Imballaggi. Lizzi (Lega): Ue ha deciso di gettare nel cestino anni di investimenti e una filiera che vale 625 miliardi euro

“Non si può gettare nel cestino, in un sol colpo, un settore che genera 625 miliardi di euro a livello europeo, milioni di posti di lavoro e che vede proprio l’Italia leader nell’economia circolare” è questa la reazione dell’eurodeputata Elena Lizzi (Lega-Identità e Democrazia) dopo il voto in seduta plenaria al regolamento sugli imballaggi che impone obiettivi stringenti ai Paesi membri e privilegia il principio del “riuso” rispetto a quello del “riciclo”.

“Noi della Lega, in collaborazione con il governo italiano, abbiamo cercato di ridurre l’impatto negativo facendo proposte concrete e sostenibili, ma l’ideologia green della Commissione continua a pesare sulle tasche di cittadini e piccole imprese, lasciando ancora nell’incertezza diversi settori industriali strategici per il made in Italy – continua Lizzi -. L’esclusione della carta e delle bioplastiche dai divieti sugli imballaggi monouso, il rinvio dei target di riuso in presenza di elevati tassi di riciclo, come in Italia, e l’esclusione di settori strategici come il vitivinicolo dai target di riuso mostra la nostra capacità di proteggere le peculiarità di settori cruciali per l’economia – continua Lizzi -. Permangono, però, passaggi del regolamento poco chiari che possono avere conseguenze devastanti per settori come l’ortofrutta e il florovivaismo.

Anche in questa votazione la posizione dell’europarlamentare Elena Lizzi è rimasta negativa.

“Non è stato scientificamente dimostrato – conclude – che il principio del “’riuso” abbia un impatto ambientale inferiore rispetto a quello del “riciclo”: ci saranno maggiori costi logistici, inferiori garanzie igieniche, maggior consumo della risorsa acqua (come se non fosse già questo un problema) e una vita quotidiana più complicata per imprese e cittadini”.




Lizzi (Lega): Grazie alla Lega nuovo Regolamento Tea indica la direzione giusta per il futuro della nostra agricoltura

“Il Regolamento sulle Tea, approvato oggi in via definitiva dal Parlamento Europeo, va nella direzione giusta nel mettere a disposizione delle imprese agricole strumenti innovativi per rimanere sul mercato, senza penalizzarle con i soliti divieti ideologici tanto cari alla Commissione Von der Leyen. Quella di oggi è una vittoria della ricerca europea e anche della Lega, che ha sempre creduto in questa strada”. Così l’eurodeputata Elena Lizzi esprimendo soddisfazione per il provvedimento riguardo le tecniche di evoluzione assistita per le piante, di cui la stessa Lizzi è stata relatrice ombra nella Commissione Agri.

“Queste tecniche non devono essere più confuse con gli Ogm, ma riconosciute come uno strumento per migliorare le produzioni e combattere i cambiamenti climatici, garantendo un minore consumo di acqua e riducendo l’uso dei pesticidi. Se le sinistre ispirate da un ambientalismo ideologico vogliono soltanto applicare divieti, noi della Lega crediamo nel buon senso sostenendo strumenti alternativi a disposizione delle imprese agricole, soprattutto piccole. Per dare forza a una nuova politica europea in agricoltura e sulla sovranità alimentare – conclude Lizzi – dobbiamo ragionare in termini di sostenibilità non soltanto ambientale, ma anche economica e sociale”.




Psa, interrogazione Centinaio (Lega): su strategia abbattimento e indennizzi imprese

Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-01085

presentata da

GIAN MARCO CENTINAIO
giovedì 18 aprile 2024, seduta n.181

CENTINAIO, BERGESIO – Al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. – Premesso che:

nella provincia di Pavia continua a registrarsi la presenza di cinghiali positivi al virus della peste suina africana, nonostante gli sforzi fino ad oggi compiuti per contrastare sull’intero territorio la diffusione della malattia;

nell’area di Ponte Nizza e in Oltrepò, che già nella scorsa estate avevano fatto registrare segnali allarmanti in termini di diffusione dei contagi, sono stati infatti individuati diversi casi infetti, che devono essere necessariamente affrontati con misure risolute;

la diffusione del virus è infatti preoccupante e rischia di coinvolgere via via tutti i territori limitrofi, arrivando ad espandersi anche nelle province di Lodi e Milano;

già in passato gli interroganti hanno più volte denunciato con atti di sindacato ispettivo la criticità della situazione, richiamando l’attenzione delle istituzioni sulla necessità di adottare misure straordinarie ed urgenti per contrastare la diffusione del virus;

il commissario straordinario alla peste suina africana, in base a quanto stabilito dall’articolo 29 del decreto-legge 22 giugno 2023, n. 75, al fine di contrastare la diffusione della malattia, ha adottato il piano straordinario delle catture, abbattimento e smaltimento dei cinghiali (Sus scrofa) e azioni strategiche per l’elaborazione dei piani di eradicazione nelle zone di restrizione da peste suina africana per gli anni 2023-2028;

è ormai urgente attivare in maniera incisiva tutte le azioni di contrasto alla diffusione del virus nelle aree colpite, a cominciare da quella del pavese, e in quelle a rischio, anche con l’obiettivo di riequilibrare la presenza di cinghiali sul territorio, come fatto efficacemente in altri Paesi;

la probabilità che la peste suina africana arrivi ad interessare i più importanti distretti agroalimentari italiani è concreta e mette a rischio l’intera filiera della carne fresca e lavorata, che rappresenta una parte fondamentale dell’economia del territorio,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo, sulla base degli indirizzi del piano delle catture, voglia mettere in atto tutte le azioni necessarie all’attivazione di una strategia di abbattimento strutturata e più incisiva;

quali interventi intenda mettere in atto al fine di implementare le misure di indennizzo alle imprese agricole per le perdite di reddito subite per via dell’applicazione delle misure sanitarie di prevenzione, eradicazione e contenimento della peste suina africana.

(3-01085)




Apicoltura, interrogazione Bergamini (Lega Camera): su misure a tutela settore made in Italy

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-02284

presentato da

BERGAMINI Davide

testo di

Mercoledì 17 aprile 2024, seduta n. 281

DAVIDE BERGAMINI, MOLINARI, CARLONI, BRUZZONE e PIERRO. — Al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

una delle problematiche urgenti e inderogabili dell’apicoltura produttiva italiana è quella di mercato;

l’Italia è costretta ad importare dall’estero circa la stessa quantità di miele che autoproduce perché i produttori non riescono a soddisfare le richieste di mercato in termini di quantità. Il mercato del miele in UE è estremamente soggetto a variazioni e speculazioni sui prezzi a causa dei mieli di scarsa qualità, spesso adulterati, importati da Paesi terzi extra UE, in primis dalla Cina;

un’indagine della Commissione Ue ha riscontrato che il 46 per cento dei campioni di miele importato non è conforme alle regole comunitarie, cosiddette «Direttiva Miele», con l’impiego di sciroppi zuccherini per adulterare il prodotto, aumentarne le quantità e abbassarne il prezzo e l’uso di additivi e coloranti. Il numero maggiore di partite sospette provenivano dalla Cina (74 per cento), e dalla Turchia (93 per cento);

nel 2023 sono arrivati in Italia oltre 25 milioni di chili di miele straniero a fronte di una produzione nazionale stimata in 22, la quale ha risentito degli effetti del clima. Il prezzo medio del prodotto importato dai Paesi extra Ue è stato di 2,14 euro al chilo;

mentre in tutto il mondo diminuisce la produzione di miele a causa della forte diminuzione delle api, dovuta anche ai cambiamenti climatici, quella cinese aumenta di anno in anno, questo perché il miele viene prodotto adulterando e miscelando sciroppo di zucchero con il miele naturale rendendolo simile al miele naturale;

un dumping insostenibile ai danni dei 75 mila apicoltori nazionali, con 1,6 milioni di alveari, al quale si aggiungono i danni causati dal maltempo e dalla siccità, che ha penalizzato le fioriture, e il caldo anomalo con le api «ingannate» e spinte ad uscire dagli alveari senza però trovare i fiori; i produttori per non subire perdite consistenti sono costretti ad intervenire con alimentazione zuccherina;

oltre al clima e al diffondersi dei calabroni alieni predatori delle api, come la Vespa velutina e la Vespa orientalis, gli apicoltori hanno dovuto far fronte anche all’esplosione dei costi come quelli per i vasetti di vetro, delle etichette, dei cartoni fino al gasolio –:

quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere a fronte della concorrenza sleale del miele extra Ue, in particolare quello cinese, non salubre né conforme agli standard qualitativi e di sicurezza alimentare, al fine di proteggere il settore apistico made in Italy, simbolo di tipicità e biodiversità, nonché salvaguardare la salute dei consumatori.
(5-02284)




Agricoltura, interrogazione Bergamini (Lega Camera): su prodotti agroalimentari esteri e tutela reddito agricoltori

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-02283

presentato da

BERGAMINI Davide

testo di

Mercoledì 17 aprile 2024, seduta n. 281

DAVIDE BERGAMINI, MOLINARI, CARLONI, BRUZZONE e PIERRO. — Al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

gli agricoltori italiani, che già non ricevono un prezzo giusto perché non commisurato ai costi di produzione e che non garantisce loro una giusta redditività, devono fare i conti anche con gli arrivi incontrollati di prodotti agroalimentari, provenienti dai Paesi europei ed extraeuropei, che spesso non rispettano le stesse regole di quelli nazionali ed europee;

i prodotti agroalimentari esteri creano concorrenza sleale alle produzioni italiane e fanno ulteriormente crollare i prezzi pagati agli agricoltori, mettendo anche a rischio il futuro dell’agroalimentare italiano;

i prodotti stranieri diventano italiani varcando i nostri confini, perché, spesso, è sufficiente che «l’ultimo miglio» della fase produttiva sia compiuto in Italia perché si possa vendere come nazionale un prodotto la cui materia prima è di origine estera;

le cosce di prosciutto straniere, dopo essere state salate e stagionate in Italia, potrebbero essere vendute per italiane; il latte dove nei caseifici italiani completa i processi di produzione, potrebbe diventare formaggio italiano;

la Corte dei conti dell’Unione europea nell’audit, concluso a dicembre 2023, in merito ai decreti italiani sull’etichettatura d’origine per pasta, riso, derivati del pomodoro, latte e formaggi, salumi, li ha considerati un ostacolo al libero commercio nonostante l’elevato e legittimo interesse dei consumatori a conoscere l’origine della materia;

pesa anche l’esclusione dalla direttiva «breakfast» della previsione dell’obbligo dell’indicazione di origine per succhi di frutta e marmellate, inizialmente inserito e poi bocciato in fase di trilogo tra Commissione, Consiglio e Parlamento dell’Unione europea;

sono necessari maggiori controlli perché porti e valichi di frontiera non possono essere il passaggio dei falsi prodotti made in Italy che invadono il nostro mercato;

inoltre, è indispensabile uno stop all’importazione di cibo trattato con sostanze e metodi vietati in Europa, affermando il rispetto del principio di reciprocità in quanto gli obblighi che vengono imposti ai produttori italiani devono valere anche per chi vuole vendere nel mercato europeo;

nell’ultimo anno in Italia oltre un allarme alimentare al giorno ha riguardato prodotti stranieri, in 6 casi su 10 erano prodotti provenienti da Paesi extra Unione europea, per la presenza di residui di pesticidi vietati in Italia, metalli pesanti, inquinanti microbiologici o additivi –:

quali azioni urgenti intenda mettere in atto, anche nelle opportune sedi europee, relativamente ai prodotti agroalimentari provenienti dall’estero, poi trasformati come prodotti italiani, al fine di salvaguardare il reddito degli agricoltori e la produzione nazionale nonché difendere la salute dei cittadini.
(5-02283)




Psa, interrogazione Cavandoli (Lega Camera): su misure contenimento e tutela filiera

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-02277

presentato da

CAVANDOLI Laura

testo di

Martedì 16 aprile 2024, seduta n. 280

CAVANDOLI e DAVIDE BERGAMINI. — Al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

il 30 gennaio 2024 le autorità hanno lanciato l’allarme per il ritrovamento di alcune carcasse di cinghiali selvatici affetti da peste suina africana (PSA) a Tornolo che dista 53 chilometri in linea d’aria da Langhirano;

il 19 febbraio 2024 un nuovo ritrovamento è avvenuto a Borgotaro che dista circa 40 chilometri in linea d’aria da Langhirano;

il 6 aprile 2024 un ulteriore caso infetto è stato rinvenuto a Ramiola, tra i paesi di Fornovo e Varano, in provincia di Parma, località che distano solo 17 chilometri in linea d’aria da Langhirano;

questo ultimo caso, in particolare, ha creato una certa agitazione per l’avvicinamento del virus alla zona di eccellenza dei prosciutti; infatti Langhirano è la sede di decine di prosciuttifici ed è considerata la patria del Prosciutto di Parma Dop;

questa zona, fino al 23 marzo non era collocata in zone di restrizione ma a seguito dell’ultimo ritrovamento potrebbe passare in zona di restrizione; infatti, il 18 aprile 2024 è prevista una riunione a livello Unione europea nella quale la Commissione europea dovrà fare il punto della situazione sull’emergenza Psa e potrebbe ricorrere a nuove misure restrittive che riguarderanno anche il parmense;

la questione non riguarda tanto la salubrità dei salumi, visto che il virus non si trasmette all’uomo, ma l’intera filiera, che vedrebbe diminuire drasticamente le esportazioni creando un danno incalcolabile;

questo passaggio a «zona rossa» potrebbe, infatti, rendere più problematiche le vendite all’estero;

se l’area degli stabilimenti di stagionatura dei prosciutti di Parma verrà inclusa nelle zone di restrizione, potrebbe scattare il blocco delle importazioni di tutti i salumi, non solo del prosciutto di Parma, da parte di Stati Uniti, Canada, Germania, Francia, che potrebbero scegliere di non comprare prodotti italiani per evitare qualsiasi rischio di contaminazione, causando così un crollo pressoché totale delle esportazioni e i prezzi del prosciutto, sul mercato interno, potrebbero diminuire fortemente per eccedenza di offerta;

ad esempio, nella seduta della Commissione unica nazionale suina dell’11 aprile 2024 – la borsa merci del settore suinicolo e della carne di maiale – il listino dei maiali vivi da macellare ha segnato un «Non quotato» perché, alla luce dell’arrivo della peste suina nei pressi di Langhirano e nella prospettiva di uno stop alle esportazioni, i macellatori hanno chiesto un forte ribasso dei prezzi di acquisto e gli allevatori hanno deciso di non accettare;

il settore della salumeria quota un fatturato, con l’indotto, di circa 10 miliardi di euro e dà lavoro a circa 60 mila persone; un segmento della nostra economia con una storia millenaria, un vanto della cucina italiana, che rischia il default;

i più pessimisti parlano addirittura di un «addio» al prosciutto di Parma visto che le stime e i piani per eradicare la peste suina prevedono un epilogo nel 2028;

dopo il primo caso di Psa rinvenuto nella carcassa di un cinghiale in provincia di Alessandria, i ritrovamenti si erano allargati anche alla Liguria e in alcune zone limitrofe del Piemonte;

successivamente il virus è arrivato anche negli allevamenti di maiali in Lombardia, zona di Pavia, per arrivare ad un totale di ben 7 regioni coinvolte –:

quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare, anche nelle opportune sedi europee, affinché sia contenuta in maniera più efficace la diffusione della Psa al fine di tutelare le imprese suinicole nazionali, in particolare il distretto delle carni di Langhirano, e la relativa filiera nonché salvaguardare le esportazioni di carni suine che contano un fatturato di oltre un miliardo di euro.
(5-02277)




Energia, interrogazione Bof (Lega Camera): su controlli per impianti a biomasse

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-02274

presentato da

BOF Gianangelo

testo di

Venerdì 12 aprile 2024, seduta n. 278

BOF. — Al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

la produzione di energia elettrica da biomassa solida mette a disposizione della rete nazionale una potenza installata di circa 780 megawatt per una produzione di oltre 4.100 gigawattora (GSE, dati 2020);

tra le rinnovabili, la biomassa solida garantisce regolarità e continuità di esercizio per oltre 8000 ore annue, con produzioni costanti e programmabili; l’energia pulita generata dalle biomasse solide non dipende da fattori climatici e ambientali e i benefìci che ne derivano riguardano, tra le varie, gli accordi di filiera sottoscritti con il Ministero dell’agricoltura (Masaf), la manutenzione del patrimonio boschivo ed il recupero di materiale residuale agricolo;

la quasi totalità delle biomasse impiegate nelle centrali è di provenienza italiana e la destinazione energetica dei prodotti agro-forestali rappresenta un’occasione di reddito integrativo per le imprese, agricole o forestali, senza inficiare le coltivazioni destinate all’agroalimentare e l’utilizzo nobile del legname, garantendo stabilità di mercato e costanza dei flussi finanziari;

il decreto ministeriale Masaf del 2 marzo 2010 definisce modalità operative cui gli operatori devono conformarsi per consentire tracciabilità e rintracciabilità delle biomasse da filiera, per accedere al regime incentivante di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico 6 luglio 2012 (cosiddetto GRIN);

per ogni tipologia di biomassa, infatti, ciascun operatore elettrico deve presentare una dichiarazione sulle caratteristiche tecniche e sul processo di produzione di energia elettrica, tenendo conto sia delle biomasse da filiera sia di quelle non da filiera; nel corso delle procedure di verifica delle informazioni ricevute, eseguite dal Masaf su incarico del Gse, i soggetti incaricati dei controlli possono richiedere ai soggetti che hanno presentato l’istanza ulteriori informazioni;

tuttavia, ad oggi, a quanto consta all’interrogante si segnalano significativi ritardi nei controlli da parte del Masaf per la quasi totalità delle istanze del 2022, nonostante la richiesta sia pervenuta nelle tempistiche previste ed i numerosi solleciti da parte di operatori e associazioni di categoria;

numerosi impianti stanno rilevando importanti criticità operative vista la mancata erogazione dei premi da filiera corta, fondamentali per la tenuta del settore, che si accumulano ai ritardi nei ristori del programma di massimizzazione mettendo in seria difficoltà la filiera –:

quali siano le motivazioni che hanno portato ai ritardi dei controlli e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare affinché vengano portate rapidamente a termine le predette verifiche, fondamentali per l’operatività degli impianti alimentati a biomassa e per la loro stabilità finanziaria.
(5-02274)




Ue, Lega: a rischio export formaggio, sollecitare soluzione con Commissione

“Per un cavillo burocratico sono a rischio le esportazioni di Parmigiano Reggiano e Grana Padano in Giappone. Dal 2026 non si potrà infatti più confezionare a destinazione le forme a pezzi, così come previsto dall’accordo di paternariato con l’Unione europea per venire incontro alle esigenze delle imprese casearie italiane, non ancora pronte ad esportare in forma ridotta come richiesto dal mercato giapponese. I formaggi sono tra i comparti in cui l’export è cresciuto di più nel 2023 proprio in Giappone, che resta il secondo Paese extra europeo per esportazioni casearie. Abbiamo sollevato il problema attraverso un’interrogazione al ministro dell’Agricoltura, nella quale chiedevamo una proroga della deroga all’esportazione delle forme in formati piccoli, consentendo il tempo necessario per l’adeguamento degli impianti ai canoni del mercato locale. Chiediamo al Masaf di intensificare l’interlocuzione che ci informa di aver avviato con la Commissione Ue, così come al MAECI, per giungere il prima possibile a una soluzione del problema,  al fine di salvaguardare gli investimenti già avviati dai produttori e garantire un futuro a un canale così importante per le esportazioni dei formaggi italiani”.
Così i senatori della Lega Elena Murelli e Gian Marco Centinaio, a seguito della risposta all’interrogazione indirizzata al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida.



Ue, Ciocca (Lega) contro la decisione del Portogallo di adottare il Nutriscore: ennesimo danno al nostro comparto agroalimentare

“Il Nutriscore è il sistema di etichettatura a semaforo che, fingendo di tutelare i consumatori, nella realtà punta a danneggiare i prodotti italiani, noti per la loro qualità e tradizione.

Il Made in Italy rappresenta un’eccellenza nel settore agroalimentare, basato su ingredienti di alta qualità e processi produttivi controllati. L’etichetta Nutriscore crea confusione tra i consumatori e danneggia i nostri prodotti. L’Europa deve fermare questa folle etichettatura e promuovere soluzioni che proteggano e valorizzino la produzione agroalimentare italiana, come ad esempio l’etichettatura a batteria”.

Lo ha dichiarato in una nota stampa l’europarlamentare della Lega, Angelo Ciocca, membro della Commissione Agricoltura al Parlamento europeo, in risposta all’adozione del sistema Nutriscore da parte del Portogallo, schierandosi a difesa del Made in Italy e del comparto agroalimentare italiano.

                            




Made in Italy, Ciocca (Lega): il falso uccide il nostro comparto agroalimentare d’eccellenza con la complicità dell’Ue

“L’invasione di prodotti alimentari ‘fake’ in Italia, permessa dall’etichettatura facoltativa sulla provenienza, minaccia il nostro patrimonio agroalimentare d’eccellenza”, afferma Angelo Ciocca, eurodeputato della Lega e membro della Commissione Agricoltura al Parlamento europeo. “L’Italia detiene il maggior numero di prodotti certificati, con un valore di 20 miliardi di euro e un export di 11 miliardi. Tuttavia, le politiche globaliste dell’UE stanno mettendo a rischio il ‘made in Italy’ e le identità regionali. In particolare, il grano ucraino e dell’Est Europa sta danneggiando l’agricoltura nel Nord Italia, mentre il latte austriaco e i formaggi tedeschi con marchi italiani minacciano la casearia bresciana! Noi ci schiereremo sempre a difesa dell’Italia e della nostra agricoltura, contro l’immigrazione invasiva e a favore della difesa delle nostre eccellenze”. Lo ha dichiarato l’europarlamentare della Lega, Angelo Ciocca, a margine delle proteste di Coldiretti al Brennero quest’oggi contro il falso “Made in Italy” che da solo vale più di 120 miliardi, richiamando al senso di responsabilità, l’8 ed il 9 giugno, per una Rivoluzione europea che sia reale e concreta.




Agricoltura, Bergesio: in vigore legge Lega agricoltore custode del territorio

“Da oggi entra in vigore la legge della Lega che ha istituito la figura dell’agricoltore custode dell’ambiente e del territorio. Il nostro provvedimento, approvato in via definitiva un mese fa, riconosce la funzione sociale degli agricoltori, figure fondamentali per la tutela del paesaggio, il contrasto allo spopolamento, la protezione dell’ambiente dai disastri naturali. La legge prevede anche l’istituzione della Giornata nazionale dell’agricoltura e il premio al merito ‘De Agri Cultura’. Per la Lega è una giornata importante: colmiamo un gap culturale nel nostro Paese, abbiamo anticipato e dato un segnale fortissimo alle politiche europee per riconoscere una figura strategica e fondamentale nella filiera agroalimentare e ambientale, protagonista assoluto della biodiversità, nonostante qualcuno a Bruxelles pensi il contrario”.

Così in una nota il senatore della Lega Giorgio Maria Bergesio, vicepresidente della commissione Agricoltura.




Vino, Dreosto (Lega): in Aula esortato virologo Viola a no criminalizzazioni, rispetti nostri produttori

“Esorto qualche virologo in cerca di visibilità – forse per ottenere interviste o per promuovere il suo nuovo libro – che continua ad affermare che ‘il vino fa male’ e che, cito, ‘chi beve il vino ha il cervello più piccolo’, di non accanirsi contro un’eccellenza del Made in Italy. Forse la popolarità le ha fatto male, ma voglio ricordarle che è l’abuso di alcol a essere nocivo, non il semplice consumo. Come retaggio del Covid, abbiamo dei virologi in astinenza da televisione che cercano di imporre il proprio stile di vita come unica salvezza del mondo e ora qualcuno punta il dito contro il vino mettendo a repentaglio un intero settore fatto di millenni di storia e di tradizione. Vista la mia provenienza da una terra, il Friuli Venezia Giulia, fortemente legata alla coltivazione e alla produzione vitivinicola, vorrei tranquillizzare Antonella Viola con un bicchiere di buon vino friulano e, anzi, la invito nelle nostre cantine. Potrebbe, così, imparare a conoscere e rispettare l’amore, la cultura e la passione che i nostri viticoltori mettono ogni giorno per produrre i vini italiani, vere eccellenze riconosciute in tutto il mondo”.
Così il senatore della Lega Marco Dreosto durante la discussione in Senato in merito all’Organizzazione internazionale della vigna, in risposta alle dichiarazioni della virologa Antonella Viola contro il vino.



Agricoltura: Centinaio, modifiche Pac risultato buono ma parziale

“Le modifiche alla PAC approvate dal Comitato speciale Agricoltura rappresentano certamente un passo avanti rispetto alle restrizioni imposte finora. È un buon risultato ottenuto anche grazie all’impegno del governo italiano. Ma si tratta ancora di una soluzione parziale, che alleggerisce vincoli e burocrazia ma non risolve i troppi problemi degli agricoltori”. Lo afferma il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio, responsabile del dipartimento Agricoltura e Turismo della Lega.
“La questione è semplice: l’Europa non può più pensare di pagare gli agricoltori per non coltivare. Deve invece aiutarli a fare meglio il loro lavoro, cioè conciliare sostenibilità ambientale ed economica, favorire le innovazioni tecnologiche e contrastare la concorrenza sleale degli altri Paesi. Per fare questo, non bastano poche modifiche alle norme esistenti. Green Deal, PAC e accordi commerciali vanno rivisti profondamente. È quello che la Lega vuole fare, se riusciremo a far nascere una nuova maggioranza di centrodestra in Europa”, conclude Centinaio



Agroalimentare, interrogazione Murelli (Lega): su proroga adeguamento formaggi per export Giappone

Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-01040

presentata da

ELENA MURELLI
giovedì 21 marzo 2024, seduta n.172

MURELLI, CENTINAIO, BERGESIO – Al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. – Premesso che:

il 1° febbraio 2019 è entrato in vigore l’accordo di partenariato economico (EPA, Economic partnership agreement) UE-Giappone con l’obiettivo di favorire il rafforzamento del legame tra i due partner, attraverso un maggiore accesso ai rispettivi mercati per merci, servizi e appalti pubblici, l’eliminazione delle barriere non tariffarie (BNT), la tutela delle indicazioni geografiche e dei diritti di proprietà intellettuale, la protezione degli standard della UE, l’armonizzazione normativa tra le due economie;

l’agroalimentare è tra i settori oggetto dell’accordo, con il riconoscimento di 205 indicazioni geografiche europee che potranno beneficiare in Giappone dello stesso livello di tutela garantito nella UE; di queste, 45 sono italiane;

per l’Italia il Giappone è la seconda destinazione extra europea più importante per formaggi, con 11.000 tonnellate annue per un valore di oltre 100 milioni di euro, ed in constante crescita, tanto che nel 2023 il comparto è risultato tra quelli il cui export è maggiormente aumentato (14,9 per cento in più);

l’accordo prevede in particolare una specifica deroga per i formaggi con denominazione di origine protetta per i quali è consentita l’esportazione in forme intere ed il successivo porzionamento e confezionamento nel Paese di destinazione, sotto stretto controllo dei consorzi di tutela; la scadenza della deroga è fissata al 1° febbraio 2026;

nel periodo transitorio le imprese casearie italiane avrebbero dovuto adeguare le proprie produzioni alle richieste del mercato Giapponese con riguardo ai formati delle confezioni, ma gli accadimenti degli ultimi anni hanno ritardato gli investimenti in nuovi impianti che rispondessero ai canoni del mercato di destinazione;

sarebbe auspicabile un intervento da parte del Governo italiano finalizzato ad estendere il periodo temporale della proroga, evitando l’introduzione di aggravi per le imprese italiane e al contempo l’utilizzo degli impianti di confezionamento sul territorio giapponese per la produzione di prodotti non certificati, che vanno ad alimentare il fenomeno dell’Italian sounding,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della problematica esposta e se non ritenga di aprire prontamente un dialogo con le competenti istituzioni europee, al fine di giungere ad una soluzione nella sessione annuale di rinnovo dell’accordo EPA, che coincida con la necessità per il nostro Paese di adottare un più graduale adattamento delle imprese ai canoni produttivi richiesti dal mercato giapponese.

(3-01040)




Agroalimentare, interrogazione Bergamini (Lega Camera): su estensione sostegni ad agriturismi

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-02187

presentato da

BERGAMINI Davide

testo di

Giovedì 21 marzo 2024, seduta n. 267

DAVIDE BERGAMINI, CARLONI, BRUZZONE e PIERRO. — Al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

i decreti del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste del 24 gennaio 2024, pubblicati lo scorso 8 febbraio 2024 sulla Gazzetta Ufficiale n. 32 dell’8 febbraio 2024, relativi all’attuazione dei decreti 4 luglio 2022 e 21 ottobre 2022 «Recante la definizione dei criteri e delle modalità di utilizzazione del “Fondo di parte corrente per il sostegno delle eccellenze della gastronomia e dell’agroalimentare italiano”» sono stati emanati ai sensi dell’articolo 1, comma 868, della legge 30 dicembre 2021, n. 234 (legge di bilancio 2022), che ha destinato il Fondo al sostegno delle eccellenze della gastronomia e dell’agroalimentare italiano;

gli incentivi previsti nei suddetti decreti però sono stati limitati alle sole imprese di ristorazione aventi il codice Ateco 56.10.11, (oltre a quelle della produzione di pasticceria fresca – codice Ateco 10.71.20, gelaterie e pasticcerie – codice Ateco 56.10.30), escludendo di fatto le imprese di ristorazione connesse alle aziende agricole che hanno, come noto, un differente codice Ateco (56.10.12);

a parere dell’interrogante, tale esclusione sembra essere ingiustificata e non in linea con le previsioni di legge che non danno indicazioni specifiche in merito alla selettività dei soggetti beneficiari del provvedimento;

a parere dell’interrogante, il rischio di questa impostazione è che non solo si vadano ad escludere gli agriturismi con ristorazione, ma si vadano a finanziare, anche strutture di ristorazione poco collegate con gli obiettivi generali della misura;

si ricorda, peraltro, che un provvedimento similare emanato nel 2020 relativo ai «Fondo per la filiera della ristorazione» (decreto ministeriale del 27 ottobre 2020), diretto a riconoscere un contributo per gli acquisti effettuati nel periodo Covid, comprovati da idonea documentazione fiscale, di prodotti provenienti dalle filiere agricole e alimentari, inclusi prodotti vitivinicoli, della pesca e dell’acquacoltura, anche DOP è IGP, valorizzando la materia prima di territorio, aveva previsto l’applicazione del contributo anche gli agriturismi oltre ai ristoranti, pizzerie, mense, servizi di catering, agli alberghi con somministrazione di cibo;

visti gli obiettivi dell’articolo 1, comma 868, della legge di bilancio 2022, è difficile ipotizzare l’esclusione di luoghi della ristorazione fortemente connessi con le produzioni DOP, IGP, SQNPI, SQNZ e biologiche, punto di riferimento dell’enogastronomia italiana e del turismo collegato, visto che le aziende agrituristiche in base alle diverse leggi regionali, devono utilizzare nella ristorazione prodotto proprio o del territorio nella quasi totalità –:

se non intenda prevedere, anche tramite circolare interpretativa, l’inserimento del codice Ateco 56.10.12, delle aziende agricole che praticano la ristorazione connessa alle attività di coltivazione e/o allevamento, tra le aziende beneficiarie del bando di accesso agli incentivi previsti dell’articolo 1, comma 868, della legge di bilancio per il 2022.
(5-02187)