Ambiente, i cambiamenti climatici potrebbero peggiorare l’inflazione

Potrebbe essere il momento di aggiungere i cambiamenti climatici causati dall’uomo all’elenco dei fattori che potrebbero peggiorare l’inflazione. Lo rileva un nuovo studio pubblicato sulla rivista peer-reviewed Communications: Earth and Environment e realizzato dai ricercatori dell’Istituto di Potsdam per la ricerca sull’impatto climatico e della Banca centrale europea.

I dati suggeriscono che il cambiamento climatico si sta diffondendo in intere economie, invece di influenzare la disponibilità o il prezzo di beni particolari. Lo studio mostra inoltre che l’aumento delle temperature medie globali, ondate di caldo più intense e frequenti e altri fattori stanno già facendo salire i prezzi del cibo e di altri beni in tutto il mondo.

Queste tendenze probabilmente peggioreranno fino al 2035, hanno concluso i ricercatori secondo cui l’inflazione alimentare potrebbe aumentare fino a 3 punti percentuali all’anno nel prossimo decennio a causa della “climateflazione”, mentre i fattori climatici fanno sì che l’inflazione complessiva salga tra 0,3 punti percentuali all’anno e circa 1,2 punti percentuali all’anno.

Secondo lo studio, alcuni dei maggiori aumenti complessivi dell’inflazione si vedranno probabilmente nei paesi già più caldi. Durante i mesi estivi, le regioni extratropicali, come gli Stati Uniti e l’Europa, dovrebbero rivelarsi vulnerabili ad aumenti più improvvisi dell’inflazione dovuti a eventi di caldo estremo. Ciò è stato osservato in Europa durante l’estate record del 2022 .




Patto anti inflazione: menu gourmet a 8 euro al villaggio Coldiretti

Il Villaggio contadino del Circo Massimo a Roma è l’unico posto al mondo dove per un intero weekend, dalle ore 9 di venerdì  13 ottobre alla sera di domenica 15 ottobre tutti potranno vivere per una volta l’esperienza da gourmet con il miglior cibo italiano al 100% a soli 8 euro per un menu completo preparato dai cuochi contadini che hanno conservato i sapori antichi del passato. Lo annuncia la Coldiretti in occasione dell’entrata in vigore del patto anti inflazione nell’illustrare la straordinaria iniziativa nel centro della Capitale dove su 80mila metri quadrati sarà possibile vivere un giorno da contadino tra le aziende agricole ed i loro prodotti, sui trattori, a tavola, in sella ad asini e cavalli,  nella stalla con mucche, pecore, capre, maiali, conigli e galline o nelle fattorie didattiche dove i bambini possono imparare a pigiare l’uva, preparare la mozzarella, impastare il pane o fare l’orto.

L’iniziativa #STOCOICONTADINI offre l’opportunità di consumare un pasto completo con primo, secondo e contorno interamente tricolore al prezzo popolare con i primi di altissima qualità al costo di 3 euro, dal risotto ai funghi a quello all’isolana, dalla pasta alla gricia a quella all’amatriciana, dai tortelli al ragu a quelli vegetariani ma anche i tortellini alla crema di parmigiano reggiano e gli gnocchi con il ragù d castrato oltre ai piatti della tradizione contadina come polenta, pasta e patate o pasta e fagioli. Tra i secondi per la stessa cifra è possibile scegliere tra carne di manzo o maiale, porchetta, arrosticini, pollo fritto, pesce fritto, mozzarella di bufala ma anche pizza o panini mentre al prezzo di soli 2 euro è possibile consumare patate fritte, agrigelato, granita, frutta, cannolo, maritozzo o babà. E ancora degustazione guidata dei vini nelle enoteche, dell’olio nell’oleoteca e di birre agricole.

Ma al villaggio contadino della Coldiretti ci sarà una vera e propria Arca di Noè dove scoprire gli animali salvati dall’estinzione grazie al lavoro di generazioni riconosciuto, dalle mucche ai maiali, dagli asini alle pecore fino ai cavalli insieme a decine di altre razze in pericolo anche di oche, anatre, conigli e galline che animano la campagna italiana. Spazio al più grande mercato a chilometri zero con Campagna Amica dove o acquistare direttamente dagli agricoltori provenienti da tutta Italia esclusivi souvenir del gusto per se stessi o da regalare agli altri con aree dedicate alla solidarietà per aiutare le categorie più deboli. Un intero settore è dedicato alla pet therapy e al ruolo degli animali nella cura del disagio ma ci sarà anche pompieropoli con un coinvolgente percorso per i più piccoli: tuffi sul telo, ponte tibetano, trave basculante, parete da arrampicata, teleferica e azioni antincendio, anche per imparare a rispettare e a difendere il bosco italiano. Uno spazio sarà dedicato agli antichi giochi agricoli.

Saranno presenti esponenti istituzionali, rappresentanti della società civile, studiosi, sportivi e artisti che discuteranno su esclusivi studi e ricerche elaborate per l’occasione dalla Coldiretti sui temi dell’alimentazione, del turismo dell’ambiente e della salute, ma non mancheranno spettacoli di animazione, folklore e concerti.




Confagricoltura: il trimestre anti-inflazione sia primo passo per un nuovo rapporto tra tutta la filiera agroalimentare

Rallenta la corsa dell’inflazione, ma i prezzi al consumo continuano ad attestarsi su un livello elevato. Ad agosto, secondo i dati diffusi da Eurostat, il Servizio statistico della Commissione europea, i prezzi al consumo dei prodotti destinati all’alimentazione hanno fatto registrare, nella media degli Stati membri, un aumento del 10,6% rispetto allo stesso mese del 2022.

 

Per quanto riguarda in particolare l’Italia, sempre con riferimento allo scorso mese di agosto, l’Istat ha comunicato che l’indice nazionale dei prezzi al consumo, al lordo dei tabacchi, è salito su base annuale del 5,4 per cento. Più in dettaglio, nel periodo considerato i prezzi dei prodotti alimentari non lavorati sono aumentati del 9,2 per cento. Per quelli lavorati l’incremento è stato di dieci punti percentuali.

 

In questo scenario, va accolta con favore e sostenuta qualsiasi iniziativa finalizzata a contrastare l’aumento dei prezzi a vantaggio dei consumatori. La Confagricoltura ha quindi assicurato la propria adesione al “Trimestre Anti-Inflazione” in vigore dal 1° ottobre.

 

La decisione è stata assunta per senso di responsabilità, avendo anche presenti i risultati positivi ottenuti in Francia con un’analoga iniziativa varata la scorsa primavera. La velocità di crescita dell’inflazione si è ridotta del 10 per cento, salvaguardando così – almeno in parte – il potere di acquisto dei consumatori.

 

Va sottolineato il successo dell’azione avviata dal governo, e in particolare dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, per coinvolgere, su base volontaria, le rappresentanze dei diversi settori economici. Le singole imprese dovranno ora fare la propria parte per offrire ai consumatori i migliori prezzi possibili nel rispetto delle regole in materia di concorrenza. Ovviamente, durante il ‘Trimestre’ resta in vigore la normativa riguardante il contrasto alle pratiche sleali (decreto legislativo 198/2021) che dispone, tra l’altro, il divieto di vendita sottocosto.

 

Il “Trimestre Anti-Inflazione” parte in una fase particolarmente complicata sotto il profilo economico: i costi energetici sono in ripresa e sull’attività economica pesa anche l’aumento dei tassi d’interesse. La crescita del PIL sarà limitata in ambito europeo quest’anno e nel 2024. L’economia tedesca è in recessione.

 

Per quanto riguarda l’andamento dei prezzi, stando alle stime della Banca centrale europea, l’inflazione tornerà ad attestarsi attorno al 2% solo nel 2025. Di conseguenza, i tassi di interesse resteranno su livelli elevati per un periodo prolungato.

 

L’auspicio è che il “Trimestre Anti-Inflazione” sia il primo passo verso un nuovo e più strutturato rapporto tra tutte le componenti del sistema agroalimentare italiana. Nell’immediato, l’interesse comune è quello di evitare un ulteriore contrazione dei consumi., ma sarebbe anche opportuno avviare anche una discussione su come affrontare uno scenario che si prospetta difficile sul mercato interno e a livello internazionale. Una visione condivisa e una stretta collaborazione tra tutte le componenti rafforzerebbero l’efficienza e la competitività complessiva del sistema.




Inflazione, Copagri: bene patto per contrastarne aumento, ma partire da certificazione costi di produzione

“In una situazione in cui il significativo incremento dell’inflazione alimentare ha già portato a un preoccupante calo dei consumi, con ricadute negative a cascata su tutti gli anelli della filiera, a partire dai produttori agricoli, già stretti nella morsa tra gli aumenti dei costi di produzione e delle tariffe dell’energia, è fondamentale mettere in campo ogni possibile iniziativa finalizzata a invertire questo trend”. Lo sottolinea il presidente della Copagri Tommaso Battista, esprimendo il favore della Confederazione per l’iniziativa antinflazione promossa dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

“Allo stesso tempo, però, è importante tutelare gli anelli più deboli della filiera agroalimentare, scongiurando il rischio che il peso di una simile e lodevole iniziativa non vada a ricadere unicamente sulle spalle dei produttori agricoli, che devono già da tempo fare i conti con remunerazioni che in moltissimi casi, purtroppo, non bastano nemmeno a coprire i costi di produzione”, osserva il presidente della Copagri.

“Bisognerà, in altre parole, fare in modo che i prezzi calmierati dei beni agroalimentari oggetto del ‘Patto antinflazione’, fra i quali figurano prodotti di uso quotidiano quali pasta, carne, passata di pomodoro, zucchero, latte, uova, riso e cereali, non vadano a creare una pericolosa spirale di ulteriori ribassi”, continua Battista, ricordando che l’iniziativa dovrebbe comprendere anche altri prodotti, quali olio, farina e ortofrutta.

“E’ per tali ragioni – spiega Battista – che l’appoggio della Copagri al ‘Patto antinflazione’ sarà condizionato all’individuazione di misure che possano concorrere alla tutela della redditività del Primario, a partire dalla sempre più avvertita necessità, da noi ripetutamente evidenziata, di andare a certificare i costi medi di produzione che ricadono sulle singole filiere produttive”.

“Solo con la quantificazione dei costi sostenuti dalle aziende agricole, infatti, si potrà avere contezza del quadro di grande incertezza e difficoltà nel quale si trovano quotidianamente a dover operare i produttori agricoli, contesto caratterizzato dagli imprevedibili, ma costanti, incrementi dei costi di produzione e dell’energia”, aggiunge il presidente della Copagri, ad avviso del quale “una simile azione, oltre ad avere ricadute positive sulla trasparenza della filiera e del mercato, potrà servire a indirizzare al meglio gli interventi pubblici a sostegni di determinati comparti produttivi”.




Inflazione, Coldiretti/Filiera Italia, ok patto con stop sottocosto

“Il paniere anti-inflazione deve garantire il rispetto della normativa vigente in materia di contrasto alle pratiche commerciali sleali di cui al D.Lgs 198/2021 ed in particolare quella relativa al divieto di vendita sottocosto ed assicurare che non si producano distorsioni nella ripartizione del valore e di una equa remunerazione, a pregiudizio soprattutto delle fasi contrattualmente più deboli, posizionate a monte della filiera agroalimentare. E’ quanto affermano il presidente della Coldiretti Ettore Prandini e l’ Amministratore Delegato Filiera Italia Luigi Scordamaglia nella nota inviata al Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e al Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida.

Consapevoli che la salvaguardia del potere di acquisto della fascia più fragile delle famiglie italiane è un obiettivo di natura collettiva, che coinvolge anche occupazione, sviluppo imprenditoriale e crescita economica e sociale del Paese, cogliamo – sottolineano Coldiretti e Filiera Italia – con estremo favore l’iniziativa di dialogo promossa dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy per il contrasto all’inflazione.

Occorre evitare che il peso dell’iniziativa si scarichi sugli anelli più deboli della catena salvaguardando i bilanci dei produttori agricoli e degli operatori della trasformazione, industrie e cooperative, che sono stati i più colpiti dall’incremento dei costi di produzione, tutelando il tessuto produttivo e l’occupazione.

Coldiretti e Filiera Italia chiedono per questo che possa essere conferito all’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA) l’incarico di effettuare una analisi dettagliata – e aggiornata con frequenza periodica adeguata – del costo di produzione delle principali filiere produttive.

Coldiretti e Filiera Italia si impegnano infine a dare la più ampia informazione alle imprese associate affinché possano, su base volontaria, aderire alle iniziative di contenimento dei prezzi che saranno realizzate in questo ambito nel periodo ottobre/dicembre 2023, compatibilmente con le rispettive strutture dei costi di produzione.

 




Prezzi, Istat: inflazione frena, ma accelerano prezzi beni alimentari. Carrello della spesa sale a +13%

Secondo le stime preliminari, nel mese di febbraio 2023l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,3% su base mensile e del 9,2% su base annua, da +10,0% nel mese precedente.
Il rallentamento del tasso di inflazione si deve, in primo luogo, all’accentuarsi della flessione su base tendenziale dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (da -12,0% a -16,7%) e alla decelerazione di quelli degli Energetici non regolamentati (da +59,3% a +40,8%), i cui effetti sono stati solo in parte compensati dall’accelerazione dei prezzi degli Alimentari sia lavorati (da +14,9% a +16,2%) sia non lavorati (da +8,0% a +8,4%), di quelli dei Tabacchi (da una variazione tendenziale nulla a +1,8%), dei prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,5% a +6,1%) e dei Servizi relativi ai trasporti (da +5,9% a +6,3%).
L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +6,0% del mese precedente a +6,4%, quella al netto dei soli beni energetici da +6,2% a +6,5%.
Si attenua la crescita su base annua dei prezzi dei beni (da +14,1% a +12,5%), mentre al contrario si accentua quella relativa ai servizi (da +4,2% a +4,4%), portando il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni a -8,1 punti percentuali, da -9,9 di gennaio.
I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona registrano un’accelerazione in termini tendenziali (da +12,0% a +13,0%), mentre quelli deiprodotti ad alta frequenza d’acquisto rimangono pressoché stabili (da +8,9% a +9,0%).
L’aumento congiunturale dell’indice generale si deve prevalentemente ai prezzi degli Alimentari non lavorati (+2,2%), dei Tabacchi (+1,9%), degli Alimentari lavorati (+1,5%), dei Beni durevoli e non durevoli (+0,8% e +0,6% rispettivamente), dei Servizi relativi ai trasporti (+0,7%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona e dei Servizi relativi all’abitazione (+0,5% per entrambi); un effetto di contenimento deriva invece dal calo dei prezzi degli Energetici, sia regolamentati (-5,2%) sia non regolamentati (-4,2%).
L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,5% per l’indice generale e a +3,7% per la componente di fondo.
In base alle stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dello 0,2% su base mensile e del 9,9% su base annua (in rallentamento da +10,7% di gennaio).
Il commento
A febbraio, secondo le stime preliminari, si consolida la fase di rapido rallentamento dell’inflazione (scesa a +9,2%). La flessione è frutto dell’attenuazione delle tensioni sui prezzi dei Beni Energetici, sia della componente regolamentata sia di quella non regolamentata. Tuttavia, si mantengono le spinte al rialzo dei prezzi nel comparto dei Beni alimentari, lavorati e non, dei Tabacchi e dei Servizi, tutti in accelerazione tendenziale. Come conseguenza di tali andamenti, si accentua la crescita su base annua della componente di fondo (+6,4%) e quella del cosiddetto “carrello della spesa”, che risale a +13,0%, dopo il rallentamento osservato a gennaio.

Pil, in Italia aumenta del +3,9%, ma cala in agricoltura (-1,8%). Bene turismo e ristorazione. Ecco i dati Istat




Agricoltura, Istat: inflazione e siccità penalizzano l’agricoltura ma Paese del Nutriscore è primo per valore aggiunto e produzione

Nel 2022 la produzione dell’agricoltura si riduce dello 0,7% in volume. Scendono anche il valore aggiunto ai prezzi base (-1% in volume) e le unità di lavoro (-1,4%).

Superati gli effetti della crisi pandemica, c’è il pieno recupero delle attività secondarie e dei servizi ma la ripresa è frenata dal sostenuto rialzo dei prezzi degli input e dalla siccità.

Notevole l’incremento dei prezzi dei prodotti venduti (+19,1%) e ancora più rilevante quello dei prezzi dei prodotti impiegati (+23,6%).

Si riduce la produzione di olio (-17%) e cereali (-10,4%) mentre l’annata è favorevole per frutta (+6,8%) e florovivaismo (+1,1%); stabile il settore zootecnico.

Nell’Ue27, la Francia consolida il primato per produzione e valore aggiunto agricolo.

Il valore aggiunto in euro dell’agricoltura in Italia è pari a 38, 4 miliardi di euro.

Secondo posto nella Ue27 dopo la Francia (43,5 miliardi di euro) e prima di Germania (30,9 miliardi) e Spagna (28,5 miliardi)

Il valore aggiunto in euro dell’agricoltura per tutta l’Ue27 è pari a 221,2 miliardi di euro.

La variazione dell’indicatore di reddito agricolo per l’Italia è pari a +13,7%.

Valore in linea con la media Ue27 (+13,1%)

Istat, annata agricola pregiudicata da rialzo dei prezzi e perdurare della siccità

Agricoltura, Istat: raccolti in calo, prezzi in salita

Agricoltura, Istat: Comparto zootecnico: produzione stabile, prezzi in forte aumento

Agricoltura, Istat: Attività secondarie e dei servizi agricoli di nuovo in crescita

Agricoltura, Istat: Consumi intermedi, la crescita dei prezzi pesa sui costi di produzione

Agricoltura, Istat: Francia prima in Europa per produzione e valore aggiunto agricolo

Per saperne di più:

Vino, dalla Francia Hercberg, fondatore del Nutriscore, attacca il Governo italiano: Da Tajani dichiarazioni irresponsabili. Italia nega scienza e promuove fake news per tutelare sua economia

Vino e Nutriscore, Hercberg attacca Governo e Sistema Italia. Maggioranza e Opposizione fanno squadra: le reazioni




Inflazione, Coldiretti, rincari spesa tagliano 13 mld a famiglie

I rincari nella spesa per acquistare cibi e bevande sono costati ben 13 miliardi alle famiglie italiane nel 2022 a causa dell’effetto valanga dei rincari energetici e della dipendenza dall’estero, in un contesto di aumento dei costi dovuto alla guerra in Ucraina che fa soffrire l’intera filiera, dai campi alle tavole. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti su dati Istat relativi all’inflazione nel 2022 rispetto all’anno precedente.

Nel 2022 gli italiani hanno speso 2,6 miliardi in più per mettere in tavola pane e pasta, ma anche la verdura è costata 2,3 miliardi in più, mentre per la carne si è avuto un esborso aggiuntivo di 2,2 miliardi rispetto allo scorso anno, secondo l’analisi della Coldiretti. Al quarto posto ci sono latte formaggi e uova con 1,8 miliardi di esborso aggiuntivo – continua Coldiretti -, che precedono il pesce, rincarato di un miliardo tondo, e la frutta (+0,9 mld). Seguono olio, burro e grassi (+0,8 mld), che è però la categoria che nel 2022 ha visto correre maggiormente i prezzi, e le bevande analcoliche (dal caffè alle acque minerali fino ai succhi) con un +0,8 mld. Chiudono la classifica degli aumenti a zucchero, confetture, miele, cioccolato e dolci (+0,4 mld) e sale, condimenti e alimenti per bambini (+0,2 mld).

Se i prezzi per le famiglie corrono l’aumento dei costi colpisce duramente l’intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne – denuncia la Coldiretti – dove più di 1 azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben oltre 1/3 del totale nazionale (34%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari, secondo il Crea. Sotto pressione – sottolinea la Coldiretti – è l’intera filiera agroalimentare a partire dall’agricoltura dove si registrano infatti aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio fino al +500% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti. Ma aumenti riguardano anche l’alimentare con il vetro che costa oltre il 50% in più rispetto allo scorso anno, il 15% il tetrapack, il 35% le etichette, il 45% il cartone, il 60% i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al +70% per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti.

“La pandemia prima e la guerra poi hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito e servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare, riducano la dipendenza dall’estero e garantiscono un giusto prezzo degli alimenti per produttori e consumatori” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l’esigenza di “raddoppiare da 5 a 10 miliardi le risorse destinate all’agroalimentare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza spostando fondi da altri comparti per evitare di perdere i finanziamenti dell’Europa”. Nell’ambito del Pnrr abbiamo presentato tra l’altro – precisa Prandini – progetti di filiera per investimenti dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura con più di 50 proposte e migliaia di agricoltori, allevatori, imprese di trasformazione, università e centri di ricerca coinvolti. Un impegno che – conclude Prandini – ha l’obiettivo di combattere la speculazione sui prezzi con una più equa distribuzione del valore lungo la filiera per tutelare i consumatori ed il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali.




Prezzi, Istat: nel 2022 aumento record per beni alimentari, +8,8% . A dicembre rallentano prezzi frutta e verdura, ma aumentano gli alimentari lavorati

Nel mese di dicembre 2022, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, aumenti dello 0,3% su base mensile e dell’11,6% su base annua (da +11,8% del mese precedente), confermando la stima preliminare.
In media, nel 2022 i prezzi al consumo crescono dell’8,1% (+1,9% nel 2021). Al netto degli energetici e degli alimentari freschi (l’“inflazione di fondo”), i prezzi al consumo aumentano del 3,8% (+0,8% nell’anno precedente) e al netto dei soli energetici del 4,1% (+0,8% nel 2021). Per i dati annuali cfr. pag. 8.
Il rallentamento su base tendenziale dell’inflazione è dovuto prevalentemente ai prezzi degli Energetici non regolamentati (che, pur mantenendo una crescita sostenuta, passano +69,9% a +63,3%), degli Alimentari non lavorati (da +11,4% a +9,5%) e dei Servizi relativi ai trasporti (da +6,8% a +6,0%); per contro, un sostegno alla dinamica dell’inflazione deriva dall’accelerazione dei prezzi degli Energetici regolamentati (da +57,9% a +70,2%), degli Alimentari lavorati (da +14,3% a +14,9%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,5% a +6,2%) e dei Servizi relativi alle comunicazioni (da +0,2% a +0,7%).
Nel mese di dicembre 2022, l’“inflazione di fondo” (cioè al netto degli energetici e degli alimentari freschi)accelera da +5,6% a +5,8% e quella al netto dei soli beni energetici sale da +6,1% a +6,2%.
I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano su base tendenziale da +12,7% a +12,6%, come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,8% di novembre a +8,5%).
L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto, per lo più, alla crescita da un lato dei prezzi degli Energetici regolamentati (+7,8%), dei Beni alimentari lavorati (+0,8%) e degli Altri beni (+0,7%), dall’altro, a causa di fattori stagionali, dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,4%) e dei Servizi relativi ai trasporti (+1,1%). Gli effetti di questi aumenti sono stati solo in parte compensati dalla diminuzione dei prezzi degli Energetici non regolamentati (-3,9%) e degli Alimentari non lavorati (-0,6%).
L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA)aumenta dello 0,2% su base mensile e del 12,3% su base annua (da +12,6% di novembre), confermando la stima preliminare. La variazione media annua del 2022 è pari a +8,7% (+1,9% nel 2021). Per i dati annuali cfr. pag. 14.
L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, aumenta dello 0,3% su base mensile e del 11,3% rispetto a dicembre 2021. La variazione media annua del 2022 è pari a +8,1% (era +1,9% nel 2021).
Nel 2022 l’impatto dell’inflazione, misurata dall’IPCA, è più ampio sulle famiglie con minore capacità di spesa (+12,1%; +7,2% per quelle con maggiore capacità di spesa).
Il commento

Nel 2022 i prezzi al consumo registrano una crescita in media d’anno dell’8,1%, segnando l’aumento più ampio dal 1985 (quando fu +9,2%), principalmente a causa dall’andamento dei prezzi degli Energetici (+50,9% in media d’anno nel 2022, a fronte del +14,1% del 2021). Al netto di questi beni, lo scorso anno, la crescita dei prezzi al consumo è pari a+4,1% (da +0,8% del 2021). L’inflazione acquisita, o trascinamento, per il 2023 (ossia la crescita media che si avrebbe nell’anno se i prezzi rimanessero stabili per tutto il 2023) è pari a +5,1%, più ampia di quella osservata per il 2022, quando fu +1,8%.

 

LE TIPOLOGIE DI PRODOTTO

A dicembre, il rallentamento su base tendenziale dell’indice generale dei prezzi al consumo NIC (da +11,8% di novembre a +11,6%) riflette l’andamento dei prezzi dei beni (da +17,5% a +17,1%), i cui effetti sono stati solo parzialmente controbilanciati dall’accelerazione di quelli dei servizi (da +3,8% a +4,1%) (Figura 3); il differenziale inflazionistico tra questi ultimi e i prezzi dei beni rimane quindi negativo (-13,0 punti percentuali), sebbene più contenuto rispetto a quello registrato a novembre (-13,7).

Il rallentamento dei prezzi dei beni è imputabile, in primo luogo, a quelli dei Beni energetici (la cui crescita passa da +67,6% a +64,7%; -1,8% sul mese), in particolare ai prezzi della componente non regolamentata (da +69,9% a +63,3%; -3,9% rispetto a novembre); più in dettaglio, rallentano i prezzi dell’Energia elettrica mercato libero (da +239,0% a +219,3%; -2,8% il congiunturale), quelli del Gasolio per riscaldamento (da +32,0% a +24,2%;             -7,1% da novembre), quelli del Gasolio per i mezzi di trasporto (da +13,4% a +9,5%; -4,5% rispetto al mese precedente), mentre accelerano i prezzi degli Altri combustibili solidi (da +28,8% a +31,1%; +2,1% il congiunturale), quelli degli Altri carburanti (da +5,2% a +6,1%; +1,9% sul mese). Per quanto riguarda la Benzina, la variazione tendenziale dei prezzi risale lievemente, pur rimanendo su valori negativi (da -3,2% a               -2,7%; -0,5% rispetto a novembre). Da segnalare il calo congiunturale (di -8,5%) dei prezzi del Gas di città e gas naturale mercato libero.

In accelerazione, invece, i prezzi degli Energetici regolamentati (da +57,9% a +70,2%; +7,8% da novembre), per effetto degli aumenti dei prezzi del Gas di città e gas naturale mercato tutelato (da +17,4% a +44,7%; +23,4% su base mensile). Stabile, invece, la crescita di quelli dell’Energia elettrica mercato tutelato (a +91,5%; nullo il congiunturale).

Un effetto di contenimento della dinamica dei prezzi dei beni si deve, poi, all’indebolirsi delle spinte al rialzo nel settore dei Beni alimentari, i cui prezzi evidenziano unattenuazione del loro ritmo di crescita su base annua (da +13,2% a +12,8%; +0,2% da novembre). In particolare, la tendenza al rallentamento riguarda i prezzi degli Alimentari non lavorati (da +11,4% a +9,5%; -0,6% sul mese), sia per quanto riguarda la Frutta fresca e refrigerata (da +6,9% a +4,2%; -3,1% il congiunturale), sia i Vegetali freschi o refrigerati diversi dalle patate (da +14,8% a +7,0%; -2,0% rispetto al mese precedente). Si accentua, invece, il ritmo di crescita su base annua dei prezzi degli Alimentari lavorati (da +14,3% a +14,9%; +0,8% il congiunturale).

Nel comparto dei servizi (da +3,8% a +4,1%; +0,7% rispetto a novembre), il sostegno alla dinamica dei prezzi si deve prevalentemente ai prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,5% a +6,2%; +1,4% sul mese), che risentono dell’accelerazione che interessa i prezzi di Alberghi e motel (da +12,9% a +14,0%; +0,3% il congiunturale) e quelli dei Pacchetti vacanza (che invertono la tendenza da -4,3% a +12,5%; +34,2% da novembre). In moderata accelerazione anche i Servizi relativi alle comunicazioni (da +0,2% a +0,7%; +0,4% la variazione congiunturale) per effetto dei Servizi di telefonia mobile (con un’inversione di tendenza da -0,2% a +0,5%; +0,7% sul mese).

I prezzi dei Servizi relativi ai trasporti, invece, rallentano (da +6,8% a +6,0%; +1,1% il congiunturale) a causa dei prezzi del Trasporto aereo passeggeri (da +95,0% a +68,9%; +12,8% su base mensile dovuto per lo più a fattori stagionali) e di quelli del Trasporto passeggeri su rotaia (che registrano una flessione più ampia da -5,6% a -6,3%; +0,4% rispetto a novembre), solo in parte compensati dall’accelerazione dei prezzi del Trasporto marittimo e per vie d’acqua interne (da +11,8% a +12,5%; +1,8% il congiunturale).

NIC: LE DINAMICHE NEL 2022 E IL TRASCINAMENTO AL 2023

La variazione media annua dell’indice generale dei prezzi al consumo NIC nel 2022 (+8,1%) può essere suddivisa in due componenti (Prospetto 6): la prima (il cosiddetto trascinamento dal 2021 al 2022) è pari a +1,8% e rappresenta l’eredità del 2021 (in altri termini, se nel corso del 2022 non si fossero verificate variazioni congiunturali dell’indice generale dei prezzi, la sua variazione media annua sarebbe risultata pari a +1,8%); la seconda componente, la cosiddetta inflazione “propria” (che rappresenta la variazione dell’indice generale dovuta alle variazioni di prezzo verificatesi nel corso dell’anno), per il 2022 è pari a +6,2%.

La variazione media annua dell’indice NIC (pari a +8,1%; fu +1,9% nel 2021) è quindi principalmente spiegata dalla progressiva accelerazione della dinamica tendenziale dei prezzi al consumo, passata dal +5,6% del primo trimestre 2022, al +6,9% e al +8,4% rispettivamente nel secondo e terzo trimestre, per finire, nel quarto, a +11,8%, lasciando così in eredità al 2023 un trascinamento ampio, pari a +5,1%.

La componente di fondo dell’inflazione, al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi, registra, in media d’anno, una crescita tendenziale del 3,8% (da +0,8% nel 2021), con un profilo infra-annuale anch’esso in costante accelerazione nei quattro trimestri del 2022: dal +1,6%del primo trimestre al +5,6% dell’ultimo trimestre, passando per il +3,2% e il +4,5% del secondo e terzo trimestre.

Le divisioni di spesa

Nel 2022, le divisioni di spesa i cui prezzi registrano ampie accelerazione rispetto al 2021 sono Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (da +7,0% a +35,0%) e Trasporti (da +4,9% a +9,7%) a causa per lo più della dinamica dei prezzi dei Beni energetici presenti in questi due raggruppamenti; in accelerazione sono anche i prezzi dei Prodotti alimentari e bevande analcoliche (da +0,6% a +9,1%), delle Bevande alcoliche e tabacchi (da +0,4% a +1,3%), di Abbigliamento e calzature (da +0,5% a +1,9%) dei Mobili, articoli e servizi per la casa (da +0,9% a +5,2%), di Ricreazione, spettacoli e cultura (da +0,4% a +1,5%), dei Servizi ricettivi e di ristorazione (da +1,8% da +6,3%) e di Altri beni e servizi (da +1,0% a +2,0%) e, infine, i prezzi dell’Istruzione (da -3,0%registrano una variazione tendenziale nulla). Rallentano invece i prezzi dei Servizi sanitari e spese per la salute (da +1,0% a +0,8%), mentre si accentua la flessione su base tendenziale dei prezzi delle Comunicazioni (da -2,5% a –3,1%).

Le divisioni di spesa che contribuiscono maggiormente alla variazione media annua dell’indice generale sono quelle dell’Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (3,714 punti percentuali), dei Prodotti alimentari e bevande analcoliche (1,693) e dei Trasporti (1,343). Al contrario, modesti contributi negativi si osservano per le Comunicazioni (-0,084) e per l’Istruzione (-0,001).

Le tipologie di prodotto

Nella media del 2022, accelerano i prezzi dei beni (da +2,5% del 2021 a +11,9%) e, in misura nettamente inferiore, quelli dei servizi (da +1,1% a +3,0%). Conseguentemente, il differenziale inflazionistico negativo fra il tasso di variazione medio annuo dei prezzi dei servizi e quello dei prezzi dei beni, già negativo lo scorso anno, si amplia, passando da -1,4 punti percentuali a -8,9 punti percentuali (Prospetto 7).

La crescita media annua dei prezzi dei beni è frutto della loro progressiva accelerazione tendenziale registrata nel corso dei quattro trimestri dell’anno: dal +8,5% del primo trimestre, al picco del quarto trimestre, quando è risultato pari a +17,4%.

L’andamento dei prezzi dei beni nel 2022, così come quello dell’indice generale, è trainato essenzialmente dai prezzi dei Beni energetici, che crescono in media d’anno del 50,9% (da +14,1% del 2021), registrando anch’essi, in corso d’anno, la variazione più elevata nell’ultimo trimestre (+67,7%).

In particolare i prezzi dei Beni energetici regolamentati crescono in misura molto ampia (da +22,1% del 2021 a +65,6%), per effetto della dinamica sia dei prezzi del Gas di città e gas naturale mercato tutelato (da +20,6% a +50,7%) sia di quelli dell’Energia elettrica mercato tutelato (da +24,8% a +80,3%). Analizzando le variazioni trimestrali, nel primo trimestre i prezzi dei Beni energetici regolamentati accelerano in modo marcato (+94,5%), per poi rallentare nei due trimestri successivi (+64,3% nel secondo trimestre, +47,9% nel terzo) e tornare ad accelerare nuovamente nella frazione finale dell’anno(+59,9%).

I prezzi dei Beni energetici non regolamentati aumentano in media d’anno del +44,7% (da +9,9% nel 2021), con un’accelerazione della dinamica tendenziale che, iniziata nel 2021, prosegue in tutti e quattro i trimestri del 2022, arrivando a toccare +70,6% nell’ultimo trimestre, dal +30,3% del primo. In accelerazione quasi tutte le componenti: i prezzi dell’Energia elettrica mercato libero (con una crescita molto marcata da +5,1% a +132,1%). quelli del Gasolio per mezzi di trasporto (da +12,0% a +22,1%), quelli degli Altri carburanti (da +16,6% a +33,3%), dei Combustibili solidi (da +0,3% a +12,2%) e quelli del Gasolio per riscaldamento (da +10,8% a +38,4%); i prezzi del Gas di città e gas naturale mercato libero, uno dei nuovi prodotti introdotto nel paniere dei prezzi al consumo nel 2022, hanno registrato una variazione rispetto a dicembre 2021 pari a +134,9%. Da segnalare il lieve rallentamento in media d’anno dei prezzi della Benzina (da +12,5% a +11,8%).

Con riferimento alle altre tipologie di prodotto appartenenti al comparto dei beni, nel 2022 i prezzi dei Beni alimentari accelerano da +0,5% nel 2021 a +8,8%, per effetto dei prezzi sia degli Alimentari lavorati (da +0,3% a +8,5%), sia degli Alimentari non lavorati (da +0,7% a +9,1%): entrambi registrano un’accelerazione continua in tutti e quattro i trimestri (nel primo rispettivamente +3,1% e +6,8%, per poi crescere nel quarto trimestre rispettivamente a +14,1% e a +11,3%).

Sempre considerando le variazioni medie annue, nel2022 si evidenzia l’accelerazione dei prezzi degli Altri beni (da +0,5% a +3,0%), mentre, al contrario, rallentanoquelli dei Tabacchi (da +1,2% a +0,2%).

Per quanto riguarda i prezzi dei servizi, l’accelerazione della crescita (da +1,1% del 2021 a +3,0%), è imputabile a quasi tutte le componenti, in particolare ai prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +0,9 a +5,6%), a quelli dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +1,3% a +4,4%), a quelli dei Servizi relativi all’abitazione (da +0,8% a +1,6%) e, in misura minore, a quelli dei Servizi vari (da +1,2% a +1,5%). Solo i prezzi dei Servizi relativi alle comunicazioni registrano un lieve rallentamento (da +0,3% a +0,1%).

I contributi più ampi al tasso di inflazione medio annuo risultano quindi ascrivibili ai prezzi dei Beni energetici non regolamentati (2,987 punti percentuali), dei Beni alimentari (1,731) e degli Energetici regolamentati (1,365).

 

 

 

 

 




Inflazione, Istat: Accelerano ancora prezzi dei beni alimentari, +11,4%. Carrello della spesa record per gli italiani

Nel mese di settembre 2022, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,3% su base mensile e dell’8,9% su base annua (da +8,4% del mese precedente), confermando la stima preliminare.

L’ulteriore accelerazione dell’inflazione su base tendenziale si deve soprattutto ai prezzi dei Beni alimentari (la cui crescita passa da +10,1% di agosto a +11,4%) sia lavorati (da +10,4% a +11,4%) sia non lavorati (da +9,8% a +11,0%) e a quelli dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,6% a +5,7%). Contribuiscono all’accelerazione, in misura minore, anche i prezzi dei Beni non durevoli (da +3,8% a +4,6%) e dei Beni semidurevoli (da+2,3% a +2,8%). Pur rallentando di poco, continuano a crescere in misura molto ampia, i prezzi dei Beni energetici (da +44,9% di agosto a +44,5%) sia regolamentati (da +47,9% a + 47,7%) sia non regolamentati (da +41,6% a +41,2%); decelerano anche i prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +8,4% a +7,2%).

■ L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +4,4% a +5,0% e quella al netto dei soli beni energetici da +5,0% a +5,5%.

■ Su base annua accelerano i prezzi dei beni (da +11,8% a +12,5%), mentre è sostanzialmente stabile la crescita di quelli dei servizi (da +3,8% a +3,9%); si amplia, quindi, il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -8,0 di agosto a -8,6 punti percentuali).

Accelerano i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +9,6% a +10,9%) e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +7,7% a +8,4%).

L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto prevalentemente ai prezzi dei Beni alimentari non lavorati (+2,0%), dei Beni semidurevoli (+1,0%), dei Beni durevoli (+0,7%) e degli Alimentari lavorati (+0,5%), in parte frenato dal calo dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (-4,2% dovuto per lo più a fattori stagionali).

■ L’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +7,1% per l’indice generale e a +3,6% per la componente di fondo.

■ Secondo le stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dell’1,6% su base mensile, anche per effetto della fine dei saldi estivi di cui il NIC non tiene conto, e del 9,4% su base annua (da +9,1% nel mese precedente); la stima preliminare era +9,5%.

■ L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra un aumento dello 0,3% su base mensile e dell’8,6% su base annua.

■ Nel terzo trimestre 2022 l’impatto dell’inflazione, misurata dall’IPCA, è più ampio sulle famiglie con minore capacità di spesa rispetto a quelle con livelli di spesa più elevati (+11,6% e +7,6% rispettivamente).

 

Il commento

Bisogna risalire ad agosto 1983 (quando fu pari a +11,0%) per trovare una crescita dei prezzi del “carrello della spesa”, su base annua, superiore a quella di settembre 2022 (+10,9%). Non sono, infatti, i Beni energetici a spiegare (se non per le conseguenze che la loro crescita così ampia ha innescato) la nuova accelerazione dell’inflazione, ma soprattutto i Beni alimentari (sia lavorati sia non lavorati) seguiti dai Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona, in un quadro di crescenti e diffuse tensioni inflazionistiche. La crescita dei prezzi al consumo accelera per tutti i gruppi di famiglie, ma il differenziale inflazionistico tra le famiglie meno abbienti e quelle con maggiore capacità di spesa continua ad ampliarsi.

LE DIVISIONI DI SPESA

A settembre l’accelerazione della crescita tendenziale dei prezzi al consumo si deve prevalentemente a quella dei prezzi dei Prodotti alimentari e bevande analcoliche (da +10,5% di agosto a +11,7%), dei Servizi ricettivi e di ristorazione (da +6,5% a +8,0%) e, in misura minore, dei prezzi di Abbigliamento e calzature (da +1,8% a +2,5%), di Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (da +31,5% a +32,1%) e di Mobili, articoli e servizi per la casa (da +6,0% a +6,5%), con i prezzi delle Comunicazioni che registrano una flessione meno ampia (da -3,7% a -3,0%) (Prospetto 2 e Figura 2). Tale dinamica è stata solo in parte compensata dal rallentamento dei prezzi dei Trasporti (da +10,3% a +9,5%).

In termini di contributi, l’inflazione è quindi dovuta principalmente ai prezzi di Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+3,429 punti percentuali), dei Prodotti alimentari e bevande analcoliche (+2,161) e dei Trasporti (+1,334). L’unico contributo negativo è quello dei prezzi delle Comunicazioni (-0,080).

LE TIPOLOGIE DI PRODOTTO

A settembre, secondo le stime preliminari, l’accelerazione su base annua dell’indice generale dei prezzi al consumo NIC (da +8,4% a +8,9%) si deve ai prezzi dei beni (da +11,8% a +12,5%), mentre la crescita di quelli dei servizi rimane sostanzialmente stabile (da +3,8% a +3,9%); il differenziale inflazionistico tra questi ultimi e i prezzi dei beni rimane quindi negativo, ma si amplia a -8,6 punti percentuali (da -8,0 di agosto).

L’accelerazione dei prezzi dei beni è imputabile prevalentemente ai prezzi dei Beni alimentari (da +10,1% a +11,4%; +1,1% il congiunturale), a causa sia degli Alimentari lavorati (da +10,4% a +11,4%; +0,5% rispetto al mese precedente) sia degli Alimentati non lavorati (da +9,8% a +11,0%; +2,0% su base mensile). Per quest’ultimo aggregato in particolare è da segnalare l’accelerazione dei prezzi dei Vegetali freschi o refrigerati diversi dalle patate (da +12,4% a +16,7%; +9,5% il congiunturale), mentre quelli della Frutta fresca o refrigerata rallentano a +7,9% (da +8,3%; -0,8% rispetto ad agosto).

Contribuiscono all’accelerazione dei prezzi dei beni anche quelli degli Altri beni (da +3,5% a +4,0%; +0,7% su base mensile) e di tutti gli aggregati che ne fanno parte e quindi dei prezzi dei Beni durevoli (da +4,2% a +4,6%; +0,7% rispetto al mese precedente), dei Beni non durevoli (da +3,8% a +4,6%; +0,4% il congiunturale) e dei Beni semidurevoli (da +2,3% a +2,8%; +1,0% sul mese).

Registrano, invece, un lieve rallentamento della crescita, che rimane pur sempre molto elevata, i prezzi dei Beni energetici (da +44,9% di agosto a +44,5%; -0,2% su base mensile) per la componente sia regolamentata (da +47,9% a +47,7%; nullo il congiunturale), sia non regolamentata (da +41,6% a +41,2%; -0,2% rispetto al mese precedente). La dinamica dei prezzi degli Energetici non regolamentati è dovuta principalmente al rallentamento dei prezzi della Benzina la cui crescita passa da +8,8% di agosto a +3,3% (-4,8% il congiunturale), mentre accelerano i prezzi del Gasolio per mezzi di trasporto (da +18,2% a +19,8%; +1,3% su base mensile), dei Combustibili solidi (da +10,1% a +16,3%; +5,8% dal mese precedente) e dell’Energia elettrica mercato libero (da +135,9% a +136,7%; +0,3% la variazione congiunturale); da segnalare un aumento su base mensile dei prezzi del Gas di città e gas naturale mercato libero pari a +1,2%.

La crescita dei prezzi dei servizi risulta sostanzialmente stabile (da +3,8% di agosto a +3,9%; -0,5% su base mensile). Questo andamento è il risultato di spinte contrapposte. Da una parte accelerano i prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,6% a +5,7%; +0,5% su base mensile), a causa dei prezzi dei Servizi ricreativi e sportivi (da +0,8% a +1,6%; -6,4% il congiunturale), dei Ristoranti, bar e simili (da +5,2% a +6,1%; +0,9% rispetto ad agosto) e dei Servizi di alloggio (da +12,5% a +16,0%; +3,7% rispetto al mese precedente). Dall’altra parte rallentano i prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +8,4% a +7,2%, -4,2% il congiunturale per lo più per fattori stagionali), a causa prevalentemente dei prezzi del Trasporto aereo passeggeri (che confermano una crescita molto elevata ma decelerano da +85,1% a +82,0%; -30,3% su base mensile) e del Trasporto passeggeri su rotaia (con una flessione più ampia da -8,3% a -9,1%; -1,6% su agosto).

LA MISURA DELL’INFLAZIONE PER CLASSI DI SPESA DELLE FAMIGLIE

Allo scopo di valutare i diversi effetti dell’inflazione, misurata dall’IPCA, sulle famiglie distinte per livelli di consumo, tutte le famiglie sono ordinate in base alla loro spesa equivalente (per tener conto della numerosità di ciascun nucleo familiare e permettere confronti diretti tra i livelli di spesa di famiglie di ampiezza diversa) e quindi suddivise in cinque classi (quinti) di pari numero: nel primo quinto (o gruppo) sono presenti le famiglie con la spesa mensile equivalente più bassa (generalmente le meno abbienti) e nell’ultimo quinto quelle con la spesa mensile più alta.

L’inflazione generale nel terzo trimestre del 2022 (+8,9%) continua ad essere in buona parte determinata dai prezzi dei Beni energetici e accelera rispetto al secondo trimestre (quando era pari a +7,4%) a causa per lo più dei prezzi dei Beni alimentari e, seppure in misura più contenuta, degli stessi Beni energetici e dei servizi. Poiché i beni incidono in misura maggiore sulle spese delle famiglie meno abbienti e viceversa i servizi pesano maggiormente sul bilancio di quelle più agiate, l’inflazione è in accelerazione per tutti i gruppi di famiglie ma continua a registrare valori più elevati per le famiglie del primo gruppo rispetto a quelle del quinto. In particolare, per le famiglie del primo gruppo (con minore capacità di spesa), l’inflazione accelera dal +9,8% del secondo trimestre al +11,6% del terzo trimestre, mentre per quelle del quinto gruppo (con la capacità di spesa più elevata), passa dal +6,1% del trimestre precedente fino al +7,6% (Prospetto 8). Pertanto, il differenziale inflazionistico tra la prima e la quinta classe si amplia ulteriormente portandosi a 4,0 punti percentuali.

FIGURA 8. INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO IPCA PER CLASSI DI SPESA DELLE FAMIGLIE
Gennaio 2017 – settembre 2022, variazioni percentuali tendenziali (base 2015=100)

 

Con riferimento al comparto dei beni (Figura 9), nel terzo trimestre 2022 la forte crescita tendenziale dei prezzi riguarda entrambi i gruppi di famiglie risultando però molto più marcata per quelle meno abbienti, per le quali accelera da +13,8% del secondo trimestre a +16,4% (+17,5% nel mese di settembre), mentre per le famiglie con livelli di spesa più elevati si porta da +8,2% nel secondo trimestre a +9,9% nel terzo (+10,4% a settembre).

Le differenze nel profilo tendenziale dei prezzi dei beni per il primo e per l’ultimo gruppo di famiglie si devono principalmente alla dinamica dei prezzi dell’Energia la cui crescita conferma ritmi molto elevati per entrambi i gruppi di famiglie ma che segna un’accelerazione da +48,9% a +52,0% per la prima classe di spesa e un lieve rallentamento da +42,0% a +41,4% per la quinta classe. I prezzi dei Beni alimentari, invece, accelerano per entrambi i gruppi ma continuano a registrare una crescita più ampia per il primo gruppo di famiglie (+9,6% gli Alimentari lavorati, da +6,1% del secondo trimestre, e +10,7% quelli non lavorati, da +9,2%), rispetto al quinto gruppo (+8,5% gli Alimentari lavorati, da +5,3%, e +10,4% quelli non lavorati, da +9,2%).

L’impatto inflazionistico di queste dinamiche risulta più ampio per le famiglie con più bassi livelli di spesa che destinano all’acquisto di questi prodotti una quota maggiore del loro bilancio rispetto alle famiglie con maggiore capacità di spesa (per l’energia rispettivamente il 14,6% le prime il 6,7% le seconde, per i Beni alimentari lavorati rispettivamente il 21,9% e l’11,5%, per i Beni alimentari non lavorati l’11,3% e il 4,9%).

 

FIGURA 9. INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO IPCA PER CLASSI DI SPESA DELLE FAMIGLIE – BENI
Gennaio 2017 – settembre 2022, variazioni percentuali tendenziali (base 2015=100)

Il settore dei servizi (Figura 10), nel terzo trimestre del 2022, registra un’accelerazione dei prezzi sia per le famiglie meno abbienti (da +2,1% nel secondo trimestre a +2,7%) sia per quelle più agiate (da +3,4% a +4,5%).

Questa dinamica è in larga parte il risultato dell’andamento dei prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona e dei Servizi relativi ai trasporti e del diverso peso che ha la spesa per questi aggregati nei bilanci delle famiglie dei due gruppi. In particolare, la crescita dei prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona – le cui spese incidono sul bilancio delle famiglie meno abbienti in misura molto più contenuta (5,7%) rispetto a quelle delle famiglie più agiate (16,2%) – nel terzo trimestre 2022 accelera per entrambi i gruppi di famiglie, portandosi a +4,8% (da +4,1% del secondo) per le famiglie meno abbienti e a +5,8% (da +4,4%) per quelle più agiate. Anche i prezzi dei Servizi relativi ai trasporti, che gravano per il 4,7% sul bilancio del primo gruppo di famiglie e per il 7,6% sul quinto gruppo, registrano un’accelerazione della crescita per entrambi i gruppi di famiglie (rispettivamente da +5,3% a +6,7% per il primo e da +6,5% a +9,1% per il quinto).

FIGURA 10. INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO IPCA PER CLASSI DI SPESA DELLE FAMIGLIE – SERVIZI
Gennaio 2017 – settembre 2022, variazioni percentuali tendenziali (base 2015=100)

 

Pertanto, con riferimento al terzo trimestre 2022 (Figura 11), il contributo dei prezzi dei beni alla variazione dell’indice generale dei prezzi al consumo, sebbene con ampiezza diversa, risulta molto elevato e positivo per entrambi i gruppi di famiglie considerati. In particolare è pari a 10,728 punti percentuali (cui l’Energia contribuisce per 7,041 punti percentuali) per quelle con minore capacità di spesa e a 5,646 punti percentuali (cui l’Energia contribuisce per 2,634 punti percentuali) per quelle con maggiori capacità di spesa. Anche il contributo dei prezzi dei servizi è positivo per entrambi i gruppi di famiglie, anche se con valori molto più contenuti rispetto a quello dei beni, e ammonta a 0,949 punti percentuali per le famiglie meno abbienti e a 1,989 punti percentuali per quelle più agiate.

 

FIGURA 11. INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO IPCA, CONTRIBUTI ALLA VARIAZIONE PERCENTUALE TENDENZIALE DEGLI AGGREGATI SPECIALI DELLA 1a E DELLA 5 a CLASSE DI SPESA
3° trimestre 2022, punti percentuali

Le stime preliminari e definitive delle variazioni congiunturali e tendenziali degli indici generali NIC e IPCA relative al mese di settembre 2022 sono messe a confronto per valutare l’eventuale revisione intercorsa e, quindi, l’accuratezza della stima preliminare (Prospetto 9).

 




Inflazione, Istat: Aumentano prezzi cibo (+10,2%). Energia e alimentari spingono inflazione a +8,4%

Secondo le stime preliminari, nel mese di agosto 2022 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,8% su base mensile e dell’8,4% su base annua (da +7,9% del mese precedente).

■ L’accelerazione dell’inflazione su base tendenziale si deve prevalentemente da una parte ai prezzi dei Beni energetici (la cui crescita passa da +42,9% di luglio a +44,9%) e in particolare degli Energetici non regolamentati (da +39,8% a +41,6%; i prezzi dei Beni energetici regolamentati continuano a registrare una crescita molto elevata ma stabile a +47,9%), e dall’altra a quelli dei Beni alimentaria lavorati (da +9,5% a +10,5%) e dei Beni durevoli (da +3,3% a +3,9%). Registrano, invece, un rallentamento i prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +8,9% a +8,4%).

■ L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +4,1% a +4,4% e quella al netto dei soli beni energetici da +4,7% a +4,9%.

■ Su base annua accelerano i prezzi dei beni (da +11,1% a +11,8%) mentre è sostanzialmente stabile la crescita di quelli dei servizi (da +3,6% a +3,7%); si amplia, quindi, il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -7,5 di luglio a -8,1 punti percentuali).

Accelerano i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +9,1% a +9,7%), mentre rallentano quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,7% a +7,8%).

■ L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto prevalentemente ai prezzi dei Beni energetici non regolamentati (+3,0%), dei Servizi relativi ai trasporti (+2,4%, anche a causa di fattori stagionali), degli Alimentari lavorati (+1,2%), dei Beni durevoli (+0,8%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,7%, anche a causa di fattori stagionali).

■ L’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +7,0% per l’indice generale e a +3,5% per la componente di fondo.

■ Secondo le stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dello 0,8% su base mensile e del 9,0% su base annua (da +8,4% nel mese precedente).

 

Il commento 

Sono l’energia elettrica e il gas mercato libero che producono l’accelerazione dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (in parte mitigata dal rallentamento di quelli dei carburanti) e che, insieme con gli alimentari lavorati e i beni durevoli, spingono l’inflazione a un livello (+8,4%) che non si registrava da dicembre 1985 (quando fu pari a +8,8%). Accelerano, così, l’inflazione al netto degli energetici e degli alimentari freschi (+4,4%; non era così da maggio 1996 quando fu +4,7%), al netto dei soli beni energetici (+4,9%; non era così da aprile 1996) e la crescita dei prezzi del cosiddetto “carrello della spesa” (+9,7%; un aumento che non si osservava da giugno 1984).

L’INFLAZIONE IN ACCELERAZIONE AD AGOSTO, DOPO IL LIEVE RALLENTAMENTO DI LUGLIO

Ad agosto, secondo le stime preliminari, l’accelerazione su base annua dell’indice generale dei prezzi al consumo NIC (da +7,9% di luglio a +8,4%) si deve ai prezzi dei beni (da +11,1% a +11,8%), mentre la crescita di quelli dei servizi rimane sostanzialmente stabile (da +3,6% a +3,7%); il differenziale inflazionistico tra questi ultimi e i prezzi dei beni rimane quindi negativo, ma si amplia a -8,1 punti percentuali (era -7,5 a luglio).

L’accelerazione dei prezzi dei beni è imputabile prevalentemente ai prezzi dei Beni energetici (da +42,9% di luglio a +44,9%; +2,5% il congiunturale), a causa della componente non regolamentata che registra un’accelerazione (da +39,8% a +41,6%; +3,0% rispetto al mese precedente), mentre quella regolamentata pur continuando a registrare una crescita molto sostenuta rimane stabile (+47,9%; nullo il congiunturale). L’accelerazione dei prezzi degli Energetici non regolamentati è dovuta ai prezzi dell’Energia elettrica mercato libero (da +109,2% a +135,9%; +20,5% sul mese) e a quelli del Gas di città e gas naturale mercato libero (+22,8% su base mensile; la crescita tendenziale dei prezzi del Gas di città e gas naturale nel loro complesso sale così a +62,5%, da +42,8% di luglio). Questa dinamica è stata solo in parte compensata dal rallentamento dei prezzi del Gasolio per mezzi di trasporto (da +30,9% a +18,2%, -9,2% il congiunturale), della Benzina (da +22,3% a +8,8%; -10,4% da luglio) e del Gasolio per riscaldamento (da +52,5% a +43,6%; -6,0% sul mese).

Accelerano anche i prezzi dei Beni alimentari (da +9,6% di luglio a +10,2%; +1,0% rispetto al mese precedente) a causa di aumenti generalizzati dei prezzi degli Alimentari lavorati la cui crescita sale da +9,5% a +10,5% (+1,2% sul mese), mentre quella dei prezzi dei Beni alimentari non lavorati rimane pressoché stabile (passando da +9,6% a +9,7%, +0,4% la variazione congiunturale).

Da segnalare anche l’accelerazione dei prezzi degli Altri beni (da +3,0% a +3,3%; +0,4% su base mensile), imputabile prevalentemente ai prezzi dei Beni durevoli la cui crescita passa da +3,3% a +3,9% (+0,8% la variazione congiunturale), a causa dei Grandi apparecchi domestici elettrici e non (da +6,0% a +7,3%; +1,4% sul mese), dei Piccoli elettrodomestici (da +2,1% a +4,5%; +1,8% da luglio), delle Automobili usate (da +7,5% a +11,1%; +3,3% il congiunturale), degli Apparecchi fotografici e cinematografici e strumenti ottici (da +14,2% a +17,3%; -2,5% su base mensile) e alla flessione meno marcata dei prezzi degli Apparecchi di ricezione, registrazione e riproduzione di suoni e immagini (da -18,1% a -16,0%; +1,7% rispetto al mese precedente) e degli Apparecchi per il trattamento dell’informazione (da -4,0% a -3,1%; +2,1% sul mese).

I prezzi dei Servizi registrano una crescita pressoché stabile (da +3,6% a +3,7%; +0,6% da luglio). Da notare il rallentamento dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +8,9% a +8,4%, +2,4% il congiunturale anche a causa anche di fattori stagionali), dovuto alla decelerazione dei prezzi del Trasporto aereo passeggeri, la cui crescita rimane molto elevata (da +109,2% a +85,1%; +18,4% su base mensile), e del Trasporto marittimo e per vie d’acqua interne (da +8,7% a +6,5%; +25,6% la variazione congiunturale), mentre si riduce la flessione di quelli del Trasporto passeggeri su rotaia (da -9,0% a -8,3%; +1,4% rispetto a luglio).




Istat, accelera l’inflazione. Aumenta prezzo degli Alimentari, che spinge “carrello della spesa” a livelli record (+8,2%)

 

■ Nel mese di giugno 2022, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registri un aumento dell’1,2% su base mensile e dell’8,0% su base annua (da +6,8% del mese precedente), confermando la stima preliminare.

■ In un quadro di diffuse tensioni inflazionistiche, l’ulteriore accelerazione della crescita su base tendenziale dell’indice generale dei prezzi al consumo si deve prevalentemente da una parte ai prezzi dei Beni energetici (la cui crescita passa da +42,6% di maggio a +48,7%) e in particolare degli Energetici non regolamentati (da +32,9% a +39,9%; i prezzi dei Beni energetici regolamentati continuano a registrare una crescita molto elevata ma stabile a +64,3%), e dall’altra a quelli dei Beni alimentari, sia lavorati (da +6,6% a +8,1%) sia non lavorati (da +7,9% a +9,6%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,4% a +5,0%) e dei Servizi relativi ai trasporti (da +6,0% a +7,2%).

■ L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +3,2% a +3,8% e quella al netto dei soli beni energetici da +3,6% a +4,2%.

■ Su base annua accelerano sia i prezzi dei beni (da +9,7% a +11,3%) sia quelli dei servizi (da +3,1% a +3,4%); si ampia, quindi, il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -6,6 di maggio a -7,9 punti percentuali).

■ Accelerano sia i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +6,7% a +8,2%) sia quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +6,7% a +8,4%).

■ L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto a diverse componenti e in particolare ai prezzi dei Beni energetici non regolamentati (+6,0%), cui si aggiungono quelli dei Servizi relativi ai trasporti (+2,0%), degli Alimentari lavorati (+1,6%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,3%) e dei Beni non durevoli (+0,7%).

■ L’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +6,4% per l’indice generale e a +2,9% per la componente di fondo.

■ L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta su base mensile dell’1,2% e dell’8,5% su base annua (da +7,3% nel mese precedente), confermando la stima preliminare.

■ L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra un aumento dell’1,2% su base mensile e del 7,8% su base annua.

■ Nel secondo trimestre 2022 l’impatto dell’inflazione, misurata dall’IPCA, è più ampio sulle famiglie con minore capacità di spesa rispetto a quelle con livelli di spesa più elevati (+9,8% e +6,1% rispettivamente). Per l’approfondimento cfr. pag. 10.

 

Il commento

 

A giugno l’inflazione accelera di nuovo salendo a un livello (+8,0%) che non si registrava da gennaio 1986 (quando fu pari a +8,2%). Le tensioni inflazionistiche continuano a propagarsi dai Beni energetici agli altri comparti merceologici, nell’ambito sia dei beni sia dei servizi. Pertanto, i prezzi al consumo al netto degli energetici e degli alimentari freschi (componente di fondo; +3,8%) e al netto dei soli beni energetici (+4,2%) registrano aumenti che non si vedevano rispettivamente da agosto 1996 e da giugno 1996. Al contempo, l’accelerazione dei prezzi degli Alimentari, lavorati e non, spingono ancora più in alto la crescita di quelli del cosiddetto “carrello della spesa” (+8,2%, mai così alta da gennaio 1986, quando fu +8,6%).

LE DIVISIONI DI SPESA

A giugno l’accelerazione della crescita tendenziale dei prezzi al consumo si deve prevalentemente, da una parte ai prezzi delle divisioni di spesa che includono i prodotti energetici, ossia Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (da +26,4% di maggio a +28,1%) e Trasporti (da +10,8% a +13,7%) (Prospetto 2 e Figura 2) e dall’altra ai prezzi dei Prodotti alimentari e bevande analcoliche (da +7,4% a +9,0%) e dei Servizi ricettivi e di ristorazione (da +6,0% a +7,2%). Continuano invece a flettere, ma in misura meno ampia, i prezzi delle Comunicazioni (da -3,6% a -3,0%).

In termini di contributi, l’inflazione è quindi dovuta principalmente ai prezzi di Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+2,974 punti percentuali), dei Trasporti (+1,892) e dei Prodotti alimentari e bevande analcoliche (+1,684). Lievi contributi negativi vengono dai prezzi delle Comunicazioni (-0,079) e dell’Istruzione (-0,004).

LE TIPOLOGIE DI PRODOTTO

A giugno, l’ulteriore accelerazione della crescita tendenziale dell’indice generale dei prezzi al consumo NIC (da +6,8% di maggio a +8,0%) si deve sia ai prezzi dei beni (da +9,7% a +11,3%), sia a quelli dei servizi (da +3,1% a +3,4%); il differenziale inflazionistico tra questi ultimi e i prezzi dei beni rimane quindi negativo (-7,9 punti percentuali) e si amplia rispetto a maggio (quando era -6,6).

L’accelerazione della crescita dei prezzi dei beni è imputabile prevalentemente ai prezzi dei Beni energetici (da +42,6% a +48,7%; +4,8% il congiunturale) e in particolare a quelli della componente non regolamentata (da +32,9% a +39,9%; +6,0% sul mese), mentre la crescita dei prezzi della componente regolamentata rimane molto elevata ma stabile (+64,3%; nulla la variazione congiunturale). Nell’ambito degli Energetici non regolamentati accelerano i prezzi del Gasolio per riscaldamento (da +47,5% a +52,9%, +5,1% su base mensile), del Gasolio per mezzi di trasporto (da +25,1% a +32,3%, +6,7% la variazione congiunturale), della Benzina (da +15,1% a +25,3%; +9,8% rispetto a maggio) e dell’Energia elettrica mercato libero (da +74,7% a +87,5%; +7,6% la variazione congiunturale); i prezzi del Gas di città e gas naturale mercato libero aumentano su base mensile del +0,9% spingendo ulteriormente in alto la crescita tendenziale di quelli del Gas di città e gas naturale nel loro complesso (da +66,3% a +67,3%; +0,6% rispetto a maggio). Rallentano invece i prezzi degli Altri carburanti (da +42,2% a +38,2%, -3,0% rispetto al mese precedente).

Anche i prezzi dei Beni alimentari accelerano (da +7,1% di maggio a +8,7%; +1,1% su base mensile) a causa di aumenti generalizzati dei prezzi di tutti i prodotti che compongono gli aggregati sia degli Alimentari lavorati (i cui prezzi accelerano da +6,6% a +8,1%; +1,6% il congiunturale) sia degli Alimentari non lavorati (da +7,9% a +9,6%; +0,2% rispetto a maggio). Per quest’ultimo aggregato è da segnalare l’accelerazione dei prezzi della Frutta fresca e refrigerata (da +6,0% a +10,8%; +1,2% il congiunturale) e di quelli dei Vegetali freschi o refrigerati diversi dalle patate (da +11,0% a +11,7%; -3,1% su base mensile).

Pur registrando tassi di crescita inferiori a quelli del paniere nel suo complesso, anche i prezzi degli Altri beni accelerano (da +2,3% a +2,6%; +0,3% su base mensile), a causa di tutte le componenti e in particolare dei prezzi dei Beni non durevoli (da +2,3% a +2,9%; +0,7% la variazione congiunturale).

L’accelerazione dei prezzi dei Servizi (da +3,1% a +3,4%; +0,7% rispetto a maggio) si deve sia ai prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (la cui crescita passa da +4,4% a +5,0%; +1,3% la variazione congiunturale), con l’accelerazione dei prezzi dei Servizi di alloggio (da +12,5% a +18,0%; +5,7% su base mensile), sia a quelli dei Servizi relativi ai trasporti (da +6,0% a +7,2%; +2,0 rispetto a maggio), con l’accelerazione di questi ultimi dovuta in particolare ai prezzi del Trasporto aereo passeggeri (da +74,3% a +90,4%, +23,8% il congiunturale).

Il ruolo delle diverse tipologie di prodotto nel determinare l’inflazione del mese di giugno è rappresentato dai contributi alla variazione dell’indice generale dei prezzi al consumo riportati nella figura 4.

 

 




Prezzi al consumo, Istat: inflazione rallenta ma resta alta e si estende ad alimentari e trasporti. Sale carrello della spesa

Nel mese di aprile, dopo nove mesi di accelerazione, l’inflazione rallenta (rimanendo a un livello che non si registrava da settembre 1991) a causa dei prezzi dei Beni energetici (regolamentati e non), che confermano una crescita molto sostenuta su base annua. Le tensioni inflazionistiche continuano però a diffondersi ad altri comparti merceologici, quali Alimentari lavorati, Beni durevoli e non durevoli e Servizi relativi ai trasporti, contribuendo così a mantenere sopra il 6% l’inflazione generale. In particolare, l’accelerazione dei prezzi degli Alimentari lavorati fa salire di un punto la crescita dei prezzi del cosiddetto “carrello della spesa” che si porta a +6,0%.Secondo le stime preliminari, nel mese di aprile 2022 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,2% su base mensile e del 6,2% su base annua (da +6,5% del mese precedente).

  • Il rallentamento dell’inflazione su base tendenziale si deve prevalentemente ai prezzi dei Beni energetici (la cui crescita passa da +50,9% di marzo a +42,4%) ed è imputabile sia ai prezzi degli Energetici regolamentati (da +94,6% a +71,4%) sia a quelli degli Energetici non regolamentati (da +36,4% a +31,7%). Decelerano anche i prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +3,3% a +2,4%). Accelerano invece i prezzi dei Beni alimentari lavorati (da +3,9% a +5,4%), quelli dei Beni durevoli (da +1,6% a +2,2%), dei Beni non durevoli (da +1,3% a +2,1%) e i prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +1,0% a +5,1%).
  • Pertanto, l’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +1,9% a +2,5% e quella al netto dei soli beni energetici da +2,5% a +2,9%.
  • Su base annua rallentano i prezzi dei beni (da +9,8% a +9,2%), mentre accelerano quelli dei servizi (da +1,8% a +2,1%); si riduce quindi il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -8,0 punti percentuali di marzo a -7,1).
  • I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona accelerano (da +5,0% a +6,0%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto rallentano (da +6,5% a +5,9%).
  • L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto, per lo più, ai prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+2,8%), degli Alimentari lavorati (+2,0%) e degli Alimentari non lavorati (+0,8%), la cui crescita è in buona parte compensata dal calo dei prezzi degli Energetici regolamentanti (-8,8%) e non regolamentati (-2,5%).
  • L’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +5,3% per l’indice generale e a +2,1% per la componente di fondo.
  • Secondo le stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra un aumento su base mensile dello 0,6% e del 6,6% su base annua (da +6,8% nel mese precedente). L’aumento congiunturale dell’IPCA, più marcato rispetto a quello del NIC, è spiegato dalla fine dei saldi stagionali prolungatisi in parte anche a marzo e di cui il NIC non tiene conto; i prezzi di Abbigliamento e calzature registrano infatti un aumento congiunturale pari a +5,4%.



Inflazione, Coldiretti, volano prezzi frutta + 8,1% e verdura +17,8%

Crescono i prezzi al dettaglio dei prodotti alimentari nel carrello con aumenti che arrivano al 8,1% per la frutta fino all’17,8% per le verdure ma nei campi e nelle stalle è crisi profonda con più di 1 azienda agricola su 10 (11%) che è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti sulla base dei dati Istat a marzo che evidenziano un’accelerazione dei prezzi dei beni alimentari al consumo del +5,5% con l’inflazione che sale al +6,7%, che non si registrava da luglio 1991.

 

Il caro energia – sottolinea la Coldiretti – investe consumatori e agricoltori che sono colpiti direttamente dall’aumento delle bollette ma anche indirettamente per l’impatto sui costi di produzione.

 

Uno tsunami che si è abbattuto a valanga sulle aziende agricole con rincari per gli acquisti di concimi, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari che stanno mettendo in crisi i bilanci delle aziende agricole. Nelle campagne – continua la Coldiretti – si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio con incrementi dei costi correnti di oltre 15.700 euro in media ma con punte oltre 47mila euro per le stalle da latte e picchi fino a 99mila euro per gli allevamenti di polli, secondo lo studio del Crea.

 

Ad essere più penalizzati con i maggiori incrementi percentuali dei costi correnti – continua la Coldiretti – sono proprio le coltivazioni di cereali, dal grano al mais, che servono al Paese a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato. In difficoltà serre e vivai per la produzione di piante, fiori, ma anche verdura e ortaggi seguiti dalle stalle da latte.

 

Bisogna intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “ occorre lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni”.




Inflazione, dopo aver toccato i livelli del 1995 secondo Ocse salirà almeno di altri 2 punti. Il rapporto

L’inflazione cresce – secondo i dati Istat di ieri – per l’ottavo mese consecutivo raggiungendo la stessa quota che si toccò nell’anno ‘nero’ del 1995, +5,7%. Ora l’Ocse stima che potrebbe crescere di almeno altri 2 punti percentuali. Secondo l’ultimo rapporto Ocse “Economic and Social Impacts and Policy Implications of the War in Ukraine” infatti, (che AGRICOLAE pubblica a pie di pagina) la crescita economica globale sarà più di 1 punto percentuale più bassa quest’anno a causa del conflitto tra Ucraina e Russia.

PREZZI DELLE MATERIE PRIME IN AUMENTO

Secondo l’Organizzazione economica, a risentirne saranno innanzitutto i prezzi delle materie prime che già sono aumentati bruscamente. “La Russia e l’Ucraina insieme rappresentano circa un terzo delle esportazioni globali di grano e sono importanti produttori di fertilizzanti e metalli utilizzati nell’industria come il nichel e il palladio. Le interruzioni del grano, del mais e dei fertilizzanti rischiano di aumentare la fame e l’insicurezza alimentare in tutto il mondo. L’impennata dei prezzi dei metalli potrebbe influenzare una vasta gamma di industrie come quella degli aerei, delle auto e dei chip”, spiega l’Ocse.

L’IMPATTO ENERGETICO

Ancora più duro l’impatto energetico: “Con la Russia che fornisce circa il 16% del gas naturale del mondo e l’11% del petrolio, i prezzi dell’energia sono saliti in modo allarmante. L’Europa in particolare è fortemente dipendente dal gas e dal petrolio russo. I prezzi spot del gas in Europa sono ora più di 10 volte più alti di un anno fa, mentre il costo del petrolio è quasi raddoppiato nello stesso periodo. Lo shock dei prezzi danneggerà le famiglie e interromperà la produzione di beni e servizi in tutto il mondo”.

IL SEGRETARIO GENERALE CORMAN: CI VORRANNO ALCUNI ANNI PER COMPENSARE COMPLETAMENTE QUESTA DIPENDENZA E COSTRUIRE LA SICUREZZA ENERGETICA IN EUROPA

Parlando oggi alla presentazione della valutazione, il segretario generale dell’OCSE Mathias Cormann ha affermato che “la compressione dell’offerta di materie prime che deriva da questa guerra, sta esacerbando le interruzioni della catena di approvvigionamento causate dalla pandemia, che probabilmente peserà sui consumatori e sulle imprese per qualche tempo a venire. In termini di risposta politica e di mercato, dobbiamo rimanere freddi. Abbiamo bisogno sia di un’azione ragionevole a breve termine che di un’azione ragionevole a lungo termine – ha aggiunto -. L’Ue dipende pesantemente dalla Russia per il suo approvvigionamento energetico. Il 27% delle importazioni di petrolio greggio dell’UE, il 41% delle sue importazioni di gas naturale e il 47% delle importazioni di combustibile solido provengono dalla Russia. Ci vorranno alcuni anni per compensare completamente questa dipendenza e costruire la sicurezza energetica in Europa, ma l’azione dovrebbe iniziare ora”.

Secondo Cormann “in queste circostanze estreme che il mercato europeo dell’energia si trova ad affrontare, incoraggerei fortemente un riesame a mente aperta delle attuali impostazioni politiche, compresa una rivalutazione della struttura e del design del mercato più appropriato – per garantire la sicurezza energetica e l’accessibilità economica, pur rimanendo in linea con gli obiettivi climatici”.

LE PAROLE DEL CAPO ECONOMISTA BOONE

Sulla stessa linea il capo economista dell’OCSE e vice segretario generale Laurence Boone: “Proprio quando l’economia mondiale sembrava emergere da due anni di crisi COVID-19, in Europa è scoppiata una guerra brutale e devastante. Non sappiamo ancora come si svolgerà, ma sappiamo che questo farà male alla ripresa globale e spingerà l’inflazione ancora più in alto. Questa guerra ha messo in moto forze di de-globalizzazione che potrebbero avere effetti profondi e imprevedibili. Le politiche dei governi hanno un ruolo cruciale da giocare nel ristabilire alcune delle certezze e della sicurezza che abbiamo perso”.

ASIA-PACIFICO E AMERICA MENO COLPITE

L’Ocse ha ammesso che le economie avanzate della regione Asia-Pacifico e le Americhe hanno legami commerciali e di investimento con la Russia più deboli rispetto all’Europa, e alcune sono importanti produttori di materie prime, ma la crescita sarà ancora colpita da una domanda globale più debole e dall’impatto dei prezzi più alti sui redditi e le spese delle famiglie.

Nelle economie dei mercati emergenti sono previsti cali più marcati per quelli che sono grandi importatori di materie prime. Ci si aspetta che i prezzi più alti di cibo ed energia spingano l’inflazione più in alto che nelle economie avanzate. La minaccia di carenza di cereali, in particolare, sottolinea la necessità di assicurare che il commercio continui a fluire.

POLITICA MONETARIA VA CONCENTRATA SU INFLAZIONE E MERCATI FINANZIARI

Per l’Organizzazione economica “di fronte a un tale shock dell’offerta, la politica monetaria dovrebbe rimanere concentrata nel garantire aspettative d’inflazione ben ancorate e intervenire se necessario, assicurando il buon funzionamento dei mercati finanziari. Le priorità immediate di spesa per i governi includono i costi del sostegno ai rifugiati in Europa, mentre misure fiscali temporanee, tempestive e ben mirate sono necessarie per attutire l’impatto immediato della crisi su consumatori e imprese”.

BENE MISURE PER MITIGARE IMPATTO PREZZI ENERGIA PURCHE’ TEMPORANEE

L’Ocse ha sottolineato anche che “i trasferimenti temporanei di denaro mirati ai consumatori vulnerabili possono essere un modo efficiente di mitigare l’impatto degli aumenti dei prezzi dell’energia. Altre misure sono o meno ben mirate a coloro che hanno veramente bisogno di sostegno o creano distorsioni controproducenti. Andando oltre l’emergenza immediata, queste misure dovrebbero essere riviste”.

La valutazione dell’Ocse stima che misure fiscali governative ben mirate di circa 0,5 punti percentuali del PIL potrebbero sostanzialmente mitigare l’impatto economico della crisi senza aumentare sostanzialmente l’inflazione. Inoltre, la guerra ha fatto emergere l’importanza “di ridurre al minimo la dipendenza dalla Russia per le importazioni chiave, diversificando le fonti di energia e accelerando la transizione dai combustibili fossili investendo di più nelle energie rinnovabili”, ha concluso il report Ocse.

IL RAPPORTO OCSE

Prezzi al consumo definitivi, Istat: inflazione accelera e tocca +5,7% come nel 1995

Ocse: guerra mina ripresa, shock prezzi energia danneggerà famiglie e imprese in tutto il mondo