Made in Italy che resiste. Un nuovo inizio per il salumificio Franchi, che coniuga tradizione a innovazione e gestione familiare a industria

Una storia di un’azienda italiana che si intreccia con la storia del Paese, anticipandone spesso le nuove esigenze e i costumi. Esempio di come una gestione familiare si possa coniugare con quella industriale, e la tradizione più radicata possa camminare di pari passo con l’innovazione. E di come, attraversando momenti difficili, il made in Italy si risolleva potendo contare sulla qualità del prodotto.
Si tratta del salumificio Franchi. https://salumifranchi.com/

L’azienda nasce nel 1924 fondata da Francesco Franchi con un piccolo capitale ereditato e risparmi generati dalla partecipazione alla prima Guerra Mondiale. Negli anni Trenta si espande sul territorio di Novara e Vercelli. Subisce un’interruzione nel periodo della Seconda Guerra mondiale per poi ripartire nel 1945, anche con l’inserimento in azienda dei quattro figli.

Negli anni Sessanta l’attività di gestione familiare e di carattere per lo più artigianale, diventa industriale. A Borgosesie, in provincia di Vercelli, viene costruito un nuovo stabilimento, e così l’azienda diventa protagonista del boom economico e Aldo Belli diventa l’autore delle immagini pubblicitarie, rimaste nella storia.

Prima i prodotti da asporto quando ancora nessuno ci pensava, negli anni Sessanta; poi l’idea del Prosciutto Cotto in un’epoca in cui era un’assoluta novità. E infine, negli anni Novanta, il prodotto sano e ‘libero’ dagli ingredienti, in linea con i tempi attuali.

“Nel ’68 progettiamo un prodotto innovativo, “Franchino il prosciuttino”, per il quale sono stati realizzati anche degli spot televisivi. Mio padre era in contatto con Pavesi. Era l’epoca dei primi autogrill e l’idea era quella di fare dei piccoli prodotti pronti per l’asporto”, spiega ad AGRICOLAE Sergio Franchi, nipote del fondatore.

Il mercato continuava tuttavia ad essere limitato e si è deciso di guardare verso Sud. “Mio padre era un appassionato della cultura del Mezzogiorno, e durante uno dei suoi viaggi decise di produrre al Nord alcuni prodotti del Sud. Ma andando sulla fascia più alta del mercato”, prosegue Franchi. “Il nostro era un salame ‘copiato’ dagli artigiani del Sud Italia, ma con le caratteristiche dei salami di pregio. Abbiamo così conquistato una fetta di mercato che deteniamo ancora oggi”.Nel 1977, lo stabilimento crebbe ulteriormente e prese il via la produzione di Prosciutto Cotto quando ancora non c’erano i prosciutti oggi più noti. “Un mercato premium che abbiamo mantenuto fino all”89″.

Nel 1990 altra intuizione: il lancio dei salametti monoporzione e confezionati che potevano stare fuori dal frigo. E poi nel 1997 la linea ‘senz’altro’ “con la lista di ingredienti più corta possibile senza glutine, polifosfati, glutammati. Abbiamo pulito la ricetta per un prodotto con ‘meno ingredienti e più certezze'”, prosegue ancora Franchi. Negli anni Duemila, come spesso capita alle aziende familiari, non si è riusciti a fare il salto manageriale proprio nel momento in cui era stato deciso di fare forti investimenti nella produzione di prosciutto crudo.

Poi la ripartenza: nel 2020 entra un nuovo socio, oggi amministratore unico. “Abbiamo già assunto nuove persone e comprato linee di produzione. Abbiamo ricominciato ultimamente a fare della comunicazione e i primi risultati si vedono”, prosegue ancora Franchi. In Rai in questi giorni il nuovo spot.
Storia di un made in Italy che nasce dal lavoro di un uomo e di una donna e che anticipa i tempi quando le idee rischiavano di essere ancora solo intuizioni. E che resiste alla crisi e riparte senza cedere il passo al compromesso sulla qualità, anche nei momenti più difficili.