Agronetwork e il Cluster nazionale Agrifood presentano a Vinitaly il Position paper sull’assunzione di vino in modo responsabile

Riportare al centro dell’attenzione il valore della moderazione a tutela del benessere e della salute: questo è l’obiettivo del documento scientifico “Effetti dell’assunzione di vino in modo responsabile e in dosi moderate nell’ambito di uno stile di vita sano” presentato a Vinitaly, nello spazio di Confagricoltura, durante l’incontro promosso da Agronetwork e dal Cluster Nazionale Agrifood.

 

Il documento, frutto del confronto multidisciplinare tra qualificati scienziati di diversa formazione, raccoglie e articola le evidenze a favore del consumo moderato in parallelo ai fattori critici che possono avere effetti negativi sulla salute. Si tratta di una attenta valutazione scientifica degli aspetti nutrizionali e sociali che rendono un limitato consumo di vino parte integrante di un modello alimentare ispirato alla dieta mediterranea. In tale logica il documento dimostra come la moderazione sia propria dello stile di vita italiano, concorra allo sviluppo di scelte salutari e trovi nelle aziende del comparto vino, e della filiera delle bevande alcoliche, operatori sensibili e propensi ad accogliere i nuovi valori del consumo espressi in particolar modo dalle generazioni più giovani.

 

“In un contesto di crescente attenzione dei consumatori alla salute e all’adozione di stili di vita sostenibili, il consumo moderato di bevande alcoliche non dovrebbe essere demonizzato – ha dichiarato Lorenzo Maria Donini, professore ordinario Unità di Ricerca di Alimentazione e Nutrizione Umana del Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università La Sapienza e coordinatore scientifico del documento -. La nostra è una riflessione documentata a più voci per una valutazione informata del consumo moderato di vino, che non trascuri gli aspetti critici e controversi della materia. “Il valore della moderazione”, continua Donini, “rappresenta una parte fondante del modello di consumo italiano, purché sempre associato con la dieta mediterranea, la conoscenza dei propri limiti e una valutazione adeguata dei profili di rischio individuale”.

 

“In questa logica la tesi oggi dominante per cui non esisterebbero soglie sicure di consumo di bevande alcoliche per la salute umana può essere rivista. Il potenziale di danno dell’etanolo presente nelle bevande alcoliche va giustamente ribadito – ha sottolineato Donini – tuttavia i contesti delle pratiche e lo stile di consumo moderato, da associare rigorosamente ai pasti, unito alle norme socio-culturali che ne censurano l’eccesso, sono tutti elementi che possono determinare un beneficio. Il beneficio, per rimanere tale, deve essere comunque sempre controllato e collegato alle proprie condizioni di salute e quindi ad una norma prudenziale”.

 

Per gli autori del documento: “il bere è una scelta che deve sempre ponderare aspetti di benessere soggettivo ed una attenta valutazione degli aspetti salutistici. Ovviamente il consumo eccedentario (binge drinking) è pericoloso e sempre negativo”.

 

Anche il presidente di Agronetwork Sara Farnetti, specialista in Medicina Interna e Fisiopatologia della Nutrizione e del Metabolismo, ribadisce che il consumo moderato del vino, associato ai pasti, può non risultare dannoso. E’ vero che l’etanolo assunto in dosi improprie risulta senz’altro nocivo tuttavia il vino, soprattutto il rosso, contiene anche numerosi catalizzatori biologici (come il ferro, lo zinco, il rame) e diverse sostanze preziose (antocianidine, resveratrolo, saponine, acido gallico, composti fenolici e altre sostanze con azione antiaggregante piastrinica). Ovviamente, in accordo con il documento presentato a Vinitaly, è necessario promuovere un sano stile di vita che preveda un limitato consumo delle bevande alcoliche. D’altronde l’Italia è tra i paesi che negli ultimi 30 anni hanno ridotto di più i consumi di bevande alcoliche, raggiungendo questo risultato senza politiche restrittive, ma favorendo i meccanismi di auto-regolazione, oltre che un approccio sensibile all’individuo, al suo stile di vita, all’integrazione del vino e di altre bevande in un comportamento alimentare equilibrato, che continui a raccontare in definitiva che gli italiani sanno “bere meglio”.

 




Agronetwork a Vinitaly. Le bevande in Italia: tematiche e tendenze

Si è svolto a Verona, nello stand di Confagricoltura, il convegno organizzato da Agronetwork l’associazione costituita da Confagricoltura, Nomisma e LUISS per promuovere il dialogo tra industria e agricoltura in Italia e in Europa – dal titolo “Le bevande in Italia: tematiche e tendenze”, alla presenza dei vertici delle associazioni nazionali di categoria aderenti a Confindustria, per la prima volta riuniti a Vinitaly, per analizzare le tematiche trasversali con cui l’intero settore del beverage made in Italy è chiamato a confrontarsi oggi e nel prossimo futuro: tendenze di consumo e mercati, la gestione di packaging, plastiche e bioplastiche, l’efficientamento logistico, i rapporti con GDO e Horeca, le problematiche legate al clima e la necessità di far fronte comune alle politiche europee più aggressive.

 

Quello delle bevande è un settore che in termini di fatturato è cresciuto del 20% negli ultimi 10 anni – passando dai 17.791 mln di euro del 2013 ai 21.291 mln del 2023 – per un totale di 345 litri di consumi pro capite annui (sebbene i consumi in Italia siano rimasti piatti dalla pandemia).

Diverse sono le criticità del settore delle bevande emerse dal dibattito di Agronetwork:

 

Il presidente di Assodistil Antonio Emaldi ha evidenziato le difficoltà burocratiche riscontrate a partire dalle “fascette fiscali” (i contrassegni di Stato previsti per alcuni prodotti alcolici) fino all’interscambio con l’estero.

Roberto Bava, presidente del Consorzio Vermouth di Torino (che è nato appena 5 anni fa ma ha già raddoppiato il numero dei propri associati), si è dovuto confrontare a lungo con le istituzioni prima di ottenere la denominazione geografica.

 

Federvini, rappresentata dal vicepresidente Piero Mastroberardino, ha messo in luce l’esigenza di ragionare sul medio lungo periodo condividendo i dati strutturali di settore per evitare di rincorrere sempre le emergenze che non consentono alle imprese di investire e innovare.

 

Alfredo Pratolongo, presidente di Assobirra, ha rilevato la graduale crescita dei consumi seppure in presenza di alcuni freni come le accise e il complicato scenario internazionale. Particolare attenzione viene rivolta ai temi della sostenibilità e all’uso efficiente delle risorse naturali in una logica di integrazione di filiera.

 

Le bevande analcoliche, come ha affermato Cristina Camilli, vicepresidente di Assobibe, registrano invece una riduzione dei consumi; l’intero comparto è messo a rischio dalla sugar tax, che si applica solo alle bevande analcoliche, anche quando prive di zucchero e che, se confermata, impatterà in maniera importante sui consumatori, sulle aziende produttrici e di rimando su tutta la filiera.

 

Il vicepresidente di Mineracqua Ettore Fortuna ha denunciato gli interventi che hanno maggiormente penalizzato le aziende del settore acque minerali: gli obblighi sui tappi, il pet riciclato e i rischi legati alle imposizioni sullo zucchero e sulla plastica.

 

A conclusione dell’incontro il vicepresidente di Confagricoltura Giordano Emo Capodilista ha ringraziato i rappresentanti delle associazioni delle bevande per il ruolo riconosciuto alla componente agricola, ribadendo l’importanza di un impegno comune per raggiungere obiettivi in Italia e in Europa che favoriscano la crescita e la competitività delle nostre imprese, con particolare riguardo alle compatibilità con gli obiettivi del green deal.

 




Agronetwork per la prima volta  a Vinitaly

Il 15 e il 16 aprile Agronetwork sarà per la prima volta ospite a Vinitaly. Nuove tendenze, Salute, Ricerca, Innovazione e Formazione i focus dei 4 incontri organizzati dall’associazione costituita da Confagricoltura, Nomismae LUISS per promuovere il dialogo tra industria e agricoltura in Italia e in Europa.

 

Non solo del vino, ma di tutte le bevande, si parlerà nel primo evento che si terrà lunedì 15 alle 14:30Le bevande in Italia: tematiche e tendenze”. I vertici delle associazioni nazionali di riferimento si confronteranno sul modo in cui le aziende del beverage sono chiamate a rispondere alle nuove tendenze di consumo e su come affrontare le principali questioni che riguardano l’intero settore a livello europeo: Sostenibilità, imballaggi, rapporti con la distribuzione e l’horeca.

 

Il dialogo con l’Europa e le strategie comuni per valorizzare il settore agroindustriale saranno al centro anche dei due eventi successivi. Martedì 16 alle 9:30Pact4skills: un patto per le nuove competenze con particolare attenzione al settore vitivinicolo”. La Commissione europea, con la presidente von der Leyen e il commissario UE per il Lavoro Schmit, hanno avviato un anno fa un programma molto ambizioso (Pact4skills) per affrontare le grandi sfide professionali che il sistema agroalimentare ha di fronte da qui al 2030: formazione, educazione universitaria, training in azienda, ottimizzazione delle risorse.

 

Altrettanto interessante l’appuntamento delle 13:30, con “I Progetti Europei di Confagricoltura legati al settore vitivinicolo (trusty food, h-alo, waste4soil, quantifarm, harvRESt)”. In occasione di Vinitaly verranno presentati i progetti di ricerca e innovazione con particolare riferimento al comparto.

 

Nell’ultimo incontro, alle 14.30, “Aspetti sociali e sanitari del consumo moderato di bevande alcoliche: il Position paper sul vino del Cluster Agrifood”, esperti del settore e rappresentanti del mondo universitario parleranno della crescente attenzione ai valori della salute e dell’equilibrio nutrizionale e del consumo consapevole delle bevande alcoliche.




Sara Farnetti neopresidente Agronetwork: No al Nutriscore, serve una strategia comune, non una dieta unica – VIDEOINTERVISTA

di Oscar Laufer

La sostenibilità è un trend che non può essere ignorato. Per noi significa aiutare l’industria, anche attraverso quello che il PNRR ci potrà offrire, ma soprattutto vogliamo sostenere il consumatore nelle scelte, aumentando la sua consapevolezza sulla sua salute e per l’ambiente, cercando di avvicinare l’industria verso prodotti di qualità che fanno bene alla salute e che possono fare da traino per l’economia italiana“. Così Sarà Farnetti ad Agricolae. La neopresidente di Agronetwork ha presentato le linee guida dell’associazione per il prossimo triennio 2021-2024.

Accelerare la promozione dell’agroindustria attraverso la sostenibilità, l’efficienza, la circolarità delle filiere agro alimentari e il recupero e la valorizzazione dei sottoprodotti in ciascuna fase produttiva e di servizio lungo la catena alimentare fino al consumatore finale. Sono queste le direttrici su cui si muoverà l’associazione, ma la dottoressa Farnetti ha voluto sottolineare la posizione rispetto al dibattito sul Nutriscore e la dieta unica: “Il sistema Nutriscore è una semplificazione che vorrebe fare il bene del consumatore, ma la nostra salute non deriva da un’etichetta, questa non può influenzare così tanto le decisioni e il mercato. Dobbiamo cercare un nuovo modello per favorire scelte salutari, ma cosa potrebbe funzionare? Partiamo dall’obiettivo: dobbiamo trovare una dieta antifiammatoria, dove ogni momento il consumatore riesce a trovare un equilibrio ormonale”.

L’obiettivo non è dunque quello di una dieta universale, adatta a tutti: “Quindi serve una strategia nutrizionale trasferita per tutti, che è ben diversa da una dieta uguale per tutti che combatta il vero male del secolo: la sindrome metabolica. Diabete, Alzheimer, infarti, malattie autoimmuni, Parkinson, cancro sono tutte possibili conseguenze della produzione insulinica – prosegue Sara Farnetti -. Quindi  possiamo costruire una strategia a basso impatto insulinico per tutti che non vuole dire no ai cibi, ma dobbiamo modulare la quantità: dobbiamo insegnare alle persone che modulare la combinazione degli alimenti fa la differenza. Per questo possiamo passare attraverso due grandi temi: sostenibilità per il singolo, quindi che impatto ha sulla mia salute la dieta che faccio e la sostenibilità ambientale, come emissioni, acqua utilizzata. Il Nutriscore non è la soluzione e cercheremo di arrivare non solo alle grandi aziende, ma soprattutto al consumatore e agli stakeholders. Per questo non credo nella dieta uguale per tutti, ma nelle strategie uguali per tutti, che proteggono il pianeta e la persona“.




Etichettatura: gli italiani consumatori informati. Indagine Agronetwork – Confagricoltura

Per l’81% degli italiani la qualità è un elemento di primaria importanza per l’acquisto dei prodotti agroalimentari; il 62% è inoltre molto attento alle informazioni nutrizionali, mentre pesano meno, nella scelta, marca e prezzo (vi danno particolare importanza rispettivamente il 48% e il 56,3 % dei consumatori).

 

 

E’ quanto emerge dalla ricerca demoscopica che Agronetwork, l’associazione di promozione dell’agrindustria costituita da Confagricoltura, Nomisma e LUISS, ha commissionato a Format Research sui sistemi di etichettatura agroalimentari e il loro utilizzo da parte dei consumatori.

 

 

Il 63% degli italiani – rileva l’indagine – acquisisce i dati nutrizionali attraverso le etichette, mentre il 30,6% si informa tramite i social media e il web. Tra chi si affida alle etichette, il 34% preferisce il Nutrinform Battery e soltanto il 17% predilige il Nutriscore.

 

Si tratta – secondo Confagricoltura – di un dato importante che rivela come anche i consumatori preferiscano il sistema a batteria proposto dall’Italia rispetto al meno esaustivo e fuorviante sistema a semaforo.

 

 

Gli italiani risultano essere inoltre molto attenti alla salute: il 76% ritiene che per stare bene occorra seguire una dieta quanto più varia e completa che includa tutti gli alimenti, mentre il 24% sostiene che un regime alimentare salutare debba eliminare del tutto cibi ad alto contenuto di grassi, sale e zucchero.

 

 

Dalla ricerca emerge una fotografia dettagliata delle motivazioni di acquisto dei consumatori e in particolare dei metodi e canali attraverso cui si informano per seguire uno stile di vita salutare. “E’ pertanto necessario – conclude il segretario generale di Agronetwork Daniele Rossi – che il sistema di etichettatura sia chiaro, non fuorviante e tenga conto delle porzioni. Non a caso gli italiani vorrebbero che il Nutrinform Battery fosse il riferimento per l’Europa”.




Nutrinform vs Nutriscore. In gioco l’informazione ai consumatori, e non solo. Anche orientamento del mercato. Lo dice la scienza. Gli interventi

Un confronto – basato su dati e ricerche – sulla valenza per i consumatori del sistema di etichettatura Nustriscore e il sistema Nutrinform.

Il primo messo a punto dai francesi, e ideato da Serge Hercberg dell’EREN, il secondo dall’Italia (Mipaaf, Salute e Mise in particolare) per creare un’alternativa valida basata sulle porzioni.

Il webinar a Palazzo Della Valle organizzato da Confagricoltura e Agronetwork e moderato da Giulia Callini e Daniele Rossi ha generato da subito interesse da parte dello stesso Hercberg che ha risposto, la sera prima, tramite tweet con un articolo che dava per ‘infondati’ gli attacchi del Nutriscore e rimandava tutto alla volontà delle lobby dell’industria alimentare italiana.

E il conseguente invito a partecipare ‘a proposte democratiche’ da parte di Giansanti.

Tra gli interventi, il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, il direttore generale Franco Postorino, il presidente di Federalimentare Vacondio, il sottosegretario al Mipaaf Gian Marco Centinaio. Poi gli scienziali dalla Luiss, dal Crea, dal Format Research, dal Campus Biomedico e dal SAFE.

Nutriform vs Nutriscore, Giansanti: tutti uniti, nessun compromesso o accordo al ribasso

Nutrinform vs Nutriscore, Vacondio (Federalimentare): Nulla di scientifico nel nutriscore. Non esistono cibi cattivi, battaglia da condurre su diete e stili di vita

Nutrinform vs Nutriscore, Centinaio (Mipaaf): Nutriscore non informa, lotta tra multinazionali che danneggia produttori e consumatori

Nutrinform vs Nutriscore, Martina (Fao): Riaffermare centralità delle diete, fondamentale nella discussione su etichettatura

Nutrinform vs Nutriscore, Moretti: no a demonizzazioni che mettono a rischio nostra reputazione

Nutrinform vs Nutriscore, docenti Luiss: lo dice la scienza, etichetta a batteria funziona meglio. Ci si basi su comprensione soggettiva

Nutrinform vs Nutriscore, Ascani: 1 italiano su 4 convinto che per star bene serva dieta equilibrata

Nutrinform vs Nutriscore, Rossi, Crea: problema sui 100g. E campagna su cibi alleggeriti spinge a maggiori consumi e a mangiare di più

Nutrinform vs Nutriscore, Piretta (Campus Biomedico): No a cibi buoni o cattivi, si a dieta mediterranea e alimentazione equilibrata. Nutriscore non educativo

Nutrinform vs Nutriscore, Cimmarusti: Nutriscore non rivela sostenibilità cibo e presenza edulcoranti artificiali

Nutrinform vs Nutriscore, Postorino (Confagricoltura): Dietro al Nutriscore volontà di orientare consumatori e standardizzare alimentazione

La sera prima:

Nutriscore, l’ideatore Hercberg risponde a Tweet AGRICOLAE su iniziativa Confagricoltura: solo lobby, ecco perché Nutrinform non funziona

Nutriscore, Giansanti: iniziativa Confagricoltura è on line su You Tube, se Hercberg vorrà ascoltare proposte democratiche ne saremo lieti




Nutrinform vs Nutriscore: domani dibattito in Confagricoltura in Webinar: Mipaaf, Fao, Salute e Federalimentare

Per approfondire e discutere con i protagonisti il dibattuto problema dell’etichettatura dei cibi, Agronetwork e Confagricoltura hanno organizzato giovedì 27 maggio alle ore 11.00, il webinar: “Alimentazione sana, informazione corretta: Nutrinform battery vs Nutriscore”, che sarà possibile seguire in diretta sulla pagina YouTube di Confagricoltura

QUI >>> https://youtu.be/8jvZteP8Qek

Come noto il Nutriscore, adottato in vari Paesi europei, classifica in modo semplicistico i prodotti destinati all’alimentazione, sulla base dei contenuti di sale, grassi e zuccheri, senza riferimenti alle quantità normalmente consumate e al regime alimentare, penalizzando così la dieta mediterranea. La risposta italiana, Nutrinform Battery, nasce proprio dall’esigenza di permettere scelte consapevoli, attraverso un metodo rapido e immediato, basato sulle caratteristiche nutrizionali dell’alimento, informando così i consumatori in modo più coerente.

Dopo l’introduzione di Ivano Vacondio (Federalimentare) e Massimiliano Giansanti (Confagricoltura), interverranno Andrea Costa, sottosegretario al Ministero della Salute, Gian Marco Centinaio, sottosegretario al MIPAAF Alessandra Moretti, della Commissione parlamentare europea per l’ambiente la sanità pubblica e la sicurezza alimentare del Parlamento Europeo, Maurizio Martina, vicedirettore generale della FAO, Floriana Cimmarusti, Segretario Generale di Safe Food Advocacy Europe, il prof. Pierluigi Ascani, Presidente di Format Research, che presenterà un’indagine sulla nutrizione in Italia, i docenti Luiss Marco Francesco Mazzù e Simona Romani, che presenteranno uno studio sull’etichettatura in Europa, Marco Silano, direttore dell’Unità Alimentazione Nutrizione Salute dell’Istituto superiore di Sanità, Laura Rossi ricercatrice Alimenti e Nutrizione del CREA, il prof. Luca Piretta, gastroenterologo e nutrizionista del Campus Biomedico di Roma. Concluderà i lavori Francesco Postorino, Direttore Generale di Confagricoltura. Moderano Daniele Rossi Segretario Generale di Agronetwork e Giulia Callini di Confagricoltura




#Positivebanking: Agronetwork e Bnl-Bnp Paribas a sostegno delle imprese con modelli e servizi piu’ rispettosi dell’ambiente

Il credito agrario, le opportunità offerte dalle misure del governo nei decreti di questi mesi, i traguardi conseguiti da Confagricoltura, lo sviluppo di servizi per il credito attraverso lo strumento di sostegno Agricheck, l’analisi economico-finanziaria delle aziende del settore primario e, in particolare, le opportunità offerte alle imprese agricole da BNL BNP Paribas. Questi i temi approfonditi nel corso del webinar organizzato da Agronetwork “Modelli e Servizi dedicati alle Imprese Agroalimentari”, promosso con Confagricoltura e BNL BNP Paribas e la partecipazione di ENEL X.

 

“Agronetwork – ha detto la presidente Luisa Todini aprendo i lavori – non ha mai smesso di coinvolgere le imprese, dedicando incontri ai temi di maggiore interesse per il mondo agroalimentare. Oggi è ancora un momento delicato, ci troviamo ancora nel pieno della pandemia provocata dal Coronavirus, ma non abbiamo voluto interrompere questo dialogo, affrontando la questione del credito, partendo dalle misure varate dal governo nei decreti di questi mesi, per arrivare alle opportunità che BNL BNP Paribas mette a disposizione delle imprese agricole. Ma l’incontro vuole essere anche l’occasione per parlare di finanza sostenibile, ovvero della gestione di prodotti finanziari e degli strumenti correlati che, oltre a permettere la destinazione redditizia di capitali di rischio, deve orientare tali investimenti su scelte più rispettose dell’ambiente”.

 

BNP PARIBAS è una delle grandi banche europee e mondiali che si stanno fortemente impegnando nell’ottica della sostenibilità, aggiungendo, a quella che è la storica attenzione per i servizi ai clienti, la mobilitazione di risorse che abbiano un impatto positivo.

 

“Noi lo chiamiamo ‘Positive banking’ – ha detto Mauro Bombacigno, Head of Engagement BNP Paribas – ovvero un’attività di credito ed assistenza che viene declinata per far convergere risorse finanziarie necessarie su settori che si stanno impegnando sotto il profilo della sostenibilità ambientale, economica e sociale. L’agricoltura per noi è fondamentale, perchè avrà un ruolo chiave per raggiungere gli obiettivi che ci vengono posti a livello mondiale. Abbiamo dedicato 180 mld di euro a settori che sono orientati ai diciassette obiettivi delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile e abbiamo intenzione di aumentare ancora questi fondi.”

 

La sostenibilità passa anche attraverso l’efficientamento energetico. Come ha dimostrato Sandro Franco, Sales manager di Enel X, società di consulenza per le imprese agricole che vogliono ridurre il bilancio energetico attraverso soluzioni integrate, che vanno dal fotovoltaico alla cogenerazione, per ottenere un prodotto sempre più green.

 

“L’agricoltura in questi mesi ha dato dimostrazione di forte vitalità: ha continuato a produrre, non è ricorsa alla cassa integrazione, nonostante le difficoltà legate all’export, alla chiusura del canale Ho.Re.Ca e alla forte riduzione dei consumi domestici – ha concluso il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti -. Ora, nella crisi, dovremmo cogliere l’opportunità per rendere il settore più produttivo, più innovativo, più sostenibile e più competitivo. E per fare questo occorre investire in nuove tecnologie coniugando la sostenibilità, passare attraverso una diversa organizzazione dell’attività produttiva, diversificare. Il Recovery Fund, che ha destinato all’agricoltura 2 miliardi di euro, è una occasione irripetibile. Ci vogliono però progetti e idee. E grandi piani attorno a quelle aziende che già oggi hanno dimostrato evidenti capacità di essere leader a livello mondiale. Stiamo impegnando il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti e per questo motivo la progettualità dovrà essere ampia e importante.”




Agronetwork-Confagricoltura, Giansanti: Sfida futura sarà tra cibo sintetico e di derivazione naturale. Lavorare con Recovery Plan a grande progettualità con aziende leader per creare valore aggiunto

“C’è un settore che in questi mesi che ha dato una forte dimostrazione, che è vitale, che non è ricorso alla cassa integrazione e che ha continuato a produrre, ovvero l’agricoltura. Nonostante ciò la chiusura dell’horeca e le difficoltà ad esportare stanno mettendo sempre più in difficoltà le aziende. C’è una crisi dei consumi importante, pertanto diventa difficile anche programmare le attività economiche, ma vediamo molte aziende che continuano a investire anche alla luce dell’agricoltura 4.0. Abbiamo davanti una occasione irripetibile se coglieremo le opportunità che ci vengono offerte”.

Così il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti nel corso del seminario organizzato da Agronetwork e Confagricoltura.

“Gli agricoltori del futuro dovranno sfamare con il cibo il mondo ma sempre più importante sarà la diversificazione aziendale che stiamo portando avanti. Dovremo produrre di più ed essere sempre più competitivi, coniugando la sostenibilità ed in questo l’efficientamento energetico sarà fondamentale. Occorrerà passare attraverso una diversa organizzazione dell’attività produttiva nazionale.

Molte grandi compagnie a livello internazionale hanno forti interessi ad accompagnare il futuro del cibo sul sintetico. La partita del futuro sarà per noi agricoltori di mantenere un forte radicamento sul cibo di derivazione naturale. Dovremo essere più produttivi, più competitivi e più sostenibili, quindi ben vengano tutte quelle attività volte a migliorare la sostenibilità aziendale. Viene troppo spesso sottovalutato il ruolo dell’agricoltura, basti pensare al ruolo che giocano gli oliveti o altre piante nell’abbattimento della Co2. Ci vogliono però progetti ed idee, dovremo realizzare perciò grandi piani attorno quelle aziende che già oggi hanno dimostrato evidenti capacità di essere leader a livello mondiale. Non possiamo disperdere tante risorse economiche per tanti micro progetti. Il Recovery plan è una occasione unica che non tornerà più, stiamo impegnando il futuro dei prossimi decenni e per questo motivo la progettualità dovrà essere ampia e importante. Perciò al nostro fianco dovremo avere aziende leader, in grado di creare sempre più valore aggiunto.”




Credito agrario, Confagricoltura-Agronetwork. Bombacigno (Bnp Paribas): In prima linea nel coniugare sostenibilità economica e sociale. Agricoltura partner fondamentale

“Siamo una delle grandi banche europee e mondiali che si stanno fortemente impegnando in quella che è una ragione d’essere, ovvero la trasformazione di tutto quello che sappiamo fare come banca nell’ottica della sostenibilità” dichiara Mauro Bombacigno, Head of Engagement Bnp Paribas.

“Quindi aggiungere a quella che è la storica attenzione ai servizi dei clienti anche l’attenzione al mondo in cui viviamo, e sopratutto la mobilitazione di risorse che abbiano un impatto positivo. Noi lo chiamiamo positive banking, dunque un’attività di credito ed assistenza che viene declinata per far convergere risorse finanziarie necessarie su settori che si stanno impegnando sotto il profilo di sostenibilità economica e sociale.

Il settore dell’agricoltura per noi è fondamentale, da un lato perche questa maggiore attenzione alla sostenibilità ambientale e sociale sta ridisegnando il settore e anche noi sentiamo forte la pressione degli investitori internazionali, degli azionisti, della società civile, dei governi. Allora noi stessi come attori ci sentiamo in prima linea per portare sempre di più a coniugare la sostenibilità economica e il profitto con una sostenibilità ambientale e sociale. Non abbiamo ancora raggiunto gli obiettivi e servirà ulteriore impegno e l’agricoltura giocherà un ruolo di primo piano, anche grazie alla sua capacità di fornire energia alternativa e di contrastare i cambiamenti climatici. Nessuno si può tirare fuori dalla sostenibilità, in prima fila ci sono le multinazionali che stanno sentendo la pressione di tutti questi nuovi azionisti e della società, ma ora anche le aziende più piccole rivestiranno una parte sempre più importante.

Abbiamo dedicato e stiamo dedicando 180 mld di euro complessivamente a settori che sono orientati ai diciassette obiettivi delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile. Aumenteremo ancora questi fondi, si tratta di risorse che fanno cambiare il panorama, le strategie e il mercato.

Uno dei nostri ruoli è di portare non solo fondi e risorse ma anche l’internazionalità, tutto ciò che avviene dall’altra parte del mondo.”




Bioeconomia circolare per una ripartenza green. Le conclusioni del seminario organizzato da Agronetwork

“Con 345 miliardi di euro generati negli ultimi anni dalla bioeconomia e oltre due milioni di occupati, soprattutto nel comparto legato alla filiera agroalimentare, l’Italia si colloca al terzo posto a livello europeo per valore della produzione di bioeconomia circolare, dopo Germania e Francia. Numeri questi che ci dicono quanto il nostro Paese sia il vero protagonista della bioeconomia”. Così la presidente di Agronetwork Luisa Todini ha aperto i lavori del seminario “Bioeconomia Circolare per una ripartenza green”, moderato dal segretario generale Daniele Rossi, a cui hanno partecipato autorevoli esponenti del mondo istituzionale e imprenditoriale italiano.

“L’economia circolare è uno strumento essenziale delle strategie e delle politiche europee del New Green Deal – ha continuato Todini – in cui le imprese agricole avranno un ruolo determinante. Nulla deve essere sprecato, e tutto ciò che può tornare ad essere circolare rappresenta il vero petrolio di questa parte di economia, che oggi è in grado anche di attrarre grandi investimenti”.

“L’agricoltura può dare un contributo determinanti al raggiungimento degli obiettivi 2030 proprio grazie allo sviluppo dell’economia circolare – ha detto il presidente Massimiliano Giansanti intervenendo al seminario organizzato da Agronetwork -. Perché è chiaro che sui temi ambientali ci giochiamo il nostro futuro. La bioeconomia circolare è una grande opportunità per rispondere alle sfide del cambiamento climatico, per ridurre la dipendenza dalle fonti energetiche tradizionali sviluppando quelle rinnovabili; per imparare a gestire meglio le risorse naturali, per rendere più efficiente e puntuale la nostra modalità di produrre, per innovare nei materiali e nei processi, per distribuire in maniera equa il nuovo valore aggiunto generato dalla circolarità e dalla precisione”.

“Gli investimenti e i processi innovativi – ha aggiunto Giansanti – dovranno dunque orientarsi, in questa transizione europea e globale, verso nuovi modelli produttivi, energetici, gestionali e di business; verso nuovi servizi da collegare all’evoluzione delle infrastrutture, del digitale, delle rinnovate esigenze dei consumatori. Per questo dobbiamo utilizzare al meglio le importanti risorse che il Recovery Fund mette a disposizione della bioeconomia con un progetto coerente con quelle che sono le caratteristiche dell’agricoltura italiana e dei suoi territori. L’Italia ha tutte le carte in regola per essere leader in Europa in questo percorso”.

Al seminario è intervenuto anche il sottosegretario per l’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare Roberto Morassut. “Sui temi dell’economia circolare – ha detto – siamo in un momento di transizione abbastanza positivo, che ci spinge verso impegni e azioni pratiche. Il recepimento delle quattro direttive europee su questa materia ci impone ora di predisporre un programma nazionale di gestione del ciclo dei rifiuti che abbia come obiettivo quello di affrontare il riequilibrio del sistema territoriale e tecnologico. Ma ci sono ancora alcuni problemi da risolvere, come quello dello squilibrio tra la quantità di materia riciclata e il suo riutilizzo, o la questione impiantistica, che deve essere affrontata con piena consapevolezza, anche per non alimentare il ciclo illegale dell’economia dei rifiuti”.




Bioeconomia circolare, Todini (Agronetwork): Strumento essenziale delle politiche del new green deal. Italia protagonista, terza in Ue per valore della produzione

“L’argomento di oggi non è futuribile bensì decisamente presente e attuale. L’economia biocircolare è difatti uno strumento essenziale delle strategie e delle politiche europee del new green deal” dichiara Luisa Todini, presidente Agronetwork, nel corso del webinar organizzato da Confagricoltura.

“Il Green new deal si basa anche e soprattutto su quella che è l’attività della bio economia circolare” sottolinea.

“Negli ultimi due anni in Italia sono stati generati 345 mld di euro dalla bio economia, con oltre due milioni di occupati, specialmente nel comparto legato alla filiera agroalimentare.

Siamo terzi in termini assoluti a livello europeo per valore della produzione di bio economia circolare, dopo Germania e Francia. I numeri ci dicono quindi che l’Italia è fortemente protagonista da questo punto di vista” evidenzia Todini.

“Questi numeri ci dicono quale è il presente e il futuro della nostra agricoltura nell’ambito dell’economia biocircolare. Il nostro mondo è circolare e certamente lo è quello delle imprese agricole che sono fortemente protagoniste in questo campo che è un pilastro del green new deal.

Nulla deve essere sprecato è tutto ciò che può tornare ad essere circolare rappresenta il vero petrolio di questa parte di economia che occupa oggi due milioni di persone in Italia e che è destinato ad essere un grande moltiplicatore” conclude.




Export made in Italy, Giansanti: Italia continua a crescere grazie a impegno aziende. Ora strategia di governo. VIDEOINTERVISTA

“Oggi Agronetwork ha presentato dei dati che rivelano che in questo ultimo anno un rallentamento dei commerci internazionali. I dazi stanno limitando la libera circolazione dei prodotti a livello mondiale. Gli Usa segnano un trend negativo e la Cina non li dichiara. L’Italia tuttavia ha una crescita modesta ma è comunque in crescita”. Così ad AGRICOLAE il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti a margine del convegno Agronetwork sul commercio internazionale del settore agroalimentare. “Dobbiamo raggiungere degli obiettivi importanti”, prosegue Giansanti.

“Vedere che i Paesi Bassi e la Germania esportano due volte più dell’Italia deve far riflettere. In dieci anni abbiamo avuto una crescita che ci ha portato a 41 miliardi di euro ma è dovuta all’impegno dei singoli produttori. Per questo – prosegue – occorre un percorso di crescita strategica. Il governo deve dotare le imprese di una sistema di aggressione dei mercati globali”

Agronetwork – spiega ancora Giansanti – è il primo soggetto nato in ambito agroindustriale tre anni fa per volontà di Confagricoltuira e Luiss per parlare di tutto quello che ruota intorno all’agroalimentare e al consumo dei beni primari. Si è parlato del valore nuovo e interessante del settore della finanza del comparto e di quelli che sono i nuovi obiettivi dei mercati emergenti. Il valore di Agronetwork – conclude – è porre al centro delle aziende la discussione dei temi che saranno il futuro delle nostre attività di impresa”.

Alessandro Di Bona

<!----> NOMISMA/AGRO NETWORK: +6,5% IMPORT USA PRODOTTI AGRIFOOD ITALIANI NEI PROSSIMI 5 ANNI

Secondo le stime Nomisma, le importazioni statunitensi di prodotti agrifood dall’Italia sono destinate a cresce ad un tasso medio annuo (CAGR) del +6,5% nel periodo 2017-2022”, è quanto evidenzia Denis Pantini, Responsabile Area Agroalimentare di Nomisma in occasione dell’evento promosso oggi da Agronetwork durante il quale è stato presentato un apposito indicatore, il NOMISMA Italian Agrifood Mkt Potential Index (realizzato in collaborazione con Confagricoltura)

FOTOGRAFIA ATTUALE-Prosegue la crescita

Prosegue anche nel 2017 la crescita del ruolo giocato dai mercati esteri per l’agrifood italiano: i consumi nazionali per generi alimentari e bevande (243 miliardi € nel 2017), seppur in ripresa, sono, difatti, ancora lontani dai tempi pre-crisi, per cui esportare – oltre che un’opportunità di crescita per le aziende agroalimentari italiane – rappresenta anche una strategia di sopravvivenza. Non a caso, negli ultimi anni il fatturato del settore è stato trainato dalla domanda estera: nel 2017 il 24% del giro d’affari dell’industria alimentare nazionale è stato generato proprio al di fuori dei confini italiani a fronte di un 20% di cinque anni prima.

In termini assoluti, le vendite sui mercati internazionali dei prodotti agrifood Made in Italy hanno superato i 40 miliardi € nel 2017, registrando un balzo del +27% su base quinquennale e del +5,6% rispetto al 2016. E, sebbene ci sia un lieve rallentamento, l’espansione dell’export continua anche nel 2018: +2,3% nel I semestre   rispetto al medesimo periodo del 2017. A trainare tale incremento sono sia i mercati tradizionali, i cosiddetti Paesi bandiera, come Germania (export italiano pari a 6,9 mld € nel 2017, +16,5% tra 2012 e 2017), Stati Uniti (4,0 mld €, +48,9%), Regno Unito (3,3 mld €, +27,8%), Canada (809 mln €, +24,3%), Giappone (794 mln €, +13,1%), che da soli valgono il 40% del nostro export agroalimentare, sia i mercati emergenti (Paesi frontiera), su tutti Polonia (833 mln € nel 2017, +58,1% su 2012), Australia (530 mln €, +41,7%), Cina (423 mln €, +78,5%), Corea del Sud (221 mln €, +68,8%) e Messico (103 mln €, +23,8%).

IL FUTURO- Potenzialità agrifood italiano per i prossimi 5 anni

Ma cosa ci aspetta nel prossimo futuro? Le potenzialità dell’agrifood italiano per il prossimo quinquennio su 10 mercati target (5 bandiera e 5 frontiera) si presentano alquanto interessanti;  il NOMISMA Italian Agrifood Mkt Potential Index  prende in considerazione variabili di diversa natura tra cui i redditi pro-capite, i consumi alimentari, l’import agroalimentare, il ruolo dei prodotti italiani e la presenza di dazi e altre barriere agli scambi commerciali. Emerge come gli Stati Uniti rappresentano il mercato con le maggiori opportunità di sviluppo futuro per l’agrifood Made in Italy con un valore dell’indice pari a 100. “Pur essendo un mercato tradizionale per il nostro export (peso del 10%) e nel quale le nostre aziende sono presenti da anni, le opportunità di un ulteriore sviluppo dell’agrifood tricolore in tale mercato sono enormi grazie all’elevata capacità di spesa di parte della popolazione, all’enorme dimensione del mercato in termini di potenziali consumatori e ad un import di prodotti italiani che per ora risulta concentrato (oltre la metà) in soli cinque stati (California, New York, Texas, Illinois e Florida)”, afferma Denis Pantini, Responsabile Area Agroalimentare di Nomisma.

Gli altri mercati con le maggiori potenzialità per l’agroalimentare nazionale sono la Germania (NOMISMA Italian Agrifood Mkt Potential Index pari a 97) e la Cina (94): si stima che in tali mercati la domanda di prodotti agroalimentari italiani crescerà ad un CAGR 2017-2022, rispettivamente, del +4% e del +12%. Seguono Canada (73), Giappone (72) e poi distanziati Polonia (52), Regno Unito (42), Corea del Sud (38), Australia (29) e Polonia (15




WEB REPUTATION, AGRONETWORK: RELAZIONI VALIDE CON I SOCIAL MEDIA PER FAR CRESCERE L’AGROALIMENTARE ITALIANO

La reputazione aziendale è uno dei fattori determinanti per il successo di un’impresa o di un brand: studi recenti dicono però che le aziende faticano a esportare all’estero la reputazione di cui godono in patria. Soltanto una su dieci ha una reputazione più alta a livello internazionale rispetto a quella goduta nel proprio Paese e solo una su due si dichiara in grado di governare i processi che la incrementerebbero». Sulla base dell’attuale importanza assunta dal web come fonte di notizie e, purtroppo, anche di «fake news», il seminario “Web reputation: gestione della reputazione aziendale nell’agroalimentare”, organizzato da Agronetwork che si è svolto oggi alla LUISS Business School di Roma, ha proposto un quadro di riferimento normativo e analitico relativo al monitoraggio web e al social listening sul tema della disinformazione e circolazione in rete di false notizie nel settore agroalimentare.

Agronetwork è l’associazione per i progetti dell’agroindustria costituita da Confagricoltura, Nomisma e Università LUISS Guido Carli per porre nuove basi nel rapporto di filiera, studiando iniziative ed eventi che vedano assieme i vari attori imprenditoriali.  Agronetwork nasce anche per valorizzare progetti agroindustriali  nel nostro Paese concretizzare nuovi servizi e tecnologie per promuovere reti innovative per la produzione agroalimentare. Già hanno aderito a all’associazione le imprese Heineken, Pancrazio, S. Margherita, Rago, Folonari, Iccrea, Agriconsulting.

“L’obiettivo principale dell’associazione – ha detto la presidente di Agronetwork Luisa Todini – è il rilancio della competitività dell’agroalimentare attraverso l’approfondimento della progettualità di filiera, la creazione di reti, la realizzazione di iniziative, fiere, eventi e manifestazioni per la valorizzazione del Made in Italy e per l’innovazione, anche su scala internazionale.”

Obiettivo del seminario è stato quello di delineare lo scenario e le dinamiche del mondo web nell’ambito della «Reputation» con uno sguardo sullo status dell’agroalimentare, per analizzare potenzialità e rischi nella valorizzazione delle strategie del webmarketing e per valutare l’efficacia dei sistemi di difesa messi in atto dalle Aziende agroalimentari.

“I social media stanno cambiando il mondo – ha detto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti – e il sistema agroalimentare è particolarmente vulnerabile. Le nostre aziende devono imparare a gestire il web senza spaventarsi per la sua modernità e complessità. La gestione deve essere non solo professionale, ma anche quotidiana dove, alle competenze della comunicazione, devono accompagnarsi quelle di natura tecnica ed agronomica. In prospettiva una parte importante del nostro mercato verrà controllata dall’e-commerce, che a sua volta è influenzato dai cosiddetti blogger. Bisogna costruire un sistema di relazioni valido con i social media, garantendo ai nostri consumatori sempre maggiore trasparenza e qualità delle scelte imprenditoriali, per mantenere alta la reputazione, cioè la stima e la credibilità riguardo al brand e ai propri prodotti.”




AGRONETWORK, CONFAGRICOLTURA: AGROALIMENTARE VALE 140 MLD ED E’ IL PRIMO COMPARTO ECONOMIA ITALIANA. FARE SISTEMA

“Sono contento di questa nostra iniziativa che nasce dagli imprenditori per gli imprenditori. Agronetwork, l’associazione nata da Confagricoltura, Nomisma e università Luiss Guido Carli, intende progettare e rilanciare la competitività delle imprese, sviluppando i temi comuni imprenditoriali”. Queste le parole di Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, nel corso del convegno sulla web reputation.
“L’agroalimentare rappresenta il primo comparto dell’economia italiana, con un fatturato di 140 miliardi di euro ed un export di 35 miliardi. È necessario però fare sistema e rafforzare questo settore trainante, il quale, nonostante i numeri, fa difficoltà ad emergere nel mercato globale. E l’Italia non può permettersi, ha aggiunto Giansanti, di rimanere indietro in un mercato che si fa sempre più veloce. Per questo nasce Agronetwork, con lo scopo non solo teorico, ma pratico di accompagnare e sviluppare le imprese nel mercato”. “Se vogliamo essere protagonisti nel mondo non serve il protezionismo,  che rappresenta un ostacolo allo sviluppo, dobbiamo al contrario scegliere la via del mondo, dell’apertura al mercato globale. È fondamentale aprirci alle innovazioni, il che significa un modo nuovo di fare impresa. Ciò significa far diventare preponderante il tema del digitale e della web reputation per fare impresa. Si pensi ad esempio al tema della pasta che contiene glifosato, è una notizia falsa che ci danneggia, diventa allora fondamentale difendere la propria reputazione”.
“Agronetwork, ha concluso Giansanti, dovrà diventare il contenitore delle tendenze del mondo che verrà, e dovrà avere il compito di governare queste stesse forze”.
Nel corso del convegno promosso da Agronetwork, ha preso parola Paola Severino, rettore università Luiss.”Oggi è un evento importante perché mette in contatto il mondo dell’università e il mondo dell’impresa. Dobbiamo incentivare queste occasioni e non rimanere rinchiusi in delle torri d’avorio. La reputazione, ha dichiarato il rettore della Luiss, non sempre è un bene che teniamo in conto, ma ce ne accorgiamo solo nel momento in cui veniamo attaccati. La diffusione virale delle notizie web colpisce più in profondità delle normali fake news, si tratta di un grave problema perché lede l’integrità professionale”. “Il consumatore si affida ormai sempre più alle informazioni che provengono dai media più diffusi, che sono quelli web, per questo, specialmente in campo agroalimentare, è importantissimo il tema della reputazione aziendale. Alla base, ha concluso la Severino, ci deve però essere sempre una concorrenza leale, dobbiamo premiare le imprese virtuose, rispetto a quelle che si fondono su fake news e sul ledere la professionalità altrui”.