Specie aliene, invasive o dannose. Il nuovo numero di CREAfuturo: Acquacoltura: alieni anche come opportunità

L’ultimo numero di CREAFuturo è dedicato agli Alieni che, declinati in agricoltura comprendono tutti i micro e macro organismi (insetti, nematodi, acari, virus, funghi e batteri) estranei al nostro ambiente, al nostro mondo agricolo (proprio come alieni extraterrestri), contrari e avversi al nostro paesaggio, alle nostre piante e ai nostri raccolti. E, proprio come se partissimo per un altro pianeta, c’è bisogno di un glossario di base che introduca e spieghi i fondamentali, dall’invasione alla lotta biologica, dagli aspetti normativi comunitari al concetto di pericolosità.

Un problema che supera le frontiere, acuito dalla globalizzazione e dagli effetti del cambiamento climatico, che, secondo la FAO, compromette fino al 40% del cibo che produciamo, con costi sociali ed economici (oltre che ambientali) salatissimi, anche per il nostro Paese. La ricerca è impegnata in una folle corsa contro il tempo, per prevenire ingressi indesiderati e trovare la soluzione più efficace per ogni alieno che sbarca, mai la stessa. In prima linea, naturalmente, il Centro Difesa e Certificazione del CREA (CREA-DC), che è l’Istituto nazionale di riferimento per la protezione delle Piante.

Anche gli ecosistemi acquatici corrono forti rischi di penetrazione e diffusione di specie aliene che ne alterano gli equilibri, come nei casi del gambero rosso della Louisiana e del granchio blu. Il CREA, con il suo centro di Zootecnia e Acquacoltura, ha trasformato le minacce in risorse, in un’ottica di sostenibilità ambientale e di economia circolare, per rendere l’acquacoltura, un settore con un’impronta carbonica fra le più basse nel panorama delle produzioni animali, sempre più protagonista della transizione ecologica. 

Le specie aliene acquatiche: un problema non nuovo

Gli ecosistemi acquatici contribuiscono in modo determinante alla biodiversità del pianeta Terra, custodendo oltre l’80% delle specie conosciute. Tuttavia, essi sono anche i più sensibili agli effetti delle attività antropiche e il declino della biodiversità in questi ambienti è molto più rapido che altrove. La diffusione di specie aliene invasive è considerata la seconda principale minaccia per la biodiversitàa livello mondiale, dopo la distruzione degli habitat naturali. È proprio l’uomo che, volontariamente o meno, favorisce la diffusione delle specie aliene, consentendo loro di superare le barriere naturali, che ne delimitano la distribuzione geografica. Alcune di queste specie, dette invasive, dopo l’introduzione nelle nuove aree, si affermano e si espandono, causando impatti negativi sulla biodiversità a tutte le scale, da quella genetica, di ricchezza in specie, fino a quella di ecosistema.

Queste “invasioni biologiche” hanno costi altissimi non solo dal punto di vista ecologico, ma anche da un punto di vista economico. Secondo un recente studio pubblicato su Nature avrebbero prodotto danni per oltre di 1,2 trilioni di dollari. Anche per questo motivo, l’Unione Europea ha l’obiettivo di ridurre di almeno il 50% l’introduzione di queste specie potenzialmente invasive entro il 2030, chiedendo agli Stati Membri di dare piena attuazione alle misure previste dalle normative in vigore, per ridurre e mitigare le conseguenze negative che le specie aliene invasive hanno sulla biodiversità e sui servizi ecosistemici.

Come? Identificando e gestendo tempestivamente i percorsi di introduzione volontaria delle specie aliene, prevenendo le invasioni e dando priorità al monitoraggio di quelle già presenti.

L’acquacoltura

L’acquacoltura è uno di quei settori produttivi maggiormente soggette all’introduzione di specie aliene: alcune di queste introduzioni sono avvenute per caso, attraverso il trasporto involontario di stadi larvali di organismi, poi divenuti oggetto di allevamento, grazie alle loro ottime performance produttive, come la vongola verace filippina. Per ridurre al minimo i rischi di tali introduzioni sulla biodiversità acquatica il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (MASAF), grazie anche al supporto e alla consulenza scientifica del “Comitato acquacoltura specie esotiche”, coordinato da ISPRA e costituito da esperti in vari settori dell’acquacoltura, di cui fa anche parte il CREA, effettua una valutazione del rischio di introduzione di una specie prima di concedere alle aziende l’autorizzazione a produrla (attuazione dei Regolamenti (CE) 708/2007, 506/2008, 535/2008 e (UE) 304/2011).  Di recente la normativa nazionale è stata aggiornata con la pubblicazione del DPR del 5 luglio 2019 n. 102 e del DM 2 aprile 2020.

In passato le introduzioni in acquacoltura non erano regolamentate: purtroppo il caso del gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii) è un esempio perfetto. Si tratta di un piccolo crostaceo d’acqua dolce, originario del Nord America, introdotto agli inizi degli anni ‘90 per fini produttivi in Italia da un piccolo allevamento in provincia di Lucca, vicino al Lago di Massaciuccoli. Non essendo il sito di allevamento provvisto di sistemi efficaci di contenimento delle fughe, alcuni gamberi fuggirono accidentalmente, insediandosi ed espandendosi praticamente in tutti i fiumi e gli specchi d’acqua d’Italia.

Il gambero rosso della Louisiana come possibile ingrediente in acquacoltura: i progetti del CREA

Per le specie aliene dalla grande flessibilità ecologica e altissima capacità di diffusione e adattamento, l’eradicazione totale è impensabile. Numerosi progetti negli anni hanno puntato al contenimento del gambero rosso della Louisiana, cercando di limitarne la diffusione in zone ancora non colonizzate. In questo contesto è nato un importante filone di ricerca del Centro Zootecnia e Acquacoltura del CREA di Monterotondo (RM): utilizzare i gamberi catturati nelle campagne di contenimento di enti regionali, riserve e parchi naturali come ingrediente sostenibile nella dieta dei pesci allevati, come trote e orate, trasformando un problema ambientale in una possibile risorsa.

Nel progetto SUSHIN, finanziato dalla Fondazione AGER, la fattibilità dell’utilizzo di questa specie come ingrediente innovativo per l’acquacoltura è stata valutata attraverso rigorose analisi nutrizionali e sanitarie, per verificarne l’idoneità di utilizzo in una filiera agroalimentare.

La farina ricavata dal gambero rosso della Louisiana, oltre ad essere caratterizzata da un’elevata percentuale proteica (>40%), ha un’alta concentrazione di acidi grassi PUFA omega-3 (1,7 g/100g), caratteristica che le conferisce un rapporto omega-3/omega-6 fra i più alti nel panorama delle farine zootecniche di origine animale, molto simile a quello della farina di pesce proveniente dagli stock naturali dei piccoli pelagici (come acciughe e sardine). Inoltre, la farina di gambero ha una caratteristica unica: la presenza di alte concentrazioni di carotenoidi, in particolare di astaxantina, che non solo è uno degli antiossidanti naturali più potenti, ma anche un pigmento fra i più utilizzati in acquacoltura per la colorazione della livrea di alcuni pesci e delle loro carni (ad esempio nei filetti di trota salmonata) .

Partendo da questi promettenti risultati, con il progetto PERILBIO, finanziato dall’Ufficio Agricoltura Biologica e Sistemi di qualità alimentare nazionale e affari generali del MASAF, i ricercatori CREA hanno testato gli effetti dell’inclusione della farina di gambero rosso della Louisiana sulla shelf-life (vita commerciale del prodotto) di filetti di orata allevata con metodo biologico. La farina ottenuta da gamberi catturati durante campagne di contenimento è conforme alla normativa europea (Reg. CE 848/18), poiché è a tutti gli effetti un ingrediente proveniente da pesca sostenibile, e il suo utilizzo in formulazioni mangimistiche specifiche per il settore dell’acquacoltura biologica si è rivelato di estremo interesse.

I risultati delle prove effettuate presso le gabbie galleggianti del Fish Innovation Living LAB (FINLAB), il dispositivo sperimentale del CREA sito nelle acque dell’Isola di Capraia (Livorno), hanno confermato che questa specie offre opportunità uniche. I filetti di orata allevata con un mangime contenente farina di gambero (al 10%) hanno non solo un più elevato contenuto in PUFA, ma anche una maggiore resistenza alla degradazione, sia lipidica che proteica, rispetto ad un mangime commerciale biologico, in diversi momenti di conservazione (fresco, congelato) e anche a seguito di cottura. Queste importanti caratteristiche sono conferite proprio dall’astaxantina contenuta nel gambero, che si configura, quindi, come potente antiossidante, oltre che come fonte naturale di pigmenti per i mangimi certificati biologici.

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Acquacoltura: incontro in Confagricoltura su sostenibilità e sviluppo con i paesi Mediterranei extra Ue e del Mar Nero

Confagricoltura ospita oggi, a Palazzo della Valle a Roma, un workshop internazionale sull’acquacoltura, organizzato dalla FEAP (Federazione europea dei produttori di acquacoltura), in collaborazione con la Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (GFCM) della FAO e l’Associazione Italiana Piscicoltori (API).

L’evento coinvolge 30 paesi del Mediterraneo e del Mar Nero, tra cui Croazia, Egitto, Georgia, Grecia, Italia, Libano, Libia, Malta, Marocco, Romania, Spagna, Portogallo e Tunisia.

Si tratta di un’importante opportunità di scambio di conoscenze ed esperienze tra rappresentanti di aziende europee e associazioni del comparto acquacoltura con altre realtà extra-UE, con l’obiettivo di confrontarsi e sviluppare il settore in un’ottica di sostenibilità, in linea con la Strategia GFCM 2030 per la pesca e l’acquacoltura sostenibili nel Mediterraneo e nel Mar Nero.

Con la crescente domanda e il sovrasfruttamento degli stock ittici, l’acquacoltura non può più essere considerata una semplice alternativa alle attività di pesca, ma è una realtà produttiva a tutti gli effetti, in grado di generare benefici economici, ambientali e di rispondere al progressivo depauperamento della fauna acquatica.

Nell’incontro di oggi i produttori dei 30 Paesi partecipanti presentano alle istituzioni – per l’Italia la Direzione Generale della pesca marittima e dell’acquacoltura del Masaf, – le loro strategie per ottenere prodotti ittici sani, sostenibili e capaci di soddisfare la necessità globale di prodotto: in Italia, ad esempio, solo 2 pesci ogni 10 sono “made in Italy”.

L’Europa è il continente con il più alto consumo di prodotti ittici, con una media di 24,5 kg/pro capite all’anno, superiore alla media mondiale di 18 kg. Contribuisce al 18% della produzione totale in acquacoltura e dà lavoro a circa 85.000 persone.

L’attività produttiva del comparto è rinomata in termini di qualità, sostenibilità e tutela dei consumatori. La FEAP prevede che, nel 2030, l’acquacoltura contribuirà per 4,5 milioni di tonnellate di prodotti ittici con la creazione di ulteriori 23.000 posti di lavoro.




Acquacoltura, il 20 maggio a Tortolì il convegno organizzato da Agripesca con il sottosegretario D’Eramo

Per affrontare il tema del futuro per le attività marine. Agripesca ha organizzato nella sala riunioni della Cooperativa Pescatori di Tortolì, il convegno “L’acquacoltura, tra ricerca, innovazione e sostenibilità “. Sabato 20 maggio i lavori saranno aperti dai saluti istituzionali del Sottosegretario di Stato al Masaf, on. Luigi D’Eramo.

“E’ un’iniziativa doverosa, per affrontare a 360° il tema del futuro dei nostri mari declinato attraverso la chiave di lettura della sostenibilità e del legame con il territorio”, la presentazione di Mario Serpillo, presidente nazionale di Agripesca. L’introduzione sarà a cura di Toni Scilla, consigliere nazionale di Agripesca. Gli interventi che si succederanno, come da programma allegato, affronteranno i temi dell’acquacoltura e dei suoi sviluppi, in riferimento alle lagune sarde. “Grazie alla presenza dell’Assessore Satta, affronteremo anche il tema della pesca nelle coste Sarde – dice Mario Serpillo – problema annoso che va assolutamente regolamentato in maniera condivisa, tra Regione, Ministero e Organizzazioni Datoriali della Pesca e Acquacoltura, onde evitare situazioni che rischiano di sfociare in reazioni incontrollate degli stessi pescatori”.

Si parlerà poi dell’allevamento della vongola verace mediterranea e delle ricadute economiche sul territorio di un approccio così trasversale alla materia, cercando di individuare le giuste traiettorie per il futuro. Il tema della transizione ecologica verrà collegato alle esigenze dell’acquacoltura cercando di ipotizzare le più corrette linee di sviluppo.

Gli interventi tecnici saranno conclusi dal dottor Ibba, direttore del servizio pesca e acquacoltura della Regione Sardegna, mentre a Mario Serpillo, presidente nazionale di Agripesca, saranno affidate le conclusioni. Dalle ore 14 avrà luogo lo show cooking ad opera dello chef Cristian Perria, che si concentrerà sulle prelibatezze locali. L’attività fa parte del progetto del PNT pesca 2023 ed è il primo di una serie di convegni che ci saranno (in totale Agripesca ne organizzerà 2 in Sardegna, 2 in Sicilia, 1 a Pescara ed 1 conclusivo a Roma).

Sarà possibile seguire i lavori attraverso la diretta sulla piattaforma digitale Zoom al seguente link: https://bit.ly/3HHN5yk




Ue, Aiuti di Stato: la Commissione adotta norme riviste per il settore della pesca e dell’acquacoltura

La Commissione europea ha adottato gli orientamenti riveduti per gli aiuti di Stato nel settore della pesca e dell’acquacoltura (“Orientamenti per la pesca”). Gli orientamenti riveduti stabiliscono le condizioni alle quali gli aiuti di Stato concessi dagli Stati membri a sostegno dei settori della pesca e dell’acquacoltura possono essere considerati compatibili con il mercato unico. Riflettono le priorità strategiche dell’UE, in particolare la politica comune della pesca (“PCP”), in particolare per quanto riguarda il nuovo Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura (‘EMFAF’) e il Green Deal europeo .

Le nuove norme sugli aiuti di Stato aiutano gli Stati membri a raggiungere gli ambiziosi obiettivi verdi dell’UE migliorando l’efficienza energetica e mitigando gli effetti del cambiamento climatico, senza indebite distorsioni della concorrenza nel mercato unico. In particolare, introducono le seguenti modifiche principali: i) un campo di applicazione più ampio delle misure contro le malattie degli animali nell’acquacoltura, consentendo la concessione di aiuti per le malattie animali emergenti e alcune specie esotiche invasive; ii)nuove categorie di aiuti, come gli aiuti alla flotta e le misure di arresto (in linea con il FEMAF) e gli aiuti agli investimenti in attrezzature che contribuiscono alla sicurezza dei pescherecci nelle regioni ultraperiferiche dell’Unione. Allo stesso tempo, va notato che è improbabile che vengano approvate misure di potenziamento della capacità.

I nuovi orientamenti sono stati approvati dalla Commissione nel dicembre 2022 e saranno applicabili a partire dal 1° aprile 2023.




Pescagri, Cia presenta progetto per tutela acquacoltura e pesca artificiale. VIDEOINTERVISTE DI: Fini e Amore

“PescAgri che vogliamo!” è questo lo slogan del nuovo progetto dell’Associazione Pescatori Italiani promossa da Cia-Agricoltori Italiani per la tutela, lo sviluppo e la valorizzazione di acquacoltura e pesca artificiale che è stato presentato quest’oggi a Roma.

Al centro della conferenza stampa, la presentazione di una roadmap di eventi che coinvolgeranno tutto il territorio nazionale, a partire dalla tre giorni a Forio D’Ischia (30 set-2 ott) dedicata al rapporto fra le aree interne della Campania e le sue isole, con focus sulla tracciabilità come strumento indispensabile per le produzioni sostenibili.

Di seguito tutti gli interventi: 

Pescagri, Fini (Cia): Incentivare e allargare produzioni su acquacoltura e pesca artificiale. VIDEOINTERVISTA

Pescagri, Amore (Cia Campania): troppa burocrazia mette in difficoltà sostenibilità economica dei pescatori VIDEOINTERVISTA

 




E. Romagna: Regione investe 1,2 mln per un’acquacoltura sostenibile e competitiva. Mammi: Nuove risorse per ammodernamento e crescita delle imprese

Innovazione e qualità: la Regione investe 1,2 milioni per un’acquacoltura sostenibile e competitiva. L’assessore Mammi: “Nuove risorse per l’ammodernamento e la crescita dimensionale delle imprese”

Via libera dalla Giunta regionale al quarto bando dell’attuale programmazione europea. Con quelli precedenti già erogati 5 milioni di euro alle imprese del settore. Domande fino al 31 marzo 2022. Gli interventi finanziabili

Bologna – Un’acquacoltura innovativa, capace di garantire nuove opportunità di reddito agli operatori facendo leva sulla qualità e sulla diversificazione dei prodotti. Il tutto all’insegna della sostenibilità sotto il profilo ambientale e senza dimenticare il miglioramento della sicurezza e delle condizioni di lavoro.

Sono gli obiettivi del bando approvato dalla Giunta regionale che, nell’ambito degli interventi del Feamp 2014-2020, il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, mette a disposizione 1,2 milioni di euro di contributi sugli investimenti per favorire l’ammodernamento delle imprese acquicole e rilanciare la competitività di un settore che in Emilia-Romagna conta su circa 1.800 imprese e dà lavoro a oltre 2.500 addetti.

“L’acquacoltura- afferma l’assessore regionale alla Pesca, Alessio Mammi- è un comparto di vitale importanza per l’economia e il lavoro nei territori costieri della nostra regione. Con questo bando, il quarto nel corso dell’attuale programmazione europea, vogliamo dare seguito agli interventi messi in campo negli anni scorsi per sostenere la crescita e lo sviluppo del settore, per un totale di circa 5 milioni di euro di finanziamenti finora erogati”.

“L’Emilia-Romagna- prosegue l’assessore- è la prima regione produttrice di mitili e vongole a livello europeo e con quest’ulteriore iniziativa puntiamo a dare nuovo slancio al processo di ammodernamento e riqualificazione di cui sono protagoniste le imprese del settore. Con un occhio di riguardo alla crescita delle dimensioni aziendali e all’inserimento delle giovani generazioni, compresa la componente femminile”.

Le domande di contributo, con tutta la documentazione richiesta, devono essere presentate entro il 31 marzo 2022 e trasmesse in via esclusiva mediante Pec (posta elettronica certificata) all’indirizzo Pec [email protected] in formato pdf.

 

Le spese ammissibili

Acquisto di macchinari e attrezzature;  costruzione, ampliamento e/o miglioramento degli impianti; esecuzione di opere murarie e impiantistiche; acquisto di nuove imbarcazioni e di mezzi di servizio: sono solo alcuni degli investimenti ammessi a contributo, che comprendono anche le spese per la realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, l’acquisto di mezzi per il trasporto e per la vendita al dettaglio dei prodotti ittici, nonché di servizi e attrezzature informatiche e relativi software e hardware necessari per la realizzazione dell’investimento.

I progetti pervenuti saranno valutati secondo determinati parametri e inseriti in una graduatoria finale. I contributi saranno concessi fino ad esaurimento del budget disponibile.




Interrogazione, Delmastro FdI Camera, su concessione impianti acquacoltura a danno del comparto turistico e ambientale Alghero

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-09221

presentato da

DELMASTRO DELLE VEDOVE Andrea

testo di

Venerdì 7 maggio 2021, seduta n. 503

DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

nella rada di Alghero, nello specchio acqueo antistante l’isolotto della Maddalenetta, è stata rilasciata una nuova concessione demaniale di durata ventennale per l’installazione di due nuovi impianti di acquacoltura, che vanno ad aggiungersi a quello già esistente da diversi anni, per l’allevamento di molluschi;

la concessione interessa un tratto di mare antistante le spiagge urbane e gli spazi di navigazione dei due porti di Alghero e di Fertilia e si estende per ben 64.669 metri quadrati nel cuore della rada;

nell’area data in concessione non si potrà navigare, ancorare e sostare con qualunque unità sia da diporto che ad uso professionale, praticare la balneazione, effettuare attività di immersione con qualunque tecnica, svolgere attività di pesca di qualunque natura, effettuare ogni ulteriore attività di superficie ovvero in immersione;

questo comporta l’interdizione di ampi tratti di mare per lunghi periodi dell’anno. Secondo alcune stime, per gli effetti restrittivi dovuti alle ordinanze sulla navigazione e balneazione emanate della Capitaneria le aree interdette alla pubblica fruizione arriverebbero sino a circa 400.000 metri quadrati;

l’impianto insiste in una zona di notevole interesse naturalistico e paesaggistico, caratterizzato dalla vastità di praterie di posidonia insistente sui fondali di quel tratto di mare, ma anche da fenomeni di criticità ambientale dovuti ad inarrestabili processi di erosione del litorale;

inoltre, l’area è di fondamentale interesse turistico e tale concessione comporta numerose conseguenze per l’industria turistica, una delle maggiori fonti di ricchezza della città di Alghero, la cui filiera comprende attività balneari, diportistiche, sportive;

si è già costituito un comitato spontaneo per chiedere lo spostamento della concessione in un sito diverso;

a giudizio dell’interrogante appaiono evidenti gli effetti nefasti che l’attuale configurazione degli impianti può provocare per la fruizione collettiva e per i comparti turistico, balneare, sportivo e ricreativo;

per tali motivi, sarebbe auspicabile trovare una soluzione che renda compatibili le esigenze di sviluppo economico con la fruizione pubblica del bene comune, la salvaguardia del tessuto imprenditoriale turistico, balneare, sociale e culturale già esistente e con la tutela del patrimonio ambientale -:

se e quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda adottare al fine di favorire la conciliazione delle esigenze sopra rappresentate;

se intenda fornire chiarimenti in merito alla disciplina della navigazione da applicare nell’area.

(4-09221)




Dl sostegni, Naturale (M5s): piu’ sicurezza per i nostri prodotti, rilanciamo pesca e acquacoltura

“Con il Decreto Sostegni rilanciamo il settore della pesca e dell’acquacoltura. Per queste attività le perdite nell’ultimo anno hanno sfiorato, in alcuni casi, il 70% del fatturato. Oltre alle misure a fondo perduto e agevolazioni per i finanziamenti abbiamo ritenuto giusto alleggerire le imprese dal carico del canone per i concessionari di aree demaniali marittime. Con un emendamento approvato stanziamo 1 milione di euro di contributo al fine di ridurre il canone per le attività svolte in queste aree”. A dichiararlo è la senatrice M5S e capogruppo in commissione agricoltura, Gisella Naturale.

“Nei due emendamenti approvati a mia firma – specifica Naturale – in uno andiamo a semplificare alcune procedure per avvalersi dell’assistenza tecnica dell’Enama, l’Ente Nazionale Meccanizzazione Agricola, andando ad agire anche sulla qualità dei macchinari agricoli e l’adozione del Pan, il piano d’azione nazionale, per un uso sostenibile dei prodotti fitosanitari”.

“Con un altro emendamento introduciamo una serie di nuove di disposizioni in tema di sicurezza nella lavorazione di prodotti ortofrutticoli freschi destinati all’alimentazione umana in coltivazioni fuori suolo,  una maggiore linearità nel definire le caratteristiche della birra e la possibilità di esaurire le scorte di quei prodotti alimentari già etichettati e messi in commercio con indicazioni non aggiornate alle ultime normative”

“Inoltre, prevediamo con questa norma l’allungamento del periodo in cui una cooperativa possa mantenere la condizione di mutualità prevalente nel caso questa venga  perduta a causa dell’emergenza sanitaria in corso, escludendo tale periodo dal computo delle caratteristiche della mutualità. Infine, è prevista anche la deroga ai requisiti che regolano la permanenza di un socio nelle cooperative di consumo qualora non siano stati soddisfatti nel corso del 2020”, conclude Naturale.




Acquacoltura, Battistoni (Mipaaf): “Attivo il bando per sostegno a contratti assicurativi. Prevista copertura per danni cagionati da Covid-19”

l Mipaaf ha pubblicato l’avviso per l’erogazione di un sostegno ai contratti assicurativi degli stock acquicoli a valere sulle risorse della misura 2.57 «Assicurazione degli stock acquicoli» del regolamento (UE) n. 508/2014 FEAMP 2014/2020, dotando lo strumento di € 2.875.340,00 euro.

Si tratta di una misura estremamente importante per gli operatori dell’acquicolo perché il bando, che è il terzo dopo gli Avvisi emanati nel 2019 e 2020, prevede l’erogazione di un contributo, sotto forma di sovvenzione, finalizzato al rimborso del 50% dei costi sostenuti dagli imprenditori per il pagamento dei premi relativi ai contratti assicurativi degli stock acquicoli stipulati a fronte del rischio di perdite economiche.
Gli eventi che sono riconosciuti per la copertura del danno sono: calamità naturali, eventi climatici avversi, improvvisi cambiamenti della qualità e della quantità delle acque per i quali l’operatore non è responsabile, malattie nel settore acquicolo, mancato funzionamento o distruzione di impianti di produzione per i quali l’operatore non è responsabile e la crisi sanitaria pubbliche. Evento quest’ultimo che comprende altresì i danni cagionati dall’attuale pandemia COVID 19.
Il termine finale per la presentazione delle domande è il 10 giugno 2021.

Così in una nota, il sottosegretario alle politiche agricole alimentari e forestali, il senatore Francesco Battistoni




Pesca, Berlato (FdI): Adottare misure per evitare danni da eccessiva presenza cormorani e uccelli ittiofagi

“La popolazione dei cormorani è in forte sovrannumero nel nostro Paese e questo rappresenta un grave problema sia per le attività antropiche che per l’equilibrio ambientale”. Così Sergio Berlato (Fdi-Ecr). “In gennaio abbiamo interrogato la Commissione europea sulla politica da adottare per la gestione di questa specie priva di nemici naturali, che sta causando danni non indifferenti alle attività di pesca, concorrendo in maniera drastica alla diminuzione dello stock ittico. Nella risposta inviataci dalla Commissione, la stessa suggerisce l’applicazione da parte degli Stati membri dell’art. 9 della direttiva Uccelli, che consente di avvalersi di deroghe per la rimozione dei cormorani ove questi arrechino gravi danni alla pesca e all’acquacoltura. Ci auguriamo che le Istituzioni cessino immediatamente di restare inerti, adoperandosi, per il tramite della deroga prevista dalla direttiva Uccelli, per tutelare l’acquacoltura, la fauna ittica e l’economia del settore ittico già molto provato dalla crisi economica e occupazionale conseguente alle politiche di contenimento della diffusione del Coronavirus nel nostro Paese”.




Recovery, Confagricoltura. Pesca e acquacoltura contribuiscono alla ripresa

Le produzioni ittiche in acqua dolce e marina forniscono circa 60.000 tonnellate di prodotti ad elevato valore nutritivo e soddisfano solo un quarto del fabbisogno nazionale e europeo. Per la FAO l’acquacoltura è il sistema di allevamento a più bassa impronta ambientale per uso di risorse”. Lo ha detto Pier Antonio Salvador, presidente dell’Associazione Italiana Piscicoltori di Confagricoltura, in occasione dell’audizione odierna alla commissione Agricoltura Camera dei Deputati sulla proposta del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

“L’acquacoltura italiana – ha sottolineato Salvador – garantisce tracciabilità e trasparenza del processo produttivo, qualità e sicurezza alimentare. L’Ho.Re.Ca. assorbe circa il 30-35% del prodotto allevato: occorre assicurare la massima tracciabilità e trasparenza dell’informazione, garantendo una etichettatura dell’origine dei prodotti ittici”.

Il PNRR include le azioni che coinvolgono l’acquacoltura, così come avviene per altri comparti agricoli, all’interno di un capitolo riservato all’agricoltura sostenibile. “Serve – conclude il presidente dell’Associazione Italiana Piscicoltori di Confagricoltura – anche riconoscere e valorizzare il ruolo di ‘sentinella ambientale’ del nostro settore, che preserva paesaggi e territori. Nelle aree umide e nelle lagune va, pertanto, potenziata e sostenuta l’acquacoltura, incentivando anche il ripopolamento delle acque pubbliche con specie ittiche”.




Recovery Plan, Comagri Camera. Prioli (Ama): Lavorare a testo unico acquacoltura. Lo Martire (PrinciPesca): Fondamentale ammodernare settore pesca. Salvador (Api): Ridurre import e burocrazia

“Il nostro è un settore importante non solo dal punto di vista della produzione ma anche da quello ambientale, sociale e culturale.L’acquacoltura deve essere a piano titolo nei progetti del Pnrr perché abbiamo la necessità impellente di risolvere alcune situazioni per favorire lo sviluppo di questo settore” dichiara Giuseppe Prioli, presidente Associazione mediterranea acquacoltori (Ama).

“Il settore è caratterizzato da una eccessiva frammentazione delle imprese, con micro e piccole imprese che rappresentano un problema per quanto riguarda la competitività e la capacità di resilienza e di resistenza ai cambiamenti che stanno avvenendo. Una ulteriore difficoltà proviene dal contesto normativo che è abbastanza confuso, e che pare definito più sulla base di problemi contingenti che su di una visione strategica del settore” prosegue.

“Bisognerebbe inserire interventi di riforme ma che non si è visto nell’attuale piano. Occorre un progetto di riforma che vada nella direzione di un testo unico dell’acquacoltura. È fondamentale altrimenti se non creiamo un contesto normativo omogeneo non potremo risolvere i nodi cardine del settore, come le concessioni demaniali, le norme sul lavoro, i contratti del personale, l’uso delle imbarcazioni tra le tante cose. Tutti i piani ai quali potremo accedere saranno inficiati dal fatto che queste imprese non saranno in grado di usufruire di questi vantaggi perché mancano le condizioni per utilizzarle” conclude Prioli.

 

“Il piano nazionale dovrà avere come priorità uno sviluppo sostenibile ma non lo si può immaginare senza garantire al settore agricolo, della pesca e dell’acquacoltura la centralità che merita e la giusta tutela del reddito” evidenzia Claudia Lo Martire, associazione PrinciPesca.

“Deve essere assolutamente prioritario l’ammodernamento dei sistemi di produzione, come le reti logistiche sul sistema della qualità territoriale che non può prescindere dalla pesca tradizionale e dalla tutela e valorizzazione della biodiversità. Il Pnrr rappresenta una strategia che punta la digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale però nonostante all’Italia siano stati destinati circa 200 mld di euro, solamente 2,5 mld serviranno alla ripresa del comparto primario” dichiara.

“Nella bozza del piano sottolineo come la parola pesca non si legge tra le attività principali. La nostra flotta è vecchia, tutto va rinnovato se vogliamo essere più performanti.La sicurezza e la salute dei pescatori e dei prodotti deve essere una delle priorità, ed una pesca innovata e competitiva assicura un prodotto ittico di filiera sostenibile e di qualità.

Manca il ricambio generazionale perché è un lavoro usurante e manca totalmente la formazione, non c’è una scuola o programmi di inserimento nel lavoro. I nostri pescatori hanno esigenza di rinnovare ma è necessario anche fare formazione. Abbiamo comunità costiere rimaste ancora molto indietro e dobbiamo aiutarle nello sviluppo. Opportuno è poi istituire un fondo di mutualità e programmare i prossimi piani di finanziamento ue attraverso un sistema radicale di rinnovamento del settore” conclude.

 

“La battaglia da vincere è quella sulle importazioni perché importiamo 5 mld di pesce, non è tanto ma potremmo evitarlo dando lavoro a tanti nostri pescatori” dichiara Pier Antonio Salvador, Presidente Associazione piscicoltori italiani (Api).

“Fondamentale è sapere bene come spendere i fondi, perché è inutile avere risorse se poi la burocrazia rallenta tutto. Dobbiamo affrontare i punti oscuri di una legislazione completamente avversa all’acquacoltura. Serve una regia centrale che dia anche delle regole periferiche. Bisogna istituire un tavolo per consentire la sburocratizzazione e togliere ciò che è inutile senza recare danno all’ambiente.”




Acquacoltura, la greca Lara Barazi Yeroulanos alla guida della Feap

La Federazione Europea dei Produttori di Acquacultura FEAP ha rinnovato il suo Consiglio Direttivo per il prossimo triennio eleggendo per la prima volta una donna come presidente – la greca Lara Barazi-Yeroulanos




Pronto e bollinato il Dl Ristori 2: ecco il testo completo in PDF

Pronto e bollinato il dl Ristori 2. Molte le misure destinate all’agricoltura, dall’esonero contributivo a sostegno a fondo perduto per la filiera agroalimentare. Poi quarta gamma e misure per tagliare il costo del lavoro

Ma anche pesca ed acquacoltura e rifinanziamento dei Caf.

Qui di seguito AGRICOLAE pubblica il testo in PDF bollinato:

DL RISTORI 2-BOLLINATO

Era già stato scritto:

Ecco il Dl Ristori bis. Quarta gamma, Caf ed esonero contributivo filiere agricole. Il testo completo




Pesca: Alleanza Cooperative, bene avvio testo unificato in materia di pesca e acquacoltura in aula oggi alla Camera

“La proposta di legge si pone obiettivi molto ambiziosi che ci auguriamo possano venire finalmente centrati a breve in questa legislatura. Ci auguriamo che si confermino le coperture finanziarie individuate dalla Commissione agricoltura e per questo guardiamo con forte interesse al parere che renderà nei prossimi giorni la Commissione bilancio. Nel testo tante buone cose, a cominciare da alcune soluzioni in materia di semplificazione e snellimento, di tutela del reddito, nonché di governance del settore”. Così l’Alleanza Cooperative pesca sul testo unificato in materia di pesca e acquacoltura in aula oggi alla Camera.