INTERROGAZIONE TARICCO, PD SENATO, PER FAR LUCE SU ANNOSA QUESTIONE DEI BUONI PASTO

I “Ticket restaurant” o meglio conosciuti “buoni pasto” permettono di dare un servizio a circa 3 milioni di lavoratori – pubblici e privati – ogni giorno, muovendo un flusso di mercato pari a 3,2 miliardi di valore.

Attraverso la Legge di Bilancio 2020 si sono introdotte importanti innovazioni quali per esempio l’abolizione dell’obbligo di utilizzo del buono nel corso della giornata lavorativa permettendone quindi un accumulo fino ad un totale di otto e spendibili nei confronti di un numero ampliato di esercizi commerciali, lo stimolo ai ticket elettronici per la loro maggiore tracciabilità, ma il sistema di gestione dei buoni pasto genera ancora nei fatti una tassa occulta di quasi il 30% sul valore di ogni ticket restaurant a carico degli esercenti, tra commissioni alle società emettitrici e gli oneri finanziari legati alle procedure di incasso ed ai ritardati pagamenti, un costo insostenibile che rischia di mettere in crisi l’intero sistema.

 Interviene il Sen. Taricco “La situazione sta diventando insostenibile, e provoca una perdita o una spesa per l’incasso conseguente pari a quasi 3 mila euro ogni 10 mila euro di buoni pasto incassati dai diversi locali commerciali – tra cui bar, ristoranti, supermercati e centri commerciali, rischiando di compromettere la tenuta delle stesse aziende.

Abbiamo così voluto richiamare l’attenzione del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro del Lavoro e delle Politiche sociale in modo tale da poter valutare una revisione dell’intero sistema gestionale dei buoni pasto al fine di garantire il rispetto del valore nominale dei ticket lungo tutta la filiera, anche valutando le responsabilità di Consip, verificando che non siano ravvisabili comportamenti di “omesso controllo”, anche alla luce, oltre del fallimento della Qui!Group – il più grande fornitore di buoni pasto della Pubblica Amministrazione, travolto da 325 milioni di euro di debiti compresi i 200 a carico degli esercenti convenzionati – per salvare decine di migliaia di imprese pubbliche, della piccola e grande distribuzione. E’ necessaria una attenzione particolare in questa fase per evitare l’abuso di posizioni dominanti, anche alla luce delle scelte della Legge di Bilancio 2020 che va ad incentivare di fatto i buoni pasto elettronici. Questo strumento di welfare aziendale si inserisce nel consolidamento di un percorso di alleggerimento della pressione fiscale e di riduzione delle tasse sul lavoro e non può al tempo stesso diventare motivo di criticità per tante piccole e medie imprese commerciali” – conclude il Senatore Mino Taricco

 

a risposta orale in 11° Commissione Lavoro pubblico e privato, Previdenza Sociale

 

Al Ministro dello Sviluppo Economico

Al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali

 

 

Premesso che:

 

i “Buoni Pasto”, conosciuti anche come “ticket restaurant” sono dei biglietti, elettronici o cartacei, che il datore di lavoro concede ai propri dipendenti, per l’acquisto di pasti o prodotti alimentari in assenza di servizio mensa, oppure per una determinata categoria di lavoratori, quando tale servizio non è previsto. Sono definiti in ultimo dal recente Decreto Ministeriale del Ministero dello Sviluppo Economico n. 122 del 7 Giugno 2017 come “cedibili, non cumulabili oltre il limite di otto buoni, né commercializzabili o convertibili in denaro” ed ”utilizzabili solo dal titolare”, e possono essere considerati al tempo stesso a tutti gli effetti come un benefit aziendale, ampiamente usato sul territorio italiano, e conseguentemente come un mezzo di pagamento erogabile in formato cartaceo o elettronico;

 

secondo dati Istat sono poco più di 500 milioni il numero di buoni pasto registrati durante l’anno 2019, per un ammontare di 3,2 miliardi di valore di mercato – di cui beneficiano ogni giorno circa 1,8 milioni di occupati del settore privato e poco meno di un milione nel settore pubblico per un totale di più di 2,7 milioni di lavoratori;

 

Considerato che:

 

la Legge di Bilancio 2020 ha introdotto importanti variazioni, stabilendo un’abolizione dell’obbligo di utilizzo del buono nel corso della giornata lavorativa, permettendone quindi un accumulo fino ad un totale di otto e spendibili nei confronti di un numero ampliato di esercizi commerciali, con evidenti benefici per dipendenti e aziende in termini di tassazione a loro favorevole.

 

la Legge di Bilancio 2020 stimola nei fatti un avvicinamento ai ticket elettronici, favorendoli a quelli cartacei per il loro valore massimo di importo complessivo giornaliero (si passa dai precedenti 7 euro agli appunto attuali 8 euro, quota che non concorre alla formazione del reddito di lavoro dipendente contro i 4 euro dei cartacei) proprio in virtù della loro maggiore tracciabilità.

 

Rilevato che:

 

il corrente sistema di gestione dei buoni pasti – il Codice degli appalti della Pubblica Amministrazione – genera nei fatti una tassa occulta del 30% sul valore di ogni buono pasto a carico degli esercenti, tra commissioni alle Società emettitrici e gli oneri finanziari legati alle procedure di incasso ed ai ritardati pagamenti;

 

i diversi locali commerciali – tra cui bar, ristoranti, supermercati e centri commerciali – perdono o spendono per l’incasso conseguentemente quasi 3 mila euro ogni 10 mila euro di buoni pasto incassati.

 

Dato atto che:

 

le associazioni di categoria – per la prima volta tutte insieme – danno vita ad un tavolo di lavoro congiunto nel ricercare una soluzione comune a questa situazione che è diventata per le aziende insostenibile, le quali sottolineano come profondamente ingiusto che i costi connessi all’utilizzo di uno strumento utile come quello in esame vada poi a pesare in tutte le sue implicazioni negative sulle spalle degli esercenti, mettendo a rischio la sostenibilità economica di un sistema che dà un servizio importante a 3 milioni di lavoratori e mettendo in ginocchio decine di migliaia di imprese pubbliche, della piccola e grande distribuzione;

 

 

le associazioni di categoria hanno manifestato il disagio proprio e delle imprese loro associate, non escludendo campagne di comunicazione per sensibilizzare i cittadini al problema, e anche ipotizzando scioperi dei ticket, fino ad arrivare ad una class action, qualora non si arrivi in tempi brevi a correttivi normativi e gestionali in materia per ridurre le ricadute negative sulle imprese, arrivando anche alla revisione stessa del Codice degli appalti nella Pubblica Amministrazione, pur difendendo i diritti acquisiti dei lavoratori;

 

si chiede di sapere:

 

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza del susseguirsi delle vicende, soprattutto alla luce dell’assenza di azioni concrete a seguito del fallimento di Qui!Group, il più grande fornitore di buoni pasto della Pubblica Amministrazione, travolto da 325 milioni di euro di debiti compresi i 200 a carico degli esercenti convenzionati, di cui si è interrogato già l’allora Ministro dello sviluppo economico – Atto ispettivo n. 3-00132

 

se i Ministri non reputino necessario valutare una revisione dell’intero sistema gestionale dei buoni pasto al fine di garantire il rispetto del valore nominale dei ticket lungo tutta la filiera, che coinvolga anche le responsabilità di Consip, verificando che non siano ravvisabili comportamenti di “omesso controllo”, anche alla luce di quanto già verificatosi precedentemente con il fallimento della Qui!Group, e anche alla luce delle scelte della Legge di Bilancio 2020 che incentiva i ticket elettronici, nella consapevolezza che questo strumento è un elemento importante per il welfare aziendale e soprattutto dalla consapevolezza che tale scelta consolida un percorso di alleggerimento della pressione fiscale a partire dalla riduzione delle tasse sul lavoro.

 

TARICCO, FERRAZZI, CIRINNA’, PAOLA BOLDRINI, IORI, ASSUNTELA MESSINA, D’ARIENZO, LAUS, STEFANO, ROJC, FEDELI, D’ALFONSO, PINOTTI, ASTORRE, VATTUONE, MANCA, PARRINI