L’ANNO CHE VERRA, Luigi Scordamaglia: ora tutti insieme per un deciso cambio di passo

3babda94f308a24cd5925c6095c66757Fine dell’anno. Come di consueto tempo di bilanci ma ancora di più tempo di previsioni e di programmi per l’anno a venire. Un anno, il 2014, che il nostro Paese non può permettersi di perdere ma che deve sfruttare a pieno per recuperare il tempo perso uscendo dall’immobilismo che lo attanaglia. Puntando ovviamente sulle sue risorse più preziose e sulle opportunità uniche di cui dispone, primo tra tutti l’agroalimentare.

Un agroalimentare il cui rilancio, come d’altronde il rilancio dell’intero nostro Paese, deve essere basato su concetti molto semplici quali produzione, internazionalizzazione, semplificazione.

La piena consapevolezza della centralità e dell’importanza della produzione, quella vera, sia essa agricola o industriale, è qualcosa che sembra essersi persa in Italia negli ultimi anni. Produrre vuol dire creare ricchezza, creare lavoro ed in agricoltura, creare soprattutto materia prima agricola in quantità e qualità adeguata. Eppure la produzione negli ultimi anni è stata contrastata in ogni modo nel nostro Paese, da visioni bucoliche e folkloristiche incentivate da politiche comunitarie e nazionali miopi ed antistoriche, da una burocrazia interessata soltanto a giustificare la sua stessa esistenza ed incapace di valutare gli effetti negativi ed irreversibili dei propri facili divieti, da regole sempre più complesse ed incomprensibili che hanno di fatto paralizzato ogni forma di investimento produttivo. Una politica che ha raggiunto il peggio in assoluto con la proposta originale della Commissione sulla riforma PAC fortunatamente corretta in extremis.

Una riforma però che chiede oggi all’Amministrazione italiana, nazionale e regionale, un cambio di passo nella sua implementazione. La capacità di uscire da logiche di tutela di interessi territoriali prive di qualsiasi lungimiranza e di considerazione di un superiore interesse Paese. Vedremo se si riuscirà ad essere all’altezza senza penalizzare ovviamente nessuna area del Paese ma con scelte che vadano al di là dei “conti della serva” a cui siamo stati finora abituati. Con decisioni forti che non necessariamente facciano contenti tutti con sostegni a pioggia ma che invece individuino poche strategiche priorità e le sostengano fino in fondo con ogni possibile strumento (accoppiamento, coordinamento interegionale PSR etc)

Ma un cambio di passo deciso serve anche alle nostre rappresentanze, siano esse agricole o industriali, che devono essere capaci di superare logiche di conflittualità fine a se stesse. Anche su argomenti non facili o sensibili (come a esempio l’etichettatura di origine) abbiamo la necessità di approcci più maturi, di rinuncia alle proprie rispettive rigide posizioni di principio e di passi in avanti che ognuno di noi deve saper fare per evitare ogni forma di autopenalizzazione e di comunicazione distorta che generi confusione nel consumatore.

L’Internazionalizzazione è l’altro obiettivo su cui puntare con decisione ed in maniera coordinata. I dati del nostro export agroalimentare sono estremamente positivi ed in costante miglioramento ma possiamo fare molto di più. Siamo bravissimi a produrre eccellenze partendo da materia prima italiana ogni volta che è possibile o partendo da commodities importate che trasformiamo in prodotti ad alto valore aggiunto per quelle filiere in cui non riusciamo ad essere autosufficienti. Anche in questo caso bisogna coordinarsi meglio. Ricentralizzare le competenze del commercio con l’estero e della promozione per non disperdere le poche risorse in mille rivoli regionali o strutture tra di loro non coordinate. Si è già fatto molto in tal senso nell’anno trascorso con il rilancio dell’ICE Agenzia, con la nascita del tavolo agroalimentare con la partecipazione di tutte le amministrazioni coinvolte, con il tentativo volontario di coordinare i diversi programmi di promozione dell’agroalimentare ma ancora di più deve essere fatto nell’anno a venire. Recuperando anche il tempo perso nella definizione dei contenuti e degli strumenti con cui intendiamo comunicare al mondo il valore aggiunto ed unico del modello agroalimentare italiano nell’ambito di Expo, occasione unica che stiamo ancora rischiando di sprecare per divisioni dovute ad eccessi di protagonismo purtroppo tipici del nostro Paese.

Anno di scelte forti quindi il 2014 in cui per il bene dell’agroalimentare italiano tutto si potrà fare tranne che continuare a non cambiare illudendosi di poter lasciare tutto come in passato.

E la sua parte il settore bovino italiano ha cominciato a farla. Presentandosi innanzitutto con un unico progetto di filiera in cui allevatori ed industria stanno dalla stessa parte ben consapevoli di non poter fare a meno gli uni degli altri. Sforzandosi di trovare soluzioni ottimali per le diverse aree della nostra Penisola in un unico progetto di rilancio che garantendo a tutti la giusta valorizzazione del proprio lavoro aumenti il livello di autosufficienza del nostro Paese.

Luigi Scordamaglia

Vicepresidente Assocarni