Studio Oxford promuove Nutriscore e carne finta. Ma ricercatori sono finanziati da Gates e sono gli stessi della Dittatura alimentare Eat e Piattaforma multinazionali, di cui fa parte anche Eni. Lo studio

Un recente studio della Oxford University ‘promuove’ il Nutriscore e la carne vegetale e boccia la carne naturale. Ma i ricercatori sono gli stessi che volevano la Dittatura alimentare con la Dieta unica mondiale, attraverso una maggiore tassazione e una minore promozione di quei cibi non in linea con quanto sostenevano.

Dieta promossa dalla Piattaforma di Affari che racchiude le multinazionali del food, e non solo, per ‘guidare’ i consumi mondiali all’insegna del ‘bene’ del pianeta e dei consumatori, la World Business Council for Sustainable Development (WBCSD) e “trasformare il sistema alimentare” sulla base degli studi Eat.

 

Della WBCSD fanno parte Danone, Nestlé, Bill&Melinda Gates, Ikea (che promuoveva gli insetti a tavola), McDonald’s (le cui patatine fritte sono state promosse dal Nutriscore). Ma non solo: tra i sostenitori della piattaforma di affari, figurano anche Bayer, Basf, Syngenta, il World economic Forum, Fao e la Commissione Ue. Come anche il Wwf e i big del petrolio, tra cui Eni. Naturalmente figura anche Eat come la scienza su cui basare l’operato.

In buona sostanza le multinazionali sembrano dar vita a un indottrinamento dei consumi verso la scelta di prodotti sempre più mirati, e le piccole e medie imprese, artigianali, simbolo del made in Italy e colonna portante dell’economia reale che contraddistingue paesi come Spagna e Italia siano invece sempre più strozzate da regole ‘contro’ e energia alle stelle.

 

https://www.wbcsd.org/Overview/Our-partners/Collaboration-partners

https://www.wbcsd.org/Overview/Our-partners/WBCSD-programs/Food-Nature

 

Dunque i ricercatori della Oxford University, che hanno partorito lo studio, sono finanziati proprio dalla Bill & Melinda Gates Foundation, (che ha investito in carne sintetica) tra i partner sostenitori della WBCSD, del suo braccio agroalimentare FRESH e della Eat Foundation insieme a Big come Nestlé e Danone (a cui piace il Nutriscore), ma di recente anche McDonalds, (i cui prodotti sono stati promossi dal Nutriscore) Bayer, Basf, Syngenta, ma anche il World economic Forum, Fao e la Commissione Ue. Come anche il Wwf sono solo alcuni tra membri e partner del gruppo WBCSD e FRESH. Naturalmente figura anche Eat come la scienza su cui basare l’operato..

Ecco cosa si legge sul sito della Oxford: La Fondazione pagherà direttamente – i ricercatori non devono pagare le spese OA con la loro sovvenzione, né chiedere rimborsi. Sono coperti anche i costi aggiuntivi, come le spese per le pagine.

https://openaccess.ox.ac.uk/gates-foundation/

Marco Springman, Michael Clark, Jessica Fanzo e David Tilman, ovvero la metà circa di coloro che hanno redatto lo studio Oxford, sono gli stessi ad aver redatto lo studio Eat secondo il quale occorre imporre una dieta globale ai consumatori attraverso scelte guidate da altri.

Non solo: altri ricercatori della ricerca Oxford che promuove il sistema di etichettatura a colori francese e la fake meat, come Rayner & Scarborough, sono gli stessi presenti nel documento redatto proprio della piattaforma di interessi delle multinazionali e con il contributo di Big come Bayer, Unilever, Syngenta, PepsiCo e Nestlè. Tutti partner della piattaforma. Ma anche l’Unione europea e l’Oms.

https://www.wbcsd.org/download/file/10953

 

Secondo lo studio Oxford:

I cibi premiati dal Nutriscore sono anche quelli più sostenibili e che hanno un minor impatto sull’ambiente. Ma non solo, la fake meat e i derivati a base vegetale sono preferibili alla carne. Un ostacolo alla transizione verso sistemi alimentari più sostenibili dal punto di vista ambientale è la mancanza di informazioni dettagliate sull’impatto ambientale -dichiara la ricerca che premia frutta e pane, ma anche bevande zuccherate. Stop invece a carne, pesce e formaggio.

Questi i risultati di uno studio che ha stimato l’impatto ambientale di 57.000 prodotti alimentari nel Regno Unito e in Irlanda, pubblicata ad agosto da un team di ricerca guidato da Oxford sulla rivista PNAS .

Di seguito AGRICOLAE pubblico lo studio in Pdf: 

pnas.2120584119

 

Se non si interviene subito gli obiettivi internazionali in materia di clima e biodiversità non saranno raggiunti nei prossimi decenni, anche se gli impatti di altri settori venissero rapidamente ridotti o eliminati -affermano gli scienziati. Insomma, la salvezza del pianeta dal punto di vista ambientale dipende dal settore agricolo e agroalimentare, nonostante i già ampi sforzi che le filiere agricole hanno portato avanti ed è bene ricordare -come affermato solo qualche giorno fa dal presidente della Coldiretti Ettore Prandini- che ad esempio la zootecnia italiana è una eccellenza a livello mondiale ed emette solo il 7% di Co2 in atmosfera.

 

Il documento confronta gli impatti ambientali della carne e dei prodotti alternativi alla carne, come salsicce o hamburger a base vegetale, e rileva che molte alternative alla carne avevano da un quinto a meno di un decimo dell’impatto ambientale degli equivalenti a base di carne.

I ricercatori hanno quantificato le differenze di impatto ambientale tra i prodotti multi-ingrediente ed hanno trovato che quelli a base di frutta, verdura, zucchero e farina, come zuppe, insalate, pane e molti cereali per la colazione, hanno punteggi di impatto bassi e quelli a base di carne, pesce e formaggio, sono nella fascia alta della scala.

Confrontando il punteggio di impatto ambientale con il loro valore nutrizionale, come definito dal metodo Nutri-score, i prodotti più sostenibili tendevano ad essere più nutrienti, comprese le alternative a base di carne. Ci sono eccezioni a questa tendenza, come le bevande zuccherate, che hanno un basso impatto ambientale ma hanno anche un punteggio basso per la qualità nutrizionale.

 

 

Per Peter Scarborough, professore di salute della popolazione a Oxford “questo lavoro può aiutare i consumatori a prendere decisioni di acquisto più sostenibili dal punto di vista ambientale. Ancora più importante, potrebbe spingere rivenditori e produttori alimentari a ridurre l’impatto ambientale, rendendo così più facile per tutti noi avere diete più sane e sostenibili.”

Eppure ad oggi le scelte dei consumatori davanti lo scaffale paiono andare in tutt’altra direzione come emerge da un recente studio Efsa che mostra la minima correlazione impatto ambientale e acquisti di prodotti alimentari. Le scelte dei consumatori sono guidate dal costo e dal gusto, ultimo posto invece per ambiente e clima.

Efsa, a guidare scelte consumatori al primo posto il costo, poi il gusto e l’origine. Agli ultimi posti Clima e Ambiente. Ecco la ricerca

 

Una ricerca che fornisce dunque un assist sia al Nutriscore che all’Ecoscore francese, il logo -già utilizzato in molti punti vendita oltralpe- che ha lo scopo di informare i consumatori sull’impatto ambientale di un prodotto alimentare, in una scala di cinque lettere e cinque colori, dalla A verde scuro alla E rossa. Ma non solo, perchè lo studio bocciando da una parte la carne di origine naturale promuove i suoi sostituti, largo dunque alle alternative a base vegetale e al food sintetico.

Le reazioni:

Alimentare, De Carlo, Fdi: scienza non faccia gioco delle multinazionali a danno del nostro made in Italy e delle Pmi. No a Nutriscore e fake meat

Nutriscore e carne sintetica, Caretta (FdI): comunità scientifica vittima di conflitto di interesse

Per saperne di più: 

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