SPORT A SCUOLA, CAMBIAGHI: AUTONOMIA FONDAMENTALE PER SODDISFARE FAME DI ATTIVITA’ MOTORIA SEMPRE MAGGIORE

Abbiamo un governo assolutamente assente di fronte a una ‘fame’ di sport che gli studenti e soprattutto gli istituti scolastici manifestano con pressante continuità. Tocca, allora, ad altre istituzioni compensare le mancanze dello Stato centrale mettendo risorse per scuole e studenti: perciò scendono in campo Regione Lombardia e il Coni”. Lo ha detto Martina Cambiaghi, assessore regionale allo Sport e giovani questa mattina, in occasione del convegno ‘Lo sport abita a scuola?’, a cui ha partecipato, tra gli altri, Alessandro Vanoi (Coni Lombardia) e Filippo Grassia, presidente Panathlon e già presidente del Coni provinciale milanese.

Regione mette ogni anno 1 milione di euro

“Maggiori risorse derivanti da un’autonomia concreta e compiuta – ha ribadito Cambiaghi – aiutano sicuramente la crescita dello sport a scuola. E’il motivo per cui da sei anni mettiamo sul piatto 1 milione di euro con ‘A scuola di sport’, affiancando il progetto del Coni nazionale per fare educazione civica. Ed è una risposta concreta alla grave carenza di attività sportive negli istituti scolastici, visto come è strutturata la formazione scolastica nelle primarie”.

Risorse insufficienti

“Promuovere iniziative simili – ha aggiunto l’assessore regionale – consapevoli di aver portato ‘più’ sport nelle scuole non basta: nonostante questa iniziativa venga posta ad esempio in altre realtà regionali, le risorse non sono sufficienti. Lo dicono i numeri, le scuole primarie in Lombardia sono 2.447 e con il nostro bando da 1 milione di euro riusciamo a finanziare solo una scuola su 10. Con l’autonomia scolastica si potrebbe estendere il progetto ‘A scuola di sport a tutti gli istituti scolastici della Lombardia, e non solo chi partecipa al bando”.

Lo sport abita a scuola?

Secondo Cambiaghi ‘lo sport abita a scuola sì, ma parzialmente. Grazie a Regione Lombardia, al Coni e anche quella ristretta e risicata autonomia scolastica che permette alle società sportive di praticare attività sportive su base volontaria. Attività spot, non strutturate e soprattutto non curriculari”.

L’autonomia regionale puo’ aiutare la crescita a scuola

“Secondo un accordo tra Governo e Regione Lombardia, ancora tutto sulla carta, – ha ricordato Cambiaghi – a Regione Lombardia spetta la programmazione dell’offerta di istruzione regionale definendo la relativa dotazione dell’organico e l’attribuzione alle autonomie scolastiche, attraverso un piano pluriennale adottato d’intesa con l’ufficio scolastico regionale. Ferma restando la competenza statale nei percorsi di istruzione e nelle dotazioni organiche. Concretamente, però, soltanto con l’ex ministro all’Istruzione Marco Bussetti si è finalmente iniziato a parlare di autonomia anche in ambito scolastico, con l’ingaggio di 11.800 insegnanti di educazione fisica alle elementari. Un percorso, non andato a buon fine, in discussione da decenni, dal 1958 per l’esattezza, ripreso nel 1985, che poteva favorire finalmente l’ingresso degli insegnanti specializzati. Scienze motorie si fa, ma servono specialisti. Ed è sempre più evidente, come hanno sottolineato tecnici ed esperti intervenuti oggi, per l’aumento nei bambini delle patologie legate all’obesità causate dallo scarso movimento in una delle diverse fasce dell’età evolutiva”.

A scuola di sport – lombardia in gioco, i numeri

In sei anni il numero delle classi coinvolte, grazie a Regione Lombardia e al coinvolgimento ogni anno di 450 tra esperti e tecnici Coni, è salito da 2.989 (a.s 2014/2015) a 5.740 (a.s. 2019/2020); gli alunni da 62.811 a 117.863, con una sempre maggior inclusività per i diversamente abili, passati da 1.478 dell’a.s 2014/2015 a 5.369 dell’attuale anno scolastico.