Molte le ipotesi per la guida del prossimo governo. E molte le questioni sul tavolo, dall’emergenza Covid e dalla mancanza dei vaccini che avrebbero permesso di stoppare il diffondersi del virus prima della sua mutazione, al problema economico delle aziende che – chiuse – sono nel mirino della criminalità organizzata. Pronta a subentrare.
Tanto che finanche le Procure sono in allerta per un Paese il cui tessuto produttivo rischia di finire tutto nelle mani della criminalità che agisce sempre meno in strada e sempre piu negli uffici.
E mentre si decidono cambi di poltrona, doppi voltagabbana, inversioni di direzione politica a gomito e a volte persino a U, costituzioni di neogruppi Parlamentari in un Parlamento a rischio, bisticci personali che si traducono in discussioni ‘politiche’ per il bene del Paese, le aziende piangono.
Le stesse aziende che stanno loro malgrado ‘finanziando’ lo spettacolo circense che si sta svolgendo nei Palazzi.
Conte si, Conte no, Di Maio premier, Gentiloni, tutti i leader dentro, governo di larghe intese, tecnico, a maggioranza Ursula, di Unità nazionale, Franceschini al Colle, voto, non voto. E il tempo passa e il Recovery Fund latita.
Il taglio dei parlamentari terrorizza gli stessi che lo hanno voluto a fronte di possibili elezioni in un contensto in cui Renzi ha messo tutto in discussione davanti a un decreto – una bozza mai approvata – che avrebbe costituito di fatto un governo sopra al governo rispondente direttamente al Premier. Sei superman che avrebbero deciso ogni cosa riguardo a quei 209 miliardi di euro da spendere. Senza necessariamente passare attraverso i dicasteri preposti e competenti e malgrado eventuali niet da parte delle regioni.
E gli acquisti delle siringhe e i contratti sui vaccini non fanno da buon esempio.
Senza contare i diretti interessati, ascoltati – quando ascoltati – al volte pro forma.
Pnrr, ecco il decreto della discordia. Un governo sopra il Governo con più poteri dei ministri e delle regioni e che risponde direttamente al Premier
Il Recovery messo in discussione all’interno della Maggioranza (ex) e poi biasimato dall’Ue, in realtà risulta essere – come appreso da AGRICOLAE da fonti interne e come già scritto in precedenza – una miscellanea di progetti obsoleti chiusi da anni nei cassetti dei vari ministeri. Senza presentare alcuna idea innovativa basata sulla reciprocità della sostenibilità ambientale in grado di rilanciare il volano occupazionale ed economico del Paese all’insegna della salvaguardia ambientale. Vecchie idee vincolate da nuovi parametri di cui però i Paesi da cui importiamo sono esenti.
Recovery Plan, ecco la sintesi del puzzle di vecchi progetti nel cassetto dei ministeri. E ci rimette la Rivoluzione green. Agricoltore promotore della vita sul pianeta
Un piano verticale che si inclina sempre di più. Ma il governo discute di seggi, percentuali e ‘intenzioni’. Ma soprattutto in gioco è il Colle, importante per decidere la partita post elezioni che prima o poi si giocherà.
Nel frattempo le aziende si trovano a dover sopravvivere alla politica. Facendo spesso i conti con provvedimenti inseriti senza confronto con i diretti interessati e che creano ulteriore burocrazia, oneri e problemi.
Soprattutto per quelle aziende, quelle agricole, che sono vocate a garantire l’approvvigionamento del cibo anche nei periodi di emergenza e che si ritrovano a dover lavorare sempre meno la terra e sempre di più la carta.
E nella maggior parte dei casi i soldi finiscono prima dei fogli dei carteggi.