CORONAVIRUS, GISMONDO: SCELTE GOVERNO BUON COMPROMESSO TRA SALUTE ED ECONOMIA. NESSUNA CERTEZZA SU FINE QUARANTENA

Le azioni messe in campo dal governo italiano e i decreti emanati dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte rappresentano “un buon compromesso tra necessità di frenare il virus e le esigenze di mantenere un minimo tessuto produttivo” dichiara ad AGRICOLAE Maria Rita Gismondo, responsabile di Microbiologia Clinica, Virologia e Diagnostica Bioemergenze dell’Ospedale Sacco di Milano.

“Potrebbero non essere sufficienti”, invece, le misure di contenimento attuate dagli altri paesi europei, mossisi in colpevole ritardo rispetto al diffondersi del Covid-19, sottolinea la virologa.

Nessuna certezza poi sulle tempistiche di questa fase emergenziale, per la quale non si intravede ancora nessuna data sicura di fine quarantena, e “ad oggi nessuno può dire quando terminerà in Italia” dichiara Gismondo.

Una rassicurazione arriva sul fronte del Made in Italy e dell’agroalimentare, al centro, nei giorni scorsi, delle speculazioni di alcuni paesi Ue dopo aver bloccato alle frontiere prodotti e merci italiane.

“I cibi non veicolano il virus” sentenzia netta la virologa.

Si dice infine possibilista sulle capacità curative del Remdesivir, il farmaco sperimentale che in Liguria ha già guarito un uomo, e all’eventuale utilizzo del Lisozimae anti Coronavirus.

“Ci sono buone premesse scientifiche per entrambi” dichiara Gismondo.




CORONAVIRUS, TARRO: MISURE GOVERNO PRESE IN RITARDO E GIUSTO PER AUMENTARE IL PANICO. NESSUN RISCHIO TRASMISSIONE DA AGROALIMENTARE

“Fermo restando che il problema va visto sempre in ottica europea, ritengo che quelle del governo italiano siano misure decise con una tempistica poco felice: varate in ritardo sull’effettiva convenienza, ma al momento giusto per aumentare stress e panico. Sarebbe stato opportuno per esempio pensare per tempo a un raddoppio dei reparti di terapia intensiva: lo ha fatto la Francia, che pure ha meno casi da gestire. Pensi che negli Stati Uniti, già a partire dal 2 Febbraio scorso, è stata ripristinata la quarantena federale (i quindici giorni di isolamento cautelativo) per coloro che venivano dalla Cina o che avevano avuto rapporti con i cinesi. Questo, naturalmente, non esclude che il Corona virus sarà anche lì, ma credo che la situazione non verrà affrontata nel modo con cui la stiamo affrontando noi”.

Così ad AGRICOLAE Giulio Tarro, già professore di virologia oncologica dell’Università di Napoli e primario emerito dell’Ospedale “D. Cotugno”, in merito alle soluzioni adottate per far fronte all’emergenza Coronavirus.

“La velocità di diffusione del virus porta ad un eccesso contemporaneo della necessità di ricorrere ai respiratori e reparti di terapia intensiva che abbiamo politicamente cancellati prima e non deliberati poi ad inizio dell’epidemia (per esempio come fatto in Francia)” sottolinea Tarro.

“Noi non dobbiamo mai dimenticare che abbiamo sotto gli occhi l’esperienza cinese, la quale testimonia che su ottantamila casi il 99% delle persone contagiate hanno risolto la malattia e adesso stanno bene. Questo vuol dire che se noi prendiamo il totale dei contagiati rimane l’1% di coloro che, purtroppo, non ce l’hanno fatta. Ovviamente se rapportiamo questi dati a una tipologia di popolazione anziana, come è quella italiana, piena di altre patologie pregresse e acciacchi vari dovuti all’età, la percentuale di chi non ce la fa può aumentare. Ma si tratta di valutazioni che verranno successivamente. Adesso è impossibile farle” precisa il virologo.

Sulle speculazioni delle settimane scorse, riguardo alcuni prodotti alimentari bloccati alle frontiere “bisogna rispondere in maniera netta senza possibili incertezze” dichiara Tarro, smentendo i timori di una trasmissione del Covid-19 tramite il cibo.

“Infatti -chiarisce- il coronavirus è responsabile di una malattia respiratoria, la sindrome acuta con andamento severo, raramente grave, ma non è proprio una infezione che riguarda il tubo digerente, pertanto a livello agroalimentare non bisogna avere alcuna preoccupazione che il coronavirus, il COVID-19, possa contaminare il cibo”.

Perplessità invece sull’utilizzo del Lisozima, l’enzima antivirale sistemico, antibatterico e immunomodulatore, all’interno delle cure per il Coronavirus.

“Ho usato a suo tempo il Lisozima nell’infezione da virus influenzale in colture di membrane corion-allantoidee di embrione di pollo (comunicazione lll Symp. Intern. Lisozima di Fleming, Milano aprile 1964). Ho qualche dubbio sulla sua efficacia per il coronavirus”.




CORONAVIRUS, PREGLIASCO: POTREBBE RIPRESENTARSI IN AUTUNNO, ANCHE PIU FORTE, OCCORRE AZIONE DILATATA NEL TEMPO. GARANTIRE BENI PRIMA NECESSITA

“Tutte le pandemie hanno la caratteristica di presentarsi a più ondate, in alcuni casi più deboli o qualche volta addirittura peggiori. Possibile che ci sia un coinvolgimento del 30 – 40 per cento della popolazione nella prima ondata e un coinvolgimento successivo. Dobbiamo considerare uno sforzo che si proietti su piu mesi e dilatato nel tempo”. Così ad AGRICOLAE Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Studi di Milano in merito all’emergenza Coronavirus che rischia di mettere in ginocchio il Paese.

“La nostra possibilità di vincere sul virus dipende dalla nostra capacità di resistenza nel mantenere un’elevata riduzione dei contatti per il maggior tempo possibile. Con le limitazioni del caso. Se chiudiamo infatti la filiera agroalimentare che coinvolge oltre 3milioni di lavoratori si rischia di avere gli scaffali vuoti e gettare il Paese nel panico”, precisa.

Secondo Pregliasco, c’è il rischio che chi guarisca possa restare con delle conseguenze. Molti soggetti sembrano però recuperare in toto la funzionalità polmonare ma è ancora tutto da capire.

“Ad oggi i risultati sembrano dire che chi ce la fa, recupera le proprie funzionalità. Ma bisogna vedere alla luce del tempo che passa e della casisistica che non è ancora ben chiara”, precisa ancora il virologo.

Per quanto riguarda l’uso del lisozima, l’enzima antivirale sistemico, antibatterico e immunomodulatore, secondo Pregliasco “sicuramentee in questa fase si devono fare delle prove ed è assolutamente fondamentale un’azione su quanto è a disposizione con giudizio e con scelte mirate perché la riuscita dipende da persona a persona e da caso a caso. Di fatto l’elemento in questione è funzionale e interessante. Ha una capacità di contrastare le infiammazioni che è l’elemento che ci interessa ora sulla fase che interessa i polmoni”.

Sulle misure adottate dal governo e dagli italiani, Pregliasco non è critico: “Diciamo in qualche modo il governo ha fatto un’azione progressiva in considerazione della mutazione dello scenario epidemiologico. Forse c’è stata qualche difficoltà iniziale nella comunicazione – conclude – ma giustificata dalla novità”.




CORONAVIRUS, MILAZZO: SI RIPRESENTERA IN AUTUNNO. TUTTO DIPENDERA DA CAPACITA DI RESISTERE NEI COMPORTAMENTI E NELLA PRODUZIONE BENI PRIMA NECESSITA

“La vittoria sul virus dipenderà dalla capacità di resistere” per il già primario del reparto di infettivologia dell’Ospedale Sacco di Milano Francesco Milazzo, che nel 2000 tagliò il nastro del nuovo Padiglione di Malattie infettive. Quello che oggi è in prima linea nella lotta contro il Covid-19.

Si tratta di “una pandemia importante e grave che ci interesserà per qualche mese e probabilmente si verificherà qualche ripresa anche in autunno e in inverno”, spiega Milazzo ad AGRICOLAE. “Diciamo che l’esaurimento naturale della malattia avverrà quando buona parte delle persone verranno infettate. Se non si trova un vaccino potrebbe durare anche due o tre anni con una pausa nelle stagioni calde”, ribadisce.

In sostanza “il virus non scomparirà fino a quando non ci sarà un vaccino. E’ infatti destinato a ripresentarsi nelle stagioni fredde”.

Ma per ora i dati sembrano dire che chi guarisce non ha conseguenze permanenti per la salute.

“Il virus crea delle infiammazioni ai polmoni ma chi guarisce torna normale perchè sono destinate a riassorbirsi senza lasciare cicatrici e quindi conseguenze durature”, spiega ancora Milazzo. Questo vale per la maggior parte dei casi, “le cose possono cambiare per i fumatori o per chi ha patologie pregresse”, precisa.

Per quanto riguarda l’eventuale uso di Lisozima come uno dei farmaci in grado di contrastare il virus, Milazzo spiega che “il lisozima è stato abbandonato da tutti perché si è rivelato inefficace nel tempo. Non penso che possa contrastare il virus in questo momento”.

In merito invece alla bontà delle misure prese dal governo il già primario al Sacco spiega: “Io direi di si, con le precauzioni non si esagera mai. Se c’è stata qualche incertezza è più che giustificata dalla novità. Basta vedere le perplessità e i ritardi dei paesi europei a fronte dell’emergenza anche nonostante il precedente italiano. Il comportamento delle autorità e della gente va bene, tutto sta nel quanto resisteremo”.

“Anche la filiera agroalimentare , sia per quanto riguarda la linea produttiva che la distribuzione, rischia di cedere”, spiega ancora. “Perché la vittoria del virus è direttamnte proporzionale alla nostra capacità di resistere dal punto di vista dei comportamenti e delle filiere dei beni di prima necessità. Siamo quasi in tempo di guerra – conclude – come quando si tenevano le galline sul balcone e si coltivavano pomodori in vaso”.

 




CORONAVIRUS, DE BONIS: “MINISTRA BELLANOVA RIFERISCA URGENTEMENTE IN AULA SU ACQUISTO DI LISOZIMA PER IL MIPAAF”

“È assolutamente doveroso che la ministra Bellanova venga a riferire in Aula sulla richiesta di acquisto di lisozima, di cui si è avuta notizia da fonti di stampa, da parte del MIPAAF tramite l’ICQRF e il Consorzio Grana Padano. È vero che il Ministero ha chiesto al consorzio di reperire quantità di questo prezioso enzima, molto efficace come antivirale? Tale acquisto riguarda singoli funzionari o l’intera istituzione? Questa richiesta massiccia ha forse esaurito le scorte del farmaco nelle farmacie e presso i grossisti? In un momento così delicato per il paese, è necessario che il ministro della Salute dia maggiori informazioni su questo enzima dotato di azione batteriolitica e se possa essere usato nella cura del COVID-19. Un eventuale effetto positivo del lisozima nel fronteggiare l’evolversi della situazione epidemiologica non solo rasserenerebbe gli animi, ma servirebbe anche ad invertire la preoccupante rotta che ha investito tutto il tessuto socioeconomico del Paese. Non ci accontenteremo di risposte evasive, come quelle che sembrano essere arrivate finora dalla ministra Bellanova”.

Così il senatore Saverio De Bonis, membro della IX Commissione Agricoltura del Senato, che ha presentato, assieme ai senatori Carlo Martelli e Maurizio Buccarella, una interrogazione urgente alla Ministra delle Politiche agricole alimentari e forestali.

Nell’interrogazione si chiedono chiarimenti in merito alla notizia, pubblicata dall’agenzia Agricolae, circa la richiesta proveniente dal MIPAAF “di reperire per loro un po’ di lisozima… (omissis)”, così come scritto nelle due circolari del Consorzio per la Tutela del Formaggio Grana Padano dirette ai Produttori, la Circolare n. 23/2020 SB/ca prot. n. 25 del 24 febbraio 2020 e la Circolare n. 24/2020 SB/ca prot. n. 27 del 25 febbraio 2020.

 




CORONAVIRUS, CENTINAIO: BELLANOVA CHIARISCA PERCHE’ RICHIESTA MIPAAF DI ANTIVIRALE A CONSORZIO GRANA

“Pretendiamo risposte chiare dal ministro Bellanova alle domande inquietanti che l’inchiesta di Agricolae.eu le ha posto e che al momento trovano solo una smentita di facciata. Come mai il MIPAAF ha chiesto al Consorzio Grana Padano di acquisire il lisozima, enzima utile contro le infezioni virali? A chi serve il quantitativo richiesto da Viale Venti Settembre? Il ministro non sente la necessità di chiarire ai dovuti organi parlamentari le motivazioni di questa spedizione? Abbiamo presentato un’interrogazione sulla vicenda perché i relativi contorni meritano di essere delineati in Parlamento. Oltre alla somma pagata dagli ignari contribuenti italiani per il quantitativo richiesto (in farmacia, ove si riuscissero a reperire, 15 grammi di lisozima costano circa 22 euro), siamo sconcertati dalla vaghezza della risposta ministeriale. C’è qualcosa che la collettività non deve sapere? È vero quanto scritto nelle missive del consorzio Grana Padano, ovvero che la richiesta veniva dal Mipaaf? O è stata un’iniziativa di singoli dipendenti del ministero? Al ministro Bellanova la risposta, da dare, però, davanti a tutti gli italiani”.

Così il senatore della Lega Gian Marco Centinaio, primo firmatario dell’interrogazione e già ministro delle Politiche Agricole.




CORONAVIRUS, MIPAAF: “NESSUNA RICHIESTA UFFICIALE A CONSORZIO GRANA. VERIFICHEREMO”

“In relazione all’articolo uscito oggi “CORONAVIRUS, POTENZIALE ALLEATO VIENE DAL MADE IN ITALY ED E’ NATURALE: IL LISOZIMA. LA SPA: DISTRUGGE LA CAPSULA DEI VIRUS E LI FERMA. E IL MIPAAF LO CHIEDE AL GRANA PADANO”, il Ministero smentisce categoricamente di aver mai chiesto, anche tramite l’ICQRF, di “reperire lisozima perché parrebbe che 1,5 grammi al giorno – diviso tra mattina, pomeriggio e sera – per 5 o 7 giorni al mese sciolti in un bicchiere d’acqua possano essere assai utili contro le infezioni e soprattutto perché è una proteina naturale e non di sintesi chimica”.
Pertanto la notizia è infondata: nessun rapporto tra Ministero, ICQRF e Consorzio c’è stato sulla questione. Qualora il lisozima sia stato richiesto da singoli lavoratori del Ministero è questione che verrà immediatamente approfondita in sede disciplinare.
Il Ministero, altresì smentisce qualsiasi valutazione circa l’efficacia o meno del Lisozima in tema di Coronavirus, essendo materia di totale spettanza del Ministero della Salute”.

Questa la nota che il ministero delle Politiche agricole ha inviato ad AGRICOLAE in merito all’articolo:

CORONAVIRUS, POTENZIALE ALLEATO VIENE DAL MADE IN ITALY ED E’ NATURALE: IL LISOZIMA. LA SPA: “AGISCE SULLA CAPSULA DEI VIRUS E LI FERMA”. E IL MIPAAF LO CHIEDE AL GRANA PADANO. L’AZIENDA: FATTORE NATURALE DELL’IMMUNITA ASPECIFICA, CELLULARE ED UMORALE AD AZIONE ANTIVIRALE, ANTIBATTERICA E IMMUNOMODULANTE

 

 




CORONAVIRUS, POTENZIALE ALLEATO VIENE DAL MADE IN ITALY ED E’ NATURALE: IL LISOZIMA. LA SPA: “AGISCE SULLA CAPSULA DEI VIRUS E LI FERMA”. MA LE SCORTE “SONO ESAURITE”. E IL MIPAAF LO CHIEDE AL GRANA PADANO (ECCO LE LETTERE). POI LA SMENTITA DEL MINISTERO: NESSUNA RICHIESTA UFFICIALE A CONSORZIO. VERIFICHEREMO ED EVENTUALMENTE AGIREMO PER VIE DISCIPLINARI. AL VIA INTERROGAZIONI PARLAMENTARI

Il Made in Italy ha un potenziale alleato contro il Coronavirus: il Lisozima. Tanto che – da quanto ha potuto verificare AGRICOLAE – il ministero delle Politiche agricole – MIPAAF -, tramite l’ICQRF, ha chiesto al Consorzio del Grana Padano – prodotto da latte crudo a cui viene aggiunto il caglio, il lisozima e infine il sale – di “reperire lisozima perché parrebbe che 1,5 grammi al giorno – diviso tra mattina, pomeriggio e sera – per 5 o 7 giorni al mese sciolti in un bicchiere d’acqua possano essere assai utili contro le infezioni e soprattutto perché è una proteina naturale e non di sintesi chimica”.

Il Mipaaf ha pregato il Consorzio di recuperarne in quantità e di inviarlo a via Venti Settembre. Cosa che – da quanto si apprende – è stata fatta tramite corriere per far fronte a un momento difficile che sta vivendo il Paese.

La faccenda – di cui AGRICOLAE ha saputo indirettamente tramite circolari interne recapitate in redazione – è accaduta una settimana fa.

“Si tratta di un farmaco di vecchia data sempre stato in commercio ma che aveva poca attenzione da parte dei medici. Da tre settimane le richieste sono aumentate in maniera esponenziale”, spiega ad AGRICOLAE Giovanna Caccia, della Spa – Società Prodotti Antibiotici, l’unica azienda italiana a produrre il Lisozima in farmaco. La Spa produce il Lisozima dagli anni Cinquanta sviluppando il principio attivo scoperto da Fleming attraverso un processo di estrazione e produzione messo a punto in house. “Per ora non siamo stati contattati direttamente dalle istituzioni”, prosegue. “Ma abbiamo avuto un incremento di richieste da parte dei grossisti che riforniscono anche gli ospedali”.

Nelle farmacie, da quanto si è potuto verificare – è già quasi impossibile fare ordinazioni del farmaco in questione in quanto “non più disponibile”. “Tutti i depositi sono vuoti”, spiegano le farmacie contattate da AGRICOLAE .

“Tutte le scorte sono esaurite”, precisano dall’azienda farmaceutica. “Essendo catalogato come ‘farmaco’ ci sono procedure di produzione di buona fabbricazione molto complesse e lunghe che non possono essere bypassate. Stiamo facendo di tutto per incrementare la produzione a fronte di una incrementata richiesta”.

Il concetto semplificato, spiegano dall’azienda, è che “il lisozima è un enzima litico (la lisi è la morte della cellula) in grado di distruggere la capsula proteica dei virus facendo in modo che questi non si riproducano. Tutto in maniera naturale”.

Qui di seguito AGRICOLAE pubblica la scheda tecnica inviata dall’azienda.

rcp-lisozima-2015-MKT

Pertanto è un fattore naturale dell’immunità aspecifica cellulare ed umorale ad azione antivirale, antibatterica ed immunomodulante”, precisano ancora dall’azienda per maggiore chiarezza. “È uno dei bracci armati del sistema immunitario. Infatti è presente naturalmente nella saliva, nelle lacrime, nel sudore, e nel latte materno, proprio come prima barriera protettiva al fine di evitare infezioni e l’attacco di agenti patogeni”.

Si legge infatti nel foglio illustrativo della versione farmaceutica  che rientra nella categoria farmacoterapeutica: “antivirale per uso sistemico”.

Il Lisozima, scoperto nel 1922 dallo stesso ricercatore che scopri la penicillina, Alexander Fleming, è un’enzima presente in tessuti animali dotato di forte attività battericida. E’ infatti in grado di ledere la parete batterica dei batteri atattraverso la catalizzazione dell’idrolisi del legame beta 1,4 tra l’acido N-Acetilmuramico (NAM) e la N-acetilglucosamina (NAG) che sono la componente principale del peptidoglicano.
È abbondantemente presente in numerose secrezioni animali e umane come le lacrime (fanno eccezione quelle dei bovini). Soprattutto nel latte materno. Si trova in concentrazioni elevate anche nell’albume d’uovo.
Il Lisozima, legandosi alla superficie batterica, ne riduce infatti la carica elettrica negativa superficiale, rendendo più facile la fagocitosi del batterio, prima che intervengano le opsonine del sistema immunitario.

Non c’è nessuna evidenza scientifica pubblicata che questo possa rappresentare la soluzione al Coronavirus, salvo andando a cercare a tappeto nella letteratura scientifica.

Dallo studio pubblicato sulla il 5 settembre 2019 sulla BMC Veterinary Research da Joanna Małaczewska, Edyta Kaczorek-Łukowska, Roman Wójcik, and Andrzej Krzysztof Siwicki dal titolo “Antiviral effects of nisin, lysozyme, lactoferrin and their mixtures against bovine viral diarrhoea virus” emerge che il Lisozima, mischiato con la Nisina e la Lactoferrina è attivo nei vari stadi dell’infezione e dimostra un forte effetto antivirale intervendo sui livelli di RNA virali, il dna del virus. Lo studio è stato conseguito sulla diarrea virale dei bovini.

Negli anni passati molti lavori dimostrano che il Lisozima “ricombinante” – vale a dire riprodotto da colture battericheha effetto su alcuni virus come quello dell’Herpes e dell’HIV. La ricerca dal titolo “The Effects of the Recombinant CCR5 T4 Lysozyme Fusion Protein on HIV-1 Infection” è stata pubblicata su PLOS ONE l’8 luglio del 2015 a firma Qingwen Jin, Hong Chen, Xingxia Wang, Liandong Zhao, Qingchen Xu, Huijuan Wang, Guanyu Li, Xiaofan Yang, Hongming Ma, Haoquan Wu, and Xiaohui Ji. 

Inoltre da uno Studio del 2018 emerge che il Lisozima viene usato assieme ad altri componenti come lavaggio polmonare per infezioni batteriche gravi.

Arrivata poi la smentita da parte del ministero delle Politiche agricole, che annuncia di approfondire la questione ed eventualmente provvedere in sede disciplinare:

CORONAVIRUS, MIPAAF: “NESSUNA RICHIESTA UFFICIALE A CONSORZIO GRANA. VERIFICHEREMO”

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“In relazione all’articolo uscito oggi “CORONAVIRUS, POTENZIALE ALLEATO VIENE DAL MADE IN ITALY ED E’ NATURALE: IL LISOZIMA. LA SPA: DISTRUGGE LA CAPSULA DEI VIRUS E LI FERMA. E IL MIPAAF LO CHIEDE AL GRANA PADANO”, il Ministero smentisce categoricamente di aver mai chiesto, anche tramite l’ICQRF, di “reperire lisozima perché parrebbe che 1,5 grammi al giorno – diviso tra mattina, pomeriggio e sera – per 5 o 7 giorni al mese sciolti in un bicchiere d’acqua possano essere assai utili contro le infezioni e soprattutto perché è una proteina naturale e non di sintesi chimica”.
Pertanto la notizia è infondata: nessun rapporto tra Ministero, ICQRF e Consorzio c’è stato sulla questione. Qualora il lisozima sia stato richiesto da singoli lavoratori del Ministero è questione che verrà immediatamente approfondita in sede disciplinare.
Il Ministero, altresì smentisce qualsiasi valutazione circa l’efficacia o meno del Lisozima in tema di Coronavirus, essendo materia di totale spettanza del Ministero della Salute”.

Questa la nota che il ministero delle Politiche agricole ha inviato ad AGRICOLAE in merito all’articolo:

CORONAVIRUS, POTENZIALE ALLEATO VIENE DAL MADE IN ITALY ED E’ NATURALE: IL LISOZIMA. LA SPA: “AGISCE SULLA CAPSULA DEI VIRUS E LI FERMA”. E IL MIPAAF LO CHIEDE AL GRANA PADANO. L’AZIENDA: FATTORE NATURALE DELL’IMMUNITA ASPECIFICA, CELLULARE ED UMORALE AD AZIONE ANTIVIRALE, ANTIBATTERICA E IMMUNOMODULANTE

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CORONAVIRUS, CENTINAIO: BELLANOVA CHIARISCA PERCHE’ RICHIESTA MIPAAF DI ANTIVIRALE A CONSORZIO GRANA

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“Pretendiamo risposte chiare dal ministro Bellanova alle domande inquietanti che l’inchiesta di Agricolae.eu le ha posto e che al momento trovano solo una smentita di facciata. Come mai il MIPAAF ha chiesto al Consorzio Grana Padano di acquisire il lisozima, enzima utile contro le infezioni virali? A chi serve il quantitativo richiesto da Viale Venti Settembre? Il ministro non sente la necessità di chiarire ai dovuti organi parlamentari le motivazioni di questa spedizione? Abbiamo presentato un’interrogazione sulla vicenda perché i relativi contorni meritano di essere delineati in Parlamento. Oltre alla somma pagata dagli ignari contribuenti italiani per il quantitativo richiesto (in farmacia, ove si riuscissero a reperire, 15 grammi di lisozima costano circa 22 euro), siamo sconcertati dalla vaghezza della risposta ministeriale. C’è qualcosa che la collettività non deve sapere? È vero quanto scritto nelle missive del consorzio Grana Padano, ovvero che la richiesta veniva dal Mipaaf? O è stata un’iniziativa di singoli dipendenti del ministero? Al ministro Bellanova la risposta, da dare, però, davanti a tutti gli italiani”.

Così il senatore della Lega Gian Marco Centinaio, primo firmatario dell’interrogazione e già ministro delle Politiche Agricole.

CORONAVIRUS, DE BONIS: “MINISTRA BELLANOVA RIFERISCA URGENTEMENTE IN AULA SU ACQUISTO DI LISOZIMA PER IL MIPAAF”

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“È assolutamente doveroso che la ministra Bellanova venga a riferire in Aula sulla richiesta di acquisto di lisozima, di cui si è avuta notizia da fonti di stampa, da parte del MIPAAF tramite l’ICQRF e il Consorzio Grana Padano. È vero che il Ministero ha chiesto al consorzio di reperire quantità di questo prezioso enzima, molto efficace come antivirale? Tale acquisto riguarda singoli funzionari o l’intera istituzione? Questa richiesta massiccia ha forse esaurito le scorte del farmaco nelle farmacie e presso i grossisti? In un momento così delicato per il paese, è necessario che il ministro della Salute dia maggiori informazioni su questo enzima dotato di azione batteriolitica e se possa essere usato nella cura del COVID-19. Un eventuale effetto positivo del lisozima nel fronteggiare l’evolversi della situazione epidemiologica non solo rasserenerebbe gli animi, ma servirebbe anche ad invertire la preoccupante rotta che ha investito tutto il tessuto socioeconomico del Paese. Non ci accontenteremo di risposte evasive, come quelle che sembrano essere arrivate finora dalla ministra Bellanova”.

Così il senatore Saverio De Bonis, membro della IX Commissione Agricoltura del Senato, che ha presentato, assieme ai senatori Carlo Martelli e Maurizio Buccarella, una interrogazione urgente alla Ministra delle Politiche agricole alimentari e forestali.

Nell’interrogazione si chiedono chiarimenti in merito alla notizia, pubblicata dall’agenzia Agricolae, circa la richiesta proveniente dal MIPAAF “di reperire per loro un po’ di lisozima… (omissis)”, così come scritto nelle due circolari del Consorzio per la Tutela del Formaggio Grana Padano dirette ai Produttori, la Circolare n. 23/2020 SB/ca prot. n. 25 del 24 febbraio 2020 e la Circolare n. 24/2020 SB/ca prot. n. 27 del 25 febbraio 2020.