Land grabbing, Confeuro: un problema anche europeo, decisivo voto su riforma Pac

L’accaparramento delle terre rientra in uno schema di sfruttamento delle risorse naturali che nega i principi su cui si dovrebbe fondare la nuova agricoltura – dichiara Andrea Michele Tiso, presidente nazionale Confeuro. Secondo il rapporto presentato nei giorni scorsi in Senato dalla Focsiv, il land grabbing colpisce oggi 80 milioni di ettari, spesso sottratti alle popolazioni locali per essere sottoposti a sfruttamento intensivo. L’acquisizione di nuove terre segue inoltre procedure che si rivelano di frequente contrarie alle leggi e violano i diritti delle comunità locali.

Il land grabbing non è più limitato ai Paesi in via di sviluppo, ma interessa anche l’Europa e l’Italia, perpetuando un sistema produttivo insostenibile in aperto contrasto con le nuove strategie ‘Farm to fork’ e Biodiversità della Commissione europea. A questo proposito, decisivo sarà il voto del Parlamento europeo sulla riforma della Pac, in programma a partire dal 21 ottobre. In base al suo esito, capiremo se l’Europa fa sul serio o se intende limitarsi agli annunci.

Le notizie che giungono da Bruxelles non sono rassicuranti. Se, come denuncia la coalizione ‘Cambiamo Agricoltura’, le maggiori forze politiche europee si sono già accordate per cedere alle forti pressioni esercitate dalle lobby della grande agroindustria, sarà molto difficile riuscire a riformare la nostra agricoltura per proteggere i consumatori e l’ambiente. Gli obiettivi della Commissione verrebbero così sconfessati dal Parlamento. Insieme alle altre organizzazioni che condividono la necessità di una svolta, seguiremo attentamente il voto europeo con l’auspicio che le attuali previsioni siano smentite dai fatti.




PASTA DAY, AGRI: PRODURRE DI PIÙ, STOP LAND GRABBING. KNOW HOW CONTRO FAME NEL MONDO

 

“Produrre di più, produrre qualità, stop al land grabbing e trasferire dove necessario know how contro la piaga della fame. Questa è una sfida che va rinnovata, ma che deve trovare un punto di riscontro tangibile oltre i tanti proclami internazionali”. Così Pietro Minelli, presidente di AGRI Confederazione Agricola ed Agroalimentare con riferimento al World Pasta day di oggi con San Paolo del Brasile sede “istituzionale” dell’iniziativa. Nel mondo si celebra la pasta – commenta AGRI – colonna dell’agroalimentare made in Italy e base della dieta mediterranea, patrimonio Unesco. In Italia la produzione agroindustriale di pasta supera i 3 milioni di tonn. per un valore di circa 4,5 miliardi e una grande spinta all’export. Non tutte rose, però, con speculazioni commerciali, che nelle scorse campagne hanno causato perdite fino ad un crollo del 40% dei prezzi del grano. Gli italiani vogliono conoscere l’origine del prodotto e sono attenti agli standard di sicurezza e qualità. L’etichettatura obbligatoria dell’origine è una positiva risposta, seppure sperimentale. Se ad oggi siamo ancora costretti all’import di grano, comunque trasformato in Italia con lavorazioni tradizionali e conformi con i vincoli sulla sicurezza, appare necessario – conclude AGRI – alimentare le coltivazioni di qualità sulle superfici disponibili e recuperare territorio a rischio o inutilizzato. In tal senso è utile anche l’iniziativa della banca delle terre e la mappatura dei terreni pubblici”.