Vinitaly, Gardini (Confcooperative): clima particolare, settore vino ha responsabilità aprire nuove strade. VIDEOINTERVISTA
“Siamo qui, nell’edizione 2024 del Vinitaly, in un clima particolare. I venti di guerra di queste ultime ore, e tutti gli eventi che in questi ultimi anni hanno determinato uno sconvolgimento e una grande preoccupazione e hanno influito sui consumi. Si sono ridotti i consumi di vino, come di tutti gli altri prodotti, ma soprattutto c’è stata la crisi energetica, la conseguente inflazione, l’aumento del costo del denaro. E poi, da ultimo, tutti i problemi legati alla logistica, al traffico delle merci attraverso il mar Rosso e il canale di Suez. In questo contesto, evidentemente il vino non può non risentirne e c’è preoccupazione da parte degli operatori. Alcuni segmenti del mercato stanno andando decisamente bene, stanno continuando ad andare bene. Il Prosecco attira ancora, diciamo che è il vino che cala meno, con una percentuale dello zero-virgola, nel panorama dei grandi vini internazionali. Altri vini, altri segmenti di mercato, i rossi soprattutto, i rossi che non sono i grandissimi nobili, stanno soffrendo di più. Sono parte di quelle aree più interne, aree di collina del nostro paese, tante aree che in qualche misura stanno soffrendo, mettendo in crisi anche il reddito delle aziende agricole. Ma vogliamo guardare oltre, vogliamo continuare a governare gli eventi e a cercare di costruire delle solide risposte”. Lo ha detto ad Agricolae Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, dal Vinitaly di Verona.
“Non c’è dubbio anche che dobbiamo cambiare, evolvere, affidarci alla ricerca, a una solida risposta ai cambiamenti climatici, che in qualche misura mettono in difficoltà”, prosegue Gardini. “Abbiamo visto per esempio quanto la siccità o le grandinate hanno posto problemi diversi, ma problemi sulla continuità di produzione e quindi abbiamo bisogno di tanta più ricerca. Abbiamo bisogno anche di sperimentare percorsi nuovi, per testare la resistenza delle piante alle malattie. Ma dall’altra parte abbiamo bisogno di sperimentare nuovi segmenti di mercato. Penso per esempio ai vini dealcolati. La tecnologia non è ancora del tutto consolidata. Ma dobbiamo guardare con una certa fiducia, perché non possiamo essere condannati a bere tutto il vino nel mercato domestico, dovremmo buttare giù oltre il 50% delle nostre viti. Dobbiamo continuare, anche per la responsabilità che il settore del vino ha nel panorama agroalimentare: è la locomotiva dello sviluppo del nostro made in Italy. Quindi essere la locomotiva significa anche avere la responsabilità di indicare nuove strade, nuove rotte, nuove direttrici”.