MOZIONE, MOLINARI LEGA CAMERA, SU TUTELA MADE IN ITALY DA ETICHETTATURE FUORVIANTI E NUTRISCORE

Atto Camera

Mozione 1-00324

presentato da

MOLINARI Riccardo

testo di

Martedì 11 febbraio 2020, seduta n. 302

La Camera,

premesso che:

il regolamento (UE) n. 1169/2011 sull’etichettatura degli alimenti – adottato per rispondere alle esigenze di chiarezza e tracciabilità per il consumatore – ha previsto alcune disposizioni accessorie tra le quali, in particolare, all’articolo 35, le nuove disposizioni «nutrizionali» sul fop (front of packaging) e le modalità applicative dell’etichettatura degli alimenti, anche in riferimento all’origine degli stessi;

l’etichettatura nutrizionale front-of-pack (fop) aiuta i consumatori nelle loro scelte alimentari fornendo informazioni a «colpo d’occhio» sui valori nutrizionali ed è vista come uno strumento a supporto delle strategie per la prevenzione delle malattie legate all’alimentazione;

a maggio 2019 è stata pubblicata una iniziativa dei cittadini europei (Ice) dal titolo «Pro-Nutri-score», con lo scopo di chiedere alla Commissione europea di imporre l’obbligo di un’etichettatura semplificata «Nutri-score» sui prodotti alimentari, al fine di tutelare la salute dei consumatori e di garantire che vengano loro fornite informazioni nutrizionali di qualità;

il «Nutri-score», sviluppato in Francia, è un sistema che si concretizza in un logo che informa sulla qualità nutrizionale semplificata e completa la dichiarazione nutrizionale obbligatoria stabilita dalla normativa dell’Unione europea. Si basa su una scala di 5 colori, dal verde scuro al rosso, associati con le lettere dalla A alla E, al fine di semplificare la lettura da parte del consumatore;

lo scopo del «Nutri-score» sarebbe quello di informare i consumatori sulla presenza di grassi, zucchero e sale negli alimenti, attribuendo ad essi un colore in base ai nutrienti che lo compongono che ne determinano la «pericolosità»; in particolare, l’alimento viene classificato sulla base di un colore/lettera attraverso il calcolo di un punteggio che tiene conto, per 100 grammi di prodotto, del contenuto di nutrienti ed alimenti da favorire (come fibre, proteine, frutta, verdura, leguminose e oleaginose) e di nutrienti da limitare (apporto calorico per 100 grammi, grassi saturi, zuccheri, sale). Il punteggio ottenuto dal calcolo di tali nutrienti nel prodotto è espresso da una lettera ed un colore;

il «Nutri-score» appare fondato su valutazioni parziali e fuorvianti, in quanto si basa su di un giudizio nutrizionale del singolo prodotto, senza tenere conto del suo inserimento nel quadro di una dieta complessiva varia e bilanciata per ciascun individuo;

questo sistema di etichettatura rischia di mettere in discussione la dieta mediterranea, riconosciuta dall’Unesco «Patrimonio immateriale dell’umanità», quale modello alimentare sano ed equilibrato, fondato su un consumo diversificato e bilanciato degli alimenti, nonché elemento fondamentale dell’identità nazionale. La comunità scientifica non soltanto europea ha dimostrato che la dieta mediterranea è una dieta salubre, che ha una connotazione di qualità nutrizionale altissima e che aiuta a prevenire malattie croniche come patologie cardiovascolari, diabete e obesità;

il consumo dei prodotti agroalimentari made in Italy, secondo un programma fondato sulla dieta mediterranea, ben si concilia con gli obiettivi che l’Onu intende perseguire entro il 2030, ovvero la riduzione di un terzo delle cosiddette malattie croniche non trasmissibili, attraverso la promozione di un ridotto consumo di alimenti ricchi di grassi, zuccheri e sale;

la ricerca ha pressoché unanimemente stabilito che è il pattern dietetico nella sua globalità ad essere protettivo per la salute e l’ambiente, più che un singolo alimento o addirittura un singolo ingrediente. È infatti possibile, ed auspicabile, costruire diete e profili alimentari che comprendano tutti gli alimenti nelle corrette quantità e frequenze di consumo;

questo tipo di etichetta, ritenuta da esperti, nutrizionisti e organizzazioni internazionali la migliore per i consumatori, proprio per la semplicità di comprensione, è stata adottata in Belgio, Spagna, Svizzera e Germania, dove in alcuni casi la scelta del consumatore per l’alimento ricco di fibre e povero di grassi e di zuccheri è premiato con sconti alla cassa. Resta, tuttavia, da dimostrare che il consumatore, comprando solo prodotti con il bollino verde manterrebbe davvero un’alimentazione equilibrata;

dopo la Francia, il sistema «Nutri-score», infatti, è stato adottato anche in Belgio nelle principali catene di distribuzione Delhaize, Colruyt e Carrefour. L’adozione di tale sistema rimarrà volontaria, anche se lo stesso Ministro belga per la salute ha pubblicamente invitato i produttori e i distributori ad adottare il sistema;

diversamente, il Regno Unito dal 2012, come sistema volontario di etichettatura «front of pack», utilizza il «traffic light», basato sull’uso di tre colori tipici del semaforo (verde, giallo e rosso) in base al quantitativo di nutrienti principali contenuti negli alimenti: grassi (di cui saturi), zuccheri e sale. Lo schema risulta «negativo» nella sua classificazione dei «cattivi» nutrienti contenuti negli alimenti e può influenzare negativamente la percezione dei prodotti da parte dei consumatori;

la Spagna si doterà ben presto del sistema «Nutri-score», mentre Portogallo, Lussemburgo e Svizzera stanno concretamente valutando la possibilità intraprendere lo stesso percorso a livello nazionale;

l’Olanda ha annunciato l’intenzione di adottare l’etichetta a semaforo a partire dal 2021 che arriverà sugli scaffali nell’estate del 2021, dopo aver adattato il sistema di calcolo del «Nutri-score» alle linee guida dietetiche olandesi;

la Germania, dopo le sperimentazioni a livello nazionale su un proprio sistema di etichettatura fronte pacco privo di colori, a settembre 2019 ha reso nota l’intenzione di introdurre «Nutri-score» quale criterio ufficiale per l’informazione nutrizionale di sintesi in etichetta;

il nordic keyhole dei Paesi scandinavi è rappresentato da un logo verde a forma di serratura e ha lo scopo di indicare ai consumatori prodotti ritenuti più salutari, riconosciuti sulla base di precisi requisiti. Ogni categoria di alimenti deve rispettare dei requisiti e valori dei nutrienti chiave (grassi, zuccheri, sale) differenti;

la proposta italiana, in alternativa all’etichettatura a semaforo (traffìc light) e al «Nutri-score», è basata su di un modello di etichette nutrizionali «a batteria» che attribuisce un punteggio alla presenza di grassi, zuccheri e sale rapportandoli alla dose giornaliera consigliata nell’ambito di una dieta salutare, mentre il «Nutri-score» valuta 100 grammi di prodotto;

ai fini di una migliore informazione del consumatore, il sistema «a batteria» infatti prevede l’indicazione dei valori relativi a una singola porzione, indicando la percentuale di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale rispetto alla quantità giornaliera raccomandata. Il modello a batteria riporta poi nella parte inferiore la percentuale di energia o nutrienti. La batteria è il frutto di un lavoro durato due anni che ha visto la partecipazione di quattro Ministeri (salute, affari esteri e cooperazione internazionale, politiche agricole alimentari e forestali e sviluppo economico) e ha avuto la supervisione dell’Istituto superiore di sanità, del Consiglio superiore dell’agricoltura e del Crea;

l’Italia, durante la riunione Codex in Canada di maggio 2019 sulle informazioni nutrizionali supplementari (front of package-fop), nella quale si è registrata una forte spaccatura tra Paesi favorevoli e contrari al sistema dei colori di tipo «Nutri-score», ha sottolineato la propria opposizione ai sistemi quali quello inglese a «semaforo» o «Nutri-score» francese e quello a «bollini neri», utilizzato in alcuni Paesi latino americani, ritenendo fondamentale assicurare al consumatore un’informazione obiettiva, scientificamente fondata e in linea con la normativa dell’Unione europea;

il 15 luglio 2019 il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali e del turismo pro tempore Centinaio, incontrando il Commissario europeo alla salute Andriukaitis, ha ribadito la posizione dell’Italia «assolutamente negativa» su sistemi di etichettatura nutrizionali come il «Nutri-score» francese;

con l’inganno delle etichette a semaforo si rischia di sostenere, attraverso una presunta operazione di semplificazione, modelli alimentari sbagliati che mettono in pericolo non solo la salute dei cittadini, ma anche il sistema produttivo di qualità del made in Italy;

sistemi come quello «a semaforo» o «Nutri-score», segnalando come «pericolosi» alimenti sani e salutari e che fanno parte della dieta mediterranea, andrebbero a favorire prodotti artificiali, di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta, promuovendo paradossalmente cibi «spazzatura» con edulcoranti al posto dello zucchero. In sostanza, sarebbero invece banditi prodotti, orgoglio del made in Italy, come l’olio d’oliva ma anche specialità come il Grana padano, il Parmigiano reggiano, il Prosciutto di Parma, la Mozzarella di bufala campana o il Pecorino romano riconosciuti a livello europeo, perché considerati ingiustamente insalubri;

trincerandosi dietro la tutela della salute dell’uomo e la prevenzione da malattie cardiovascolari con l’utilizzo di questi sistemi, la vera strategia apparirebbe quella di indirizzare i comportamenti e i consumi dei cittadini verso prodotti di minor qualità con il rischio, non solo di mettere in pericolo la salute dei cittadini, ma anche di generare confusione nei consumatori mettendo in difficoltà il sistema produttivo di qualità del made in Italy;

è necessario che le istituzioni vengano sollecitate a promuovere sistemi che siano in grado di valorizzare le eccellenze del made in Italy attraverso l’adozione di un rating prestazionale degli operatori nelle filiere agroalimentari, capace di determinare azioni volte al raggiungimento di standard qualitativi elevati in ogni fase della produzione, trasformazione e distribuzione degli alimenti, garantendo così un nesso tra provenienza e qualità degli stessi e raggiungendo un livello di eccellenza, anche in ragione degli effetti positivi per la salute, secondo il rapporto tra la proprietà nutritiva e l’appropriatezza del consumo nella giornata alimentare, con particolare riferimento al contenuto di sale e di acidi grassi saturi;

tale sistema verrebbe a rappresentare una best practice nel panorama europeo ed internazionale, conferendo all’Italia un ruolo di assoluta centralità nella definizione di un modello basato sui principi di una sana ed equilibrata dieta alimentare;

l’Italia, in base ad una stima approssimativa, da questo modello di «Nutri-score» vedrebbe quasi l’85 per cento della propria produzione agroalimentare considerata come dannosa e a rischio per la salute;

è necessario mantenere alta l’attenzione su tutte quelle iniziative ancorate ai sistemi di etichettatura volti a penalizzare la promozione delle produzioni italiane e della stessa dieta mediterranea nei mercati esteri. Nel 2018 il made in Italy agroalimentare ha messo a segno un nuovo record delle esportazioni a 41,8 miliardi di euro;

l’applicazione a livello globale del sistema «Nutri-score» condurrebbe a una forte contrazione delle vendite dei prodotti agroalimentari italiani all’estero, perché inevitabilmente verrebbe danneggiata l’immagine del nostro Paese in ragione della presunta «pericolosità» dei prodotti nazionali, con la conseguenza di ridurre i margini positivi della bilancia commerciale, nonché di mettere a serio rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro e la stessa sopravvivenza di tantissime piccole e medie imprese agricole;

questo sistema porterebbe all’esclusione dalla dieta di alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole. Infatti, le produzioni agroalimentari del nostro Paese hanno una tradizione che fonda le proprie radici nella storia. Si conosce, ad esempio, benissimo la storia millenaria dell’olio di oliva di cui se ne ha traccia fin dall’antichità ed anche del Parmigiano si hanno riscontri storici dal primo Medioevo;

l’obiettivo di una corretta informazione al consumatore deve essere quello di aiutarli a fare scelte di consumo consapevoli, non fondate su una classificazione tra cibi «salubri» e «insalubri», forzando le loro scelte con segnali semaforici, indipendentemente da come gli alimenti saranno poi combinati e consumati nell’ambito delle diete quotidiane;

occorre negoziare in sede europea affinché il bisogno di informazioni del consumatore sui contenuti nutrizionali sia soddisfatto nella maniera più completa e dettagliata possibile, ma anche con chiarezza, a partire dalla necessità di usare segnali univoci e inequivocabili per certificare le informazioni più rilevanti per i cittadini, a partire dall’obbligo dell’etichetta d’origine su tutti gli alimenti;

il made in Italy è da tempo a serio rischio per le scelte europee di libero scambio tra Unione europea e Canada, per i dazi imposti dagli Stati Uniti sulle importazioni dall’Europa, per le produzioni del falso Parmigiano reggiano – il famoso Parmesan che impazza in Canada con la conseguenza che crollano gli export del vero Parmigiano – ma anche di olio pugliese, arance siciliane e formaggi del Centro Italia ed ora per la possibile introduzione del sistema del «Nutri-score» questo rischio assume dimensioni devastanti;

la proposta sul «Nutri-score», come sistema armonizzato nell’Unione europea che richiami ad un’unica normativa di riferimento le diverse iniziative nazionali degli Stati membri già in essere, non ha ancora iniziato un vero e proprio percorso legislativo in Europa e, se avrà il via libera, danneggerà pesantemente il made in Italy agroalimentare, le nostre tradizioni gastronomiche, il nostro export, la nostra agricoltura e, soprattutto, la reputazione internazionale dei prodotti tipici italiani,

impegna il Governo:

1) ad adoperarsi urgentemente, nelle opportune sedi, per contrastare qualsiasi iniziativa di riforma discriminatoria per i prodotti della dieta mediterranea e difendere la salute dei consumatori da sistemi di etichettatura che poco o nulla hanno a che fare con la vera tutela dei principi ai quali questi sistemi vorrebbero ispirarsi;

2) ad avviare un confronto, nelle opportune sedi istituzionali europee, affinché venga scongiurata la diffusione di sistemi di valutazione dei prodotti agroalimentari unicamente basati sui profili nutrizionali oppure su rappresentazioni grafiche che pongono ingiustificatamente l’accento sulla composizione del singolo prodotto, a prescindere dalle modalità e dalla frequenza di consumo;

3) ad avviare un confronto a livello europeo affinché sia predisposto un sistema armonizzato per i Paesi membri basato su di un modello comune di etichettatura nutrizionale, cosiddetto «front of pack» chiaro, comprensibile, realmente informativo e, soprattutto, non discriminatorio del made in Italy;

4) a tutelare e salvaguardare, nelle opportune sedi istituzionali europee, i prodotti agroalimentari a denominazione di origine e a indicazione geografica riconosciuti dall’Unione europea che, con l’introduzione di questo sistema di etichettatura, rischiano di essere pesantemente penalizzati;

5) ad attivarsi presso le competenti sedi europee per tutelare e difendere il made in Italy, dall’ennesimo accanimento ai danni delle eccellenze italiane, a salvaguardia non solo dei consumatori ma anche degli agricoltori, degli allevatori e dei trasformatori;

6) ad intraprendere campagne di informazione ed educazione alimentare, che rappresentano un’efficace strategia educativa, per fronteggiare le cattive abitudini alimentari e per promuovere i principi della sana alimentazione e per favorire le produzioni di qualità che caratterizzano il made in Italy, in quanto vi è una chiara dimostrazione che maggiore è la consapevolezza dei consumatori sulle relazioni tra alimentazione e salute e migliore è lo stato di nutrizione della popolazione;

7) a promuovere un modello evolutivo di valutazione e certificazione che coinvolga anche il mondo associativo, con un’architettura che utilizzi la tecnologia fornita dalle piattaforme informatiche multifunzionali blockchain, che permetta, con l’autorevolezza dell’oggettività, di coniugare il sistema dei controlli ufficiali in materia di sicurezza alimentare con la valorizzazione delle eccellenze del made in Italy, attraverso l’adozione di un sistema di rating degli operatori nelle filiere agroalimentari per il riconoscimento di un livello di eccellenza degli alimenti, anche in ragione degli effetti positivi per la salute, secondo il rapporto tra provenienza, qualità, proprietà nutritiva e appropriatezza del consumo nella giornata alimentare.

(1-00324) «Molinari, Viviani, Bubisutti, Gastaldi, Golinelli, Liuni, Lolini, Loss, Manzato, Patassini».