“La remunerazione dei prodotti agricoli. È questo il tema. Il 4% della messa a riposo, la condizionalità sono degli elementi, ma non sono l’elemento principale. Le problematiche del settore primario sono due: la giusta remunerazione dei prodotti agricoli e la burocrazia. Allora, se interveniamo bene su questi due aspetti, a questo punto potremmo cercare di risolvere e sicuramente andare a salvare una buona parte delle piccole e medie aziende italiane che poi sono quelle che producono realmente qualità e made in Italy”.
Così Andrea Tiso, presidente di Confeuro, ai microfoni di AGRICOLAE, a margine del Consiglio Nazionale in svolgimento in queste ore.
“Se non riusciamo a intervenire su questo avremo delle serie difficoltà anche in futuro. La protesta si è placata ma i problemi non sono risolti: assolutamente no. A tal proposito, mi farebbe piacere avere dai partiti politici – proprio in questo periodo elettorale di avvicinamento alle elezioni europee – alcuni chiarimenti proprio in termini di politiche europee. Quali sono le loro intenzioni, quali loro, quali sono i loro progetti e le loro proposte per il settore agricolo? Perché sappiamo tutti che il settore agricolo in Italia è fondamentale, è settore primario, nel nostro Paese è una colonna portante.
La PAC che abbiamo oggi, per via del fatto che ci sono stati dei cambiamenti a livello mondiale, ci sono due conflitti uno alle porte dell’Europa tra la Russia e l’Ucraina che poi riguarda un pò tutta l’Europa fondamentalmente, e poi c’è il conflitto israelo palestinese, ebbene: chiaramente queste condizioni geopolitiche mondiali cambiano anche la geografia e l’economia delle merci e delle produzioni agricole e questa cosa non può essere trascurata assolutamente.
La politica agricola comune è una politica comunitaria che guarda all’Europa ma non si può guardare solo all’Europa: bisogna guardare all’Europa in un contesto globale e quindi la PAC oggi non è più attinente alla realtà, è già vecchia anche con le modifiche che sono state fatte con urgenza nell’ultimo periodo.
La PAC va ripensata, va studiata completamente e non è possibile che l’80% delle risorse della PAC vada per il 20% alle macro aziende agricole europee. Dovrebbe essere il contrario, dovrebbe andare all’80% a micro e piccole aziende.
Questa è la nostra proposta, ma allo stesso tempo anche nella PAC il sostegno al reddito va bene, ma la prima cosa è pagare adeguatamente i prodotti agricoli. La produzione europea è una produzione di qualità. Gli standard produttivi europei e qualitativi europei sono elevati, non hanno nulla a che vedere con i prodotti che arrivano dalla Turchia, dalla Russia, dall’Ucraina o dal Canada.
Per cui se noi vogliamo qualità e vogliamo stare tranquilli anche dal punto di vista della salute, quando mangiamo dobbiamo pagarla questa qualità e soprattutto dobbiamo puntare ai principi di reciprocità. Perché se un prodotto europeo deve essere prodotto secondo determinati standard qualitativi, quello che importiamo deve avere gli stessi standard qualitativi.
Sul problema delle catastrofi naturali. È un tema ormai centrale anche per l’agricoltura perché si connette anche all’instabilità nelle produzioni, alle quantità di prodotto che sono sempre più basse, alla qualità degli stessi prodotti. I cambiamenti climatici hanno praticamente alterato anche le stagioni e i prodotti agricoli, così le produzioni agricole ne risentono. Questo è un tema importantissimo e non si può fare demagogia.
Non si può pensare poi che l’agricoltura inquini, l’agricoltore è il primo custode dell’ambiente ed è stata fatta in Parlamento anche una legge nell’ultimo periodo. Su questo discorso però non si può creare la dicotomia agricoltura ambiente, agricoltura e ambiente sono la stessa cosa, infatti gli agricoltori sono i primi a tutelare l’ambiente perché se l’ambiente sta bene i loro prodotti agricoli saranno buoni, saranno ottimi. Se l’ambiente è malato anche i prodotti della terra non saranno buoni.
Le TEA non sono gli OGM, le Tea sono tecniche di evoluzione assistita e sono sostanzialmente costituite dal DNA della stessa pianta, mentre gli OGM non erano così. Per cui noi siamo favorevoli allo sviluppo tecnologico alla ricerca alla ricerca soprattutto anche applicata in campo e quindi siamo favorevoli alle Tea, siamo favorevoli a all’investimento in questo senso. Perché purtroppo i cambiamenti climatici ci costringono, in un modo o in un altro, a cambiare anche le metodologie e gli stessi prodotti che noi andiamo a coltivare.
E se non interveniamo da questo punto di vista sarà difficile poter garantire ai prossimi 9 miliardi di persone che popoleranno il mondo, la giusta alimentazione, la giusta quantità di cibo. È questa una via obbligata. Non abbiamo grosse alternative. Se oggi il pianeta ci dice che coi cambiamenti climatici ci dobbiamo adeguare, dobbiamo adeguare anche le produzioni che stiamo coltivando e quindi più ricerca, più investimenti in questo senso sicuramente ci potranno dare un’arma in più.”