Anbi. Puglia e Basilicata verso la grande sete 2020, in crisi i laghi del centro sud Italia

Mentre lungo la Penisola le colonnine di mercurio, ma anche le colture e la salute umana, “impazziscono” per i repentini sbalzi di temperatura, correnti caldissime di origine sub-sahariane (da Sud Sudan, Ciad, Nigeria e Burkina Faso) sono annunciate  sulle coste libiche, spingendo la temperatura dell’aria oltre i 40° in quello, che si preannuncia già, secondo i dati Copernicus elaborati dall’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, l’Aprile più caldo della storia a livello globale (nella prima quindicina del mese è stata +0,73°C sulla media 1991-2020). Nel frattempo, anche in Italia è sopraggiunta una corrente glaciale, che ha interrotto un’estate anticipata (temperature intorno ai 30° da Nord a Sud), portando con sé venti forti e piogge. L’auspicio è che le precipitazioni siano generose con i territori assetati dell’Italia Centro Meridionale, senza essere causa di fenomeni estremi e conseguenti rischi idrogeologici, viste le temperature marine che lungo le coste tirreniche, ioniche ed alto adriatiche si aggirano sui 18° (fra i 3 ed i 4 gradi sopra la media).

“Anno dopo anno, la crisi climatica accentua le proprie conseguenze: allo stato attuale, se al Nord i cicli colturali sono a rischio per le gelate, al Sud dobbiamo sperare nella funzione mitigatrice del mar Mediterraneo per evitare che ulteriori ondate di calore aggravino situazioni di grave sofferenza idrica”commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).

Finora la “Sicilia sitibonda” ha beneficiato di piogge abbondanti solo sui territori Nord-Orientali tra le province di Messina, Enna ed i comuni palermitani più ad Est, mentre sul resto dell’isola, soprattutto lungo la fascia costiera, sono state più scarse e sicuramente insufficienti a ripianare il grande deficit idrico.

Al Nord, il caldo intenso della settimana scorsa ha raggiunto anche le cime alpine più elevate, facendo salire le temperature medie sopra lo zero anche oltre i 2500 metri e provocando la fusione di parte del cospicuo manto nevoso, riducendone la riserva d’acqua e sovraccaricando i corpi idrici già saturi del bacino padano.

Così, in Valle d’Aosta la portata della Dora Baltea cresce di ben 6 volte in una settimana ed anche il torrente Lys registra un considerevole aumento del flusso (+312%) andando a toccare la ragguardevole portata di 17,70 metri cubi al secondo (mc/s).

Per le stesse ragioni, tutti i fiumi del Piemonte stanno offrendo performances straordinarie: il surplus idrico in alveo va dal +36% del Tanaro al +167% della Stura di Demonte.

In Lombardia il fiume Adda registra una portata di mc/s 344, cioè + 262% rispetto alla media degli scorsi 6 anni! Il totale di riserva idrica stoccata si attesta ora a 5116,8 milioni di metri cubi (+55% sulla media).

Tra i grandi bacini naturali del Nord Italia, il livello del lago d’Iseo (cm. 101,6) continua ad essere al massimo storico, nonostante grandi rilasci verso valle. Il Verbano, pur in calo, è oltre mezzo metro più alto rispetto al livello medio del periodo ed un metro sopra quello dello scorso anno. Decresce anche il Lario, ora al 60% di riempimento, mentre il Garda (pieno al 100%) è a livello di piccole esondazioni, registrando un ulteriore incremento di oltre 4 centimetri in una settimana.

In Veneto, se i fiumi Adige e Piave segnano ancora livelli in crescita (il primo ha addirittura raggiunto la portata di 414,37 metri cubi al secondo senza l’ausilio di ulteriori piogge), sono invece in calo quelli di Livenza, Bacchiglione, Brenta e Muson dei Sassi, pur rimanendo superiori alle medie di riferimento.

Il fiume Po continua a crescere nei rilevamenti piemontesi fino all’Alessandrino mentre, complice il caldo torrido, cala lungo le pianure emiliane e lombarde, pur mantenendo portate di gran lunga superiori alle medie mensili (Piacenza +81%, Pontelagoscuro +85%).

Se l’acqua, che scende dalle Alpi, ingrossa i fiumi a valle, nelle regioni appenniniche, dove la scarsa neve invernale è già sparita, l’innalzamento delle temperature provoca repentine riduzioni dei flussi idrici nei corsi d’acqua e cali dei livelli nei bacini lacustri.

In Liguria cala il livello dei fiumi Entella, Magra, Vara ed Argentina, con i primi due, che scendono sotto media.

Se in Emilia Romagna la contrazione nelle portate non risulta al momento preoccupante (i valori registrati dagli idrometri di Secchia, Enza e Panaro sono tuttora superiori alla media mensile, anche se il deficit idrico di Taro, Trebbia, Santerno e nei bacini romagnoli è notevole), in Toscana si intravede quanto effimeri possano essere i benefici fluviali di una stagione particolarmente piovosa (in particolare sulle province settentrionali, dove anche negli scorsi 30 giorni le cumulate di pioggia variano da mm. 150 ad oltre 300 millimetri), se non si riesce a trattenere l’acqua: così, in sole due settimane, la portata del fiume Arno (mc/s 44,90) è nuovamente discesa sotto le medie del periodo (era quasi mc/s 140 ad inizio mese) e quella dell’Ombrone è nettamente inferiore anche al recente, siccitosissimo biennio (fonte: SIR-Settore Idrologico Regionale).

“E’ al di sotto della linea appenninica che, quest’anno, si registreranno le maggiori difficoltà idriche. Le attuali infrastrutture idrauliche sono insufficienti a fronteggiare le conseguenze della crisi climatica e, come più volte segnalato, stiamo lasciando andare a mare un’irripetibile ricchezza per i territori. C’è urgente bisogno di scelte operative per dare concrete risposte alle esigenze del mondo agricolo” ribadisce Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.

Anche nelle Marche i livelli dei fiumi continuano a calare: Esino e Potenza si distinguono negativamente nel confronto con il recente passato. Per fortuna i bacini (oltre 53 milioni di metri cubi d’acqua invasata) rappresentano una sicurezza per la tenuta della stagione irrigua.

In Umbria, ci si interroga sul futuro del più grande lago dell’Italia Centrale, perché il deficit idrico del Trasimeno, nonostante qualche rara ripresa, appare irreversibile: ora è nuovamente 27 centimetri sotto al livello minimo vitale (cm. 84 più basso del normale, cm. 20 meno dell’anno scorso). Nella regione, i fiumi Topino e Paglia restano sotto media.

Così come per il lago umbro, nel Lazio le preoccupazioni maggiori sono rivolte al bacino vulcanico di Albano ed a quello limitrofo di Nemi,entrambi privi di immissari e che si alimentano con apporti da sorgenti sotterranee (compromesse dall’antropizzazione del territorio dei Castelli Romani) e, in minima parte, dagli apporti pluviali (finora, da inizio anno, sono caduti su quelle zone circa 230 millimetri d’acqua). Se l’invaso più piccolo, Nemi, in una settimana ha perso solamente 1 centimetro di altezza idrometrica (si è abbassato, però, di cm. 32 dallo scorso anno), quello di Albano è sceso di 11 centimetri dopo che c’erano voluti 2 mesi per recuperarne 5! Sorprende la scarsità di portata del fiume Tevere a Roma (mc/s 98, meno della metà della media mensile), così come deficitarie sono anche le portate di Aniene e Velino (rispettivamente al 47% ed al 60% rispetto ai valori normali di questo periodo), mentre la Fiora, in Tuscia, mantiene flussi abbondanti, seppur in calo (+83%).

A certificare la crisi idrica, che sta colpendo l’Abruzzosono, oltre ai dati pluviometrici, anche i livelli dei fiumi: l’Orta, in provincia di Pescara, registra il modesto valore di cm. 59, cioè 70 centimetri in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno; il Sangro invece registra -cm 16 .

In Molise il livello della diga del Liscione si è alzato in un mese di m.1,64, raggiungendo quota m. 120,20 sul livello del mare, cioè +m. 2,32 rispetto a Marzo 2023 (fonte: Molise Acque).

Le note più dolenti arrivano dal Sud Italia: in Basilicata, così come in Puglia, l’anticipo d’estate ha fatto diminuire le già scarse riserve idriche, stoccate negli invasi.

I bacini lucani perdono 1 milione e mezzo di metri cubi d’acqua in una settimana, ampliando il divario con i volumi stoccati negli scorsi 3 anni quando, in questo periodo, i bacini contenevano oltre 450 milioni, mentre ora trattengono solamente 337,39.

Analogo discorso in Puglia, dove i bacini perdono oltre 1 milione di metri cubi, vedendo ampliarsi di oltre 12 milioni, il deficit sul 2023 e che ora segna – mln. mc.110,56.

Nelle due regioni, si è quasi ai livelli nel 2020, “annus horribilis” per l’agricoltura meridionale, in cui si dovette fare i conti con un’estrema scarsità d’acqua (in Puglia rispetto a quell’anno ci sono circa 28 milioni di metri cubi d’acqua in più, mentre in Basilicata solo 5 milioni).

In Calabria, infine, solamente il fiume Coscile mantiene portate abbondanti (mc/s 42,88), mentre Lao ed Ancinale registrano flussi sensibilmente inferiori alla media storica (rispettivamente -63% e -95%).




Anbi. Il Made in Italy agroalimentare nasce in campo e l’acqua è fondamentale

“In vista della prima Giornata del Made in Italy, indetta per il 15 Aprile dal Ministero competente, mi corre l’obbligo di ricordare che le eccellenze agroalimentari italiane nascono primariamente in campo e che l’85% di tali prodotti, che fanno celebre il nostro Paese nel mondo, dipendono dalla disponibilità d’acqua, gestita per l’81% in maniera collettiva dai Consorzi di bonifica ed irrigazione a servizio di 3.300.000 ettari di campagne”: a ricordarlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), che prosegue: “Anche la qualità non può ormai prescindere da una cornice di sostenibilità e per questo l’innovazione, frutto della nostra ricerca, mette a disposizione Irriframe, sistema per il miglior consiglio irriguo e Goccia Verde, certificazione volontaria di sostenibilità idrica.”

A tal proposito, l’Associazione degli enti che si occupano di bonifica ed irrigazione, ricorda che tutti i cantieri del Piano di Sviluppo Rurale Nazionale, affidati alle realtà consorziali,  sono stati avviati ed il 62% è nelle fasi conclusive; per quanto riguarda il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è in corso il 75% dei lavori ed il 27% ha già superato metà dell’opera.

Su un campione di 115 progetti, pari al 75% di quelli finanziati per la gestione sostenibile dell’acqua dal M.A.S.A.F. (Ministero Agricoltura Sovranità Alimentare e Foreste), il valore complessivo degli interventi previsti è di oltre 1 miliardo e 104 milioni di euro (€ 1.104.345.375, 28), interessanti 478.004 ettari, di cui  l’87% è stato colpito da siccità e ondate di calore nel più recente quinquennio.

Le opere previste permetteranno il 31% di risparmio idrico (548.710.121 metri cubi), cioè un volume superiore a quello utile dal lago di Garda, il più grande bacino italiano.

I progetti in fase di realizzazione insistono per il 79% su aree con colture specializzate (quindi, a maggiore redditività) ed ogni progetto interessa mediamente 3 prodotti a denominazione d’origine (DOP, IGP, DOCG, DOC…); aumenteranno l’occupazione di quasi 54.000 unità, incrementando il valore agricolo di oltre 96 milioni di euro all’anno.

Particolarmente interessante ed esemplificativa è la proiezione sulla trasformazione di 20.000 ettari da frumento a coltura specializzata (frutteti, orticole, ecc.), grazie all’irrigazione: il valore della Produzione Lorda Vendibile schizza da 24 milioni a 300 milioni di euro, incrementando l’occupazione di quasi 7.700 unità.

“Ciò è quantomai significativo nella settimana caratterizzata dal ritorno del presidio Coldiretti al valico del Brennero per protestare contro la concorrenza sleale di importazioni spesso prive delle necessarie certificazioni – commenta Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Migliorare la rete irrigua del Paese garantirà invece maggiore salubrità alimentare, incrementando i servizi ecosistemici per contrastare la crisi climatica, salvaguardando il territorio. Per questo chiediamo che l’eventuale utilizzo di acque reflue in agricoltura debba essere accompagnato da precise garanzie a tutela della qualità del cibo.”

Non solo: è del 2019 il Piano ANBI di Efficientamento della Rete Idraulica del Paese, tuttora in attesa delle necessarie scelte strategiche di Governo e che prevede 858 interventi per un investimento complessivo di circa 4 miliardi e 339 milioni, capaci di attivare oltre 21.000 posti di lavoro. 

“Coerenti con gli interessi del made in Italy agroalimentare ed in linea con i cronoprogrammi europei, siamo pronti alle sfide della crisi climatica ed agli obbiettivi, che le autorità competenti vorranno affidarci” conclude il DG di ANBI.

 




Bergesio (Lega): Necessario definire misure più adeguate alle esigenze di acqua del settore agricolo

Sulla gestione dei deflussi idrici necessario definire misure più adeguate alle esigenze del settore agricolo”.

Lo ha chiesto al Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica il Senatore Giorgio Maria Bergesio (Lega) nel corso del Question Time al Senato. Bergesio è primo firmatario di un’interrogazione sulle esigenze di acqua in ambito agricolo.

Il Senatore della Lega, Vicepresidente Commissione Attività Produttive, afferma: “Il piano di azione per la salvaguardia delle risorse idriche europee della Commissione europea ha affiancato al concetto di deflusso minimo vitale quello di deflusso ecologico, inteso come volume di acqua necessario affinché l’ecosistema acquatico continui a fornire i servizi necessari. Il Ministero dell’ambiente nel 2017 ha dato seguito al piano di azione europeo. Tuttavia le criticità legate all’applicazione dei criteri per l’individuazione del deflusso ecologico, se non opportunamente definiti, rischiano di impattare sulla qualità delle acque interne, riducendo l’accumulo idrico nei bacini montani e di conseguenza impattando sulla produzione di energia elettrica e sulle attività agricole”.

“È dunque urgente riesaminare e adattare gli strumenti attuativi vigenti”, dice Bergesio facendo anche riferimento al tavolo tecnico nazionale sul deflusso ecologico istituito presso lo stesso Ministero dell’Ambiente.

“Al Ministro – dice il Senatore piemontese – abbiamo chiesto di sapere se per far fronte alle gravi conseguenze dovute ai fenomeni di scarsità idrica sia prevista la possibilità di una deroga all’applicazione del deflusso ecologico, coincidente con il termine del ciclo di programmazione della direttiva quadro sulle acque, ovvero la fine del 2027, consentendo in questo lasso di tempo di concordare una definizione del deflusso ecologico più opportuna”.

Oggi la risposta in aula del Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin: “Il tavolo tecnico provvederà a garantire un’applicazione uniforme su tutto il territorio nazionale della normativa e delle metodologie sul deflusso ecologico, che provvederà ad aggiornare. Ha un ruolo essenziale ai fini della definizione dei termini di eccezionalità dell’applicazione delle deroghe al deflusso minimo vitale e al deflusso ecologico”.

“Il flusso d’acqua continuo del passato si sta trasformando in intermittente – ha replicato Bergesio nel suo intervento in aula -. Ma tutto ciò non è considerato nella Direttiva Quadro Acque, che è del 2000, e quindi ampiamente superata. Applicando il deflusso ecologico senza cautele per le necessità agricole e senza la quota necessaria che dovrebbe essere garantita alle produzioni agroalimentari non si soddisfano le necessità essenziali. Per quanto riguarda le deroghe, il sistema per la concessione è complesso e farraginoso: c’è bisogno di semplificazioni affinché la nostra agricoltura possa continuare a crescere a prescindere dall’entrata in vigore di una norma che se non viene regolata da subito ed anche posticipata al 2027 sicuramente potrebbe creare enormi problemi all’agricoltura del nostro Paese”.




Anbi. Il dilemma della Sicilia dove i turisti aggraveranno la carenza d’acqua

Nel Marzo 2024, il più caldo di sempre a livello globale (fonte: Copernicus), è l’Italia centrale a registrare le maggiori anomalie termiche lungo lo Stivale: +1,52° sulla media 1991-2020 (al secondo posto tra i più caldi dal 1800), mentre al Nord lo scarto positivo è stato di 1,39° ed al Sud di 1,44°. Analizzando invece l’intera Penisola (fonte: ISAC-CNR), la media delle temperature nel recente periodo Dicembre-Marzo è stata record storico (+2,20° al Nord, +2,07 al Centro, +1,87° al Sud).

In questo quadro il settimanale report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche non può che confermare la situazione delle settimane scorse, evidenziando come, tra un Nord Italia dai corpi idrici al colmo ed un Meridione in sofferenza idrica già dall’inverno, ci sia il limbo delle regioni centrali che, di fronte ai molti segnali preoccupanti per la tenuta idrica nella prossima stagione estiva, sperano in piogge primaverili, che possano garantire le necessarie riserve d’acqua per i mesi più caldi.

“E’ questa fotografia idrica dell’Italia a confermare la necessità di dotare il territorio di infrastrutture capaci di calmierare l’imprevedibilità di eventi meteo, che quest’anno stanno premiando il Nord altresì colpito da siccità nello scorso biennio. La grande quantità di risorsa idrica, che stiamo rilasciando in mare per mancanza di bacini, è l’immagine di un Paese incapace di programmare il proprio futuro” affermaFrancesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).  

E’ l’Abruzzo la regione, che appare in maggiore sofferenza idrica: situazione critica soprattutto sulle colline teramane (a Cellino Attanasio il deficit pluviometrico da Ottobre ad oggi è di oltre 100 millimetri) ed anche se nel mese di marzo si è registrato sulla regione un surplus di pioggia pari a circa il 16%, le temperature eccezionalmente alte (circa 3 gradi superiori alla media) hanno aggravato il bilancio idroclimatico soprattutto nella provincia de L’Aquila e nei territori settentrionali della provincia di Teramo(fonte: Regione Abruzzo).

Avvisaglie di potenziali difficoltà idriche si riscontrano anche sulle aree adriatiche, che non hanno finora beneficiato di piogge abbondanti: si va dalle zone di pianura romagnole sotto il fiume Reno (da inizio d’anno sono caduti solamente 163 millimetri d’acqua, vale a dire circa la metà di quanto registrato sulle pianure piacentine e parmensi) fino al Sud delle Marche, dove molti comuni nelle province di Fermo ed Ascoli guardano con preoccupazione i prossimi mesi a causa delle precipitazioni scarse e delle sorgenti ancora compromesse dal sisma del 2016 (!!) In questa regione, le portate dei corsi d’acqua sono in calo e registrano livelli più bassi rispetto agli anni scorsi (male soprattutto Esino, Sentino e Tronto), mentre restano cospicue le riserve idriche negli invasi.

In Umbria, il mese di marzo, con una cumulata di pioggia media, superiore ai 110 millimetri, è stato il  più piovoso del recente quinquennio; ciò nonostante, i fiumi registrano portate in calo (unica eccezione, il Chiascio) ed il livello del lago Trasimeno non raggiunge il livello minimo vitale (-cm. 120), rimanendo ancora 81 centimetri sotto la media.L’invaso di Maroggia cresce di 470.000 metri cubi d’acqua.

Anche il Lazio registra una significativa riduzione nei flussi dei fiumi, dove spicca la performance negativa del Tevere, che in 6 giorni perde il 28% della portata e si attesta attorno al 42% della media del periodo; calano anche Aniene, Velino e Fiora. Tra i laghi, stabile è il livello del Sabatino, mentre quello di Nemi cresce di 3 centimetri, ma resta 26 centimetri più basso dell’anno scorso e l’acqua nel bacino di Albano si alza di solo 1 centimetro in due settimane.

A Sud c’è stato un incremento nei volumi idrici invasati dalle dighe di Puglia (+1,68 milioni di metri cubi), raggiungendo il 58% della capacità, ma registrando un deficit di 98 milioni di metri cubi rispetto all’anno scorso.

Sempre più grave è l’emergenza idrica in Sicilia dove, oltre allo stato d’emergenza già dichiarato dalla Regione ed al razionamento dell’acqua per centinaia di migliaia di abitanti, l’imminente inizio della stagione turistica acuirà la grave situazione, comportando la pressochè scontata penalizzazione delle necessità irrigue delle campagne sottoposte già ora ad uno straordinario stress termico.

“E’ doloroso assistere al destino segnato per l’Isola, dove paradossalmente la ricchezza turistica si riverbererà negativamente su un’eccellente economia agricola, già assetata. Ancora una volta si rincorrono eventi prevedibili in un territorio, dove il primo obbiettivo dovrebbe essere l’efficientamento dell’esistente. Dopo decenni di commissariamenti, il ritorno all’autogoverno dei Consorzi di bonifica in un chiaro quadro di compatibilità economiche deve essere la chiave di volta per la progressiva soluzione dei problemi, valorizzando le professionalità esistenti” commenta Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.

Risalendo verso Nord, un segnale confortante arriva dalla Sardegna, dove le piogge di Marzo hanno portato oltre 209 milioni di metri cubi d’acqua negli invasi regionali, permettendo di abbandonare la condizione d’emergenza e di raggiungere percentuali tra il 60% ed il 70% di riempimento; fanno eccezione purtroppo i bacini del territorio dell’Alto Cixerri (solo al 17,35% del riempimento).

In Toscana si segnala una netta riduzione delle portate fluviali, pur mantenendosi abbondanti (solamente l’Ombrone scende leggermente sotto la portata media del periodo).

Un netto abbassamento dei livelli dei fiumi si registra anche in Liguria, dove l’Entella scende al di sotto della media del periodo.

L’Emilia-Romagna si conferma regione spartiacque con la portata del fiume Reno in aumento e quella dell’Enza in marcata decrescita.

Pure in Veneto si registra una contrazione dei flussi nella gran parte dei fiumi, che però continuano a mantenersi sopra le medie; eccezione rilevante è la portata dell’Adige, che segna un incremento di ulteriori 125 metri cubi al secondo, salendo a mc/s 403,93, cioè il 135% in più sulla media. D’altronde il mese di marzo sulla regione è stato ricco di precipitazioni piovose (+156%), nonché nevose: sulle Dolomiti, il manto è superiore alla media. Da inizio 2024, sulla fascia prealpina insiste una condizione di umidità estrema e, fatta eccezione per l’alta pianura veronese, le falde sotterranee sono ora ricche d’acqua (fonte: ARPA Veneto).

Anche in Lombardia vi è sovrabbondanza di risorsa idrica, grazie allo spesso manto nevoso (indice SWE – Snow Water Equivalent: 3918 milioni di metri cubi) ed ai bacini colmi; nel complesso si stima +59% di riserva idrica rispetto alla media. La portata del fiume Adda si mantiene da settimane largamente al di sopra delle medie del periodo, grazie alle massime erogazioni (oltre mc/s 300) dal lago di Como.

Dopo le apprensioni per le ondate di piena, i fiumi del Piemonte tornano a regimi più rassicuranti, mantenendo comunque portate molto al di sopra delle medie mensili (Toce +92%, Tanaro +22%). Grazie ai 280 millimetri di pioggia caduti in Marzo (+317% sulla media e surplus anche per l’anno idrologico: +50%) e ad oltre 3642 milioni di metri cubi d’acqua rappresentati dalla neve presente (i bacini idrografici hanno registrato fino al 412% di coltre in più rispetto alla media), la falda idrica sotterranea, da anni in sofferenza, è tornata quasi ovunque a rimpinguarsi (sola eccezione: Alessandria; fonte ARPA Piemonte).

I grandi laghi (Maggiore, Sebino e Benaco) si mantengono ai livelli massimi del periodo con percentuali di riempimento rispettivamente pari a 110,9%, 93,6% e 100,7%.

In Valle d’Aosta, le alte temperature dei giorni scorsi (a m.2280 registrati oltre 10° medi) hanno iniziato a sciogliere l’abbondante manto nevoso, senza però intaccare troppo gli imponenti accumuli, che questa generosa primavera ha regalato alla catena alpina insieme a precipitazioni, che a Marzo sono state le più copiose da 20 anni (mm.203, cioè 4 volte la media mensile sulla regione). I corsi d’acqua mantengono portate importanti (fonte: Centro Funzionale Regionale Valle D’Aosta).

Infine, il fiume Po, pur registrando una riduzione di portata, mantiene un flusso medio nel tratto piemontese e fino all’emiliana Boretto, di +75% sulla media, crescendo poi ulteriormente in prossimità del delta dove, a Pontelagoscuro, ha segnato una portata di ben 3695,67 metri cubi al secondo (+137% sul consueto del periodo) dopo aver toccato, sul finire della settimana scorsa, il valore più alto da novembre 2019: mc/s 4810,26).

 

 




Cer-Anbi. Focus acqua day: riutilizzo acque depurate è una opportunità, ma serve trattenere risorsa con rete di invasi

Una community propositiva, alla costante ricerca delle migliori soluzioni praticabili per consentire al mondo agricolo e non solo di adottare le strategie più avanzate nel segno della sostenibilità produttiva e nel massimo rispetto delle risorse disponibili. È questa, in sostanza, la ratio che, grazie al progetto finanziato dalla Regione Emilia-Romagna (bando PSR 2014-2020, misura 1.2.01.) permette ora ad enti gestori della risorsa idrica – ed in particolare ai Consorzi di Bonifica e ai numerosi portatori di interesse – di approfondire periodicamente le innovazioni tecnico-agronomiche in grado di favorire l’impiego dei processi produttivi più virtuosi e resilienti.

Al centro del workshop Focus Acqua Day – che si è tenuto oggi presso la sede del Gruppo Orogel a Cesena – si sono esaminate tutte le prospettive offerte dalla possibilità di “Riuso delle acque reflue: opportunità di irrigazione e fertirrigazione e le nuove tecnologie per le aziende agricole”. Dopo l’introduzione al tema da parte di Raffaella Zucaro, direttrice generale del CER che coordina i laboratori agronomici di Acqua Campus e del patron Bruno Piraccini, presidente di Orogel, si è analizzato il quadro normativo relativo al riuso grazie a Marianna Ferrigno del Crea e, parallelamente, i risultati positivi in termini di sicurezza e salubrità della risorsa depurata comunicati, come esito delle ricerche effettuate, dal professor Attilio Toscano di Unibo e dal suo staff; poi, in rassegna, sono passati i modelli sostenibili di reimpiego grazie ai case history presentati da Leonardo Giorgi del locale Consorzio della Romagna; da Stefano Anconelli (progetto Rephyt) del CER; e da Giuseppe Giardina di Irritec. Subito dopo, spazio alla filiera dell’acqua, con protagonisti Coldiretti (Sarah Magrini), Confagricoltura (Carlo Carli), CIA (Riccardo Evangelisti) e due tra le realtà imprenditoriali più importanti del territorio romagnolo come Orogel (Silver Giorgini) e Caviro (Silvia Buzzi). Dalla tavola rotonda, moderata dal giornalista Andrea Gavazzoli, è chiaramente emerso un monito rilevante ovvero che le esperienze di riuso delle acque depurate rappresentano in prospettiva, senza dubbio, una soluzione integrativa praticabile se naturalmente, dall’impiego che ne consegue, possano costantemente essere garantiti i massimi livelli di sicurezza e salubrità per le colture di eccellenza prodotte in Emilia-Romagna.

Ma oltre a questo, come ribadito nelle conclusioni dal presidente del CER, Nicola Dalmonte, occorre e con tempi proporzionali alle attuali esigenze (sicuramente più impellenti, visti i repentini mutamenti del clima in atto) realizzare un asset di invasi e laghetti in grado di trattenere la risorsa idrica quando presente e rilasciarla durante i periodi di maggiore carenza e stress delle colture. L’annus horribilis 2022, il più siccitoso di sempre, è infatti sempre molto vivo nella memoria di agricoltori e produttori e affinché non si verifichi ancora è fondamentale agire per tempo migliorando la capacità di adattamento delle colture senza dover rinunciare a rese e sviluppo.




Acqua e agricoltura, sfide e opportunità per il settore primario. VIDEOINTERVISTE E INTERVENTI

Si è svolto oggi il convegno “Acqua e Agricoltura: rapporti sostenibili. Efficientamento idrico, digitalizzazione ed economia circolare” organizzato da Fondazione UniVerde e Coldiretti, con il patrocinio di UNESCO WWAP – World Water Assessment Programme e con Almaviva in qualità di event partner.

Al centro la riflessione sulle imminenti sfide del cambiamento climatico per le risorse idriche e il settore primario ma anche occasione di confronto per creare nuove sinergie.

Di seguito gli interventi:

Acqua, Lollobrigida: necessaria innovazione, anche rispetto a consorzi bonifica, coinvolgeremo tutti i player. VIDEO

Acqua, Pichetto Fratin: bisogna fare invasi grandi e piccoli e ridurre numero gestori sistema idrico. VIDEOINTERVISTA

Acqua, Pichetto Fratin: per Sud basterebbe portare a regime invasi esistenti

Acqua, Gesmundo (Coldiretti): rinnoviamo invito a governo ad agire tempestivamente su invasi

Acqua, L’Abbate: liberare risorse per agricoltura usando acque reflue in industria. VIDEOINTERVISTA

Acqua, Zaganelli (Ismea): necessario potenziare monitoraggio eventi climatici avversi

Acqua, Vincenzi (Anbi): mettere al centro opere pubbliche e investimenti per recuperare capacità invasi. VIDEOINTERVISTA

Acqua, Dell’Acqua: concentrarsi sugli Osservatori per prevedere disponibilità risorsa idrica. VIDEOINTERVISTA

 

 

 

 

 

 

 




Acqua, Dell’Acqua: concentrarsi sugli Osservatori per prevedere disponibilità risorsa idrica. VIDEOINTERVISTA

“In questo momento direi che l’unico sistema che abbiamo per affrontare la prossima estate è concentrarsi sugli osservatori che stanno nascendo nelle varie autorità di distretto.” – così Nicola Dell’Acqua, commissario straordinario nazionale per la scarsità idrica – “L’osservatorio è organo delle autorità di distretto ed è un organo in cui tutti i portatori di interesse possono portare le loro esigenze, ma soprattutto si cerca anche di capire quali sono le disponibilità d’acqua cioè cercare di prevedere quello che è la disponibilità d’acqua. Si può fare attraverso modelli informatici che ci dicono mese dopo mese quale sarà la precipitazione e mettendo in questo il delta negativo cioè i consumi, cercando così di capire come fare a risparmiare acqua.”

 

 

 

 




Acqua, Vincenzi (Anbi): mettere al centro opere pubbliche e investimenti per recuperare capacità invasi. VIDEOINTERVISTA

“Noi dobbiamo interpretare i dati che abbiamo rispetto alle piovosità e rispetto al meteo nel nostro Paese quindi dei cambiamenti climatici in modo positivo.” – così ad AGRICOLAE Francesco Vincenzi, presidente ANBI, al termine dell’incontro “Acqua e agricoltura” questa mattina a Palazzo Rospigliosi – “Il nostro Paese nei momenti di difficoltà è riuscito a dare risposte importanti: se pensiamo nel dopo l’alluvione del ’66 cosa ha fatto la Commissione De Marchi in termini di sicurezza del territorio e quello che ha fatto dopo grandi periodi di siccità al Sud la Cassa del Mezzogiorno. Noi come Paese oggi siamo nelle condizioni di dover gestire questi periodi di emergenza, mettendo però al centro l’opera pubblica e mettendo in centro gli investimenti nel nostro Paese per recuperare quella capacità di invaso che oggi non abbiamo e che vediamo correre al mare oltre l’89% della risorsa idrica. Il piano invasi proposto da Coldiretti insieme ad ANBI, è la risposta concreta a quella che è un’agricoltura che ha bisogno di vincere la sfida dell’innovazione ma anche quella della sostenibilità ambientale. Lo vogliamo fare continuando a dare l’opportunità ai nostri agricoltori di raccontare che il cibo è un cibo sostenibile, che la nostra agricoltura è sostenibile, utilizzando al meglio la risorsa idrica e valorizzare quello che è il vero valore ambientale dell’acqua in agricoltura.”




Acqua, Zaganelli (Ismea): necessario potenziare monitoraggio eventi climatici avversi

“Ismea mette al servizio del settore agricolo in merito al ruolo dell’acqua, innanzitutto, il monitoraggio delle risorse idriche, degli eventi siccitosi e la loro gravità, frequenza e durata. L’agricoltura è indubbiamente il settore più esposto a questi eventi. Siccità vuol dire tendenza ad aridità del suolo, che comporta la perdita di resa, lo stravolgimento delle scelte produttive e addirittura anche l’abbandono dell’attività”.

Lo ha detto la direttrice generale di Ismea Maria Chiara Zaganelli, intervenendo al convegno “Acqua e agricoltura: rapporti sostenibili”, organizzato presso la sede di Coldiretti a Palazzo Rospigliosi con fondazione Univerde e Almaviva.

“Ismea ha sempre di più potenziato la rete di monitoraggio degli eventi climatici avversi con una banca stati ultimamente ampliata con trenta variabili degli ultimi 30 anni”, spiega Zaganelli. “Così abbiamo analisi statistiche di eventi climatici sempre più frequenti e siccitosi”, sempre più durevoli, “non solo al Sud ma anche nel Nord Italia”. Ismea, inoltre, cerca di potenziare le analisi che restituiscono la situazione sull’“impatto degli eventi climatici avversi, soprattutto nel settore produttivo. In ultimo, cerca di accompagnare gli stakeholder, le istituzioni e i politici nell’individuazione dei migliori strumenti per la prevenzione e la mitigazione”.
Nell’ambito del piano dei rischi in agricoltura e del comitato tecnico, aggiunge la direttrice Ismea, l’Istituto “ha portato avanti la necessità di potenziare gli indicatori degli eventi climatici avversi. Rispetto alla siccità, non basta parlare di scarsità delle precipitazioni ma bisogna vedere anche la frequenza delle precipitazioni ecc”. Zaganelli sottolinea quindi, nell’ambito del monitoraggio, la necessità di sistemi di rilevazione della Terra, come i “satelliti di nuova generazione a bassa quota”, anche per caratterizzare le diverse aree del paese e la loro vulnerabilità agli eventi catastrofali.
Quindi, conclude la direttrice Ismea, “analisi, conoscenza dei fenomeni, formazione e utilizzo di migliori tecnologie: questo è quello cerchiamo di mettere a disposizione di tutti, politici, imprese, evitando barriere tra i vari attori”.




Acqua, L’Abbate: liberare risorse per agricoltura usando acque reflue in industria. VIDEOINTERVISTA

“La tecnologia deve venire a supporto per evitare gli sprechi d’acqua. E soprattutto per fare in modo non solo che sulle strutture esistenti venga fatta la manutenzione – sappiamo le problematiche per esempio nelle reti colabrodo – ma soprattutto per crearle in modo che possano acquisire quell’acqua che adesso cade più velocemente per via del cambiamento climatico”.

Lo ha detto la deputata Patty L’Abbate, vicepresidente della Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera, al convegno “Acqua e agricoltura: rapporti sostenibili”, organizzato presso la sede di Coldiretti a Palazzo Rospigliosi con fondazione Univerde e Almaviva.

“Dall’altra parte la politica deve effettuare delle incentivazioni e deve creare un meccanismo per poter posto al primo posto l’agricoltura. Rendiamoci conto che senza l’agricoltura noi non potremo sfamare nel 2050 nove miliardi di persone”, sottolinea L’Abbate. “Se l’acqua, che viene utilizzata non solo in agricoltura ma anche nell’industria e per altri scopi, è purtroppo poca, a livello industriale potremmo usare l’acqua reflua, che viene poi lavorata con un terziario per far sì di liberare le acque che si servono nell’agricoltura, assolutamente”.




Acqua, Gesmundo (Coldiretti): rinnoviamo invito a governo ad agire tempestivamente su invasi

“Abbiamo ottenuto degli importanti risultati in Europa, oltre alle semplificazioni c’è una maggiore flessibilità sugli aiuti di Stato. Grazie a questo Coldiretti ha proposto una moratoria sui debiti delle imprese agricole, per dare una risposta concreta e veloce alle aziende. Questo, del resto, è un problema che riguarda imprese su tutto il territorio e risponde all’aumento dei tassi che hanno messo in difficoltà le aziende che investono. Noi che abbiamo un ascolto costante con i 400mila agricoltori professionali sappiamo che è una scelta decisiva quella della moratoria per favorire il credito, in attesa del calo dei tassi”. Lo ha detto il segretario generale della Coldiretti Vincenzo Gesmundo al convegno “Acqua e agricoltura: rapporti sostenibili”, organizzato presso la sede di Coldiretti a Palazzo Rospigliosi con fondazione Univerde e Almaviva.

“Sette italiani su dieci considerano gli agricoltori come custodi dell’ambiente”, prosegue Gesmundo. “È una risposta a chi come l’ex commissario Timmermans, anche con il Green Deal, voleva dividere l’agricoltura dall’ambiente con scelte folli. Noi rinnoviamo il nostro patto con il consumatore, anche con la gestione intelligente dell’acqua, perché viviamo periodi di siccità sempre più frequenti”.

“Abbiamo bisogno di un Piano nazionale di invasi con pompaggio, che dia acqua potabile ed energia prima di tutto alle famiglie e poi alle imprese. Su questo rinnoviamo al Governo un invito ad agire tempestivamente”, conclude il segretario Coldiretti.




Acqua, Pichetto Fratin: bisogna fare invasi grandi e piccoli e ridurre numero gestori sistema idrico. VIDEOINTERVISTA

“L’accompagnamento che peraltro le organizzazioni di categoria stanno portando avanti – qui oggi siamo da Coldiretti, che lo sta facendo in modo massiccio – è quello di modernizzare il sistema agricolo. La modernizzazione è quella delle tecniche, quindi il ricorso a nuove tecnologie nell’utilizzo dell’acqua. Dall’irrigazione a scorrimento all’irrigazione a pioggia, all’irrigazione a goccia determinano automaticamente una riduzione del quantitativo di acqua utilizzata, e dall’altra parte un grande vantaggio per l’irrigazione, per le colture, e quindi un beneficio per l’azienda. Tutto questo determina una crescita del livello delle nostre imprese”. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin al convegno “Acqua e agricoltura: rapporti sostenibili”, organizzato presso la sede di Coldiretti a Palazzo Rospigliosi con fondazione Univerde e Almaviva.

“Serve innanzitutto fare gli invasi”, dichiara Pichetto. “Da quelli grandi a quelli piccoli. Sono cinquant’anni che non facciamo dighe. E naturalmente invasi significa avere la possibilità di raccogliere l’acqua piovana quando ne viene anche troppa, e rilasciarla quando c’è la siccità. Noi in Italia raccogliamo solo l’11% dell’acqua piovana. Altri paesi che hanno la nostra latitudine raccolgono oltre il 30%, la Spagna oltre il 37%. Noi dobbiamo puntare a crescere in maniera forte nella raccolta dell’acqua piovana. Il che significa creare le condizioni per rilasciarla quando c’è la siccità, ma anche eventualmente a rilasciarla di notte per produrre energia. Di conseguenza è un beneficio per il sistema paese oltre che per gli operatori che si muovono. Tutto questo significa una gestione oculata e razionale”.
“Nel sistema idrico”, precisa il ministro, “abbiamo 3291 gestori. Noi dobbiamo ridurre notevolmente i nuovi gestori, perché devono essere più robusti, proprio per poter fare le opere nuove o quelle grandi manutenzioni che i gestori piccolissimi non hanno la forza di fare”.




Acqua, Lollobrigida: necessaria innovazione, anche rispetto a consorzi bonifica, coinvolgeremo tutti i player. VIDEO

“C’è un fattore culturale che deve vedere tutti noi sensibilizzare al corretto utilizzo dell’acqua. Ma c’è anche un fattore di innovazione tecnologica, di utilizzo puntuale dell’acqua, di approvvigionamento e di conservazione di questo bene prezioso”. Lo ha detto il ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida intervenendo in videomessaggio al convegno “Acqua e agricoltura: rapporti sostenibili”, organizzato presso la sede di Coldiretti a Palazzo Rospigliosi con fondazione Univerde e Almaviva.

“L’Italia è molto carente in termini di captazione delle acque, arriviamo all’11% circa nei nostri bacini. Così come carente è un’adeguata struttura che impedisca la dispersione idrica, in alcune regioni purtroppo al 50%”, sottolinea Lollobrigida.

“In un momento molto delicato per il settore primario”, aggiunge il ministro, “uno dei temi è anche questo: valorizzazione dell’acqua per metterla al servizio di un’agricoltura sostenibile, ma anche per immaginare nuovi metodi per un utilizzo consapevole”.

“Il nostro governo”, ricorda il titolare del Masaf, “ha voluto creare una cabina di regia per mettere insieme tante ministeri e riuscire a creare una sinergia che non guardi solo alle contingenze, ma affronti il problema nella dimensione prospettica”, perché “la siccità è un fenomeno ciclico e l’acqua non è infinita, per questo va preservata in ogni modo. Si è creata una strategia grazie anche al nostro commissario, Nicola Dall’Acqua, e una pianificazione”.
“Ci sono tanti elementi di resistenza, tante necessità di innovazione anche riguardo ai consorzi di bonifica: cercheremo di curare questo settore con un confronto aperto che coinvolga tutti i player del settore, a cominciare dalle associazioni agricole”, assicura il ministro.




Acqua, Pichetto Fratin: per Sud basterebbe portare a regime invasi esistenti

“Al sud basterebbe portare a regime gli invasi che ci sono. E’ una responsabilità politica che riguarda tutti i livelli e tutti i colori politici”. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin durante il suo intervento al convegno “Acqua e agricoltura: rapporti sostenibili”, organizzato presso la sede di Coldiretti a Palazzo Rospigliosi con fondazione Univerde e Almaviva.

“Il Pnrr prevede investimenti ed interventi per il potenziamento e la manutenzione delle infrastrutture idriche primarie, impianti di depurazione e stoccaggio delle acque reflue e piovane, infine monitoraggio, ammodernamento e digitalizzazione delle reti di distribuzione, in modo da garantire la sicurezza degli approvvigionamenti idrici”, prosegue il ministro.
“Inoltre, il Pnrr prevede investimenti nella resilienza dell’agrosistema irriguo, per contrastare le sempre più frequenti crisi idriche che nel lungo periodo stanno avendo effetti disastrosi sulla produzione agricola”, sottolinea Pichetto.




Acqua, Cerreto (FDI): Governo Meloni cambia rotta per correggere errori del passato

“Oggi si celebra la giornata mondiale dell’acqua, un appuntamento istituito nel 1992 dall’ONU. Quest’anno il tema scelto è Water for Peace cioè l’acqua per la pace un claim molto apprezzato perché ci riporta al principio che l’acqua è un bene pubblico a cui tutti gli esseri umani hanno diritto ma ancora oggi 2 miliardi di persone vivono senza un accesso garantito all’acqua. Per il mondo agricolo l’acqua rappresenta il bene essenziale: basti pensare che il 72% dei consumi di acqua dolce a livello mondiale è collegata all’agricoltura, pertanto si deve necessariamente immaginare anche a livello interno di ridurre immediatamente i ritardi che il Governo Meloni ha ereditato dal passato e i ritardi sono essenzialmente due alla luce anche dei degli sconvolgimenti metereologici e climatici che ormai imperversano anche nel nostro Paese. L’Italia ha una sostanziale incapacità di raccolta dell’acqua piovana della quale si ricava solo l’11%; ben l’89% viene, purtroppo, riversata a mare. Inoltre, ha una rete idrica molto vetusta tanto che il 47% dell’acqua che vi viene condotta si disperde nel terreno. Per questo motivo, appare di tutta evidenza che il Governo Meloni e il ministro Lollobrigida con gli altri ministri competenti hanno promosso il decreto-legge siccità, il decreto numero 39 del 2023, che tra le sue importanti novità vede finalmente un cambio di vista strategico sul tema acqua istituendo per la prima volta una cabina di regia dedicata alla siccità e alla crisi idrica e nominando un commissario straordinario. Un vero e proprio cambio di rotta che apre anche alla possibilità di compiere una ricognizione delle opere di urgente realizzazione che non sono ancora compiute e quelle ovviamente a compiersi anche utilizzando il potere sostitutivo dello Stato. Il lavoro della cabina di regia, che introduce una metodologia di dialogo e coordinamento tra i diversi sistemi informativi, fa sì che si recuperi quel gap di conoscenza derivante dal precedente scarso coordinamento. Oltre a queste importanti novità il ministero dell’Agricoltura e della sovranità alimentare (Masaf) ha finanziato degli investimenti riguardo a opere dei consorzi di bonifica, risorse nazionali pari a 440 milioni di euro ed europee pari a 880 milioni di euro (520 milioni per progetti nuovi e 360 milioni per progetti in itinere previsti dal PNRR). A ciò si aggiunge il fondo innovazione Ismea di 250 milioni e le misure di meccanizzazione agricola del PNRR (400 milioni) rappresentano un ulteriore bagaglio di 650 milioni che possono essere utilizzate dalle imprese agricole per investimenti di carattere innovativo e di implementazione attraverso i macchinari che includono la possibilità di ricevere contributi per sistemi intelligenti di irrigazione e ottimizzare le rese minimizzando il consumo idrico. Questa è la marcia con la quale il Governo Meloni ha approcciato il problema idrico che ovviamente è al centro non solo di dossier di interesse nazionale ma, come si evince dal piano Mattei anche di interesse internazionale e di cooperazione”. Lo ha dichiarato l’onorevole Marco Cerreto capogruppo per Fdi in commissione agricoltura al termine del convegno organizzato presso il Masaf sulla giornata mondiale dell’acqua.