Gli assessori alla Salute e all’Agricoltura della Regione Emilia Romagna Raffaele Donini e Alessio Mammi scrivono ai rispettivi ministri Orazio Schillaci e Francesco Lollobrigida e dicono: sulla Psa il governo “non deve restare a guardare”. Ed è botta e risposta.
La peste suina africana, malattia virale infettiva che colpisce suini domestici e selvatici, corre veloce e lo scenario desta preoccupazione. Se ne discute oggi a Piacenza, in un incontro organizzato il 15 febbraio dall’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi, insieme a rappresentanti di enti locali, associazioni agricole, industriali e atc. Per la settimana prossima è già previsto un altro incontro, a Parma.
“In questa situazione, è assolutamente fondamentale un coinvolgimento forte del territorio – ha commentato Mammi- . Noi continuiamo a fare squadra, come sempre abbiamo facciamo in questa regione di fronte alla difficoltà. Ma il Governo, che abbiamo già sollecitato, non deve restare a guardare”.
L’incontro segue l’invio di una lettera ai ministri Orazio Schillaci (Salute) e Francesco Lollobrigida (Agricoltura e Sovranità alimentare) da parte di Mammi insieme al collega Raffaele Donini (Politiche per la Salute): i due assessori hanno espresso preoccupazione per il diffondersi del virus della Psa sul territorio nazionale e in particolare da alcuni mesi in Emilia-Romagna, con inevitabile ripercussione in termini economici per le aziende del settore.
Nella lettera si chiede al Governo una dichiarazione di stato di calamità naturale, “per consentire alle produzioni che rientrano nelle zone di restrizione – allevamenti e aziende della trasformazione che subiscono i primi effetti della diffusione del virus – di accedere a benefici fiscali previsti dalla legge in casi di calamità, quali agevolazioni e sospensioni dei mutui o misure rivolte ai lavoratori”.
Emilia-Romagna, Peste suina africana. incontro a Piacenza dell’assessore Mammi con rappresentanti di enti locali, associazioni agricole e industriali
A rispondere rimandando la palla al mittente è il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti: la regione si assuma le proprie responsabilità.
“Sulla PSA è ora che anche la Regione Emilia-Romagna si assuma le proprie responsabilità, poiché oltre ad esternare le giuste preoccupazioni occorre anche attuare azioni concrete per prevenire il diffondersi della stessa. L’azione del commissario straordinario nazionale Vincenzo Caputo è stata da subito indirizzata a favorire una maggiore quantità di prelievo dei cinghiali così da eliminare il diffondersi della malattia e i risultati sono estremamente positivi in Piemonte e Lombardia, Regioni che hanno seguito le linee dettate dai decreti commissariali”, dichiara Foti.
“Tali Regioni hanno aumentato infatti, in maniera evidente, il prelievo rispetto alla media rilevata nel periodo 2019/2021: il Piemonte passa da 28.000 capi a 34.000 e Lombardia da 13.000 a 15.500, e ciò nonostante la presenza di zone rosse, cioè di zone precluse all’attività venatoria. Per contro, i dati riferiti all’Emilia Romagna, regione in cui nulla è ancora stato fatto in attuazione delle linee commissariali, il prelievo nel 2023 è drasticamente diminuito, addirittura di due terzi rispetto alla media degli anni 2019/2021, passando da una media di abbattimento di 31.000 capi a quella di meno di 13.500 capi. Un dato, quello sopra citato, esemplificativo della inefficacia delle azioni – o delle non azioni – messe in campo dalla regione Emilia Romagna. Non solo, ma la proclamazione dello Stato di Emergenza Nazionale non aiuterebbe la regolare funzionalità dei distretti suinicoli, mentre lo stato di emergenza a livello locale può supportare con maggiore energia le attività amministrative regionali e locali. Inoltre, come sperimentato nella regione Piemonte, la nomina di un Commissario Regionale quale soggetto attuatore ha dato buoni risultati per l’attuazione delle strategie nazionali indicate dal Commissario Straordinario nazionale alla PSA. Ad evitare inutili polemiche, giova qui ricordare che la nomina di un commissario regionale è di competenza della Regione avendo la stessa in capo la delega sanitaria e, pertanto, è consentita alla stessa la nomina di un commissario che si coordinerà poi con quello nazionale. Per di più, il cosiddetto “modello Sardegna” è già recepito nelle ordinanze del Commissario Straordinario Nazionale, in particolare per quanto riguarda la creazione dei Gruppi Operativi Territoriali (GOT) e la formazione di Bioregolatori. Quanto alla questione venatoria è già prevista nel “Piano per l’elaborazione dei piani di eradicazione nelle zone di restrizione da peste Suina Africana” l’implementazione dell’attività venatoria mediante la stipula di Convenzioni con gli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC) e con l’attività dei Bioregolatori che prevedono un’apertura tutto l’anno. Ne segue che di azioni di cui sopra sono già previste per le Regioni e possono essere attuate da subito. Quanto alle recinzioni, alla insoddisfacente strategia intrapresa dalla precedente struttura commissariale, fa da contraltare oggi l’aumento di 200 gabbie (che si sommano alle già 55 consegnate alle Regioni) denominate “PIG Brig” a protezione dei distretti suinicoli, che il summenzionato “Piano” delega alle Regioni di individuare. Queste le azioni che le Regioni – Emilia Romagna in testa – possono e devono intraprendere. Poi possiamo anche preoccuparci di polemizzare”.
Psa, Foti (Fdi): regione Emilia Romagna si assuma responsabilita’
A replicare è il capogruppo Pd in Commissione Agricoltura alla Camera Stefano Vaccari, che dice: bene ha fatto Alessio Mammi:
“Tommaso Foti, capogruppo di Fdi, con informazioni imprecise, cerca di scaricare sulla Regione Emilia-Romagna la responsabilità di un mancato contenimento dei cinghiali e di conseguenza del virus della Psa. Sceglie una modalità da respingere categoricamente perché utilizza pretestuosamente dati non aggiornati per fare un confronto fra Regioni e trarne conclusioni affrettate, e perché cerca di distrarre dal vero tema. La Regione Emilia Romagna sta giustamente ponendo dai primi mesi in cui la Pesta Suina Africana è stata individuata, più di due anni fa, la questione della mancata individuazione di una strategia nazionale efficace di contenimento del virus”, dichiara Vaccari.
“Decidere infatti che ogni singola Regione possa affrontare un problema di tale portata senza nemmeno un riconoscimento di potere speciali, posto che lo stesso virus circola non considerando i confini territoriali, è una semplificazione eccessiva della materia, che non considera adeguatamente il ruolo che ha il settore zootecnico dell’Emilia-Romagna, in particolare nelle produzioni di eccellenza che rappresentano il vero cuore del made in Italy del Paese”.
“Ben ha fatto l’assessore Regionale all’agricoltura, Alessio Mammi – aggiunge – a chiedere al Governo un cambio di passo e che si valuti lo stato di calamità del settore perché potrebbe rendere disponibili quei poteri straordinari, anche in capo alle Regioni attraverso la nomina di subcommisari regionali, che possano consentire procedure rapide sia per quanto riguarda la riduzione della specie cinghiale, sia nel mettere in sicurezza le aziende e garantire i ristori a quelle che già oggi attraversano una fase critica per le restrizioni imposte dal commercio dei prodotti della salumeria. Peraltro Foti dovrebbe informarsi meglio dai suoi deputati in Commissione Agricoltura sul fatto che più volte come gruppo Pd abbiamo sollecitato il commissario a fare presto coinvolgendo le regioni anche con poteri speciali e che i danni della psa al settore se non preveniti e contenuti sarebbero stati drammatici per le imprese e l’occupazione.
Di fronte a queste richieste – conclude – la destra e il governo hanno preferito impegnarsi su norme di nessun rilievo per l’agricoltura solo per poter comunicare di aver impegnato il tempo a disposizione”.
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A rispondere a Vaccari è Marco Cerreto di Fratelli d’Italia: Ha ragione Foti.
“Ha ragione il presidente Foti quando dichiara che la Regione Emilia Romagna deve seguire l’esempio delle politiche messe in campo dalle Regione Piemonte e Lombardia contro la peste suina. L’azione commissariale è risultata vincente favorendo una maggiore quantità di prelievo dei cinghiali per evitare la diffusione della malattia. Basta leggere i dati per capire l’efficacia. Poco si comprendono le dichiarazioni di Vaccari al quale sfugge che la Regione Emilia Romagna è sempre favorevole ai commissari e non si capisce perchè non l’ha fatto da tempo e perché si continua ad accusare il governo che ad oggi ha stanziato oltre 25 milioni per il ristoro degli allevatori. Unico governo che sta dimostrando con i fatti di ascoltare e tutelare le esigenze degli operatori del settore. Se si lavorasse in squadra ci sarebbero risultati migliori e ne trarrebbe beneficio la nostra Nazione che per anni è stata vittima della miopia politica del centro sinistra. Lo ha dichiarato l’on. Marco Cerreto, capogruppo in Commissione Agricoltura.
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E a rincarare la dose è la capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Agricoltura alla Camera Maria Cristina Caretta
“In un clima di collaborazione volta alla risoluzione del problema PSA sarebbe lecito aspettarsi dal collega Vaccari la conoscenza, anche minima delle norme e non solo la difesa d’ufficio di partito verso le “non azioni” di contenimento della PSA in Emilia Romagna. Questo governo a fine febbraio del 2023 ha nominato un nuovo commissario che ha cambiato radicalmente la precedente strategia di contenimento, che prevedeva sostanzialmente la recinzione di vaste zone dell’Appennino.
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