Interrogazione, Taricco Pd Senato, su monitoraggio prodotti fitosanitari e utilizzo glifosato in agricoltura

Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-02642

presentata da

MINO TARICCO

mercoledì 23 giugno 2021, seduta n.340

TARICCO, FERRAZZI, D’ALFONSO, FEDELI, BOLDRINI, STEFANO, IORI, BITI, GIACOBBE, CIRINNA’, ROJC – Ai Ministri delle politiche agricole alimentari e forestali e della transizione ecologica. – Premesso che:

il glifosato è un principio attivo diserbante sistemico di post emergenza ad assorbimento per via fogliare (che successivamente trasloca in ogni altra posizione della pianta), ampiamente utilizzato in cerealicoltura, frutticoltura e orticoltura, per combattere le erbe infestanti che competono con le colture, ed in usi civili, tra l’altro, per mantenere sgombre da infestanti superfici finalizzate ad infrastrutture viarie e ferroviarie;

allo stato il suo utilizzo è permesso fino al 15 dicembre 2022, in quanto il regolamento di esecuzione (UE) n. 2017/2324 della Commissione del 12 dicembre 2017 “rinnova l’approvazione della sostanza attiva glifosato, in conformità al Regolamento (CE) n. 1107/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all’immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari, e che modifica l’allegato del regolamento di esecuzione (UE) n. 540/2011 della Commissione” fino a tale data, “a condizione che sia autorizzato dagli Enti Nazionali a ciò preposti dopo una valutazione in termini di sicurezza”, ciò significa che può essere utilizzato come principio attivo nei prodotti fitosanitari solo fino a tale data;

nel 2019 il “gruppo per il rinnovo del glifosato” (GRG), un gruppo di aziende che chiede di rinnovare l’approvazione all’utilizzo della sostanza nell’Unione europea, ha formalmente presentato domanda di rinnovo dell’approvazione alla scadenza del periodo di validità che terminerà alla fine del 2022. Tale domanda ha dato il via all’iter formale di valutazione per il rinnovo previsto dalla legislazione europea;

premesso inoltre che:

le api domestiche e selvatiche sono responsabili di circa il 70 per cento dell’impollinazione di tutte le specie vegetali viventi sul pianeta e garantiscono circa il 35 per cento della produzione globale di cibo e svolgono una funzione strategica per la conservazione della flora, contribuendo al miglioramento ed al mantenimento della biodiversità. Una diminuzione delle api può quindi rappresentare una notevole minaccia per gli ecosistemi naturali in cui esse vivono, nonché per la qualità delle produzioni agricole;

nel corso degli ultimi anni sono state registrate centinaia di segnalazioni di mortalità o spopolamenti di alveari, con presenza di principi attivi di prodotti fitosanitari, rinvenuti nelle diverse matrici apistiche. I dati registrati non rappresentano tuttavia la totalità degli eventi di moria delle api e di spopolamento degli alveari verificatisi nello stesso periodo sul territorio nazionale, in quanto spesso gli apicoltori non denunciano tempestivamente e non sempre i casi per timore di controlli e sanzioni. Le cause di mortalità anomale, secondo le informazioni fornite dalla rete di monitoraggio “BeeNet” (progetto nazionale di monitoraggio degli alveari e dell’ambiente, promosso e finanziato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali in collaborazione con altre istituzioni, enti di ricerca e università, tra i quali: CRA-API, università di Bologna, SIAN, IZSVE e altri), possono essere attribuibili sia ad avvelenamento da pesticidi sia all’azione di diversi patogeni delle api;

rilevato che:

da un recente studio di un team di ricercatori dell’università di Austin in Texas pubblicato su PNAS (“Proceedings of the National academy of sciences of the United States of America”) risulterebbe che il glifosato sconvolgerebbe la comunità batterica intestinale delle api;

secondo lo studio dell’Accademia cinese delle scienze agricole di Pechino e del Chinese bureau of landscape and forestry, sarebbero stati riscontrati diversi effetti negativi sulle api mellifere esponendole al glifosato, in particolare la memoria delle api sarebbe “significativamente compromessa dopo l’esposizione a Roundup”, suggerendo che l’esposizione cronica delle api mellifere al famigerato erbicida “può avere un impatto negativo sulla ricerca e la raccolta di materia prima e sul coordinamento delle attività di foraggiamento” per la produzione del miele, e sulla capacità di “arrampicata” delle api, cioè la capacità di risalita degli impollinatori;

rilevato inoltre che:

da informazioni di stampa, che risulterebbero ricavate direttamente dal sito della Bayer, la multinazionale nel 2020 avrebbe accettato di pagare più di 10 miliardi di dollari per risolvere 95.000 controversie, dopo che la multinazionale aveva già chiuso centinaia di azioni legali, in cui agricoltori e cittadini accusavano il diserbante glifosate di averli fatti ammalare di linfoma non Hodgkin;

risulterebbe inoltre che Bayer nel 2021 abbia siglato un accordo accantonando ulteriori 2 miliardi di dollari per risolvere future cause a titolo di risarcimento e per coprire l’assistenza sanitaria e diagnostica sempre legate all’uso del glifosato;

risulterebbe ancora che il 14 maggio 2021 la Corte federale a San Francisco abbia respinto l’appello su una causa legale nata nel 2015, intentata dal californiano Edwin Hardeman, che aveva fatto uso del Roundup per diserbare i suoi campi (sentenza che a marzo 2019 aveva riconosciuto il glifosato come “fattore sostanziale” nell’insorgenza della malattia e condannato l’azienda a pagare un risarcimento di 80,8 milioni di dollari, poi ridotto a 25,3 milioni per questioni procedurali), confermandone il verdetto,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo, oltre ad essere a conoscenza di quanto sopra, reputino necessarie azioni di monitoraggio del destino agricolo e ambientale di taluni prodotti fitosanitari, al fine di preservare e proteggere la vita delle api mellifere a lungo termine;

se, alla luce del fatto che il prossimo dicembre 2022 le autorità europee saranno chiamate a decidere sulla possibilità di futuro utilizzo di tale sostanza chimica, reputino necessario adottare, sulla base del principio di precauzione, misure atte ad evitare impatti negativi, non solo sulla qualità del settore agricolo, ed apistico nello specifico, ma anche sulla salute umana, proprio considerando il fatto che il lasciar compromettere la vita degli insetti impollinatori potrebbe, tra l’altro, compromettere la fecondità delle colture e diminuire in modo drammatico i raccolti, con pesanti conseguenze per l’agricoltura e per la qualità della vita.

(3-02642)




Senato, Taricco (Pd): Depositata interrogazione in vista delle revisione 2022 su glifosato

È stata depositata in Senato l’interrogazione del Senatore Mino Taricco insieme ai colleghi Ferrazzi, D’Alfonso, Fedeli, Boldrini, Stefano, Iori, Biti, Giacobbe, Cirinnà e Rojc, per sollecitare il Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali di concerto con il Ministro della transizione ecologica sulla necessità di un attento monitoraggio del destino agricolo/ambientale di taluni prodotti fitosanitari, in particolare del glifosato, al fine di preservare e proteggere la vita delle api mellifere, oltre a valutare la possibilità di adottare misure, se reputate necessarie sulla base del principio di precauzione, atte ad evitare impatti negativi non solo sulla qualità del settore agricolo, ed apistico nello specifico, ma anche sulla salute umana.

 

Allo stato attuale, l’utilizzo in Europa del Glifosato, uno degli erbicidi più diffusi in campo agricolo, principio attivo tra l’altro del prodotto commerciale Roundup, è autorizzato fino al 15 Dicembre 2022, “a condizione che sia autorizzato dagli Enti Nazionali a ciò preposti dopo una valutazione in termini di sicurezza”, ed è stata presentata recentemente dal “Gruppo per il rinnovo del glifosato” – GRG – la domanda di rinnovo dei termini di utilizzo, dando il via all’iter formale di valutazione per il rinnovo previsto dalla legislazione europea al termine del 2022.

 

Commenta il Senatore Taricco: “Nel corso degli ultimi anni sono state registrate centinaia di segnalazioni di mortalità o spopolamenti di alveari, con presenza di principi attivi di prodotti fitosanitari, rinvenuti nelle diverse matrici apistiche, e risulterebbero da informazioni di stampa pagamenti di svariati miliardi di dollari da parte di una grande multinazionale del settore per la risoluzione di controversie sorte a seguito della comparsa di malattie – linfomi non Hodgkin – da parte di alcuni agricoltori e cittadini quali utilizzatori del prodotto fitosanitario.

 

Nel caso degli insetti impollinatori, secondo le informazioni fornite dalla rete di monitoraggio BeeNet – progetto nazionale di monitoraggio degli alveari e dell’ambiente, promosso e finanziato dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali in collaborazione con altre istituzioni, Enti di ricerca e Università – tra i quali CRA-API, Università di Bologna, SIAN, IZSVE e altri – le cause di mortalità anomale possono essere attribuibili sia ad avvelenamento da pesticidi sia all’azione di diversi patogeni delle api”

 

 

 

 

Inoltre, alcuni recenti studi esteri – Università di Austin in Texas e Accademia cinese delle scienze agricole di Pechino, hanno segnalato come il glifosato sconvolgerebbe la comunità batterica intestinale delle api oltre a riscontrare una serie di effetti negativi sulle api mellifere, nello specifico per la loro memoria “significativamente compromessa dopo l’esposizione al RoundUp” nella ricerca e raccolta di materia prima e sul coordinamento delle attività di foraggiamento – per la produzione del miele  – e sulla capacità di “arrampicata” – risalita degli impollinatori.

 

“E’ per questo motivo che abbiamo voluto interrogare il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali ed il Ministro della transizione ecologica proprio considerando il fatto che il lasciar compromettere la vita degli insetti impollinatori potrebbe, tra le altre cose, compromettere la fecondità delle colture e diminuire in modo drammatico i raccolti, con pesanti conseguenze per l’agricoltura e per la qualità della vita” ed ancora perché “il termine del 2022 è di prossima scadenza e rende questa necessità a questo punto urgente in quanto richiederà una decisione che in ogni caso non sarà ad impatto zero sull’agricoltura, sull’ambiente e sulla salute per cui abbiamo voluto sollecitare la massima attenzione, proprio in un’ottica di ponderata precauzione” conclude il Senatore Mino Taricco.

Di seguito l’interrogazione:

INTERROGAZIONE

A RISPOSTA ORALE IN 9^ COMMISSIONE

Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Al Ministro della transizione ecologica

Premesso che:

il Glifosato è un principio attivo diserbante sistemico di post-emergenza ad assorbimento per via fogliare sistemico (che successivamente trasloca in ogni altra posizione della pianta), ampiamente utilizzato in cerealicoltura, frutticoltura e orticoltura, per combattere le erbe infestanti che competono con le colture, ed in usi civili, tra l’altro, per mantenere sgombre da infestanti superfici finalizzate ad infrastrutture viarie e ferroviarie;

allo stato il suo utilizzo è permesso fino al 15 Dicembre 2022, in quanto il Regolamento di esecuzione UE 2017/2324 della Commissione del 12 Dicembre 2017 “rinnova l’approvazione della sostanza attiva glifosato, in conformità al Regolamento (CE) n. 1107/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all’immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari, e che modifica l’allegato del regolamento di esecuzione (UE) n. 540/2011 della Commissione” fino a tale data, “a condizione che “sia autorizzato dagli Enti Nazionali a ciò preposti dopo una valutazione in termini di sicurezza”, ciò significa che può essere utilizzato come principio attivo nei prodotti fitosanitari solo fino a tale data;

nel 2019 il “Gruppo per il rinnovo del glifosato” – GRG –, un gruppo di aziende che chiede di rinnovare l’approvazione all’utilizzo della sostanza nell’Unione europea, ha formalmente presentato domanda di rinnovo dell’approvazione alla scadenza del periodo di validità che terminerà alla fine del 2022. Tale domanda ha dato il via all’iter formale di valutazione per il rinnovo previsto dalla legislazione europea.

Premesso inoltre che:

le api domestiche e selvatiche sono responsabili di circa il 70% dell’impollinazione di tutte le specie vegetali viventi sul pianeta e garantiscono circa il 35% della produzione globale di cibo e svolgono una funzione strategica per la conservazione della flora, contribuendo al miglioramento ed al mantenimento della biodiversità. Una diminuzione delle api può quindi rappresentare una importante minaccia per gli ecosistemi naturali in cui esse vivono, nonché per la qualità delle produzioni agricole;

nel corso degli ultimi anni sono state registrate centinaia di segnalazioni di mortalità o spopolamenti di alveari, con presenza di principi attivi di prodotti fitosanitari, rinvenuti nelle diverse matrici apistiche. I dati registrati non rappresentano tuttavia la totalità degli eventi di moria delle api e di spopolamento degli alveari verificatisi nello stesso periodo sul territorio nazionale, in quanto spesso gli apicoltori non denunciano tempestivamente e non sempre i casi per timore di controlli e sanzioni. Le cause di mortalità anomale, secondo le informazioni fornite dalla rete di monitoraggio BeeNet (progetto nazionale di monitoraggio degli alveari e dell’ambiente, promosso e finanziato dal Mipaaf in collaborazione con altre istituzioni, enti di ricerca e università, tra i quali: CRA-API, Università di Bologna, SIAN, IZSVE e altri.), possono essere attribuibili sia ad avvelenamento da pesticidi sia all’azione di diversi patogeni delle api.

Rilevato che:

da un recente studio di un team di ricercatori dell’Università di Austin in Texas pubblicato su PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America) risulterebbe che il glifosato sconvolgerebbe la comunità batterica intestinale delle api;

secondo lo studio dell’Accademia cinese delle scienze agricole di Pechino e del Chinese Bureau of Landscape and Forestry, sarebbero stati riscontrati una serie di effetti negativi sulle api mellifere esponendole al Glifosato, in particolare la memoria delle api sarebbe “significativamente compromessa dopo l’esposizione a Roundup”, suggerendo che l’esposizione cronica delle api mellifere al famigerato erbicida “può avere un impatto negativo sulla ricerca e la raccolta di materia prima e sul coordinamento delle attività di foraggiamento” per la produzione del miele, e sulla capacità di “arrampicata” delle api, cioè la capacità di risalita degli impollinatori.

Rilevato inoltre che:

da informazioni di stampa, che risulterebbero ricavate direttamente dal sito della Bayer, la multinazionale nel 2020 avrebbe accettato di pagare più di 10 miliardi di dollari per risolvere 95 mila controversie, dopo

che la multinazionale aveva già chiuso centinaia di azioni legali, in cui agricoltori e cittadini accusavano il diserbante Glifosate di averli fatti ammalare di linfoma non Hodgkin;

risulterebbe inoltre che Bayer nel 2021 abbia siglato un accordo accantonando ulteriori 2 miliardi di dollari per risolvere future cause a titolo di risarcimento e per coprire l’assistenza sanitaria e diagnostica sempre legate all’uso del glifosato;

risulterebbe ancora che il 14 maggio 2021 la Corte Federale a San Francisco abbia respinto l’appello su una causa legale nata nel 2015, intentata dal californiano Edwin Hardeman che aveva fatto uso del Roundup per diserbare i suoi campi ( sentenza che a marzo 2019 aveva riconosciuto il glifosato come “fattore sostanziale” nell’insorgenza della malattia e condannato l’azienda a pagare un risarcimento di 80,8 milioni di dollari, poi ridotto a 25,3 milioni per questioni procedurali) confermandone il verdetto.

Si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo, oltre ad essere a conoscenza di quanto in premessa, reputino necessarie azioni di monitoraggio del destino agricolo/ambientale di taluni prodotti fitosanitari, al fine di preservare e proteggere la vita delle api mellifere a lungo termine;

se i Ministri, alla luce del fatto che il prossimo Dicembre 2022 le Autorità europee saranno chiamate a decidere sulla possibilità di futuro utilizzo di tale sostanza chimica, reputino necessario adottare, sulla base del principio di precauzione, misure atte ad evitare impatti negativi non solo sulla qualità del settore agricolo, ed apistico nello specifico, ma anche sulla salute umana, proprio considerando il fatto che il lasciar compromettere la vita degli insetti impollinatori potrebbe, tra le altre cose, compromettere la fecondità delle colture e diminuire in modo drammatico i raccolti, con pesanti conseguenze per l’agricoltura e per la qualità della vita.

TARICCO, FERRAZZI, D’ALFONSO, FEDELI, BOLDRINI, STEFANO, IORI, BITI, GIACOBBE, CIRINNA’, ROJC




Glifosato, Confagricoltura: tutte le valutazioni siano ispirate dal massimo rigore scientifico

Il glifosato non è cancerogeno, mutageno e tossico per la riproduzione. Ci sono, quindi, le condizioni per prolungare l’autorizzazione all’uso del prodotto, anche se servono ulteriori analisi in merito all’impatto sulla biodiversità.

 

 

Sono le conclusioni – segnala Confagricoltura – del rapporto preliminare, redatto su mandato della Commissione europea, dalle autorità di quattro Stati membri – Francia, Paesi Bassi, Svezia e Ungheria – che è stato trasmesso all’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e all’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA).

 

 

In una nota ufficiale diffusa ieri, l’EFSA ha evidenziato che le autorità dei quattro Stati membri, non hanno previsto “una modifica alla classificazione esistente” del glifosato.

 

 

“Prendiamo atto del parere preliminare – dichiara il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – Siamo solo al primo passaggio di una lunga e accurata procedura che si concluderà l’anno prossimo. Confidiamo che il prosieguo delle valutazioni, fino alla decisione finale, sia esclusivamente ispirato dal massimo rigore per la piena tutela di tutte le parti in causa, a partire dai consumatori”.

 

 

Il parere preliminare sarà oggetto, a partire da settembre, di consultazioni aperte al pubblico a cura dell’EFSA e della ECHA. A seguire, la classificazione del glifosato sarà portata all’esame del Comitato per la valutazione dei rischi dell’Agenzia per le sostanze chimiche. Infine, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare effettuerà una revisione conclusiva che sarà resa nota nella seconda metà dell’anno venturo.

 

 

Terminata la procedura, sarà la Commissione europea a presentare la proposta per l’eventuale rinnovo dell’autorizzazione all’uso del glifosato. L’attuale autorizzazione quinquennale scadrà il 15 dicembre 2022.

 

 

“Occorre comunque rilevare che gli agricoltori italiani fanno un ricorso limitato al glifosato, utilizzato solo nelle fasi di presemina. Al di là di quelle che saranno le scelte della Ue, – conclude il presidente di Confagricoltura – la transizione ecologica impone la diffusione di processi produttivi più sostenibili e una minore pressione sulle risorse naturali”.




Glifosato, Coldiretti: In Italia resta vietato sui raccolti

In Italia resta il divieto di uso del glifosato nelle aree frequentate dalla popolazione quali parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative, aree gioco per bambini, cortili ed aree verdi interne a complessi scolastici e strutture sanitarie, ma anche l’utilizzo nei campi per accelerare la maturazione e la raccolta. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento al rapporto dalle autorita’ di Francia, Olanda, Svezia e Ungheria sul glifosato sul quale la fase finale della valutazione spetta all’Autorita’ europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e all’Agenzia europea dei chimici (Echa). L’Italia che puo’ contare sull’agricoltura piu’ green in Europa deve porsi all’avanguardia nelle politiche di sicurezza alimentare nell’Unione Europea e fare in modo che – sottolinea la Coldiretti – le misure precauzionali introdotte a livello nazionale riguardino coerentemente anche l’ingresso in Italia di prodotti stranieri come il grano proveniente da Stati Uniti e Canada dove viene fatto un uso intensivo di glifosato proprio nella fase di preraccolta secondo modalità vietate in Italia dove la maturazione avviene grazie al sole. Con l’entrata in vigore dell’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada (CETA) nel 2020 le importazioni di grano canadese in Italia sono aumentate del 70% rispetto all’anno precedente per un totale di circa 1,7 miliardi di chili ma il problema – conclude la Coldiretti – riguarda anche fagioli, lenticchie e ceci provenienti soprattutto da Paesi come gli Stati Uniti e il Canada dove vengono fatti seccare proprio con l’utilizzo del glifosato.




Guerra sul (al) Biologico, dopo 13 anni di limbo, legge di nuovo in bilico. Stavolta per biodinamico. Che lascia dubbi su garanzie import

E’ guerra sul (o al) biologico. E dopo 13 anni di passione parlamentare in cui la legge – all’epoca a prima firma Massimo Fiorio alla Camera e Paolo De Castro al Senato – è rimasta nel limbo, rischia per un pugno di aziende biodinamiche in Italia (283 censimento Crea o 307 censimento Demeter) di sprofondare nel Purgatorio per rimanervi fino a data indefinita. In attesa delle ‘decisione politiche’ per la calendarizzazione dell’affare assegnato alla commissione Agricoltura della Camera da cui si deciderà se fare o meno il quarto passaggio al Senato per eventuali modifiche.

Ad alzare il polverone è stata Elena Cattaneo, senatrice a vita e scienziata, che invoca la scienza contro i ‘ciarlatani’ del biodinamico e contro l’equiparazione tra biologico e biodinamico.

A sollevare perplessità sembra essere anche il legame che l’agricoltura biodinamica sembra avere con pratiche considerate pseudoscientifiche o esoteriche legate a filosofia, antroposofia, astrologia. Elaborata dal teosofo Rudolf Steiner, è una sorta di filosofia che crede nelle energie vitali nella materia inanimata. Questa pratica diventò più diffusa dopo la morte dello stesso Steiner, quando i seguaci Erhard Bartsch e Franz Dreidax fondarono, nel 1928, l’associazione Demetria (Demeter) che fu accolta dal regime della Germania nazista.

Una compromissione che portò l’agricoltura biodinamica di quegli anni a riconoscere il nazional socialismo come la propria fonte ispiratrice in linea con la politica espansionistica dello spazio vitale nazista.

Ma se ora Elena Cattaneo difende il biologico contro il biodinamico, a dicembre del 2017 – nel mezzo del cammin della legge – scriveva in un editoriale su Repubblica come fosse improbabile che il futuro dell’agricoltura potesse essere nel biologico. Reputato, dati alla mano, insostenibile. E come invece l’agricoltura del domani dovesse affidarsi al miglioramento genetico. E faceva un manifesto ‘contro’ firmato da circa 150 scienziati. Che suscitò in risposta un manifesto pro bio.

“Qual è, dunque, il futuro dell’agricoltura? È improbabile – scriveva – dati alla mano, che sarà il biologico com’è inteso oggi. Non solo perché i prodotti bio nella grande distribuzione presentano un ingiustificato ricarico di prezzo, non differendo in qualità al consumo rispetto ai corrispettivi non biologici; non solo perché le procedure del biologico su larga scala sono piene di deroghe e truffe. Ma soprattutto perché con tali procedure si produce pochissimo, consumando il 40% di suolo in più degli altri modelli di agricoltura. Inoltre, usando letami e farine animali — fertilizzanti azotati derivati della zootecnia, com’è prassi nel biologico — si emettono gas serra e si consumano alimenti vegetali, prodotti con fertilizzanti azotati di sintesi, ottenuti da oli combustibili. Per asciugare, poi, i residui di macellazione e farne le farine animali da spargere nei campi del biologico serve altra energia.

L’agricoltura del futuro dovrà invece essere a basso impatto e usare piante migliorate geneticamente per evitare gas serra e agrofarmaci e per assimilare meglio i fertilizzanti, combattere la denutrizione sperimentando le varianti genetiche che rendono le piante resistenti e sfruttare l’innovazione per ottenere chirurgiche variazioni del Dna tali da rendere, senza usare la chimica, tante nostre piante non attaccabili dai parassiti, consentendo anche il recupero della biodiversità afflitta dai patogeni o in via di estinzione. Un compito della ricerca scientifica pubblica, anche di quella in campo aperto, vietata in Italia. Serve tantissima ricerca, ma anche più fiducia e trasparenza, meno slogan e ideologie”.

E rincarava, a proposito del glifosato, che “non utilizzare il glifosato significherebbe tornare agli anni ‘ 50, diserbando a mano i campi. Oppure usare altri erbicidi, molto più costosi, meno efficaci ( che costringono a più trattamenti), e dai profili tossicologici simili”.

I tempi sono cambiati, la Monsanto, acquisita nel 2018 dalla Bayer, è stata nel frattempo condannata a risarcire 25 milioni di euro nel 2019 (condanna confermata lo scorso 14 maggio in appello) a un cittadino ammalatosi di cancro dopo aver usato per decenni il Roundup, erbicida a base di glifosato e gli Ogm sono stati superati dal Genome editing che sta trovando tutti d’accordo, Commissione europea compresa, come pratica sostenibile da utilizzare per il futuro del Pianeta.

E ora, la diatriba si sposta dal biologico al biodinamico. E la filiera sembrerebbe stia lavorando – senza troppo successo – per trovare una quadra con la quale ‘aggiustare’ il tiro senza fermare la legge. Ancora una volta.

In Italia esistono due livelli di controllo sinergici e paralleli: il regolamento Ue 625/2017 che legifera su tutti gli alimenti che rimanda, nello specifico caso del biologico, ai controlli del regolamento 848/2018 la cui entrata in vigore è stata prorogata a gennaio 2022.

A fare i controlli sono i cosiddetti enti controllori, soggetti privati che vengono accreditati presso Accredia che ne controlla a sua vota l’affidabilità e il rispetto dei requisiti e delle normative vigenti. Tutto l’apparato è poi vigilato dal ministero delle Politiche agricole, Mipaaf, attraverso l’operato dell’ICQRF, l’Ispettorato frodi controllato dallo stesso ministero che verifica il rispetto delle normative internazionali e nazionali.

Un apparato che si riversa sulle aziende agricole in base all’analisi del rischio che viene fatta. Nel caso in cui qualche cosa non dovesse risultare a norma, la non conformità va trasmessa immediatamente al Mipaaf, e i prodotti bloccati. Nel caso di esportazioni, la notifica deve essere inviata anche agli uffici di Bruxelles e agli altri Stati membri tramite il sistema Ofis.

Diversa è la questione per quanto riguarda il biodinamico. Il cosiddetto Demeter, non è di fatto un ente certificatore riconosciuto dalle istituzioni, ma un ente detentore del marchio sulla biodinamica non riconosciuto però a livello internazionale da tutti i paesi interessati. E il disciplinare è scritto – al contrario di quanto avvenuto per il biologico – da parte di soggetti privati.

Nel caso in cui il biodinamico fosse biologico il problema dovrebbe essere superato. E sul sito Demeter si legge: “condizione necessaria per poter avere accesso al sistema Demeter è che l’azienda agricola sia assoggettata al controllo per l’agricoltura biologica così come previsto dal Reg.CE 834/07 e 889/08. Per avere il marchio è obbligatorio infatti essere certificati biologici”. Regolamenti sostituiti dal’848 ma non aggiornato sul sito Demeter.

Ma anche vero che il sistema biologico non controlla quello biodinamico che resta in mano a privati. Quindi se un prodotto certificato biodinamico è sicuramente biologico in quanto riconosciuto dalle istituzioni, il prodotto biodinamico non ha lo stesso livello di controllo e di riconoscimento a livello nazionale o europeo. E di garanzie nel caso di non conformità. 

Esempio: se un prodotto biologico importato dalla Turchia è controllato, il prodotto biodinamico non lo è.

Quindi il consumatore che va ad acquistare un prodotto biodinamico sarà garantito per quanto riguarda l’aspetto del biologico (anche se solo per i prodotti europei) ma non per quanto riguarda l’aspetto del biodinamico che resta in mano a privati e fuori da qualsiasi controllo ufficiale e globalmente riconosciuto. Infatti il marchio Demeter italiano non è riconosciuto dal marchio Demeter americano, con tutto ciò che ne consegue.




GLIFOSATO, SANI: ITALIA VALUTI SCELTA AUTONOMA. DAVANTI ALLA SALUTE NON SI PUO ATTENDERE

GLIFOSATO

Il rinvio di 5 anni è un prendere tempo. Davanti a questioni che riguardano la salute e la sostenibilità ambientale non si può attendere. L’Italia valuti una scelta autonoma

“Il rinvio di 5 anni è un prendere tempo. Davanti a questioni che riguardano la salute e la sostenibilità ambientale non si può attendere. L’Italia valuti una scelta autonoma”. Così ad AGRICOLAE il presidente della commissione Agricoltura della Camera Luca Sani in merito alla decisione da parte di Bruxelles di rinnovare per altri cinque anni la concessione del Glifosato.




GLIFOSATO, FORMIGONI: STAVOLTA UE SI E DIMOSTRATA PIU SAGGIA DELL’ITALIA

glifosato

Bene ha fatto l’Ue a rinnovare l’autorizzazione al glifosato per altri cinque anni, respingendo fra gli altri il parere dell’Italia che era immotivato dal punto di vista scientifico

“Bene ha fatto l’Ue a rinnovare l’autorizzazione al glifosato per altri cinque anni, respingendo fra gli altri il parere dell’Italia che era immotivato dal punto di vista scientifico e che proclide piuttosto alle tante fake news antiscientifiche che circolano in abbondanza”. Così ad AGRICOLAE Roberto Formigoni, presidente della commissione Agricoltura del Senato, in merito al rinnovo del Glifosato da parte di Bruxelles. “Avevo oragnizzato come presidente della Comagri Senato – spiega – una serie di audizioni e tutti gli scineziati inervenuti erano concordi nel ritenere privo di evidenti pericoli l’uso di questo principio. Anche le organizzazioni degli agricoltori – conclude il presidente Comagri Senato – andavano nella stessa direzione. Per questo almeno questa volta possiamo dire viva l’Ue”.




GLIFOSATO, DA UE VIA LIBERA PER ALTRI 5 ANNI. AGRICOLTORI: BENE LA PAROLA ALLA SCIENZA. MARTINA: PIANO ZERO ENTRO 2020

Via libera dall’Ue al rinnovo dell’autorizzazione del Glifosato. Il Comitato d’appello dei Paesi Ue si è espresso positivamente sul rinnovo dell’autorizzazione all’uso del glifosato per altri cinque anni.

GLIFOSATO, MARTINA: PIANO ZERO ENTRO 2020

“Su #glifosato l’Italia ha fatto la battaglia giusta in #Europa. Bisogna superare il suo utilizzo. Noi andiamo avanti con il piano zero glifosato entro il 2020”.  Lo scrive su twitter il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina.

Per saperne di più

GLIFOSATO, M5S: CON NOI AL GOVERNO STOP PROGRESSIVO PESTICIDI

glifosato

Il M5S promette: con noi al governo stop a tutti i pesticidi nel giro di tre anni. In modo programmatico

“Con il voto di oggi vengono svenduti non solo la salute dei cittadini europei, il Made in Italy di qualità e ogni aspirazione ad un’agricoltura sostenibile ma il principio stesso di precauzione alla base delle norme europee sulla sicurezza alimentare. Tutto questo per assecondare la lobby tedesca dell’agrochimica Bayer-Monsanto, longa manus del voto favorevole della Germania che ha determinato questo nuovo, letale, via libera. Gli Stati nazionali hanno il diritto e il dovere di far prevalere gli interessi dei cittadini su quelli delle multinazionali”. Così il gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle commenta l’autorizzazione del glifosato in Unione Europea per altri cinque anni.”Il ministro delle Politiche Agricole, Martina, aveva sbandierato promesse di una svolta sostenibile per l’agricoltura italiana. La Legislatura è finita e nulla di questo è stato fatto. Con il nostro programma nazionale Agricoltura, i pesticidi vengono progressivamente eliminati dai campi e dal piatto perché questo è quello che accade quando uno Stato serve l’interesse collettivo e non quelli privatistici”.

GLIFOSATO, ZULLO, M5S: RINNOVO È SCONFITTA PER TUTTI

In questa Europa il volere dei cittadini non conta nulla. Così, dopo milioni di firme raccolte contro l’erbicida potenzialmente cancerogeno, le mobilitazioni in tutta Europa da parte di cittadini e associazioni, l’ICE e i Monsanto papers, l’UE rinnova il glifosato grazie al voto a favore della Germania. È una sconfitta per tutti, in primo luogo per l’ambiente e per la democrazia. Così Marco Zullo, europarlamentare M5S in merito alla votazione sul Glifosato che ne rinnova la concessione per 5 anni

GLIFOSATO, OLIVERIO, PD: ITALIA SEGUA FRANCIA, STOP IN TRE ANNI

GLIFOSATO

Chiediamo per questo al ministro Martina, vista la sua sensibilità e le battaglie condotte sul tema, di lavorare per far sì che l’Italia segua la stessa strada della Francia

“Bravissimo Macro: è assolutamente necessario anticipare l’addio al glifosato e bandirlo entro tre anni, invece che entro cinque”. Lo dichiara Nicodemo Oliverio, capogruppo Pd in Commissione Agricoltura alla Camera, per commentare l’intenzione della Francia di bandire il fertilizzante entro tre anni.“Chiediamo per questo al ministro Martina, vista la sua sensibilità e le battaglie condotte sul tema, di lavorare per far sì che l’Italia segua la stessa strada della Francia, riprendendo e continuando la collaborazione che tanti importanti frutti ha dato, in sede europea, sull’etichettatura e il Made in Italy”, conclude.

GLIFOSATO, CIA: BENE OK DA BRUXELLES

glifosato

La Cia si dice soddisfatta per la scelta di Bruxelles di rinnovare la concessione all’uso del glifosato

Bene il via libera del Comitato d’appello dei Paesi Ue sul rinnovo dell’autorizzazione all’uso del glifosato per altri cinque anni. Così la Cia-Agricoltori Italiani, spiegando che si è tenuto conto dei pareri degli organi scientifici competenti in materia.L’agricoltura italiana -aggiunge la Cia- è attenta alla produzione sostenibile e alla salute pubblica. Questa decisione in sede europea dimostra che non c’è alcun allarme da questo punto di vista.

Grazie a questa proroga, le aziende agricole italiane eviteranno di perdere terreno e competitività rispetto alle aziende di Paesi extra-Ue, dove la sostanza è ammessa. Senza il rinnovo al glifosato giunto oggi dall’Europa, le nostre imprese avrebbero dovuto ricorrere in tempi rapidi a prodotti alternativi, con un aumento dei costi e una riduzione delle rese.

GLIFOSATO, CONFAGRICOLTURA: A BRUXELLES ACCOLTE LE NOSTRE RICHIESTE

glifosato

Confagricoltura ha accolto con soddisfazione la decisione del Comitato di Appello dei Paesi Ue che ha rinnovato per cinque anni l’autorizzazione del glifosato.

Confagricoltura ha accolto con soddisfazione la decisione del Comitato di Appello dei Paesi Ue che ha rinnovato per cinque anni l’autorizzazione del glifosato.

“Sono state recepite le nostre richieste, espresse a livello europeo, di tener conto dei pareri degli organi scientifici che hanno il compito di verificare la nocività per la salute umana della sostanza – ha commentato Confagricoltura – . Una scelta consapevole che ha fatto prevalere le ragioni della scienza tenendo nella debita considerazione i pareri espressi dalle autorità scientifiche europee preposte alla valutazione dei principi attivi (EFSA ed ECHA)”.

“Si è evitato – ha proseguito Confagricoltura – di rendere meno competitive le imprese agricole, in relazione alla diminuzione delle rese e all’aumento dei costi di gestione, rispetto alle aziende di Paesi extra UE, dove la sostanza è comunque ammessa”.

Ad avviso di Confagricoltura è “una notizia positiva non solo dal punto di vista economico, ma anche ambientale, visto che il glifosate è utilizzato nelle tecniche di agricoltura conservativa (semina diretta, minima lavorazione, ecc.), apportando benefici come la diminuzione delle emissioni di CO2, una minor erosione del suolo, un maggior contenuto di sostanza organica, trattenendo maggiormente l’acqua nel suolo ed aumentando le capacità di stoccaggio del carbonio”.

“Ora – ha concluso l’Organizzazione degli imprenditori agricoli – a tutti i livelli occorre prendere atto di questa decisione ed operare affinché sia pienamente applicata anche nel nostro Paese, senza introdurre ulteriori limitazioni o divieti rispetto a quanto verrà indicato dalla Commissione Europea”.

 




GLIFOSATO, M5S: INSERIRNE PRESENZA IN ETICHETTA PASTA

“Inserire nell’etichetta della pasta la presenza del glifosato, il pesticida della Monsanto più usato al mondo, specificandone i livelli contenuti; rivedere il limite massimo di residuo previsto per la messa in circolazione e garantirne il monitoraggio nell’ambito dei controlli effettuati dagli uffici dell’Asl preposti sul territorio”. E’ questo, in sintesi, il contenuto di un’interrogazione parlamentare del MoVimento 5 Stelle annunciata da Mirko Busto, deputato pentastellato in Commissione Ambiente, e rivolta ai ministri della Salute, Lorenzin, e delle Politiche Agricole, Martina. “In base ai risultati diffusi ieri sera dalla trasmissione Tv Report, il glifosato è stato rilevato nei campioni analizzati di tutti e sei i marchi di pasta italiana più venduti. Anche se si tratta in tutti i casi di valori molto bassi, e quindi inferiori rispetto all’attuale limite massimo consentito, non è detto che i consumatori siano tutelati.

#####

Infatti – spiega Busto – in base alle dichiarazioni della dott.ssa Belpoggi dell’Istituto Ramazzini di Bologna, che citava recenti studi scientifici, anche quantità minime di glifosato, agendo come interferente endocrino, possono avere un’azione genotossica, alterare lo sviluppo sessuale e la flora batterica intestinale. Chiediamo pertanto al Governo di farsi promotore presso le istituzioni Ue e in tutte le sedi competenti di un adeguamento della normativa nel rispetto del principio di precauzione. E’ evidente che non basta vietare l’uso del glifosato sul territorio Ue ma occorre tracciarne l’ingresso alle dogane e renderlo visibile in etichetta, in totale trasparenza. Solo così potremo tutelare la salute dei consumatori e valorizzare il Made in Italy che usa grano non trattato con glifosato”.

Alessandro Di Bona