Interrogazione, Gadda Camera IV, su piani sviluppo per agricoltura, pesca e agroalimentare con risorse recovery fund

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-01794

presentato da

GADDA Maria Chiara

testo presentato

Martedì 6 ottobre 2020

modificato

Mercoledì 7 ottobre 2020, seduta n. 404

GADDA, SCOMA, MORETTO, MARCO DI MAIO, PAITA, FREGOLENT e D’ALESSANDRO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali . — Per sapere – premesso che:

con l’accordo raggiunto dal Vertice europeo del 21 luglio 2020 e le ingenti risorse che verranno stanziate si pongono le basi per il rilancio economico del Paese e il sostegno alle condizioni di fragilità che l’emergenza sanitaria ha acuito. In questo processo, il comparto agricolo, della pesca e della filiera agroalimentare rivestono un ruolo strategico dal punto di vista occupazionale, della coesione territoriale, della continuità degli approvvigionamenti e nel processo di transizione sostenibile e di innovazione digitale dell’intera economia;

il contributo che il Ministero delle politiche agricole può determinare ha la potenzialità per diventare un modello di sviluppo coerente con le indicazioni che l’Europa ha stabilito per l’utilizzo delle risorse del Recovery Fund, la nuova politica agricola comune, la strategia « farm to fork» e il « green new deal» europeo;

la sfida non più prorogabile riguarda la rigenerazione del sistema agricolo e alimentare attraverso il potenziamento delle politiche di filiera; il contrasto ai cambiamenti climatici e ai loro drammatici effetti, resi evidenti anche dagli ultimi accadimenti in Piemonte, Liguria e Lombardia; la strategia per le aree interne del Paese; il ricambio generazionale; l’innovazione tecnologica, di processo e nella ricerca; la tutela delle risorse non rinnovabili; gli investimenti in opere infrastrutturali materiali e immateriali;

il settore primario, per il suo pieno sviluppo, ha necessità di investimenti sul fronte dell’ammodernamento dei mezzi di produzione, sulle reti e piattaforme logistiche, sul sistema della qualità e della tracciabilità;

in questo quadro l’agricoltura ha quindi tutte le potenzialità per diventare volano di sviluppo economico, sociale e ambientale, con una strategia fortemente coerente con gli obiettivi posti a livello comunitario –:

quali iniziative intenda adottare prioritariamente e quali interventi di programmazione siano allo studio per utilizzare al meglio le risorse che, nel settore dell’agricoltura, della pesca e della filiera agroalimentare, verranno messe a disposizione con il Recovery Fund. (3-01794)




SUGAR TAX, QUELL’AUTOGOL MADE IN ITALY CHE APRE LA STRADA ALL’UE DEL NORD SU BOLLINI ROSSI E SEMAFORI

Sugar tax? Un precedente pericoloso che rischia di diventare una corsia preferenziale per ‘bollinare’ di rosso i prodotti Made in Italy che secondo i paesi Ue del Nord fanno male sulla base di parametri relativi alla percentuale di zucchero e/o grassi negli alimenti.

La Manovra che è stata trasmessa – con tanto di bollino del presidente della Repubblica – al Senato, conferma la tassa sullo zucchero.

In sostanza la misura – che non piace a Italiaviva di Renzi e a tutta la Destra all’opposizione – prevede una tassazione di euro 10,00 per ettolitro, per i prodotti finiti;
b) euro 0,25 per chilogrammo, per i prodotti predisposti ad essere utilizzati previa diluizione.
6. L’imposta di cui al comma 1 non si applica alle bevande edulcorate cedute direttamente dal fabbricante
nazionale per il consumo in altri Paesi dell’Unione europea ovvero destinate, dallo stesso soggetto, ad essere
esportate

Al di là del danno economico per il settore, come ha evidenziato il presidente di Federalimentare nel corso dell’Assemblea dell’Alleanza delle cooperative agroalimentari lo scorso 30 novembre, è il precedente che rappresenta a mettere a rischio il made in Italy.

Davanti a un’Europa che propone un’etichetta a semaforo che l’Italia ha sempre contrastato, se è proprio l’Italia ad adottare delle politiche ‘punitive’ nei confronti di alcuni alimenti, diventa poi difficile a Bruxelles difendere e tutelare quei prodotti made in Italy che secondo alcuni paesi fanno male alla salute. In base a parametri rigidi legati alle percentuali di zucchero o grassi.

Nutella e Panettone a rischio dato che la teoria dell’etichetta – basandosi proprio sulla percentuale di zuccheri e grassi degli alimenti – renderebbe un litro di latte “più pericoloso” per la salute di una Coca Cola.

Insomma, al di là dei possibili effetti collaterali economici dovuti alla tassazione, il vero danno rischia di essere molto maggiore. Un autogol storico per tutto il made in Italy agroalimentare davanti all’Europa del Nord.

Era già stato scritto:

ETICHETTA A SEMAFORO, TUTTI ‘CONTRO’. ECCO IL SONDAGGIO CHE RILEVO’ CHE ANCHE GLI INGLESI NON LA CAPISCONO

Le multinazionali si schierano a favore dell’Etichettatura a semaforo. Alcune delle principali multinazionali dell’agroalimentare – secondo il sito specializzato e di tutela dei consumatori Gift (Greatitalianfoodtrade) – avrebbero intenzione di dichiarare il loro appoggio ai ‘semafori’ in etichetta, al prossimo incontro della Piattaforma Ue per la dieta, l’attività fisica e la salute, domani 9 marzo.

Una posizione netta quella dell’Italia che si accingerebbe a scrivere nelle prossime ore alla Commissione Ue di intervenire per impedire la diffusione di un elemento così distorsivo del mercato. Anche perché, ”non è accettabile che prodotti di qualità Dop e Igp possano essere marchiati con semaforo rosso, così come succede con altri alimenti che fanno parte della dieta mediterranea, come il pesce e l’olio d’oliva, mentre bibite gassate senza zucchero ottengono il semaforo verde”.

Il sondaggio realizzato da You Gov per il Chartered Institute of Marketing rileva che la maggior parte degli inglesi dice che ha capito benissimo come funziona l’etichetta a semaforo ma poi alle domande risponde male: il 76% dice di aver capito il sistema a semaforo “somewhat well”, cioè più o meno bene, oppure “very well”. Solo che il 67% è convinto che i prodotti che hanno tre bollini rossi vanno evitati totalmente, quando non esiste alcuna indicazione che sostenga questa tesi. Il 37% sostiene che può essere consumato un solo prodotto al giorno che abbia un bollino rosso. E soprattutto oltre il 50% afferma che se si mangiano solo prodotti con bollini verdi si ha una buona dieta. Quindi se si mangiano solo pop corn e cola light in teoria si avrebbe una buona dieta. Secondo un sondaggio di The Cooperative Group, uno dei maggiori rivenditori alimentari – condotto tra i propri consumatori – il 30% dei maschi e il 40% delle femmine tendono a non comprare i prodotti che hanno bollini rossi.

Clare Cheney, direttore generale della Provision Trade Federation, aveva detto che questo sistema “porterà i consumatori a evitare del tutto prodotti come formaggio, latte, salsicce e bacon, che invece, secondo la stessa sanità inglese, fanno parte di una dieta bilanciata. Questo non è un modo di ottenere una dieta salutare”. E aggiunge che l’idea di educare i consumatori attraverso le etichette è “inutile”.

D’altronde anche i nutrizionisti più autorevoli affermano che non esistono alimenti buoni o cattivi ma solo diete buone o cattive, stili di vita buoni o cattivi. In sostanza, criminalizzare un singolo ingrediente è errato. Tutto sta nella quantità. I tre principi fondamentali del benessere, secondo la maggioranza dei nutrizionisti, sono: mangiare di tutto; mangiare moderatamente; fare una certa quantità, benché moderata, di attività fisica.

Un sistema che rischia di danneggiare fortemente il made in Italy ma anche molti altri esportatori mediterranei.

CARRL’Italia aveva da tempo fatto la richiesta di apertura della procedura a dicembre e gli inglesi hanno risposto a febbraio nell’ambito del Consiglio competitività. Nelle conclusioni di quel consiglio (20 febbraio) appare che: “su iniziativa italiana, le delegazioni hanno affrontato il tema dell’etichettatura a semaforo inglese, GDA Hybrid Scheme, e le sue implicazioni sulla circolazione dei beni nel mercato interno e sulla corretta informazione ai consumatori. La CE ha ricordato che lo schema inglese è di natura volontaria e che esaminerà le richieste avanzate dell’Italia per verificare il rispetto dei principi del mercato interno. Il Regno Unito ha infine ribadito anch’esso la volontarietà del provvedimento e ha garantito il monitoraggio dell’applicazione dello stesso, per evitare eventuali distorsioni del mercato”. La “volontarietà” del sistema oltretutto sembra essere solo teorica, dato che i grandi rivenditori aderiscono e sembrebbe minaccino di rifiutare la vendita dei prodotti senza i bollini. Una politica questa che porterebbe all’eliminazione di molti prodotti di qualità stranieri e che lascerebbe spazio sugli scaffali per i label degli stessi rivenditori.

La Commissione europea aveva intanto avviato una procedura “pilota” per una prima verifica della compatibilità del sistema a semafori con il diritto comunitario. Secondo indiscrezioni raccolte da AGRICOLAE, all’interno della Commissione sembrava già esserci consenso sul fatto che la misura di bollini manchi di proporzionalità. Nel senso che occorre organizzare un sistema che non sia così fortemente discriminatorio nei confronti del made in Italy e degli altri prodotti stranieri perché così viola le norme sulla libera concorrenza tra partner comunitari.

L’Italia si era appellata all’art. 35 del regolamento UE 1169/2011, il quale prevede che ogni sistema di etichettatura addizionale debba essere obiettivo, non discriminatorio e non debba creare ostacoli alla libera circolazione dei prodotti. Ed è pertanto seriamente preoccupata che la raccomandazione britannica possa ostacolare la libera circolazione dei prodotti alimentari nel mercato europeo. Per quanto riguarda la salute dei consumatori, l’Italia sostiene che ogni forma di espressione addizionale sul contenuto nutrizionale di ogni alimento debba essere basata su ricerche valide e scientificamente fondate, non deve confondere il consumatore ma garantirgli una migliore comprensione dell’importanza di ogni alimento nell’ambito di una dieta sana e bilanciata. L’attribuzione dei colori ai singoli nutrienti (zucchero, grassi e sale) è calcolata infatti sulla base del loro contenuto su 100g di prodotto, indipendentemente dalle quantità effettivamente consumate.

Già l’informativa che il governo Letta aveva presentato agli altri stati membri al Consiglio Ue del 19 dicembre sosteneva che il sistema a semaforo è “incompatibile con il requisito previsto dal regolamento europeo, secondo il quale ogni forma di etichettatura addizionale deve essere ‘obiettiva e non discriminatoria’. Questo rischia di confondere ulteriormente il consumatore e raccomandare scelte alimentari errate, inducendo un falso senso di sicurezza circa la possibilità di consumare illimitatamente i prodotti alimentari con ‘semaforo verde’”.

Sempre nella stessa informativa si legge che “molti prodotti tradizionali recanti marchi di qualità riconosciuti dall’Europa (DOP, IGP, STG) come i formaggi, il prosciutto, il miele, le marmellate, le composte di frutta, verrebbero tutti etichettati con il ‘semaforo rosso’.

“Così, mentre i prodotti recanti marchi di qualità sono tenuti per legge a mantenere determinati tenori di nutrienti a tutela della tradizione e dei consumatori, altri prodotti, liberi da vincoli normativi, potrebbero più facilmente riformulare la propria composizione, modificando i contenuti di grassi, zuccheri e sale per ottenere il ‘semaforo verde’. Questo sistema a ‘semaforo’ sarebbe dunque in contrasto con le Politiche europee di qualità in quanto mentre da una parte i prodotti DOP, IGP e STG sono riconosciuti come prodotti di qualità a livello europeo, dall’altra questi stessi prodotti, a causa del ‘semaforo rosso’, verrebbero identificati come ‘dannosi’ e di conseguenza rifiutati dal consumatore”.

Il governo italiano aveva quindi chiesto all’Ue di verificare, ai sensi degli articoli 34 e 36 del Trattato dell’Unione europea (cioè quelli che regolano la libera concorrenza tra partner comunitari).

SEMAFOROGli impatti sulla libera circolazione dei prodotti alimentari sul mercato interno europeo; e l’effetto fuorviante dell’etichettatura semaforica che non aiuta i consumatori a comprendere l’apporto di ogni singolo alimento o bevanda nell’ambito di una dieta sana e bilanciata. Il sistema fornisce infatti un giudizio semplicistico sui cibi che rischia di creare una lista di alimenti “buoni” e “cattivi” in contrasto con il principio di una scelta libera e consapevole da parte del consumatore; Inoltre si chiede di verificare le ripercussioni sui prodotti alimentari tradizionali recanti marchi di qualità DOP, IGP e STG riconosciuti dall’Unione europea.

La Germania dal canto suo – a quanto apprende AGRICOLAE da fonti europee – a febbraio aveva detto ai paesi contrari all’etichetta al semaforo di non drammatizzare e di aspettare il rapporto della Commissione del 2017. Ma aspettare tre anni per il made in Italy avrebbe potuto essere devastante con gravi ripercussioni sull’export, leva trainante dell’economia nazionale agricola ed agroalimentare.

AGROALIMENTARE, M5S: GRAZIE A NOSTRO IMPEGNO VITTORIA SULLE ETICHETTE A SEMAFORO

Nessun bollino nero o etichetta penalizzante sui prodotti agroalimentari italiani, questa è una vittoria per il nostro Paese e per la tutela del made in Italy. Grazie anche agli sforzi dell’Italia, l’Assemblea Generale ha adottato una risoluzione che non contempla l’adozione di etichette e tassazioni sui cibi considerati non salutari, a differenza della risoluzione precedente presentata da 7 Paesi che invece metteva a forte rischio le nostre eccellenze come parmigiano e olio di oliva”. Così in una nota Filippo Gallinella, deputato del MoVimento 5 Stelle e presidente della commissione Agricoltura alla Camera.

“Noi preferiamo la qualità e la corretta alimentazione, che sono l’emblema della nostra dieta Mediterranea e continueremo a difendere le eccellenze agroalimentari del nostro Paese e le imprese che le producono”. Conclude Gallinella

ONU, CENTINAIO: GRAZIE A LAVORO DIPLOMATICO RISOLUZIONE CONTRO ETICHETTE A SEMAFORO. SEGNALI SONO POSITIVI. LA VIDEO INTERVISTA

“Abbiamo messo in campo all’Onu tutte le nostre eccellenze diplomatiche e per questo ringrazio il ministro Moavero, perché è stato molto sensibile alle nostre richieste”, così ad AGRICOLAE il ministro Gianmarco Centinaio in merito all’assemblea generale dell’Onu di oggi, durante la quale sarà votata una risoluzione sulle ‘etichette a semaforo’.

“Nelle prossime ore speriamo di poter avere buone risposte ed i segnali che abbiamo ricevuto dall’Onu sono abbastanza positivi. Abbiamo chiesto a tanti stati di appoggiare la nostra proposta, perché riteniamo che paragonare una fetta di prosciutto crudo, un pezzo di grana o l’olio extravergine ad una sigaretta sia una proposta da folli e di conseguenza crediamo che anche gli altri stati possano condividere la nostra opinione.”

ETICHETTA, MARTINA: CONTRARI A SEMAFORO SUGLI ALIMENTI, PENALIZZA ECCELLENZE ITALIANE

“Siamo fermamente contrari all’etichetta a semaforo che fornisce informazioni fuorivianti al consumatore e penalizza prodotti di qualità riconosciuta anche dall’Europa. Siamo al fianco dell’intera filiera agroalimentare italiana in questa battaglia.

Ci siamo opposti al sistema dei ‘traffic lights’ inglesi così come al nutriscore francese, perché non sono trasparenti. L’Italia è in prima linea per garantire ai consumatori il diritto di conoscere caratteristiche e origine delle materie prime degli alimenti e crediamo che l’Europa debba fare passi in avanti su questo. Al contrario con i sistemi a semaforo prodotti eccellenti e tutelati dalla Ue come le dop e igp, dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano, dal Prosciutto di Parma all’olio Toscano vengono contrassegnati col bollino rosso, mentre bibite gassate senza zucchero hanno disco verde. Il nostro modello alimentare è un altro e su questo non siamo disposti a nessun passo indietro.”

Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina.

ETICHETTA A SEMAFORO, DE CASTRO: STOP CONDIZIONAMENTO CONSUMATORI UE

E’ stata da sempre una nostra battaglia a favore di produttori e consumatori. Ora, dopo la rinuncia dei colossi del food all’etichetta nutrizionale a ‘semaforo’, ci auguriamo che gli schemi volontari adottati in alcuni Stati membri possano essere riconsiderati, sulla base di elementi oggettivi e non condizionanti’’.

E’ il commento di Paolo De Castro, primo vicepresidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo. “Sono soddisfatto – ha proseguito De Castro- che le multinazionali dall’agroalimentare interessate, si siano rese conto che una semplificazione eccessiva dell’informazione nutrizionale di un alimento, sulla base di un’etichetta a colori, rischia di condizionare le scelte  dei consumatori europei senza fornire invece le informazione necessaria ad un acquisto consapevole. Del resto, come spiegare che su un olio d’oliva extra vergine venga posto un bollino rosso,  perché considerato un prodotto non salutare, e su bibita gasata light no?’’.

”Si tratta – ha concluso l’eurodeputato del PD – del primo segnale positivo della recente vittoria riportata dal Parlamento europeo contro le pratiche commerciali sleali nella catena alimentare. Che ha avuto il merito di ricompattare i produttori agroalimentari europei grandi e piccoli in favore di una filiera sempre più equa e trasparente. Proprio a tale scopo stiamo lavorando alacremente per raggiungere un accordo politico finale con il Consiglio e la Commissione europea entro la fine dell’anno con un trilogo negoziale in programma stasera 21 novembre e un quarto round, che ci auguriamo possa essere conclusivo, il 6 dicembre a cui e’ atteso il commissario europeo all’agricoltura Phil Hogan”.




DOPO BONUS VERDE SPARISCE AGRICOLTURA 4.0. COSI’ IL PD CERCA DI ‘COMPLICARE’ LA VITA A ITALIAVIVA DI RENZI

Agricoltura 4.0 è sparita dall’articolato della legge di Bilancio.

Fino a pochi giorni fa sembrava essere in dirittura di arrivo la misura deputata ad estendere le agevolazioni fiscali dall’Industria 4.0 al comparto Primario.

Da quanto apprende AGRICOLAE  sembrerebbe che il ministero dell’Economia abbia messo in stand by le risorse destinate e da tempo accantonate, per la misura in questione.

La decisione del ministero dell’Economia sembra inserirsi – sempre da quanto si apprende – in una logica di politica di attacco, da parte del Partito Democratico, al neonato partito di Matteo Renzi. Di cui il ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova è tra i maggiori rappresentanti nonché coordinatrice.

In sostanza ‘minare’ il lavoro del collega di tavolo di Palazzo Chigi per ‘livellare’ Italia Viva e tutto ciò che ne viene.

E’ di pochi giorni fa la notizia – data da AGRICOLAE – della scomparsa del Bonus Verde (misura di competenza Mipaaf che fa capo a Bellanova di ItaliaViva) e dell’introduzione del Bonus Facciate per rifare, appunto, le facciate dei palazzi (misura di competenza del Mibact, di Dario Franceschini).

Tra Matteo Renzi e Dario Franceschini non corre più, ormai da tempo, buon sangue. In termini politici.