OCM VINO, FILIERA SCRIVE A EMILIANO: PORTARE QUESTIONE IN CONFERENZA STATO REGIONI. ECCO LE RICHIESTE FINORA DISATTESE

L’Alleanza delle cooperative, la Cia, la Copagri, Confagricoltura, l’Unione italiana vini, Federdoc, Federvini e Assoenologi scrivono a Michele Emiliano per chiedere che nella prossima riunione della Conferenza Stato Regioni venga inserita la questione Ocm Vino promozione. Dato che gli operatori non sono messi nelle condizioni di poter spendere le risorse loro assegnate a causa del blocco Covid. E rischiano così di perdere i fondi e al contepo di lasciare spazi di mercato liberi ai paesi Ue competitor.

Qui di seguito AGRICOLAE pubblica la lettera in Pdf e a seguire il testo estrapolato:

2020_05_19_FILIERA_VINO_PNS_MISURA_PROMOZIONE

“Le scriventi Organizzazioni apprendono con rammarico che, anche nel corso della prossima riunione della Conferenza Stato Regioni, non sarà inserito all’ordine del giorno un provvedimento di cruciale importanza per il settore vitivinicolo concernente la modifica del decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali del 10 aprile 2019 n. 3893, misura “promozione nei mercati dei Paesi terzi” nell’ambito del Piano Nazionale di Sostegno.

Con la presente nota, si portano all’attenzione di codeste Regioni le principali istanze che la filiera vitivinicola ha rivolto più volte al Ministero delle Politiche Agricole, con l’obiettivo di semplificare l’implementazione della misura “promozione” nell’attuale contesto, assicurare l’attuazione dei progetti nei Paesi terzi e rafforzare le posizioni delle nostre imprese nei mercati internazionali.

Si auspica che codeste Regioni possano sostenere le seguenti richieste, condivise dalle imprese vitivinicole di tutto il territorio nazionale:

• Sterilizzazione delle penalizzazioni previste dall’art. 17 del DM 3893/2019.

• Maggiore flessibilità nel cambiamento delle azioni previste dai programmi.

Infatti, data la situazione attuale connotata da grande incertezza nella diffusione dell’epidemia, le aziende partecipanti segnalano evidenti e comprensibili difficoltà nell’attuazione delle azioni, sia per motivi logistici, sia per la riprogrammazione o annullamento di eventi già calendarizzati (cambio location, mercato, tipologia di azione ecc.).

• Variazioni progetti “OCM promozione” già approvati:

Le aziende si stanno strutturando per realizzare attività promozionali in maniera alternativa, promuovendo ad esempio degustazioni sul web piuttosto che realizzate direttamente in loco; sarebbe opportuno dare la possibilità alle aziende, che sperimentano queste nuove modalità nell’ambito della promozione, di poter inserire nel piano OCM i costi sostenuti per la loro realizzazione, che si concretizzano ad esempio nella spedizione dei vini necessari per le degustazioni, nei costi per il personale sia diretto che a contratto con incarichi di brand ambassador o analoghi, anche residente nei paesi destinatari, nonché costi legati un rinnovamento anche parziale delle proprie tecnologie e/o all’acquisizione in modalità ASP (application service provisiong) attraverso il pagamento di un canone di servizio di strumenti e servizi per la collaborazione on line (sistemi di

videoconferenza, sistemi di e-learning, etc.) che consentano adeguato livello di professionalità nei collegamenti.

In particolare, sempre in via temporanea ed eccezionale, al fine di non interrompere – per quanto possibile – anche le azioni dei beneficiari in loco, sarebbe molto importante prevedere la possibilità di inserire, tra i costi ammissibili, anche i costi del personale che, direttamente o indirettamente rispetto al beneficiario stesso, opera nel Paese destinatario per la presentazione, promozione e/o commercializzazione dei prodotti oggetto del progetto di promozione.

Data la situazione che al momento rende impossibile la realizzazione di attività a forte socializzazione, inoltre, sarebbe opportuno eliminare i vincoli (5% dell’ammontare complessivo delle azioni) previsti per le attività di PR e marketing expertise che al momento paiono essere quelle più facilmente realizzabili dalle aziende per presidiare i mercati.

Considerato quanto sopra detto, si ritiene che nel periodo di svolgimento delle attività, le variazioni tra le sub azioni debbano essere sempre consentite anche se si tratta di sub azioni non previste a progetto e/o nelle varianti presentate, senza che questo comporti una ulteriore e preliminare richiesta autorizzativa.

Si ritiene di poter permettere ai soggetti proponenti, che avevano presentato investimenti sui diversi Paesi target, di attivare nuovi Paesi sui quali possano prevedere la realizzazione delle azioni promozionali, in deroga a quanto previsto dal decreto direttoriale circa gli investimenti minimi per paese. In questo modo, potrebbero essere ri-destinati gli investimenti inizialmente previsti, in tutto o in parte, detraendoli dai Paesi dove non si riescano a realizzare le attività del progetto.

A fronte di progetti destinati a più Paesi target, si chiede altresì di poter prevedere lo spostamento di budget tra i diversi Paesi, per riuscire a massimizzare la spesa totale prevista, derogando, se del caso, ad eventuali elementi che abbiano determinato la posizione in graduatoria del progetto. Rispetto alle tempistiche delle richieste di variazioni nei progetti già approvati, infine, in ragione dello scenario estremamente incerto, sarebbe opportuno assicurare che le medesime possano avvenire senza limiti temporali.

• Estensione del calendario: si ritiene opportuno consentire una estensione del calendario delle attività dei progetti 2019/2020 in fase di svolgimento, garantendo il principio di non sovrapposizione tra le annualità, almeno fino a fine Marzo 2021, per consentire alle aziende di assorbire in parte la flessione economico/finanziaria causata da questa emergenza, svolgendo attività che non si sono potute realizzare nei mesi di gennaio, febbraio e marzo 2020 (Necessaria approvazione nazionale e UE).

• Posticipo della pubblicazione del prossimo bando (campagna 2020/2021) facendo slittare il termine della presentazione dei progetti alla fine di settembre 2020 e la contrattualizzazione entro il 31 marzo 2021, affinché sia possibile una programmazione veritiera sperando di avere, nel secondo semestre del 2020 stesso, un quadro internazionale più stabile e chiaro.

• Per quanto riguarda le azioni rivolte al mondo GDO/Off Premise, che per forza di cose saranno la maggior parte di quelle messe in atto, sarebbe opportuno – in via del tutto eccezionale e temporanea – valutare l’estensione ad azioni di vendita in quelle superfici, non limitandosi esclusivamente ad azioni di promozione”.

Era gia stato scritto:

OCM VINO, 44 MLN DI EURO PER DISTILLAZIONE VINI GENERICI. REGIONI CHIEDONO DI PORTARE QUESTIONE IN CONFERENZA STATO REGIONI

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44 milioni di euro per la distillazione dei vini generici basandosi come punto di riferimento al valore di 2,5 per ettogrado. Per una media di circa 30 centesimi a litro, a seconda dei gradi. Questa la proposta emersa nel corso dell’incontro tra Mipaaf e Regioni in merito all’Ocm Vino – piano nazionale di sostegno di questa mattina.

Una proposta che sembrerebbe abbia creato non poco scompiglio tra le regioni (alcune non sono d’accordo) e che avrebbero chiesto di portare la questione all’ordine del giorno della prossima Conferenza Stato – Regioni del 21 maggio.

Era già stato scritto:

OCM VINO, MIPAAF IN RIUNIONE CON LE REGIONI. SUL TAVOLO LE RISORSE PER LA PROMOZIONE DA SACRIFICARE PER LA DISTILLAZIONE VINI QUALITA

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Da quanto apprende AGRICOLAE sembrerebbe che il ministero delle Politiche agricole abbia convocato le regioni per parlare di Ocm vino – piano nazionale di sostegno. Il prossimo 21 maggio è prevista infatti la Conferenza Stato Regioni ma per ora nell’ordine del giorno resta assente il tema della promozione del vino tricolore. E gli operatori non si trovano dunque nelle condizioni di poter spendere le risorse loro assegnate per far ripartire l’export del vino.

Il grande tema è quello relativo alla distillazione dei vini di qualità. Sulla scia di quanto annunciato dalla Francia nei giorni scorsi.

Sempre da quanto si apprende sembrerebbe che alcune regioni (la Puglia e la Campania) vogliano rinegoziare il piano di sostegno nazionale sottraendo risorse alla promozione e veicolandole verso la distillazione.

Si tratta di utilizzare una parte di risorse 2020 e una parte di risorse 2021.

OCM VINO DIMENTICATO DA CONFERENZA STATO-REGIONI. GOVERNO DICE “CORRETE” MA POI BLOCCA TUTTO. SI COPIA LA FRANCIA E AL CONTEMPO LA SI METTE IN CONDIZIONI DI SURCLASSARE ITALIA

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In un momento in cui con l’ultimo Decreto “rilancio” si attiva uno straordinario stanziamento finanziario, pari a ben tre manovre finanziarie, per il rilancio del “sistema Italia” gli esportatori del vino tricolore non sono messi nelle condizioni di poter spendere le risorse comunitarie già stanziate e assegnate loro nel periodo precedente l’emergenza COVID-19 per promuovere il Made in Italy all’estero.

E’ questa la conseguenza che emerge dall’ordine del giorno della Conferenza Stato – Regioni, convocata per il prossimo 21 maggio che purtroppo continua a disattendere le attese dei numerosi esportatori di vino italiano nel mondo che – con un valore dell’export pari a oltre 6,5 miliardi di euro/anno (base 2019) – rappresentano la prima voce di sostegno del made in Italy agricolo nel mondo.

Operatori che per rendere realizzabili e operativi i programmi loro approvati, antecedentemente rispetto all’emergenza COVID-19, avevano sollecitato, attraverso un documento inviato lo scorso 23 aprile dalle organizzazioni professionali della filiera (Vedi AGRICOLAE www.agricolae.eu/ocm-vino-mipaaf-ascolato-filiera-regioni-lo-stoppato-documento/ ) tutti gli enti preposti ad attivare una urgentissima modifica del decreto 3893/2019 (a firma di Centinaio) che consenta loro di poter operare una rimodulazione di programmi indispensabili per sostenere le correnti di export del vino italiano nel mondo e che allo stato sono irrealizzabili a seguito di tutte le misure restrittive  attivate a seguito della pandemia.

Ma niente da fare. A distanza di quasi un mese dalle richieste formulate dalle organizzazioni professionali della filiera gli enti preposti non hanno raccolto il grido d’allarme lanciato dagli operatori, disattendendo le attese già nella scorsa riunione della CSA del 7 maggio e con buone probabilità che dette attese verranno disattese anche il prossimo 21 maggio (a meno di un inserimento all’ultima ora con un’integrazione dell’ODG).

Senza un immediato dietrofront tutti i ritardi sino ad oggi accumulati e che purtroppo continuano a perdurare, rischiano seriamente di pregiudicare la competitività del vino italiano di qualità nel mondo con quote di mercato, in volume e valore, che nel corso del 2020 rischiano di essere perse a vantaggio dei nostri principali competitors europei (Francia in primis con l’imponente stanziamento messo in atto a sostegno del loro settore vinicolo), paesi del nuovo mondo (Cile, Argentina, Sud Africa e Nuova Zelanda) e degli USA pronti a approfittare della inevitabile perdita di competitività che ne deriverà per i produttori italiani nelle diverse aree del pianeta.

Importante l’impatto che questi programmi, a costo zero per le finanze pubbliche, hanno avuto nella crescita del nostro export che la politica unita alla burocrazia rischia ora di compromettere per i prossimi anni (perché non sarà facile riconquistare ciò oggi si è faticosamente raggiunto e che si rischia di perdere).

Il tutto, in una situazione che avvalora le voci di un forte contrasto tra uffici del Ministero (e sembrerebbe con il supporto di alcune Regioni) che nel mettere un freno alla promozione del vino italiano nel mondo vedono la possibilità di attivare quelle economie che potranno tornare utili a finanziare la distillazione operando una rimodulazione del Piano Nazionale di sostegno del Vino.

In un momento insomma in cui si chiede di ‘correre’ affrontando un ‘rischio calcolato’ (parole del premier Giuseppe Conte) per far ripartire l’economia del Paese e rimettere in moto l’export sembrerebbe che la scelta sia quella di sacrificare il nostro export enoico di qualità (che peraltro sta soffrendo anche a livello europeo) per finanziare lo smaltimento delle eccedenze del vino invenduto e presente nelle cantine sociali di qualità. Copiando l’idea francese ma al contempo permettendo ai cugini d’oltrampe di surclassarci e di guadagnare quote di mercato all’estero. Con la Cina, dove la Francia padroneggia, che sta investendo proprio in import alimentare.