LOTTA AL CAPORALATO NEL POMODORO, RABBONI (OI NORD): “COMBATTIAMOLO CON CERTIFICAZIONI E COMUNICAZIONE”

“Per valorizzare ulteriormente la produzione italiana di pomodoro da industria nel mondo occorre togliere qualsiasi pretesto a chi associa il caporalato al made in Italy, eradicando il fenomeno dove esiste e, contemporaneamente, promuovendo una grande campagna di comunicazione istituzionale sui valori reali che caratterizzano la produzione nazionale. È inoltre necessario che il Ministero delle Politiche agricole autorizzi la possibilità di una certificazione facoltativa di ‘alta qualità italiana’ per le filiere più virtuose dal punto di vista degli standard ambientali, etico-sociali enutrizionali”.

Queste le proposte che Tiberio Rabboni, presidente dell’OI Pomodoro da industria del Nord Italia, ha avanzato nella giornata conclusiva di Tomato World di Piacenza. 

“La filiera italiana – analizza Rabboni – ha difficoltà nel far riconoscere ai mercati e ai consumatori la qualità che esprime sul piano etico, sociale, ambientale e nutrizionale. Ciò è dovuto sia alla carenza di adeguati strumenti comunicativi e promozionali, sia all’impatto nazionale ed internazionale degli episodi di caporalato e di illegale sfruttamento della manodopera dei braccianti. Eradicare questi episodi tempestivamente è una condizione di giustizia e di civiltà ed è, allo stesso tempo, la condizione per riconoscere maggiore valore all’Italia del pomodoro. Nell’Italia del pomodoro da valorizzare una specificità va tuttavia riconosciuta alle esperienze imprenditoriali caratterizzate dalla costante ricerca dell’alta qualità ambientale, etico-sociale e nutrizionale. Come possiamo garantire e assicurare al consumatore questo plus di buone prassi di sostenibilità e come possiamo valorizzarle? La nostra proposta è quella di chiedere al Ministero per le Politiche agricole una certificazione facoltativa di alta qualità – come l’Sqn, il Sistema qualità nazionale – vincolata ad un disciplinare di produzione stringente per regole ambientali, sociali, produttive, trasparenza e governance condivisa di filiera”.

Alcune di queste sollecitazioni hanno peraltro già avuto un primo riscontro nella lettera che la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova ha inviato all’OI del Nord e al Tomato World: “Sono pronta a lavorare insieme alle organizzazioni interprofessionali, alla filiera e alla distribuzione per far conoscere il valore del pomodoro da industria italiano, per dare dignità a migliaia di aziende che producono facendo grande il made in Italy. È necessaria una campagna istituzionale di comunicazione a livello nazionale e internazionale”. E sul caporalato ha aggiunto: “Non esistono filiere sporche. Ci sono aziende che commettono reati e come tali vanno punite, anche duramente. Il caporale va battuto dove è più forte: nell’offerta di un servizio semplice, flessibile e completo. Il caporalato è criminalità organizzata e non solo calpesta la dignità di lavoratrici e lavoratori, ma mette a rischio le migliaia di aziende oneste che si trovano a subire la concorrenza sleale di chi sfrutta. Combattiamo anche contro le pratiche sleali di mercato e le aste al doppio ribasso che sono caporalato in giacca e cravatta”.