Grano duro, risoluzione Caramiello (M5S): su proroga istituzione Granaio Italia e ripristino CUN
Risoluzione in commissione 7-00112
presentato da
testo di
La XIII Commissione,
premesso che:
in Italia è sempre più a rischio la produzione agricola di grano duro, la più estesa per superficie nel Paese. Il prezzo continua, infatti, a sprofondare, con un crollo delle quotazioni, che si aggira sui 380 euro a tonnellata, mentre nello stesso periodo del 2022 era di 550 euro a tonnellata; ciò sta inevitabilmente preoccupando gli operatori del comparto tanto da paventare l’ipotesi di mettere a rischio la prossima stagione di semine;
la Puglia è la prima produttrice italiana di grano duro, con una media che negli ultimi anni si è attestata attorno ai 9,5 milioni di quintali annui, circa il 20 per cento dell’intera produzione nazionale; oggi, sulle piazze di Bari e Foggia le quotazioni del grano duro fino all’origine sono crollate del 25-26 per cento da inizio anno e del 14-15 per cento nell’ultimo mese;
allo stesso tempo aumentano i prezzi dei prodotti trasformati all’interno della filiera e le esportazioni sono cresciute al ritmo del +5 per cento nel 2022, per un valore totale di 3,7 miliardi di euro;
negli ultimi anni si era assistito a un miglioramento del tasso di autoapprovvigionamento per il grano duro, tuttavia, la minore remunerazione della materia prima potrebbe indurre a contrarre le semine e quindi la produzione nazionale con un maggiore ricorso alle importazioni che nel 2022 aveva subìto un vero e proprio crollo con un calo delle importazioni dal Canada di oltre il 40 per cento – l’Italia ha importato più grano duro dall’Ue (essenzialmente da Francia e Grecia) che dal Canada, tradizionalmente primo Paese fornitore;
l’Italia è il primo produttore mondiale di pasta, dal quale dipende ben un quarto della produzione globale, per un valore complessivo che supera addirittura i 20 miliardi di euro;
lo squilibrio, annoso, tra produzione di grano e fabbisogno dell’industria molitoria continua ad aumentare ed è quantomai necessario incidere sul deficit strutturale di grano duro del nostro Paese che, a fronte dei 4 milioni di tonnellate prodotti, necessita di quasi 6 milioni di tonnellate per rispondere al fabbisogno dell’industria molitoria,
impegna il Governo:
a riconsiderare la decisione di proroga dell’istituzione di Granaio Italia e, dunque, del Registro telematico dei cereali definito «Granaio Italia», fine di tutelare i consumatori della filiera del pane e della pasta, nonché al fine di contrastare fenomeni speculativi;
a rafforzare gli strumenti di sostegno alla produzione, tra tutti i contratti di filiera, che abbiano in parte come base di partenza i costi medi di produzione definiti da enti terzi, quali ad esempio Ismea o Università;
a adottare le iniziative di competenza volte a rafforzare la trasparenza dei prezzi, ripristinando la CUN (Commissione Unica Nazionale) sul grano, ma anche studiando nuovi strumenti che certifichino i costi di produzione di grano duro, vigilando contro la speculazione;
a valorizzare maggiormente le produzioni nazionali di pasta ottenuta con 100 per cento di grano duro italiano, intensificando anche il sistema dei controlli sulle produzioni italian sounding;
a promuovere la ricerca e l’innovazione nel settore, anche attraverso un miglioramento dell’approccio agronomico alla coltura, un maggiore ricorso all’agricoltura e all’irrigazione di precisione, ma anche sostenendo una sensibile apertura nei confronti dell’utilizzo delle cosiddette tecniche di evoluzione assistita;
a favorire la diffusione tra le aziende agricole delle più moderne tecniche colturali attraverso i servizi di divulgazione e la formazione continua degli imprenditori del settore;
a promuovere investimenti che possano rafforzare la filiera cerealicola per aumentare le rese e favorire produzioni sempre più sostenibili anche in chiave ambientale;
a rafforzare il concetto di interprofessione nel settore cerealicolo, con una specificità per il grano duro, anche come strumento di modernizzazione del settore.
(7-00112) «Caramiello».