Lezioni pratiche per condurre trattori e macchine agricole grazie al Consorzio Agrario di Parma

Il Consorzio Agrario di Parma ha messo a disposizione le proprie conoscenze tecniche e operative oltre ai propri spazi e ad innovative macchine agricole e attrezzature per consentire a giovani studenti degli istituti tecnici e professionali di Agraria di svolgere concretamente sul campo l’attività formativo-didattica necessaria al conseguimento dell’abilitazione alla conduzione di trattori agricoli o forestali su ruote. La formazione in ambito scolastico, svolta gratuitamente grazie al finanziamento della Regione Emilia-Romagna destinato a corsi teorico-pratici e valida secondo le norme vigenti, è stata fornita grazie a Dinamica Parma, ente di formazione nel settore agricolo e ha visto protagonisti gli studenti delle classi terze e quinte degli istituti tecnici “Galilei-Bocchialini” di Parma e San Secondo e “Zappa Fermi di Bedonia”. “L’attività didattica agli studenti è fondamentale per offrire loro il valore della cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro – ha sottolineato Giorgio Grenzi, presidente del CAP – e come Consorzio agrario crediamo fermamente nella formazione sul campo proprio di quei giovani che saranno i professionisti protagonisti del nostro futuro”.




Psa. Confagricoltura E. Romagna: Impossibile applicare ordinanza perchè mancano le attrezzature necessarie

“Difficile, anzi impossibile, passare ai fatti in materia di contenimento della peste suina africana. Nelle zone di restrizione del Piacentinosiamo fermi: non si può applicare l’ordinanza n.5/2023 del Commissario straordinario alla PSA perché mancano le attrezzature necessarie». Lo sostiene Confagricoltura Emilia Romagna che in una missiva indirizzata alla Regione formula precise richieste di intervento al fine di tutelare il patrimonio suinicolo regionale.

«Gli Ambiti territoriali di caccia-ATC lamentano l’impossibilità a procedere con l’abbattimento dei cinghiali perché non sono presenti stabilimenti di trasformazione in zona I e II come previsto nell’ordinanza (art. 3 comma ix. e 4 comma iv.), e segnalano soprattutto – si legge sempre nella lettera – la mancanza di attrezzature quali celle frigo per la conservazione delle carcasse come espressamente indicato nell’allegato 1». Va detto peraltro che spetta al Servizio Sanitario Regionale sopperire a tali inefficienze strutturali.

Pertanto Confagricoltura Emilia Romagna chiede l’intervento tempestivo delle Autorità competenti locali-ACL affinché il territorio sia dotato delle attrezzature necessarie ad avviare le operazioni di cattura per il depopolamento dei cinghiali, ai sensi dell’ordinanza. Auspica inoltre l’eventuale definizione di accordi con ditte specializzate nello smaltimento delle carcasse. Ritiene poi indispensabile seguire l’esempio delle Regioni vicine, Piemonte e Lombardia, che hanno già incaricato squadre di professionisti per l’attività di abbattimento ottenendo risultati molto positivi in aree critiche, in special modo nel Pavese.

«Una volta raggiunta la piena operatività del sistema di contenimento dell’infezione – conclude l’organizzazione agricola – sarà fondamentale il ruolo dei gestori degli ATC, la loro azione per portare a compimento gli obiettivi del Piano redatto dal Commissario straordinario alla Psa».

 




Tonno rosso, Mammi scrive a Lollobrigida: redistribuire quote del 2024. Necessario riequilibrio per operatori pesca artigianale

Redistribuire le quote del 2024, attribuendo almeno l’80% della quota incrementale a quella indivisa. Una decisione che sarebbe una vera e propria boccata d’ossigeno per i pescatori del Medio e Alto Adriatico. È quanto chiede, in sintesi, l’assessore regionale ad Agricoltura e Agroalimentare, Caccia e Pesca, Alessio Mammi, in una lettera indirizzata al ministro dell’Agricoltura, FrancescoLollobrigida.

“Le quote di tonno rosso sono ripartite tra pesca a circuizione, palangari, tonnare fisse, pesca sportiva/ricreativa e quote indivise- scrive Mammi -. Proprio le quote di pesca indivisa si esauriscono troppo rapidamente e accade con grande frequenza che imbarcazioni non hanno quote di tonno rosso assegnate e quindi non possono valorizzare il pescato per non incorrere in pesanti sanzioni. Uno spreco della risorsa- continua- e un mancato guadagno per molti operatori della pesca artigianale che potrebbero trarre un beneficio economico modesto, visto che il tetto di catture accessorie per imbarcazione è stabilito in un massimo di 900 chilogrammi a imbarcazione, ma che comunque costituirebbe ‘ossigeno’ per un settore in grande difficoltà, dati anche i problemi causati dai danni provocati dal granchio blu”.

Nella lettera inviata al ministro si ricorda che in Adriatico e nelle marinerie dell’Emilia-Romagna la pesca del tonno rosso vanta una lunghissima tradizione. Dalla fine degli anni ‘90 sono state adottate misure finalizzate a ridurre le catture di questi esemplari che, in base agli studi su scala internazionale, si trovava a forte rischio di estinzione. Le dinamiche di queste politiche hanno così costretto gli armatori di piccole imbarcazioni a cedere la loro piccola quota per la pesca di tonno rosso.

“Nel volgere di pochi anni l’Alto Adriatico è tornato a essere popolato in grande quantità da questa specie, al punto di definire l’Adriatico la ‘nursery del tonno rosso’- chiude Mammi-. Questo ripopolamento così repentino ha già indotto biologi e studiosi a considerare la possibilità di autorizzare un ulteriore aumento della quota nazionale di circa il 20%. Per questo le chiedo di valutare la decisione di attribuire almeno l’80% della quota incrementale del 2024 alla quota indivisa, e una quota specifica ai piccoli pescherecci a carattere costiero/locale come quelli delle imprese di pesca dell’Alto Adriatico, già dal prossimo “Annual fishing capacity management plan” previsto dal Piano di gestione”




E. Romagna. Al via un bando per le iniziative dei Consorzi Dop e Igp dell’agroalimentare

Promozione web e social, eventi, fiere e pubblicazioni per far conoscere sempre di più i prodotti Dop e Igp, di qualità controllata e biologici dell’Emilia-Romagna.
Punta al sostegno di queste attività di comunicazione sul territorio il bando, approvato dalla Giunta regionale, che si rivolge ai Consorzi di promozione economica e di tutela dei prodotti a qualità regolamentata.
A disposizione per il 2024 ci sono finanziamenti per 150 mila euro.

Obiettivo: mettere in luce sul mercato interno e nei Paesi dell’Unione europea, attraverso eventi epubblicazioni a stampa e sul web, i prodotti di qualità regolamentata presso i \Le azioni di comunicazione dovranno fornire informazioni su caratteristiche e tecniche utilizzate per ottenere i prodotti tipici, spiegare i vantaggi dei regimi di qualità e le caratteristiche nutrizionalifavorire l’integrazione di filiera e rendere consapevole il consumatore della positiva ricaduta ambientale delle produzioni ottenute con tecniche rispettose dell’ambiente.

“Ogni giorno i Consorzi dei prodotti Dop e Igp lavorano per sostenere i nostri prodotti di grande qualità – spiega l’assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi-. Con questo bando intendiamo sostenere le loro attività di promozione anche a livello locale, per dare valore a tutto il sistema agroalimentare e metterne in evidenza l’identità territoriale. L’Emilia-Romagna è la regione italiana che vanta più Dop e Igp e la promozione anche delle attività in chiave più locale è un asset strategico fondamentale per le indicazioni geografiche del nostro territorio, cuore agroalimentare del Paese”.

regimi di qualità ammissibili al sostegno sono Dop e Igp, Stg (Specialità tradizionale garantita ottenuta con ingredienti o metodi di produzione tradizionali), produzioni biologiche, qualità controllata, zootecnia.

Sono ammessi progetti con un valore tra i 5 mila e i 25 mila euro che prevedono la realizzazione di materiale informativo e promozionale – compresi siti web e social – e la partecipazione a fiere ed esposizioni.
Le attività 
devono svolgersi nel periodo compreso tra la data di presentazione della domanda di sostegno e il 31 dicembre 2024.
Tutti i progetti ammissibili saranno finanziati. Il contributo non potrà comunque superare il 70% della spesa ammessa. Nel caso le risorse disponibili non fossero sufficienti a coprire il 70% di tutte le domande ammissibili, sarà comunque garantito un contributo pari al 70% ai progetti di beneficiari che rispondano ai seguenti criteri: non essere rientrati in interventi dello Sviluppo rurale, svolgere attività in collaborazione con le scuole alberghiere dell’Emilia-Romagna o inserite negli eventi promossi dai Comuni della regione.

Le domande vanno presentate entro le ore 15 del 10 aprile 2024 tramite posta elettronica certificata (Pec) al seguente indirizzo agrapa@postacert.regione.emilia-romagna.it utilizzando il modulo disponibile sul sito.

 




E. Romagna, definite aree su costa e canali colpite dai danni provocati dal granchio blu, in attesa degli indennizzi nazionali

Completata la ricognizione per il 2023 delle aree colpite dall’invasione del granchio blu e dai conseguenti danni agli allevamenti e alla raccolta di vongole sulla riviera adriatica.
Il documento, approvato dalla Regione, è stato inviato al ministero dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste per consentire il via libera al pagamento dei danni subiti dalle imprese della pesca e produzione.

La delimitazione delle aree, suddivise in tipi A e B, è basata sulla classificazione delle acque marittime davanti alla costa dell‘Emilia-Romagna e delle acque interne regionali per la produzione in allevamento e la raccolta di molluschi bivalvi vivi.

“L’individuazione delle aree per il conteggio dei danni è fondamentale per procedere agli indennizzi- commenta   l’assessore regionale all’Agricoltura, caccia e pesca, Alessio Mammi- . Nel frattempo come Regione abbiamo messo a disposizione delle imprese un ulteriore milione di euro per il 2024, per indennizzare i pescatori che raccolgono il granchio blu a 1,5 euro al chilogrammo. Siamo a fianco degli acquacoltori e delle imprese di pesca colpite dai danni provocati dal granchio blu, per sostenere un settore produttivo strategico per l’economia dell’Emilia-Romagna”.

Nel settore A, si trovano produzioni in allevamento e di crescita naturale di molluschi bivalvi in cui è consentita la raccolta e l’immissione sul mercato per il consumo diretto. Comprende le aree marine di produzione in allevamento su filari in mare aperto e le aree antistanti Porto Garibaldi, Ravenna, Cervia, Cesenatico e Gatteo, Bellaria, Riccione e Cattolica.

Il settore B comprende le produzioni in allevamento e crescita naturale di molluschi bivalvi che possono essere immessi sul mercato dopo un trattamento in un centro di depurazione o previa stabulazione.
Qui si trovano gli impianti di molluschicoltura della Sacca di Goro, la zona antistante la costa della provincia di Ferrara, il canale navigabile nel comune di Comacchio tra il ponte Pega e il ponte sulla Romea, il canale Pallotta nella zona fra l’incrocio verso nord con il canale navigabile e l’incrocio verso sud con il canale sub lagunare, il canale sub lagunare Fattibello, e aree definite dei canali Valletta, Logonovo, della Foce, delle Vene.

Il granchio blu è tra le cento peggiori specie invasive introdotte nel Mediterraneo con pesanti e negativi impatti sull’ecosistema locale e sul settore della pesca e dell’acquicoltura, registrati negli ultimi anni anche in Albania, Grecia e Spagna.

Attraverso la competizione con la fauna autoctona e la predazione, impatta sulla biodiversità locale mettendo a rischio gli habitat naturali, in particolare le aree naturali protette e gli ecosistemi più fragili. Nelle lagune del delta del Po questa specie ha compromesso le attività di venericoltura e di mitilicoltura, con un danno diretto quantificabile in alcune decine di milioni di euro. Le elevate presenze di granchio blu in questi ambienti non permettono al momento di pianificare le nuove semine di molluschi bivalvi, con una possibile compromissione delle produzioni anche nel prossimo futuro.




Peste suina. Incontro al Masaf, accettata proposta E. Romagna per stretto coordinamento con Regioni confinanti: Liguria, Piemonte, Lombardia e Veneto

Le strategie di contrasto alla diffusione della peste suina africana sul territorio nazionalesono state al centro dell’incontro, richiesto dalla Regione Emilia-Romagna, che l’assessore all’Agricoltura, Alessio Mammi, ha tenuto ieri al ministero dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e foreste.

Alla presenza dei sottosegretari alla Salute, Marcello Gemmato, e all’Agricoltura, Patrizio Giacomo La Pietra, sono state illustrate e condivise le misure per il depopolamento dei cinghiali, necessarie per ridurre la circolazione del virus in coordinamento fra le diverse Regioni.

La strategia rientra nel Piano nazionale di contenimento, redatto dal commissario straordinario, Vincenzo Caputo, e approvato dalla Conferenza Stato-Regioni.

“Dal confronto- spiega Mammi– è emersa ed è stata accettata la proposta dell’Emilia-Romagna di un coordinamento più stretto fra gli assessori delle Regioni confinanti: Liguria, Piemonte, Lombardia e Veneto. Nei prossimi giorni i rappresentanti del Governo procederanno a una prima convocazione che dovrebbe poi proseguire con un tavolo permanente”.

Sono state illustrate inoltre le azioni messe in atto in Emilia-Romagna per aumentare la sicurezza del patrimonio zootecnico per tutelare il settore suinicolo, che rappresenta per la Regione un valore importante sia in termini di quantità che qualità.

“In questi giorni -aggiunge Mammi – uscirà un terzo bando che abbiamo deciso di fare come Regione per aumentare i livelli di biosicurezza, il terzo in ordine di tempo che vede complessivamente per questi interventi un impegno di oltre 7 milioni di euro permettendo di dare risposta a tutte le domande ricevute”.

La Regione è inoltre impegnata nel promuovere e sostenere l’attività delle polizie provinciali per l’attuazione dei piani di depopolamento della specie.

“Sono stati approvati finanziamenti alle Province per complessivi 900 mila euro, parte dei quali destinati alla riduzione dei cinghiali con l’obiettivo di ridurne in modo massivo la presenza sul territorio. A queste risorse si sommano i due milioni anticipati al Commissario straordinario che verranno utilizzati sempre per questo scopo, perché è importante agire con il massimo impegno”.

Dopo i primi due incontri realizzati le settimane scorse a Parma e Piacenza, sono stati programmate altre due date per la Provincia di Reggio Emilia e Modena, che seppur non ancora interessate dalla diffusione del virus è importante attuino misure in un’ottica preventiva.

“In questi incontri- conclude Mammi- abbiamo deciso di coinvolgere tutti i soggetti del territorio, dai presidenti di Provincia ai sindaci, dalle rappresentanze degli allevatori a quelle dei salumifici, dagli Ambiti territoriali di caccia alle associazioni venatorie e agricole, perché crediamo che in un momento come questo sia necessario un grande sforzo da parte di tutti per ridurre i rischi di circolazione del virus. Per questo abbiamo definito degli obiettivi chiari depopolamento, condivisi anche con gli Atc del territorio, che fanno parte di una strategia più complessiva che stiamo illustrando negli incontri programmati”.




E. Romagna, Marcello Bonvicini confermato presidente regionale di Confagricoltura, le congratulazioni dell’assessore Mammi

“Le mie personali congratulazioni a Marcello Bonvicini per la conferma alla presidenza regionale di Confagricoltura. In questi anni c’è stata una buona collaborazione tra Confagricoltura e la Regione Emilia-Romagna, anche grazie al suo impegno istituzionale, alla volontà di tenere salde le relazioni con le istituzioni, il territorio e le imprese agricole. Sono certo che anche per il futuro potremo continuare a lavorare bene insieme, con il presidente Bonvicini e con Confagricoltura, e affrontare nell’ambito della consulta agricola regionale tutte le sfide che ci attendono, dagli effetti dei cambiamenti climatici alla volontà di sostenere il reddito degli agricoltori, contribuire a rafforzare la competitività e la promozione nazionale e internazionale dei nostri prodotti agricoli e delle nostre imprese”.

Così l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi, commenta la conferma di Marcello Bonvicini alla presidenza di Confagricoltura Emilia-Romagna.




E. Romagna. Frutteti protetti: contro danni da cambiamenti climatici, bandi per oltre 70mln euro a difesa produzioni di qualità

Frutteti protetti per affrontare cambiamenti climatici, fitopatie e fenomeni atmosferici sempre più estremi. Dalle ventole alle candele riscaldanti, dalle reti protettive ai sistemi antibrina fino a impianti di irrigazione sempre più specializzati.

Sono numerosi gli accorgimenti per proteggere le coltivazioni, sui quali la Regione punta con bandi a sostegno del ripristino del potenziale produttivo e la redditività delle imprese ortofrutticole, un settore segnato negli ultimi anni da imprevedibili fattori negativi tra eventi climatici straordinari e avversità fitosanitarie che ne mettono a rischio la continuità.

Per la realizzazione di frutteti protetti, uno dei punti qualificanti del piano di rilancio dell’ortofrutta a cui lavora la Regione, la dotazione finanziaria complessiva a favore delle imprese agricole è di oltre 70 milioni di euro. Al progetto si accede garantendo azioni di difesa attiva in campo e attivando almeno due investimenti tra difesa antigrandine, difesa antibrina, impianto idrico innovativo e sostenibile, reti di protezione dagli insetti.

Di questi, 58 milioni di euro dello Sviluppo rurale andranno a sostenere bandi regionali da emanare nei prossimi due anni così suddivisi: un bando straordinario per 30 milioni per le zone alluvionate con contributi al 60%; un bando straordinario per 15 milioni per le altre zone sempre con contributi al 60%; e due bandi antibrina per complessivi 13 milioni (tra dotazioni 2014-2022 e nuove risorse con contributi al 70% ).
A questi finanziamenti si aggiungono circa 15 milioni nel biennio 2024 e 2025 dei Programmi operativi delle Organizzazioni di produttori.

Per l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi “gli strumenti della Politica agricola  comunitaria, assieme alle risorse provenienti da Pnrr e Fondi di coesione, devono dare luogo a specifici interventi per sostenere la frutticoltura regionale e il reddito delle imprese agricole, per favorire il ripristino del potenziale produttivo, grazie a strumenti finanziari flessibili e incentivi agli investimenti. Con il piano di rilancio frutteti protetti puntiamo a realizzare nel biennio almeno mille ettari di nuovi frutteti protetti e installare protezioni su circa 2.500 ettari di coltivazioni esistenti, per raggiungere 3.500 ettari di frutteti protetti dai danni causati dagli effetti dei cambiamenti climatici”.

bandi straordinari con i fondi dello Sviluppo rurale finanzieranno impianti arborei realizzati con materiale vegetale certificato, dotati di misure specifiche per l’adattamento ai cambiamenti climatici (sistemi antibrina, reti antigrandine, sistemi di irrigazione e raffrescamento) e alle nuove avversità fitosanitarie (reti di protezione dagli insetti).

Per poter aumentare l’intensità dell’aiuto per questi investimenti, la Regione ha richiesto al ministero dell’Agricoltura una modifica che consenta di portare il contributo alle imprese al 60% per i progetti con finalità ambientali.

Il piano regionale di rilancio, oltre a quanto previsto per il frutteto protetto, prevede l’integrazione con le attività di ricerca e sperimentazione finalizzate alla soluzione dei problemi produttivi che sono sostenute sia con risorse dei Programmi operativi delle Organizzazioni di produttori (Op) con 1,9 milioni di euro all’anno che con i bandi regionali dello Sviluppo rurale per 10 milioni, a favore di tutte le filiere di cui 3 milioni specifici per l’ortofrutta; con il finanziamento alla meccanizzazione delle operazioni colturali utilizzando le dotazioni finanziarie dei Programmi operativi delle Op con 6 milioni di euro richieste nel 2024 e quelle disponibili nel bando macchine previsto dal Pnrr per 29 milioni di euro oltre che nei bandi ordinari.

Inoltre, l’iniziativa regionale di accesso al credito consente l’abbattimento dei tassi di interesse a favore delle imprese, sostenuta con risorse pari a1,9 milioni di euro, con priorità per quelle ortofrutticole.

La situazione del comparto ortofrutticolo

Ai fattori meteo avversi sempre più frequenti come le gelate tardive, le grandinate estive, i periodi di prolungata siccità in presenza di elevate temperature e, in ultimo, l’alluvione della scorsa primavera, si sono aggiunte le avversità fitosanitarie. Sia nuove e difficili da contenere anche alla luce della riduzione dei prodotti fitosanitari disponibili, sia già note ma con forme di maggiore persistenza, che hanno determinato ulteriori danni alla produzione, in particolare: la Cimice asiatica, la Maculatura bruna, il Colpo di fuoco batterico.

Inoltre, va considerata la scarsa reperibilità di manodopera per diverse operazioni colturali: potatura, trattamenti fitosanitari e raccolta. Fattore che determina un costante aumento dei costi di produzione, al punto che gli imprenditori frutticoli sostengono “che il problema non è vendere ma produrre e raccogliere”.

In questo quadro si è avuto un drastico calo di produzione in particolare nelle annate 2020, 2021 e anche 2023 con una diminuzione di circa il 50% dei quantitativi raccolti rispetto al 2012. Conseguentemente, anche le superfici coltivate a frutta evidenziano un costante calo con una scomparsa delle coltivazioni arboree da frutto, riferita al periodo 2012–2022, di oltre 11.000 ettari, pari al 17,5%. (estirpati mediamente circa 1.000 ettari l’anno). Le specie che hanno perso più superficie sono il pero con una diminuzione di 6.478 ettari, il pesco con 5.244 ettari e le nettarine con 5.079, solo parzialmente sostituite con melo, albicocco e actinidia.




Peste suina, E.Romagna scrive a governo ed è botta e risposta tra Foti, Vaccari, Cerreto e Caretta: no scaricabarile

Gli assessori alla Salute e all’Agricoltura della Regione Emilia Romagna Raffaele Donini e Alessio Mammi scrivono ai rispettivi ministri Orazio Schillaci e Francesco Lollobrigida e dicono: sulla Psa il governo “non deve restare a guardare”. Ed è botta e risposta.

La peste suina africana, malattia virale infettiva che colpisce suini domestici e selvatici, corre veloce e lo scenario desta preoccupazione. Se ne discute oggi a Piacenza, in un incontro organizzato il 15 febbraio dall’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi, insieme a rappresentanti di enti locali, associazioni agricole, industriali e atc. Per la settimana prossima è già previsto un altro incontro, a Parma.

“In questa situazione, è assolutamente fondamentale un coinvolgimento forte del territorio – ha commentato Mammi- . Noi continuiamo a fare squadra, come sempre abbiamo facciamo in questa regione di fronte alla difficoltà. Ma il Governo, che abbiamo già sollecitato, non deve restare a guardare”.

L’incontro segue l’invio di una lettera ai ministri Orazio Schillaci (Salute) e Francesco Lollobrigida (Agricoltura e Sovranità alimentare) da parte di Mammi insieme al collega Raffaele Donini (Politiche per la Salute): i due assessori hanno espresso preoccupazione per il diffondersi del virus della Psa sul territorio nazionale e in particolare da alcuni mesi in Emilia-Romagna, con inevitabile ripercussione in termini economici per le aziende del settore.

Nella lettera si chiede al Governo una dichiarazione di stato di calamità naturale, “per consentire alle produzioni che rientrano nelle zone di restrizione – allevamenti e aziende della trasformazione che subiscono i primi effetti della diffusione del virus – di accedere a benefici fiscali previsti dalla legge in casi di calamità, quali agevolazioni e sospensioni dei mutui o misure rivolte ai lavoratori”.

Emilia-Romagna, Peste suina africana. incontro a Piacenza dell’assessore Mammi con rappresentanti di enti locali, associazioni agricole e industriali

A rispondere rimandando la palla al mittente è il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti: la regione si assuma le proprie responsabilità.

“Sulla PSA è ora che anche la Regione Emilia-Romagna si assuma le proprie responsabilità, poiché oltre ad esternare le giuste preoccupazioni occorre anche attuare azioni concrete per prevenire il diffondersi della stessa. L’azione del commissario straordinario nazionale Vincenzo Caputo è stata da subito indirizzata a favorire una maggiore quantità di prelievo dei cinghiali così da eliminare il diffondersi della malattia e i risultati sono estremamente positivi in Piemonte e Lombardia, Regioni che hanno seguito le linee dettate dai decreti commissariali”, dichiara Foti.

“Tali Regioni hanno aumentato infatti, in maniera evidente, il prelievo rispetto alla media rilevata nel periodo 2019/2021: il Piemonte passa da 28.000 capi a 34.000 e Lombardia da 13.000 a 15.500, e ciò nonostante la presenza di zone rosse, cioè di zone precluse all’attività venatoria. Per contro, i dati riferiti all’Emilia Romagna, regione in cui nulla è ancora stato fatto in attuazione delle linee commissariali, il prelievo nel 2023 è drasticamente diminuito, addirittura di due terzi rispetto alla media degli anni 2019/2021, passando da una media di abbattimento di 31.000 capi a quella di meno di 13.500 capi. Un dato, quello sopra citato, esemplificativo della inefficacia delle azioni – o delle non azioni – messe in campo dalla regione Emilia Romagna. Non solo, ma la proclamazione dello Stato di Emergenza Nazionale non aiuterebbe la regolare funzionalità dei distretti suinicoli, mentre lo stato di emergenza a livello locale può supportare con maggiore energia le attività amministrative regionali e locali. Inoltre, come sperimentato nella regione Piemonte, la nomina di un Commissario Regionale quale soggetto attuatore ha dato buoni risultati per l’attuazione delle strategie nazionali indicate dal Commissario Straordinario nazionale alla PSA. Ad evitare inutili polemiche, giova qui ricordare che la nomina di un commissario regionale è di competenza della Regione avendo la stessa in capo la delega sanitaria e, pertanto, è consentita alla stessa la nomina di un commissario che si coordinerà poi con quello nazionale. Per di più, il cosiddetto “modello Sardegna” è già recepito nelle ordinanze del Commissario Straordinario Nazionale, in particolare per quanto riguarda la creazione dei Gruppi Operativi Territoriali (GOT) e la formazione di Bioregolatori. Quanto alla questione venatoria è già prevista nel “Piano per l’elaborazione dei piani di eradicazione nelle zone di restrizione da peste Suina Africana” l’implementazione dell’attività venatoria mediante la stipula di Convenzioni con gli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC) e con l’attività dei Bioregolatori che prevedono un’apertura tutto l’anno. Ne segue che di azioni di cui sopra sono già previste per le Regioni e possono essere attuate da subito. Quanto alle recinzioni, alla insoddisfacente strategia intrapresa dalla precedente struttura commissariale, fa da contraltare oggi l’aumento di 200 gabbie (che si sommano alle già 55 consegnate alle Regioni) denominate “PIG Brig” a protezione dei distretti suinicoli, che il summenzionato “Piano” delega alle Regioni di individuare. Queste le azioni che le Regioni – Emilia Romagna in testa – possono e devono intraprendere. Poi possiamo anche preoccuparci di polemizzare”.

Psa, Foti (Fdi): regione Emilia Romagna si assuma responsabilita’

A replicare è il capogruppo Pd in Commissione Agricoltura alla Camera Stefano Vaccari, che dice: bene ha fatto Alessio Mammi:

“Tommaso Foti, capogruppo di Fdi, con informazioni imprecise, cerca di scaricare sulla Regione Emilia-Romagna la responsabilità di un mancato contenimento dei cinghiali e di conseguenza del virus della Psa. Sceglie una modalità da respingere categoricamente perché utilizza pretestuosamente dati non aggiornati per fare un confronto fra Regioni e trarne conclusioni affrettate, e perché cerca di distrarre dal vero tema. La Regione Emilia Romagna sta giustamente ponendo dai primi mesi in cui la Pesta Suina Africana è stata individuata, più di due anni fa, la questione della mancata individuazione di una strategia nazionale efficace di contenimento del virus”, dichiara Vaccari.

“Decidere infatti che ogni singola Regione possa affrontare un problema di tale portata senza nemmeno un riconoscimento di potere speciali, posto che lo stesso virus circola non considerando i confini territoriali, è una semplificazione eccessiva della materia, che non considera adeguatamente il ruolo che ha il settore zootecnico dell’Emilia-Romagna, in particolare nelle produzioni di eccellenza che rappresentano il vero cuore del made in Italy del Paese”.

“Ben ha fatto l’assessore Regionale all’agricoltura, Alessio Mammi – aggiunge – a chiedere al Governo un cambio di passo e che si valuti lo stato di calamità del settore perché potrebbe rendere disponibili quei poteri straordinari, anche in capo alle Regioni attraverso la nomina di subcommisari regionali, che possano consentire procedure rapide sia per quanto riguarda la riduzione della specie cinghiale, sia nel mettere in sicurezza le aziende e garantire i ristori a quelle che già oggi attraversano una fase critica per le restrizioni imposte dal commercio dei prodotti della salumeria. Peraltro Foti dovrebbe informarsi meglio dai suoi deputati in Commissione Agricoltura sul fatto che più volte come gruppo Pd abbiamo sollecitato il commissario a fare presto coinvolgendo le regioni anche con poteri speciali e che i danni della psa al settore se non preveniti e contenuti sarebbero stati drammatici per le imprese e l’occupazione.

Di fronte a queste richieste – conclude – la destra e il governo hanno preferito impegnarsi su norme di nessun rilievo per l’agricoltura solo per poter comunicare di aver impegnato il tempo a disposizione”.

Peste suina: Vaccari (Pd), da Foti scaricabarile su Regioni. Il Governo dia poteri speciali d’intervento

A rispondere a Vaccari è Marco Cerreto di Fratelli d’Italia: Ha ragione Foti.

“Ha ragione il presidente Foti quando dichiara che la Regione Emilia Romagna deve seguire l’esempio delle politiche messe in campo dalle Regione Piemonte e Lombardia contro la peste suina. L’azione commissariale è risultata vincente favorendo una maggiore quantità di prelievo dei cinghiali per evitare la diffusione della malattia. Basta leggere i dati per capire l’efficacia. Poco si comprendono le dichiarazioni di Vaccari al quale sfugge che la Regione Emilia Romagna è sempre favorevole ai commissari e non si capisce perchè non l’ha fatto da tempo e perché si continua ad accusare il governo che ad oggi ha stanziato oltre 25 milioni per il ristoro degli allevatori. Unico governo che sta dimostrando con i fatti di ascoltare e tutelare le esigenze degli operatori del settore. Se si lavorasse in squadra ci sarebbero risultati migliori e ne trarrebbe beneficio la nostra Nazione che per anni è stata vittima della miopia politica del centro sinistra. Lo ha dichiarato l’on. Marco Cerreto, capogruppo in Commissione Agricoltura.

Peste suina, Cerreto (FDI): ha ragione Foti, l’Emilia Romagna segua l’esempio di altre regioni

E a rincarare la dose è la capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Agricoltura alla Camera Maria Cristina Caretta

“In un clima di collaborazione volta alla risoluzione del problema PSA sarebbe lecito aspettarsi dal collega Vaccari la conoscenza, anche minima delle norme e non solo la difesa d’ufficio di partito verso le “non azioni” di contenimento della PSA in Emilia Romagna. Questo governo a fine febbraio del 2023 ha nominato un nuovo commissario che ha cambiato radicalmente la precedente strategia di contenimento, che prevedeva sostanzialmente la recinzione di vaste zone dell’Appennino.

Psa. Caretta (FdI), la sinistra invece di collaborare preferisce polemizzare

 




Peste suina, Cerreto (FDI): ha ragione Foti, l’Emilia Romagna segua l’esempio di altre regioni

“Ha ragione il presidente Foti quando dichiara che la Regione Emilia Romagna deve seguire l’esempio delle politiche messe in campo dalle Regione Piemonte e Lombardia contro la peste suina. L’azione commissariale è risultata vincente favorendo una maggiore quantità di prelievo dei cinghiali per evitare la diffusione della malattia. Basta leggere i dati per capire l’efficacia. Poco si comprendono le dichiarazioni di Vaccari al quale sfugge che la Regione Emilia Romagna è sempre favorevole ai commissari e non si capisce perchè non l’ha fatto da tempo e perché si continua ad accusare il governo che ad oggi ha stanziato oltre 25 milioni per il ristoro degli allevatori. Unico governo che sta dimostrando con i fatti di ascoltare e tutelare le esigenze degli operatori del settore. Se si lavorasse in squadra ci sarebbero risultati migliori e ne trarrebbe beneficio la nostra Nazione che per anni è stata vittima della miopia politica del centro sinistra. Lo ha dichiarato l’on. Marco Cerreto, capogruppo in Commissione Agricoltura.

Peste suina: Vaccari (Pd), da Foti scaricabarile su Regioni. Il Governo dia poteri speciali d’intervento

Psa, Foti (Fdi): regione Emilia Romagna si assuma responsabilita’




Vino, tecnologia: Enovitis in campo 2024 in Emilia Romagna

Enovitis in campo torna ad abbracciare il vigneto dell’Emilia-Romagna e, i prossimi 12 e 13 giugno, porta la sua 18^ edizione sulle colline di Castel San Pietro Terme (BO), presso l’azienda agricola Agrivar di Palazzo di Varignana. Rassegna itinerante di Unione italiana vini dedicata alle tecnologie per la viticoltura, con oltre 150 espositori e circa 7.000 visitatori attesi, Enovitis in campo rappresenta la manifestazione di riferimento in Italia per le macchine e attrezzature da vigneto: un appuntamento da non perdere per aziende vitivinicole, enologi, agronomi, tecnici e viticoltori interessati alle più moderne soluzioni per le operazioni agronomiche, a partire dalla robotica all’elettrificazione, dalla corretta gestione del suolo e della chioma al biologico, fino agli agrofarmaci e ai biostimolanti.

Fondata nel 2015 per dedicarsi alla coltivazione dell’olivo e della vite, a cui si sono poi aggiunti i frutteti e lo zafferano, nel 2016 l’azienda agricola Agrivar (https://agrivar.com/) ha impiantato i primi vigneti, che oggi si estendono su 50 ettari: un progetto enologico vocato alla qualità e valorizzazione della territorialità fortemente voluto dall’imprenditore bolognese Carlo Gherardi, fondatore dell’azienda e già patron e presidente della multinazionale del credito CRIF (Centrale Rischi Finanziari S.p.A.).

I vigneti, coltivati con vitigni autoctoni (Sangiovese e Pinot Nero) e internazionali, si esprimono nella produzione di quattro tipologie di vini – Villa Amagioia Blanc de Noirs Metodo Classico Brut, Villa Amagioia Blanc de Blancs Metodo Classico Brut, Chardonnay Colli di Imola, Sangiovese Superiore Doc e Pinot Nero -, e compongono un anfiteatro naturale caratterizzato da un microclima originalissimo dovuto al rapporto tra la moderata altitudine e l’orografia del territorio, stretto tra i calanchi e le colline di oliveti. Tra gli elementi di punta del progetto, anche sul fronte hospitality & experience, la nuova cantina semi-ipogea, incastonata tra l’Anfiteatro della Vigna e il sistema di dimore storiche del resort Palazzo di Varignana, realizzata con i materiali naturali rappresentativi del luogo.

Per informazioni e programma aggiornato: http://www.enovitisincampo.it/




Psa, Foti (Fdi): regione Emilia Romagna si assuma responsabilita’

“Sulla PSA è ora che anche la Regione Emilia-Romagna si assuma le proprie responsabilità, poiché oltre ad esternare le giuste preoccupazioni occorre anche attuare azioni concrete per prevenire il diffondersi della stessa. L’azione del commissario straordinario nazionale Vincenzo Caputo è stata da subito indirizzata a favorire una maggiore quantità di prelievo dei cinghiali così da eliminare il diffondersi della malattia e i risultati sono estremamente positivi in Piemonte e Lombardia, Regioni che hanno seguito le linee dettate dai decreti commissariali. Tali Regioni hanno aumentato infatti, in maniera evidente, il prelievo rispetto alla media rilevata nel periodo 2019/2021: il Piemonte passa da 28.000 capi a 34.000 e Lombardia da 13.000 a 15.500, e ciò nonostante la presenza di zone rosse, cioè di zone precluse all’attività venatoria. Per contro, i dati riferiti all’Emilia Romagna, regione in cui nulla è ancora stato fatto in attuazione delle linee commissariali, il prelievo nel 2023 è drasticamente diminuito, addirittura di due terzi rispetto alla media degli anni 2019/2021, passando da una media di abbattimento di 31.000 capi a quella di meno di 13.500 capi. Un dato, quello sopra citato, esemplificativo della inefficacia delle azioni – o delle non azioni – messe in campo dalla regione Emilia Romagna. Non solo, ma la proclamazione dello Stato di Emergenza Nazionale non aiuterebbe la regolare funzionalità dei distretti suinicoli, mentre lo stato di emergenza a livello locale può supportare con maggiore energia le attività amministrative regionali e locali. Inoltre, come sperimentato nella regione Piemonte, la nomina di un Commissario Regionale quale soggetto attuatore ha dato buoni risultati per l’attuazione delle strategie nazionali indicate dal Commissario Straordinario nazionale alla PSA. Ad evitare inutili polemiche, giova qui ricordare che la nomina di un commissario regionale è di competenza della Regione avendo la stessa in capo la delega sanitaria e, pertanto, è consentita alla stessa la nomina di un commissario che si coordinerà poi con quello nazionale. Per di più, il cosiddetto “modello Sardegna” è già recepito nelle ordinanze del Commissario Straordinario Nazionale, in particolare per quanto riguarda la creazione dei Gruppi Operativi Territoriali (GOT) e la formazione di Bioregolatori. Quanto alla questione venatoria è già prevista nel “Piano per l’elaborazione dei piani di eradicazione nelle zone di restrizione da peste Suina Africana” l’implementazione dell’attività venatoria mediante la stipula di Convenzioni con gli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC) e con l’attività dei Bioregolatori che prevedono un’apertura tutto l’anno. Ne segue che di azioni di cui sopra sono già previste per le Regioni e possono essere attuate da subito. Quanto alle recinzioni, alla insoddisfacente strategia intrapresa dalla precedente struttura commissariale, fa da contraltare oggi l’aumento di 200 gabbie (che si sommano alle già 55 consegnate alle Regioni) denominate “PIG Brig” a protezione dei distretti suinicoli, che il summenzionato “Piano” delega alle Regioni di individuare. Queste le azioni che le Regioni – Emilia Romagna in testa – possono e devono intraprendere. Poi possiamo anche preoccuparci di polemizzare”.

Lo dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati, Tommaso Foti.




Bene la cabina di pronto intervento per fermare la Psa. Confagricoltura Piacenza: ora operativi subito

Arriva a fine giornata l’istituzione della cabina di regia invocata nel comunicato di Confagricoltura Piacenza questa mattina.

“Ringraziamo l’Amministrazione Provinciale che nella persona della Presidente Monica Patelli ha raccolto il nostro appello e recepito la richiesta presentata dai sindaci del Territorio. – commenta Confagricoltura Piacenza –  Ora agiamo subito. Ci pare che l’Amministrazione provinciale non compaia tra i componenti del tavolo, forse perché si dà per scontato che spetti all’Ente il coordinamento? Sarebbe certamente, a nostro avviso, la scelta più indicata. Infine, come ribadito troppe volte, è già tardi e non ci pare tanto opportuno che la prima convocazione sia il 7 marzo. Nel mentre è convocata una sezione di prodotto allargata mercoledì 28 presso la sede di Confagricoltura Piacenza. Ordine del Giorno, neanche a dirlo “Psa”.




Granchio blu, Manni (Emilia-Romagna): “Bene estensione ad acquacoltori risorse dl 102/2004”

“Bene le nuove disposizioni del ministero dell’Agricoltura e della sovranità alimentare che estendono agli acquacoltori colpiti dai danni provocati dal granchio blu l’accesso ai fondi di indennizzo previsti dal decreto legislativo 102/2004 e l’avvio delle procedure per l’attivazione del Fondo di solidarietà nazionale. Noi siamo già pronti a procedere con le delimitazioni delle aree per il conteggio dei danni non appena il Ministero metterà a disposizione i decreti attuativi che illustrano le modalità di raccolta dei danni”. Così l’assessore regionale all’Agricoltura, Caccia e Pesca Alessio Mammi commenta la comunicazione del Ministero alle Regioni Emilia-Romagna e Veneto sulle nuove disposizioni di modifica della legge 102/2004 introdotte dalla legge 213/2023 per contribuire a far fronte ai danni alle produzioni della pesca e dell’acquacoltura causati dal granchio blu.

“E in attesa dei necessari decreti attuativi”, aggiunge Mammi, “abbiamo messo a disposizione delle imprese un milione di euro ulteriore per il 2024, per indennizzare i pescatori che raccolgono il granchio blu a 1,5 euro. Continua anche così il nostro impegno al fianco degli imprenditori e dei lavoratori di un comparto strategico per la nostra economia”.




Pere, E. Romagna: consentita la rottura del manto erboso tra i filari per prevenire la maculatura bruna

La difesa delle pere passa anche attraverso la lavorazione del terreno tra i filari, per rimuovere la vegetazione spontanea presente, attraverso la rottura del manto erboso. È infatti nella vegetazione graminacea che cresce tra i filari che può annidarsi il fungo responsabile della maculatura bruna, una delle più pericolose avversità del pero, in grado di causare danni economici rilevanti colpendo le foglie, i frutti, i piccioli e i rametti.

La disposizione è contenuta nelle indicazionimesse a punto dalla Regione per la campagna produttiva 2024 in difesa delle varietà di pero sensibili agli attacchi del fungo Stemphylium vesicarium (maculatura bruna).

“Tra le misure agronomiche preventive – ha ricordato l’assessore regionale  all’Agricoltura Alessio Mammi – è fondamentale anche per il 2024 dare seguito a questa disposizione, poiché l’inerbimento è considerato fonte di diffusione primaria della malattia. La rottura e l’interramento del tappeto erboso tra i filari dei pereti e il mantenimento, attraverso lavorazioni superficiali, del terreno del frutteto sgombro da erbe spontanee è un provvedimento vitale. Oltre agli investimenti sulla protezione meccanica dei frutteti da brina e grandine, anche questo provvedimento serve a preservare le produzioni”.

La disposizione, temporanea, è indicata per la difesa delle varietà di pero Abate fetel, Angelys, Conference, Decana del comizio, Falstaff, Kaiser, Passa crassana, risultate particolarmente sensibili agli attacchi di maculatura bruna.

Le attività di ricerca e sperimentazione hanno evidenziato che la sola difesa con prodotti fitosanitari non garantisce di poter scongiurare il debellamento del patogeno fungino nelle varietà di pero suscettibili alla malattia, per le quali sono necessarie misure agronomiche preventive di sanificazione per ridurre il rischio infettivo.

Per prevenire le infezioni era stata emessa anche l’anno scorso la deroga per le aziende che aderiscono ai disciplinari di produzione integrata, che consente di effettuare la rottura del manto erboso della coltura del pero sull’intero territorio regionale. Ma l’abbattimento del patogeno per una singola stagione non è considerato sufficiente a garantire un efficace e duraturo controllo dell’avversità per la prossima stagione produttiva.
Dunque, dato il carattere di eccezionalità delle infezioni causate dal microrganismo fungino Stemphylium vesicarium in Emilia-Romagna, e solo per le varietà di peri più soggette agli attacchi, tale intervento andrà rinnovato anche per la campagna produttiva 2024.