TRIBUNALE FALLIMENTARE METTE IN VENDITA CONSORZIO AGRARIO DI MILANO E LODI. E QUOTE FONDO AGRIS LEGATE

Messo in vendita al tribunale fallimentare il Consorzio agrario di Milano e Lodi. E, al fine di soddisfare i creditori, le quote del fondo AGRIS ad esso appartenenti.

Nel concordato preventivo della sezione fallimentare del tribunale di Milano il Consorzio agrario di Milano e Lodi e Monza Brianza vengono posti in vendita i beni immobili e partecipazioni societarie.

Si tratta di terreni a Codogno e Cuggiono e fabbricati di Casalpusterlengo e Cuggiono.

In vendita anche le quote del fondo di investimento Agris acquistate a suo tempo dal consorzio. Senza incanto, previsto un prezzo di base d’asta di 4.875.000.00, un’offerta minima uguale e un rialzo minimo di 50.000.00. Termine di presentazione dell’offerta era previsto il 17 settembre 2019.

Si tratta di un fondo comune di investimento immobiliare di tipo chiuso he viene venduto attraverso la procedura di nuovo concordato preventivo dal tribunale di Milano che riguarda il consorzio agrario di Milano e Lodi – Monza Brianza.

AGRICOLAE pubblica di seguito i documenti:

PERIZIA BENI

TRIBUNALE FALLIMENTARE

https://portalevenditepubbliche.giustizia.it/pvp/it/dettaglio_annuncio.page?contentId=LTT2392877

Era già stato scritto:

CONSORZI AGRARI PERDONO TUTTO QUELLO CHE INVESTIRONO IN POPOLARE DI VICENZA. CHE INVESTI A SUA VOLTA IN FONDO AGRIS

Le azioni della Popolare di Vicenza che i consorzi agrari avevano comprato oggi valgono zero. La Popolare infatti entrò con quote nel fondo Agris (376 per 19 milioni di euro), fondo immobiliare alimentato con gli immobili dei consorzi agrari. Che hanno acquistato a loro volta le azioni della banca stessa. Quando il titolo era ad oltre 40 euro ad azione.

In pratica  i consorzi agrari hanno speculato su azioni della banca che, a sua volta, ha investito nel fondo Agris. Fondo costituito dagli immobili degli stessi consorzi agrari. E ora con il governo che compra gli asset “buoni” della Popolare di Vicenza e della banca Veneto che vengono separati però dagli asset cosiddetti “cattivi”, le due banche vengono messe in liquidazione. Se con i soldi di Intesa vengono garantiti i conti correnti e le obbligazioni senior, le obbligazioni junior e le azioni della Popolare di Vicenza valgono però zero. Insomma, i Consorzi agrari perdono tutto quello che avevano investito.

Ma non finisce qui: se i consorzi – bilanci alla mano – hanno un debito di circa un miliardo di euro per interessi annui di circa 20 milioni, con il Dl Mezzogiorno  – tramite l’estensione della nozione di società strumentale – non possono più fallire.

Per saperne di più:

ANCHE CONSORZI AGRARI SPECULARONO IN POPOLARE VICENZA, CHE HA ALIMENTATO FONDO AGRIS. QUOTE CHE HANNO PERSO VALORE NEL TEMPO

Anno 2009, cade Lehman Brothers, scoppia il mondo. Anno 2011 il crollo dei paesi PIGGS fa scoppiare la crisi del debito europeo. Il debito italiano collassa, lo spread arriva a 700, cade il governo Berlusconi. Arriva il governo Monti. Le banche italiane sono affogate dai debiti. E la situazione debitoria si ripercuote sul capitale delle banche stesse che hanno difficoltà a concedere crediti e anzi, devono rientrare dei crediti concessi (non performing loan). È il caso della popolare di VICENZA che finanzia i propri debitori perché investano in azioni della banca stessa per far risalire il titolo.

Ora, sarà un caso, ma la stessa Popolare di Vicenza entra con quote nel fondo Agris (376 per 19 milioni di euro), fondo immobiliare alimentato con gli immobili dei consorzi agrari. Che hanno acquistato azioni della banca stessa. Come hanno fatto gli altri debitori. I consorzi agrari, in pratica, hanno comprato azioni della Popolare quando il titolo era ad oltre 40 euro ad azione. Titolo che ora vale molto meno. Di fatto l’ultimo aumento di capitale andato fallito era 0,1. Essendo andato fallito si attende ora la risoluzione (c’è stato un incontro a Bruxelles  per “salvarle”). Se i subordinati non si salvano le azioni valgono zero. Non sono sul mercato, quindi non esiste un prezzo ufficiale. Ma già nel 2015 erano state svalutate dal massimo di 62,5 euro. A fronte di ciò sembrerebbe che i consorzi agrari abbiano speculato su azioni della banca che, a sua volta, ha investito nello stesso fondo Agris. Fondo costituito dagli immobili degli stessi consorzi agrari.

Dalla documentazione in possesso di AGRICOLAE per esempio, il consorzio della Maremma Toscana al 31 12 2011 ha iscritto in bilancio una partecipazione nel fondo Agris per 300mila euro, derivante dalla sottoscrizione, in data 29 dicembre 2011, di sei quote di classe A del valore nominale di 50mila euro cadauna. Nonché ulteriori sei quote di classe B del valore nominale di 1 euro cadauna. Le quote sottoscritte sono state liberate mediante apporto, al fondo immobiliare speculativo chiuso, di porzione dell’immobile ubicato nel comune di Sorano in località San Giovanni delle Contee, Grosseto. Inoltre in data 25 giugno 2012 Cap Maremma accetta l’offerta irrevocabile di acquisto formulata da Banca popolare di Vicenza avente ad oggetto due quote di classe A del Fondo Agris, verso il pagamento di un corrispettivo di euro 53.157 per ciascuna quota. Pari al valore nominale delle stesse sulla base del net asset value del Fondo al 31 12 2011. Contestualmente al trasferimento delle quote predette, Cap Maremma ha acquistato 900 azioni di Banca Popolare di Vicenza per un corrispettivo pari ad euro 62,5 per ciascuna azione. Il fine di tale operazione sarebbe stato quello di dismettere da un lato le quote del Fondo e dall’altro di accedere al credito da parte di Bpv a condizioni più favorevoli. Infatti il modulo di ammissione dei soci Bpv prevede espressamente tra le finalità di detenzione di partecipazioni nella banca quella ‘mutualistica’ ossia prevede dei servizi riservati ai soci della banca a condizioni di favore.

Altro esempio il Consorzio agrario di Pisa: ha accettato l’offerta irrevocabile di acquisto formulata da Banca popolare di Vicenza in data 27 giugno 2012 avente ad oggetto 14 quote di classe A del Fondo Agris, verso il pagamento di un corrispettivo di euro 53.157 per ciascuna quota, pari al valore nominale delle stesse sulla base del net asset value del fondo al 31 12 2011. Contestualmente al trasferimento delle quote predette il consorzio ha acquistato 6000 azioni di Bpv per un corrispettivo pari a 62,5 euro per ciascuna azione. Il fine di tale operazione è stato, da un lato quello di dismettere le quote del Fondo, dall’altro quello di accedere al credito da parte di BpV a condizioni più favorevoli.

Stessa storia anche per il consorzio di Siena che alla data 31 12 2011 ha iscritto una partecipazione nel Fondo Agris per 1.500.030 euro derivante dalla sottoscrizione in data 29 dicembre 2011 di 30 quote di classe A del valore nominale di euro 50mila cadauna. E di ulteriori 30 quote di classe B.

Il fondo Agris è stato per molto tempo oggetto di discussione in Enpaia perché qualcuno, all’interno, spingeva per far investire 40 milioni di euro.

AGRIS, ENPAIA DICE ‘NO’ A INVESTIMENTO DA 40 MLN CON SOLDI PENSIONATI. ISMEA HA GIA PERSO 5 MLN. ECCO PERCHE NON CONVIENE. GLI ESPERTI: “L’EQUILIBRIO FINANZIARIO DEL FONDO STORICAMENTE PRECARIO. ASSICURATO DA SOTTOSCRIZIONE DI NUOVE QUOTE E NON DA DINAMICA VIRTUOSA TRA COSTI E RICAVI. PROSPETTIVE DI RISCHIO POTREBBERO AUMENTARE”

Usare 40 milioni di euro dei soldi dei pensionati agricoli per investire nel Fondo Agris oppure no? È questo il dilemma che sta spaccando da 16 mesi la dirigenza di Enpaia, l’istituto di previdenza dei lavoratori agricoli. Da quanto apprende AGRICOLAE ci sarebbe infatti una parte del Consiglio di amministrazione che spingerebbe per fare l’investimento nel fondo immobiliare passato a Prelios, le cui quote sono già state acquistate da Ismea che – sempre da quanto apprende AGRICOLAE – ha perso nell’investimento un totale di 5 milioni di euro su un investimento complessivo di circa 20 milioni di euro fatto in due tranche: la prima il 10 gennaio del 2012; la seconda il 18 dicembre 2012.

Da quanto si apprende nel Cda riunitosi oggi il presidente Enpaia non ha dato l’ok all’investimento: troppi rischi e troppi precedenti negativi, dal caso Ismea (l’istituto ha segnato tutti utili tranne Agris) e il caso Popolare di Vicenza. La fazione interna a favore dell’investimento, era così convinta della bontà dell’affare, che da quanto si apprende ha anche presentato una relazione Ernst & Young.

Si tratta di 55 pagine commissionate dai Consorzi agrari d’Italia Scpa – con sede a Palazzo Rospigliosi – in cui si fa un report “Reliance Restricted” (vale a dire  affidabilità soggetta a limitazioni in quanto i dati non sottoposti a verifiche da parte della stessa EY) sul fondo Agris gestito da Prelios SgrpA e sul relativo business plan in merito a una possibile operazione di cessione di parte della partecipazione detenuta da Consorzi Agrari d’Italia, Cai, nel fondo.

Ma sembra esserci un rischio di conflitti di interessi dato che Ernst & Young è stata la società di revisione incaricata proprio da Prelios SGR per la verifica del bilancio dello stesso Fondo Agris al 31 12 2016. Senza contare che si tratta di un documento – da quanto si apprende – in cui la stessa Ernst & Young specifica di non verificare l’accuratezza, l’affidabilità o la completezza delle informazioni fornite. E in cui non si fornisce alcuna conclusione, attestazione e opinione o raccomandazione circa la transazione e il target. A parte i casi in cui non siano state eseguite specifiche procedure di verifica.

È scontro insomma su come utilizzare il patrimonio dei pensionati agricoli. E su eventuali speculazioni. Anche perché l’articolo 8 del Dl 78/2010 della Direttiva del ministero del Lavoro recita che “successivamente  all’individuazione della quota ottimale da investire nell’immobiliare, occorrerà procedere alla scelta dello strumento con il quale realizzare l’investimento che meglio risponde alle esigenze del singolo ente”. Ovvero si dovrà “tener conto della quota di patrimonio già investita in immobili/quote di fondi immobiliari considerando anche la finalità di carattere sociale in grado di assicurare un ritorno che consenta di non ridurre il valore reale del patrimonio dell’Ente”.

A tal proposito lo scorso 7 giugno 2017 – da quanto apprende AGRICOLAE – è stato presentato al Cda di Enpaia il parere del professore Alessandro Carretta relativo all’investimento in questione. Tra i punti critici evidenziati da Carretta figura la perdita del NAV delle quote di classe A pari al 30,3% nel periodo dal 31 dicembre 2011 al 31 dicembre 2016, passando da oltre 53 mila euro a 37 mila.

Ma non solo: anche una perdita del conto economico pari a oltre quattro milioni di euro nel 2014; di oltre due milioni di euro nel 2015; e di 10.246.182 euro nel 2016. Senza contare che viene evidenziato come “l’equilibrio finanziario del Fondo sia storicamente precario” in quanto esso “è stato assicurato dalla sottoscrizione delle nuove quote e non dalla dinamica virtuosa tra costi e ricavi”. E per quanto riguarda la situazione patrimoniale, nel documento viene rilevato come “il rischio per i quotisti potrebbe in prospettiva aumentare”.

In sostanza il professore Carretta conclude che non è possibile esprimere “un giudizio favorevole all’investimento del Fondo”.

Come ha già scritto AGRICOLAE in precedenti articoli, il fondo Agris è un fondo comune di investimento alternativo italiano immobiliare di tipo chiuso. Nato il 29 dicembre 2011 dalla società Idea Fimit Sgr Spa.

Costituito attraverso il conferimento di 44 immobili e un terreno agricolo da parte di dieci consorzi agrari, diventati poi 8 in seguito alle fusioni interne, il valore di apporto è stato pari a oltre 96 milioni di euro con un accollo di debito di circa 36 milioni.

Gli immobili sono poi aumentati e nel 2013 se ne sono aggiunti altri nove per circa 9 milioni di euro.

Alla data del 31 dicembre 2016 il Fondo era costituito da 56 immobili per un valore di circa 94 milioni di euro. Dal momento dell’apporto – quindi dalla nascita – la performance è stata negativa. Da qui il cambio da Idea Fimit Sgr a Prelios Sgr e l’ingresso di nuovi investitori.