Da Bruxelles – “Dopo il 26 febbraio, come avevamo detto, siamo tornati a Bruxelles. Il 26 febbraio per noi era il punto di partenza di una manifestazione di un modello di agitazione che, come Confagricoltura, vogliamo portare avanti per sensibilizzare le istituzioni europee. Riteniamo che rispetto a quelli che erano i capisaldi fondativi della Comunità europea, nel trattato costitutivo si parlava in maniera chiara e netta di quale fosse la funzione della politica agricola comune: stabilizzare il reddito degli agricoltori, garantire un giusto prezzo ai consumatori, garantire l’autosufficienza alimentare con standard di qualità”.
Così ad AGRICOLAE il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti a margine della Giunta di Confagricoltura che si è tenuta oggi a Bruxelles.
“Bene, possiamo dire che l’attuale PAC ha raggiunto tutti gli obiettivi? Decisamente no. Oggi il reddito degli agricoltori è fortemente compromesso dalla fluttuazione sui mercati. Se guardiamo al crollo verticale della valorizzazione dei cereali dei semi oleosi in questi giorni sulle principali borse italiane, a seguito ovviamente delle enormi e massicce importazioni dalla Russia piuttosto che dall’Ucraina, questo ovviamente sta fortemente condizionando la capacità di reddito delle nostre più importanti filiere produttive.
Se pensiamo a quelli che sono gli effetti del cambiamento climatico e i danni che gli agricoltori subiscono e quello che è accaduto nell’ultimo anno nella produzione – ad esempio di vino in Italia la produzione di olio d’oliva – ecco la somma di tutto questo necessita evidentemente di una politica agricola comune diversa rispetto a quella che oggi stiamo incontrando, una politica agricola che è nata purtroppo vecchia. Una politica agricola che non tiene conto di ciò che è successo successivamente alla sua nascita dalle due guerre è il motivo per cui noi chiediamo un profondo e netto cambio di passo da parte della Commissione europea. Ovviamente apprezziamo i primi tentativi sforzi portati avanti dal commissario Wojciechowski sui grandi temi delle deroghe concesse ai temi della condizionalità.
Solo che non ci basta avere delle deroghe. Noi vogliamo avere elementi di stabilità. Gli agricoltori devono essere liberi di poter progettare e programmare le coltivazioni negli anni a venire. Noi non possiamo lavorare con le deroghe anno su anno, come dall’altra parte. Certamente la semplificazione, se si parla di semplificazione, deve essere semplificazione per tutti, non solamente per alcuni.
La troppa burocrazia uccide tanto le piccole aziende quanto le grandi aziende, quindi anche su questo chiediamo che possano essere estesi a tutte le aziende agricole gli elementi di semplificazione, come più in generale il tema della gestione del rischio e della riserva di crisi. Stiamo vivendo una stagione straordinaria, in negativo in tutta Europa. Gli agricoltori polacchi ieri erano in piazza a protestare in maniera significativa contro le importazioni. Il tema dell’abbassamento del reddito è un tema sentito in tutta Europa. Su questo abbiamo bisogno di nuovi strumenti e di una velocità diversa che possa essere attuata attraverso una nuova politica agricola comune.
Ed è il motivo per cui noi stiamo chiedendo non una semplice correzione, vogliamo un radicale cambio di passo, vogliamo una revisione di medio periodo profonda della Politica Agricola Comune, ritornando sostanzialmente ad un modello in cui si guarda al mercato e non solamente al suo accoppiamento delle produzioni.
Oggi in Italia il 85% delle risorse destinate agli agricoltori sono totalmente legate alla non produzione. Io credo che al contrario noi dovremmo ritornare alle produzioni che siano vincolate da quelle politiche, che necessariamente vanno a incentivare i nostri imprenditori a produrre di più meglio nell’interesse sia dei cittadini europei, ma dall’altra parte per garantire e stabilizzare le colture che ricordo essere un’attività fondamentale che non possiamo permetterci di abbandonare.
I numeri dell’Istat in Italia stanno certificando un crollo del numero delle aziende in Italia. Il settore dell’agricoltura è un settore che certamente un settore che fa parte del contesto economico del Paese ma è anche quel settore che svolge delle funzioni sociali ambientali che altri comparti dell’economia non svolgono lo svolgono soprattutto nelle aree più depresse nelle aree interne, nelle aree più difficili e quindi non si può rinunciare ad accompagnare gli agricoltori sul mercato”.