Confagricoltura: bene la proposta della Commissione Ue di introdurre dazi sui cereali dalla Russia

La Commissione UE ha ufficialmente presentato al Consiglio la proposta di introdurre dazi straordinari su cereali, semi oleosi e prodotti derivati da Russia e Bielorussia.

Confagricoltura accoglie con favore una decisione che aveva fortemente sollecitato per evitare la destabilizzazione del mercato europeo e fermare la corsa al ribasso dei prezzi.

La Federazione Russa, infatti, è arrivata a controllare il 25% delle esportazioni di cereali a livello globale.

Nel periodo gennaio-novembre 2023 – ricorda la Confederazione – le sole importazioni di grano duro dalla Russia sono ammontate a 400mila tonnellate rispetto alle 32mila dello stesso periodo dell’anno precedente. Per quando riguarda cereali, semi oleosi e prodotti derivati, con i dazi si potrebbe aprire un recupero, per le produzioni europee, di 4,3 milioni di tonnellate per un controvalore di 1,3 miliardi di euro.

Confagricoltura evidenzia che la proposta della Commissione, non essendo riferita a sanzioni ma dazi, deve essere approvata a maggioranza qualificata. La misura, dunque, oltre a tutelare gli agricoltori europei, non ostacola il movimento e la circolazione dei prodotti russi verso Paesi terzi.

L’effetto sul mercato europeo dell’introduzione dei dazi straordinari sarebbe certamente tonificante e utile a fermare il crollo dei prezzi agricoli all’origine.

Confagricoltura auspica quindi che il provvedimento possa essere approvato il più rapidamente possibile in sede di Consiglio.




Ucraina, Coldiretti: dazi per grano russo e magazzini europei per cereali

“Nel 2023 si è registrata un’invasione di grano duro russo per la pasta mai registrata prima della storia – spiega il presidente di Coldiretti Ettore Prandini – con quasi mezzo milione di tonnellate che sono entrate nel nostro Paese, più del 1000% in più rispetto all’anno precedente, con un effetto dirompente sui prezzi pagati agli agricoltori italiani a causa di speculazioni e concorrenza sleale, secondo l’analisi del Centro Studi Divulga. Per questo chiediamo i dazi sul grano russo”.

Per quanto riguarda l’accordo raggiunto la scorsa notte tra Commissione, Consiglio e Parlamento, che non comprende il grano tra i prodotti oggetto del meccanismo di salvaguardia automatico che consente la reintroduzione di contingenti tariffari quando l’import di alcune produzioni supera un certo limite, “se da un lato è doveroso fornire il giusto supporto all’Ucraina – spiega Prandini – dall’altro l’estensione del meccanismo a settori strategici del nostro Made in italy come il grano avrebbe posto un freno alle consistenti esportazioni di cereali verso l’Ue che hanno contribuito ad alimentare le preoccupazioni sui prezzi, creando delle distorsioni all’interno del mercato europeo, in particolare per quello agricolo. Noi abbiamo proposto dei magazzini europei per i cereali ucraini come possibile soluzione”.




Corte Ue annulla decisioni Consiglio su istituzione dazi sui prodotti provenienti dal Marocco e accordo partenariato pesca sostenibile

L’Europa incassa il colpo e deve dire – almeno per ora – addio all’istituzione delle tariffe (praticamente dazi) al Marocco sulle arance che esporta in Europa.

Una decisione che potrebbe creare ulteriori problemi all’agricoltura Ue e in particolar modo all’Italia e Spagna.

Un fermo No da parte del tribunale Ue all’operato del Consiglio europeo in merito all’istituzione dei dazi sui prodotti provenienti dal Marocco – come le arance – e in merito all’accordo di partenariato sulla pesca sostenibile.

Il Tribunale europeo annulla le decisioni del Consiglio riguardanti, da un lato, l’accordo tra l’Unione europea e il Marocco che modifica le preferenze tariffarie concesse dall’Unione europea ai prodotti di origine marocchina e, dall’altro, l’accordo di partenariato per la pesca sostenibile.

Le presenti cause – si legge in una nota della Corte di Giustizia Ue – riguardano ricorsi di annullamento proposti dal Front populaire pour la libération de la Saguia el-Hamra et du Rio de oro (Front Polisario) (in prosieguo: il “ricorrente”) contro due decisioni del Consiglio che approvano la conclusione di accordi tra l’Unione europea e il Regno del Marocco.

Gli accordi approvati dalle decisioni impugnate (in prosieguo: gli “accordi controversi”) sono il risultato di negoziati condotti a nome dell’Unione europea con il Marocco per modificare accordi precedenti accordi precedenti alla luce di due sentenze della Corte di giustizia.

In primo luogo, i negoziati riguardavano la conclusione di un accordo che modifica i protocolli dell’accordo di associazione euromediterraneo relativo al regime applicabile all’importazione nell’Unione europea di prodotti agricoli originari del Marocco e il regime relativo la definizione di prodotti originari al fine di estendere ai prodotti originari del Sahara occidentale, che sono soggetti a controlli all’esportazione da parte delle autorità doganali del Regno del Marocco, le preferenze tariffarie concesse ai prodotti originari del Marocco ed esportati nell’Unione europea.
In secondo luogo, si trattava di modificare l’accordo di pesca tra la Comunità europea e il
Marocco e, in particolare, di includere le acque adiacenti al territorio del Sahara occidentale
nel suo campo di applicazione.

Con domande presentate nel 2019, il ricorrente ha chiesto l’annullamento delle decisioni impugnate.
Affermando di agire “per conto del popolo saharawi”, il ricorrente sostiene, tra l’altro, che approvando gli accordi in questione attraverso le decisioni impugnate senza il consenso del popolo del Sahara occidentale, il Consiglio ha violato gli obblighi dell’Unione europea nell’ambito delle sue
relazioni con il Marocco ai sensi del diritto dell’Unione e del diritto internazionale.

Secondo la ricorrente, questi accordi si applicano al Sahara occidentale, prevedono lo sfruttamento delle sue risorse naturali e favoriscono la politica di annessione di questo territorio da parte del Marocco. Inoltre, l’accordo di partenariato per la pesca sostenibile si applica alle acque adiacenti a tale territorio. In particolare, la ricorrente sostiene che gli accordi violano le sentenze della Corte di giustizia nella causa Consiglio/Fronte Polisario Front Polisario (C-104/16 P) e Western Sahara Campaign UK (C-266/16), che escludono tale portata territoriale.
Con le sue sentenze nella causa T-279/19 e nelle cause riunite T-344/19 e T-356/19, il Tribunale
annulla le decisioni impugnate ma decide che gli effetti di tali decisioni siano mantenuti per un certo periodo, poiché il loro annullamento con effetto immediato potrebbe avere gravi conseguenze sull’azione esterna dell’Unione europea e mettere in dubbio la certezza del diritto rispetto agli impegni internazionali che essa ha assunto. Al contrario, il Tribunale dichiara irricevibile il ricorso della ricorrente nella causa T-356/19 contro il regolamento sulla ripartizione delle possibilità di pesca nell’ambito dell’Accordo di partenariato nel settore della pesca sostenibile, a causa della mancanza di un interesse diretto.

Conclusioni della Corte

Ammissibilità dei ricorsi

In primo luogo, la Corte determina se il richiedente ha la capacità giuridica di proporre un procedimento dinanzi ai giudici dell’Unione. Secondo il Consiglio e gli intervenienti, la ricorrente
non possiede la personalità giuridica ai sensi del diritto nazionale di nessuno Stato membro, non è un soggetto di diritto internazionale e non soddisfa i criteri stabiliti dai giudici dell’Unione europea per
consentire ad un soggetto privo di personalità giuridica di essere riconosciuto come avente capacità di adire i tribunali. A loro avviso, la ricorrente non è quindi una persona giuridica ai sensi dell’articolo 263, quarto comma, TFUE.

Facendo riferimento alle sue precedenti decisioni, la Corte precisa che esse non ostano a che un’entità, indipendentemente dalla sua personalità giuridica di diritto nazionale, ad essere riconosciuta come avente capacità di agire dinanzi al giudice dell’Unione, in particolare quando tale riconoscimento è necessario per soddisfare le esigenze di tutela giurisdizionale effettiva, poiché un’interpretazione restrittiva della nozione di persona giuridica deve essere esclusa. Nell’esame della personalità giuridica del ricorrente in base al diritto internazionale pubblico, la Corte constata che il ruolo e la rappresentatività del ricorrente sono in grado di conferirle una legittimazione ad agire dinanzi ai giudici dell’Unione.

A questo proposito, la Corte stabilisce che la ricorrente è riconosciuta a livello internazionale come
rappresentante del popolo del Sahara occidentale, anche se tale riconoscimento è limitato al processo di autodeterminazione di tale territorio. Inoltre, la sua partecipazione a tale processo implica che essa
ha l’autonomia e le competenze necessarie per agire in tale contesto. In definitiva, l’effettiva protezione giurisdizionale effettiva richiede che il richiedente sia considerato come avente la capacità di presentare un ricorso alla Corte per difendere il diritto del popolo del Sahara occidentale all’autodeterminazione.

La Corte conclude quindi che il ricorrente è una persona giuridica ai sensi dell’art. 263, quarto comma, TFUE e respinge l’eccezione di irricevibilità del Consiglio.

In secondo luogo, la Corte esamina l’eccezione di irricevibilità del Consiglio, secondo cui il ricorrente non ha un interesse ad agire. Per quanto riguarda la questione se la ricorrente sia direttamente interessata dalle decisioni impugnate, il Tribunale rileva che una decisione sulla conclusione, a nome dell’Unione europea, di un accordo internazionale costituisce parte integrante di tale accordo e che, di conseguenza, gli effetti dell’attuazione di tale accordo sulla posizione giuridica di un terzo sono pertinenti per valutare se quest’ultimo sia direttamente interessato dalla decisione in questione. Nel caso di specie, per difendere i diritti che il popolo del Sahara occidentale trae dalle norme di diritto internazionale vincolanti per l’Unione europea, la ricorrente deve poter far valere gli effetti degli accordi controversi su tali diritti per dimostrare che essa è direttamente interessata. La Corte ritiene che, nella misura in cui gli accordi controversi si applicano espressamente al Sahara occidentale e, per quanto riguarda la decisione relativa all’accordo di partenariato per la pesca sostenibile, alle acque adiacenti a tale territorio, essi riguardano la popolazione di tale territorio e richiedono il consenso del suo popolo.
Di conseguenza, il Tribunale conclude che le decisioni impugnate riguardano direttamente la situazione giuridica del ricorrente come rappresentante del popolo del Sahara occidentale e come una delle parti del processo di autodeterminazione di questo territorio. Infine, il Tribunale osserva che
l’attuazione degli accordi in questione, per quanto riguarda la loro applicazione territoriale, è puramente automatica e non lascia alcun margine di discrezionalità ai destinatari di tali accordi.

Il merito dei ricorsi

Per quanto riguarda il merito e, più in particolare, la questione se il Consiglio abbia violato l’obbligo di conformarsi alla giurisprudenza della Corte di giustizia relativa alle norme di diritto internazionale
applicabili agli accordi in questione, il Tribunale constata che, nella sentenza Consiglio contro Front Polisario, la Corte di giustizia ha dedotto dal principio di autodeterminazione e il principio dell’effetto relativo dei trattati obblighi chiari, precisi e incondizionati nei confronti del Sahara occidentale nel contesto delle sue relazioni con il Marocco, vale a dire sia rispettare il suo status separato e distinto e di ottenere il consenso del suo popolo in caso di attuazione dell’accordo di associazione in tale territorio. Pertanto, la ricorrente deve poter invocare la violazione di tali obblighi contro le decisioni impugnate nella misura in cui tale violazione possa riguardare il popolo del Sahara occidentale, in quanto terzo rispetto all’accordo concluso tra l’Unione europea e il Marocco. A tale riguardo, il Tribunale respinge l’argomento dalla ricorrente che sarebbe impossibile per l’Unione europea e il Marocco concludere un accordo che si applichi al Sahara occidentale, poiché tale possibilità non è preclusa dal diritto internazionale come interpretato dalla Corte.

Al contrario, il Tribunale accoglie l’argomento del ricorrente secondo cui il requisito relativo al consenso del popolo del Sahara Occidentale, come terza parte degli accordi in questione, ai fini del principio dell’effetto relativo dei trattati, non è stato rispettato.

A questo proposito, la Corte ritiene che la regola di diritto internazionale, secondo la quale il consenso
di un terzo ad un accordo internazionale può essere presunto quando le parti di tale accordo intendevano conferirgli dei diritti, non è applicabile nel caso di specie, poiché gli accordi in questione non sono destinati a conferire diritti al popolo del Sahara occidentale, ma ad imporre loro degli obblighi.
Inoltre, la Corte osserva che, quando una norma di diritto internazionale richiede il consenso di una parte o di un terzo, l’espressione di tale consenso è una condizione preliminare per la validità dell’atto per il quale è richiesto, la validità di tale consenso stesso dipende dal suo essere libero e reale, e l’atto deve essere opponibile alla parte o al terzo che ha validamente acconsentito. Tuttavia, i passi adottati dalle autorità dell’UE prima della conclusione degli accordi in questione non possono essere considerati come se avessero ottenuto il consenso del popolo del Sahara occidentale a tali accordi secondo il principio dell’effetto relativo dei trattati, come interpretato dalla Corte di giustizia. Il Tribunale afferma, a questo proposito, che il potere discrezionale delle istituzioni nelle relazioni esterne non permetteva loro, in questo caso, di decidere se potevano soddisfare tale requisito.

In particolare, la Corte constata, in primo luogo, che alla luce delle definizioni giuridiche di “popolo” e di “consenso nel diritto internazionale, le “consultazioni” condotte dalle istituzioni con il “popolo
interessate” non equivaleva ad un’espressione del consenso del popolo del Sahara occidentale. Questo approccio ha permesso, al massimo, di ottenere l’opinione delle parti interessate, anche se questo parere non determinava la validità degli accordi in questione né vincolava tali parti in modo tale che questi accordi potessero essere eseguiti contro di loro. Inoltre, la Corte considera che i vari elementi relativi alla situazione specifica del Sahara occidentale, invocati dal Consiglio, non dimostrano che sarebbe impossibile, in pratica, ottenere il consenso del popolo del Sahara occidentale agli accordi in questione, in quanto terzo rispetto a questi ultimi.
Infine, la Corte rileva che le istituzioni non possono validamente invocare la lettera del 29 gennaio 2002 del consulente legale dell’ONU per sostituire il criterio dei benefici degli accordi controversi per le questioni per le popolazioni interessate al requisito dell’espressione di tale consenso.
La Corte conclude che il Consiglio non ha tenuto sufficientemente conto di tutti i fattori pertinenti
tutti i fattori pertinenti relativi alla situazione del Sahara occidentale e ha erroneamente ritenuto di avere un grado di discrezionalità nel decidere se rispettare tale requisito.

Qui di seguito AGRICOLAE pubblica il comunicato stampa originale:

CORTE UE




Stop ai dazi Usa, l’assessore Mammi: “Un’ottima notizia per l’industria agroalimentare della nostra regione, un comparto che prima dello scoppio della pandemia valeva 8 miliardi in export, di cui l’8% verso gli Usa”

“L’accordo raggiunto tra Unione europea e Usa che prevede il blocco dei dazi per i prossimi cinque anni è un’ottima notizia per l’agroalimentare della nostra regione. La politica delle barriere doganali stava infatti penalizzando prodotti d’eccellenza dell’Emilia-Romagna, come il Parmigiano Reggiano, con effetti disastrosi su un comparto che prima dello scoppio della pandemia si attestava sugli 8 miliardi di export, di cui l’8% verso gli Usa, mettendo a rischio il futuro delle imprese e i posti di lavoro di chi contribuisce da sempre ad affermare la qualità delle nostre produzioni Dop e Igp”.

Così l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi, commenta l’intesa siglata ieri al summit Ue-Usa che sigla la tregua di cinque anni sui dazi legati alla disputa Airbus-Boeing.

“Ora speriamo davvero che si possa mettere definitivamente la parola fine a questo assurdo balzello- chiude Mammi-. Noi, insieme ai territori e alle organizzazioni di categoria, ci batteremo sempre per difendere la qualità del ‘Made in Emilia-Romagna’, un’economia che è fatta anche di tanti prodotti straordinari dell’agroalimentare e del cibo. Nel frattempo continueremo a promuovere questa eccellenza tramite i nostri canali istituzionali consolidati del commercio internazionale.’




Dazi, Alleanza cooperative: “la sospensione contenzioso Ue-Usa ottima notizia che apre nuova stagione rapporti commerciali”

“La sospensione definitiva dei dazi è una notizia che tutto il settore lattiero caseario italiano accoglie con grande entusiasmo. Va fatto un plauso all’importante lavoro svolto dalla Commissione europea in questi anni per aver raggiunto un obiettivo che sgrava il nostro export negli Stati Uniti di circa 60 milioni di euro di dazi aggiuntivi. L’auspicio è che con questo accordo si apra una nuova stagione dei rapporti commerciali con gli Stati Uniti, che sono il nostro primo mercato extra-Ue e rappresentano uno sbocco essenziale per alcune filiere lattiero casearie”. Così il Coordinatore del settore lattiero-caseario Giovanni Guarneri commenta l’accordo raggiunto oggi nel corso a Bruxelles di un vertice Ue-Usa, alla presenza del presidente americano Joe Biden, della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e del presidente del Consiglio Ue Charles Michel, con cui è stata messa fine alla lunga guerra di ritorsioni per la questione Airbus-Boeing.

Il 2020 si era chiuso con un calo a doppia cifra per il nostro export in USA e una perdita di 70 milioni di euro di fatturato per le nostre aziende che esportano oltreoceano. Gli Stati Uniti sono un mercato che vale il 10% delle nostre esportazioni mondiali e che, per alcune filiere come quella del Pecorino Romano arrivano ad assorbire anche il 40% della produzione nazionale.

“Anche nel corso del 2021, il nostro export oltreoceano stava soffrendo l’applicazione dei dazi aggiuntivi su quasi tutti i nostri formaggi e i pesanti contraccolpi dovuti alle chiusure del canale horeca causate dalla pandemia”, prosegue Guarneri. “Nel primo trimestre del 2021 le vendite negli USA dei formaggi italiani hanno registrato un -19% con un calo di 8 milioni di euro rispetto ai primi tre mesi del 2020. Le progressive riaperture e l’accordo odierno tra la Commissione Ue e il presidente americano Biden fanno ben sperare sulle sorti delle nostre esportazioni negli Stati Uniti già entro l’anno”.




Dazi, Battistoni (Mipaaf): “Cancellazione è messaggio positivo in momento di ripresa economica. Grazie a governo e Unione europea”.

Dopo un’ingiusta penalizzazione di alcuni prodotti agroalimentari italiani sul mercato USA, scaturita dalla vicenda Airbus – Boing, accogliamo con grande favore la cancellazione dei dazi per i prossimi cinque anni.
Un successo importante dell’Europa e del governo italiano, che sancisce il ritorno definitivo alla normalità commerciale per prodotti come, tra gli altri, Parmigiano reggiano, Grana padano, Gorgonzola, Asiago, Fontina, salami, mortadelle, agrumi, liquori, finiti ingiustamente nella black list americana.
Ricordo che gli Usa sono il primo mercato extraeuropeo per i prodotti agroalimentari italiani per un valore che nel 2019, prima dell’ingresso dei dazi, si è attestato intorno ai 5 miliardi di euro.
In questa fase di ripresa economica mondiale, aver eliminato questa ingiusta tassazione, rappresenta un messaggio positivo per tutte le filiere interessate dai dazi USA negli ultimi mesi.

Così in una nota il senatore Francesco Battistoni, Sottosegretario alle politiche agricole alimentari e forestali




Dazi, Ernesto Abbona (pres. Uiv): sospensione contenzioso vitale per vino Ue

“Apprendiamo con soddisfazione dell’intesa Ue e Usa sulla sospensione per 5 anni dei dazi sull’affaire Boeing e Airbus. Una notizia che è di buon auspicio per le future relazioni commerciali tra 2 storici partner commerciali”. Lo ha detto il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Ernesto Abbona, in merito alla sospensione per 5 anni della guerra dei dazi tra le due potenze, che sarà annunciata oggi nel corso del vertice tra i presidenti Biden, Von der Leyen e Michel. Una sospensione del contenzioso sui sussidi Airbus e Boeing che darà alle parti tutto il tempo necessario per trovare un accordo definitivo sul lungo periodo e chiudere definitivamente la disputa.

 

“Una politica commerciale aperta e leale con gli Stati Uniti – ha aggiunto il presidente dell’associazione che rappresenta 85% dell’export di vino italiano – è prioritaria per il nostro mercato e per la stabilità del contesto economico all’interno del quale si muovono le aziende. Sosteniamo, infine, la richiesta del Congresso Usa e del Parlamento europeo sul principio ‘zero for zero’: l’eliminazione completa dei dazi sul vino potrebbe infatti accelerare la ripresa degli scambi nello scenario post pandemia”.

 

Gli Stati Uniti sono il principale buyer di vino al mondo e i prodotti europei sono i più richiesti con una quota di mercato pari al 74% delle importazioni globali. Il valore medio delle esportazioni di vino Ue verso gli Usa è di quasi 3,5 miliardi di euro l’anno.




Dazi, Usa e Ue trovano la quadra: una tregua di cinque anni. Le reazioni

Una tregua di 5 anni mette fine a una disputa che dura da 17 anni: quella dell’Airbus. E di mezzo ci era finito anche il Made in Italy agroalimentare.

L’accordo segue a una prima tregua di 4 mesi avviata da Biden neo presidente al suo arrivo alla Casa Bianca. E la presidente della Commissione Ue Ursula Von Der Leyen aveva già detto in mattinata di essere “fiduciosa che troveremo un accordo oggi sul dossier Airbus-Boeing nelle discussioni con i nostri amici americani”.

Gli Usa erano stati autorizzati dall’Organizzazione mondiale del commercio a imporre dazi per 7,5 miliardi di dollari (6,8 miliardi di euro) su beni e servizi Ue nell’ottobre 2019. Dopo un anno l’Organizzazione del commercio autorizzo la Ue a tassare per 4 miliardi le esportazioni americane.

Le reazioni: (pezzo in fase di aggiornamento):

Dazi, Battistoni (Mipaaf): “Cancellazione è messaggio positivo in momento di ripresa economica. Grazie a governo e Unione europea”.

Dazi, Centinaio (Mipaaf): Bene intesa Ue-Usa, decisione importante per export agroalimentare Made in Italy

Dazi, De Castro: stop di cinque anni inaugura nuova stagione Ue-Usa

Dazi, Alleanza cooperative: “la sospensione contenzioso Ue-Usa ottima notizia che apre nuova stagione rapporti commerciali”

Dazi, Ernesto Abbona (pres. Uiv): sospensione contenzioso vitale per vino Ue

Dazi, Coldiretti, accordo Ue-Usa salva 1/2 mld di Made in Italy a tavola

Dazi Usa-Ue, Giansanti (Confagricoltura): ottima notizia. La sospensione per 5 anni apre nuovi orizzonti per le nostre produzioni

Dazi: Cia, con accordo Ue-Usa nuovo slancio a export agroalimentare




Dazi, Coldiretti, accordo Ue-Usa salva 1/2 mld di Made in Italy a tavola

Dall’accordo dell’Unione Europea con gli Usa del nuovo presidente Joe Biden arriva lo stop definitivo ai dazi aggiuntivi statunitensi che hanno colpito le esportazioni agroalimentari Made in Italy per un valore di circa mezzo miliardo di euro su prodotti come Grana Padano, Gorgonzola, Asiago, Fontina, Provolone ma anche salami, mortadelle, crostacei, molluschi agrumi, succhi, cordiali e liquori come amari e limoncello. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento all’annuncio del presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen sull’accordo con il presidente Usa Joe Biden per la fine della disputa relativa alle controversie Airbus-Boeing per i prossimi cinque anni. L’intesa tra Usa e Ue arriva – sottolinea la Coldiretti – a poco più di tre mesi dalla sospensione temporanea della tariffa aggiuntiva del 25% su una lunga lista di prodotti importati dall’Italia e dall’Unione Europea entrata in vigore il 18 ottobre 2019 per iniziativa di Donald Trump. Una misura alla quale ha fatto successivamente seguito una escalation che ha portato  all’entrata in vigore il 10 novembre 2019 di tariffe aggiuntive della Ue sui prodotti Usa pari al 15% per gli aerei che arrivavano al 25% su ketchup, formaggio cheddar, noccioline, cotone e patate insieme a trattori, consolle e video giochi alla quale gli Stati Uniti hanno replicato colpendo l’importazione di parti di produzione di aeromobili provenienti da Francia e Germania, i vini, il cognac e brandy francesi e tedeschi, che sono inseriti nell’elenco dei prodotti tassati a partire dal 12 gennaio 2021. “Con il presidente Usa Biden è importante l’avvio di un dialogo costruttivo per tornare a crescere insieme in un momento drammatico per gli effetti della pandemia” sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “gli Stati Uniti rappresentano nell’agroalimentare Made in Italy il primo mercato di sbocco fuori dai confini comunitari per un valore record di 4,9 miliardi in cibi e bevande nel 2020 ma in calo del 2% nel primo trimestre del 2021 secondo elaborazioni su dati Istat”.




Dazi, De Castro: stop di cinque anni inaugura nuova stagione Ue-Usa

“Lo stop di cinque anni a dazi e altre ritorsioni tariffarie tra Unione europea e Stati Uniti non solo rappresenta un’ottima notizia per le aziende e i lavoratori italiani ed europei, ma sancisce soprattutto l’avvio di una nuova stagione di relazioni diplomatiche e commerciali tra le due sponde dell’Atlantico, con riflessi consistenti anche per l’interscambio di prodotti agroalimentari”. Così Paolo De Castro, membro S&D della commissione Commercio internazionale del Parlamento Ue, commenta l’accordo raggiunto sul ‘cessate il fuoco’ quinquennale della guerra commerciale durata 17 anni tra Bruxelles e Washington, per i sussidi ai produttori di aerei Airbus e Boeing.

“L’accordo raggiunto durante il vertice Ue-Usa di oggi a Bruxelles, alla presenza del presidente Usa, Joe Biden – osserva De Castro – segue di pochi giorni il proficuo confronto in Cornovaglia tra i rappresentanti del G7 e costituisce un primo importante risultato dei rinnovati rapporti diplomatici tra Unione e Stati Uniti, partiti nel gennaio scorso in occasione dell’Inauguration Day e l’insediamento alla Casa Bianca della nuova amministrazione americana”.

“A febbraio – ricorda l’europarlamentare PD – come commissione Agricoltura dell’Europarlamento abbiamo chiesto una moratoria dei dazi doganali applicati dagli Usa a ottobre 2019 su una serie di prodotti Ue, tra cui anche eccellenze dell’agroalimentare “Made in Italy” come formaggi e salumi. L’apertura di un vero tavolo negoziale, in cui discutere tra alleati con l’obiettivo condiviso di risolvere controversie che affliggono i cittadini su entrambe le sponde dell’Atlantico, ha portato a un primo importante segnale di distensione nei rapporti commerciali con la sospensione dei dazi di quattro mesi, annunciata a marzo”.

“L’accordo di oggi va ben oltre, eliminando per cinque anni il rischio di dazi aggiuntivi per i prodotti europei esportati Oltreoceano, dopo essere stati ingiustamente penalizzati – conclude De Castro – con danni economici enormi, che per i soli produttori italiani ammontano a oltre 500 milioni di euro, e che si vanno ad aggiungere a quelli provocati dalla pandemia”.




Dazi, Coldiretti, bene tregua su web tax con + 113% export in Usa

Con le esportazioni Made in Italy che sono piu’ che raddoppiate in Usa (+113%) è importante la sospensione per sei mesi dei dazi aggiuntivi a sei Paesi, tra cui l’Italia, nell’ambito delle dispute sulla digital tax. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base degli ultimi dati Istat sul commercio estero ad Aprile. Si tratta – sottolinea la Coldiretti – degli importanti effetti della ripresa del dialogo che ha già portato l’11 marzo scorso anche al superamento delle tariffe aggiuntive relative alle controversie Airbus-Boeing che colpivano tra l’altro le esportazioni nazionali di Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, Asiago, Fontina, Provolone ma anche salami, mortadelle, crostacei, molluschi agrumi, succhi, cordiali e liquori come amari e limoncello. “Il superamento della guerre commerciali è una necessità a livello globale per favorire il rilancio dell’economia e dell’occupazione a livello globale” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che gli Stati Uniti sono il principale partner dell’Italia fuori dai confini europei.




Ue, Conte (Lega): “Bene stop Bruxelles a riso dal Myanmar, altra vittoria della Lega al governo”

“Lo avevamo chiesto già in passato, dinanzi alla brutale repressione della minoranza Rohingya, e lo avevamo ribadito nelle scorse settimane, di fronte al sanguinario colpo di Stato in atto: i dazi agevolati che l’Ue continua a garantire alle importazioni di riso dal Myanmar sono uno schiaffo ai valori che la stessa Ue ha sancito nei suoi trattati e che dovrebbero essere alla base delle sue relazioni commerciali internazionali. Oltre a rappresentare una palese forma di concorrenza sleale nei confronti delle nostre imprese. Per questo, esprimo soddisfazione per la decisione del Consiglio Ue di sanzionare la Myanmar Economic Corporation, ossia l’ente gestito dall’esercito brimano da cui dipende la gran parte delle esportazioni di riso prodotto nel Paese. Ed esportato in Europa. I dazi agevolati, purtroppo, restano ancora in vigore, ma in questo modo blocchiamo l’invasione di riso dal Mynamar e togliamo colpiamo un governo militare che sta reprimendo la popolazione, calpestando democrazia e diritti civili fondamentali. Merito anche delle pressioni che la Lega, attraverso il Parlamento europeo e il governo, ha fatto su Bruxelles. Un’altra vittoria per la democrazia e i nostri agricoltori”.

 

Lo dice l’eurodeputata della Lega, Rosanna Conte.




Accordo Ue-Usa, Mammi: Bene sospensione dazi Parmigiano Reggiano e prodotti made in Emilia-Romagna

“La sospensione dei dazi aggiuntivi sui prodotti agroalimentari europei da parte della nuova amministrazione Biden, nell’ambito di un più ampio accordo con l’Unione europea, è davvero una boccata d’ossigeno per l’export agroalimentare dell’Emilia-Romagna verso gli Usa, in particolare per i prodotti lattiero-caseari come il Parmigiano Reggiano, ma non solo”. L’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi, accoglie con soddisfazione la notizia della fine della guerra commerciale tra le due sponde dell’Atlantico innescata dal contenzioso Airbus-Boeing.

“Dopo un anno di contrazione del mercato horeca a causa della pandemia- sottolinea l’assessore- è molto importante che per le aziende emiliano-romagnole si aprano prospettive positive verso un Paese che rimane uno dei principali mercati per la nostra regione. Il nostro Parmigiano Reggiano Dop, in particolare, è stato molto penalizzato dai dazi introdotti nel 2019 dalla precedente amministrazione Trump, con cali significativi delle esportazioni che hanno toccato anche altri settori”.

“La pandemia mondiale- conclude Mammi- ha rimesso al centro il valore del cibo di qualità, controllato e sicuro, come quello che proviene dai nostri territori. Resto convinto che questo è il tempo nel quale serve uno sforzo corale da parte di tutti i Paesi per creare un mercato globale delle opportunità, mettere da parte guerre commerciali tra Paesi che non giovano a nessuno. Ringrazio la Commissione europea per l’impegno profuso nell’ ottenere questo importante risultato di mediazione politica con gli Stati Uniti”.

Il grande Paese nordamericano è il primo mercato all’export per il “re dei formaggi”, con una quota del 20% sul totale delle esportazioni, pari a circa 12 mila tonnellate di prodotto all’anno. Sul Parmigiano Reggiano dall’ottobre 2019 pesavano tariffe aggiuntive pari al 25% – da 2,15 a 6 dollari al chilo in più – con un aumento del prezzo a scaffale per i consumatori americani dai40 ai 45 dollari al chilo.

 




Biden, Coldiretti, da oggi stop a dazi, vola Made in Italy

L’entrata in vigore negli Usa della moratoria di soli 4 mesi sui dazi aggiuntivi del 25% alle importazioni fa scattare la corsa ai prodotti Made in Italy per riempire i magazzini con scorte di Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, Asiago, Fontina, Provolone ma anche salami, mortadelle, crostacei, molluschi agrumi, succhi, cordiali e liquori come amari e limoncello. Lo rende noto la Coldiretti nell’annunciare l’entrata in vigore dell’accordo tra il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente Usa Joe Biden sulla sospensione di tutte le tariffe relative alle controversie Airbus-Boeing su aeromobili e prodotti non aerei per un periodo iniziale di 4 mesi.

 

“Proprio questo termine sta facendo volare gli ordini anche se l’auspicio è che si tratti di un arco di tempo sufficiente per trovare un accordo definitivo che consenta di salvare le esportazioni di prodotti agroalimentari nazionali per un valore di mezzo miliardo di euro colpite dalla guerra commerciale” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “ci sono le condizioni per un nuovo record storico per le esportazioni agroalimentari nazionali italiani negli Stati Uniti dove con l’avanzare della campagna di vaccinazione iniziano a riaprire i ristoranti che rappresentano un mercato di sbocco determinante per i produttori italiani”. Gli Stati Uniti rappresentano nell’agroalimentare Made in Italy il primo mercato di sbocco fuori dai confini comunitari per un valore record vicino ai 5 miliardi nel 2020, in crescita del 5% nonostante l’emergenza Covid ed i dazi continua Prandini nel precisare che “con il nuovo presidente Usa Biden occorre ora avviare un dialogo costruttivo tra Paesi alleati in un momento drammatico per gli effetti della pandemia”.

 

Con un crollo del 21% delle esportazioni nel 2020 sono i formaggi Made in Italy i prodotti agroalimentari che – sottolinea la Coldiretti – beneficiano maggiormente dello stop ai dati aggiuntivi Usa che hanno favorito la concorrenza sleale delle imitazione statunitensi che non devono rispettare i rigidi disciplinari delle produzioni nazionali a partire dal Parmesan la cui produzione a livello mondiale ha addirittura superato quella degli originali Parmigiano Reggiano e Grana Padano. Ma duramente colpiti sono stati anche, oltre ai salumi, gli aperitivi e liquori che nel mercato Usa hanno perso circa il 40% del valore export nell’ultimo anno. A differenza di quello francese e tedesco, si è salvato invece il vino italiano che tuttavia ha subito le conseguenze del lockdown della ristorazione con un calo del 4% nel 2020.

 

L’accordo tra Usa e Ue arriva – conclude la Coldiretti – a poco meno di un anno e mezzo dall’entrata in vigore il 18 ottobre 2019 in Usa di una tariffa aggiuntiva del 25% su una lunga lista di prodotti importati dall’Italia e dall’unione Europea, per iniziativa di Donald Trump alla quale ha fatto successivamente seguito una escalation che ha portato  all’entrata in vigore il 10 novembre 2019 di tariffe aggiuntive della Ue sui prodotti Usa pari al 15% per gli aerei che salgono al 25% su ketchup, formaggio cheddar, noccioline, cotone e patate insieme a trattori, consolle e video giochi alla quale gli Stati Uniti hanno replicato colpendo l’importazione di parti di produzione di aeromobili provenienti da Francia e Germania, i vini, il cognac e brandy francesi e tedeschi, che sono inseriti nell’elenco dei prodotti tassati a partire dal 12 gennaio 2021.

 




Grana Padano: da mezzanotte lo stop ai dazi Usa

Alla mezzanotte tra il 10 e l’11 marzo si scioglierà un sortilegio che a migliaia di imprese italiane che esportano negli USA dall’ottobre del 2019 è costato milioni di euro a causa dei dazi voluti da Trump. Entra infatti in vigore la sospensione di queste gabelle, che per il Grana Padano DOP e le eccellenze alimentari italiane significa un nuovo inizio in una situazione così difficile per l’economia di tutto il pianeta”.

 

Stefano Berni, direttore generale del Consorzio di Tutela del Grana Padano, saluta con questo commento l’entrata in vigore dell’accordo tra il presidente Biden e l’Unione Europea che per almeno quattro mesi congela l’applicazione dei dazi imposti dalla Casa Bianca due anni fa e legati alla vicenda Airbus.

 

“I dazi aggiuntivi del 25% sui costi di ingresso su 160mila forme di Grana Padano esportato negli Stati Uniti hanno pesato per oltre 16 milioni di euro sul prezzo complessivo del prodotto, pari a 65 milioni sottolinea BerniOra diventa un minor costo per importatori e consumatori ed un forte trampolino di rilancio delle esportazioni su un mercato che è sempre stato sul podio dei più importanti mercati mondiali del Grana Padano DOP”

 

L’aumento degli ordini che dall’11 marzo potranno essere evasi a costi più bassi è un segnale importante per il formaggio DOP più consumato nel mondo, con oltre 5,2 milioni di forme prodotte. «I nostri partner commerciali negli Usa chiedono più prodotto, perché, essendo un formaggio stagionato, il Grana Padano DOP può essere stoccato in modo da creare una riserva nei quattro mesi previsti per la moratoria nei dazi. Ma vogliamo pensare positivo, convinti che il ritrovato dialogo in tutti i campi tra le due sponde dell’Atlantico saprà anche sostenere il sistema delle imprese tutto, nel rispetto reciproco e nella chiarezza. Oggi il mondo ha bisogno non di applicare gabelle, ma di creare opportunità”.