Agricolae TV26/10/2021 17:19

Oms tace su conflitto interessi. Branca unico italiano in Eat, che nega liberta scelta consumatori: “soldi vadano al posto giusto”. VIDEO

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L'unico ricercatore italiano che fa parte del gruppo di lavoro dei 37 esperti che hanno redatto lo studio Eat Lancet, che vorrebbe che i governi si adoperassero per negare la libertà di scelta ai consumatori, è Francesco Branca.

Ma Francesco Branca è anche il direttore del Dipartimento della nutrizione per la salute e lo sviluppo dell’Organizzazione mondiale della sanità.

E lo era già nel 2019 quando ha redatto assieme a Willett, Rockstrom e gli altri, il documento che vuole trasformare il sistema alimentare globale e che è alla base dell'operato della Piattaforma di affari, la business Platform, dentro cui figurano le grandi multinazionali come Nestlé, Danone ma anche istituzioni come la Commissione Ue, la Fao e le Nazioni Unite e Bill and Melinda Gates.

Una vera e propria Piattaforma di un gruppo di portatori di interessi che sembra portare avanti un Piano ben definito.

Ma lo era anche nel 2016 quando, nel corso di un evento della Eat, dichiarava come "questo piano non sia rivolto solo ai governi, ma a “tutti gli attori protagonisti delle politiche alimentari, sanitarie, sociali e commerciali”, così che “il denaro vada nel posto giusto e le imprese possano mettere in atto i giusti investimenti, informando allo stesso tempo i consumatori”.

E alle domande sulla possibilità di un conflitto di interessi tra il ruolo che riveste e l'attività di promuovere uno studio che raggruppa le multinazionali che vorrebbe che i governi negassero la libertà di scelta dei consumatori, ne guidassero le decisioni tramite un sistema di etichettatura e tassassero le aziende che producono cibo malsano, il direttore Oms deputato a definire le linee guida dell'alimentazione dei cittadini di tutto il mondo, (lo stesso che nel 2015 era nella sala dei comandi Oms quando fu pubblicato il rapporto sui presunti effetti cancerogeni delle carni rosse) preferisce tacere e non rispondere.

Nel giugno 2016 Branca, si esprimeva in questo modo al Forum EAT organizzato a Stoccolma: “Il programma decennale sull’alimentazione si basa su sei aree di azione: un sistema alimentare che fornisca una dieta salutare ma sostenibile per tutti, un sistema sanitario efficace che accompagni il sistema nutrizionale, un sistema di protezione sociale che garantisca sistemi educativi allineati ai risultati nutrizionali, un’analisi sulle politiche commerciali per far si che l’aspetto nutrizionale sia prioritario e compatibile con il profitto, fare in modo che il cibo disponibile consenta di fare la scelta salutare e il monitoraggio in tempo reale dei risultati di queste politiche”.

https://youtu.be/1mBipGlnt5g
Ma accanto a questi principi Francesco Branca, direttore del dipartimento per la nutrizione, la salute e lo sviluppo dell’OMS, ribadiva: “la soluzione alla malnutrizione è l’accesso universale al cibo sano e sostenibile, così da combattere l’epidemia di sovrappeso e obesità che ha colpito quasi due miliardi di persone nel mondo.
Colpisce come nel suo intervento Francesco Branca sottolinei come questo piano non sia rivolto solo ai governi, ma a “tutti gli attori protagonisti delle politiche alimentari, sanitarie, sociali e commerciali”, così che “il denaro vada nel posto giusto e le imprese possano mettere in atto i giusti investimenti, informando allo stesso tempo i consumatori”.
Esattamente lo spirito con cui i 37 ricercatori scrivono nello Studio Eat Lancet: nel disegno di creare e "decidere" per tutti gli abitanti del Pianeta una "Dieta universale" lontana da tutto ciò che è alimentazione animale, figura infatti la necessità di "guidare le scelte attraverso disincentivi" attraverso operazioni per "applicare tasse o oneri; sviluppare interventi multicriteri, basandosi su sviluppi esistenti come la tassazione del carbonio e dello zucchero, e scoprendone altri come i controlli di marketing, le connessioni carbonio-calorie; uso di contratti e condizioni per modellare le catene di fornitura; campagne di disinvestimento".
In particolare AGRICOLAE ha chiesto a Francesco Branca:
- crede che sia giusto eliminare la scelta dei consumatori”?
- crede sia corretto tassare le aziende che - secondo lo studio - producono cibo ‘malsano’?
- crede sia corretto il Nutriscore?
- crede nel cibo sintetico (carne in provetta) come alternativa al cibo tradizionale?
- crede ci possa essere un conflitto di interessi se il direttore dipartimento nutrizione OMS rediga uno studio supportato da una Fondazione (la Eat) facente parte di una piattaforma di affari (la Wbcsd - business platform) che cura gli interessi delle multinazionali del food che raggruppa al suo interno?
- quanto ritiene affidabili gli studi OMS e i parametri su cui essi si basano?
Tutto tace dall'ufficio del direttore Alimentazione e Nutrizione dell'Organizzazione mondiale della Sanità.
Mentre le piattaforme di affari di cui fanno parte le stesse multinazionali che vogliono il Nutriscore, si propongono di lavorare al concetto di "fork to farm per sviluppare, implementare e scalare soluzioni trasformative allineate con obiettivi basati sulla scienza. Questo significa partire dalle persone e concentrarsi sulle loro abitudini di consumo".

"Quindi, lavorando a ritroso attraverso il sistema alimentare - dalla vendita al dettaglio, al confezionamento e alla distribuzione fino a come e cosa viene coltivato - per determinare quali leve aziendali possono tirare per contribuire alla riforma del sistema alimentare al fine di creare cibo sano e piacevole per tutti, prodotto in modo responsabile, all'interno del pianeta entro il 2030", scrivono.

https://eatforum.org/initiatives/fresh/ 

https://www.wbcsd.org/Overview/Our-partners/WBCSD-programs/Food-Nature

Branca rivestiva il ruolo di Direttore anche nel 2015, l'anno in cui l'Oms diffuse - prima di una consultazione e discussione scientifica appropriata - la pubblicazione del rapporto sui 'presunti' effetti cancerogeni delle carni rosse o lavorate che provocò un diffuso allarme in tutto il mondo.

FullSizeRenderA mettere in dubbio l'operato dell'Oms è però uno studio pubblicato già nel 2013 dal Journal of Clinical Epidemiology (proprio il segmento in cui Branca si è specializzato durante i suoi studi come riporta il sito stesso Oms) secondo il quale l’Oms emette “con molta frequenza” raccomandazioni con “bassa o molto bassa certezza sulle stime”. Il dato è impietoso: nei sei anni che vanno dal gennaio 2007 alla fine del 2012, l’Oms ha pubblicato 456 raccomandazioni, di cui 289 definite “forti” (quindi molto affidabili) e 167 “condizionali” o “deboli”. Delle 289 “strong recommendations”, 95 erano basate su un livello di evidenza scientifica classificato come “basso” e 65 addirittura come “molto basso”. In pratica, in 160 casi su 289 (il 55,5%) le raccomandazioni “forti” dell’Oms erano fondate su un’evidenza scientifica di basso o molto basso livello.

Ecco il testo in PDF

JOURNAL OF CLINICAL EPIDEMIOLOGY 

Va sottolineato che tale giudizio non è affatto arbitrario ma risulta dal sistema di valutazione scientifica denominato Grade (Grading of Recommendations Assessment, Development and Evaluation), ufficialmente in vigore all’Oms.

Si tratta di un dato importante considerando che le raccomandazioni dell’Oms influenzano le politiche sanitarie e alimentari dei governi dei 194 Stati membri. E che rende ancora più urgente la rapida consegna ai Paesi che ne fanno richiesta della documentazione tecnica relativa allo studio sulle carni da parte del segretariato Oms. Discutibile all'epoca che le risultanze della ricerca siano state date alla stampa – con conseguente allarme nei quattro angoli del globo - prima di un adeguato confronto scientifico con tutta la membership.

*Il Journal of Clinical Epidemiology è una delle più autorevoli riviste scientifiche al mondo in campo medico-sanitario, al 7° posto su 162 come impact factor nel campo delle categorie di “salute pubblica, ambientale e occupazionale” e al 2° su 89 in quello delle Scienze mediche e dei servizi.

AGRICOLAE aveva pubblicato lo studio nel 2015 e la Commissione Ambiente e Sicurezza del Parlamento europeo aveva chiamato a rispondere l'Organizzazione mondiale della Sanità. Che ammise come la comunicazione non era in linea con le risultanze dello studio.

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Nel 2019 Branca redige poi lo studio Eat Lancet (supportato dalla Eat Foundation in partnership con la piattaforma di Affari che raggruppa e fa gli interessi delle più grandi multinazionali del Food) e scrive, assieme ad altri 36 scienziati, il documento secondo cui i governi dovrebbero eliminare la scelta dei consumatori e tassare le aziende che producono cibo malsano.

Iniziando prima con una politica che i 37 esperti definiscono 'soft' attraverso un sistema di etichettatura che convinca i consumatori a fare le scelte 'giuste'.

Curioso se si pensa che il Nutriscore, tanto spinto proprio da aziende come Danone e Nestlè, promuove le patatine fritte di McDonalds con una B verde mentre mette appena la sufficienza all'olio d'oliva con il giallo della C.

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