Aiel-Fiper. Verde urbano e fuori foresta: riconoscere le potature come sottoprodotti con un valore economico

Una Guida per fare il punto sugli sviluppi tecnici e normativi e informare aziende, amministrazioni pubbliche e privati sulle opportunità di dare valore economico ai sottoprodotti derivanti dalla gestione del verde urbano e del fuori foresta. La proposta di AIEL e FIPER, lanciata in occasione di Progetto Fuoco, ha l’obiettivo di promuovere un cambio di prospettiva rispetto alla gestione di sfalci e potature, trasformandoli da semplici rifiuti da smaltire a preziosi ‘sottoprodotti’ con un valore economico che si traduce nella possibilità di ricavarne un altro prodotto, il cippato, per utilizzi energetici. Una trasformazione che non si limita solo all’attività forestale, ma può portare benefici tangibili anche nella gestione del verde urbano e delle aree non forestali.

Dall’analisi della normativa, in particolare il Testo Unico Ambientale e il c.d. Decreto sottoprodotti, una sentenza della Corte di Cassazione del 2008, alcuni interpelli e una circolare del MATTM del 2017, emergono diversi elementi utili a inquadrare correttamente il tema: questi materiali non sono rifiuti ma residui di legno vergine da valorizzare come sottoprodotti in successivi processi produttivi o utilizzi tra cui, in primis, quello energetico.

Perché una Guida ai sottoprodotti

Comuni, privati e operatori del settore soffrono le conseguenze dell’attuale quadro d’incertezza. Attraverso la Guida alla valorizzazione dei sottoprodotti, da intendersi come una sorta di vademecum, AIEL e FIPER vogliono risolvere questo problema e definire punti di riferimento condivisi su cui costruire politiche di gestione virtuose e lungimiranti. Da qui il primo passo di richiedere al MASE, congiuntamente a FIPER e Confcooperative, di attivare un tavolo di lavoro con tutti gli stakeholder per validare e discutere il vademecum.

Sfalci e ramaglie: da problema a opportunità

La gestione degli sfalci e delle potature del verde urbano oscilla da anni fra la dimensione del problema e quella dell’opportunità. Eppure, la realizzazione di questa forma di economia circolare, in grado di abbattere i costi derivanti dallo smaltimento dei rifiuti e di creare nuove filiere produttive, porterebbe benefici complessivi per la sola Pubblica Amministrazione stimati in circa 240-360 milioni di euro ogni anno. Il quantitativo di potature urbane disponibili varia dai 3 ai 4 milioni di tonnellate all’anno per un costo di smaltimento di circa 180-240 milioni di euro, a fronte di un possibile ricavo di 80-120 milioni di euro in caso di valorizzazione energetica del materiale attraverso la trasformazione dei sottoprodotti in cippato.

Il caso virtuoso del Friuli-Venezia Giulia

Lo dimostra anche il caso virtuoso della Regione Friuli-Venezia Giulia: a seguito degli eventi meteorologici violenti di luglio 2023, il governo friulano ha emanato un’ordinanza con cui i 125 comuni colpiti dagli effetti della tempesta hanno potuto gestire gli alberi abbattuti in deroga alla gestione del regime rifiuti, a condizione che venissero impiegati nella filiera energetica. Le oltre 10.000 tonnellate di legname raccolto hanno così prodotto un risparmio per i 125 comuni di circa 800.000 euro.

I presupposti del Testo Unico Ambientale

Cogliendo l’occasione dell’avvio del processo di revisione del Testo Unico Ambientale (TUA), l’obiettivo congiunto che Aiel e Fiper si sono prefissate è quello di annoverare definitivamente sfalci e potature derivanti dalla gestione di parchi e giardini e il materiale derivante dalla gestione degli eventi meteorologici o della pulizia degli alvei fluviali come sottoprodotti, trasformandoli in un’opportunità di economia circolare. I presupposti per questo progetto sono già contenuti nei requisiti previsti dall’art.184 bis del TUA e in diverse sentenze recenti che hanno riconosciuto come sottoprodotti materiali derivanti da servizi analoghi a quello della gestione del verde urbano.

Verso un’economia circolare del fuori foresta

Il fuori foresta rappresenta una mole importante e ancora oggi quasi del tutto ignorata di risorse, che possono aiutare il nostro paese a progredire sulla strada della transizione energetica” commenta Walter Righini, Presidente di Fiper. “Con la valorizzazione di questi materiali potremmo fare un passo avanti nella creazione di un modello circolare anche nella gestione del verde delle nostre città. C’è un patrimonio ecologico ed economico che oggi scartiamo come rifiuto e che invece ha già tutte le carte in regola per diventare una risorsa. Non sprechiamo quest’occasione. Facciamo appello al MASE affinché acceleri la creazione del tavolo di lavoro” conclude Domenico Brugnoni, Presidente di Aiel.




Aiel. Rilanciare l’economia del legno: nuovi strumenti per le foreste del futuro

L’Italia è il Paese europeo con il più basso tasso di prelievo di legname dalle proprie foreste: la risorsa legnosa italiana è sottoutilizzata e mal utilizzata, un problema strutturale che danneggia lo sviluppo economico delle aree interne e montane del Paese. È necessario adottare al più presto un modello italiano di sviluppo della bioeconomia, non copiando i modelli del Nord Europa dominati dalle grandi centrali di raffinazione a biomassa, ma puntando a costruire un sistema forestale fondato sulla selvicoltura di qualità, sulla gestione forestale sostenibile e l’uso a cascata del materiale forestale. Oggi ci sono le condizioni per costruire una filiera virtuosa che opera su volumi inferiori, derivati dal territorio, e che può portare vero valore aggiunto al Paese attraverso strumenti come segherie di medie dimensioni, impianti all’avanguardia, legname ingegnerizzato e green communities.

L’appello, rilanciato da Davide Pettenella, Professore dell’Università di Padova presso il Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali e Presidente di Cluster legno Italia, arriva dal Convegno “I nuovi strumenti per la foresta del futuro. Istituzioni, filiere e imprese finalmente insieme” organizzato da AIEL, Associazione italiana energie agroforestali, in collaborazione con CIA, Confederazione agricoltori italiana, in occasione di Progetto Fuoco, la principale Fiera di settore dedicata al riscaldamento domestico a legna e pellet.

 “Condividiamo l’importanza di lavorare ad un rilancio della filiera forestale in un’ottica di sviluppo delle aree interne e montane, fondamentali per sostenere la crescita di tutto il Paese – ha dichiarato Luigi D’Eramo, Sottosegretario del MASAF –. La filiera del legno è assolutamente strategica in questo: non solo dal punto di vista energetico ma anche per quanto riguarda l’uso del legno nel settore dell’arredamento italiano. Oggi, poco più del 15% della superficie forestale italiana (che corrisponde a oltre 11 milioni di ettari) è soggetto a piani di gestione forestale: all’interno del contesto interno e montano lo sviluppo socioeconomico passa anche da un maggiore impegno nella gestione e valorizzazione del nostro patrimonio forestale”.

Come ha ricordato Luigi Torreggiani, giornalista di Compagnia delle Foreste e moderatore dell’incontro, solo dieci anni fa gli strumenti a disposizione della filiera forestale erano molto più limitati: non esistevano documenti fondamentali come il Testo Unico delle Foreste, la Strategia forestale nazionale, il Position Paper, condiviso dai principali attori del settore e dal MASAF, che delinea la strategia della filiera forestale per rilanciare l’economia del legno.

Un altro strumento innovativo, lanciato a dicembre 2023, è il nuovo Sistema Informativo Forestale, osservatorio sulle biomasse forestale e gli usi energetici che raccoglie dati e informazioni aggiornate e affidabili, fondamentali per costruire una strategia forestale basata su dati oggettivi e condivisi.

Partendo dalla consapevolezza che tutti i settori collegati alla filiera forestale hanno un ruolo strategico per valorizzare la bioeconomia del nostro Paese, Annalisa Paniz, Direttrice generale di AIEL, ha presentato il position paper “Gestione forestale e sostenibilità degli usi energetici delle biomasse forestali documento che ha proposto per la prima volta una nuova strategia condivisa da tutti i settori che operano all’interno della filiera forestale (edilizia, arredamento, carta, energia ecc…) per rilanciare in modo sistemico l’economia del legno secondo un modello di sostenibilità, circolarità e sviluppo economico. “Il Position Paper è il risultato del riconoscimento da parte di tutto il settore forestale che, nell’ambito di una gestione circolare delle risorse con valorizzazione dell’uso a cascata del legno, non esiste una competizione tra valorizzazione energetica dei biocombustibili e uso industriale del legno – ha spiegato Paniz nel suo intervento –. Gli strumenti per una selvicoltura responsabile esistono già ma è importante continuare a sostenere le imprese forestali e  l’associazionismo, gli “accordi di foresta” e la pianificazione forestale: l’unica via per valorizzare la risorsa rinnovabile locale rappresentata dal legno portando valore aggiunto per il territorio e i cittadini”.

La seconda sessione del convegno ha focalizzato l’attenzione sui contatti di filiera nel settore forestale, con l’intervento di Pietro Oieni, Direzione generale dell’economia montana e delle foreste del MASAF, che ha raccontato il percorso che ha portato al primo Bando nazionale sui contratti di filiera nel settore forestale: un primo passo che verso la strutturazione di una filiera più compatta e unita, con l’obiettivo generale di finanziare programmi di investimento sostenibili dal punto di vista ambientale e innovativi dal punto vista tecnologico, rafforzando le relazioni intersettoriali lungo le catene di produzione, trasformazione e commercializzazione, attraverso l’aggregazione dei produttori e la creazione di responsabilità solidale delle imprese della filiera, migliorando la posizione dei beneficiari nella catena del valore.

Tutti i principali attori della filiera si sono confrontati nel dibattito in cui è stata condivisa la necessità di attivare un Tavolo Interministeriale permanente tra il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e il Ministero delle Imprese e del Made in Italy per garantire la condivisione e il coordinamento delle politiche che riguardano le filiere industriali ed energetiche collegate al settore forestale, anche attraverso una specifica attività di ricerca, formazione e innovazione.

In questi dieci anni abbiamo lavorato tanto per costruire, quasi da zero, delle opportunità di sviluppo per il settore forestale italiano. Dieci anni fa non esisteva una Direzione Forestale Nazionale – ha spiegato in chiusura Alessandra Stefani, Direttore Direzione generale dell’economia montana e delle foreste del MASAF – da qui non torneremo indietro. Abbiamo aperto con uno spunto interessantissimo: il sottosegretario D’Eramo ha manifestato la volontà politica di costruire un Tavolo di confronto interministeriale, riconoscendo l’importanza di ampliare ulteriormente gli interlocutori per essere più incisivi. È fondamentale però fare un passo ulteriore e scendere a livello regionale per declinare su base territoriale le iniziative e gli indirizzi individuati a livello nazionale”.

 




AIEL a Progetto Fuoco 2024: tanti eventi di approfondimento dedicati alla filiera legno-energia

l settore forestale, asset strategico delle politiche industriali, energetiche e ambientali nazionali, è pronto per una nuova edizione di Progetto Fuoco, la principale fiera dedicata al settore del riscaldamento domestico a legna, pellet e cippato in programma alla Fiera di Verona dal 28 febbraio al 2 marzo 2024. Per i protagonisti della filiera legno-energia si tratta di un evento imperdibile per restare aggiornati sulle ultime novità e discutere insieme dei temi caldi del settore.

In qualità di partner tecnico della manifestazione, AIEL arricchirà il dibattito proponendo una serie di incontri di approfondimento che si svolgeranno presso l’Area Workshop di AIEL (Padiglione 3, Stand D6) e nella Sala Convegni del Padiglione 6.

Insieme per migliorare la qualità dell’aria

Giovedì 29 febbraio alle 9.30 presso l’Area Workshop AIEL si svolgerà il convegno “Lavoriamo insieme per migliorare la qualità dell’aria. Primo tavolo di confronto del Protocollo d’intesa MASE-Regioni-AIEL”.  L’evento, a cura di AIEL e Progetto Fuoco, è organizzato in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, e offrirà l’occasione per uno scambio di esperienze e un confronto tra le Regioni Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Veneto, Toscana, Umbria, Campania, Provincia Autonoma di Trento, Provincia Autonoma di Bolzano e Puglia, sui provvedimenti specifici adottati dalle Regioni, sulle modalità per favorire il popolamento dei catasti informatici, ma anche su ispezioni, controlli, sanzioni, bandi rottamazione e campagne di comunicazione e formazione.

Ultimi sviluppi tecnologici: stufe a legna sostenibili a basse emissioni

Nel pomeriggio, a partire dalle 14.30, focus sugli ultimi sviluppi tecnologici nell’ambito delle moderne stufe a legna ad alta efficienza con l’incontro tecnico in lingua inglese “Sustainable low emission wood stoves. Recent developments and proper operation” che prevede un confronto tra esperti internazionali sugli ultimi sviluppi in ambito tecnologico e di design delle moderne stufe a legna, senza trascurare un approfondimento sulle novità in materia di policy nazionali ed europee e di sorveglianza di mercato. L’evento, organizzato da IEA Bioenergy in collaborazione con AIEL si svolgerà presso la Sala Convegni del Padiglione 6.

A Progetto Fuoco la strategia condivisa della filiera per il rilancio dell’economia del legno

Istituzioni, filiere e imprese del settore forestale faranno fronte comune in occasione di un altro evento molto atteso organizzato da AIEL: il convegno “Nuovi strumenti per le foreste del futuro”, a cura di AIEL e Progetto Fuoco, in collaborazione con il Ministero dell’Agricoltura della Sovranità Alimentare e delle Foreste, previsto per venerdì 1° marzo a partire dalle 9.30 presso la Sala Convegni del Padiglione 6. Al centro dell’evento i contenuti del position paper “Gestione forestale e sostenibilità degli usi energetici delle biomasse forestali” che per la prima volta ha proposto una nuova strategia condivisa da tutta la filiera forestale per rilanciare l’economia del legno secondo un modello di sostenibilità, circolarità e sviluppo economico. Partendo dalla consapevolezza che i settori collegati alla filiera forestale hanno un ruolo strategico per valorizzare dal punto di vista economico e ambientale le aree interne e montane del nostro Paese e per contribuire al raggiungimento di obiettivi di decarbonizzazione e di produzione di energia da fonti rinnovabili, i protagonisti di varie filiere (edilizia, arredamento, carta, energia ecc…) presenteranno il documento che raccoglie i princìpi condivisi su cui fondare le politiche forestali, ambientali ed energetiche del futuro, tenendo conto delle specificità e sensibilità di tutta l’articolata filiera forestale.

Valorizzazione dei sottoprodotti ed economia circolare

Venerdì 1° marzo secondo focus della giornata, dalle ore 15 presso il Padiglione 6, sulle opportunità di realizzare nuove forme di economia circolare derivanti dalla valorizzazione dei sottoprodotti, del verde urbano e fuori foresta. Un tema davvero interessante che sarà affrontato con una prospettiva a 360 gradi: dal quadro normativo alla presentazione di casi pratici per far conoscere le potenzialità della bioeconomia in materia di economia circolare e valorizzazione di scarti e sottoprodotti.

Presentazione del nuovo Gruppo Rivenditori di AIEL

Infine, nella mattinata di sabato 2 marzo, giornata conclusiva della manifestazione, sarà celebrato un momento simbolico di ritrovo di tutta la filiera legno-energia nell’Area Workshop di AIEL, con la presentazione al settore del nuovo Gruppo Rivenditori di AIEL che riunirà al proprio interno i rivenditori di stufe, inserti camino e caldaie, insieme a installatori, manutentori e ai rivenditori di biocombustibili legnosi, come pellet e legna da ardere. Si tratta dei professionisti del comparto legno-energia che più di tutti si interfacciano con gli utenti finali e che hanno quindi la possibilità di incidere positivamente sul loro comportamento, illustrando gli impatti della combustione, le modalità di corretto utilizzo dei generatori, le norme di installazione, i controlli previsti e gli obblighi a cui adempiere oltre ai sistemi incentivanti che possono contribuire a migliorare la qualità dell’aria e a risparmiare.

 

Gli appuntamenti targati AIEL a Progetto Fuoco non si chiudono qui. Visita la pagina del programma ufficiale della Manifestazione per scoprire tutti gli eventi dedicati alla filiera legno-energia!




Pellet, AIEL: Davvero inquina più di petrolio e carbone?

Nelle scorse settimane ha avuto un certo eco in Italia un articolo redatto da ricercatori dell’Institute for the Environment dell’Università del Nord Carolina pubblicato a dicembre 2023 sulla rivista scientifica Renewable Energy con il titolo “Emissions of wood pelletization and bioenergy use in the United States”. L’articolo è stato ripreso da alcune testate giornalistiche e rappresenta un esempio di come la polarizzazione del dibattito sul tema delle biomasse legnose generi confusione e incertezza nella pubblica opinione, condizionandone le scelte.

Sul banco degli imputati è il pellet, accusato di inquinare “quasi” tre volte in più di petrolio e carbone, fonti fossili universalmente riconosciute come le principali cause del cambiamento climatico. Il pellet e le biomasse legnose vengono imputati di inquinare l’aria mentre viene contestato il principio della loro rinnovabilità, mettendo in discussione il loro contributo alla riduzione dell’anidride carbonica (CO2).

 

La pubblicazione fa riferimento alla peculiare situazione statunitense, il cui contesto industriale e i modelli di produzione di pellet e di produzione di energia da biomasse sono molto diversi da quelli europei e italiani. Lo studio stima le emissioni atmosferiche di una serie di inquinati riconducibili a diversi settori: dagli impianti industriali per la produzione di pellet[1], alle centrali che impiegano vari tipi di biomassa[2] per produrre energia elettrica e termica[3], fino ai generatori per il riscaldamento domestico residenziale che impiegano legna da ardere e pellet[4]. Senza entrare nel merito dei contenuti e dell’adeguatezza del metodo di ricerca adottato, AIEL ritiene importante contestualizzare alcune affermazioni, affinché l’informazione su questi temi sia più corretta ed equilibrata. Infatti, si parla di pellet al consumatore finale, che lo usa per riscaldare la propria abitazione, utilizzando argomentazioni che fanno riferimento ad altri settori, in questo caso ad altri Continenti, confondendo i piani e fornendo un’informazione parziale e distorta.

 

Qualità dell’aria e climate change: due questioni collegate ma distinte 

Nel processo di combustione della biomassa legnosa vengono emessi sia componenti che impattano sulla qualità dell’aria, in particolar modo particolato, sia anidride carbonica (CO2) che è stata assorbita durante il ciclo di vita della pianta. Parlare contemporaneamente di emissioni clima-alteranti, rappresentate prevalentemente da CO2, e di emissioni che impattano sulla qualità dell’aria, come particolato, monossido di carbonio e composti organici volatili crea confusione.

 

Qualità dell’aria

Quando si parla di riscaldamento a biomassa, non si può prescindere dal tipo di tecnologia impiegata. La combustione domestica della legna da ardere in apparecchi tecnologicamente obsoleti e condotti in modo scorretto, assieme al traffico, all’agricoltura e all’industria, è ancora oggi una delle principali sorgenti del PM10 misurato in atmosfera in inverno. Tuttavia, la parte prevalente di tali emissioni proviene da stufe e caminetti obsoletiLe tecnologie tradizionali, caratterizzate da processi di combustione superati, rappresentano ancora il 70% del parco installato in Italia e sono responsabili di quasi il 90% del particolato proveniente dal riscaldamento a legna[5].

La buona notizia è che la qualità dell’aria è in miglioramento e un contributo significativo è dato proprio dalla decrescita, in atto da anni, delle emissioni imputabili al riscaldamento domestico. Infatti, le emissioni di particolato legate alla combustione non industriale sono diminuite del 40% dal 2010 al 2022[6]Le più moderne tecnologie di riscaldamento domestico a legna, pellet e cippato, allo stato della tecnica, raggiungono oggi fattori di emissione di poche decine di grammi per unità di energia termica prodotta (GJ) e nei casi migliori (tecnologie a emissioni “quasi zero”) si arriva a pochi grammi, contro gli oltre 500 grammi emessi da una stufa tradizionale[7].

 

 

Climate change

Le biomasse legnose sono una fonte di energia rinnovabile e anche la Direttiva REDIII lo conferma. Se la combustione delle biomasse forestali per produrre energia comporta l’emissione di CO2 come per le fonti fossili, è però fondamentale distinguere l’origine del carbonio:

  • la combustione di fonti fossili rilascia carbonio che è stoccato (immobilizzato) nel sottosuolo da milioni di anni (carbonio non biogenico), risultando quindi un’immissione netta in atmosfera ad opera dell’Uomo;
  • la combustione di biomassa legnosa comporta, invece, l’emissione di carbonio biogenico, riconducibile a un ciclo chiuso, breve e in atto in natura. Nel ciclo del carbonio biogenico nel momento in cui si taglia una pianta si genera un temporaneo debito carbonico[8]: si apre cioè uno scarto temporale tra l’emissione di CO2 in fase di combustione e il suo successivo riassorbimento grazie all’accrescimento del bosco dopo il taglio. Il debito carbonico viene ripagato nel tempo necessario alla foresta per ricostituire la biomassa prelevata e compensare tutto l’assorbimento che si sarebbe verificato in assenza di prelievo legnoso (tempo di parità carbonica).

 

Inoltre, per valutare accuratamente l’impatto delle biomasse in termini di emissioni climalteranti bisogna considerarne l’intero ciclo di vita, adottando il cosiddetto Life Cycle Assessment (LCA). Secondo uno studio LCA condotto dall’Università di Stoccarda[9] che ha riguardato diversi combustibili, sia fossili sia legnosi, utilizzati per il riscaldamento emerge che, a parità di energia termica prodotta, l’uso di biomasse legnose consente di ridurre le emissioni di CO2eq tra l’89% e il 94% rispetto ai combustibili fossili tradizionali.

 

Il futuro del riscaldamento a biomassa legnosa è nell’innovazione tecnologica e nel turnover tecnologico

Le moderne tecnologie a biomassa legnosa consentono di conciliare la necessità di miglioramento della qualità dell’aria con il processo di decarbonizzazione del riscaldamento residenziale. Infatti, possono raggiungere fattori di emissione comparabili con quelli del metano ma, al contempo, garantiscono una riduzione delle emissioni climalteranti in atmosfera (CO2eq) di oltre il 90%.

Uno studio sul ciclo di vita di caldaie a pellet di bassa potenza caratterizzate da alta efficienza e ridotte emissioni condotto dall’Università Cattolica e del Sacro Cuore[10], che considera anche le emissioni generate durante la produzione dei pellet[11], conferma che caldaie a pellet efficienti riducono l’impatto ambientale complessivo, considerando sia emissioni climalteranti (CO2eq), sia emissioni che impattano sulla qualità dell’aria, di 4-5 volte rispetto ai combustibili fossili. Nel caso del pellet, la fase maggiormente impattante in termini emissivi è la pellettizzazione (57%) seguita dalla combustione (29%) e dalla costruzione (14%). Contributi trascurabili sono dati dai trasporti e dallo smaltimento finale di caldaia e ceneri. È possibile prevedere una riduzione dell’impatto della pellettizzazione del 20-30% nel caso di produzioni locali che impiegano esclusivamente scarti forestali.

Concludendo…

Anche nel nostro Paese esistono contributi scientifici, esperienze virtuose e meno virtuose, filiere modello e situazioni più critiche che ci permettono di rappresentare la complessità di un tema molto dibattuto e spesso strumentalizzato, senza “scomodare” le filiere e le esperienze degli Stati Uniti, tanto diverse da noi e, pertanto, non pertinenti.




Assemblea generale dei soci Aiel, celebrati 20 anni di attività. Annalisa Paniz nuovo Direttore Generale

Marino Berton passa il testimone di Direttore Generale ad Annalisa Paniz: “Rinnoveremo l’impegno per fare delle biomasse legnose le protagoniste della decarbonizzazione”

Si è svolta in videoconferenza nella mattinata di giovedì 24 giugno 2021 l’Assemblea annuale dei soci di AIEL, Associazione italiana energie agroforestali, dedicata al traguardo dei suoi primi 20 anni di attività. Una ricorrenza particolarmente importante per l’Associazione che, caso unico nel nostro Paese, ha creato un modello associativo di ‘filiera’ che riunisce in un’unica compagine le aziende delle tecnologie, stufe e caldaie, i produttori professionali di biomasse legnose, gli installatori, i manutentori e i produttori e rivenditori di pellet certificato ENplus®.

Si tratta di un comparto che rappresenta una delle eccellenze del made in Italy: le imprese italiane coinvolte nella filiera ‘dal bosco al camino’ sono circa 14 mila, per un fatturato complessivo di oltre 4 miliardi di euro, più di 72 mila occupati, di cui 43 mila diretti e 29 mila legati all’indotto.

L’Assemblea è stata l’occasione per fare il punto sulle attività svolte in quest’ultima stagione termica, dal punto di vista tecnico, dell’advocacy e della comunicazione e per discutere sul messaggio politico del futuro, permettendo ai vari Gruppi di filiera di incontrarsi e confrontarsi nel merito, guardando oltre le singole peculiarità e promuovendo un messaggio unitario, più forte, coeso e trasversale.

Importanti le novità anche sul fronte organizzativo: dopo vent’anni, il prossimo 1° luglio lascerà le redini dell’associazione il Direttore generale Marino Berton. Salutato e ringraziato con commozione da tutti i partecipanti, il fondatore e ispiratore di AIEL è stato il motore instancabile delle iniziative e dei progetti portati avanti in questi anni dall’Associazione.

“A nome mio personale, del Consiglio direttivo, dei Soci e dei collaboratori di AIEL – ha affermato al proposito il Presidente Domenico Brugnoni – voglio esprimere il plauso e i più sinceri ringraziamenti a Marino Berton per quello che ha fatto e per quello che ha dato a quest’associazione, con il suo entusiasmo, la sua determinazione e le sue grandi doti umane. Gli saremo sempre grati per questo”.

Nel corso dell’Assemblea è stata ufficializzata la nomina a Direttore generale di Annalisa Paniz attuale Direttore affari generali e relazioni internazionali. Una decisione presa all’unanimità da parte del Consiglio Direttivo, su proposta del Presidente Domenico Brugnoni.

Annalisa Paniz avrà il compito traghettare l’Associazione verso nuovi importanti traguardi che guardano al ruolo della principale fonti di energia rinnovabile del nostro Paese, nel processo di decarbonizzazione del settore del riscaldamento, necessario per contrastare gli effetti devastanti del cambiamento climatico.

“Annalisa è una parte importante di questa Associazione da quasi quindici anni, ha spiegato Berton. Nel tempo, ho potuto ammirarne la crescita personale e professionale, osservandola nei suoi impegni, via via sempre più qualificati, all’interno di AIEL e a livello internazionale. Grazie alle sue qualità personali e professionali, saprà dare il meglio in questo nuovo e sfidante ruolo. Nel suo compito non sarà sola: potrà infatti contare su uno staff formato da persone competenti, qualificate e motivate, una struttura solida che saprà interpretare le nuove sfide che ci attendono. Credo che il sostengo dei nostri soci non mancherà, anzi sarà ancora più forte e presente” – ha concluso Berton.

È stato poi il momento di delineare gli scenari futuri presi in esame nell’intervento di Annalisa Paniz nella sua nuova veste di Direttore generale. “Saranno tre le parole chiave del futuro di AIEL – ha spiegato nel corso della sua presentazione – rinnovamento, motivazione e progettazione. Il dibattito pubblico è concorde nell’obiettivo di decarbonizzazione il settore del riscaldamento, ma non è consapevole del contributo fondamentale che le biomasse possono dare per raggiungerlo. Il mio e il nostro impegno andrà soprattutto nella direzione di portare all’attenzione della politica e dell’opinione pubblica il ruolo chiave che una corretta e sostenibile valorizzazione delle biomasse legnose può giocare per permetterci di realizzare gli obiettivi climatici posti dalle istituzioni europee”.




Polveri sottili e riscaldamento a legna e pellet: il libro bianco di AIEL

Mancanza di pioggia accompagnata da scarsa ventilazione ed è nuovamente emergenza polveri sottili in molte Regioni italiane. Puntualmente scatta l’allerta ed entrano in vigore le misure di emergenza che, oltre al traffico, toccano anche i sistemi di riscaldamento domestico a legna e pellet. Il problema delle emissioni di polveri sottili (PM10) è purtroppo una costante, tanto che sul nostro Paese e su alcune Regioni pende una condanna da parte della Corte di Giustizia europea per la violazione della Direttiva 2008/50 posta a tutela della salute e dell’ambiente.

A fronte di questa situazione, prosegue l’impegno di AIEL, Associazione italiana delle energie agroforestali, e della filiera legno-energia per contribuire alla riduzione delle emissioni di polveri sottili: una necessità non più prorogabile che il settore ha messo in cima alle proprie priorità, proponendo un approccio concreto che punta ad abbattere del 70% in dieci anni le emissioni imputabili al riscaldamento domestico a biomasse. Si tratta della strategia “Rottamare ed educare” contenuta nel Libro Bianco redatto da AIEL e dedicato al futuro del riscaldamento a legna e pellet per sensibilizzare istituzioni, policy maker e opinione pubblica riguardo al contributo che il settore può dare per riscaldare in modo sostenibile e pulito le famiglie italiane (aielenergia.it/librobianco).

Il problema – Dopo il trasporto su strada e l’agricoltura, la combustione domestica di biomasse è la terza fonte emissiva di particolato. La parte prevalente di queste emissioni proviene da stufe e caminetti datati e caratterizzati da tecnologie di combustione superate. Gli apparecchi a legna e pellet installati in Italia da più di 10 anni sono infatti il 70% del parco installato, circa 6,3 milioni, e contribuiscono all’emissione dell’86% del PM10 derivante dalla combustione domestica della biomassa (AIEL, 2020). Per questa ragione, deve essere incentivata la loro sostituzione con sistemi di riscaldamento a legna e pellet moderni ed efficienti, caratterizzati da emissioni di particolato da 4 a 8 volte inferiori rispetto alle tecnologie più datate.

La soluzione – Il turn over tecnologico è la soluzione per contribuire in modo incisivo alla riduzione dell’impatto della combustione domestica di legna da ardere e pellet sulla qualità dell’aria. Inoltre, è fondamentale avviare un’estesa azione di informazione e sensibilizzazione degli utenti finali, in particolare di chi utilizza legna da ardere. Secondo alcuni studi, la scorretta conduzione dell’apparecchio può infatti causare un incremento delle emissioni anche di 10 volte rispetto ad un utilizzo ottimale.

I due pilastri sui quali si fonda la strategia di AIEL per migliorare la qualità dell’aria nei prossimi 10 anni sono dunque da un lato la sostituzione di almeno 350.000 apparecchi all’anno, grazie ad un migliore utilizzo dei sistemi incentivanti già in essere, in particolare Conto Termico ed Ecobonus/Superbonus; dall’altro l’educazione del consumatore finale affinché gestisca correttamente il proprio generatore di calore a biomassa. L’effetto combinato di queste due azioni produrrebbe una riduzione in 10 anni delle emissioni di particolato nell’ordine del 70%: il 35% riconducibile alla sostituzione complessiva di 3,5 milioni di apparecchi (almeno la metà degli apparecchi che allo stato attuale hanno oltre 10 anni) e il 35% alla scolarizzazione dell’utente.

Gli strumenti – Gli strumenti per risolvere il problema delle emissioni derivanti dalla combustione a biomasse sono disponibili già da oggi. Sulla base di una strategia articolata in cinque punti è infatti possibile ridurre le emissioni delle polveri sottili prodotte dal riscaldamento a legna con effetti che già ora sono significativi. In primo luogo occorre specializzare e garantire i sistemi incentivanti già esistenti a sostegno del turn over tecnologico, primo fra tutti il Conto Termico. Serve inoltre promuovere l’uso di combustibili legnosi di qualità certificata e garantire sempre una periodica manutenzione degli apparecchi e delle canne fumarie da parte di operatori professionali. Occorre inoltre assicurare che l’installazione degli apparecchi sia svolta sempre a regola d’arte da parte di installatori qualificati. Infine, un notevole contributo può arrivare dalla promozione e diffusione tra i cittadini delle buone pratiche nell’utilizzo degli apparecchi a biomasse e nella loro manutenzione quotidiana.




BIOMASSE FORESTALI, ONG ATTACCANO. AIEL RISPONDE: TENTATIVO DI PARALIZZARE ATTUAZIONE NUOVA DIRETTIVA UE SU RINNOVABILI

forestaleUn gruppo di ONG e di singole persone ha sottoscritto nel mese di marzo un appello alla Corte di Giustizia del Tribunale europeo contro l’inclusione della biomassa di origine forestale tra i combustibili considerati nella nuova Direttiva europea sulle energie rinnovabili (nota come RED II). RED II, come noto, vincola tutti gli Stati membri dell’UE ad un obiettivo ambizioso entro il 2030: coprire con fonti rinnovabili almeno il 32% dell’energia complessiva generata. I ricorrenti sostengono che la nuova direttiva stia causando una diffusa “devastazione delle foreste” e sia la principale causa dell’aumento delle emissioni di gas serra. Ritengono inoltre che l’uso della biomassa forestale per finalità energetiche abbia aumentato la pressione di raccolta sulle foreste in Europa e Nord America per soddisfare la crescente domanda nell’UE. Infine sostengono che nella direttiva non sia stato tenuto conto adeguatamente delle emissioni di carbonio derivanti dalla raccolta, produzione, trasporto e combustione delle biomasse legnose.

Cerchiamo dunque di capire perché, analizzando nel dettaglio i contenuti dell’appello, da preoccupazioni emotivamente condivisibili emergano errori di valutazione, presupposti sbagliati, conclusioni pretestuose e una limitata consapevolezza delle reali necessità della nostra civiltà, non solo energetiche ma anche economico-sociali.

LA DIRETTIVA RED II

Il raggiungimento dell’obiettivo fissato da RED II è una sfida impegnativa, che impone una crescita sostenuta di tutte le fonti rinnovabili, nei limiti di un uso sostenibile delle risorse disponibili. In questo quadro il contributo del settore delle biomasse solide è decisivo. Esso, rappresenta oggi la principale fonte di energia rinnovabile prodotta in Europa (60% dell’energia rinnovabile). La nuova direttiva europea sulle rinnovabili rappresenta una parte fondamentale di questo percorso ed è stata adottata dopo anni di approfondite consultazioni con le parti interessate, dibattiti pubblici e ricerche scientifiche, obiezioni ed opinioni che sono state prese in considerazione durante questo lungo processo. Nella direttiva sono stati introdotti per la prima volta criteri di sostenibilità ambientale, ma anche economica e sociale per l’utilizzo della biomassa legnosa, condivisi dall’intero settore che potranno essere ulteriormente migliorati nel corso del recepimento della normativa.

LE FORESTE UE

Le foreste dell’Unione Europea si estendono su 161 milioni di ettari, coprendo il 38% della superficie terrestre. La superficie delle foreste dell’UE è in aumento: tra il 1990 e il 2015 è aumentata di circa 13 milioni di ettari, con un tasso di incremento stabile, che sarà confermato anche nel prossimo rapporto europeo. Ciò è avvenuto in particolare grazie all’espansione naturale di aree forestali su superfici agricole e pascolive abbandonate e agli sforzi di rimboschimento avviati nel secolo scorso. Gli abbattimenti a fini produttivi rappresentano soltanto circa i due terzi dell’incremento del volume annuale di legno. La principale destinazione d’uso di questi abbattimenti è energetica (42% del volume della biomassa europea, che rappresenta circa il 5% del consumo energetico totale dell’UE), contro il 24% per le segherie, il 17% per l’industria della carta e il 12% per quella dei pannelli.

BOSCHI ITALIANI

La situazione dei boschi italiani non si discosta dal contesto europeo. Nonostante più di un terzo della superficie nazionale sia ricoperta da boschi e nell’ultimo secolo si sia assistito ad un aumento della superficie e della provvigione legnosa, non si è avuto un incremento della gestione, delle utilizzazioni e degli investimenti produttivi. I prelievi di legna e legname nazionali risultano inferiori al 35% dell’incremento annuo (contro una media europea che supera il 60%) e si attestano a valori di poco superiori ai 14 milioni di m3 annui, di cui il 66% ancora costituito da legna da ardere. Allo stesso tempo tuttavia, la filiera produttiva nazionale risulta dipendente dall’estero per l’approvvigionamento della materia prima e più di 2/3 del suo fabbisogno strutturale ed energetico viene coperto dalle importazioni. Importazioni extraeuropee che giungono da paesi nei quali il taglio del bosco potrebbe anche  essere caratterizzato dall’assenza di regole di tutela ambientale e sociale.

AUMENTO EMISSIONI CO2 A CAUSA DEGLI IMPIANTI A BIOMASSE?

L’assunto – fanno sapere da AIEL, l’associazione delle imprese della filiera legno-energia – mette in discussione il principio della neutralità della CO2 nella valorizzazione energetica delle biomasse in sostituzione delle fonti fossili. Si tratta di una tesi che sfida le conoscenze disponibili sul processo di fotosintesi clorofilliana, attraverso la quale la foglia cattura il biossido di carbonio dell’atmosfera e lo organica nel carbonio dei componenti cellulari (cellulose e lignine) del legno. Ad esempio una tonnellata di legna di faggio corrisponde al sequestro di 2,7 t. di CO2. Per la formazione del petrolio sono necessari tra i 5 e i 200 milioni di anni, mentre il turno, cioè il tempo medio di rotazione dei prelievi forestali, varia in genere nell’arco delle decine di anni. Se da un lato quindi usare combustibili fossili significa immettere in atmosfera in modo netto CO2, la loro sostituzione con biomasse legnose significa solo riemettere il biossido di carbonio  già sottratto. Va quindi osservato che con il contributo della gestione forestale sostenibile il bosco è in grado di sequestrare la CO2 sottratta all’atmosfera e generare nuova biomassa con tempi molto più rapidi rispetto al consumo delle energie fossili.

Come è ampiamente noto e dimostrato – proseguono -, il processo di combustione di biomasse legnose produce invece  polveri sottili e benzo(a)pirene, in quantità variabile a seconda della tecnologia di combustione dei generatori utilizzati, della qualità dei combustibili legnosi, della manutenzione ordinaria e straordinaria che periodicamente viene effettuata su apparecchi e/o impianti. In particolare, le vecchie stufe a legna o i caminetti a fiamma aperta presentano fattori di emissione significativi. Su questo elemento negativo, presente in particolare nel settore del riscaldamento domestico,  va però evidenziato come le aziende produttrici di apparecchi e caldaie abbiano compiuto sforzi importanti nella ricerca e sviluppo di soluzioni tecnologiche sostenibili per abbattere sostanzialmente le emissioni, aumentare l’efficienza degli apparecchi e migliorare la qualità dell’aria, attraverso un percorso in continua e positiva evoluzione. L’elemento chiave nel percorso di miglioramento intrapreso dalle aziende del settore è dato dalla possibilità di offrire al mercato un’oggettiva distinzione qualitativa dei sistemi di riscaldamento, grazie alla certificazione Aria PulitaTM, che attraverso un sistema di etichettature assicura specifiche prestazioni in un’ottica di contenimento delle emissioni atmosferiche.

EMISSIONI DI CARBONIO DERIVANTI DA RACCOLTA, PRODUZIONE, TRASPORTO E COMBUSTIONE DI COMBUSTIBILI LEGNOSI DA BIOMASSA

Le emissioni di carbonio derivanti dal ciclo di raccolta, produzione, trasporto e combustione della biomassa è uno dei temi più approfonditi e considerati da parte dell’Unione Europea nella determinazione delle strategie e politiche non solo energetiche ma anche di sviluppo locale e di gestione del patrimonio forestale.  Un uso sostenibile della biomassa solida e gassosa per il riscaldamento, il raffreddamento e la produzione di energia elettrica è per l’Europa un presupposto imprescindibile che trova attuazione in un uso locale e pianificato degli approvvigionamenti. Nel settembre 2013 la Commissione ha adottato la nuova strategia forestale dell’UE (COM(2013)0659), che propone un quadro europeo di riferimento per l’elaborazione delle politiche settoriali aventi un impatto sulle foreste. I principi guida di questa strategia sono la gestione sostenibile delle foreste e la promozione del loro ruolo multifunzionale, l’utilizzo efficace delle risorse e la responsabilità dell’Unione nei confronti delle foreste a livello mondiale. Migliorare la competitività e la sostenibilità delle industrie forestali dell’UE, della bioenergia e dell’economia verde in generale è un obiettivo prioritario in quanto il legno europeo, materia prima naturale, rinnovabile, riutilizzabile e riciclabile, proviene da foreste gestite in maniera sostenibile e viene trattato e usato in modo tale da ridurre al massimo gli effetti negativi sul clima e sull’ambiente, fornendo al contempo mezzi di sussistenza e svolgendo un ruolo importante nella bioeconomia dell’UE. Tuttavia la futura competitività del settore richiederà processi e prodotti efficienti nell’impiego di risorse e dal basso impatto ecologico. Le foreste svolgono un ruolo inestimabile in termini di compensazione delle emissioni, attraverso  il processo fotosintetico, ma non potranno essere e non saranno mai la soluzione se contestualmente non si darà concretamente avvio ad un serio percorso di riduzione delle emissioni frutto di processi energetici inefficienti e in larga parte affidati ai combustibili fossili nelle attività industriali, agricole, di trasformazione, del trasporto, del consumo energetico domestico.

CONCLUSIONI

Le foreste svolgono una molteplicità di funzioni e producono beni e servizi che l’uomo utilizza da sempre, direttamente o indirettamente, a proprio vantaggio, primo fra tutti il legno a fini energetici. Da alcuni anni è in atto una “riscoperta del legno”, sia come materiale costruttivo che come fonte di energia, in particolare grazie alla quasi completa neutralità dal punto di vista delle emissioni di carbonio in atmosfera ed alla fluttuazione dei prezzi dei combustibili fossili.  Nell’ambito del confronto internazionale  sul ruolo dell’energia derivante dalle biomasse legnose  sono note ed evidenti le ricadute sociali e ambientali legate alla valorizzazione di queste risorse naturali e rinnovabili.  L’elemento chiave e irrinunciabile su questo tema è la gestione forestale sostenibile e responsabile che si traduce nel rispetto delle regole e dei principi della pianificazione forestale, dei criteri e degli indici di prelievo, delle funzioni fondamentali che il sistema boschivo svolge,  della conservazione e perpetuazione della copertura boschiva, dei diritti e della sicurezza degli operatori. In questo modo la riduzione delle emissioni in atmosfera di carbonio di origine fossile si potrà coniugare con il mantenimento della multifunzionalità propria degli ecosistemi forestali.

 

AIEL è l’associazione delle imprese della filiera legno-energia, con sede legale a Roma e sede operativa a Legnaro (Padova) presso il Campus di Agripolis, che da 15 anni si occupa di promuovere la corretta e sostenibile valorizzazione energetica delle biomasse agroforestali, in particolare i biocombustibili legnosi (www.aiel.cia.it). L’associazione rappresenta circa 500 imprese della filiera, in particolare circa il 70% delle industrie italiane ed europee di costruzione di apparecchi domestici e caldaie (circa 700 M€ di fatturato). Sul fronte dei biocombustibili rappresenta circa 150 produttori di legna e cippato e 60 imprese italiane di produzione e distribuzione di pellet. AIEL ha fondato e gestisce in Italia tre sistemi di certificazione: ENplus (pellet), Biomassplus (legna, cippato e bricchette) e Aria Pulita (stufe, inserti, caldaie domestiche a legna e pellet).

Per saperne di più:

RAPPORTO SULLE FORESTE ITALIANE: UN PATRIMONIO AMBIENTALE ED ECONOMICO DA METTERE A REDDITO. I DATI

Le foreste italiane sino in costante aumento ma è necessaria una gestione sostenibile per tutelare e per cogliere le opportunità della bioeconomia. È quanto emerge dal RafItalia 2017-2018 -rapporto sullo stato delle foreste e del settore forestale in Italia presentato al Mipaaft. Il Raf fornisce una fotografia fino ad oggi mancante dello stato delle foreste e filiere forestali italiane.

La superficie forestale aumenta progressivamente da 40 anni e ha oggi raggiunto 11 milioni di ettari. (Il 36,4% della superficie nazionale. +72,6% dal 1936 al 2005; +4,9% dal 2005 al 2015). L’espansione è sicuramente un bene ma si realizza a discapito delle superfici agricole abbandonate.

Il ruolo produttivo del bosco rimane fondamentale per l’Italia e per le sue industrie di trasformazione ma a questo ruolo storico si affianca oggi sempre di più il riconoscimento dei servizi ambientali, sociali e culturali che una corretta gestione può fornire alla società di oggi e alle generazioni future.

Il settore produttivo forestale crea occupazione per oltre 400 mila persone. La gestione del bosco e la sua valorizzazione socioculturale potrebbe sviluppare un indotto di oltre 300 mila posti di lavoro in particolare per le aree rurali ed interne del paese.

L’Italia importa legna e legname dall’estero e utilizza poco i boschi nazionali restando ampiamente al di sotto dei tassi di utilizzazione europei.

Si prelieva annualmente dal 18 al 37% di quanto il bosco ricresce mentre la media dell’Europa meridionale è del 62-67%.

Inoltre si denota una crescente attenzione per i servizi ecosistemici forniti dal bosco in particolare per quelli ricreativi, culturali e di compensazione delle emissioni. Oltre 620mila sono gli iscritti ad associazioni escursionistiche, 192 sono i parchi e 71 gli asili in bosco per un totale di 1,96M€ di transazioni per compensazione emissioni CO2.

Nonostante la crisi alcuni ambiti produttivi hanno mostrato segnali di crescita come l’edilizia in legno e la coltivazione di pioppo per l’industria (43mila ha, +27% rispetto ai 5 anni precedenti con un aumento del prezzo dal 2016 del 20%). Sono stati 3130 gli edifici in legno costruiti per un valore complessivo di 698 milioni di euro.

Crescono le imprese (+6.471 +14%) ma diminuiscono gli addetti in selvicoltura (12.166 -13,4%) soprattutto al centro sud.

Anche le città sono da gestire: il 7,2% delle città è coperto da alberi e ogni italiano ha a disposizione 27 metri quadrati di verde nelle aree urbane.

Gli incendi rimangono la principale preoccupazione e rischio per il patrimonio che pur essendo diminuiti progressivamente in termini di superficie percorsa dal fuoco vede un aumento dei rischi di innesco con periodi di alta siccità e ondate di calore. La media degli incendi dal 1980 al 2009 è stata pari a 116.533 ha/anno. Con una media 2010-2017 -38% 72.621 ha/anno.

FORESTE, MANZATO: COMPARTO DA CONSERVARE MA ANCHE DA VALORIZZARE. ECCELLENZA MADE IN ITALY. VIDEO INTERVISTA

Posted by Redazione × Pubblicato il 21/03/2019 at 12:19

“Un patrimonio da salvaguardare ma non solo. L’ultima legge ci da la possibilità di un percorso dinamico, quindi la conservazione ma anche la capacità di poter utilizzare la nostra materia prima con prodotti di alta qualità esattamente come è di alta qualità tutta la produzione italiana, dalla moda all’agroalimentare fino alla tecnologia”. Così ad AGRICOLAE il sottosegretario alle Politiche agricole Franco Manzato in merito ai dati emersi dalla presentazione del Rapporto sulle foreste italiane.PRESENTATO AL MIPAAFT IL PRIMO RAPPORTO NAZIONALE SULLO STATO DELLE FORESTE E DEL SETTORE FORESTALE

Posted by Redazione × Pubblicato il 21/03/2019 at 12:41

In occasione della Giornata internazionale delle foreste il Ministero delle politiche agricole alimentari forestali e del turismo ha presentato oggi il primo Rapporto nazionale sullo stato delle foreste e del settore forestale in Italia (RaF Italia).

Il rapporto ha coinvolto 214 esperti di Enti, Istituzioni, Amministrazioni e Associazioni nazionali e regionali, producendo 105 notizie, 8 focus, 109 indicatori e 8 buone pratiche. Scopo del RaF Italia è raccogliere in un unico contenitore le conoscenze e le informazioni inerenti le foreste le sue filiere foretali nazionali dando avvio ad un nuovo processo di aggiornamento per le indagini statistiche in materia, con specifica attenzione alle necessità conoscitive europee e internazionali.

Alla conferenza stampa è intervenuto il Sottosegretario del Mipaaft, On. Franco Manzato: “Il Mipaaft presenta oggi la sintesi di un intenso lavoro di squadra che ha coinvolto tutte le Amministrazioni italiane e le Associazioni depositarie di dati forestali. L’immagine che offriamo è quella di un settore che ha ben compreso le necessità di uno sviluppo nel segno della sostenibilità e della tracciabilità delle numerose filiere, dinamicamente in equilibrio tra conservazione e valorizzazione, nel segno del bene comune. Le foreste offrono alla collettività servizi ecosistemici di valore straordinario, che per la prima volta al mondo l’Italia è stata in grado di rendere espliciti. La filiera della trasformazione è già leader nel mondo, per qualità dei maufatti e originalità del design. Altri traguardi arriveranno presto, e sempre ai massimi livelli nel mondo”.

“Il Rapporto colma una lacuna nella conoscenza del sistema foresta-legno che finalmente può essere analizzato e divulgato. Frutto di un intenso lavoro di squadra, fotografa un settore vivace ed in evoluzione verso la modernità”, ha dichiarato il Direttore generale delle foreste, Dott.ssa Alessandra Stefani.

Tra i curatori del Rapporto Raoul Romano, Ricercatore CREA e responsabile della scheda foresta della rete rurale nazionale: “Le nostre foreste hanno raggiunto un’estensione di 11 milioni di ettari, il 36,4% della superficie nazionale, il settore produttivo ad esse legato occupa oltre 400 mila persone. Il ruolo produttivo del bosco è fondamentale per il nostro Paese e per i servizi ambientali, sociali e culturali che solo una corretta gestione può fornire. In termini occupazionali si potrebbe sviluppare un indotto di oltre 300 mila posti di lavoro, in particolare per le aree rurali. Molto, infine, si può fare sul fronte dell’utilizzazione del patrimonio boschivo, incrementando in modo sostenibile i nostri prelievi legnosi per diminuire l’import di legna dall’estero, senza intaccare il nostro capitale naturale”.




POLVERI SOTTILI, AIEL-CIA: PRONTI A VINCERE LA SFIDA CON L’ENERGIA DAL LEGNO

 

LEGNO POLVERI SOTTILI

LEGNO POLVERI SOTTILI

Vincere la sfida delle polveri sottili con il legno. Oltre un terzo dell’energia rinnovabile italiana è rappresentata dall’energia termica ottenuta da biomasse solide. Nelle abitazioni, in particolare nelle aree rurali, sono funzionanti circa 11 milioni di stufe, di cui circa 4,5 milioni sono ormai obsolete. La sfida è rinnovare rapidamente il parco macchine, economizzando e abbattendo l’impatto ambientale derivato dalle polveri sottili. Ha le idee molto chiare sull’argomento AIEL, Associazione Italiana Energie Agroforestali, che associa circa 500 aziende della filiera legno-energia e che fa capo alla Cia – agricoltori italiani.

Aiel spiega come sia importante promuovere e realizzare il turnover tecnologico e quindi la sostituzione dei vecchi generatori a biomasse, con quelli di nuova concezione realizzati nel rispetto dei requisiti previsti dal decreto di applicazione dell’articolo 290 del Disegno di legge numero 152/2006 elaborato dal Ministero dell’Ambiente e in fase di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Questa norma prevede un sistema di classificazione delle prestazioni in termini di emissioni e di rendimento, che è stata ripresa da Aria Pulita, la certificazione di stufe, inserti e piccole caldaie domestiche a legna e pellet, che assegna un numero crescente di stelle fino a un massimo di quattro al diminuire dei livelli emissivi e al crescere del rendimento termico. Le aziende costruttrici italiane hanno già certificato Aria Pulita oltre 2000 modelli di stufe che rispondono al nuovo criterio di certificazione e che sono quindi disponibili sul mercato per il consumatore finale.

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Le buone notizie –spiega Aiel-Cia arrivano dagli incentivi Conto Termico che possono arrivare a coprire fino al 65% della spesa necessaria a sostituire un apparecchio obsoleto con uno moderno e dotato di moderna tecnologia. Così -continua Aiel-Cia- si contribuisce in maniera decisiva a vivere in un contesto confortevole e caldo nel rispetto della qualità dell’aria.

La sfida –prosegue l’organizzazione- sarà vinta quando i cittadini rispetteranno un semplicissimo vademecum basato su 5 semplici passi: rottamare il vecchio impianto; utilizzare combustibili certificati; svolgere la manutenzione previste sulla stufa; affidarsi solo a personale qualificato; utilizzare correttamente l’impianto come da libretto d’istruzione. A supportare la strategia di Aiel e Cia i dati relativi sul potenziale produttivo di biomassa legnosa.

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Infatti -spiegano gli esperti dell’Aiel di Cia-Agricoltori Italiani- si riscontra una forte crescita del patrimonio boschivo: negli ultimi 50 anni la superficie boscata in Italia è quasi raddoppiata portandosi sugli odierni 11,8 milioni di ettari, pari al 39% dell’intera superficie nazionale. L’energia dal legno si candida, quindi, a pieno titolo a guidare la rivoluzione verde, alternativa all’uso del fossile. In un’ottica di trasparenza, di informazione corretta e consapevole per i cittadini.

Aiel-Cia ha investito in una comunicazione web con una guida completa dove trovare tutte le informazioni per riscaldarsi con la biomassa legnosa. Suwww.energiadallegno.it si trovano, infatti, le modalità di accesso agli incentivi, recapiti di istallatori, manutentori specializzati, consigli sugli apparecchi, oltre agli approfondimenti in tema di qualità e certificazioni.

 




PM10 FUORI SOGLIA CON I RISCALDAMENTI SPENTI PER AIEL “È IL TRAFFICO LA PRIMA CAUSA D’INQUINAMENTO ATMOSFERICO”

Tra ieri e oggi sono scattati i divieti alla circolazione dei mezzi diesel più inquinanti in alcune delle principali città della Pianura Padana, tra cui Torino, Milano e Bergamo. Da sette giorni le polveri fini (PM10) superano i limiti di legge in tutta l’area metropolitana torinese e in buona parte del Piemonte. Situazioni analoghe si registrano a Milano e in Veneto dove, secondo Legambiente, Padova è la terza città più inquinata d’Italia dopo Torino e Cremona.

Per AIEL, Associazione Italiana Energie Agroforestali che rappresenta oltre 500 imprese del settore legno-energia, è difficile imputare questa emergenza smog anticipata agli impianti di riscaldamento. Da giorni infatti l’ondata di caldo anomalo sta regalando una seconda estate. Temperature fino a 26 °C di massima giornaliera e 15-19 °C le medie. I riscaldamenti quindi sono spenti, compresi quelli a biomassa legnosa. Una chiara evidenza: il traffico è la principale causa dell’inquinamento atmosferico da PM10.

A partire dal 10 ottobre i valori registrati in molte località delle città della Pianura Padana dalle centraline dell’ARPA superano la soglia di sicurezza per i PM10 (50 μg/m3), definita dannosa per la salute dall’OMS. Questo avviene in anticipo rispetto alla data di accensione degli impianti termici in pianura, fissata al 15 ottobre. Impianti che, anche dopo tale data, sono sicuramente rimasti spenti nelle aree collinari e metropolitane visti i dati climatici nettamente superiori alle medie stagionali.

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«I superamenti che osserviamo in questi giorni – afferma Marino Berton, direttore generale di AIEL-Associazione Italiana Energie Agroforestale – dimostrano il ruolo preponderante delle emissioni di particolato da traffico, che da sole sono in grado di mandare in crisi la qualità dell’aria in Pianura Padana già dalla prima metà di ottobre. Un contributo, quello del traffico, largamente prevalente rispetto a quello di caldaie e stufe a biomassa legnosa, pressoché assenti in questi giorni di emergenza malgrado siano spesso erroneamente additati come maggiori responsabili dell’inquinamento atmosferico».

La situazione di questi giorni (caldo anomalo, riscaldamenti spenti, valori sopra soglia di PM10 nell’aria) deve stimolare un approccio razionale all’uso delle biomasse, che non vanno vietate tout court, bensì regolamentate in modo tale da promuovere gli apparecchi con le più basse emissioni e le migliori prestazioni in termini di rendimento. Ciò in linea con quanto dice il Nuovo Accordo di Programma per la qualità dell’aria nel Bacino Padano sottoscritta a giugno dal Ministero dell’Ambiente insieme alle Regioni Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto, secondo cui i divieti d’uso dei generatori a biomassa vanno limitati ai soli apparecchi con performance emissive e di rendimento inferiori alla classe di qualità 3 e 4 stelle secondo la classificazione prevista dal decreto attuativo dell’articolo 290 del dlgs 152/2006.

AIEL è l’associazione delle imprese della filiera legno-energia, con sede legale a Roma e sede operativa a Legnaro (Padova) presso il Campus di Agripolis, che da 15 anni si occupa di promuovere la corretta e sostenibile valorizzazione energetica delle biomasse agroforestali, in particolare i biocombustibili legnosi (www.aiel.cia.it). L’associazione rappresenta circa 500 imprese della filiera, in particolare circa il 70% delle industrie italiane ed europee di costruzione di apparecchi domestici e caldaie (circa 700 M€ di fatturato). Sul fronte dei biocombustibili rappresenta circa 150 produttori di legna e cippato e 60 imprese italiane di produzione e distribuzione di pellet. AIEL ha fondato e gestisce in Italia tre sistemi di certificazione: ENplus (pellet), Biomassplus (legna, cippato e bricchette) e Aria Pulita (stufe, inserti, caldaie domestiche a legna e pellet).