MOZIONE, LABRIOLA FI CAMERA, SU INIZIATIVE A TUTELA SETTORE OLIVICOLO E CONTRASTO XYLELLA

Atto Camera

Mozione 1-00304

presentato da

LABRIOLA Vincenza

testo di

Giovedì 12 dicembre 2019, seduta n. 277

La Camera,

premesso che:

la Xylella fastidiosa è un patogeno da quarantena, classificato ad alto rischio dall’European and Mediterranean Plant Protection Organization (Eppo), che colpisce in particolare le piante d’olivo. La sua presenza è stata segnalata per la prima volta in Europa nell’autunno del 2013, in una zona circoscritta del Salente. Successivamente si è diffusa, trasferita da insetti vettori, nell’intera provincia di Lecce e parte di quelle di Brindisi e Taranto, spostandosi verso nord e ovest alle velocità di circa 2 chilometri al mese. Al momento il batterio prosegue inarrestato la sua propagazione: il 23 ottobre 2019 sono stati segnalati 73 nuovi olivi infetti nelle province di Taranto e soprattutto di Brindisi. Il 4 dicembre è giunta notizia di altri 80 ulivi infetti, di cui 71 in provincia di Brindisi e 9 in quella di Taranto, con un ulteriore avanzamento del batterio verso ovest;

i dati più certi sulla diffusione del patogeno provengono dalla Conferenza europea sulla Xylella tenutasi a fine ottobre 2019 in Corsica, nella quale si è stimato, tramite rilevazioni satellitari, che sono 650 i chilometri quadrati colpiti e ben 6,5 milioni gli olivi che presentano sintomi di disseccamento ascrivibili alla Xylella, su un totale di 60 milioni di piante di olivo presenti in Puglia, di cui 21 milioni nelle aree direttamente interessate dall’infezione. Il danno è stato stimato in oltre 1,6 miliardi di euro (conto aggiornato al 23 ottobre da Coldiretti Puglia). In provincia di Lecce sono andate perse 3 olive su 4, con conseguenze economiche, produttive e sociali disastrose: 5 mila posti persi nella sola filiera degli olii extravergini, frantoi chiusi o svenduti a pezzi, 390 milioni di euro di mancati introiti nelle sole 3 ultime campagne oleiche. Con riferimento all’annata olivicola 2019, ottima in tutte le regioni meridionali Puglia compresa, nel Salento la produzione è scesa di un ulteriore 50 per cento;

secondo i dati diffusi l’11 ottobre 2019 dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) il contagio della Xylella potrebbe generare nell’Unione europea danni per 5 miliardi di euro e mettere a rischio 300.000 posti di lavoro, colpendo il 70 per cento degli olivi con più di 30 anni e il 35 per cento delle piante più giovani. La medesima Autorità il 15 maggio 2019, confermando le drastiche misure richieste dalla Commissione europea, ha certificato che il batterio può minacciare gran parte del territorio dell’Unione, come testimoniano casi d’infezione in Spagna, Portogallo e Francia meridionale, e che al momento non c’è altra cura che la prevenzione, ivi compreso l’innesto sulle piante a rischio di specie di olivo resistenti;

nel 2015 la Commissione europea ha adottato una decisione di esecuzione (UE 2015/789 del 18 maggio 2015) con la quale ha imposto agli Stati membri di rimuovere immediatamente non solo le piante infette, ma anche tutte le piante ospiti — ancorché prive di sintomi d’infezione – situate in un raggio di 100 metri attorno a quelle contagiate, e ciò non solo nella zona infetta ma anche nella zona limitrofa, detta «zona cuscinetto». Tale decisione è stata modificata più volte nel 2016 (decisione UE 2016/764 del 12 maggio 2016), nel 2017 (decisione UE 2017/2352 del 14 dicembre 2017) e nel 2018 (decisione UE 2018/927 del 27 giugno 2018) prevedendo di volta in volta nuove demarcazioni della zona infetta, oltre ad un ampliamento delle aree oggetto di misure di contenimento, e spostando progressivamente verso il nord della Puglia i confini della zona infetta, della zona di contenimento (20 chilometri) e della zona cuscinetto (10 chilometri);

i ritardi verificatisi nell’esecuzione delle misure di prevenzione hanno spinto la Commissione europea nel 2016 ad avviare una procedura di infrazione contro il nostro Paese. Nel maggio 2018, l’Italia è stata deferita alla Corte di Giustizia dell’Unione europea. Il 5 settembre 2019 la Corte dell’Unione europea ha condannato l’Italia, confermando che Roma non ha attuato gli obblighi d’immediata eradicazione delle piante infette e di monitoraggio costante in tutte le aree interessate, previsti dalle decisioni dell’Unione europea;

il Piano nazionale di emergenza per la gestione di Xylella fastidiosa, in Italia è stato approvato in Conferenza Stato-regioni solo il 13 febbraio 2019 e successivamente adottato con decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Il piano ha stanziato risorse per 100,65 milioni di euro. In esso si specifica che gli oneri derivanti dall’esecuzione delle misure fito sanitarie gravano sui conduttori dei terreni agricoli. Le misure di lotta obbligatoria possono ricevere un contributo finanziario ai sensi dell’articolo 16 del regolamento (UE) n. 652/2014 del 15 maggio 2014. Nell’ambito del Piano è previsto il reimpianto nelle aree interessate dal batterio di piante di olivo di varietà riconosciute resistenti allo stesso;

il decreto-legge sulle emergenze agricole (n. 27 del 29 marzo 2019) destina al settore olivicolo pugliese risorse significative, ma che appaiono insufficienti a fronte della vastità del danno:

8 milioni di euro nell’anno 2019 (articolo 6-bis) per la ripresa produttiva dei frantoi oleari ubicati nella regione Puglia, danneggiati da gelate e Xylella;

5 milioni di euro nel 2019 (articolo 7) per la copertura dei costi sostenuti per gli interessi dovuti per il 2019 sui mutui contratti dalle imprese del settore olivicolo-oleario;

150 milioni di euro in ciascuno degli anni 2020 e 2021 ad un piano straordinario per la rigenerazione olivicola del Salento (articolo 8-quater), a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione;

il decreto-legge n. 27 del 2019 prevede altresì l’applicazione di sanzioni severissime, fino a 30 mila euro, per i mancati abbattimenti e consente l’accesso dell’autorità sanitarie nei fondi per le verifiche o per l’applicazione delle disposizioni sull’eradicazione delle piante infette. Il compito spetta all’Agenzia regionale per le attività irrigue e forestali (Arif). Si sono registrati ritardi nell’adozione dei provvedimenti di eradicazione;

la regione Puglia, in sede di applicazione del Programma sviluppo rurale (PSR) 2014-2020, ha destinato all’emergenza 20 milioni di euro, successivamente rimodulati a 32 milioni, finalizzati al sostegno degli interventi di ripristino del potenziale produttivo olivicolo danneggiato e alla prevenzione della diffusione del patogeno (Misura 5). Per la ricerca la regione ha stanziato 2 milioni di euro, selezionando 27 progetti. 12 milioni di euro sono stati attivati nell’ambito del Fondo di solidarietà nazionale per compensare i danni da calamità. 5 milioni di euro sono stati, poi, attivati con risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione, per l’allungamento del periodo di ammortamento dei mutui contratti dalle aziende olivicole e dai frantoi in area infetta;

complessivamente, in forza delle azioni sopra menzionate, risultano stanziati 464,65 milioni di euro distribuiti nell’arco degli anni 2019-2021. Nessuna ulteriore risorsa aggiuntiva è prevista nel disegno di legge di bilancio per il 2020 nel testo presentato alle Camere;

tuttavia si segnalano ritardi nell’applicazione delle misure: i decreti applicativi del decreto-legge n. 27 del 2019, per la parte relativa al sostegno del settore olivicolo pugliese e al contrasto alla Xylella, la cui data di emanazione scadeva il 29 giugno per il decreto ex articolo 7 (Pagamento interessi 2019 sui mutui accesi dalle imprese del settore olivicolo-oleario) e il 29 luglio per i decreti ex articoli 6-bis (Contributi per la ripresa produttiva dei frantoi oleari ubicati nella Regione Puglia) e 8-quater (Piano straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia), alla data del 9 dicembre 2019 non risultano essere ancora stati emanati;

ulteriori elementi di preoccupazione destano i ritardi con i quali la regione Puglia sta procedendo nell’erogazione delle risorse del Programma di sviluppo rurale (Psr). Con oltre 1,6 miliardi di euro da distribuire nell’arco di sette anni, il Psr è il principale strumento di incentivazione dell’agricoltura pugliese. Il 60 per cento delle risorse arriva dal bilancio dell’Unione europea tramite il fondo Feasr, il restante 40 per cento proviene da cofinanziamento nazionale e regionale. La regione non appare in grado di raggiungere il target annuale di spesa della quota comunitaria del Feasr, con il rischio che il programma venga definanziato. Secondo alcune stime al 31 dicembre la regione potrebbe essere obbligata a restituire all’Unione 70-80 milioni di euro. La stessa sottomisura 5.2, i fondi per la Xylella, pare sarà erogata all’ultimo momento. Anche se è quasi certo che la Commissione europea riconoscerà la causa di forza maggiore riassegnando i fondi, giova sottolineare che l’accumulo pressoché sistematico di ritardi nell’adozione delle misure Psr colpisce ulteriormente l’agricoltura pugliese, in generale, e il comparto olivicolo in particolare;

per arginare la contaminazione, che si diffonde anche tramite piante, parti di pianta, talee e gemme infette, molti Paesi hanno bloccato l’import degli ulivi e di altre varietà arboree soggette al batterio, di cui l’Italia è produttore leader in Europa. Solo nell’agosto 2019, a seguito di una azione legale degli operatori del settore vivaistico, la regione ha attivato un bando per l’estensione della sottomisura 5.1 del Psr per il sostegno per interventi di protezione della produzione vivaistica nelle aree delimitate per la Xylella fastidiosa. La produzione delle aziende florovivaistiche italiane è pari a 2,6 miliardi di euro di cui 1,3 miliardi per prodotti quali alberi e arbusti;

al Tavolo olivicolo, tenutosi il 4 dicembre 2019 presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, è stato fatto presente che, secondo la borsa merci della camera di commercio di Bari, i prezzi sono passati da 4,50 euro al chilo del 29 ottobre a 3,30-3,70 euro/kg di inizio dicembre. Nello stesso periodo del 2018 il prezzo si aggirava attorno ai 5,50 euro/kg. Tale crollo dei prezzi non remunera nemmeno i costi di produzione. Secondo le associazioni presenti al Tavolo i responsabili di tale situazione sono la concorrenza del prodotto estero, i fondi europei incagliati e l’eccessivo potere di mercato della grande distribuzione;

sul fronte delle scorte mondiali, la Spagna detiene l’88 per cento delle 860 mila tonnellate di extravergine della scorsa annata olearia mondiale: gli industriali italiani dell’olio non chiudono i contratti con i produttori nazionali, in attesa che il mercato faccia il suo corso. Secondo Coldiretti nei primi 5 mesi del 2019 le importazioni di olio di oliva sono cresciute del 12 per cento rispetto all’anno precedente sfiorando le 234 mila tonnellate, la gran parte in arrivo dalla Spagna;

nel 2018 la Tunisia ha prodotto 240 mila tonnellate e ne ha esportate senza dazio in Europa 120 mila; secondo Coldiretti dall’inizio del 2018 l’importazione in Italia di olio d’oliva tunisino sarebbe aumentata del 260 per cento. Il costo di produzione dell’olio in Tunisia è attorno ai due euro al litro, circa un terzo del costo di produzione italiano;

le associazioni agricole hanno più volte denunciato il mancato rispetto dell’etichettatura di origine degli oli immessi sul libero mercato, in violazione della legge 14 gennaio 2013, n. 9, «Norme sulla qualità e la trasparenza della filiera degli olii di oliva vergini», come modificata dalla legge europea 2015. Il 90 per cento dell’olio d’oliva venduto nella grande distribuzione è costituito da miscele di olii di «origine comunitaria» e «non comunitaria», ed è permanentemente in promozione. La pratica scorretta consiste nel riportare a caratteri ridottissimi l’origine dell’olio, presentando il prodotto in maniera ingannevole. Risulterebbe disapplicato il decreto legislativo 23 maggio 2016, n. 103, concernente le sanzioni per la violazione del regolamento (UE) n. 29/2012 relativo alle norme di commercializzazione dell’olio di oliva e del regolamento (CEE) n. 2568/91 relativo alle caratteristiche degli oli di oliva;

la legge di bilancio per il 2018 prevede, attraverso la stipula dei contratti di distretto adottati sulla base di un Programma, la costituzione dei distretti del cibo, al fine di rafforzare le filiere agricole, favorire l’integrazione di attività caratterizzate da prossimità territoriale e salvaguardare l’economia dei territori. Il contratto di distretto si fonda su un accordo sottoscritto tra i diversi soggetti operanti nel territorio. La misura è dotata, a regime, di 10 milioni di euro l’anno. Il decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali 22 luglio 2019, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 223 del 23 settembre 2019 prevede, nell’ambito dei distretti del cibo, il contratto di distretto Xylella, per favorire processi di riorganizzazione delle relazioni e promuovere la collaborazione e l’integrazione fra i soggetti della filiera, a fronte di un programma di rigenerazione dell’agricoltura nei territori colpiti dal batterio Xylella fastidiosa;

il settore olivicolo conta in Italia oltre 400 mila aziende agricole specializzate e dispone del maggior numero di oli extravergine a denominazione protetta in Europa (43 DOP e 4 IGP) con un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà di olive: il più vasto tesoro di biodiversità del mondo. La qualità dell’olio italiano, sia pure a fronte di una produzione ridotta rispetto a quella di altri Paesi, è incomparabilmente superiore. Si rinnova in questo settore, il confronto più volte verificatosi in sede di Unione europea, tra produzione di massa e produzione di qualità. In tale ambito sono stati segnalati, con specifici atti parlamentari di questa parte politica, i tentativi che sarebbero in corso da parte dei Paesi che attualmente detengono il controllo del Consiglio oleicolo internazionale (Coi) per ridurre gli standard di certificazione della qualità dell’olio;

quindici anni fa l’Italia era il primo produttore di olio al mondo con una media annuale di produzione di 600 mila tonnellate. Nel 2018 sono state prodotte circa 180 mila tonnellate, mentre nel 2019 la produzione dovrebbe assestarsi attorno alle 330 mila tonnellate. Nel 2018 la produzione spagnola è stata pari a 1,6 milioni di tonnellata, superiore da quattro sei volte a quella italiana. Negli ultimi anni la Spagna ha fatto quattro piani olivicoli straordinari che hanno permesso la sostituzione delle piante meno produttive con piante nuove. Peraltro, il rafforzamento della concorrenza internazionale arriva anche da altri fronti: la produzione media cumulata di Tunisia, Marocco, Algeria, Turchia, Siria, Giordania, Libano ed Egitto supera ormai le 800 mila tonnellate. Su impulso della Tunisia, la Lega araba sta pensando di arrivare ad una posizione di rilievo del settore olivicolo-oleario, giungendo in pochi anni a una produzione di 1,2-1,4 milioni di tonnellate e riuscendo così a condizionare i mercati e la quotazione mondiale dell’olio d’oliva;

da quanto sopra esposto appare di tutta evidenza che una «tempesta perfetta» si stia abbattendo sul settore olivicolo nazionale ed in particolare sulla regione Puglia, che da sola produce il 60 per cento dell’olio d’oliva italiano. Un concorso di fattori negativi costituito da Xylella, crollo della produzione prima e dei prezzi poi, ritardi, sottovalutazioni e inadempienze regionali e nazionali, crescente concorrenza internazionale, scorretti comportamenti nella filiera, rischia di abbattere l’economia di una regione nella quale un lavoratore su tre in Puglia è impiegato in agricoltura;

questo settore, che costituisce la vera grande impresa e il reale motore dell’economia regionale, deve essere messo nelle condizioni di ripartire. Il ripristino del potenziale produttivo nelle aree colpite dalla Xylella nella regione Puglia rappresenta ormai una priorità nazionale. È necessario sostenere un’economia agricola che vede nella filiera olivicola il principale settore produttivo, è necessario intervenire per conservare un paesaggio agrario di straordinaria unicità e bellezza e di evitare l’abbandono dei terreni, in un’area già afflitta, in forza dei cambiamenti climatici, da un principio di desertificazione. Le caratteristiche colturali dell’olivicoltura pugliese rappresentano ormai un fattore caratterizzante del paesaggio da molti secoli. Questo tipo di coltivazione permette di ottimizzare l’utilizzo della risorsa idrica, in un contesto di scarsa disponibilità e si denota anche per la ridotta necessità di interventi di arricchimento del terreno;

in considerazione della vastità dell’area colpita dall’emergenza e della complessità dei problemi da affrontare, le associazioni degli agricoltori hanno avanzato la proposta, che si ritiene opportuno riconsiderare, di affidare ad un commissario straordinario la realizzazione del piano nazionale di emergenza per la gestione di Xylella fastidiosa in Italia, con il compito di attuare tutte le misure ritenute necessarie per evitare la possibile ulteriore diffusione della malattia e per avviare il percorso di ricostruzione dei territori, riducendo il più possibile gli adempimenti burocratici per l’accesso ai contributi e avocando i poteri delle amministrazioni, qualora le stesse fossero inadempienti;

più in generale occorre disegnare una nuova strategia per l’olio italiano, in un contesto di evidenti limiti produttivi ma anche di straordinarie potenzialità qualitative. Occorre rilanciare e rifinanziare il piano olivicolo nazionale (articolo 4 del decreto-legge n. 51 del 2015). Occorre incentivare e sostenere l’aggregazione e l’organizzazione economica degli operatori della filiera olivicola;

dal Tavolo olivicolo, tenutosi il 4 dicembre 2019 presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali sono emerse alcune indicazioni importanti, quali l’indicazione prezzo unico indicativo di riferimento a livello italiano, tramite l’attivazione della commissione unica nazionale; il potenziamento dell’organizzazione comune di mercato (Ocm) con contributi diretti agli agricoltori per la ristrutturazione, la riconversione degli oliveti e l’ammodernamento dei frantoi oleari, incrementando le risorse disponibili a valere sui fondi dello sviluppo rurale; la creazione dei centri di ammasso e stoccaggio dell’olio, necessari a gestire i prezzi di mercato; l’intensificazione delle attività di controllo e vigilanza anche per evitare che vengano spacciati come nazionali prodotti importati, recependo al più presto la direttiva (Ue) 2019/633 in materia di pratiche commerciali,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per incrementare sino alla somma di un miliardo di euro le risorse complessivamente assegnate per l’adozione del Piano straordinario per la rigenerazione olivicola del Salento di cui all’articolo 8-quater del decreto-legge n. 27 del 2019, dispiegando l’efficacia degli interventi ivi previsti per almeno 5 anni a decorrere dal 2020;

2) ad accelerare l’emanazione dei decreti applicativi delle misure previste dal decreto-legge n. 27 del 2019 per la parte relativa alle misure di sostegno del settore olivicolo pugliese e al contrasto alla Xylella, nonché al Piano previsto dall’articolo 8-quater del decreto-legge medesimo, che dovrà essere coordinato o integrato con il piano di cui al decreto 1785 del 2019 adottato previo parere della Conferenza Stato-regioni del 13 febbraio 2019;

3) come richiesto dalle associazioni agricole maggiormente rappresentative, a valutare la possibilità di adottare iniziative per prevedere l’istituzione di un commissario straordinario per la gestione del piano nazionale di emergenza per la gestione di Xylella fastidiosa in Italia, con il compito di attuare tutte le misure ritenute necessarie ad evitare la possibile ulteriore diffusione della malattia, ridurre il più possibile gli adempimenti burocratici e avocare i poteri delle amministrazioni qualora le stesse fossero inadempienti;

4) a dare sollecita attuazione, per quanto di competenza, al contratto di distretto Xylella di cui al decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali 22 luglio 2019, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 223 del 23 settembre 2019, dotando la misura di adeguate risorse;

5) al fine di salvaguardare l’aspetto paesaggistico, ambientale e produttivo dei territori colpiti dalla Xylella fastidiosa, a rafforzare, nell’ambito dell’attuazione del Piano straordinario di cui all’impegno n. 1) l’avvio di progetti che mettano in rete tutti gli istituti di ricerca operanti a livello nazionale e internazionale, aventi lo scopo di valutare il grado di tolleranza e di resistenza delle diverse cultivar di olivo presenti nelle aree della Puglia definite «indenni», nonché di altre linee genetiche di diversa provenienza e costituzione, al fine di evitare il rischio di una olivicoltura monovarietale che causerebbe la perdita di biodiversità;

6) in sede di attuazione del Piano straordinario di cui all’impegno n. 1), a prevedere il reimpianto di un numero almeno pari di piante di olivo, appartenenti a varietà riconosciute resistenti al batterio, provenienti da vivai accreditati dalla regione Puglia, prevedendo tuttavia che ove sia verificato che le suddette specie «indenni» non siano compatibili con la disponibilità idrica dell’area di reimpianto e che la realizzazione di impianti di raccolta o di condotte idriche comporti oneri superiori alla resa futura media prevista per l’area medesima, si procederà ad opere di forestazione con le specie autoctone, afferenti alla biodiversità dell’area e, ove possibile, a più rapido accrescimento, a valere sulle risorse del Piano;

7) a rafforzare le misure di pianificazione e controllo delle produzioni vivaistiche, in modo da certificare l’assenza del patogeno prima di ogni movimentazione di materiale vivaistico, prevedendo misure di sostegno delle aziende del settore vivaistico che oggi sono esposte a rischi economici molto importanti;

8) nelle more del completo adeguamento dell’ordinamento interno ai regolamenti dell’Unione europea, regolamento (UE) n. 2031 del 2016 sulla protezione delle piante dagli organismi nocivi, e del regolamento (UE) n. 625 del 2017, secondo quanto previsto dagli articoli 11 e 12 della legge n. 117 del 2019 legge di delegazione europea 2018, a garantire nelle aree colpite dal batterio della Xylella e nelle zone di contenimento, la stringente applicazione delle misure di protezione contro gli organismi nocivi, rafforzando le misure di monitoraggio per contrastare l’espansione territoriale della malattia, anche al fine di evitare l’avvio di una nuova procedura di infrazione comunitaria;

9) al fine della corretta comunicazione al consumatore delle caratteristiche del prodotto alimentare, a rafforzare i controlli sulla correttezza delle etichettature degli oli di oliva posti in commercio, al fine di renderle pienamente conformi alle norme vigenti in materia, individuate in premessa, adottando altresì iniziative volte a riordinare la relativa normativa;

10) a potenziare i controlli sull’import di olio e gli importatori, consentendo alle organizzazioni agricole di accedere ai dati dei flussi commerciali in ingresso nel Paese, in applicazione della sentenza del Consiglio di Stato n. 1546 del 2019, e rafforzando i controlli sulla veridicità delle annotazioni sul sistema informativo agricolo nazionale (Sian);

11) a dare sollecita attuazione alle indicazioni emerse dal Tavolo olivicolo, tenutosi il 4 dicembre 2019 presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, con particolare riferimento alla revisione e al rifinanziamento del Piano olivicolo nazionale, nonché al potenziamento dell’organizzazione comune di mercato (Ocm) nel settore olivicolo.

(1-00304) «Labriola, Gelmini, D’Attis, Elvira Savino, Sisto, Nevi, Anna Lisa Baroni, Brunetta, Caon, Fasano, Sandra Savino, Spena»