Assemblea nazionale Confagricoltura, dal Pnrr all’Europa fino alla fauna selvatica. INTERVENTI DI: Meloni, Metsola, Gentiloni, Salvini, Centinaio, Gualtieri, Giansanti

Si è conclusa oggi la seconda e ultima giornata dell’Assemblea nazionale di Confagricoltura, “Persone, agricoltura, ambiente”, svoltasi a Villa Aurelia, a Roma. L’incontro è stato occasione per confrontarsi sui grandi temi di attualità che partono dalla situazione del settore primario del Paese per ampliarsi all’Europa e al mondo.

Di seguito tutti gli interventi: 

Confagricoltura, Meloni: agroalimentare al centro azione di Governo. Difendere il nostro sistema. No a cibo artificiale, rivedere limiti agrofarmaci

Confagricoltura, Metsola: Parlamento europeo dalla parte degli agricoltori, garantire reddito e tutela ambiente. Cambiamenti non arriveranno senza di voi

Confagricoltura, Salvini: abbiamo lavorato ad un Codice Appalti snello e veloce per vincere burocrazia e aiutare Pmi

Confagricoltura, Gentiloni: Pnrr occasione unica. Tornare a crescere, rispettando ambiente e senza lasciare nessuno indietro

Confagricoltura, Centinaio: serve un piano strategico per l’agroalimentare, politica dia visione verso il futuro

Confagricoltura, Giansanti: a Roma stagione dei cinghiali, sono più dei cittadini. Servono piani seri o ci giochiamo tutto il sistema della salumeria italiana. Spiace irritazione sindaco su problema reale

Confagricoltura, Gualtieri: Mi aspetto più serietà quando si parla di cinghiali. Noi sempre attivi su abbattimenti. Giansanti: Spiace irritazione sindaco su problema reale

Assemblea nazionale Confagricoltura, scenari e prospettive del settore agricolo. INTERVENTI E VIDEOINTERVISTE DI: Lollobrigida, Giansanti, Urso, Tajani, Bonomi, Starace (Enel), Fassati (Credit Agricole)

 




Confagricoltura, Gentiloni: Pnrr occasione unica. Tornare a crescere, rispettando ambiente e senza lasciare nessuno indietro

“Sta volgendo al termine un anno complicato segnato dalla guerra e da una crisi energetica e alimentare mondiale con pesanti ricadute sull’economia. L’agricoltura è stata colpita in modo pesante dall’aumento del costo dell’energia e dalla mancanza di fertilizzanti, oltre che dalla siccità. Di fronte a queste sfide serve una risposta comune a livello europeo, con soluzioni solo nazionali rischiamo di distorcere la concorrenza nel mercato unico, aumentando i divari tra paesi. Occorrono nuovi strumenti per evitare il rischio di frammentazione tra paesi.”

Così il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni nel corso dell’assemblea nazionale Confagricoltura.

“Dobbiamo poi tutelare il settore agroalimentare italiano, un comparto trainante per la nostra economia e che incide sul 10% del pil, oltre che ambasciatore del Made in Italy all’estero. Dobbiamo tutelare le nostre produzioni di eccellenze e difenderle dall’Italian sounding. Occorre una trasformazione delle nostre economie e del nostro modello di sviluppo, basato dallo sfruttamento delle risorse naturali a un nuovo paradigma di sviluppo sostenibile incentrato su economia circolare. La transizione ecologica deve essere una opportunità di sviluppo, aprendo investimenti in nuove tecnologie e innovazione, in competenze e nuove professionalità.

Bisogna poi cogliere l’opportunità unica che viene dal Pnrr. Ricordo che ci sono 3 miliardi euro per la meccanizzazione, per la gestione delle risorse idriche e per la realizzazione di impianti fotovoltaici. Dobbiamo però essere protagonisti a livello istituzionale ma anche con l’intera comunità e con i soggetti economici. Uno sforzo che non può prescindere da Confagricoltura. La sfida è quella di tornare a crescere, nel rispetto dell’ambiente e senza lasciare nessuno indietro.”




Promozione Ue, Prandini: confronto diretto con Timmermans, Wojciechowski, Gentiloni e lavoro governo hanno vinto contro chi voleva demonizzare carne e vino

“Il lavoro fatto negli ultimi mesi che ci ha portato a un confronto diretto con Timmermans, Wojciechowski e Gentiloni, quello fatto dal nostro governo e quello fatto nel corso del forum Coldiretti a villa Miani ha rotto il fronte in Ue che voleva discriminare carne e vino. Ora è necessario mantenere alta la guardia perché nel prossimo regolamento non si torni a demonizzare alcuni prodotti invece che lavorare a una corretta informazione sulla quantità di alimenti che devono essere consumati nell’arco della giornata.

Al primo posto, oltre ai produttori, vengono i cittadini, i consumatori e il loro benessere alimentare”.

Così ad AGRICOLAE il presidente Coldiretti Ettore Prandini nel commentare lo stralcio, dal bando 2023 del Reg 1144/2014, dei testi discriminatori tesi ad escludere carne e vino dai programmi di promozione.

Forum Coldiretti, Timmermans: Su cibo sintetico nessuna promozione da Commissione Ue. Vi tendo una mano, ma non demonizzare Commissione

Forum Coldiretti, Prandini: L’Europa non demonizzi l’agricoltura italiana. Bene apertura Timmermans, noi collaborativi. VIDEOINTERVISTA

Promozione Ue, vittoria Masaf: cancellate discriminazioni su carne e vino e accolta richiesta Italia di aumentare budget di 2 mln per le IG. 18 Paesi a favore, Paesi Bassi contro. Le reazioni: Lollobrigida, Prandini, Fini, Scordamaglia, Piccinini, Battista, Baldrighi, De Carlo, Cerreto




Quirinale, Mattarella non resta. Pronto l’accordo: Gentiloni al Colle e Giorgetti in Ue. Al lavoro per sciogliere i nodi

Il prossimo inquilino del Colle? L’accordo sarebbe fatto e già sul tavolo. Restano solo alcuni passaggi da sciogliere: quello in Europa (su cui ci si sta lavorando), l’appoggio del M5s (Giorgetti si è incontrato con Di Maio in pizzeria) e non da ultimo quello interno alla Lega che vede contrapposte a fasi alterne due linee di pensiero.

Da quanto apprende AGRICOLAE da fonti autorevoli il presidente Sergio Mattarella avrebbe fatto sapere di non avere alcuna intenzione di proseguire il mandato, nemmeno per i mesi necessari a riordinare gli affari politici interni ed esterni al governo.

Sempre da quanto si apprende si sta lavorando su un compromesso tra il centro sinistra e il centro destra basato su un walzer di poltrone ad alto livello: il Nazareno avrebbe individuato Paolo Gentiloni come prossimo candidato per il Colle. E sarebbe pronta a cedere al Centro destra (precisamente a Giancarlo Giorgetti) il posto da Commissario europeo attualmente in capo a Gentiloni.

Restano alcuni vulnus. Il primo l’appoggio del Movimento Cinque Stelle, che di fatto è ancora il partito con più poltrone in Parlamento. Ma su questo Giorgetti sembra ci stia lavorando con Luigi Di Maio.

Il secondo nodo da sciogliere è quello interno alla Lega. Non è detto infatti che tutto il Carroccio la pensi alla stessa maniera. Come dimostrano le recente fughe in avanti dell’attuale ministro del Mise.

Infine manca lo step dell’entrata della Lega all’interno del PPE, per poter consentire lo ‘scambio’ all’interno della maggioranza Ursula. Ma l’esponente esecutivo della Lega sembra stia lavorando anche su questo.

 Si stanno definendo le regole per una partita ancora tutta da giocare.




Governo, tutte le ipotesi aperte. Mentre le aziende impegnate a sopravvivere alla Politica, criminalità gongola

Molte le ipotesi per la guida del prossimo governo. E molte le questioni sul tavolo, dall’emergenza Covid e dalla mancanza dei vaccini che avrebbero permesso di stoppare il diffondersi del virus prima della sua mutazione, al problema economico delle aziende che – chiuse – sono nel mirino della criminalità organizzata. Pronta a subentrare.

Tanto che finanche le Procure sono in allerta per un Paese il cui tessuto produttivo rischia di finire tutto nelle mani della criminalità che agisce sempre meno in strada e sempre piu negli uffici.

E mentre si decidono cambi di poltrona, doppi voltagabbana, inversioni di direzione politica a gomito e a volte persino a U, costituzioni di neogruppi Parlamentari in un Parlamento a rischio, bisticci personali che si traducono in discussioni ‘politiche’ per il bene del Paese, le aziende piangono.

Le stesse aziende che stanno loro malgrado ‘finanziando’ lo spettacolo circense che si sta svolgendo nei Palazzi.

Conte si, Conte no, Di Maio premier, Gentiloni, tutti i leader dentro, governo di larghe intese, tecnico, a maggioranza Ursula, di Unità nazionale, Franceschini al Colle, voto, non voto. E il tempo passa e il Recovery Fund latita.

Il taglio dei parlamentari terrorizza gli stessi che lo hanno voluto a fronte di possibili elezioni in un contensto in cui Renzi ha messo tutto in discussione davanti a un decreto – una bozza mai approvata – che avrebbe costituito di fatto un governo sopra al governo rispondente direttamente al Premier. Sei superman che avrebbero deciso ogni cosa riguardo a quei 209 miliardi di euro da spendere. Senza necessariamente passare attraverso i dicasteri preposti e competenti e malgrado eventuali niet da parte delle regioni.

E gli acquisti delle siringhe e i contratti sui vaccini non fanno da buon esempio.

Senza contare i diretti interessati, ascoltati – quando ascoltati – al volte pro forma.

Pnrr, ecco il decreto della discordia. Un governo sopra il Governo con più poteri dei ministri e delle regioni e che risponde direttamente al Premier

 

Il Recovery messo in discussione all’interno della Maggioranza (ex) e poi biasimato dall’Ue, in realtà risulta essere – come appreso da AGRICOLAE da fonti interne e come già scritto in precedenza – una miscellanea di progetti obsoleti chiusi da anni nei cassetti dei vari ministeri. Senza presentare alcuna idea innovativa basata sulla reciprocità della sostenibilità ambientale in grado di rilanciare il volano occupazionale ed economico del Paese all’insegna della salvaguardia ambientale. Vecchie idee vincolate da nuovi parametri di cui però i Paesi da cui importiamo sono esenti.

Recovery Plan, ecco la sintesi del puzzle di vecchi progetti nel cassetto dei ministeri. E ci rimette la Rivoluzione green. Agricoltore promotore della vita sul pianeta

Un piano verticale che si inclina sempre di più. Ma il governo discute di seggi, percentuali e ‘intenzioni’. Ma soprattutto in gioco è il Colle, importante per decidere la partita post elezioni che prima o poi si giocherà.

Nel frattempo le aziende si trovano a dover sopravvivere alla politica. Facendo spesso i conti con provvedimenti inseriti senza confronto con i diretti interessati e che creano ulteriore burocrazia, oneri e problemi.

Soprattutto per quelle aziende, quelle agricole, che sono vocate a garantire l’approvvigionamento del cibo anche nei periodi di emergenza e che si ritrovano a dover lavorare sempre meno la terra e sempre di più la carta.

E nella maggior parte dei casi i soldi finiscono prima dei fogli dei carteggi.

 

 

 




Recovery Fund, Coldiretti: vertice Prandini – Gentiloni

Dal Recovery fund ai limiti degli aiuti di Stato, dalla politica agricola comune (Pac) alla Brexit, dall’ etichetta di origine al Nutriscore fino alla sostenibilità degli allevamenti e le denominazioni ingannevoli.  Sono i temi al centro della riunione bilaterale avvenuta in forma digitale tra il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini e il Commissario Ue all’economia Paolo Gentiloni. E’ stata condivisa la strategicità del settore agroalimentare per l’economia nell’ambito dell’emergenza Coronovirus e l’esigenza di una maggiore flessibilità sugli aiuti di Stato per evitare di penalizzare gli investimenti privati nonchè la valutazione sulle criticità dell’etichettatura nutrizionale e l’importanza dell’indicazione di origine degli alimenti. Il Presidente della Coldiretti Prandini ha sottolineato l’importanza di aprire una discussione su possibili modifiche, per il settore agroalimentare, al codice doganale per quanto riguarda le regole d’origine e la definizione di prima trasformazione sostanziale e ha illustrato a Gentiloni la difficile situazione dei molti settori del comparto agricolo e della filiera dell’allevamento oggetto di continui attacchi nonostante l’impatto occupazionale e i forti investimenti che ne hanno rafforzato la sostenibilità. Ma è necessario – ha precisato Prandini – superare lo storico squilibrio nella distribuzione dei fondi europei che ha sempre penalizzato l’agricoltura italiana che è prima in Europa per valore aggiunto, qualità e sostenibilità ma è solo quarta per sostegni ricevuti da Bruxelles, respingendo l’idea di ulteriori livellamenti degli aiuti tra Stati membri che hanno condizioni di produzione diversi.




UE, GENTILONI COMMISSARIO ALL’ECONOMIA. WOJCIECHOWSKI (POLONIA) ALL’AGRICOLTURA. HOGAN AL COMMERCIO

Paolo Gentiloni commissario agli Affari Economici. La nuova squadra Ue è fatto: Dubravka Šuica guiderà le attività della Commissione nell’ambito della conferenza sul futuro dell’Europa. Johannes Hahn (Austria) al “Bilancio e amministrazione”; Didier Reynders (Belgio) alla Giustizia; Mariya Gabriel (Bulgaria) all'”innovazione e gioventu'”; Stella Kyriakides (Cipro) alla salute; Kadri Simson (Estonia) all’energia; Jutta Urpilainen (Finlandia) ai “Partenariati internazionali”; Sylvie Goulard (Francia) al “Mercato interno” e responsabile della nuova direzione generale dell’Industria della difesa e dello spazio; László Trócsányi al “Vicinato e allargamento”; Phil Hogan (Irlanda), al “Commercio”; Paolo Gentiloni, all'”Economia”; Virginijus Sinkevicius (Lituania) si occupera’ di “Ambiente e oceani”; Nicolas Schmit (Lussemburgo) al “Lavoro”; Helena Dalli (Malta) all'”Uguaglianza”; Janusz Wojciechowski (Polonia) all’agricoltura; Elisa Ferreira (Portogallo) a coesione e riforme; Rovana Plumb (Romania) sara’ incaricata dei trasporti; Janez Lenarcic (Slovenia) sara’ responsabile del portafoglio “Gestione delle crisi”. Infine, Ylva Johansson (Svezia) guidera’ il portafoglio “Affari interni”.




GOVERNO GIURA E CONTE CANDIDA GENTILONI A COMMISSARIO UE

Il Governo giallorosso ha giurato. Partono i lavori. Giuseppe Conte ha candidato ufficialmente Paolo Gentiloni a commissario Ue. Gentiloni, oltre ad essere stato premier e ministro degli Esteri, è stato anche ministro all’Agricoltura ad interim.

In gioco il gabinetto dell’Agricoltura e della Concorrenza. Ma sembrerebbe che il portafoglio a cui andrà il candidato italiano sia quello degli Affari economici.




GOVERNO, MIPAAFT AL M5S. MA TUTTO DIPENDE DA PIATTAFORMA ROUSSEAU. PER ORA NESSUNA COMUNICAZIONE E SE WEB DICE NO, ACCORDO SALTA

Roberto Morassut, Andrea Orlando, Andrea Marcucci, Ettore Rosato, Paola De Micheli, Lorenzo Guerini, Tommaso Nannicini. Questi alcuni dei nomi in pole per le cariche di ministri e sottosegretari che dovrebbe incassare il Partito Democratico dalla possibile alleanza con il Movimento Cinque Stelle.

Ma anche Francesco Boccia, Franco Gabrielli, Ermete Realacci, Chiara Braga e Camilla Sgambato, Maria Chiara Gadda, Susanna Cenni, Colomba Mongiello. Infine Paolo Gentiloni.

Renzi e Zingaretti fuori, a muovere i fili da dietro le quinte.

Morassut è zingarettiano Doc, Andrea Orlando corre per se; Andrea Marcucci, renziano Doc; Paola De Micheli, zingarettiana Doc; Lorenzo Guerini, moderato; Tommaso Nannicini, renziano Doc; Ermete Realacci della corrente Gentiloni; Camilla Sgambato, renziana Doc; Chiara Braga, renziana Doc; Maria Chiara Gadda, renziana; Colomba Mongiello, corrente Emiliano (Zingaretti); Susanna Cenni, di corrente Cuperlo.

L’agricoltura, da quanto si apprende da fonti del Nazareno, dovrebbe andare al Movimento Cinque Stelle. Nel senso che, sempre da quanto si apprende, nonostante si sia pensato a possibili nomi dem, il Pd non avrebbe ancora rivendicato la guida del Mipaaft nei negoziati in corso. Sebbene la situazione sia ancora molto liquida.

I nomi in pole sono Filippo Gallinella oppure un “tecnico di alto livello”.

Ora, se l’accordo M5S-Pd dovesse andare a compimento, la partita si gioca domani sulla piattaforma Rousseau. Se gli iscritti diranno Niet, l’accordo salta.

Per ora, sempre da quanto apprende AGRICOLAE, non è stata data alcuna comunicazione interna. Ma il tempo stringe, sempre di più. E nel caso il tempo a disposizione per dare la parola al web è costantemente in riduzione.

Resta acceso il forno verde.




GOVERNO, MIPAAFT CONTESO TRA PD E M5S. ECCO I NOMI. MA FORNO VERDE ANCORA ACCESO

Step by step il Movimento Cinque Stelle e il Pd continuano a lavorare per portare domani al Colle la soluzione della crisi di governo di ferragosto.

La proposta accolta dal Pd Renzi/Zingaretti è quella di un Conte-bis. E già si lavora ai nomi che occuperanno i ministeri che – stando all’ipotesi che l’accordo giallo-rosso vada in porto – saranno lasciati vacanti dalla Lega.

Da quanto si apprende il Pd vorrebbe spendere i nomi di Gentiloni, Misiani, Orlando per i ministeri chiave. Ma Renzi vorrebbe spingere la Bellanova. Tra i nomi da titolare di un dicastero figurerebbe anche Francesco Boccia, già presidente della commissione Bilancio della Camera nella passata legislatura.

E l’agricoltura? La partita è tutta aperta tra il Pd e il M5S. Si tratta di un dicastero lontano dai riflettori della politica quotidiana ma da alto potenziale per quanto riguarda lo sviluppo economico e sociale legato alle linee guida del futuro-ipotetico governo bicolore.

Da una parte il Pd può spendere nomi come quelli di Susanna Cenni, Maria Chiara Gadda, Dario Stefano. Anche se in cima alla lista c’è, da quanto apprende AGRICOLAE, Paola De Micheli sempre che non vada a ricoprire il ruolo di sottosegretario a Palazzo Chigi al posto di Giorgetti.

Il Movimento Cinque Stelle può contare sull’attuale sottosegretario (originaria candidata ministro per l’M5S) Alessandra Pesce e nomi ‘sicuri’ come quelli di Filippo Gallinella, attuale presidente di Commissione Agricoltura della Camera.

Nel caso in cui il ministro fosse giallo, si aprirebbe la partita sottosegretari tra i candidati Dem: Colomba Mongiello o ancora Dario Stefano.

Nel caso in cui il ministro fosse Pd, il sottosegretario potrebbe andare a qualche nome pentastellato noto della Comagri di Camera o Senato.

Tutto questo sempre che il forno rosso riesca a confezionare il proprio accordo da portare al Quirinale. Da quanto apprende AGRICOLAE infatti sembrerebbe che sebbene si stia lavorando apertamente all’accordo con il Nazareno, stiano procedendo parallelamente in underground i dialoghi giallo-verdi per un ritorno di fiamma. Il forno verde non sembra essere ancora spento del tutto.




GOVERNO, M5S E PD LAVORANO SU TAGLIO PARLAMENTARI DENTRO LEGGE ELETTORALE. CARTABIA E GIOVANNINI AL VAGLIO PER PREMIER. GENTILONI CRITICO

Da quanto apprende AGRICOLAE sembrerebbe che nonostante lo scetticismo da parte di alcuni membri del parlamentari pentastellati, il Movimento Cinque Stelle abbia dato in assemblea terminata in prima serata mandato a Luigi Di Maio di trattare con il Partito Democratico per risolvere la questione del taglio dei parlamentari.

La proposta per trovare la quadra sarebbe, sempre da quanto si apprende, l’inserimento del taglio dei parlamentari all’interno di una riforma più ampia che comprenda anche la legge elettorale.

Sempre da quanto si apprende il più critico nei confronti di un accordo con il M5S nel Pd sarebbe Paolo Gentiloni che avrebbe voluto tagliare i renziani dal Parlamento.

Per quanto riguarda il presidente del Consiglio sembra da escludere che possa essere un’espressione diretta dei CinqueStelle. Giovannini e Cartabia i due nomi per ora al vaglio.

Domani si incontrano le delegazioni.




SALVINI E DI MAIO DAL COLLE AL VINITALY. CI SARA ANCHE GENTILONI, MA SENZA FIRMA DECRETO COMITATO VINI

comitato vini

Bagarre sul Comitato Vini. Gentiloni non vuole firmare decreto con nomine e si presenta al Vinitaly a mani vuote. Presenti anche Salvini e Di Maio

Dal Quirinale a Vinitaly. Mentre il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si prende qualche giorno per riflettere alla ricerca di un governo “nelle sue piene funzioni” – senza che si sia fatto un passo avanti dall’ultimo incontro – i leader dei partiti vincitori Luigi Di Maio e Matteo Salvini si ritroveranno a Verona in occasione del Vinitaly. (Salvini all’inaugurazione e Di Maio intorno alle 16). Una situazione di stallo che vede Salvini strizzare l’occhio a Di Maio. Una scelta incompatibile però con la sopravvivenza dello stesso CentroDestra dato che Di Maio non vuole Berlusconi e Berlusconi non vuole Di Maio. Anzi: quest’ultimo spera in “un appoggio esterno di parlamentari responsabili”. Che, da quanto apprende AGRICOLAE, potrebbero essere i renziani doc. E l’ex segretario del Pd passerebbe così al Misto in attesa di costituire un suo partito alla Macron svolgendo il ruolo che Denis Verdini ha svolto in tutta la passata legislatura: l’ago della bilancia nelle decisioni importanti alla Camera e al Senato.

E Paolo Gentiloni? Anche lui presente al Vinitaly, ma a mani vuote. Infatti, sempre da quanto apprende AGRICOLAE, sembrerebbe che non voglia firmare il decreto per il rinnovo del Comitato Italiano Vini, chiesto a gran voce da tutta la filiera del vino che si troverà a Verona proprio in quei giorni.

Sul Comitato Italiano Vini, importante organo all’interno dello stesso ministero delle Politiche agricole, che esprime il proprio parere su ogni questione relativa al settore vitivinicolo con particolare riferimento ai disciplinari di produzione relativi ai prodotti con denominazione di origine e con indicazione geografica, è in atto un vero e proprio pasticcio. Infatti Maurizio Martina ha dato le dimissioni, all’improvviso, senza preoccuparsi di firmare il decreto pronto da due mesi sul suo tavolo e Andrea Olivero, il viceministro, fino a due settimane fa non aveva le deleghe da Gentiloni per poter chiudere la partita. Ora il premier ha firmato le deleghe ma di firmare il decreto di nomina non ci pensa proprio.

Ma non è solo questo: al ministero di via Venti Settembre sembra che nessuno si voglia prendere la briga di mettere nero su bianco i nomi già decisi in termini di indirizzo politico all’epoca di Martina. La soluzione si sarebbe trovata riconfermando in tutto e per tutto i membri degli anni passati: con Giuseppe Martelli presidente, “tanto per non sbagliare” dicono dal ministero fonti interne.

Gli unici, dei 18 membri che costituiscono il Comitato, a uscire fuori sarebbero per incompatibilità Giuseppe Liberatore e Domenico Bosco.

Ma Martelli, sarebbe così alla quarta nomina: nel 2008 è stato nominato infatti presidente dal ministro Luca Zaia, per poi essere riconfermato nel 2011 dal ministro Mario Catania e infine dal ministro Maurizio Martina. Potrebbe sembrare una proroga, ma non lo è dato che alcuni membri non sono gli stessi.

Un pasticcio – l’ennesimo del ministero in questi ultimi anni per quanto riguarda il mondo del vino – da cui sembra non si riesca ad uscire. E Gentiloni si presenterà al Vinitaly a mani vuote davanti alla filiera.

Per saperne di più:

GOVERNO, SI PROFILA CENTRODESTRA CON 40 PARLAMENTARI RENZIANI IN APPOGGIO ESTERNO. RENZI POTREBBE PASSARE AL MISTO IN ATTESA DI FORMARE NUOVO PARTITO

A un mese dalle elezioni sono iniziate le consultazioni. I presidenti di Camera e Senato sono stati al Colle per dare il via all’iter che vedrà i vari leader salire al Quirinale per verificare le possibilità di governo. Luigi Di Maio si dice pronto per fare un “contratto” di governo – al fine di portare a termine alcuni punti – con la Lega di Matteo Salvini oppure con il Partito Democratico, attualmente, di Martina. A condizione che non ci sia Berlusconi da una parte o Renzi dall’altra.

Da quanto apprende AGRICOLAE però da fonti del Quirinale, sembrerebbe che l’ipotesi più accreditata sia quella di un accordo del CentroDestra con Matteo Renzi, che darebbe un appoggio esterno con 40 parlamentari (non più 61 come si era previsto fino a qualche giorno fa) in cambio di tre ministri tecnici (non più 5 viceministri e 6 sottosegretari come concordato tre settimane fa).

Un’operazione che porterebbe – sempre da quanto si apprende – l’ex segretario Pd a transitare prima nel Gruppo Misto (al Senato dove è stato eletto, per regolamento, è obbligatorio) per poi formare un partito suo.

Il governo ‘tutti dentro’ sembrerebbe sempre più lontano per lascaire quindi spazio all’ipotesi che sembrerebbe avere il placet di Giorgio Napolitano.

Rimane l’incognita relativa alla tempistica: infatti non è escluso che si aspetti le elezioni in Molise il prossimo 22 aprile e in Friuli Venezia Giulia il prossimo 29 aprile per avere contezza sulle nuove dinamiche di voto con la Lega e il Movimento Cinque Stelle in ascesa (la prima intorno al 19% e il secondo tra il 32,66-34%) e il Pd e Forza Italia in calo.

Per saperne di più:

GOVERNO, IN PISTA DUE OPZIONI: IL ‘TUTTI DENTRO’ CON GENTILONI PREMIER O L’APPOGGIO ESTERNO DI 61 RENZIANI A CENTRODESTRA. MENTRE FRANCIA E INGHILTERRA GUARDANO. ECCO TUTTI GLI STEP ISTITUZIONALI




FILIERA VINO SCRIVE A GENTILONI, MARTINA E LORENZIN: NO A DOCUMENTO PRESIDENZA UE SU BEVANDE ALCOLICHE

VINO

La Filiera del Vino italiana prende carta e penna e scrive una lettera indirizzata al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni

La Filiera del Vino italiana prende carta e penna e scrive una lettera indirizzata al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ai ministri per le Politiche agricole e Salute Maurizio Martina e Beatrice Lorenzin, con cui si chiede l’intervento del governo a Bruxelles a difesa del vino.

Si chiede che non venga sostenuto dal voto dell’Italia il documento della presidenza di turno dell’Unione Europea (Estonia) che vuole limitare il libero commercio di bevande alcoliche all’interno dell’UE, per motivi di salute pubblica. In questo modo si colpisce la filiera del vino che ha sempre sostenuto il consumo moderato.

Bruxelles deve tener conto della cultura del vino e più in generale della diversità dei contesti nazionali (i Paesi dove tradizionalmente si consuma più vino, infatti, sono quelli dove i danni da abuso di alcol sono minori).

Qui di seguito la lettera in PDF

2017_11_27_lettera Filiera_Estonia

 

 




AGRICOLTURA, M5S: GOVERNO GENTILONI SI IMPEGNA A RISOLVERE QUESTIONE ENFITEUSI

ENFITEUSI

Un retaggio dell’antica Roma tornato in auge dopo decenni: è l’enfiteusi. Si tratta di un diritto reale di godimento su un fondo di proprietà altrui

Un retaggio dell’antica Roma tornato in auge dopo decenni: è l’enfiteusi. Si tratta di un diritto reale di godimento su un fondo di proprietà altrui secondo il quale il titolare (enfiteuta) ha la facoltà di godimento pieno sul fondo stesso ma, per contro, deve migliorare il fondo stesso e pagare, inoltre, al proprietario un canone annuo in denaro o in derrate a fronte della concessione perpetua ricevuta. Una concessione da cui è possibile affrancarsi per decisione unilaterale dell’enfiteuta ma che può estinguersi se quest’ultimo non adempie all’obbligo di migliorare il fondo o se non paga due annualità di canone. Una questione che sta creando lo scompiglio nelle campagne pugliesi, soprattutto brindisine dove si è costituito il “Comitato No Enfiteusi”, capeggiato dal portavoce Tonino Chirico, e che è approdata in Parlamento con il deputato L’Abbate (M5S).

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Dopo aver consegnato le centinaia di firme di braccianti e contadini pugliesi nelle mani del sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione e aver ricevuto una vaga risposta alla nostra interrogazione parlamentare spiega Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura a Montecitorio il Governo Gentiloni prende ora un impegno chiaro e deciso per risolvere la questione enfiteusi, come richiesto dai tantissimi agricoltori pugliesi e dallo stesso Comitato. Durante l’approvazione della legge sui domini collettivi, infatti, la Camera ha accolto il mio ordine del giorno per impegnare l’Esecutivo a rivedere la normativa sull’enfiteusi al fine di risolvere le molteplici criticità sia per quanto concerne i soggetti del rapporto enfiteutico che per la tipologia dei terreni”.

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All’interrogazione parlamentare presentata da L’Abbate (M5S) a febbraio 2016, il sottosegretario all’Agricoltura Castiglione, infatti, rispose un anno dopo ammettendo l’assenza di puntuali disposizioni legislative ma non chiarì su come intendeva intervenire normativamente, come da esplicita richiesta del deputato 5 Stelle. “Raccogliamo con soddisfazione questo impegno del Governo a chiarire una volta per tutte la questione enfiteusiconclude Giuseppe L’Abbate (M5S)ma non mancheremo di continuare a far sentire la voce degli agricoltori pugliesi che pretendono giustamente risposte e soluzioni non ennesimi proclami. Quantomeno ora abbiamo ottenuto una promessa concreta che vincola l’Esecutivo guidato da Paolo Gentiloni”.




CNEL, C’E’ CHI SPINGE SU GENTILONI PER ABROGARE IN L.BILANCIO NORMA CHE AZZERAVA EMOLUMENTI

Ricordate il Cnel? Il consiglio nazionale per l’economia e il lavoro di cui fanno parte, tra gli altri, anche i presidenti delle organizzazioni agricole? Lo stesso che Renzi mise nel calderone del referendum costituzionale e la cui esistenza si salvò probabilmente solo perché associata al mantenimento della Costituzione a causa del fermo ‘no’ dei cittadini a coloro che volevano cambiarLA. Torna in questi giorni alla ribalta, in vista delle legge di Bilancio.

Il governo Renzi aveva depauperato il presidente e i consiglieri del Cnel dei gettoni di presenza e di ogni sorta di retribuzione e rimborsi. Pari a circa 1500 euro al mese per ogni componente e circa 180mila per il presidente. Da quanto apprende AGRICOLAE però, c’è chi starebbe spingendo in queste ore sul premier Paolo Gentiloni per abrogare nella prossima legge di Bilancio, la norma del 23 dicembre del 2014 numero 190 articolo unico comma 289 che prevede, per l’appunto, che qualunque carica Cnel non deve più comportare oneri a carico dello Stato. Rimborsi compresi.

Il 5 maggio del 2017 è stato nominato presidente del Cnel Tiziano Treu. Finora a titolo gratuito.