Pesca, Alleanza cooperative: bene proroga Mipaaf su contratti di filiera

L’alleanza delle cooperative italiane esprime soddisfazione per la decisione del Mipaaf di concedere, come richiesto, una proroga al 30 novembre del termine di scadenza fissato originariamente al 31 ottobre per la presentazione delle domande per i contratti di filiera pesca e l’acquacoltura. Con un mese in più di tempo – prosegue l’alleanza pesca – ci sarà modo di completare la progettazione in corso consentendo, attraverso un plafond di 50 milioni di euro del fondo complementare del PNRR, di far partire nuove iniziative di sviluppo nelle nostre marinerie.
Quello dei contratti di filiera è uno strumento completamente nuovo per il nostro settore, voluto fortemente dal mondo cooperativo per migliorare il posizionamento ed il valore del prodotto.
Con più tempo a disposizione si potranno così cogliere meglio le opportunità offerte da questo meccanismo che richiede interconnessioni tra soggetti diversi lungo la filiera e forme di cooperazione interregionale.

Pesca, prorogata al 30 novembre la presentazione contratti filiera. Ecco decreto Mipaaf




Covid, Alleanza Cooperative Pesca: bene risorse per il settore. Ora è necessario che arrivino in fretta agli operatori

«Soddisfazione per la pubblicazione del Decreto che stabilisce  i criteri e le modalità di utilizzazione del Fondo per lo sviluppo e il sostegno delle filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura. Un risultato, inseguito fin da subito dal Coordinamento pesca dell’Alleanza delle Cooperative, che consente di destinare alle imprese della pesca e dell’acquacoltura, in forma di sovvenzioni dirette,  20 dei complessivi 300 milioni di euro stanziati a sostegno delle filiere agricole e pesca a seguito. dell’emergenza  epidemiologica. Ci auguriamo ora che questi contributi giungano a destinazione nel più breve tempo possibile per garantire agli operatori, ancora provati dalla crisi e che chiedono solo di poter lavorare secondo regole  eque e di buonsenso, una boccata d’ossigeno».

 




L’Alleanza Pesca invia Position Paper a Patuanelli sul settore ittico. Eccolo: rilancio settore e blu economy

L’Alleanza delle cooperative della Pesca invia un Position paper al ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli per fare il punto sui temi che da tempo affliggono il settore ittico nazionale. Sul tavolo il rilancio del settore e le nuove opportunità generate dalla Blue Economy.

Qui di seguito AGRICOLAE pubblica il contenuto del Position Paper in PDF e a seguire in formato testuale:

LETTERA A MINISTRO

POSITION PAPER ALLEANZA PESCA PER MINISTRO PATUANELLI

PESCA E ACQUACOLTURA IN ITALIA

Le principali attività marittime dell’Italia sono il turismo costiero, la pesca, l’acquacoltura, il trasporto
marittimo a corto raggio, le crociere turistiche, la costruzione e la riparazione navale, i servizi di
traghetto passeggeri e il trasporto marittimo a lungo raggio. Le attività marittime contribuiscono al
2,6% (39,5 miliardi di euro) del prodotto interno lordo (PIL) nazionale, all’11 % della produttività del
settore dei trasporti e circa al 2 % della forza lavoro totale. La produzione di pesca e acquacoltura da
sola rappresenta circa il 2,4% della produzione totale e il 2,9% del valore aggiunto del settore
primario in Italia.
La pesca italiana è caratterizzata da una tendenza al ribasso degli sbarchi (sia per quanto riguarda il peso che per quanto riguarda il valore). Il peso totale pescato dalla flotta italiana nel 2019 ammontava a circa 174.000 tonnellate, con un valore di 887 milioni di euro. Dal 2010 ad oggi il valore totale degli sbarchi è diminuito del 15,7%, il volume delle produzioni sbarcate del 16,2% e il prezzo medio (€/Kg.) del 9%.
La produzione del settore italiano dell’acquacoltura sfiora le 150.000 tonnellate per un
controvalore pari a quasi 400 milioni di euro. L’acquacoltura biologica è considerata un segmento
molto promettente in termini di domanda di mercato, nonostante le crescenti difficoltà generate
dalla nuova normativa europea che tende a fissare standard qualitativi di processo sempre più
onerosi.
Quanto poi alle aziende italiane della trasformazione, esse dipendono fortemente dalle
importazioni e solo recentemente la lavorazione di materia prima proveniente dall’acquacoltura è
stata considerata un’opportunità per ridurre tale dipendenza.
Oltre il 70 % della produzione destinata alla trasformazione viene lavorata e confezionata
direttamente dalle aziende di acquacoltura, grazie all’integrazione verticale dei processi di
produzione.
Infine un dato sul consumo di pesce: nella dieta italiana troviamo circa 25 kg di prodotti della
pesca a testa ogni anno. Grazie a questo dato l’Italia si trova oggi leggermente al di sopra del livello
medio di consumo dell’Ue, fermo a circa 23 kg a testa.

A) LA PESCA PROFESSIONALE

La flotta da pesca nazionale si è ulteriormente ridotta nell’ultimo decennio, passando dagli oltre 14mila
natanti alle poco più di 12mila imbarcazioni di oggi, facendo registrare una contrazione complessiva
pari al 16,5%.
Negli anni 80 le imbarcazioni da pesca erano quasi 20.000 e portavano a terra oltre 400.000 tonnellate all’anno di prodotti freschi. Oggi si sbarca meno della metà rispetto a trent’anni fa.
Quanto al lavoro, oggi i pescatori imbarcati sono poco più di 25 mila (circa 30.000 dieci anni fa, il 16%
in meno), mentre quelli che operano a terra oltre 100 mila, per un totale che si aggira attorno ai 125
mila lavoratori (escluso l’indotto).

Il settore registra una riduzione delle catture al ritmo del 2% annuo, un calo costante dei redditi ed
un’incidenza dei costi di produzione per alcuni tipi di pesca, come quella a strascico, fino al 60%.

Vediamo però più nel dettaglio di cosa parliamo quando pronunciamo la parola pesca.

A.1) LA FLOTTA ITALIANA: BATTELLI E OCCUPATI

Dalle tabelle sottostanti si ricava un’istantanea dei principali indicatori socio-economici della flotta
italiana; ad oggi il sistema pesca del nostro Paese può contare su 12.063 motopescherecci pari al 17%
della flotta Ue [74.996 unità] (18% in termini di potenza motore e 11% in termini di capacità – fonte
Registro Flotta Commissione europea – https://webgate.ec.europa.eu/fleet-europa/stat_glimpse_it) e
25.095 occupati.
L’età media della nostra flotta è di 31 anni.
La media di imbarcati per unità da pesca è stabile nel tempo, con circa 2,16 occupati per
motopeschereccio. Se analizziamo l’articolazione del comparto sia come aziende (motopescherecci) sia
come forza lavoro, al 2015 emergono i seguenti dati:
circa il 19% del totale dei battelli sono a strascico;
circa il 28,9% del totale degli imbarcati sono presenti nel settore strascico.
Se infine osserviamo i segmenti più industriali (strascico, volante, circuizione) essi costituiscono la flotta principale, rappresentando circa il 60 % del tonnellaggio lordo italiano attivo totale.

A.2) LA FLOTTA ITALIANA: PRODUZIONE

Nel corso dell’ultimo decennio i guadagni provenienti dagli sbarchi sono diminuiti di oltre il 30 %.
Questa notevole riduzione dei guadagni è stata solo in parte controbilanciata da una riduzione del 26%
dei costi operativi (644 milioni di euro), dovuta principalmente alla riduzione del costo del lavoro (-
20% come conseguenza della perdita di posti di lavoro di cui sopra) e del costo dell’energia (-27%,
dopo la prima crisi post 2007/2008). La riduzione di tutti gli indicatori è diretta conseguenza del forte
ridimensionamento della struttura produttiva che, come riportato in precedenza, ha comportato un
calo consistente della flotta e degli occupati.
Nelle tabelle che seguono vengono invece forniti dati economico-produttivi, utili per esaminare
l’andamento dell’attività di pesca nel corso tempo, attraverso la variazione dei volumi degli sbarchi (in
tonnellate), dei ricavi (in milioni di €) e del prezzo (€/Kg.).

B) L’ACQUACOLTURA

In Italia ci sono 814 impianti che producono 140 mila tonnellate l’anno di prodotti freschi, con oltre
7.000 addetti, che contribuiscono a circa il 40% della produzione ittica nazionale e al 30% circa della
domanda di prodotti ittici freschi.
In Europa, l’Italia detiene il 13% del volume delle produzioni e il 10,7% del valore della produzione.
L’acquacoltura in Italia comprende l’allevamento di 30 specie di pesci, molluschi e crostacei, ma ben il
97% della produzione nazionale si basa su 5 specie: la trota (acque dolci), la spigola e l’orata (acque
marine) e tra i molluschi, i mitili e le vongole veraci. L’Italia è il principale paese produttore dell’UE 27
di vongole veraci con un 94,2% in volume e un 91,6% in valore.
L’Italia copre, inoltre, i due terzi della produzione acquicola comunitaria per quanto riguarda i mitili, e
rappresenta il 45% della produzione di storioni e il 20% circa della produzione di trota iridea.
Degli oltre 800 impianti attivi, il 49% è dedicato alla produzione di pesci, il 49% a quella dei molluschi
e il 2% circa a crostacei o misti.
L’Italia è fra i leader europei per la produzione di trota, orata e branzino, oltre a mitili e vongole veraci,
nonostante il ritardo nello sviluppo di tecnologie atte al miglioramento produttivo (riduzione dei costi
di alimentazione, anche con proteine animali trasformate) e funzionale (resistenza alle malattie) delle
specie allevate.
L’acquacoltura italiana è caratterizzata da una forte diversificazione produttiva che va dalle tradizionali
tecniche estensive (lagune costiere, delta, valli, stagni) alle moderne produzioni intensive (bacini,
vasche e gabbie in mare), oltre alla molluschicoltura.

2. LE OPPORTUNITÀ DELLA “BLUE ECONOMY”

Il settore della filiera ittica è oggi il secondo settore della blue economy per numerosità imprenditoriale
e conta più di 33mila imprese, pari al 18,2% del totale delle imprese dell’economia del mare.
Il contributo al valore aggiunto nazionale, prodotto dalle filiere riconducibili all’economia del mare, ha
raggiunto il valore di 45 miliardi di euro (in termini nominali) con un’incidenza sul totale del 3%: quasi il doppio di quanto prodotto dal comparto del tessile, abbigliamento e pelli o più del doppio delle
telecomunicazioni e il triplo di quello del legno, carta ed editoria.
Dal punto di vista occupazionale, i quasi 800 mila lavoratori impiegati nel settore della blue economy
rappresentano il 3,3% dell’occupazione complessiva del Paese, superiore di quasi 240mila unità a
quella dell’intero settore formato dalla chimica, farmaceutica, gomma, materie plastiche e minerali non
metalliferi.
Nel settore operano imprese in cui trovano spazio anche i giovani e le donne, visto che una su 10 è
guidata da under 35 e ben due su 10 da imprenditrici.
Tra le caratteristiche fondamentali dell’economia del mare c’è quindi anche quella di essere in grado di
attivare indirettamente ulteriori effetti sul sistema economico: per ogni euro prodotto da questo
settore se ne attivano infatti altri 1,9 nel resto dell’economia.

3. NODI DA SCIOGLIERE PER IL RILANCIO

3.1 PESCA: IMPRESE E LAVORATORI

Per rilanciare il settore della pesca occorrono alcuni interventi minimi:
1. occorre favorire il ricambio del naviglio che ha un’età media di oltre 31 anni. Non esiste alcun
sostegno finanziario per rinnovare la flotta, né per i segmenti più industriali (sottoposti a
maggiore stress lavorativo: strascico, volanti, circuizioni) né per la cd. “piccola pesca
artigianale”. Riteniamo improcrastinabile dedicare ogni sforzo in questa direzione, anche per
assicurare una transizione verso metodi di produzione in grado di contemperare le esigenze
della sicurezza sul lavoro con quelle della tutela eco-sistemica.

2. Occorre rendere attrattivo il settore e favorire il ricambio generazionale, incentivando
l’apprendistato, la formazione continua e dando luce ad una riforma dei titoli professionali da
anni invocata, anche per consentire un’iniezione di nuova forza lavoro, particolarmente
necessaria al settore.

3. Occorre rivedere la Politica Comune della Pesca che continua a ritenere presuntivamente
nociva la pesca al punto di far prevalere in ogni approccio gestionale i principi di precauzione
per poter giustificare riduzioni senza fine dello sforzo di pesca, senza preoccuparsi di
fronteggiare gli effetti recessivi sia sul piano economico che sociale.

4. Occorre ideare strumenti strutturali e sostenibili di sostegno al reddito per i pescatori che,
salvo interventi estemporanei operati ogni anno con la legge di bilancio (o con i provvedimenti
di legge adottati per contenere gli effetti della pandemia), oggi risultano privi di qualunque
ammortizzatore sociale.

5. Occorre investire seriamente sulla sicurezza individuale a bordo e sulla formazione del
personale imbarcato attraverso un rinnovato rapporto con l’Autorità marittima che
rappresenta il primo vero pronto soccorso per i pescatori così come per tutti coloro che vanno
per mare.

6. Occorre ideare strumenti finanziari capaci di dare un aiuto concreto alle imprese ed alle
famiglie colpite dalle disgrazie di affondamenti o sinistri in mare dovuti a causa di forza
maggiore: quando una barca affonda oggi non c’è alcuna forma di sostegno per recuperare lo
scafo, provare a rimetterlo in armamento o, nei casi più gravi, farlo nuovo: la barca è come
l’azienda, il negozio, l’ufficio, una vita di lavoro e di fatica spesa in mare che in poco tempo si
può perdere, a volte con la vita stessa.

7. Occorre una politica concreta capace di creare più valore per le nostre produzioni
rilanciandone al contempo anche il consumo attraverso accordi di filiera e piani di
comunicazione e promozione adeguati che raggiungano il consumatore con ogni mezzo.

8. Occorre aprire un tavolo di lavoro che identifichi alcune filiere (ad es. grandi pelagici, pesce
azzurro, molluschi, crostacei e gamberi di profondità) sulle quali favorire la costruzione di
progetti imprenditoriali in grado di valorizzare queste produzioni anche attraverso la
trasformazione e la promozione di dinamiche nuove di distribuzione e commercializzazione ed
il rafforzamento e la modernizzazione del sistema dei mercati ittici all’ingrosso.

9. Occorre rafforzare e valorizzare il ruolo delle donne nella filiera ittica come soggetti promotori
di nuova imprenditorialità.

10. Occorre rilanciare il ruolo delle Organizzazioni di Produttori come soggetti imprenditoriali in
grado di svolgere positive azioni di valorizzazione del prodotto, oltre che di regolarizzazione dei
mercati.

11. Occorre promuovere un forte Coordinamento delle Politiche del Mare in capo al Mipaaf
capace di integrare tutte le competenze che ruotano attorno al mare, in grado di dare più
dignità, maggiore peso politico e capacità diplomatica all’Economia Blu anche attraverso il
necessario rafforzamento dell’azione amministrativa.

12. Occorre realizzare una seria politica di messa in sicurezza dei porti italiani, troppo spesso
scarsamente agibili e difficilmente navigabili, con rischi enormi per la sicurezza degli equipaggi e
perdite rilevanti di giorni di pesca e di reddito.

13. Occorre rafforzare il dialogo mediterraneo nelle sedi multilaterali, sostenere e rilanciare i
processi di internazionalizzazione delle imprese, sia per l’identificazione di nuovi mercati di
sbocco per le esportazioni sia per il decollo di partnership con altri Stati membri e con i Paesi
terzi del Mediterraneo, nella prospettiva di una gestione condivisa delle risorse, acciocché
l’onere di preservare le risorse biologiche non ricada solo sulle spalle dei pescatori europei.

3.2 ACQUACOLTURA

Anche la nostra acquacoltura ha bisogno di interventi che ne possano garantire lo sviluppo:
1. occorre innanzitutto affrontare il nodo delle concessioni demaniali, del fortissimo incremento
del valore minimo delle tariffe prodotto dall’art. 100, comma 4, decreto legge 14 agosto 2020,
n. 104, convertito con modificazioni dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, le modalità del loro
rinnovo, nonché l’annoso problema dei canoni demaniali dovuti da chi pratica attività di
acquacoltura; in merito a quest’ultimo aspetto non possiamo non ricordare che da anni
l’Autorità garante per la concorrenza ed il mercato richiama l’attenzione delle Istituzioni
(Governo e Parlamento) sulle necessità di un intervento che definisca un giusto quadro tariffario
sul modello cooperativo. La questione è a tutt’oggi irrisolta!

2. Occorre incentivare la registrazione di marchi di qualità, di modo che l’allevatore che si
impegna ad applicare un disciplinare delle metodologie di produzione sia gratificato dal valore
aggiunto che il marchio conferisce al suo prodotto.

3. Occorre sostenere efficacemente le imprese nel caso di calamità che arrechino danni agli
impianti. I premi assicurativi che potrebbero in teoria svolgere questa funzione sono molto
onerosi e i tempi per il ristoro economico dei danni sono troppo lunghi.

4. Occorre aumentare la capacità contrattuale delle imprese e dei loro consorzi nei confronti delle
GDO, che di fatto imposta le modalità operative e gli accordi economici in modo sbilanciato a
favore della committenza.

5. Occorre una legislazione mirata all’acquacoltura, soprattutto per quanto riguarda quella
esercitata in acque marine e rivolta all’esercizio di attività complementari.

6. Occorre monitorare con estrema attenzione il tema della pianificazione degli spazi marini e
della definizione delle zone destinate alla acquacoltura (AZA);

7. Occorre applicare il decreto legislativo n° 152/2006 per quanto riguarda la protezione delle
acque destinate all’acquacoltura, individuando le fonti di inquinamento che possono
condizionare o impedire le attività produttive a causa dell’insorgere di problematiche di
carattere igienico-sanitario.

8. Occorre incrementare i controlli sulla tracciabilità dei prodotti di importazione, soprattutto per
quanto riguarda gli aspetti igienico-sanitari legati al consumo di molluschi bivalvi.




Recovery Plan: Alleanza Cooperative pesca, economia del mare strategica per il rilancio del Paese

Motori a basso impatto ambientale e imbarcazioni più sicure, rilancio del pescaturismo e dell’ittiturismo, incentivare i consumi ittici e l’export, dare più spazio a giovani e donne, ma anche meno rifiuti e più economia circolare grazie a infrastrutture più moderne. È quanto ha chiesto l’Alleanza Cooperative pesca nel corso dell’audizione informale presso la commissione agricoltura della Camera dei deputati sul piano nazionale di ripresa e resilienza. “Il Mediterraneo favorisce lo sviluppo di un fatturato annuo dei settori legati al mare di 386 miliardi, con 205 milioni di valore aggiunto lordo e circa 4,8 milioni di posti di lavoro. È importante, dunque, coltivare questo potenziale, creando un’occupazione sostenibile e che aiuti a mantenere e accrescere le risorse marine. Per far questo occorre credere e investire nel settore prevedendo interventi in tutte le aree di interesse del piano nazionale di ripresa e resilienza, perché l’economia del mare è strategica per il rilancio del Paese”. Sul fronte della digitalizzazione, innovazione, competitività, a causa della forte crisi che lo investe, il settore non ha dato risposte adeguate in termini di efficientamento energetico, risparmio energetico e bassa impronta ecologica. “Occorre promuovere, afferma l’Alleanza, la trasformazione dei propulsori utilizzati dalle imbarcazioni impiegate nel settore della pesca e dell’acquacoltura verso forme alternative all’insegna della riduzione delle emissioni, senza alterare i livelli di abilità di cattura o capacità di pesca”. Anche sul turismo, tra le priorità del piano, il settore può giocare un ruolo strategico visto che il 51% della capacità ricettiva degli alberghi in tutta Europa è concentrata nelle regioni costiere. “In questa ottica è fondamentale promuovere e incentivare le attività di ospitalità, ricreative, didattiche, culturali e di servizi, finalizzate alla corretta fruizione degli ecosistemi acquatici e delle risorse della pesca e alla valorizzazione degli aspetti socioculturali delle imprese ittiche, rilanciando così le figure della pescaturismo e dell’ittiturismo”, spiega l’Alleanza. Per incentivare i consumi di prodotti ittici nazionali, per l’Alleanza è bene puntare su accordi di filiera, organizzazioni dei produttori e piani di comunicazione destinati ai consumatori ma anche attraverso la promozione di dinamiche nuove di distribuzione e commercializzazione ed il rafforzamento e la modernizzazione del sistema dei mercati ittici all’ingrosso. “Sì, quindi, ad una piattaforma avanzata capace di mettere in relazione produzione e domanda. Va rafforzato il dialogo mediterraneo nelle sedi multilaterali, sostenere e rilanciare i processi di internazionalizzazione delle imprese, sia per l’identificazione di nuovi mercati di sbocco per le esportazioni sia per il decollo di partnership con altri Stati membri e con i Paesi terzi del Mediterraneo, nella prospettiva di una gestione condivisa delle risorse, in modo tale che l’onere di preservare le risorse biologiche non ricada solo sulle spalle dei pescatori europei”, sottolinea l’Alleanza. Sul tema delle Infrastrutture per una mobilità sostenibile, il settore chiede un censimento delle infrastrutture portuali, comprese le imbarcazioni da pesca, per fotografare la situazione e programmare interventi di ammodernamento in termini funzionali, per garantire l’entrata e l’uscita dai porti in condizioni di sicurezza, di apparecchiature e di mezzi in modo da accrescere la sicurezza degli equipaggi, ma anche architettonici proprio in virtù del valore culturale dei porti di pesca. E poi c’è la questione dei rifiuti. “È importante, evidenzia l’Alleanza, dotare i porti di isole ecologiche sia per lo smaltimento dei rifiuti non differenziabili, sia per favorire meccanismi virtuosi di economia circolare come il recupero di scarti, olii esausti, materiale da smaltire, riciclo di cassette, gestione del prodotto interessato dalle taglie minime”. Un nodo cruciale è quello della ricerca. Per questo l’Alleanza chiede di creare un centro di ricerca nazionale forte ed autorevole sul piano internazionale che accompagni la politica italiana della pesca nelle sue decisioni. E proprio la ricerca diventa strategica anche per l’acquacoltura “per la quale bisogna favorire studi per la riproduzione di specie fortemente sfruttate e nuove specie per le quali attualmente non è possibile effettuare il ciclo di vita completo in cattività e per incentivare le produzioni biologiche”, ricorda l’Alleanza. E per dare un futuro al settore, evidenzia l’Alleanza, occorre garantire un ricambio generazionale, incentivando l’apprendistato, la formazione continua, politiche attive del lavoro e dando luce ad una riforma dei titoli professionali, anche per consentire un’iniezione di nuova forza lavoro. Ma anche rafforzando e valorizzando il ruolo delle donne nella filiera ittica come soggetti promotori di nuova imprenditorialità, visto che, ad oggi, nel settore ittico due imprese su dieci sono guidate da imprenditrici.




Alleanza cooperative Pesca: Apprezzamento per l’iniziativa dei senatori della Comagri contro l’inasprimento di pene e sanzioni in materia di pesca e acquacoltura, previsto nel ddl Perilli e Maiorino

“Apprezziamo l’iniziativa dei senatori della Comagri riguardo al ddl Perilli e Maiorino sulla tutela degli animali in discussione in Commissione giustizia, che propone lo stralcio dal provvedimento delle modifiche proposte all’articolo 6 in materia di pesca e acquacoltura, che vanno trattate dalle Commissioni di merito”.
In particolare, l’articolo 6 del disegno di legge interviene sulle disposizioni che regolamentano e sanzionano la pesca, anche in questo settore, inasprendo il quadro sanzionatorio. Il comma 1 interviene sulla disciplina della pesca e dell’acquacoltura non solo innalzando le pene previste per le contravvenzioni, ma introducendo il divieto di svolgere la pesca professionale “con strumenti, attrezzi, apparecchi o mezzi che per quantità ovvero per caratteristiche si pongano in violazione della normativa in vigore”. L’inosservanza di tale divieto è punita a titolo di contravvenzione, con la pena dell’arresto da sei mesi a tre anni e con l’ammenda da 5.000 a 25.000 euro. Il comma 2 prevede invece un’integrazione del catalogo delle condotte vietate nelle acque interne.
“È inaccettabile l’inasprimento di pene e sanzioni per la pesca e l’acquacoltura, soprattutto in questo particolare momento storico – dichiara l’Alleanza Pesca – le modifiche proposte andrebbero ad appesantire un quadro sanzionatorio già ai limiti della tollerabilità”.



Bilancio 2021, Comagri Camera. Tutte le dichiarazioni di Alleanza Cooperative Pesca, Federpesca e Impresa Pesca-Coldiretti

La Commissione Agricoltura, presso l’Aula della Commissione Affari sociali, nell’ambito dell’esame, in sede consultiva, per le parti di competenza, del disegno di legge recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023”, svolge, in videoconferenza, le audizioni di Alleanza delle Cooperative Italiane – Coordinamento pesca (Agci Agrital Pesca, FedAgri Pesca-Federcoopesca e Legacoop agroalimentare-Dipartimento Pesca), di Federpesca e di Impresa Pesca–Coldiretti.

Di seguito tutte le dichiarazioni:

Alleanza cooperative:

Stiamo affrontando una crisi senza precedenti, ed il settore della pesca e acquacoltura risulta particolarmente colpito, con calo dei prezzi e dei consumi. Soffrono particolarmente gli operatori della pesca costiera artigianale e i piccoli produttori ittici, microimprese che non hanno riserve finanziarie per coprire i costi correnti. Pur riconoscendo l’impegno del governo evidenziamo una forte preoccupazione per la mancanza di misure efficaci e permanenti per il settore, che guardino cioè al lungo periodo.

Tra le proposte aggiuntive la prima riguarda il fondo perduto, quindi riconoscere la misura alle imprese di pesca e acquacoltura. Bisogna prendere come criterio di ammissibilità le perdite registrate nel corso del 2020 rispetto all’anno precedente.

Seconda proposta riguarda le misure di semplificazione delle concessioni demaniali marittime. Vi è poi il tema dei familiari del personale di bordo delle imprese poste sotto sequestro, dunque un supporto finanziario in favore dei familiari del personale imbarcato.

La quarta proposta riguarda il credito d’imposta per i piani di comunicazione del prodotto ittico nazionale, sempre più necessari per raggiungere il consumatore valorizzando le produzioni. La quinta proposta riguarda la modalità di identificazione dei destinati delle misure di sostegno a favore delle filiere agricole e della pesca, invece dei codici ateco il riferimento normativo corrispondente alla categoria dei beneficiari.

Tra le altre proposte c’è l’utilizzo di cassette biodegradabili a favore di quelle di polistirolo e l’esonero da fatturazione elettronica per i piccoli imprenditori ittici.

Impresa Pesca:

Abbiamo la necessità di uscire dallo stallo economico derivante dalla pandemia, per un rilancio finalizzato al sostegno economico e ad una vera modernizzazione del comparto. I provvedimenti del governo hanno contribuito ad attenuare l’impatto della crisi, dando respiro alle aziende.

Le misure devono concentrarsi su interventi mirati di ripartenza, evitando misure a pioggia da governo e regioni.

Come macro interventi necessitiamo di interventi volti a dare liquidità alle imprese per la gestione corrente, compie prestiti con iter istruttori molto veloci, misure volte a svecchiare il sistema produttivo e a modernizzare il comparto. Non ultimo occorrono misure volte a riorganizzare le filiere e i distretti dell’ittico al fine di traferire forza alle nostre produzioni nazionali. Importante sarà il rifinanziamento della cambiale azzurra.

Federpesca:

Una delle questioni principali per il settore riguarda le restrizioni delle possibilità di pesca nel mediterraneo. È impensabile poter modulare l’attività di pesca in assenza di un ammortizzatore sociale a regime che intervenga a sostegno delle imprese di pesca. È fondamentale allora anticipare gli effetti del disegno di legge unificato per la pesca, con uno stanziamento di 60 milioni. Si tratta dunque di anticiparne gli effetti al primo gennaio 2021, in parte contribuendo alla copertura del finanziamento della norma che attribuisce una indennità di 30 euro al giorno.

La seconda questione riguarda una precisazione all’articolo 127, chiediamo poi di ristabilire la norma sull’indennità contributiva rispetto alla semplice decontribuzione.




DL Ristori bis: Alleanza Cooperative Pesca, cancellato fondo perduto. Disorientamento della categoria che vede oramai prossimo il blocco pressoché totale del mercato

I contenuti del decreto cosiddetto Ristori bis colgono di sorpresa il settore della pesca.

“Dopo un iniziale entusiasmo per il varo di una misura specifica che riconosceva un contributo a fondo perduto per tutte le imprese indipendentemente dai limiti di fatturato siamo rimasti meravigliati nel vedere che una decina di giorni dopo tutto questo non c’è più. Il nuovo provvedimento varato dal governo ha abrogato ciò che poche ore prima era stato varato. Peccato perché quella norma, appena posta nel nulla, era stata formulata con attenzione per essere quanto più possibile inclusiva, anche nei confronti di imprese che per le loro particolari caratteristiche erano rimaste escluse dal decreto agosto, o per via di un indicatore temporale inadeguato (il solo mese di aprile come riferimento non poteva andare bene) o per via del limite di fatturato dei cinque milioni di euro” commenta l’Alleanza Cooperative Pesca.

“Adesso purtroppo – prosegue l’Alleanza -si è deciso di ‘tornare indietro’, riprendendo la misura della decontribuzione. Non diciamo che sia inutile ma certo, in questo frangente, a fronte di perdite di fatturato che sfiorano anche il 70% nel settore della pesca professionale, sarebbe oltremodo apprezzato un ristoro in forma di contributo economico diretto a fondo perduto, secondo l’originaria previsione. Chiediamo quindi – conclude l’Alleanza- che governo e parlamento valutino l’opportunità di prevedere una modifica ad hoc per la pesca e l’acquacoltura; una modifica che reintroduca una forma di sostegno immediato a coloro che, rispetto allo scorso anno, hanno subito perdite tangibili e documentabili di fatturato e di incassi. Soprattutto se consideriamo gli effetti imprevedibili di una pandemia che peggiora di giorno in giorno, con il blocco pressoché totale di tutti gli sbocchi di mercato per i nostri pescatori e acquacoltori”.

 




Pubblicato decreto decontribuzione primo semestre 2020. Soddisfazione Alleanza Pesca.

Pubblicato il decreto interministeriale (Mipaaf, Lavoro e Mef) che rende fruibile la decontribuzione per il primo semestre 2020 al fine di favorire il rilancio produttivo e occupazionale delle filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura, a favore delle imprese appartenenti alle filiere agrituristiche, apistiche, brassicole, cerealicole, florovivaistiche, vitivinicole nonche’ dell’allevamento, dell’ippicoltura, della pesca e dell’acquacoltura, e’ riconosciuto l’esonero straordinario dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a carico dei datori di lavoro, dovuti per il periodo dal 1° gennaio 2020 al 30 giugno 2020.

Soddisfazione da parte dell’Alleanza delle cooperative della Pesca che si è battuta nel corso di approvazione per far rientrare anche gli operatori ittici.

L’agevolazione contributiva di cui al presente decreto è riconosciuta dall’INPS in base alla presentazione delle domande da parte delle imprese nei limiti delle risorse disponibili.

Nella domanda le imprese dichiarano, ai sensi degli articoli 47 e 76 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, gli aiuti concessi ovvero richiesti in attesa di esito, nel rispetto del «Quadro temporaneo» nell’anno 2020. In caso di superamento del limite individuale fissato dal «Quadro temporaneo», l’agevolazione e’ ridotta per la quota eccedente tale limite.

In caso di superamento del limite di spesa previsto, l’INPS provvede a ridurre l’agevolazione in misura proporzionale a tutta la platea dei beneficiari che hanno diritto all’agevolazione.

L’INPS provvede ad emanare, entro venti giorni dall’entrata in vigore del presente decreto, una circolare relativa all’esonero straordinario recante, tra l’altro, le modalità di presentazione della domanda di accesso all’agevolazione.

In attesa della messa a disposizione da parte dell’INPS del modello di istanza di esonero, i versamenti della contribuzione riferita ai periodi retributivi oggetto dell’esonero gia’ scaduti e non ancora versati, ovvero in scadenza, sono sospesi per i destinatari dell’agevolazione fino alla data di definizione delle istanze medesime.

In caso di esito favorevole dell’istanza, la contribuzione riferita ai periodi retributivi dal 1° gennaio 2020 al 30 giugno 2020 gia’ versata potra’ essere compensata con la contribuzione in futuro dovuta dal datore di lavoro.

Qui di seguito AGRICOLAE pubblica il link della Gazzetta Ufficiale:

https://www.gazzettaufficiale.it/atto/vediPermalink?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2020-10-20&atto.codiceRedazionale=20A05693&tipoSerie=serie_generale&tipoVigenza=originario&tipoProvvedimento=*




DECRETO EMERGENZE, ALLEANZA PESCA: GOVERNO E PARLAMENTO INTERVENGANO SU CRISI SETTORE IN FASE DI CONVERSIONE

L’Alleanza delle cooperative della pesca torna a chiedere a governo e parlamento interventi a sostegno del settore. “Ci attendiamo risposte certe ai temi sollevati in queste settimane e condivise, sin qui solo a parole, dall’esecutivo e dalle forze di maggioranza. O si interviene adesso, in fase di conversione del decreto legge 27, o crediamo che non ci sia più tempo e spazio per la mediazione”, scrivono in una nota pervenuta alla redazione di AGRICOLAE.

“Ci riferiamo – scrivono – in primo luogo ai temi del lavoro e del sostegno al reddito, sui quali pare che si stia lavorando ma soltanto guardando all’agricoltura. Questo non va bene e quello che chiediamo oggi è che ci sia un chiaro e repentino cambio di rotta. Attendiamo i lavori della Commissione agricoltura della Camera, ma se le indiscrezioni risultassero confermate sarebbe l’ennesima occasione sprecata. Ricordiamo poi la non più rinviabile riforma del sistema sanzionatorio e l’emergenza maltempo che in autunno ha messo in ginocchio il settore. Ma anche qui nulla: nemmeno un centesimo nonostante le decine di milioni di euro di danni che hanno messo in ginocchio moltissimi imprenditori”.




BILANCIO 2017, Alleanza cooperative pesca: per il settore chiaro e scuro

BILANCIO 2017 PESCA

L’Alleanza delle cooperative della pesca tira le somme facendo una dettaglaita analisi su quanto è abdato a buon fine e quanto è rimasto in sospeso

Per la pesca italiana l’anno che si sta chiudendo ci offre una fotografia in chiaro-scuro. Secondo AGCI AGRITAL, CONFCOOPERATIVE – FEDERCOOPESCA e LEGACOOP AGROALIMENTARE – Dipartimento Pesca, riunite nel Coordinamento nazionale Pesca dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, è difficile – spiegano ad AGRICOLAE – dire se con più luci o più ombre; in Europa sicuramente sono più ombre. Meglio in Italia anche se sul giudizio pesa la mancata approvazione della proposta di legge sulla pesca (il cd. testo unificato).

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Oltre confine – dichiarano i presidenti Buonfiglio, Petruzzella e Tiozzo – a tenere banco è stata soprattutto la questione delle quote legate alla pesca del tonno e del pesce spada. Se per il tonno rosso c’è stato un aumento delle quote su base triennale, che consente di dare stabilità al comparto in un’ottica di crescita bilanciata, dobbiamo però registrare per l’Europa un meno 4% nella chiave di ripartizione dei quantitativi massimi di cattura da distribuire tra i vari Paesi; conseguenza, questa, di un infelice negoziato condotto in sede ICCAT dall’Ue lo scorso novembre a Marrakech.

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Pur aumentando per tutti il totale ammissibile di catture, all’Europa spetterà infatti una fetta più piccola rispetto al passato: il 55,05%, contro il 59,24% dello scorso anno. Una decisione che penalizza le flotte italiane, spagnole e francesi, quelle dei principali paesi produttori nella Ue.

Sul fronte pescespada, invece, dobbiamo dare una bocciatura senza appello visto che il quantitativo assegnato dall’Ue al nostro paese è al di sotto di quanto tradizionalmente pescato dalla flotta nazionale, la più importante per la pesca al pesce spada nel Mediterraneo. Per questo apprezziamo il ricorso del Governo italiano in Corte di Giustizia dell’Unione europea per impugnare il quantitativo assegnato al nostro paese nel 2017, che con il nuovo anno vedrà ridursi ulteriormente di un 3% le possibilità di pesca. Per non parlare del pasticcio fatto con il regolamento 2107 del novembre scorso che ha recepito norme ICCAT non più in vigore, sia in materia di calendario di pesca che di taglia minima (errori per i quali l’Ue sta correndo ai ripari con un po’ di pezze a colori...). Segnali, questi, di un’Europa che volge purtroppo lo sguardo verso altre coste e altri mari, con poca attenzione per la nostra penisola.

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Sempre sul fronte europeo attendiamo con una certa apprensione le scelte che saranno fatte nella gestione della risorsa “piccoli pelagici” . Una materia sulla quale l’Alleanza, con un grande sforzo di ascolto e confronto con le marinerie, ha indicato possibili soluzioni di mediazione tra visioni diverse esistenti tra le imprese

Così come chiediamo grande attenzione ai parlamentari europei, nei prossimi mesi, sulle “misure tecniche” per il grande impatto che avranno sulle flotte e sulle procedure di gestione delle risorse

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Se dal contesto comunitario volgiamo poi lo sguardo alla cornice nazionale, due temi in primo piano: legge di bilancio e testo unificato. In una situazione ancora delicata per l’economia nazionale, abbiamo apprezzato gli sforzi fatti per i pescatori italiani con importanti misure sociali inserite nella legge di stabilità licenziata dal Parlamento lo scorso 23 dicembre. Da segnalare infatti le risorse destinate al sostegno del reddito dei pescatori e dei soci delle cooperative di pesca (16 milioni di euro + 5 dal 2019 a regime) così come quelle, ancorché insufficienti, per il fondo di solidarietà della pesca, che vedrà però incrementare di 1 milione di euro la sua dotazione (attualmente a 0) solo nel 2019. Una situazione, quella degli interventi a sostegno delle imprese colpite da calamità naturali, che non può più essere rinviata; basti mettere a confronto il settore agricolo con quello ittico per rendersi conto delle profonde differenze. Ragion per cui chiediamo l’attivazione urgente degli strumenti forniti dal FEAMP, ai quali occorrerà tuttavia aggiungere anche un adeguato livello di risorse nazionali, anche compartecipando le spese tra Stato e Regioni.

Analoga considerazione agrodolce riguarda il programma triennale pesca, unico strumento di governo del settore, che tuttavia riceverà un sostegno, sebbene significativo, soltanto tra 12 mesi, sperando che nel frattempo non sopraggiungano tagli.

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Con soddisfazione accogliamo poi l’accesso dei lavoratori marittimi dal 2018 all’ape sociale, l’anticipo dell’uscita previdenziale per i lavori gravosi. Una scelta peraltro in linea con il riconoscimento dei pescatori nella categoria dei lavoratori che non subiranno l’aumento a 67 anni dell’età di pensione nel 2019.

Giudizio positivo anche per l’istituzione di un fondo contro il bracconaggio ittico nelle acque interne: 3 milioni di euro per il triennio 2018-2020. Uno strumento prezioso per contrastare la pesca illegale e la tutela delle risorse e del lavoro dei pescatori.

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Tuttavia avremmo preferito chiudere l’anno brindando all’approvazione della proposta di legge sul testo unificato. Ma i nostri calici resteranno tristemente vuoti. Dobbiamo registrare purtroppo una grande occasione mancata per modernizzare la filiera ma, soprattutto, per mettere finalmente mano alle sanzioni. Il grande assente di questa fine di legislatura è proprio la mancata riforma del sistema sanzionatorio, prima entrata e poi incomprensibilmente uscita dalla manovra, nell’estremo tentativo di salvare il lavoro fatto nell’ultimo anno. Un vero peccato, difficile da spiegare agli occhi delle imprese di pesca italiane. Ci siamo impegnati a lungo e con tenacia affinché il testo unico venisse approvato. Per questo non ci spieghiamo come un lavoro così lungo e ben studiato possa venire buttato via così: è come affrontare una scalinata di 500 gradini e tornare in dietro a 490 perché si è stanchi.

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Nota dolente anche per il mancato utilizzo quest’anno di 8 milioni di euro per misure sociali che non si è riusciti ad attivare a causa di scelte legislative non idonee. La nostra attenzione ora è puntata sull’attivazione del fondo 2017 dei cosiddetti “30 euro al giorno” per la cui erogazione già si registrano numerose criticità per le procedure amministrative adottate. Ritardi e difficoltà che stanno allarmando l’intera categoria e per i quali come Alleanza delle Cooperative, assieme alle organizzazioni sindacali, abbiamo scritto ai ministri Poletti, Martina e Padoan, per chiedere spiegazioni.

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E per il prossimo anno chiediamo da subito di concordare meglio e più in fretta le procedure di spesa per la nuova misura (nel complesso potremo infatti contare su 16 milioni di euro), evitando lunghe attese per gli equipaggi. Le lungaggini registrate quest’anno sono intanto costate ai pescatori un taglio di oltre 1,5 milioni di euro, per effetto di un paio di “manovrine” di aggiustamento dei conti pubblici registratesi durante l’anno. Chiediamo di attivare una procedura totalmente differente, “a sportello”, alla cui definizione intendiamo prendere parte: la categoria chiede più partecipazione ed è pronta a condividere scelte e responsabilità per ridurre le distanze fra istituzioni e cittadini.

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Queste criticità indicano anche l’urgenza di un intervento per rafforzare l’apparato amministrativo che governa il settore pesca. Il ritardo con cui vengono attuate importanti misure di sostegno al settore stanno creando gravi problemi alle imprese. Prime fra tutte il mancato completamento del pagamento del fermo pesca 2015 e di quello 2016, quest’ultimo ancora nemmeno iniziato.

Altra profonda novità introdotta con la recente legge di stabilità riguarda il divieto di pagamento in contanti di qualunque cifra, anche in acconto, per le retribuzioni di qualsiasi rapporto di lavoro. Nella pesca questa novità rappresenta per molti aspetti una vera rivoluzione poiché i nostri equipaggi sono abitualmente liquidati settimanalmente mediante acconti; cosa, questa, che non avviene nella gran parte degli altri lavori. La lotta al lavoro nero, in qualunque forma si manifesti, è una battaglia di assoluta civiltà ma le soluzioni vanno calibrate con maggiore attenzione verso la realtà evitando talvolta inutili appesantimenti burocratici ed amministrativi.

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Così come chiediamo una riflessione, a un anno di distanza, sull’efficacia del decreto ministeriale che ha individuato una nuova classificazione della “piccola pesca” e delle conseguenti norme per la costituzione di consorzi di gestione. Continuiamo a ritenerla una occasione mancata per avviare forme di gestione sostenibile delle risorse di quell’area di mare cosiddetta “sotto costa” fortemente aggredita da fattori esterni alla pesca.

Il 2018 sarà caratterizzato da una nuova legislatura. Il nostro impegno, come sempre, sarà puntuale e costante per portare al centro dell’agenda del governo che nascerà i temi fondamentali per dare un futuro alla pesca italiana, ai suoi pescatori ed alle cooperative di pesca, soggetti indispensabili per una gestione sostenibile delle risorse del mare.