Troppi oliveti abbandonati in Italia: un progetto di Italia Olivicola per aumentare la capacità produttiva

“La sottoutilizzazione e l’abbandono degli impianti olivicoli italiani sono una vera e propria emergenza alla quale è necessario porre rimedio, non solo per aumentare la capacità produttiva nazionale e perseguire la finalità della sovranità alimentare, ma anche per consentire alla millenaria coltura dell’olivo di esplicare le diverse funzioni ambientali, territoriali, paesaggistiche, economiche e sociali”.

Con queste parole Gennaro Sicolo presidente di Italia Olivicola commenta i risultati di un’analisi eseguita dalla propria organizzazione che ha studiato il fenomeno dell’abbandono degli oliveti e della gestione con pratiche colturali minime e tali da non sfruttare appieno le potenzialità della coltura.

Secondo i dati stimati da Italia Olivicola, ci sono oggi in Italia almeno 200.000 ettari di oliveti in stato di totale abbandono ed oltre 300.000 gestiti con pratiche di puro mantenimento e tali da assicurare produzioni molto basse, con accentuata variabilità da un anno all’altro e con una scarsa resilienza nei confronti dei fenomeni avversi come gli eventi climatici e le fitopatie.

La ricognizione di Italia Olivicola ha individuato 4 macro categorie di impianti:
1. gli oliveti completamente abbandonati e ormai classificati come bosco, ai sensi del testo unico per le filiere forestali (art. 3, commi 3 e 4 del decreto legislativo 34/2018);
2. gli oliveti in stato di abbandono e in transizione verso il bosco;
3. gli oliveti in coltivazione, con metodi produttivi più o meno efficaci, completi e continuativi,
ma non rientranti nei fascicoli aziendali della PAC;
4. gli oliveti in coltivazione, inseriti nei fascicoli aziendali della PAC, utilizzati dal conduttore
per l’accesso ad una o più delle diverse forme di sostegno pubblico.

“È arrivato il momento, ha affermato Gennaro Sicolo, di porre un freno a questa deriva. Per tale ragione, Italia Olivicola ha scritto agli assessori all’agricoltura delle Regioni e delle Province autonome italiane chiedendo di attivare dei tavoli di lavoro mirati, per trovare una soluzione strutturale, mettendo insieme i diversi strumenti di politica agraria previsti nell’ambito della PAC e negli interventi regionali e nazionali. Il fenomeno dell’abbandono olivicolo, ha concluso Sicolo, va affrontato con progetti su scala territoriale, utilizzando anche il sistema delle piccole e medie organizzazioni di produttori che in questo modo potrebbero trovare un’occasione propizia per il rilancio e il consolidamento del loro ruolo all’interno della filiera”.




Olio, Italia olivicola: settore strategico, bene La Pietra su tavolo al Masaf

“L’istituzione di un tavolo con tutti gli attori della filiera annunciata da La Pietra è un’ottima notizia. L’olivicoltura è settore strategico per l’Italia e deve tornare al centro dell’agenda di governo”. È il commento di Gennaro Sicolo, Presidente di Italia Olivicola, alla notizia sulla volontà da parte del sottosegretario Patrizio La Pietra di convocare presto un tavolo per il settore olivicolo.

“La crisi energetica e il conflitto russo ucraino hanno aperto nuovi scenari che hanno bisogno di reazioni urgenti: il tavolo è l’occasione per parlare delle necessità delle imprese, del grande tema della sostenibilità e della carenza idrica, degli annosi problemi ancora irrisolti come la Xylella e i rapporti tra la produzione e la GDO. Ma è l’occasione anche di riflettere sulle opportunità e sugli strumenti come l’OCM e la PAC oppure sciogliere definitivamente il nodo sull’Interprofessione”.

“Non dimentichiamo che l’obiettivo è quello di aumentare la produzione Italiana e occorre calibrare il Piano Nazionale Olivicolo su questa ambizione. Noi – conclude Sicolo – siamo pronti a trasferire le conoscenze per una fotografia fedele del comparto e dare un contributo per definire strumenti e norme per ammodernare il settore”.

Olio, La Pietra: presto un tavolo con tutti i soggetti del settore per creare un Piano nazionale olivicolo




Olio: Italia Olivicola incontra nuovi partner in Tunisia per l’olivicoltura del futuro

Inizio di settimana in Nord Africa per il gruppo di Italia Olivicola: il presidente Gennaro Sicolo e il coordinamento, con in testa Giuliano Martino, hanno fatto tappa in Tunisia e hanno incontrato la società CHO, organizzazione che gestisce oltre 50.000 tonnellate di olio sotto la guida del CEO Abdelaziz Makhloufi. Durante l’incontro le parti hanno posto le basi per una collaborazione finalizzata all’individuazione delle strategie per valorizzare l’olivicoltura di qualità del bacino Mediterraneo.

Un tour attraverso il quale Italia Olivicola ha la possibilità di aprire nuove interlocuzioni, alimentare la rete di relazioni internazionali e ragionare sulle nuove prospettive del comparto, condividendo le ambizioni del mondo produttivo, intercettando i trend dei mercati, portando a valore comune i progetti a forte carica innovativa che contribuiscono a migliorare la qualità dei prodotti, dare protagonismo ai territori, incrementare la redditività degli olivicoltori e parlare di sostenibilità a 360 gradi.




Sicolo (Italia Olivicola): Panel test fondamentale ma ostacolato da industria. Grande distribuzione affossa economia con pratiche sleali. Ora tavolo filiera olio e commissione inchiesta su xylella

“I nuovi provvedimenti varati da Mipaaf e parlamento danno luci e ombre a questo settore. Il Pnrr pone interventi importanti per l’ammodernamento della fase industriale con ben 100 mln euro per rinnovare gli impianti di trasformazione entro il 2026. Un altro importante provvedimento che è stato varato dal governo riguarda il fondo di 30 mln per lo sviluppo delle filiere. Siamo sulla strada giusta perché si sta ponendo attenzione a questo settore.”

Così Gennaro Sicolo, presidente di Italia Olivicola, in audizione in Comagri Senato in relazione all’affare assegnato n. 833 (Problematiche connesse alla realizzazione di un nuovo piano per l’olivicoltura).

“Sul piano strategico nazionale per la Pac 23-27.

Gli effetti non sono ancora chiari, a prima vista appaiono però contrastanti per l’olivicoltura professionale, mi auguro sui tre ecoschemi di recuperare quelli che sono i finanziamenti che le imprese perdono dall’aiuto diretto” prosegue.

Il panel test è l’unico strumento di garanzia dei produttori che fanno un prodotto di qualità e garantisce anche ai consumatori di comprare un olio di qualità. Mi rattrista allora che qualche rappresentate di organizzazioni invece di adeguare le aziende al miglioramento della qualità del prodotto mettono invece in discussione questo strumento, il panel test. Da parte nostra, da parte del mondo agricolo nazionale e da parte dei consumatori a livello mondiale noi ci teniamo a mantenere con forza il panel test. Anzi bisogna fare ricerca in modo appropriato perché molte truffe non vengono rilevate dal panel test. Mi riferisco agli olii deodorati e agli olii lavati, che purtroppo circolano sui mercati come olii miscelati extravergine. Questa truffa non viene però fuori dal panel test, bisogna allora investire in ricerca per rafforzare questo strumento e fare anche dei controlli a scaffale” sottolinea Sicolo.

La legge sulle pratiche sleali: dobbiamo coinvolgere nelle responsabilità anche la grande distribuzione. La grande distribuzione non ne può uscire indenne quando ci sono dei controlli, perché sono loro che propongono ai consumatori un olio che non corrisponde alla vera etichetta. Occorre allora coinvolgere anche la parte della grande distribuzione, tutta la filiera deve essere coinvolta e assumersi le proprie responsabilità, non solo i produttori o gli imbottigliatori.

Sappiamo benissimo che ci sono forti pressioni da parte dei commercianti e da una parte dell’industria nel mettere in discussione il panel test. Noi invece siamo per migliorarlo e rafforzarlo, rendendolo operativo. Già ora è operativo ma ci sono manovre a livello europeo, a livello di Coi (Consiglio internazionale degli olii) da parte di Spagna, Tunisia e tutti i paesi arabi che stanno cercando con l’industria e il commercio italiano di sminuire l’importante ruolo del panel test” dichiara il presidente di Italia Olivicola.

“Dobbiamo fare attenzione perché di mezzo c’è la salute dei consumatori e la crescita del settore olivicolo.

Sulle pratiche sleali non è possibile che la Grande distribuzione possa vendere sottocosto un prodotto che ha costi precisi e mi riferisco all’extravergine. La grande distribuzione fa promozioni e sottocosto con questo prodotto e ci crea grossi problemi. Abbiamo praticato all’ingrosso prezzi che praticavamo quindici anni fa, questo perché la grande distribuzione affossa tutta l’economia del settore olivicolo.

Chiedo pertanto la costituzione di un tavolo per chiamare alla responsabilità tutta la filiera, da qui nasce infatti il lavoro in nero, il caporalato. Ci vuole una responsabilità di tutta la filiera per permettere alle imprese di investire e costruire, è un settore dalle immense possibilità di reddito e occupazione.

Chiediamo poi un commissario con poteri speciali e una commissione d’inchiesta sul disastro ambientale, economico, sociale e paesaggistico avvenuto a causa della xylella. Devono venire fuori le responsabilità” conclude Sicolo.




Cia, il 23 novembre assemblea per modifiche statuto e poi al voto. Toscana ed E.Romagna in pole. Sicolo e Amore in Puglia e Campania

Si svolgerà il prossimo 23 novembre l’assemblea della Cia-Confederazione italiana agricoltori per mettere mano allo statuto e modificare alcune cose. Tra cui non rientra però un eventuale possibilità di un terzo mandato per la presidenza, oggi a Dino Scanavino

Dovrebbe essere prevista invece, la modifica per trasformare la carica del direttore nazionale, oggi Claudia Merlino, in direttore generale. Ruolo che ad oggi in Cia non esiste.

Si scaldano i motori per le candidature per chi sarà alla guida per i prossimi anni. In pole, da quanto apprende AGRICOLAE, la Toscana con Luca Brunelli e l’Emilia Romagna con Cristiano Fini.

Ma la partita si giocherà anche a livello regionale. Già si parla di Gennaro Sicolo per la Cia Puglia e di Raffaele Amore – nominato il 14 ottobre neo vicepresidente di Italia Olivicola – per la Campania. Con l’appoggio quest’ultimo di Scanavino e dell’attuale presidente di Cia Campania Alessandro Mastrocinque. Un accordo questo che potrebbe avere ripercussioni sul nome del prossimo presidente.




Olio: Italia Olivicola, “Con sottocosto, olivicoltori privati della dignità. Rivedere con urgenza la disciplina”

“Le vendite al dettaglio al di sotto dei costi di produzione rappresentano una pratica sleale non solo nei confronti dell’impresa olivicola, ma anche dei lavoratori, perché funzionano da incentivo ad abbassare le tutele economiche e i livelli di sicurezza per i lavoratori. Occorre interrompere la rincorsa al ribasso dei prezzi dei punti di vendita, quando è fatta a scapito della dignità, del giusto compenso e della sicurezza di chi opera in olivicoltura, nel ruolo di imprenditore agricolo e di lavoratore”. È quanto afferma Gennaro Sicolo, Presidente di Italia Olivicola, la più grande organizzazione nazionale di produttori.

Nei giorni scorsi il Ministro Stefano Patuanelli ha comunicato che il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera ad una prima versione del decreto legislativo di recepimento in Italia della direttiva UE sulle pratiche commerciali sleali. Il provvedimento deve essere approvato in tempi brevi, perché incombe a carico dell’Italia e di altri Paesi membri ritardatari (in tutto 12) l’avvio della procedura di infrazione da parte dei servizi della Commissione europea che contesta ritardi nel processo di attuazione a livello nazionale.

“Italia Olivicola auspica che il nuovo intervento legislativo – continua Sicolo – rappresenti la propizia occasione per favorire rapporti equi, trasparenti, rispettosi e lungimiranti all’interno della filiera olivicola, ponendo fine a indiscriminate campagne di vendita sottocosto da parte dei distributori, le quali sono distruttive per il settore e incompatibili con la strategia italiana di puntare sulla qualità, la sostenibilità, la valorizzazione del territorio attraverso la tracciabilità e l’origine.

Alla lunga, la pressione della distribuzione ad abbassare i prezzi di vendita al consumo per acquisire la fedeltà dei clienti e per battere la concorrenza si ritorce contro non solo l’anello debole della filiera (l’olivicoltore), ma anche contro gli stessi propugnatori di questa criticabile pratica”.

La legge delega con la quale il Parlamento ha affidato al Governo il compito di recepire le nuove disposizioni europee, fornendo i principi ed i criteri direttivi generali ai quali ispirarsi, va nella giusta direzione e può consentire di migliorare ed equilibrare il funzionamento del mercato dell’olio di oliva in Italia.

Ci sono tre passaggi degni di nota e nei confronti dei quali Italia Olivicola resta in fiduciosa attesa. Il primo è il principio in virtù del quale si considera come pratica commerciale sleale la vendita a prezzi palesemente al di sotto dei costi di produzione. “Contiamo – afferma il Presidente Sicolo – di non vedere più promozioni di olio extra vergine di oliva a prezzi sviliti di 1,9 euro per litro, come talvolta ci è capitato di notare in alcuni punti di vendita della grande distribuzione attiva in Italia”.

Il secondo indirizzo politico fornito dal Parlamento prevede di considerare quale parametro di controllo per la sussistenza della pratica sleale la fissazione da parte dell’acquirente di olio di extra vergine di oliva di un prezzo del 15% più basso del costo medio di produzione calcolato periodicamente da ISMEA.

Infine, il terzo passaggio verso il quale Italia Olivicola guarda con interesse è la richiesta di rivedere la disciplina nazionale in materia di vendite sottocosto che è vecchia di oltre venti anni e ignora il grande lavoro che è stato compiuto a livello di Unione europea dal 2009 in avanti, per migliorare il funzionamento della filiera alimentare  e stabilire regole e buone prassi alle quali tutti gli operatori economici dovrebbero attenersi, a partire da coloro che detengono il maggiore potere contrattuale.

Gli orientamenti e le strategie politiche dell’Unione europea spingono verso la transizione ecologica ed il miglioramento delle prestazioni ambientali da parte di imprese e consumatori.

Gli olivicoltori non si tirano indietro e sono pronti a fare la loro parte per perseguire gli obiettivi di sostenibilità, sanciti nella riforma della PAC per il post 2022, nel Green Deal Europeo e nel Farm to Fork.

“Appare evidente – ribadisce – come il nostro impegno esiga un cambiamento di comportamento anche da parte degli altri attori della filiera. Tutti insieme, olivicoltori, industria olearia e, distribuzione dobbiamo operare per raggiungere le tre dimensioni della sostenibilità e cioè quella ambientale, economica e sociale. Non è ragionevole, non è giusto e non è auspicabile che si scarichi tutto il peso della sfida della sostenibilità sull’agricoltura”.

Per ottenere risultati tangibili e duraturi è necessario partire da prezzi equi corrisposti a favore dei produttori di olive, in modo si possa ottenere un reddito adeguato e tale da assicurare il presidio del territorio, l’utilizzo di approcci agronomici razionali e il giusto compenso ai lavoratori (quelli famigliari ed i salariati).

Sotto tale specifico profilo, la riforma della PAC ha introdotto per la prima volta dopo 60 anni di storia il dispositivo della condizionalità sociale che mette in primo piano i diritti dei lavoratori ed il contrasto a pratiche illegali come il caporalato, le prestazioni in nero e l’insicurezza delle condizioni di lavoro.




Olivicoltura: Italia Olivicola, “Urgenti misure per aumentare apporto idrico e ridurre effetti dei cambiamenti climatici”.

Italia Olivicola, organizzazione che mette insieme gran parte dei produttori olivicoli nazionali, torna a ribadire l’urgente necessità di ricercare una soluzione immediata agli effetti negativi dovuti all’assenza prolungata di precipitazioni e al caldo torrido delle ultime settimane, soprattutto nelle regioni meridionali a forte vocazione olivicola come Puglia, Calabria e Sicilia che già soffrono il drammatico riacutizzarsi dei roghi estivi.
Il quadro incoraggiante del 2021, che inizialmente lasciava ben sperare per l’abbondante fioritura delle piante e la buona allegagione a conferma dell’ottimismo delle prime fasi, rischia ora di peggiorare a causa degli effetti della siccità che perdura ormai da quattro mesi, alla quale si sommano le alte temperature registrate in questi giorni.
“Se da un lato, questa contingenza climatica contribuisce a frenare la diffusione della temuta mosca dell’olivo, che predilige habitat più freschi e umidi, dall’altro – sostiene Gennaro Sicolo, Presidente di Italia Olivicola – rischia di compromettere le performance produttive della imminente campagna di raccolta, recando ulteriori preoccupazioni anche per quelle successive in relazione a quantità e qualità produttiva”.
L’ulivo è notoriamente una coltura in asciutto ma i cambiamenti climatici degli ultimi anni stanno pregiudicando la sua resistenza al clima arido. “Il caldo e il forte stress idrico a cui sono sottoposte le piante – continua Sicolo – sono fattori di rischio per lo sviluppo e la maturazione dei frutti non solo sulla imminente campagna ma potrebbero avere incidenza negativa anche su quelle successive”.
L’elevata componente di sostenibilità dell’ulivo giustificherebbe misure politiche di portata rilevante finalizzate a sostenere la competitività di un settore strategico per il made in Italy e perfettamente in linea con la mission green declarata dall’Ue nei principi ispiratori del Recovery Fund. “La richiesta costante di aumentare la competitività della filiera – sostiene Sicolo – non è coerente con l’indisponibilità di fatto di una dotazione adeguata di strumenti per raggiungere gli standard auspicati, come nel caso degli impianti irrigui”. La percentuale di oliveti irrigui in relazione alla superficie olivetata nazionale è infatti ancora lontana da un livello accettabile.
Occorre un intervento organico per offrire la possibilità di realizzare nuovi impianti di irrigazione in grado di agevolare il comparto produttivo “Alle condizioni attuali – conclude Sicolo, rivolgendo un appello al governo nazionale e alle regioni – le aziende agricole non sono messe nelle condizioni di ricevere adeguato sostegno alla creazione di impianti d’irrigazione. Possiamo superare questa impossibilità immaginando strumenti e dotazioni finanziarie ad hoc per l’apporto idrico negli oliveti. Italia Olivicola è disponibile a dare il proprio contributo”.



Direttiva antimafia, Tar bacchetta Agea e Mipaaf e riammette ItaliaOlivicola a tutti i finanziamenti

Il Tar annulla  con le sentenze 6951 e 6952 del 2021, i ricorsi impugnati dal ministero delle Politiche agricole e da Agea versus ItaliaOlivicola e la riammette a tutti i finanziamenti.

L’organizzazione infatti, nata dalla fusione di Cno e Unasco, era stata preventivamente sospesa dai finanziamenti in seguito all’applicazione dell’interdittiva antimafia che riguardava un singolo soggetto partecipato nel frattempo uscito dalla compagine.

Ora Italiaolivicola viene riammessa a tutti i finanziamenti relativi alle tre annualità per la misura Pon per il recupero del potenziale produttivo e competitivo per il settore oleario e ai programmi di sostegno al settore dell’olio d’oliva relativi al regolamento 1308/2013.

Non si esclude – da quanto apprende AGRICOLAE – un’eventuale valutazione dei danni subiti.

Per saperne di più:

Ocm vino, Consiglio di Stato bacchetta Agea su confini attività discrezionale (e lesiva) della Pa su applicazione direttiva antimafia




Gennaro Sicolo torna alla guida di Italia Olivicola

Gennaro Sicolo torna alla guida di Italia Olivicola.

L’imprenditore agricolo pugliese, che aveva condotto la società nata dalla fusione tra Cno e Unasco fino a dicembre 2019, è stato eletto dal consiglio di amministrazione, che ha provveduto anche alla nomina di Luigi Canino come vicepresidente.

Sicolo succede a Fabrizio Pini che ha guidato l’organizzazione dei produttori nei 18 mesi difficili caratterizzati dalla pandemia: “Ci attende un lavoro importante per il futuro del settore e per la ripartenza dell’olivicoltura nazionale, a partire dalla nuova Ocm olio e dal piano nazionale di ripresa e resilienza che dovranno vedere la produzione protagonista di una strategia organica di rilancio. Le sfide di questi mesi, da condividere e portare avanti in sinergia con le organizzazioni agricole di riferimento, saranno diverse e difficili: dovremo concentrarci sul rinnovamento degli impianti e sull’aumento della quantità di olio extravergine d’oliva di qualità necessario per poter competere sui mercati nazionali e internazionali”.

“Abbiamo il dovere di organizzare i produttori in vista della prossima campagna garantendo depositi adeguati e accordi commerciali in grado di riconoscere valore al lavoro straordinario degli agricoltori. Per questo motivo dovremo continuare a investire, così come fatto con i contratti di filiera finanziati dal Ministero delle Politiche Agricole, su strutture come Finoliva Global Service, che ogni giorno raccoglie e confeziona il prodotto dei nostri soci, valorizzandolo attraverso partnership con aziende nazionali e internazionali per far arrivare l’olio extravergine d’oliva italiano di qualità sulle tavole dei consumatori in quasi 50 Paesi del mondo. Continueremo a lavorare sulla tracciabilità del prodotto, anche attraverso l’ausilio delle nuove tecnologie, sulla qualità e soprattutto sulla sostenibilità delle produzioni per rilanciare l’olio extravergine d’oliva italiano”, conclude Sicolo.

Fabiano Spera




Inchiesta su falsi oli extravergini origine Ue, Italia olivicola: “danneggiata tutta la filiera della qualità”

La meritoria inchiesta del mensile “Il Salvagente” svela quello che sappiamo già da tempo: la stragrande maggioranza delle miscele di oli Ue ed extra Ue, oltre a svilire il prodotto e a sminuire il valore con prezzi stracciati, non sono nemmeno extravergini, come dichiarato in etichetta, e danneggiano tutta la filiera della qualità.

Con queste parole il Presidente di Italia Olivicola, Fabrizio Pini, commenta i risultati dell’approfondimento del noto mensile leader nella difesa dei consumatori.

Su 15 oli extravergine d’oliva di origine Ue ed extra Ue delle più importanti marche prelevati a scaffale e analizzati da tre laboratori accreditati, infatti, ben 7 prodotti non hanno passato il panel test e sono stati declassati a oli vergini.

“Il panel test, l’analisi organolettica degli oli, resta l’unico strumento in grado di tutelare chi produce e chi vende un olio extravergine d’oliva di qualità e continueremo a difenderlo strenuamente dagli attacchi di chi pensa di poter calpestare il lavoro di migliaia di persone in nome del business – spiega il Presidente Pini -. Inchieste coraggiose come questa del Salvagente inchiodano tutti i protagonisti della filiera alle proprie responsabilità soprattutto nei confronti dei consumatori”.

“L’appello che facciamo a tutti i cittadini è questo: acquistate un olio extravergine d’oliva 100% italiano, tracciato, controllato, anche Dop o Igp, per avere la certezza di un prodotto di qualità che fa bene al gusto e alla salute”, conclude Pini.




Governo, Italia olivicola: “subito guida forte e autorevole per l’agricoltura”

“L’assenza prolungata di un Ministro dell’Agricoltura rischia di mettere in seria difficoltà le nostre produzioni e il futuro di tanti settori, a partire dall’olivicoltura, per questo è necessario superare subito questa fase di incertezza e lavorare per l’agricoltura che ha mantenuto in piedi il Paese in questi mesi e che merita una guida forte e autorevole”.

Con queste parole il Presidente di Italia Olivicola, Fabrizio Pini, esprime la sua preoccupazione per il vuoto istituzionale creatosi al dicastero di via XX settembre negli ultimi giorni.

“Ci aspettano mesi importanti di ricostruzione e ripartenza, occorre mettere a punto la nuova Pac, definire la prossima Ocm olio e programmare un piano strategico olivicolo nazionale serio che da troppi anni manca in Italia – ha continuato Pini -. Mi auguro che la crisi di governo venga presto superata e si torni a parlare di progetti concreti per il futuro delle produzioni agricole italiane”.




XYLELLA, 4 MLN DI ALBERI MORTI E IMPRODUTTIVI, 50MILA ETTARI DESERTIFICATI, PERSO IL 10% DELL’OLIO ITALIANO. ITALIA OLIVICOLA: ECCO LO STUDIO

Un intervento straordinario di ristrutturazione e riconversione degli uliveti del Salento completamente distrutti dalla xylella.

È quanto chiede Italia Olivicola, la più importante organizzazione dell’olivicoltura italiana, che ha elaborato, per la prima volta da quando la fitopatia ha colpito la Puglia, delle stime confrontando i dati di Istat, Ismea, Sian e aziende agricole sul territorio.

L’IMPATTO DELLA XYLELLA NEL SALENTO IN CIFRE

Secondo le stime di Italia Olivicola, sono poco più di 4 milioni le piante che hanno perso totalmente la propria capacità produttiva ed entro un paio di anni il numero è destinato almeno a raddoppiare (l’area colpita dal batterio complessivamente raccoglie circa 22 milioni di piante).

Mediatamente, invece, ogni anno – confrontando i dati delle ultime tre campagne – sono state perse 29mila tonnellate di olio d’oliva, pari in media quasi al 10% della produzione olivicola italiana, per un totale di 390 milioni di euro complessivi di valore della mancata produzione.

Gli ettari di oliveti completamente distrutti, cioè ridotti a cimiteri di alberi completamente secchi, secondo i dati di Italia Olivicola, sono 50mila suddivisi tra Lecce (40mila ettari, pari quasi al 50% degli ettari complessivi della provincia, che dalla parte ionica ormai distrutta avanza inesorabile verso la zona adriatica), Brindisi (quasi 10mila ettari, pari al 15% complessivo dell’intera provincia) e Taranto (3,5mila pari al 10%).

INTERVENTO STRAORDINARIO DI RICONVERSIONE E RISTRUTTURAZIONE

Per far ripartire le aziende olivicole salentine, quindi, Italia Olivicola chiede un intervento straordinario di 500 milioni di euro per realizzare nuovi impianti olivicoli nei 50mila ettari completamente desertificati.

Il costo comprende 400 milioni per la realizzazione dei nuovi impianti (preparazione del terreno, piantine, messa a dimora, cure agronomiche, formazione ecc.), cui si aggiungono 100 milioni di euro da erogare a favore degli olivicoltori e dei frantoiani come contributo di mancato reddito per le prime 4 annualità successive alla piantumazione.

Per tale conteggio si è considerato un contributo annuo per ettaro di 500 euro.

CONCLUSIONI

“Siamo davanti ad una catastrofe senza precedenti che deve essere affrontata in sinergia tra Unione Europea, Governo e Regione senza perdere più tempo – ha sottolineato Gennaro Sicolo, Presidente di Italia Olivicola -. Ogni minuto perso regala al batterio la possibilità di avanzare e distruggere completamente la nostra olivicoltura”.

“Occorre snellire le procedure ed eliminare qualsiasi vincolo paesaggistico ed architettonico per gli agricoltori che vogliono espiantare scheletri di ulivo e reimpiantare per poter riprendere la produzione – ha rimarcato Sicolo -. La burocrazia deve essere alleata degli agricoltori e non del batterio, lo Stato deve sostenere queste operazioni i cui costi non possono ricadere sulle vittime di questo disastro”.

“Se non verrà attuato un piano di interventi serio ed efficace, purtroppo, a partire soprattutto dall’area definita infetta, entro pochi anni la produzione di olio di oliva in Salento prima, e nel resto della Puglia poi, è destinata ad azzerarsi e a scomparire completamente, con conseguenze nefaste per migliaia di famiglie”, ha concluso Sicolo.

Qui di seguito AGRICOLAE pubblica lo studio integrale:

Studio piano xylella




XYLELLA, LA STORIA DELL’ALBERO CEDUTO AL SENATORE DEL M5S NEGAZIONISTA PER EVITARE L’ERADICAZIONE. SICOLO: “INTERVENGA DI MAIO”

“La storia raccontata oggi su diverse testate giornalistiche dell’albero infetto da xylella ceduto in comodato gratuito, per evitare l’eradicazione, al Senatore del Movimento 5 Stelle, Lello Ciampolillo, esponente di spicco nella “casta” di quel fitto sottobosco di santoni e negazionisti, evidenzia le enormi responsabilità di questo sistema creato negli anni e alimentato da continue fake news che ha consentito l’avanzata indisturbata del batterio e la conseguente distruzione del patrimonio olivicolo pugliese”.

 

È durissimo il commento del Presidente di Italia Olivicola, Gennaro Sicolo, alla notizia diffusa questa mattina da diverse testate giornalistiche circa un albero infetto che la Regione Puglia non riesce ad abbattere nell’agro di Cisternino.
Una storia che va avanti da quando, a luglio 2017, a seguito dei monitoraggi, vengono ritrovate nella stessa zona 19 piante malate per le quali scattano le misure previste per il contrasto al batterio.
Secondo quanto riportato dai quotidiani oggi, l’agricoltore proprietario di quella pianta riesce a far slittare l’operazione fino a quando, lo scorso 22 ottobre, comunica agli ispettori fitosanitari di aver ceduto in comodato gratuito il suo suolo al senatore Ciampolillo.
Da quel momento, nonostante i tentativi della Regione Puglia, tramite Arif, di abbattere la pianta, sono arrivate le diffide a non entrare nel terreno da parte del “nuovo” proprietario del campo.

 

“Questa storia paradossale è lo specchio fedele delle difficoltà riscontrate nel far rispettare le direttive previste per il contrasto al batterio – ha sottolineato il Presidente Sicolo -. Sono stati proprio questi comportamenti a consentire alla xylella di avanzare fino alle porte di Bari”.

 

“Abbiamo già denunciato alle Procure di Bari, Brindisi, Taranto e Lecce, lo scorso mese di maggio, il comportamento di questi irresponsabili ed invitiamo la Regione a procedere a livello penale anche contro questo individuo – ha continuato Sicolo -. Noi ci costituiremo parte civile anche contro di lui, che non è un intoccabile, augurandoci che la Magistratura faccia pagare di tasca propria a Ciampolillo e ai suoi amici tutti i danni creati a centinaia di migliaia di famiglie a causa del loro comportamento”.

“Invito il capo politico del Movimento 5 Stelle, il Ministro Luigi Di Maio, ad intervenire sulla questione prendendo le distanze dai comportamenti del suo Senatore, anche per non offuscare l’impegno di gran parte dei parlamentari del Movimento, a partire dal Presidente della Commissione Agricoltura alla Camera, Filippo Gallinella e dagli altri componenti della stessa commissione, che hanno capito il problema e che stanno lavorando col Ministro Centinaio per provare a risolverlo”, ha evidenziato il Presidente di Italia Olivicola.

 

“Non è più rinviabile, naturalmente, una legge speciale per consentire di entrare nelle proprietà private ed abbattere gli alberi infetti, avvisando solo successivamente il proprietario: è l’unico modo per portare avanti con efficacia la strategia di contrasto all’epidemia della xylella se non vogliamo la distruzione completa del nostro patrimonio olivicolo”, ha concluso Gennaro Sicolo.

 

 

 

 

 

 




PISCOPO (LEGACOOP) A ITALIA OLIVICOLA: SERVE INTERPROFESSIONE UNITARIA APERTA ANCHE ALLA GDO, COSI’ AVREMO FATTO BUON SERVIZIO AL SETTORE

FILIERA OLIVICOLA“Siamo dell’idea che un’interprofessione serva. Ne serve una, unitaria, aperta e che veda al proprio interno anche componenti della filiera che non riguardano propriamente la produzione olivicola. Mi riferisco alla GDO. Se sapremo far questo avremo fatto un buon servizio a questo settore”. Lo ha detto il direttore generale di Legacoop agroalimentare, Giuseppe Piscopo, nel corso della presentazione di Italia Olivicola oggi a Roma.

“Oggi  – ha continuato Piscopo – è stata presentata un’iniziativa, dal valore politico e sociale elevatissimo, che può e deve avere un risvolto economico di grande valore per tutto il settore. Si tratta di un settore complesso che ha bisogno di rilancio e che soffre da sempre, nonostante la presenza di strutture organizzate, di carenza di organizzazione della produzione e di approccio al mercato. Questo paradosso determina il fatto che c’è una difficoltà oggettiva nel remunerare i produttori rispetto ai costi di produzione: è la realtà da cui dobbiamo partire e di cui dobbiamo prendere atto per evitare perdite di prodotto ma anche l’abbandono degli oliveti. Leggo questa come un’iniziativa che vuole aggregare, organizzare e razionalizzare la produzione, con l’obiettivo di migliorare la remunerazione e  la valorizzazione dei prodotti degli olivicoltori. Se questa è la vostra missione, non solo noi ci riconosciamo, ma sicuramente ci avrete sempre al vostro fianco”.

“Ma – ha concluso Piscopo – un domani che saremo riusciti a creare un’organizzazione solida forte e robusta non ci sia qualcuno a cui venga in mente di andare a penalizzare le grandi imprese. Perché se questo fosse ci metterebbe molto in difficoltà. Perché dopo essere riusciti a vincere con fatica una battaglia in Europa su questo tema sarebbe curioso che la rimettessimo in discussione proprio in casa nostra. Noi lavoriamo su imprese solide in grado di affrontare i mercati, poi se queste imprese vengono penalizzate, questo ci mette in difficoltà. I numeri che mettete insieme vi attribuiscono un ruolo da primi attori protagonisti nel settore ma anche una grossa responsabilità. Per questo vi auguro un buon lavoro. L’auspicio è quello di proseguire la collaborazione con la nostra organizzazione, già in atto da anni, che ha portato a risultati ottimi”.




SCANAVINO (CIA): ITALIA OLIVICOLA SODALIZIO NON DI INTENTI MA DI PRODOTTO

bilanio 2017“Faccio gli auguri a questo nuovo sodalizio, che è un sodalizio non di intenti, ma di prodotto, fatto di olivicoltori, di strutture, di OP, di cisterne con l’olio italiano pronte per essere messe sul mercato. Questo è ciò che ci interessava vedere, in silenzio abbiamo collaborato perché questo accadesse”. Così Dino Scanavino, presidente della Cia-Agricoltori Italiani, intervenendo oggi alla presentazione di Italia Olivicola. “Le organizzazioni di rappresentanza – ha detto Scanavino – non hanno bisogno di riflettori, fanno un’azione di servizio e di assistenza tecnica alle operazioni economiche che riguardano la vita degli agricoltori e dell’economia agroalimentare nazionale. Noi cerchiamo di farlo quotidianamente, mettendoci a disposizione, prima ancora che diventando protagonisti. In questo caso lo abbiamo fatto davvero molto volentieri perché l’Italia Olivicola ha bisogno di unità e hanno bisogno di far acquisire consapevolezza ai nostri cittadini rispetto alla qualità dell’olio italiano e di convincerli nei fatti che bisogna spendere un po’ di più e consumare un po’ di meno. Ma bisogna comprare l’olio italiano, quello vero”.

“Non abbiamo bisogno di aumentare i consumi – ha continuato Scanavino – significherebbe aumentare i consumi di olio non italiano, perché ne produciamo meno della metà di quello che consumiamo.  Abbiamo invece bisogno di far conoscere il nostro olio. E queste giornate sono propedeutiche a raccogliere le forze e unirle affinché questo accada”. In merito al Fooi, il presidente della Cia- Agricoltori italiani ha sottolineato l’importanza di “avere raccolte all’interno dell’interprofessione, rispetto alla quale abbiamo lavorato molto, tutte le anime, non solo quelle produttive ma anche quelle che possono sostenere nel processo di comunicazione e di organizzazione di un sistema che ha le potenzialità per fare molto, molto di più di quello che fa”.

Noi – ha concluso Scanavino – vogliamo continuare ad essere al fianco degli olivicoltori, quelli associati alla nostra organizzazione e tutti quelli che aderiscono ad Italia Olivicola, perché l’olivicoltura nazionale è una potenza straordinaria dal punto di vista economico, sociale e da quello paesaggistico. Fa bello il nostro Paese e incrementa il turismo.  Deve, quindi in ogni parte delle sue possibilità, dare reddito e essere l’elemento che contraddistingue la nostra Italia, economicamente potente e fatta di tanta qualità, dei prodotti e delle persone”.