Covid, Razzante: grave sottovalutazione effetti su economia. Agroalimentare e turismo tra i più colpiti
E’ gravissima la sottovalutazione degli effetti della pandemia sull’economia.
L’agroalimentare, poi, è uno dei settori più colpiti. E’ stato già detto, ma va opportunamente enfatizzato.
Rischiamo di vedere cumuli di frutta, vettovaglie, semilavorati, scatolame, carni, pesce, andare in malora a causa dell’effetto “induzione”: non tira più la domanda, se chi consuma all’ingrosso (attività turistiche e ristorative) non compra.
Bisogna avere il coraggio di essere crudi.
Le mafie, le agromafie, si stanno “sedendo a tavola” nei (sempre pochi) ristoranti e alberghi aperti, per l’assurda e inspiegabile, tuttora, regola delle chiusure a cena. Un virus “a tempo” non esiste, e nemmeno “a orario” e “a locale”. E non bisogna essere medici per saperlo.
Beninteso: circola un virus insidioso, malefico, che ha ucciso delle persone, ma che non sterminerà la terra, grazie all’eroismo e alla capacità di ricerca avanzata della medicina e della scienza. E chi dice il contrario compie un reato, il procurato allarme, punito dal nostro codice penale. Si esaltino per ciò i vaccini e i farmaci, non si profetizzino varianti del virus e sventure pur di andare in televisione.
Un po’ di ottimismo, per favore. La nostra psiche – studi scientifici internazionali da consultare – ne ha bisogno, perché i danni ad oggi fanno morti anche per questo.
Soprattutto per coloro che, all’unisono, confortati dal 90% dei commentatori, chiedono di “lavorare”. In sicurezza, ma di lavorare. Con sanzioni severe per chi non rispetta le misure precauzionali.
Molto o del pari più allarmanti sono i dati pubblicati da chi studia gli effetti disastrosi sull’economia.
Circa 2 milioni di disoccupati possibili da aprile in poi, salvo la proroga (credo difficilissima, ma auspicabile) del blocco dei licenziamenti. Misura assolutamente inutile se le imprese stanno chiuse e non lavorano, mica ci vuole uno studio accurato per affermarlo.
Secondo l’accreditato centro studi della CGIA di Mestre, circa il 73% di fatturato 2020 in meno per le agenzie viaggi; 70% per attività ricreative; alberghi – 53% (credo sia addirittura sottostimato); 35 % bar e ristoranti (anche qui, ad un’osservazione da strada, credo ci avviciniamo al 50% potenziale ad oggi).
45 miliardi di euro ha perso il commercio all’ingrosso nel 2020; 22 miliardi bar e ristoranti; 18 miliardi cinema e teatri; 18 miliardi il commercio al dettaglio.
Nel 2020 hanno chiuso – e non riapriranno – circa 500.000 imprese, oggi sono a rischio circa 300.000.
Secondo l’Istat, non secondo chi scrive, a rischio oggi altre 292.000 aziende (tessile, stampa, abbigliamento, mobili, edilizia). Micro-imprese (media di 6,5 dipendenti), il tessuto non solo produttivo, ma “connettivo” dell’economia reale, che media tra ingrosso e consumatori, che fa eccellenza, fondandosi ancora sulle relazioni personali e la taylorizzazione dell’attività.
Lavoro nero e usura stanno crescendo. Stimiamo una sommatoria esiziale di circa 100 miliardi, partita ante pandemia e consolidatasi nel tempo.
Il riciclaggio delle mafie resta a 130 milòiardi di euro annui circa, certamente in aumento, grazie alle possibilità lasciata ai colletti bianchi che, ormai, vendono anche via internet denaro e servizi alle imprese in difficoltà. E le comprano, soprattutto quelle che abbiamo citato.
L’evasione fiscale rimane a 100 miliardi circa annui, e non calerà con la lotteria degli scontrini. Che controlla semmai qualche piccolo evasore; ma quanti bar sognano oggi di fare tantissimi scontrini pur di lavorare?
Come si fa a credere che il fatturato e le risorse della ripresa arrivino da chi spende nei negozi con le carte di credito, se i redditi sono mal distribuiti (vedasi redditi di cittadinanza e bonus vari), quando ci sono? In quanti possono permettersi una carta di credito? I commercianti e professionisti pagano mediamente da 1 a 3 euro a transazione. Il contante non costa. Gli onesti continuano a fatturare. All’estero, dall’Italia, vanno 23 miliardi medi annui, credo anche di più (la stima è del quotidiano Le Monde). In Europa, nel 2020, si sono persi circa 185 milioni di dollari di imposte. Con quale vaccino recuperiamo tutto ciò?
Ed aspettiamo i vari recovery, o come vengono denominati, che si innesteranno su un debito pubblico che non ricordiamo nemmeno più per quanto è grande.
Ma almeno la spesa deve orientarsi bene. Immediati devono essere, senza se e senza ma, gli interventi non di ristoro, ma di detassazione (ovviamente dopo aver riaperto, con precauzioni, tutto ciò che è possibile ragionevolmente aprire!), di sanatorie fiscali, di pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione. A seguire, senza soluzione di continuità, partenza e ripartenza di cantieri, opere pubbliche e private, senza temere di essere tacciati di “keynesianesimo spinto”.
Il Professor Draghi, per fortuna, queste cose le sa. Le insegnerà al paese, ci auguriamo, e a coloro che saranno finalmente meritevoli di governarlo.
Ranieri Razzante
Direttore crstitaly.org