Un gruppo di ONG e di singole persone ha sottoscritto nel mese di marzo un appello alla Corte di Giustizia del Tribunale europeo contro l’inclusione della biomassa di origine forestale tra i combustibili considerati nella nuova Direttiva europea sulle energie rinnovabili (nota come RED II). RED II, come noto, vincola tutti gli Stati membri dell’UE ad un obiettivo ambizioso entro il 2030: coprire con fonti rinnovabili almeno il 32% dell’energia complessiva generata. I ricorrenti sostengono che la nuova direttiva stia causando una diffusa “devastazione delle foreste” e sia la principale causa dell’aumento delle emissioni di gas serra. Ritengono inoltre che l’uso della biomassa forestale per finalità energetiche abbia aumentato la pressione di raccolta sulle foreste in Europa e Nord America per soddisfare la crescente domanda nell’UE. Infine sostengono che nella direttiva non sia stato tenuto conto adeguatamente delle emissioni di carbonio derivanti dalla raccolta, produzione, trasporto e combustione delle biomasse legnose.
Cerchiamo dunque di capire perché, analizzando nel dettaglio i contenuti dell’appello, da preoccupazioni emotivamente condivisibili emergano errori di valutazione, presupposti sbagliati, conclusioni pretestuose e una limitata consapevolezza delle reali necessità della nostra civiltà, non solo energetiche ma anche economico-sociali.
LA DIRETTIVA RED II
Il raggiungimento dell’obiettivo fissato da RED II è una sfida impegnativa, che impone una crescita sostenuta di tutte le fonti rinnovabili, nei limiti di un uso sostenibile delle risorse disponibili. In questo quadro il contributo del settore delle biomasse solide è decisivo. Esso, rappresenta oggi la principale fonte di energia rinnovabile prodotta in Europa (60% dell’energia rinnovabile). La nuova direttiva europea sulle rinnovabili rappresenta una parte fondamentale di questo percorso ed è stata adottata dopo anni di approfondite consultazioni con le parti interessate, dibattiti pubblici e ricerche scientifiche, obiezioni ed opinioni che sono state prese in considerazione durante questo lungo processo. Nella direttiva sono stati introdotti per la prima volta criteri di sostenibilità ambientale, ma anche economica e sociale per l’utilizzo della biomassa legnosa, condivisi dall’intero settore che potranno essere ulteriormente migliorati nel corso del recepimento della normativa.
LE FORESTE UE
Le foreste dell’Unione Europea si estendono su 161 milioni di ettari, coprendo il 38% della superficie terrestre. La superficie delle foreste dell’UE è in aumento: tra il 1990 e il 2015 è aumentata di circa 13 milioni di ettari, con un tasso di incremento stabile, che sarà confermato anche nel prossimo rapporto europeo. Ciò è avvenuto in particolare grazie all’espansione naturale di aree forestali su superfici agricole e pascolive abbandonate e agli sforzi di rimboschimento avviati nel secolo scorso. Gli abbattimenti a fini produttivi rappresentano soltanto circa i due terzi dell’incremento del volume annuale di legno. La principale destinazione d’uso di questi abbattimenti è energetica (42% del volume della biomassa europea, che rappresenta circa il 5% del consumo energetico totale dell’UE), contro il 24% per le segherie, il 17% per l’industria della carta e il 12% per quella dei pannelli.
BOSCHI ITALIANI
La situazione dei boschi italiani non si discosta dal contesto europeo. Nonostante più di un terzo della superficie nazionale sia ricoperta da boschi e nell’ultimo secolo si sia assistito ad un aumento della superficie e della provvigione legnosa, non si è avuto un incremento della gestione, delle utilizzazioni e degli investimenti produttivi. I prelievi di legna e legname nazionali risultano inferiori al 35% dell’incremento annuo (contro una media europea che supera il 60%) e si attestano a valori di poco superiori ai 14 milioni di m3 annui, di cui il 66% ancora costituito da legna da ardere. Allo stesso tempo tuttavia, la filiera produttiva nazionale risulta dipendente dall’estero per l’approvvigionamento della materia prima e più di 2/3 del suo fabbisogno strutturale ed energetico viene coperto dalle importazioni. Importazioni extraeuropee che giungono da paesi nei quali il taglio del bosco potrebbe anche essere caratterizzato dall’assenza di regole di tutela ambientale e sociale.
AUMENTO EMISSIONI CO2 A CAUSA DEGLI IMPIANTI A BIOMASSE?
L’assunto – fanno sapere da AIEL, l’associazione delle imprese della filiera legno-energia – mette in discussione il principio della neutralità della CO2 nella valorizzazione energetica delle biomasse in sostituzione delle fonti fossili. Si tratta di una tesi che sfida le conoscenze disponibili sul processo di fotosintesi clorofilliana, attraverso la quale la foglia cattura il biossido di carbonio dell’atmosfera e lo organica nel carbonio dei componenti cellulari (cellulose e lignine) del legno. Ad esempio una tonnellata di legna di faggio corrisponde al sequestro di 2,7 t. di CO2. Per la formazione del petrolio sono necessari tra i 5 e i 200 milioni di anni, mentre il turno, cioè il tempo medio di rotazione dei prelievi forestali, varia in genere nell’arco delle decine di anni. Se da un lato quindi usare combustibili fossili significa immettere in atmosfera in modo netto CO2, la loro sostituzione con biomasse legnose significa solo riemettere il biossido di carbonio già sottratto. Va quindi osservato che con il contributo della gestione forestale sostenibile il bosco è in grado di sequestrare la CO2 sottratta all’atmosfera e generare nuova biomassa con tempi molto più rapidi rispetto al consumo delle energie fossili.
Come è ampiamente noto e dimostrato – proseguono -, il processo di combustione di biomasse legnose produce invece polveri sottili e benzo(a)pirene, in quantità variabile a seconda della tecnologia di combustione dei generatori utilizzati, della qualità dei combustibili legnosi, della manutenzione ordinaria e straordinaria che periodicamente viene effettuata su apparecchi e/o impianti. In particolare, le vecchie stufe a legna o i caminetti a fiamma aperta presentano fattori di emissione significativi. Su questo elemento negativo, presente in particolare nel settore del riscaldamento domestico, va però evidenziato come le aziende produttrici di apparecchi e caldaie abbiano compiuto sforzi importanti nella ricerca e sviluppo di soluzioni tecnologiche sostenibili per abbattere sostanzialmente le emissioni, aumentare l’efficienza degli apparecchi e migliorare la qualità dell’aria, attraverso un percorso in continua e positiva evoluzione. L’elemento chiave nel percorso di miglioramento intrapreso dalle aziende del settore è dato dalla possibilità di offrire al mercato un’oggettiva distinzione qualitativa dei sistemi di riscaldamento, grazie alla certificazione Aria PulitaTM, che attraverso un sistema di etichettature assicura specifiche prestazioni in un’ottica di contenimento delle emissioni atmosferiche.
EMISSIONI DI CARBONIO DERIVANTI DA RACCOLTA, PRODUZIONE, TRASPORTO E COMBUSTIONE DI COMBUSTIBILI LEGNOSI DA BIOMASSA
Le emissioni di carbonio derivanti dal ciclo di raccolta, produzione, trasporto e combustione della biomassa è uno dei temi più approfonditi e considerati da parte dell’Unione Europea nella determinazione delle strategie e politiche non solo energetiche ma anche di sviluppo locale e di gestione del patrimonio forestale. Un uso sostenibile della biomassa solida e gassosa per il riscaldamento, il raffreddamento e la produzione di energia elettrica è per l’Europa un presupposto imprescindibile che trova attuazione in un uso locale e pianificato degli approvvigionamenti. Nel settembre 2013 la Commissione ha adottato la nuova strategia forestale dell’UE (COM(2013)0659), che propone un quadro europeo di riferimento per l’elaborazione delle politiche settoriali aventi un impatto sulle foreste. I principi guida di questa strategia sono la gestione sostenibile delle foreste e la promozione del loro ruolo multifunzionale, l’utilizzo efficace delle risorse e la responsabilità dell’Unione nei confronti delle foreste a livello mondiale. Migliorare la competitività e la sostenibilità delle industrie forestali dell’UE, della bioenergia e dell’economia verde in generale è un obiettivo prioritario in quanto il legno europeo, materia prima naturale, rinnovabile, riutilizzabile e riciclabile, proviene da foreste gestite in maniera sostenibile e viene trattato e usato in modo tale da ridurre al massimo gli effetti negativi sul clima e sull’ambiente, fornendo al contempo mezzi di sussistenza e svolgendo un ruolo importante nella bioeconomia dell’UE. Tuttavia la futura competitività del settore richiederà processi e prodotti efficienti nell’impiego di risorse e dal basso impatto ecologico. Le foreste svolgono un ruolo inestimabile in termini di compensazione delle emissioni, attraverso il processo fotosintetico, ma non potranno essere e non saranno mai la soluzione se contestualmente non si darà concretamente avvio ad un serio percorso di riduzione delle emissioni frutto di processi energetici inefficienti e in larga parte affidati ai combustibili fossili nelle attività industriali, agricole, di trasformazione, del trasporto, del consumo energetico domestico.
CONCLUSIONI
Le foreste svolgono una molteplicità di funzioni e producono beni e servizi che l’uomo utilizza da sempre, direttamente o indirettamente, a proprio vantaggio, primo fra tutti il legno a fini energetici. Da alcuni anni è in atto una “riscoperta del legno”, sia come materiale costruttivo che come fonte di energia, in particolare grazie alla quasi completa neutralità dal punto di vista delle emissioni di carbonio in atmosfera ed alla fluttuazione dei prezzi dei combustibili fossili. Nell’ambito del confronto internazionale sul ruolo dell’energia derivante dalle biomasse legnose sono note ed evidenti le ricadute sociali e ambientali legate alla valorizzazione di queste risorse naturali e rinnovabili. L’elemento chiave e irrinunciabile su questo tema è la gestione forestale sostenibile e responsabile che si traduce nel rispetto delle regole e dei principi della pianificazione forestale, dei criteri e degli indici di prelievo, delle funzioni fondamentali che il sistema boschivo svolge, della conservazione e perpetuazione della copertura boschiva, dei diritti e della sicurezza degli operatori. In questo modo la riduzione delle emissioni in atmosfera di carbonio di origine fossile si potrà coniugare con il mantenimento della multifunzionalità propria degli ecosistemi forestali.
AIEL è l’associazione delle imprese della filiera legno-energia, con sede legale a Roma e sede operativa a Legnaro (Padova) presso il Campus di Agripolis, che da 15 anni si occupa di promuovere la corretta e sostenibile valorizzazione energetica delle biomasse agroforestali, in particolare i biocombustibili legnosi (www.aiel.cia.it). L’associazione rappresenta circa 500 imprese della filiera, in particolare circa il 70% delle industrie italiane ed europee di costruzione di apparecchi domestici e caldaie (circa 700 M€ di fatturato). Sul fronte dei biocombustibili rappresenta circa 150 produttori di legna e cippato e 60 imprese italiane di produzione e distribuzione di pellet. AIEL ha fondato e gestisce in Italia tre sistemi di certificazione: ENplus (pellet), Biomassplus (legna, cippato e bricchette) e Aria Pulita (stufe, inserti, caldaie domestiche a legna e pellet).
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Redazione × Pubblicato il 21/03/2019 at 11:55
Le foreste italiane sino in costante aumento ma è necessaria una gestione sostenibile per tutelare e per cogliere le opportunità della bioeconomia. È quanto emerge dal RafItalia 2017-2018 -rapporto sullo stato delle foreste e del settore forestale in Italia presentato al Mipaaft. Il Raf fornisce una fotografia fino ad oggi mancante dello stato delle foreste e filiere forestali italiane.
La superficie forestale aumenta progressivamente da 40 anni e ha oggi raggiunto 11 milioni di ettari. (Il 36,4% della superficie nazionale. +72,6% dal 1936 al 2005; +4,9% dal 2005 al 2015). L’espansione è sicuramente un bene ma si realizza a discapito delle superfici agricole abbandonate.
Il ruolo produttivo del bosco rimane fondamentale per l’Italia e per le sue industrie di trasformazione ma a questo ruolo storico si affianca oggi sempre di più il riconoscimento dei servizi ambientali, sociali e culturali che una corretta gestione può fornire alla società di oggi e alle generazioni future.
Il settore produttivo forestale crea occupazione per oltre 400 mila persone. La gestione del bosco e la sua valorizzazione socioculturale potrebbe sviluppare un indotto di oltre 300 mila posti di lavoro in particolare per le aree rurali ed interne del paese.
L’Italia importa legna e legname dall’estero e utilizza poco i boschi nazionali restando ampiamente al di sotto dei tassi di utilizzazione europei.
Si prelieva annualmente dal 18 al 37% di quanto il bosco ricresce mentre la media dell’Europa meridionale è del 62-67%.
Inoltre si denota una crescente attenzione per i servizi ecosistemici forniti dal bosco in particolare per quelli ricreativi, culturali e di compensazione delle emissioni. Oltre 620mila sono gli iscritti ad associazioni escursionistiche, 192 sono i parchi e 71 gli asili in bosco per un totale di 1,96M€ di transazioni per compensazione emissioni CO2.
Nonostante la crisi alcuni ambiti produttivi hanno mostrato segnali di crescita come l’edilizia in legno e la coltivazione di pioppo per l’industria (43mila ha, +27% rispetto ai 5 anni precedenti con un aumento del prezzo dal 2016 del 20%). Sono stati 3130 gli edifici in legno costruiti per un valore complessivo di 698 milioni di euro.
Crescono le imprese (+6.471 +14%) ma diminuiscono gli addetti in selvicoltura (12.166 -13,4%) soprattutto al centro sud.
Anche le città sono da gestire: il 7,2% delle città è coperto da alberi e ogni italiano ha a disposizione 27 metri quadrati di verde nelle aree urbane.
Gli incendi rimangono la principale preoccupazione e rischio per il patrimonio che pur essendo diminuiti progressivamente in termini di superficie percorsa dal fuoco vede un aumento dei rischi di innesco con periodi di alta siccità e ondate di calore. La media degli incendi dal 1980 al 2009 è stata pari a 116.533 ha/anno. Con una media 2010-2017 -38% 72.621 ha/anno.
FORESTE, MANZATO: COMPARTO DA CONSERVARE MA ANCHE DA VALORIZZARE. ECCELLENZA MADE IN ITALY. VIDEO INTERVISTA
Posted by Redazione × Pubblicato il 21/03/2019 at 12:19
“Un patrimonio da salvaguardare ma non solo. L’ultima legge ci da la possibilità di un percorso dinamico, quindi la conservazione ma anche la capacità di poter utilizzare la nostra materia prima con prodotti di alta qualità esattamente come è di alta qualità tutta la produzione italiana, dalla moda all’agroalimentare fino alla tecnologia”. Così ad AGRICOLAE il sottosegretario alle Politiche agricole Franco Manzato in merito ai dati emersi dalla presentazione del Rapporto sulle foreste italiane.PRESENTATO AL MIPAAFT IL PRIMO RAPPORTO NAZIONALE SULLO STATO DELLE FORESTE E DEL SETTORE FORESTALE
Posted by Redazione × Pubblicato il 21/03/2019 at 12:41
In occasione della Giornata internazionale delle foreste il Ministero delle politiche agricole alimentari forestali e del turismo ha presentato oggi il primo Rapporto nazionale sullo stato delle foreste e del settore forestale in Italia (RaF Italia).
Il rapporto ha coinvolto 214 esperti di Enti, Istituzioni, Amministrazioni e Associazioni nazionali e regionali, producendo 105 notizie, 8 focus, 109 indicatori e 8 buone pratiche. Scopo del RaF Italia è raccogliere in un unico contenitore le conoscenze e le informazioni inerenti le foreste le sue filiere foretali nazionali dando avvio ad un nuovo processo di aggiornamento per le indagini statistiche in materia, con specifica attenzione alle necessità conoscitive europee e internazionali.
Alla conferenza stampa è intervenuto il Sottosegretario del Mipaaft, On. Franco Manzato: “Il Mipaaft presenta oggi la sintesi di un intenso lavoro di squadra che ha coinvolto tutte le Amministrazioni italiane e le Associazioni depositarie di dati forestali. L’immagine che offriamo è quella di un settore che ha ben compreso le necessità di uno sviluppo nel segno della sostenibilità e della tracciabilità delle numerose filiere, dinamicamente in equilibrio tra conservazione e valorizzazione, nel segno del bene comune. Le foreste offrono alla collettività servizi ecosistemici di valore straordinario, che per la prima volta al mondo l’Italia è stata in grado di rendere espliciti. La filiera della trasformazione è già leader nel mondo, per qualità dei maufatti e originalità del design. Altri traguardi arriveranno presto, e sempre ai massimi livelli nel mondo”.
“Il Rapporto colma una lacuna nella conoscenza del sistema foresta-legno che finalmente può essere analizzato e divulgato. Frutto di un intenso lavoro di squadra, fotografa un settore vivace ed in evoluzione verso la modernità”, ha dichiarato il Direttore generale delle foreste, Dott.ssa Alessandra Stefani.
Tra i curatori del Rapporto Raoul Romano, Ricercatore CREA e responsabile della scheda foresta della rete rurale nazionale: “Le nostre foreste hanno raggiunto un’estensione di 11 milioni di ettari, il 36,4% della superficie nazionale, il settore produttivo ad esse legato occupa oltre 400 mila persone. Il ruolo produttivo del bosco è fondamentale per il nostro Paese e per i servizi ambientali, sociali e culturali che solo una corretta gestione può fornire. In termini occupazionali si potrebbe sviluppare un indotto di oltre 300 mila posti di lavoro, in particolare per le aree rurali. Molto, infine, si può fare sul fronte dell’utilizzazione del patrimonio boschivo, incrementando in modo sostenibile i nostri prelievi legnosi per diminuire l’import di legna dall’estero, senza intaccare il nostro capitale naturale”.