare gli impianti, con conseguente applicazione di elevati tassi di interesse sul credito richiesto agli istituti bancari –:

in che modo il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda intervenire per definire le pratiche di liquidazione del predetto contributo riconosciute ed ammesse per gli operatori del settore agricolo, zootecnico ed agroindustriale, accelerarne i tempi di definizione per interrompere il perdurante ritardo, evitando il rischio per il Gse di dover resistere ad eventuali fondati ricorsi alle autorità giudiziarie, con conseguente esposizione a richieste risarcitorie e spese.
(5-02279)




Agricoltura, interrogazione Bergamini (Lega Camera): su prodotti agroalimentari esteri e tutela reddito agricoltori

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-02283

presentato da

BERGAMINI Davide

testo di

Mercoledì 17 aprile 2024, seduta n. 281

DAVIDE BERGAMINI, MOLINARI, CARLONI, BRUZZONE e PIERRO. — Al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

gli agricoltori italiani, che già non ricevono un prezzo giusto perché non commisurato ai costi di produzione e che non garantisce loro una giusta redditività, devono fare i conti anche con gli arrivi incontrollati di prodotti agroalimentari, provenienti dai Paesi europei ed extraeuropei, che spesso non rispettano le stesse regole di quelli nazionali ed europee;

i prodotti agroalimentari esteri creano concorrenza sleale alle produzioni italiane e fanno ulteriormente crollare i prezzi pagati agli agricoltori, mettendo anche a rischio il futuro dell’agroalimentare italiano;

i prodotti stranieri diventano italiani varcando i nostri confini, perché, spesso, è sufficiente che «l’ultimo miglio» della fase produttiva sia compiuto in Italia perché si possa vendere come nazionale un prodotto la cui materia prima è di origine estera;

le cosce di prosciutto straniere, dopo essere state salate e stagionate in Italia, potrebbero essere vendute per italiane; il latte dove nei caseifici italiani completa i processi di produzione, potrebbe diventare formaggio italiano;

la Corte dei conti dell’Unione europea nell’audit, concluso a dicembre 2023, in merito ai decreti italiani sull’etichettatura d’origine per pasta, riso, derivati del pomodoro, latte e formaggi, salumi, li ha considerati un ostacolo al libero commercio nonostante l’elevato e legittimo interesse dei consumatori a conoscere l’origine della materia;

pesa anche l’esclusione dalla direttiva «breakfast» della previsione dell’obbligo dell’indicazione di origine per succhi di frutta e marmellate, inizialmente inserito e poi bocciato in fase di trilogo tra Commissione, Consiglio e Parlamento dell’Unione europea;

sono necessari maggiori controlli perché porti e valichi di frontiera non possono essere il passaggio dei falsi prodotti made in Italy che invadono il nostro mercato;

inoltre, è indispensabile uno stop all’importazione di cibo trattato con sostanze e metodi vietati in Europa, affermando il rispetto del principio di reciprocità in quanto gli obblighi che vengono imposti ai produttori italiani devono valere anche per chi vuole vendere nel mercato europeo;

nell’ultimo anno in Italia oltre un allarme alimentare al giorno ha riguardato prodotti stranieri, in 6 casi su 10 erano prodotti provenienti da Paesi extra Unione europea, per la presenza di residui di pesticidi vietati in Italia, metalli pesanti, inquinanti microbiologici o additivi –:

quali azioni urgenti intenda mettere in atto, anche nelle opportune sedi europee, relativamente ai prodotti agroalimentari provenienti dall’estero, poi trasformati come prodotti italiani, al fine di salvaguardare il reddito degli agricoltori e la produzione nazionale nonché difendere la salute dei cittadini.
(5-02283)




Agricoltura, interrogazione Evi (Avs Camera): su Piano nazionale uso sostenibile prodotti fitosanitari

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-01149

presentato da

EVI Eleonora

testo di

Martedì 16 aprile 2024, seduta n. 280

EVI, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, FRATOIANNI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste . — Per sapere – premesso che:

in attuazione della direttiva 2009/128/CE per l’utilizzo sostenibile dei pesticidi, il nostro Paese ha emanato il decreto legislativo n. 150 del 2012;

detto decreto legislativo ha previsto l’emanazione di un decreto interministeriale per l’adozione del Pan, il «Piano d’azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari», che deve definire «gli obiettivi, le misure, le modalità e i tempi per la riduzione dei rischi e degli impatti dell’utilizzo dei prodotti fitosanitari sulla salute umana, sull’ambiente e sulla biodiversità. Il Piano, inoltre, promuove lo sviluppo e l’introduzione della difesa integrata e di metodi di produzione o tecniche di difesa alternativi, al fine di ridurre la dipendenza dai prodotti fitosanitari, anche in relazione alla necessità di assicurare una produzione sostenibile»;

gli obiettivi del Piano sono: a) la protezione degli utilizzatori dei prodotti fitosanitari e della popolazione interessata; b) la tutela dei consumatori; c) la salvaguardia dell’ambiente acquatico e delle acque potabili; d) la conservazione della biodiversità e degli ecosistemi;

il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha quindi emanato il decreto ministeriale del 22 gennaio 2014, recante «Adozione del Piano di azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari», che stabilisce altresì che il Piano debba essere «riesaminato periodicamente almeno ogni cinque anni» e che le modifiche sostanziali apportate al Piano siano comunicate tempestivamente ai Ministri competenti. Inoltre, le regioni e le province autonome devono trasmettere «ogni trenta mesi, ai Ministeri dell’agricoltura, dell’ambiente e della salute, una relazione dettagliata sulle azioni svolte e sui progressi realizzati nell’attuazione delle misure di cui al presente decreto»;

dal sito del Ministero della salute si apprende che «è stata predisposta una bozza del primo aggiornamento del suddetto Piano che andrà a sostituire integralmente quello attualmente in vigore. Tale bozza di Piano è stata resa disponibile ai fini della consultazione pubblica (…). Tutti i contributi pervenuti sono stati esaminati ed è in corso la stesura conclusiva del nuovo Piano». Il sito riporta però che l’ultimo aggiornamento è del 3 maggio 2022 –:

quali iniziative siano state avviate per aggiornare finalmente il Piano d’azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e quali regioni abbiano finora provveduto, come prevede l’articolo 6, comma 8, del decreto legislativo n. 150 del 2012, a relazionare dettagliatamente sulle azioni svolte e sui progressi realizzati nell’attuazione delle misure in materia di utilizzo sostenibile dei pesticidi.
(3-01149)




Psa, interrogazione Cavandoli (Lega Camera): su misure contenimento e tutela filiera

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-02277

presentato da

CAVANDOLI Laura

testo di

Martedì 16 aprile 2024, seduta n. 280

CAVANDOLI e DAVIDE BERGAMINI. — Al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

il 30 gennaio 2024 le autorità hanno lanciato l’allarme per il ritrovamento di alcune carcasse di cinghiali selvatici affetti da peste suina africana (PSA) a Tornolo che dista 53 chilometri in linea d’aria da Langhirano;

il 19 febbraio 2024 un nuovo ritrovamento è avvenuto a Borgotaro che dista circa 40 chilometri in linea d’aria da Langhirano;

il 6 aprile 2024 un ulteriore caso infetto è stato rinvenuto a Ramiola, tra i paesi di Fornovo e Varano, in provincia di Parma, località che distano solo 17 chilometri in linea d’aria da Langhirano;

questo ultimo caso, in particolare, ha creato una certa agitazione per l’avvicinamento del virus alla zona di eccellenza dei prosciutti; infatti Langhirano è la sede di decine di prosciuttifici ed è considerata la patria del Prosciutto di Parma Dop;

questa zona, fino al 23 marzo non era collocata in zone di restrizione ma a seguito dell’ultimo ritrovamento potrebbe passare in zona di restrizione; infatti, il 18 aprile 2024 è prevista una riunione a livello Unione europea nella quale la Commissione europea dovrà fare il punto della situazione sull’emergenza Psa e potrebbe ricorrere a nuove misure restrittive che riguarderanno anche il parmense;

la questione non riguarda tanto la salubrità dei salumi, visto che il virus non si trasmette all’uomo, ma l’intera filiera, che vedrebbe diminuire drasticamente le esportazioni creando un danno incalcolabile;

questo passaggio a «zona rossa» potrebbe, infatti, rendere più problematiche le vendite all’estero;

se l’area degli stabilimenti di stagionatura dei prosciutti di Parma verrà inclusa nelle zone di restrizione, potrebbe scattare il blocco delle importazioni di tutti i salumi, non solo del prosciutto di Parma, da parte di Stati Uniti, Canada, Germania, Francia, che potrebbero scegliere di non comprare prodotti italiani per evitare qualsiasi rischio di contaminazione, causando così un crollo pressoché totale delle esportazioni e i prezzi del prosciutto, sul mercato interno, potrebbero diminuire fortemente per eccedenza di offerta;

ad esempio, nella seduta della Commissione unica nazionale suina dell’11 aprile 2024 – la borsa merci del settore suinicolo e della carne di maiale – il listino dei maiali vivi da macellare ha segnato un «Non quotato» perché, alla luce dell’arrivo della peste suina nei pressi di Langhirano e nella prospettiva di uno stop alle esportazioni, i macellatori hanno chiesto un forte ribasso dei prezzi di acquisto e gli allevatori hanno deciso di non accettare;

il settore della salumeria quota un fatturato, con l’indotto, di circa 10 miliardi di euro e dà lavoro a circa 60 mila persone; un segmento della nostra economia con una storia millenaria, un vanto della cucina italiana, che rischia il default;

i più pessimisti parlano addirittura di un «addio» al prosciutto di Parma visto che le stime e i piani per eradicare la peste suina prevedono un epilogo nel 2028;

dopo il primo caso di Psa rinvenuto nella carcassa di un cinghiale in provincia di Alessandria, i ritrovamenti si erano allargati anche alla Liguria e in alcune zone limitrofe del Piemonte;

successivamente il virus è arrivato anche negli allevamenti di maiali in Lombardia, zona di Pavia, per arrivare ad un totale di ben 7 regioni coinvolte –:

quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare, anche nelle opportune sedi europee, affinché sia contenuta in maniera più efficace la diffusione della Psa al fine di tutelare le imprese suinicole nazionali, in particolare il distretto delle carni di Langhirano, e la relativa filiera nonché salvaguardare le esportazioni di carni suine che contano un fatturato di oltre un miliardo di euro.
(5-02277)




Made in Italy, interrogazione Foti (FdI Camera): su misure contro contraffazione e Italian sounding

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-01151

presentato da

FOTI Tommaso

testo di

Martedì 16 aprile 2024, seduta n. 280

FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, CERRETO, LA SALANDRA, CARETTA, ALMICI, CIABURRO, LA PORTA, MALAGUTI, MARCHETTO ALIPRANDI e MATTIA. — Al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste . — Per sapere – premesso che:

come noto, il Governo Meloni è costantemente impegnato per proteggere il vero made in Italy, soprattutto nel settore agroalimentare, ed è la stessa Italia ad aver assunto una posizione di guida per la tutela dei prodotti anche nel contesto europeo nel settore dell’agricoltura;

nello specifico, negli ultimi giorni, particolare rilievo hanno avuto le manifestazioni, in zone di frontiera, dirette ad arrestare l’invasione di cibo straniero surrettiziamente spacciato per italiano, evidenziando non solo i rischi nazionali ma anche quelli che corrono i Paesi dell’Unione europea in tema di etichettatura, perché spesso è messo a rischio il principio di reciprocità. Infatti, le regole imposte alle imprese agricole italiane devono valere anche ogni volta che viene importato un prodotto straniero, andando a verificare l’effettivo rispetto dei requisiti richiesti dalla normativa vigente;

in tale contesto, un importante risultato è testimoniato dai dati contenuti nel report 2023 delle attività del dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf). Pare evidente come, ad oggi, grazie alle informazioni pubblicate nel report, che l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari abbia effettuato 54.658 controlli totali, ispettivi e analitici. I controlli totali ispettivi e analitici su dop e igp sono stati, invece, 15.796 e 5.763 quelli riguardanti il settore bio. Le sanzioni irrogate sono state pari a 2.204, per un importo totale di 21.418.395 euro;

significativa è stata anche la propositività dell’Italia nel settore vitivinicolo, in special modo durante l’ultima Conferenza internazionale del vino in Franciacorta, in cui il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, unitamente alle 30 delegazioni presenti e all’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv), ha tracciato le linee guida di settore su ambiente, sostenibilità, promozione della qualità, lavoro e rispetto dei diritti –:

quali siano, per quanto di competenza, le ulteriori iniziative che intenda assumere sui temi esposti in premessa a tutela della riconoscibilità dei prodotti del settore primario italiano, per il contrasto alla contraffazione e all’Italian sounding.
(3-01151)




Pesca, interrogazione Pastorino (+Europa Camera): su attività sportiva e palangaro

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-01148

presentato da

PASTORINO Luca

testo di

Martedì 16 aprile 2024, seduta n. 280

PASTORINO. — Al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste . — Per sapere – premesso che:

il palangaro è un attrezzo di pesca professionale e sportiva tra i più antichi e diffusi, soprattutto fra gli operatori della piccola pesca nel Mediterraneo; le tecniche di utilizzo di questo attrezzo sono state tramandate verbalmente dai pescatori che ne hanno fatto la loro risorsa e il loro mestiere. Essendo un metodo fortemente selettivo, la pesca col palangaro si effettua con limitati consumi energetici ed è molto rispettosa delle risorse che si sfruttano;

fino al 30 gennaio 2024, il palamito utilizzabile per la pesca amatoriale poteva essere dotato di un numero massimo di duecento ami; con l’emanazione del decreto ministeriale «Misure tecniche per la pesca sportiva e ricreativa con il palangaro», il numero massimo degli ami dei palangari presenti a bordo e/o calati da ciascuna unità da diporto è stato ridotto a cinquanta, qualunque sia il numero delle persone presenti;

le ragioni di questa nuova regolamentazione risiederebbero nella necessità di introdurre misure più restrittive di quelle vigenti, atte a prevenire, scoraggiare ed eliminare fenomeni di pesca illegale, che però niente ha a che vedere con la pesca sportiva, e tutelare la risorsa ittica;

tuttavia, non appare chiaro come per il pescatore dilettante i duecento ami risultino altamente catturanti e impattanti sulla risorsa ittica, mentre i pescatori professionisti non riescano, con un numero di ami notevolmente superiore (3.000/5.000 ami), a catturare quantità di pescato sufficienti a soddisfare l’attività lavorativa e debbano ricorrere anche ad altre modalità di pesca (reti di posta, nasse e altro);

con un palangaro da cinquanta ami di fatto si cancella la pesca sportiva con palamito, pur senza farlo ufficialmente, decretando la fine di una tradizione della cultura marinara propria della Liguria, nonché delle coste italiane e provocando ingenti danni economici all’indotto. Questa sarà l’unica diretta conseguenza del decreto, senza alcun indebolimento del fenomeno della pesca illegale, che andrebbe sì combattuta, ma rendendo più efficaci i controlli, specialmente nelle ore notturne in cui sono quasi sempre assenti –:

se intenda adottare iniziative volte a rivedere la disciplina in questione, eliminando la limitazione dei cinquanta ami per palangaro, di cui all’articolo 2 del citato decreto, e predisponendo l’apertura di un tavolo congiunto con le associazioni e le federazioni di pesca sportiva, al fine di giungere a una soluzione che permetta di mantenere in vita l’ormai radicata tradizione della pesca ricreativa con il palangaro e, al contempo, individuare misure, puntuali ed efficaci, necessarie per il contrasto della pesca illegale.
(3-01148)




Energia, interrogazione Bof (Lega Camera): su controlli per impianti a biomasse

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-02274

presentato da

BOF Gianangelo

testo di

Venerdì 12 aprile 2024, seduta n. 278

BOF. — Al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

la produzione di energia elettrica da biomassa solida mette a disposizione della rete nazionale una potenza installata di circa 780 megawatt per una produzione di oltre 4.100 gigawattora (GSE, dati 2020);

tra le rinnovabili, la biomassa solida garantisce regolarità e continuità di esercizio per oltre 8000 ore annue, con produzioni costanti e programmabili; l’energia pulita generata dalle biomasse solide non dipende da fattori climatici e ambientali e i benefìci che ne derivano riguardano, tra le varie, gli accordi di filiera sottoscritti con il Ministero dell’agricoltura (Masaf), la manutenzione del patrimonio boschivo ed il recupero di materiale residuale agricolo;

la quasi totalità delle biomasse impiegate nelle centrali è di provenienza italiana e la destinazione energetica dei prodotti agro-forestali rappresenta un’occasione di reddito integrativo per le imprese, agricole o forestali, senza inficiare le coltivazioni destinate all’agroalimentare e l’utilizzo nobile del legname, garantendo stabilità di mercato e costanza dei flussi finanziari;

il decreto ministeriale Masaf del 2 marzo 2010 definisce modalità operative cui gli operatori devono conformarsi per consentire tracciabilità e rintracciabilità delle biomasse da filiera, per accedere al regime incentivante di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico 6 luglio 2012 (cosiddetto GRIN);

per ogni tipologia di biomassa, infatti, ciascun operatore elettrico deve presentare una dichiarazione sulle caratteristiche tecniche e sul processo di produzione di energia elettrica, tenendo conto sia delle biomasse da filiera sia di quelle non da filiera; nel corso delle procedure di verifica delle informazioni ricevute, eseguite dal Masaf su incarico del Gse, i soggetti incaricati dei controlli possono richiedere ai soggetti che hanno presentato l’istanza ulteriori informazioni;

tuttavia, ad oggi, a quanto consta all’interrogante si segnalano significativi ritardi nei controlli da parte del Masaf per la quasi totalità delle istanze del 2022, nonostante la richiesta sia pervenuta nelle tempistiche previste ed i numerosi solleciti da parte di operatori e associazioni di categoria;

numerosi impianti stanno rilevando importanti criticità operative vista la mancata erogazione dei premi da filiera corta, fondamentali per la tenuta del settore, che si accumulano ai ritardi nei ristori del programma di massimizzazione mettendo in seria difficoltà la filiera –:

quali siano le motivazioni che hanno portato ai ritardi dei controlli e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare affinché vengano portate rapidamente a termine le predette verifiche, fondamentali per l’operatività degli impianti alimentati a biomassa e per la loro stabilità finanziaria.
(5-02274)




Pesca, interrogazione Vaccari (Pd Camera): su modifiche decreto per quella sportiva

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-02257

presentato da

VACCARI Stefano

testo di

Martedì 9 aprile 2024, seduta n. 276

VACCARI e SIMIANI. — Al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

il 30 gennaio 2024 il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali ha emanato un decreto che regolamenta l’attività di pesca sportiva e ricreativa con il palangaro con il quale si riduce da 200 a 50 il numero complessivo degli ami dei palangari presenti a bordo e/o calati da ciascuna unità da diporto e si introduce il divieto di utilizzo dei verricelli salpa-reti elettrici o collegati a motori termici;

una scelta unilaterale, ad avviso degli interroganti, considerato che le disposizioni precedenti erano in perfetta sintonia con le direttive comunitarie e le indicazioni della scienza. Peraltro, essendo un metodo di pesca fortemente selettivo, la pesca col palangaro si effettua con limitati consumi energetici ed è molto rispettosa delle risorse che si stanno sfruttando:

il provvedimento è stato emanato senza un adeguato coinvolgimento del Parlamento e in assenza di un dialogo o concertazione preventiva con le parti associazioni interessate;

la pesca sportiva, nelle sue diverse articolazioni, rappresenta uno spaccato sociale che si coniuga con la storia e le tradizioni del nostro Paese e che coinvolge decine di migliaia di appassionati, difensori strenui dei nostri mari e della biodiversità;

se non ritenga di adottare iniziative di competenza volte a modificare il decreto ministeriale del 30 gennaio 2024 finalizzate a portare a 100 ami a pescatore e a non più di 200 a imbarcazione, indipendentemente dal numero di pescatori, a introdurre il riferimento della taglia minima con l’uso di ami di dimensioni maggiori o circolari per impedire la cattura di pesci sottomisura, a inasprire la lotta a chi opera illegalmente aumentando le risorse umane ed economiche necessarie per rafforzare i controlli coinvolgendo le associazioni dei pescatori sportivi.
(5-02257)




Peste suina, interrogazione Vaccari (Pd Camera): su iniziative per depopolamento

Atto Camera

Interrogazione a risposta orale 3-01123

presentato da

VACCARI Stefano

testo di

Lunedì 8 aprile 2024, seduta n. 275

VACCARI, FORATTINI, MARINO e ANDREA ROSSI. — Al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

a più di due anni dalla comparsa del primo caso in Italia la peste suina ha colpito oltre 15.400 cinghiali e quasi 14 mila suini. Nella sola zona del pavese le regole di prevenzione hanno portato all’abbattimento di 46 mila maiali;

l’Italia ha da tempo istituito un commissario straordinario e pochi giorni fa ha nominato tre sottocommissari ad hoc. I risultati finora però non sembrano quelli sperati. Le iniziative di prevenzione si sono rivolte verso gli abbattimenti dei suini sani, con un eccesso precauzionale, mentre è stato trascurato il problema dei cinghiali infetti. L’esperienza maturata in questi anni ha dimostrato che l’abbattimento dei cinghiali selvatici senza una adeguata opera di contenimento non serve a niente;

pur in assenza di allevamenti contaminati è sufficiente il ritrovamento di una carcassa di cinghiale infetto per attivare intorno ai comuni interessati zone di sorveglianza e restrizioni sanitarie che bloccano le attività e impattano a cascata sull’intera filiera suinicola con la conseguente svalutazione del prezzo della carne. Inoltre per riabilitare le importazioni dall’Italia devono passare due anni dal ritrovamento dell’ultima carcassa positiva alla peste suina per poi attendere altri due anni per completare l’iter di riqualificazione;

tutti i Paesi extra Unione europea hanno chiuso le importazioni. In Cina, un mercato che per la filiera vale oltre 25 milioni di euro, da due anni è ferma l’importazione. Oltre al danno economico e di immagine tutto questo comporta una concorrenza da parte dei principali produttori europei pronti a sostituire i prodotti italiani con salumeria cruda e cotta vanificando lavoro e investimenti portati avanti dalla filiera suinicola italiana;

la regione Emilia-Romagna ha messo a punto una strategia specifica per arginare la peste suina attraverso: attività di depopolamento, intensificata soprattutto nei distretti più vocati alla produzione suinicola; incremento del livello di biosicurezza nelle aziende zootecniche, con bandi fino a 9 milioni di euro; rimborso delle spese per la recinzione antintrusione e quella per la realizzazione di piazzole per la disinfestazione degli automezzi e delle zone filtro;

le iniziative di una sola regione non bastano. Serve una strategia unica nazionale –:

quali iniziative urgenti di competenza intendano adottare per favorire il depopolamento di migliaia di cinghiali selvatici e per assicurare la tutela del patrimonio suino nazionale, le esportazioni e quindi il sistema produttivo nazionale e la relativa filiera.
(3-01123)




Agroalimentare, interrogazione Murelli (Lega): su proroga adeguamento formaggi per export Giappone

Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-01040

presentata da

ELENA MURELLI
giovedì 21 marzo 2024, seduta n.172

MURELLI, CENTINAIO, BERGESIO – Al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. – Premesso che:

il 1° febbraio 2019 è entrato in vigore l’accordo di partenariato economico (EPA, Economic partnership agreement) UE-Giappone con l’obiettivo di favorire il rafforzamento del legame tra i due partner, attraverso un maggiore accesso ai rispettivi mercati per merci, servizi e appalti pubblici, l’eliminazione delle barriere non tariffarie (BNT), la tutela delle indicazioni geografiche e dei diritti di proprietà intellettuale, la protezione degli standard della UE, l’armonizzazione normativa tra le due economie;

l’agroalimentare è tra i settori oggetto dell’accordo, con il riconoscimento di 205 indicazioni geografiche europee che potranno beneficiare in Giappone dello stesso livello di tutela garantito nella UE; di queste, 45 sono italiane;

per l’Italia il Giappone è la seconda destinazione extra europea più importante per formaggi, con 11.000 tonnellate annue per un valore di oltre 100 milioni di euro, ed in constante crescita, tanto che nel 2023 il comparto è risultato tra quelli il cui export è maggiormente aumentato (14,9 per cento in più);

l’accordo prevede in particolare una specifica deroga per i formaggi con denominazione di origine protetta per i quali è consentita l’esportazione in forme intere ed il successivo porzionamento e confezionamento nel Paese di destinazione, sotto stretto controllo dei consorzi di tutela; la scadenza della deroga è fissata al 1° febbraio 2026;

nel periodo transitorio le imprese casearie italiane avrebbero dovuto adeguare le proprie produzioni alle richieste del mercato Giapponese con riguardo ai formati delle confezioni, ma gli accadimenti degli ultimi anni hanno ritardato gli investimenti in nuovi impianti che rispondessero ai canoni del mercato di destinazione;

sarebbe auspicabile un intervento da parte del Governo italiano finalizzato ad estendere il periodo temporale della proroga, evitando l’introduzione di aggravi per le imprese italiane e al contempo l’utilizzo degli impianti di confezionamento sul territorio giapponese per la produzione di prodotti non certificati, che vanno ad alimentare il fenomeno dell’Italian sounding,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della problematica esposta e se non ritenga di aprire prontamente un dialogo con le competenti istituzioni europee, al fine di giungere ad una soluzione nella sessione annuale di rinnovo dell’accordo EPA, che coincida con la necessità per il nostro Paese di adottare un più graduale adattamento delle imprese ai canoni produttivi richiesti dal mercato giapponese.

(3-01040)




Agroalimentare, interrogazione Bergamini (Lega Camera): su estensione sostegni ad agriturismi

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-02187

presentato da

BERGAMINI Davide

testo di

Giovedì 21 marzo 2024, seduta n. 267

DAVIDE BERGAMINI, CARLONI, BRUZZONE e PIERRO. — Al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

i decreti del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste del 24 gennaio 2024, pubblicati lo scorso 8 febbraio 2024 sulla Gazzetta Ufficiale n. 32 dell’8 febbraio 2024, relativi all’attuazione dei decreti 4 luglio 2022 e 21 ottobre 2022 «Recante la definizione dei criteri e delle modalità di utilizzazione del “Fondo di parte corrente per il sostegno delle eccellenze della gastronomia e dell’agroalimentare italiano”» sono stati emanati ai sensi dell’articolo 1, comma 868, della legge 30 dicembre 2021, n. 234 (legge di bilancio 2022), che ha destinato il Fondo al sostegno delle eccellenze della gastronomia e dell’agroalimentare italiano;

gli incentivi previsti nei suddetti decreti però sono stati limitati alle sole imprese di ristorazione aventi il codice Ateco 56.10.11, (oltre a quelle della produzione di pasticceria fresca – codice Ateco 10.71.20, gelaterie e pasticcerie – codice Ateco 56.10.30), escludendo di fatto le imprese di ristorazione connesse alle aziende agricole che hanno, come noto, un differente codice Ateco (56.10.12);

a parere dell’interrogante, tale esclusione sembra essere ingiustificata e non in linea con le previsioni di legge che non danno indicazioni specifiche in merito alla selettività dei soggetti beneficiari del provvedimento;

a parere dell’interrogante, il rischio di questa impostazione è che non solo si vadano ad escludere gli agriturismi con ristorazione, ma si vadano a finanziare, anche strutture di ristorazione poco collegate con gli obiettivi generali della misura;

si ricorda, peraltro, che un provvedimento similare emanato nel 2020 relativo ai «Fondo per la filiera della ristorazione» (decreto ministeriale del 27 ottobre 2020), diretto a riconoscere un contributo per gli acquisti effettuati nel periodo Covid, comprovati da idonea documentazione fiscale, di prodotti provenienti dalle filiere agricole e alimentari, inclusi prodotti vitivinicoli, della pesca e dell’acquacoltura, anche DOP è IGP, valorizzando la materia prima di territorio, aveva previsto l’applicazione del contributo anche gli agriturismi oltre ai ristoranti, pizzerie, mense, servizi di catering, agli alberghi con somministrazione di cibo;

visti gli obiettivi dell’articolo 1, comma 868, della legge di bilancio 2022, è difficile ipotizzare l’esclusione di luoghi della ristorazione fortemente connessi con le produzioni DOP, IGP, SQNPI, SQNZ e biologiche, punto di riferimento dell’enogastronomia italiana e del turismo collegato, visto che le aziende agrituristiche in base alle diverse leggi regionali, devono utilizzare nella ristorazione prodotto proprio o del territorio nella quasi totalità –:

se non intenda prevedere, anche tramite circolare interpretativa, l’inserimento del codice Ateco 56.10.12, delle aziende agricole che praticano la ristorazione connessa alle attività di coltivazione e/o allevamento, tra le aziende beneficiarie del bando di accesso agli incentivi previsti dell’articolo 1, comma 868, della legge di bilancio per il 2022.
(5-02187)




Agea, interrogazione Vaccari (Pd Camera): su gestione bilancio Agenzia

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-02153

presentato da

VACCARI Stefano

testo di

Venerdì 15 marzo 2024, seduta n. 263

VACCARI, FORATTINI, MARINO e ANDREA ROSSI. — Al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

il sistema di gestione del bilancio di Agea è disciplinato dal regolamento di amministrazione e di contabilità dell’ente e deve uniformarsi ai principi ed alle prescrizioni codificati dalla legge di contabilità del 31 dicembre 2009 n. 196 e successive modifiche ed integrazioni, nonché alle previsioni contenute nel decreto legislativo 31 maggio 2011 n. 91;

l’Agea deve, altresì, conformare la propria gestione ai principi ed alle regole contabili adottati dal Ministero dell’economia e delle finanze – Ragioneria generale dello Stato – in merito al sistema di contabilità economica (articolo 7 «Sistema di contabilità economica», regolamento);

il regolamento attualmente in vigore risale al 2008 e non è stato modificato o integrato in alcuna parte e non recepisce le modifiche intervenute medio tempore nella normativa contabile;

il bilancio di previsione deve essere adottato dal direttore entro il 31 ottobre dell’anno precedente e successivamente inviato al Masaf e al Mef per l’approvazione;

la mancata adozione del regolamento di organizzazione e del regolamento di contabilità dell’Agenzia, nonché il mancato rispetto dei termini di approvazione del bilancio preventivo rappresenta una criticità di natura strutturale come segnalato più volte dalla Corte dei conti e rischia di avere ripercussioni sull’attività di Agea;

l’attuale direttore, ad avviso dell’interrogante, in contrasto rispetto a quanto previsto dall’articolo 5 dello statuto di Agea, non sembra ritenga necessaria la regolamentazione degli aspetti, anche economici, connessi allo svolgimento delle attività gestionali nonostante il rapporto tra Agea ed il direttore sia regolato esclusivamente dal decreto di nomina e dal decreto di riconoscimento del compenso;

atteso che non è stato approvato il bilancio di previsione 2024 e quindi non è dato sapere se la gestione finanziaria di Agea si sia svolta nel rispetto dei principi applicati della contabilità finanziaria riguardanti l’esercizio provvisorio o la gestione provvisoria –:

se e quali spese facoltative abbiano concorso al disavanzo di bilancio di Agea accertato per il 2023;

come intenda intervenire, vista la gravità della situazione descritta e delle ricadute che potrebbero determinarsi ad opera di un ipotizzato intervento della Commissione europea, a tutela dell’AGEA, e come intenda il Ministro interrogato sollecitare la risoluzione delle inefficienze della direzione dell’Agenzia stessa.
(5-02153)