FUMO, EURISPES: NUOVI PRODOTTI E RIDUZIONE DEL DANNO. L’IMPATTO DI SIGARETTE ELETTRONICHE E TABACCO RISCALDATO

Sei italiani su dieci sarebbero disposti ad abbandonare le sigarette a cui sono “affezionati”, qualora fosse scientificamente provato che esistono prodotti alternativi meno dannosi. E oltre otto su dieci ritengono che vorrebbero essere informati della loro esistenza e delle loro caratteristiche, evidenziando quindi la necessità di avere maggiori conoscenze in merito.

Sono alcuni dei dati che emergono dal Rapporto Eurispes “Fumo: nuovi prodotti e riduzione del danno”, che ha sondato le abitudini e le opinioni dei fumatori in relazione al fumo, al suo impatto sulla salute, allo sviluppo e alla diffusione dei prodotti alternativi a quelli tradizionali.

 

Il mondo del tabacco sta assistendo ad un momento di profonda trasformazione dovuta allo sviluppo e alla commercializzazione di nuovi dispositivi e tecnologie. Le grandi multinazionali investono sempre più in ricerca per ottenere prodotti diversi da quelli tradizionali, in grado o potenzialmente in grado, di ridurre i danni causati dal fumo, come le sigarette elettroniche e i dispositivi che si basano sul riscaldamento del tabacco.

Secondo uno studio dell’Unione europea del 2017, in Europa, i consumatori regolari di sigarette elettroniche sono 9 milioni, oltre 500mila fumatori sono passati invece al tabacco riscaldato senza combustione. Nel 2016, il valore di mercato dei nuovi prodotti ha raggiunto i 4 miliardi di euro complessivi e si prevede che continuerà a crescere. Di questi, il 90% è rappresentato dalle sigarette elettroniche, il 10% dai prodotti a tabacco riscaldato.

Alla base di questo cambiamento c’è la crescente consapevolezza della gravità dei danni causati dal fumo; tuttavia, non sempre lo sviluppo della tecnologia è accompagnato da un parallelo adeguamento normativo e spesso i consumatori non conoscono i nuovi prodotti e gli stessi produttori incontrano difficoltà nel diffondere le nuove tecnologie.

Quale atteggiamento è utile e corretto assumere di fronte ad uno scenario che ipotizza una forte riduzione dei danni alla salute attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie di consumo che prescindono dalla combustione, e quindi dalla produzione di fumo e in alcuni casi anche dall’assorbimento della nicotina? Sigarette elettroniche e tabacco riscaldato possono rappresentare un’alternativa reale in grado di assorbire quote maggioritarie dei consumi consolidati, con benefici per la salute? Fino a che punto le nuove tecnologie sono indenni da controindicazioni? E in che misura possono rappresentare un efficace strumento di lotta al tabagismo?

Il Rapporto “Fumo: nuovi prodotti e riduzione del danno” avanza le prime risposte a questi interrogativi, analizzando gli aspetti giuridici, fiscali e scientifici che si accompagnano alla diffusione dei nuovi strumenti (e-cig e tabacco riscaldato); strumenti in grado di “trasportare” quote interessanti di fumatori in un’area che risulta potenzialmente meno problematica per la salute.

La ricerca si apre con una sezione dedicata all’analisi di sfondo che prende le mosse dai dati sul consumo tradizionale dei prodotti del tabacco in Italia e alla disamina dell’evoluzione della normativa del settore.

Successivamente, vengono riportati i risultati di una recentissima indagine Eurispes che ha sondato la sensibilità e l’apertura dei consumatori rispetto ai nuovi prodotti attualmente disponibili sul mercato.

Infine, vengono analizzate le politiche fiscali applicate nell’area dell’innovazione sia in Italia che all’estero.

 

Tutti i numeri del fumo
Secondo l’OMS i fumatori nel mondo sono circa un miliardo e cento milioni, 950 mln di uomini, 177 mln di donne, ovvero il 21% della popolazione mondiale. La stessa OMS stima che il tabacco uccida nel mondo 6 mln di persone l’anno, 600mila delle quali sono non fumatori esposti al fumo passivo. È valutato che una forbice tra le 70mila e le 83mila di queste morti avvengono in Italia.

L’Italia si colloca al decimo posto per percentuale di fumatori, con un valore inferiore alla media europea (22,3% contro il 26%).

Nel 2017, il Ministero della Salute ha calcolato 11,7 mln di fumatori in Italia, ovvero oltre un quinto della popolazione.

L’incasso annuale per l’erario tra accise e IVA, si assesta intorno ai 14 miliardi di euro (pari al 76% della spesa degli italiani che sfiora i 20 miliardi); ma la valutazione delle spese sostenute dalla sanità pubblica per curare le patologie tabacco-correlate assorbe circa il 50% di questo introito; senza contare il bilancio della mortalità e delle invalidità direttamente o indirettamente collegate.

 

L’indagine dell’Eurispes sui fumatori
L’indagine dell’Eurispes è stata realizzata attraverso un questionario somministrato ad un campione di 1.135 fumatori italiani.

Le persone intervistate sono nel 53,7% fumatori da più di 10 anni. Circa la metà del campione consuma più di 10 sigarette al giorno; in particolare, il 15,2% ne fuma oltre 20 al giorno, il 33% da 11 a 20.

Emblematiche sono le risposte rispetto al desiderio di smettere di fumare: solo il 9% afferma di voler smettere entro sei mesi. Il 18,3% non ha alcuna intenzione di abbandonare il “vizio”, il 26,6% “dovrebbe ma non vuole”, il 28,5% “dovrebbe ma non crede di riuscire”, il 17,6% “vorrebbe ma non in tempi brevi”.

Eppure, dall’indagine emergono una forte volontà e la necessità di essere informati sulle possibili conseguenze del fumo e, soprattutto, sull’esistenza e sulle caratteristiche di prodotti alternativi che potrebbero determinare minori danni alla salute. Al momento, infatti, le conoscenze sono scarse, le poche voci riportate sulla stampa spesso confuse e contraddittorie.

Alla domanda: “Se fosse scientificamente provato che esistono prodotti del tabacco meno dannosi rispetto a quelli tradizionali, vorrebbe esserne a conoscenza?”, l’82,8% ha risposto positivamente.

La maggioranza dei fumatori, inoltre, sarebbe disposta a cambiare prodotto abituale a favore di uno meno nocivo. Nel dettaglio, il 17,8% lo farebbe “sicuramente”, il 43,9% “probabilmente”, mentre non sarebbe “sicuramente” disposto uno su dieci degli intervistati e non lo sarebbe “probabilmente” il 28,5%.

L’Eurispes ha inoltre sondato le opinioni degli italiani rispetto al ruolo che dovrebbe avere lo Stato. Gli intervistati affermano che, nel caso in cui fosse provato scientificamente che esistono prodotti meno dannosi rispetto a quelli tradizionali del tabacco, lo Stato dovrebbe permettere che i cittadini siano informati (86,7%), mettere in atto direttamente specifiche campagne di informazione (77,6%), incentivare tali prodotti dal punto di vista fiscale (71,1%), incentivare tali prodotti dal punto di vista regolamentare (59,8%).

Per quasi otto intervistati su dieci, sarebbe giusto introdurre per i prodotti meno dannosi rispetto a quelli tradizionali, una tassazione ridotta, nel caso in cui il minor danno fosse scientificamente provato.

Allo stesso modo, per oltre sette su dieci, sarebbe giusto introdurre una regolamentazione meno restrittiva rispetto ai prodotti tradizionali.

 

I prodotti innovativi per la “riduzione del danno”
I prodotti innovativi si suddividono in due categorie: le sigarette elettroniche (e-cigs) e i prodotti del tabacco di nuova generazione (tabacco riscaldato o heat-not-burn). Le due tipologie di nuovi strumenti superano lo scoglio della combustione, ovvero del processo che genera più sostanze tossiche o cancerogene per la salute umana. Nel caso delle sigarette elettroniche, vengono vaporizzati dei liquidi che possono, o meno, contenere nicotina, oltre a diversi aromi naturali. Nel caso del tabacco riscaldato, viene scaldato uno stick di tabacco, specificamente prodotto e confezionato, all’interno di un dispositivo.

Il processo di validazione scientifica è in corso da parte delle maggiori autorità dei paesi occidentali, ma fino ad ora i diversi studi pubblici e/o indipendenti hanno confermato la forte riduzione del rischio dovuta all’eliminazione del processo di combustione.

Anche nel caso del “fumo”, il principio della riduzione del danno fa proprio riferimento alle innovazioni di tipo tecnologico e scientifico in grado di limitare i danni conseguenti a stili di vita o abitudini difficilmente rimuovibili, consentendo di ridurre i costi individuali, sociali e sanitari. Una seria politica legislativa ispirata al principio della riduzione del danno non può comunque prescindere dalla sussistenza di due fondamentali presupposti: la verifica scientifica delle innovazioni con la quantificazione degli obiettivi perseguibili; e la cooperazione tra gli organi istituzionali che determinano l’indirizzo politico e le imprese.

«È essenziale che i processi di validazione proseguano per indagare a fondo e su base rigorosamente scientifica questo nuovo habitat del fumo o, per meglio dire, del vapore che sostituisce il fumo annullando, quindi, i processi di combustione che generano i composti maggiormente aggressivi per la salute», sostiene Alberto Baldazzi, coordinatore della ricerca. «Ma già oggi tutte le evidenze scientifiche e le analisi indipendenti attestano una assai minore pericolosità dei vapori (con e senza nicotina) rispetto all’assunzione tradizionale del tabacco, ovvero combusto».

Dallo stesso mondo degli operatori sanitari e, principalmente, da quello dei medici di medicina generale, arriva una forte apertura alle nuove modalità di consumo percorrendo la strada della riduzione del danno. Secondo una indagine del 2013 – ovvero nei primi anni di diffusione della sigaretta elettronica – curata dal Centro Ricerche della Federazione dei medici di Medicina Generale, già allora il 40% si diceva pronto a suggerire ai fumatori incalliti di ridurre o annullare il consumo del tradizionale tabacco passando alla sigaretta elettronica.