Fruit Logistica, Il Centro Agroalimentare di Genova nello stand della Regione fa sistema con i Porti della Liguria

Prima regione per le imprese che operano nella blue economy e primo hub portuale per il traffico di container in Italia. Con queste credenziali la Liguria si è accreditata a Fruit Logistica, la principale fiera della logistica e del commercio mondiale di frutta e verdura fresca che raccoglie a Berlino, fino a venerdì 9 febbraio, più di 2.600 espositori provenienti da tutto il mondo.

A “Liguria Lounge” la Regione Liguria ha riunito, con il supporto di Liguria International, le due Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale e Orientale e il Centro Agroalimentare di Genova.

“La Liguria è tradizionalmente porta d’ingresso del Nord Italia e d’Europa per tutti i tipi di traffici, inclusa la movimentazione di frutta e verdura fresca per cui già oggi siamo leader in Italia – spiega l’assessore regionale allo Sviluppo economico Alessio Piana -. Da tempo supportiamo la comunità economica ligure in un’ottica di sistema integrato, che è essenziale per una concreta valorizzazione dei nostri prodotti all’estero. Ed essere oggi insieme al Fruit Logistica di Berlino, la più grande fiera al mondo di questo settore, ci permette di far sentire ancor più forte la nostra voce per rinnovare e rafforzare questo primato in ottica futura”.

“Da Genova sono partiti quest’anno per Berlino 15 operatori del nostro Centro Logistico. Un segnale che certifica la volontà di puntare sull’internazionalizzazione da parte delle nostre imprese – sottolinea Giambattista Ratto, amministratore delegato di Società Gestione Mercato ( nella foto) -. Lavorando insieme ai Porti liguri e con la regia della Regione, così come abbiamo fatto in modo eccellente in occasione di Fruit Logistica, abbiamo l’opportunità di proporre in modo competitivo il modello ligure all’interno della filiera agroalimentare europea”.

Presenti alla tre giorni anche le principali associazioni del settore: Assagenti, Fedagromercati/Confcommercio e Spediporto, oltreché i principali terminalisti liguri: Tarros, PSA e Vado Gateway.




CIA Savona, annata record per l’olivicoltura del ponente ligure

Il rilancio e la ripartenza delle filiere agricole passa anche dalle eccellenze agroalimentari del nostro territorio. Un esempio è l’olio extravergine d’oliva Dop Riviera Ligure: “In un periodo così complicato questa è stata un’annata positiva per l’olivicoltura ligure, con una produzione abbondante di olive e ottima qualità dell’olio. Per quanto riguarda un prodotto di eccellenza come il Dop Riviera Ligure è stata un’annata particolare anche come quantitativo di prodotto: la media annua di produzione è di circa 5.000 quintali mentre ad oggi abbiamo circa 7.500 quintali di olio DOP certificabile” afferma Sandro Gagliolo, olivicoltore di Stellanello, componente della giunta CIA Savona e vicepresidente del Consorzio DOP Riviera Ligure.

Uno dei compiti del Consorzio per la tutela dell’olio extravergine di oliva Dop Riviera Ligure è quello di far conoscere questo prodotto, di allargare sempre di più la platea dei produttori, dei trasformatori e degli imbottigliatori, garantendo la tracciabilità, la correttezza e la trasparenza dei vari passaggi dalla produzione fino allo scaffale: “Ci tengo a sottolineare che la Dop è al momento l’unico strumento in grado di legare il prodotto al territorio e quindi tutelare il consumatore da eventuali possibili truffe. Il presidente e il consiglio di amministrazione sono molto attenti a questi aspetti e il nostro obiettivo è quello di rendere più snelle le procedure burocratiche per gli operatori, aumentare le possibilità per tutta la filiera e promuovere nel contempo iniziative volte a far conoscere la nostra eccellenza” aggiunge Gagliolo.

In relazione a questa finalità esiste un proposta di modifica del disciplinare che segue un iter molto complesso, al vaglio del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, una procedura che dovrà poi passare all’approvazione della Commissione europea: “Abbiamo seguito il percorso di altri oli DOP che hanno modificato il proprio disciplinare rendendo non più obbligatorie, ma facoltative, le menzioni geografiche: si potrà realizzare un olio Riviera Ligure DOP anche con varietà locali presenti negli oliveti liguri che non erano state previste originariamente, trasformandole e confezionando l’olio all’interno di tutto il territorio regionale. Tra gli obiettivi anche quello di maggior risalto in etichetta alla varietà locale dell’oliva da cui si è prodotto l’olio e imbottigliare la denominazione in tutti i recipienti consentiti dalla normativa in vigore”.

Nel frattempo non mancano diverse iniziative: “Posso citare l’iniziativa volta a divulgare le qualità del nostro prodotto attraverso lezioni e assaggi presso 60 istituti alberghieri di Lombardia, Piemonte e Liguria, oppure l’evento “Oliveti aperti”, che ha permesso un nuovo collegamento tra aziende e flussi turistici, e la collaborazione con chef stellati nella realizzazione di piatti con il nostro prodotto, senza dimenticare le attività promozionali, che saranno sempre più legate al turismo enogastronomico, in quanto le eccellenze sono ormai fattore di richiamo imprescindibile e di valore aggiunto nell’offerta turistica e in particolare nel turismo green”.

“L’attenzione del Consorzio è quindi rivolta sia ad aspetti puramente tecnici per migliorare le condizioni e opportunità della filiera quanto per promuovere il prodotto a 360 gradi” conclude l’esponente di Cia Savona.




Liguria: Lega, soddisfazione per primo Consorzio Dop e Igp

“Traguardo storico per la viticoltura della Liguria. Il riconoscimento del primo Consorzio di tutela dei vini Dop ed Igp Colli di Luni, Cinque Terre, Colline di Levanto e Liguria di Levante premia i viticoltori della zona. A loro il nostro plauso e la nostra gratitudine per aver saputo valorizzare ancor di più territori meravigliosi della provincia di La Spezia. Parliamo di agricoltori infaticabili e custodi del territorio che hanno ora nel sottosegretario al Mipaaf Gianmarco Centinaio, al quale sono state assegnate proprio le deleghe sul vino, un punto di riferimento autorevole e di garanzia”.
Così il capogruppo Lega in commissione Agricoltura della Camera, Lorenzo Viviani.



In Conferenza Stato Regioni intesa sui 110 mln di euro per i danni da cimice asiatica

Nella riunione odierna della Conferenza Stato-Regioni è stata raggiunta l’intesa sugli interventi compensativi a favore di imprese agricole che hanno subito danni causati dagli attacchi dalla cimice asiatica. I fondi, ripartiti nel prossimo triennio, ammontano a 110 milioni di euro totali e prevedono un ristoro pari a circa 63 milioni di euro per l’Emilia-Romagna, 32,4 milioni per il Veneto, 6,8 per il Piemonte, 4,1 per la Lombardia e 3,7 infine per il Friuli Venezia Giulia. Per il sostegno alle imprese agricole colpite da eventi metereologici eccezionali, riconosciuti con declaratoria dal 4 dicembre 2019, vengono stanziati, inoltre, 13 milioni di euro rivenienti dal Fondo della Protezione Civile suddivise tra Emilia Romagna (3,1 milioni), Lombardia (3), Veneto (2,9), Piemonte (2,4), Liguria (0,8), Calabria (0,5), Lazio (0,2) e Marche (0,1).

 

“L’accordo raggiunto oggi sblocca oltre 140 milioni di euro a valere sul Fondo di Solidarietà Nazionale – dichiara il Sottosegretario alle Politiche Agricole, Giuseppe L’Abbate, che ha partecipato alla riunione in videoconferenza della Conferenza Stato-Regioni – Un segnale di importante vicinanza in un momento di estrema difficoltà per l’economia nazionale che mira a sostenere le imprese nella ripresa dell’attività economica e produttiva. Accanto ai ristori, sarà fondamentale programmare le linee di investimenti su cui indirizzare le risorse future per creare valore aggiunto e rilanciare le nostre aziende agricole sui mercati nazionale e internazionale. Abbiamo accolto, inoltre – conclude L’Abbate – alcune necessità del comparto vitivinicolo alla luce delle complicazioni del periodo”.

 

La Conferenza Stato-Regioni ha sancito l’intesa, infatti, su altri quattro punti all’ordine del giorno. Oltre alla riorganizzazione della disciplina della riproduzione animale, si interviene sull’OCM Vino dove, a causa delle complicazioni dovute alla pandemia Covid-19, si è reso necessario sia dimezzare i limiti di contributo minimo nell’ambito della misura “Promozione” sia il differimento al 30 novembre del termine ultimo per presentare la domanda di aiuto della misura “Investimenti, ristrutturazione e riconversione dei vigneti” per la campagna 2020/2021. In seguito all’introduzione della fatturazione elettronica, infine, si è manifestata l’esigenza di introdurre un addendum alle “Linee Guida sull’ammissibilità delle spese relative allo Sviluppo Rurale” relativo ai controlli.




Maltempo, Di Muro (Lega), “finalmente prime risorse dal governo per provincia di Imperia: ora si pensi anche a imprese e privati”

“I 7 milioni di euro per la Regione Liguria, dei 22 totali, stanziati dal governo per lo stato di emergenza, non bastano a coprire le somme urgenze affrontate dai Comuni colpiti dall’ondata di maltempo che lo scorso 3 ottobre ha colpito duramente la provincia di Imperia. Il governo ha annunciato che quella stanziata ieri sera nel Cdm è solo la prima tranche: auspichiamo che il resto delle risorse sia stanziato con maggiore celerità e che soprattutto si pensi anche a risarcire le centinaia di imprese danneggiate e i privati, che in tantissimi casi hanno perso auto e cantine”.
Lo dichiara il deputato della Lega Flavio Di Muro.



Maltempo, Coldiretti: in Liguria 100% dei comuni a rischio frane

La nuova perturbazione che sta investendo l’Italia si abbatte sulle regioni più fragili della Penisola con la Liguria che ha ben il 100% dei comuni con parte del territorio a rischio idrogeologico per frane e alluvioni. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Ispra dalla quale emerge che si tratta di una percentuale di rischio che è la più alta a livello nazionale dove sono 7275 i comuni complessivamente a rischio, il 91,3% del totale. I cambiamenti climatici con le precipitazioni sempre più intense e frequenti con trombe d’aria, grandinate e vere e proprie bombe d’acqua, si abbattono – sottolinea la Coldiretti – su un territorio reso più debole dalla cementificazione e dell’abbandono delle aree marginali, ma anche della mancanza di programmazione adeguata che valorizzi il ruolo di chi vive e lavora sul territorio come gli agricoltori. A questa situazione – denuncia la Coldiretti – non è infatti certamente estraneo il fatto che un modello di sviluppo sbagliato che – continua la Coldiretti – negli ultimi 25 anni ha fatto perdere in Italia oltre ¼ (-28%) della superficie agricola utilizzabile, ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari, a favore di asfalto e cemento che non riescono ad assorbire la violenta caduta dell’acqua. Occorre creare le condizioni affinché – conclude la Coldiretti – si contrasti la scomparsa delle campagne, garantendo un giusto reddito agli agricoltori e valorizzandone il ruolo ambientale, anche attraverso l’approvazione della nuova legge sul consumo di suolo.




CORONAVIRUS, REGIONI PIU COLPITE SONO QUELLE CHE ESPORTANO PIU MADE IN ITALY IN CINA. MA MERCATO ANCORA MARGINALE. ECCO I DATI NOMISMA

Per il Made in Italy si chiude un’altra finestra di mercato dopo l’embargo russo, i dazi Usa e l’incognita Brexit. E i conti con il Coronavirus rischiano di essere ‘salati’ ma non troppo.

Quello cinese rappresenta infatti un mercato strategico dal punto di vista del potenziale ma non nei fatti. Sebbene l’export made in Italy abbia avuto dei tassi di crescita molto alti negli ultimi anni, la Cina è comunque ancora in una fase in cui necessita le commodities per il fabbisogno primario piu dei prodotti ad alto valore aggiunto.

L’Export di settore ha aumentato il dieci anni il suo flusso nel Paese asiatico del 15 per cento. Il mercato globale dei beni personali di lusso – riporta uno studio di Bain&Company per MEI.com – vale 249 mld di euro nel 2016, di cui la Cina rappresenta il 7%, ma i cinesi rappresentano invece ben il 30% del totale. Motivo per cui il mercato cinese era visto – almeno fino a un mese fa – come uno dei principali fattori di crescita del prossimo decennio, per tutte le aziende che sapranno approcciarlo con visione strategica.

Ma, da quanto emerge dai dati che AGRICOLAE ha chiesto a Nomisma, la Cina pesa sull’export agroalimentare italiano per l’1,2% del totale (a valori) mentre per il  2,2% sull’export del solo vino. Si tratta quindi di percentuali ancora marginali. La Cina infatti – che ha investito in terreni in Africa, cosa che ha dato non poco fastidio agli Stati Uniti, importa soprattutto commodity agricole di base come soia, carne, latte, ecc. E infatti i primi due paesi fornitori della Cina sono Brasile e Usa (che congiuntamente pesano per il 37% sull’import AA cinese e che rappresentano i top produttori/esportatori mondiali di queste derrate.

Per quanto riguarda l’import agroalimentare della Cina, l’Italia si trova al 29esimo posto.

In cima alla lista il Brasile, con il 26 per cento del totale e dagli Stati Uniti con l’11,3 per cento. A seguire il Canada, con il 6,2 per cento; l’Australia, con il 5,5 per cento; la Nuova Zelanda, con il 5,4 per cento; la Thailandia con il 4,5 per cento, l’Indonesia con il 4,1 per cento; la Francia con il 3 per cento; la Russia e il Vietnam a pari titolo con il 2,6 per cento; il Cile con il 2,5%; i Paesi Bassi con il 2,2 per cento; la Malesia con l’1,9 per cento; la Germania con l’1,7 per cento. Fanalino di coda, assieme alla Gran Bretagna e il Messico, l’Italia con lo 0,5 per cento.

Stessa situazione, più o meno, per quanto riguarda il vino dove l’Italia è al quarto posto con il 6,4 per cento dopo Australia, con il 35,4 per cento, la Francia, con il 28,7 per cento, il Cile, con il 14,1 per cento. A seguire la Spagna, (5,9%); gli Stati Uniti (1,6%); l’Argentina (1,1%); il Portogallo (1%); il Sudafrica, Germania e Nuova Zelanda a pari merito con lo 0,9%.

Diversificata la mappa delle regioni italiane che esportano in Cina.

Secondo quanto emerge dall’export agroalimentare in Cina delle singole regioni con il peso sul totale Italia e sull’export agroalimentare regionale, in cima alla lista c’è l’Emilia Romagna, con il 17,5 per cento dell’export totale italiano in Cina; la Lombardia con il 13,9%; il Veneto, con il 10,5 per cento; il Piemonte (con il 13,6%). Poi la Toscana con il 9% e la Liguria con il 5,8 per cento.

Ma – escludendo il caso della Liguria dove le cifre sono sovrastimate a causa dei porti da cui partono molti container per la Cina anche di merci non liguri – tutte le regioni presentano un’incidenza della Cina sul proprio export agroalimentare inferiore al 2%.

Può essere una casualità ma le regioni che esportano di più in Cina sono quelle più colpite per ora dal Coronavirus: Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto.

CORONAVIRUS ASSESSORE AGRICOLTURA, IN VENETO STANDARD ELEVATI DI TUTELA SANITARIA E BIOSICUREZZA, INFONDATI ALLARMISMI SU FILIERA ALIMENTARE

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“Il mondo agricolo ha affrontato negli ultimi anni delle gravi emergenze sanitarie come l’influenza aviaria, la blu tongue o la peste suina quindi il settore si è già dotato da tempo di protocolli sanitari stringenti con controlli periodici e approfonditi. Questo è garanzia del fatto che i nostri allevamenti hanno i più elevati standard di tutela sanitaria e biosicurezza. Rassicuriamo i cittadini sul fatto che il virus non si trasmette attraverso gli alimenti, i  nostri prodotti sono certificati e sani”. 

E’ quanto dichiara l’assessore all’agricoltura dopo l’incontro con le categorie economiche del Veneto e dopo il vertice in videoconferenza con il ministro per le Politiche agricole e i colleghi delle altre Regioni.

Nel confronto con le Regioni e il Governo l’assessore del Veneto ha sollecitato che l’esecutivo nazionale affronti nel prossimo decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri alcuni temi cruciali per il settore: 

 i danni diretti subiti dalle 250 aziende agricole nella zona rossa, soprattutto allevamenti, a cui mancano gli approvvigionamenti. 
il riconoscimento della cassa integrazione anche per i lavoratori stagionali 
misure a sostegno degli agriturismi che stanno scontando l’azzeramento delle prenotazioni
proroghe dei mutui e stop al pagamento delle tasse 
vigilanza sulle speculazioni dei prezzi a cui già alcuni dei prodotti agroalimentari sono andati soggetti 
Attenzione alle problematiche della logistica e dei trasporti della filiera agroindustriale

“Chiedo infine che anche a livello nazionale si intraprenda una campagna informativa ed incisiva per diffondere la consapevolezza che i nostri prodotti non sono veicolo del virus e che il rischio contagio non viaggia con i trasporti.

L’assessore ha infine annunciato che a breve convocherà il Tavolo Verde con le categorie per fare il punto della situazione e discutere richieste e proposte da presentare al governo per affrontare le numerose problematiche create dall’emergenza  e dai blocchi sanitari, comprese logistica e trasporti.