MECCANIZZAZIONE AGRICOLA, CAI: BENE SCANAVINO, MA INVESTIMENTI SIANO FUNZIONALI A FILIERA

“Condividiamo l’invito dell’amico Dino Scanavino, presidente della Cia-Agricoltori Italiani a sostenere il comparto delle macchine agricole, che occupa 130mila lavoratori e vale oltre 11 miliardi di euro”.

Così afferma il presidente di Cai, Gianni Dalla Bernardina, in merito alla posizione di Scanavino sul sostegno a tutto il comparto metalmeccanico legato all’agricoltura.

“Tuttavia – precisa Dalla Bernardina – prima di erogare maxi incentivi a pioggia, è bene riflettere su come erogarli per sostenere effettivamente la filiera produttiva e favorire l’innovazione nei campi. Se il parco macchine dei trattori italiano ha un’età media di 26 anni, nonostante già oggi vi siano incentivi che vanno dal 35% del Programma di Sviluppo Rurale, aumentabile fino al 45% in presenza di giovani o per le imprese nelle aree svantaggiate. Gli agricoltori possono anche cumulare gli aiuti legati alla Nuova Sabatini, che vanno dal 7,5% al 10% di incentivi, solo se in combinazione con il credito d’imposta; è attraverso quest’ultimo che si riesce ad arrivare anche al 95% della spesa”.

Per Cai, dunque, se le imprese agricole, nonostante i fondi disponibili e iauti che arrivano fino al 95%, non investono in meccanizzazione, il motivo è che per realtà con un’estensione media di 10 ettari, non conviene farlo, mentre è più corretto indirizzare gli sforzi economici nella multifunzione.

“Ingolosire” gli agricoltori ad acquistare macchine sovradimensionate per l’utilizzo reale, secondo Cai, porta inevitabilmente a problemi di obsolescenza, in quanto non avrà mai le risorse per cambiarla.

Quasi il 50% del mercato delle macchine agricole in Italia – rileva Cai – è appannaggio delle imprese agromeccaniche e non degli agricoltori. Insistere a chiedere aiuti a fondo perduto per le imprese agricole non ha altri scopi che drogare il mercato, senza alcun effetto in termini di sicurezza e sostenibilità, in quanto gli stessi agricoltori non orientano i propri investimenti sulle macchine. Forse sarebbe più utile accompagnare nella crescita le imprese che svolgono servizi all’agricoltura, lasciando agli agricoltori di proseguire nella diversificazione produttiva (agriturismo, filiera corta, zootecnia, trasformazione e vendita diretta, produzione di energie rinnovabili).

Piuttosto, per sostenere la produzione delle trattrici bisognerebbe dare fondi direttamente alle aziende, senza intermediazioni e burocrazia, per sostenere l’export. I mezzi agricoli italiani si distinguono per flessibilità e completezza di gamma. Migliorando l’export – conclude Cai – si sosterrebbe anche l’occupazione.