Pesca, in Ue Parlamento alza la testa contro Commissione ed è scontro su divieto strascico. Deputati: Paesi non parteciperanno a sanzioni. Manfredi: ci vediamo a Lussemburgo. Il Piano

Potrebbero essere a rischio – da qui al 2030 – 870 milioni di euro e 2900 posti di lavoro. La Commissione Ue ha presentato al Parlamento europeo una proposta che prevede l’eliminazione totale della pesca a strascico in acque Ue, pur rappresentando il 23% degli sbarchi nel loro complesso.

E – da quanto apprende AGRICOLAE – è scoppiato il caos con due lati contrapposti: da una parte l’esecutivo europeo, dall’altro il Parlamento.

La proposta è stata presentata in virtù del fatto che – secondo quanto sostiene la Commissione Pesca Ue in base a studi scientifici confutati però da altrettanti studi scientifici – lo stato di salute del fondo marino sarebbe indispensabile perché gli ecosistemi marini siano in grado di garantire la biodiversità.

E l’Esecutivo Ue sta agendo in questo senso per eliminare gradualmente, step by step, la pesca a strascico e tutti gli strumenti di cattura mobili di fondo come le draghe nelle aree marine protette e di tutte le aree Natura2000 di cui la Direttiva Habitat.

Nello specifico si tratta delle aree che lo stesso Piano chiede di ampliare ulteriormente – da quanto apprende AGRICOLAE – affermando inoltre che la protezione del fondale andrà estesa anche oltre il perimetro di tale aree.

Ma gli eurodeputati non ci sono stati e hanno ‘accusato’ la Commissione di aver fatto una fuga in avanti scavalcando le organizzazioni della pesca dei Paesi appartenenti all’Unione.

Nel dibattito che si è venuto a creare il primo marzo sembra siano volate parole grosse che fanno presagire uno scontro tra Esecutivo e Parlamento destinato a durare a lungo.

“Prendersi cura dei pesci e dell’ambiente in cui vivono significa prendersi cura dei pescatori”, ha ribadito il direttore generale della DG Mare, Charlina Vitcheva.

Le ha augurato “Buona fortuna”, il presidente della commissione PECH Pierre Karleskind, Francia. “Per fortuna non si tratta di un documento giuridicamente vincolante”, ha sottolineato l’eurodeputato di centro-destra Peter Van Dalen, Paesi Bassi ribadendo come probabilmente i politici “ci penseranno sicuramente due volte prima di usarlo”. Palesando l’ipotesi che i Paesi possano non partecipare alle eventuali sanzioni.

La risposta arriva da Veronica Manfredi della Direzione generale Ambiente della Commissione (DG ENV) già presidente della CIPR – Commission Internationale pour la Protection du Rhin: “ci vedremo a Lussemburgo. Se i Paesi non si adegueranno dovremo avviare una serie di rapide procedure di infrazione”.

Ma la partita che vede contrapposti la Commissione Ue e il Parlamento Ue sembra appena iniziata. Il secondo round è atteso nelle prossime settimane. 

Il prossimo 20 marzo è previsto un primo passaggio in Consiglio Ue, ci sarà poi un secondo e definitivo passaggio in Consiglio dei ministri Ue a fine luglio.
 
Qui di seguito AGRICOLAE pubblica il Piano di Azione presentato dalla Commissione Pesca Ue:
 
COM-2023-102_en