Ue alle strette per non aver ascoltato Paesi e sindacati agricoli. Mentre PD, M5S, IV e LEU spingevano per stop sussidi
Ci sono voluti i trattori per le strade per far cambiare idea alla Commissione europea. Dopo mesi di politiche inascoltate da parte di alcuni Paesi membri – Italia capofila – Ursula Von der Leyen si è trovata ‘costretta’ a fare retromarcia e smentire le politiche attuate assieme a Timmermans. E a seguire il modello Italia.
La presidente della Commissione europea – che come prevedono i due trattati fondanti la Costituzione Ue – è deputata a proporre le leggi destinate a vincolare le politiche dei singoli Stati Membri, ha annunciato un dietrofront sulla riduzione dell’uso dei fitofarmaci in agricoltura sulla quale si era opposta con forza a più riprese l’Italia. Annunciando di lavorare a “sussidi pubblici” per far fronte alla perdita di resa.
L’Italia – al contrario di Francia e Germania – ha mantenuto i sussidi al gasolio agevolato mettendo sul tavolo circa un miliardo di euro l’anno e ha cercato di ‘guidare’ l’Europa nella direzione di scelte che potessero rendere sostenibile la cosiddetta transizione ecologica.
D’altronde in Italia si è andati vicini più volte all’eliminazione dei SAD.
Basti pensare a quando, nel 2021, il Partito Democratico presentò (due volte) una mozione per la “rimodulazione e/o eliminazione” dei Sussidi ambientalmente dannosi, i SAD, “a partire dalla prima iniziativa normativa utile, dando certezza e chiarezza ai beneficiari e prevedendo misure ad hoc per i settori maggiormente interessati, quali l’autotrasporto e l’agricoltura”. In primis il gasolio agricolo usato in mare e nei campi.
L’atto parlamentare, https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=1/00561&ramo=CAMERA&leg=18 firmato da Stefania Pezzopane e controfirmato da Buratti, Morassut, Braga, Morgoni, Pellicani e Lorenzin, tutti del Partito Democratico, ricalcava di fatto la mozione del 5 maggio 2019 che spaccò già all’epoca il Parlamento, dove tra i firmatari risultava sempre Chiara Braga e Roberto Morassut era sottosegretario all’Ambiente http://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=1/00181&ramo=C&leg=18 .
In quel caso furono – a livello politico – Forza Italia, FDI e Lega a ‘bloccare’ l’eliminazione coadiuvate dal lavoro svolto dalle organizzazioni agricole Coldiretti, Cia, Confagricoltura e Copagri che fecero sentire il loro peso di rappresentanza a livello sindacale nazionale.
Il Partito Democratico, Italia Viva, Leu e il Movimento Cinque Stelle ci avevano provato anche due anni prima, nel 2019. Riprendendo una mozione a prima firma di Rossella Muroni presentata il 10 maggio dello stesso anno con la quale si chiedeva di eliminare i sussidi ambientalmente dannosi veniva modificata ‘salvaguardando’ però l’agricoltura” e ripresentata il 25 novembre con tanto di resoconto dell’allora sottosegretario all’Ambiente Roberto Morassut. Ma stop comunque agli aiuti al grano, pomodoro, riso e zootecnia.
Al punto G del testo, della mozione 1-00181 si leggeva l’intento di “pervenire alla progressiva riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi di cui alla legge 28 dicembre 2015, n. 221, attraverso un percorso di transizione che contempli ipotesi alternative e compensative con carattere di sostenibilità, anche con l’eventualità di introdurre l’obbligo di valutazione ambientale preventiva dei sussidi, con l’obiettivo di salvaguardare, innovare e rafforzare le attività produttive collegate, a cominciare dall’agricoltura”.
Ma le politiche della Commissioni Ue non solo hanno dovuto fare i conti con le opposizioni di alcuni paesi come l’Italia e le sue rappresentanze, ma anche con le stesse istituzioni europee che rappresentano il popolo Ue. Con il voto del 22 novembre del 2023 dell’Assemblea plenaria il Parlamento europeo aveva infatti già respinto la proposta della Commissione europea per la riduzione del 50 per cento dell’utilizzo di fitofarmaci.
Fitofarmaci, Parlamento Ue respinge proposta Commissione su riduzione. I COMMENTI
Tante le partite aperte dei dossier europei dove l’Italia punta i piedi e cerca coalizioni in ambito comunitario per frenare politiche piovute dall’alto che sembrano essere non coincidenti con la realtà. Perché dopo la politica e le rappresentanze sindacali c’è – come insegna la storia – chi scende in piazza.