Ristorazione. Lollobrigida: nessuna imposizione, ma lavoro per valorizzare nostri prodotti

“La notizia sulla imposizione dei formaggi nei ristoranti è priva di fondamento e dispiace che un giornale che ha l’ambizione di essere riferimento del mondo della Qualità la dia in questo modo. Non c’è alcuna imposizione intesa come obbligo di legge, ma sollecitazione a valorizzare i nostri eccellenti formaggi. Il confronto con le associazioni di categoria dei ristoratori è su questo tema e in piena sintonia lavoriamo alla valorizzazione dei nostri prodotti. Sono convinto che valorizzando e promuovendo il nostro formaggio come piatto specifico,  sarà il mercato a convincere i nostri ristoratori a utilizzarlo di più nei loro menu. L’aumento di valore produrrebbe, ovviamente, un effetto positivo su tutta la filiera”. Così il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida.



Ue, Lega: a rischio export formaggio, sollecitare soluzione con Commissione

“Per un cavillo burocratico sono a rischio le esportazioni di Parmigiano Reggiano e Grana Padano in Giappone. Dal 2026 non si potrà infatti più confezionare a destinazione le forme a pezzi, così come previsto dall’accordo di paternariato con l’Unione europea per venire incontro alle esigenze delle imprese casearie italiane, non ancora pronte ad esportare in forma ridotta come richiesto dal mercato giapponese. I formaggi sono tra i comparti in cui l’export è cresciuto di più nel 2023 proprio in Giappone, che resta il secondo Paese extra europeo per esportazioni casearie. Abbiamo sollevato il problema attraverso un’interrogazione al ministro dell’Agricoltura, nella quale chiedevamo una proroga della deroga all’esportazione delle forme in formati piccoli, consentendo il tempo necessario per l’adeguamento degli impianti ai canoni del mercato locale. Chiediamo al Masaf di intensificare l’interlocuzione che ci informa di aver avviato con la Commissione Ue, così come al MAECI, per giungere il prima possibile a una soluzione del problema,  al fine di salvaguardare gli investimenti già avviati dai produttori e garantire un futuro a un canale così importante per le esportazioni dei formaggi italiani”.
Così i senatori della Lega Elena Murelli e Gian Marco Centinaio, a seguito della risposta all’interrogazione indirizzata al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida.



Agroalimentare, interrogazione Murelli (Lega): su proroga adeguamento formaggi per export Giappone

Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-01040

presentata da

ELENA MURELLI
giovedì 21 marzo 2024, seduta n.172

MURELLI, CENTINAIO, BERGESIO – Al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. – Premesso che:

il 1° febbraio 2019 è entrato in vigore l’accordo di partenariato economico (EPA, Economic partnership agreement) UE-Giappone con l’obiettivo di favorire il rafforzamento del legame tra i due partner, attraverso un maggiore accesso ai rispettivi mercati per merci, servizi e appalti pubblici, l’eliminazione delle barriere non tariffarie (BNT), la tutela delle indicazioni geografiche e dei diritti di proprietà intellettuale, la protezione degli standard della UE, l’armonizzazione normativa tra le due economie;

l’agroalimentare è tra i settori oggetto dell’accordo, con il riconoscimento di 205 indicazioni geografiche europee che potranno beneficiare in Giappone dello stesso livello di tutela garantito nella UE; di queste, 45 sono italiane;

per l’Italia il Giappone è la seconda destinazione extra europea più importante per formaggi, con 11.000 tonnellate annue per un valore di oltre 100 milioni di euro, ed in constante crescita, tanto che nel 2023 il comparto è risultato tra quelli il cui export è maggiormente aumentato (14,9 per cento in più);

l’accordo prevede in particolare una specifica deroga per i formaggi con denominazione di origine protetta per i quali è consentita l’esportazione in forme intere ed il successivo porzionamento e confezionamento nel Paese di destinazione, sotto stretto controllo dei consorzi di tutela; la scadenza della deroga è fissata al 1° febbraio 2026;

nel periodo transitorio le imprese casearie italiane avrebbero dovuto adeguare le proprie produzioni alle richieste del mercato Giapponese con riguardo ai formati delle confezioni, ma gli accadimenti degli ultimi anni hanno ritardato gli investimenti in nuovi impianti che rispondessero ai canoni del mercato di destinazione;

sarebbe auspicabile un intervento da parte del Governo italiano finalizzato ad estendere il periodo temporale della proroga, evitando l’introduzione di aggravi per le imprese italiane e al contempo l’utilizzo degli impianti di confezionamento sul territorio giapponese per la produzione di prodotti non certificati, che vanno ad alimentare il fenomeno dell’Italian sounding,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della problematica esposta e se non ritenga di aprire prontamente un dialogo con le competenti istituzioni europee, al fine di giungere ad una soluzione nella sessione annuale di rinnovo dell’accordo EPA, che coincida con la necessità per il nostro Paese di adottare un più graduale adattamento delle imprese ai canoni produttivi richiesti dal mercato giapponese.

(3-01040)




Salon du fromage et des produits laitiers 2024: il Parmigiano Reggiano vola a Parigi alla fiera leader del settore dei formaggi artigianali. Focus sulla biodiversità

Il Parmigiano Reggiano tornaa Parigi per partecipare alla diciottesima edizione del Salon du Fromage et des Produits Laitiers, che si svolgerà da domenica 25 a martedì 27 febbraio presso il Paris Expo alla Porte de Versailles. Per la Dop è la seconda partecipazione consecutiva alla fiera biennale, divenuta leader nel settore dei formaggi artigianali e dei prodotti lattiero-caseari di alta qualità: solo per l’edizione 2024, infatti, sono attesi 8.000 professionisti alla ricerca di nuovi prodotti, fornitori e opportunità di networking, e oltre 290 espositori in rappresentanza di 448 marchi, provenienti da 15 Paesi.

Per il Consorzio è un’occasione per tornare a essere protagonista in Francia, il Paese che è il primo mercato estero nell’Ue per la Dop e il secondo nel mondo dopo gli Usa: nel 2022, infatti, la quota export è cresciuta del +7,2% con 12.944 tonnellate vs 12.077 tonnellate nel 2021. In fiera, nello spazio del Consorzio (padiglione 7.3, stand C082), sia le degustazioni guidate, sia i prodotti offerti dai sei caseifici presenti (Az. Agr. Boselli Nullo eMarcello, Caseificio di Gavasseto e Roncadella, Caseificio San Bernardino, Consorzio Vacche Rosse, Latteria Agricola Quistello, 4 Madonne Caseificio dell’Emilia) saranno incentrati sul tema delle varietà del Parmigiano Reggiano.

Il Parmigiano Reggiano è infatti un prodotto unico, ma ce n’è uno per tutti i gusti: ha solo tre ingredienti (latte, sale e caglio), ma la biodiversità delle razze bovine (frisona italiana, bianca modenese, bruna, rossa reggiana), le stagionature (dai 12 agli oltre 60 mesi) e i prodotti “certificati” (dal prodotto di Montagna al Kosher, dall’Halal al Biologico) offrono gusti, sapori, sfumature ed emozioni estremamente variegati. È tutto questo a renderlo diverso dagli altri formaggi e a far sì che non sia solo un prodotto di estrema versatilità e distintività, ma un simbolo del Made in Italy in grado di conferire un tocco di carattere unico ai piatti, di figurare nei menù dei migliori chef del mondo e, al contempo, di abbinarsi con disinvoltura a vini, distillati, dolci e pesce.

«Il Parmigiano Reggiano Dop è un prodotto unico, versatile e sempre più internazionale», ha dichiarato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio, «con una quota export che nel 2022 è salita al 47%. In questo scenario, la Francia fa la parte del leone, essendo il nostro primo mercato estero nell’Ue e il secondo nel mondo dopo gli Usa. Anche i consumatori internazionali continuano dunque a premiare i valori della nostra Dop: dalla lavorazione del tutto naturale alla cura artigianale, dal rispetto della tradizione al legame indissolubile con il territorio. Perché il Parmigiano Reggiano non è solo un pezzo di formaggio: è un’icona del nostro stile di vita, amata dai consumatori in Italia e all’estero».




Formaggi, Afidop e Fipe al Masaf per sostenere la giusta valorizzazione dei DOP nella ristorazione italiana. Auricchio: potenziare controlli e strumenti

I formaggi DOP sono di casa in un ristorante italiano su 4 (25,3%), ma solo uno su 10 (10,2%) li valorizza riportandone la corretta denominazione nel menu. A rivelarlo uno studio Griffeshield per AFIDOP – Associazione dei Formaggi Italiani DOP e IGP – realizzato su un campione rappresentativo di 21.800 ristoranti e presentato oggi a Roma al Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, alla presenza del ministro Francesco Lollobrigida, assieme al nuovo logo dell’associazione. Un’occasione non sfruttata appieno per un comparto che, con 4,68 miliardi di euro di valore alla produzione e 56 denominazioni, rappresenta il 59% del valore del cibo DOP IGP e SGT del Paese e detiene il primato mondiale per numero di produzioni casearie certificate. Pur essendo tra le prime voci dell’agroalimentare italiano, con 5 posizioni nella top 10 dei prodotti DOP per fatturato, il comparto per AFIDOP ha importanti margini di crescita, specie nel fuori casa, dove i formaggi sono al centro dell’offerta ma non vengono valorizzati come meriterebbero. Ciò anche alla luce del percepito dei consumatori italiani, con il 58% che ritiene importante la presenza del marchio sui propri acquisti alimentari e il 40% che è disposto a spendere dal 5 al 10% in più per avere un prodotto certificato.

Per questo Associazione dei Formaggi Italiani DOP e FIPE – Federazione Italiana Pubblici Esercizi hanno condiviso oggi a Roma la necessità di valorizzare meglio i formaggi DOP Italiani nei menu di tutto il Paese. Le due Associazioni lavoreranno insieme per definire Linee Guida di corretta evidenziazione delle produzioni certificate nei menù. Uno strumento a sostegno degli operatori che lavorano nella ristorazione. La corretta valorizzazione delle denominazioni DOP e IGP costituisce, infatti, non solo un obbligo di legge, ma prima di tutto un mezzo di promozione dei territori, delle loro produzioni, oltreché delle scelte di qualità degli operatori che le adottano nei loro piatti e menù.

Per il presidente di AFIDOP, Antonio Auricchio: “L’impegno confermato oggi per promuovere il corretto utilizzo delle denominazioni e una adeguata presentazione dei formaggi certificati ci dà una marcia in più per tutelare e valorizzare anche grazie al supporto del mondo della ristorazione questo patrimonio unico e distintivo e fortemente rappresentativo della cucina italiana, candidata dal Ministro Lollobrigida a diventare patrimonio Unesco. La ristorazione è uno dei terminali più importanti della nostra filiera agroalimentare sulla quale occorre lavorare per fare breccia ed educare il consumatore. La tavola italiana – che siano pasti in ristoranti, agriturismo o pizzerie – vale oltre un terzo della spesa turistica prevista per il 2023 ed è un valore storico e culturale da difendere.  Impostare un dialogo costruttivo sull’impiego delle denominazioni andrà a beneficio dei consumatori, dei ristoratori e dell’intero sistema Paese”.

In particolare, Fipe stima che per il 2023 la spesa degli italiani nella ristorazione fuori casa sarà di 87 miliardi di euro.

“Come FIPE siamo orgogliosi di collaborare con AFIDOP per valorizzare una delle eccellenze alimentari italiane, i formaggi DOP, riconosciuti come tali sia dentro che fuori i confini nazionali”, ha dichiarato Roberto Calugi, direttore generale di Fipe-Confcommercio. “I Pubblici Esercizi svolgono da sempre il ruolo di porta d’accesso alla cultura, alle tradizioni e ai valori del nostro Paese e rappresentano un veicolo estremamente importante per la valorizzazione dei prodotti Made in Italy. La cucina italiana, d’altronde, è stata candidata dallo stesso Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste a divenire patrimonio immateriale dell’UNESCO”, ha sottolineato Calugi. “L’incontro di oggi – ha concluso – segna l’avvio di una collaborazione, quella tra FIPE e AFIDOP, che ha come scopo quello di agire concretamente attraverso la stesura di un pacchetto di Linee Guida per promuovere al meglio le produzioni certificate all’interno dei menù dei Pubblici Esercizi e incentivarne la conoscenza e il consumo”.

L’avvio della collaborazione tra le due organizzazioni è stata inoltre l’occasione per AFIDOP di chiedere al Governo italiano di sostenere il settore con strumenti normativi che supportino la riconoscibilità dei prodotti certificati e limitino presentazioni confusionarie dei prodotti DOP italiani.

“Al Governo chiediamo di continuare a tenere dritta la barra sulla valorizzazione dei prodotti DOP e IGP, rafforzando controlli e strumenti. Troppo spesso ci troviamo – ha detto Auricchio – di fronte a pratiche destinate a confondere il consumatore nei supermercati, dove prodotti certificati e non sono messi assieme senza distinzione, generando confusione nelle scelte di acquisto dei nostri consumatori. Occorre rafforzare i controlli mirati alla tutela delle nostre produzioni e a salvaguardare i consumatori, anche grazie alla cabina di Regia, istituita dal MASAF, per sostenere e difendere la filiera agroalimentare di qualità italiana. I Consorzi, da questo punto di vista dimostrano un costante impegno volto alla tutela dei nostri prodotti. Un esempio particolarmente eloquente è la recente collaborazione tra Consorzio del Gorgonzola, Consorzio del Grana Padano e Consorzio del Parmigiano Reggiano che ha portato alla denuncia alle autorità preposte di una pratica ingannevole relativa alla presentazione di prodotti DOP, mischiati con prodotti non certificati, in uno store della distribuzione organizzata. Questo è il motivo per cui sarebbe necessario definire meglio – anche da un punto di vista normativo – la possibile presentazione dei formaggi DOP presso la grande distribuzione”.

“Attendiamo inoltre con fiducia – ha concluso Auricchio – l’approvazione della presidenza spagnola del futuro testo di riferimento sulle Indicazioni Geografiche, nonostante gli importanti nodi che le istituzioni europee si sono trovate a dover gestire, tra i quali il ruolo dei consorzi ed il loro riconoscimento, l’uso delle IG nei prodotti trasformati o il tema EUIPO. Auspichiamo che, grazie ai lavori, le criticità del testo siano superate”.

Tra le emergenze da affrontare anche il Nutri-Score, il sistema di etichettatura “a semaforo” dei cibi, promosso dalla Francia che per AFIDOP svaluta i formaggi italiani e fornisce ai consumatori informazioni limitate e fuorvianti, minacciandone credibilità e consumo, specie sui mercati esteri. “Occorre non abbassare la guardia sul Nutri-score – ha ribadito Auricchio – sebbene sempre più Paesi ne stiano mettendo in discussione la validità, a partire da Svizzera e Spagna, che stanno tornando sulle loro decisioni, ma anche Polonia e Romania. Auspichiamo che la Commissione prenda atto di queste evoluzioni e sia più orientata a modelli basati sui consumi giornalieri, e che aiutino i consumatori a seguire una dieta sana, varia e bilanciata, come la Mediterranea”.

IL NUOVO LOGO DI AFIDOP

L’evento al MASAF è stato anche l’occasione per presentare il nuovo logo di AFIDOP, che simboleggia tutte le anime dell’associazione – quella cooperativa e quella industriale -, con la goccia a rappresentare il settore lattiero e i prodotti freschi e la forma stilizzata tesa a racchiudere le declinazioni dei singoli formaggi, dai molli agli stagionati. AFIDOP, anche attraverso i suoi profili social, si qualifica così come una voce unica di un settore che vuole raccontare qualità, eccellenza italiana, territori e biodiversità.




Gorgonzola, Auricchio: formaggi ambasciatori del Made in Italy. Tutti ci copiano, ma dobbiamo imparare a difenderci. VIDEOINTERVISTA

“Dico sempre che si possono dire numeri brutti, crudi, ma sempre con il sorriso, perché io sono un ottimista, ma soprattutto rappresento il Gorgonzola e formaggi Dop italiani. Quest’anno abbiamo superato i 50 miliardi di esportazioni di prodotti italiani nel mondo ed i formaggi stanno facendo da ambasciatori.

Così ad AGRICOLAE Antonio Auricchio, presidente del Consorzio Gorgonzola, in occasione dell’assemblea ordinaria annuale svoltasi a Milano.

“Sono un po’ preoccupato perché vedo tanti formaggi fatti all’estero con nomi italiani. Io dico sempre che siamo come i ghepardi: bravissimi a catturare la preda, poi però non la sappiamo difendere. Tutti ci copiano, ma serve capire che il Made in Italy non è solo una bontà squisita, ma è importante sottolineare che dietro alle nostre DOP, come il gorgonzola, una storia millenaria: quanti al mondo la possono avere?

Abbiamo grandi prodotti che il mondo ci riconosce. In un momento così delicato e brutto stiamo facendo una guerra contro il Nutriscore. I nostri amici dell’Ue secondo me ci invidiano con i nostri 50 tra DOP e IGP nei formaggi, ma sono preoccupato anche per i dazi in America, mi auguro che le prossime amministrazioni capiscano la nostra importanza per quel paese”.

“Ci metto impegno e passione e cerco di trasmetterla agli altri. Ogni tanto mi dicono: ma tu sei Auricchio e sei presidente del Gorgonzola? E io rispondo che sono un Gorgonzolicchio, legato alla bontà di tutti i nostri prodotti. Gli interventi del Governo? Avremo delle riunione e delle assemblee a Roma sia di Afidop, l’associazione dei produttori di formaggi, che di Origin, che rappresenta tutti i DOP, e andremo a parlare con la politica, perché per loro siamo gli uomini di “campo” e loro devono ascoltarci. Ho detto al ministro che noi diciamo le cose vere”.

“Sui nuovi regolamenti UE per le Dop stiamo cercando di fare ancora qualche piccola modifica. Il nostro “Santo protettore”, l’onorevole De Castro, ci sta aiutando e continuiamo a discutere. Non sono soddisfatto fino in fondo, per ora, ma certo quando vedo gorgonzola fatto in Wisconsin, in Brasile o il prosciutto di Parma fatto in Canada mi arrabbio come un pazzo”, conclude Auricchio.

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Assemblea Gorgonzola, Lollobrigida: prodotto che merita la DOP e che va protetto e promosso in tutto il mondo

“Ringrazio il presidente Auricchio per l’invito, ci tengo a testimoniare che il Governo Meloni è vicino agli imprenditori. Il gorgonzola è espressione del Made in Italy, che merita la DOP. La sua tutela è una delle sfide del governo. Per poterci affermare è importante la promozione, l’informazione per i cittadini che acquistano, facendo sapere come realizziamo i nostri prodotti e puntando sui giovani, tramandando e rinnovando”.

Così Francesco Lollobrigida, Ministro Masaf, in un messaggio trasmesso in occasione dell’assemblea annuale del Consorzio Gorgonzola organizzata a Milano.

“Negli stati che ho visitato ho avuto la possibilità di raccontare le nostre aziende ai buyer, per implementare il nostro mercato, utilizzando quei cittadini che amano la nostra nazione e i valori del nostri cibo, i migliori ambasciatori. Contrasteremo in ogni sede ogni produzione che rischia di spezzare la nostra tradizione millenaria, lontani dal nostro modello di produzione, che garantisce anche la manutenzione dell’ambiente, confusa con slogan rispetto a quello che hanno fatto i nostri agricoltori e allevatori, capaci anche di creare ricchezza e reddito: questa è la ricetta che vogliamo sposare, difenderemo le nostre produzioni, anche con campagna apposite.

Tra le proposte concrete i 225 milioni sull’innovazione tecnologica, la partecipazione agli eventi fieristici in maniera più coordinata, l’utilizzo di un sistema che metta a sistema arte, turismo, produzioni. La battaglia della qualità è complessiva, ma va messa al centro, speriamo che nel 2025 la nostra cucina venga riconosciuta come patrimonio immateriale dell’umanità. Dobbiamo difenderci poi dal Nutriscore che metterebbe al bando prodotti proprio come il gorgonzola”.




ISMEA, Formaggi e latticini export avanti tutta

I formaggi italiani hanno ripreso la loro corsa sui mercati esteri. Dopo la lieve flessione in valore delle esportazioni nel 2020, il primo semestre del 2021 ha fatto registrare un incremento a doppia cifra delle spedizioni oltre frontiera, sia nelle quantità (+11%) che in valore (+13%) sullo stesso periodo dello scorso anno.  A favorire il rimbalzo, sottolinea l’Ismea sulla base degli ultimi dati del commercio estero dell’Istat, è stata la ripresa dei consumi fuori casa nei principali Paesi clienti, dopo l’allentamento delle misure restrittive determinate dalla pandemia e, per quanto riguarda gli Stati Uniti, la rimozione dei dazi che da ottobre del 2019 a febbraio 2021 hanno gravato sui formaggi diretti verso il mercato a stelle e strisce.
Nel 2020, nonostante le difficoltà del periodo pandemico e il forte rallentamento del commercio mondiale l’Italia ha esportato 463 mila tonnellate di formaggi e latticini (+1,7% sul 2019) per un controvalore di 3,1 milioni di euro (-3%), mantenendo il titolo di terzo esportatore mondiale, dietro Germania e Paesi Bassi e confermandosi il primo fornitore di due destinazioni strategiche come Francia ( principale mercato di sbocco del comparto a livello globale) e Stati Uniti ( primo Paesi acquirente a livello extra Ue ).
Nel mercato domestico, come emerge dai dati relativi alla prima metà dell’anno, gli acquisti di prodotti lattiero caseari hanno registrato una generale flessione rispetto ai valori record del 2020, mantenendosi comunque al di sopra dei livelli pre-pandemici. Più da vicino, la contrazione dei consumi nel 2021 evidenziata dal panel famiglie Ismea-Nielsen, è stata del 4,2% in volume, dopo il picco del +10% messo a segno nel 2020, per effetto del lockdown e dello spostamento di quasi tutti i consumi tra le mura di casa. Il confronto con l’epoca pre-pandemica evidenzia tuttavia un netto miglioramento degli acquisti della categoria nel 2021: +6,7% i volumi rispetto al 2019.
Alcune merceologie sono riuscite meglio di altre a capitalizzare l’eredità del Covid-19 e fidelizzare i consumatori: è il caso dei formaggi freschi (soprattutto mozzarelle), che hanno limitato la flessione del 2020 a un -3,9%, mantenendo un differenziale positivo con il 2019 di addirittura dell’11%.  Tra i formaggi DOP, da evidenziare a livello di singola referenza, la Mozzarella di bufala e il Montasio che sono ulteriormente cresciuti anche nell’anno dopo le ottime performance del 2020 (rispettivamente +2,4% e +11%).
Allargando il focus dell’analisi all’ultimo quinquennio, prima della pandemia il comparto del latte e derivati formaggi ha attraversato una fase di progressivo declino dei volumi acquistati. Molti sono stati i cambiamenti delle abitudini dei consumatori sia in riferimento ai canali distributivi scelti sia al posizionamento dei formaggi all’interno della dieta di ciascuna tipologia di famiglia.
Le coppie giovani con figli piccoli hanno mostrato la maggior disaffezione al consumo di formaggi nel quinquennio, riducendo gradualmente nella loro dieta la presenza del formaggio a tavola (-5% in volume tra il 2016 e il 2020). I formaggi hanno avuto maggiore appeal nelle famiglie composte da genitori con figli adolescenti, per i quali il consumo di formaggio è aumentato del 15% in cinque anni con un recupero eccezionale nell’ultimo anno. Anche i giovani single hanno mostrato un eccezionale dinamismo in epoca di pandemia (+21%) e si tratta di una vera e propria riscoperta del prodotto dopo un periodo di interesse scarso e cedente.
Le dinamiche positive riscontrate a valle della filiera, sia sul fronte estero sia in termini di domanda domestica, nascondono tuttavia forti criticità nelle fasi più a monte a causa dei consistenti rincari dei costi delle materie prime.



Dazi, Coldiretti, formaggi i piu’ colpiti con -21% export in Usa

Con un crollo del 21% delle esportazioni nel 2020 sono i formaggi Made in Italy i prodotti agroalimentari che beneficiano maggiormente dello stop ai dati aggiuntivi Usa che hanno colpito Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, Asiago, Fontina e Provolone favorendo la diffusione delle imitazioni locali statunitensi.  E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti dopo l’annuncio del presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen dell’accordo con il presidente Usa Joe Biden per la sospensione di tutte le tariffe relative alle controversie Airbus-Boeing su aeromobili e prodotti non aerei per un periodo iniziale di 4 mesi. Un accordo che salva dalle tariffe aggiuntive del 25% una lista di prodotti nazionali che oltre ai formaggi comprende  anche salami, mortadelle, crostacei, molluschi agrumi, succhi, cordiali e liquori come amari e limoncello per un valore di circa mezzo miliardo di euro secondo Coldiretti. Una misura che ha favorito la concorrenza sleale dei prodotti di imitazione statunitensi che non devono rispettare i rigidi disciplinari delle produzioni nazionali a partire dal Parmesan la cui produzione a livello mondiale ha addirittura superato quella degli originali Parmigiano Reggiano e Grana Padano. Proprio per questo in dono al nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America, era partita – rivela la Coldiretti – una forma di Grana Padano Riserva stagionata oltre 20 mesi da circa 40 chili dipinta per meta’ con il tricolore italiano e per l’altra meta’ a stelle e strisce. “Con il nuovo presidente Usa Biden occorre ora avviare un dialogo costruttivo tra Paesi alleati in un momento drammatico per gli effetti della pandemia” sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “gli Stati Uniti rappresentano nell’agroalimentare Made in Italy il primo mercato di sbocco fuori dai confini europei per un valore record vicino ai 5 miliardi nel 2020, in crescita del 5% secondo la proiezione Coldiretti su dati Istat grazie soprattutto al vino tricolore che non è stato toccato dai dazi a differenza di quanto è accaduto per la Francia e la Germania. L’accordo tra Usa e Ue arriva – conclude la Coldiretti –a poco meno di un anno e mezzo dall’entrata in vigore il 18 ottobre 2019 in Usa di una tariffa aggiuntiva del 25% su una lunga lista di prodotti importati dall’Italia e dall’unione Europea, per iniziativa di Donald Trump alla quale ha fatto successivamente seguito una escalation che ha portato  all’entrata in vigore il 10 novembre 2019 di tariffe aggiuntive della Ue sui prodotti Usa pari al 15% per gli aerei che salgono al 25% su ketchup, formaggio cheddar, noccioline, cotone e patate insieme a trattori, consolle e video giochi alla quale gli Stati Uniti hanno replicato colpendo l’importazione di parti di produzione di aeromobili provenienti da Francia e Germania, i vini, il cognac e brandy francesi e tedeschi, che sono inseriti nell’elenco dei prodotti tassati a partire dal 12gennaio 2021.




CETA, DOGANE CANADESI: EXPORT IN CANADA FORMAGGI MADE IN ITALY +3,86% PER 2.521 TONNELLATE

I formaggi Made in Italy esportati in Canada sono aumentati finora del 3,86% rispetto al 2017. Sono i dati ricevuti dalle Dogane canadesi – che AGRICOLAE pubblica – relativi al settore lattiero caseario complessivo. Più nel dettaglio, nel mese di gennaio sono state esportate 704 tonnellate; a febbraio 422 tonnellate; a marzo 451 tonnellate; ad aprile 405 tonnellate; a maggio 540 tonnellate. Per un totale di 2.521 tonnellate. Il dato arriva in un momento di polemica all’interno del mondo agricolo tra chi è a favore del Ceta (Agrinsieme costituito da Confcooperative, LegaCoop, Agci, Confagricoltura, Cia e Copagri) e chi è contrario (Coldiretti). Un attrito che si ripercuote anche dal punto di vista politico con il M5S contrario (il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio ha annunciato la rimozione dei funzionari che sono a favore) e a favore (tutto il Pd e Forza Italia). Il ministro delle Politiche agricole, sebbene si dica scettico riguardo ai benefici che il comparto potrebbe avere da questo accordo, ha detto ieri a Bruxelles che è il caso di aspettare per valutare il da farsi.