Oleoturismo, Stefàno: Opportunità per imprese e territori, ma fondamentale puntare su qualità e identità. Legare produzione e accoglienza per un turismo di qualità

In occasione della recente uscita del libro Oleoturismo – Opportunità per imprese e territori (Agra Editrice, tra le più importanti case editrici sui problemi dell’agricoltura), AGRICOLAE ha intervistato il senatore Dario Stefàno, autore del libro – assieme a Fabiola Pulieri – e padre della norma sull’oleoturismo.

La legge intende replicare il successo dell’enoturismo dando la possibilità di aprire le porte di aziende olivicole e frantoi ai consumatori, realizzando attività di valorizzazione e promozione come degustazioni di olio e prodotti tipici, iniziative di animazione e svago tra gli ulivi, visita ai frantoi durante la molitura delle olive.

“Il futuro di questa specifica proposta turistica è più che roseo” spiega Stefàno.
“Insieme all’enoturismo, altro vero asset strategico, il nostro Paese ha, infatti, tutte le carte in regola per interpretare il ruolo da assoluto protagonista nell’offerta che lega la produzione primaria a quella dell’accoglienza, offrendo un contributo in termini di qualificazione della nostra offerta turistica in chiave esperenziale. Offrendo al contempo una reale opportunità di sussidiarietà del reddito delle imprese agricole o produttrici.
Per fare in modo che le cose continuino a marciare nella direzione della crescita, sarà però dirimente spingere sul pedale della qualità e dell’identità per entrambi questi aspetti: produzione ed accoglienza.
Sono questi infatti gli elementi che contraddistinguono il turismo buono, quello di qualità, che è alla ricerca di esperienze autentiche, autoctone” prosegue il senatore Pd.

“Le possibilità per i territori offerte da questo segmento dell’offerta turistica sono letteralmente infinite. L’oleoturismo può essere un vero e proprio “miracolo” per gli operatori del settore e non solo, poiché da un singolo raccolto all’anno che la natura concede, gli olivicoltori possono passare a due, anche a tre raccolti, in termini di entrate e volume economico. Se saremo realmente capaci di guardare all’olio non più solamente come ad un prodotto della molitura delle olive, ma come al simbolo di una grande storia e sintesi di tante, diverse, esperienze che si possono fare, con originalità, dal campo al frantoio, allora avremo cominciato a dare il giusto rilievo e spessore a quello che è un patrimonio materiale e immateriale che racconta e rappresenta in modo impareggiabile i nostri territori e le nostre tradizioni” sottolinea l’autore.

“La struttura particolarmente piccola che caratterizza e accomuna le aziende olivicole italiane è il tallone di Achille dell’oleoturismo.
Questa polverizzazione del tessuto produttivo comporta, tra le diverse conseguenze, anche quella di una maggiore difficoltà a fare sistema, a mettere a rete e costruire un’offerta condivisa, organizzata e avanzata.
Credo, tuttavia, che grazie ad una serie di fattori esterni, come le difficoltà climatiche sempre più frequenti, la conseguente riduzione dei raccolti e quindi la diminuzione dei volumi di fatturato diretto, si possa realizzare quella spinta utile verso un necessario cambiamento/rinnovamento e riorganizzazione di queste realtà” conclude Stefàno.